gror ore 13

palestina

Secondo la radio pubblica israeliana, l'esercito ha ricevuto l'ordine dal ministro della Difesa Shaul Moffaz di lanciare una 'guerra totale' contro il movimento di Hamas, inclusi i suoi esponenti politici. Il premier Ariel Sharon ha convocato una riunione di gabinetto per esaminare la situazione.

a seguito dell'azione di ieri rivendicata da Hamas e la immediata ritorsione dell'esercito con la stella di david segue il rafforzamento dei radicalismi delle due parti, palestinese e israeliana, e l'indebolimento di chi punta all'attuazione della Roadmap. Il ministro israeliano Effi Eitam, del Partito Nazionale Religioso, dichiara ad esempio che per sostenere Abu Mazen Israele deve eliminare dal gioco Yasser Arafat e Hamas, cioè i "suoi principali nemici". Dopo il vertice di Aqaba, d'altra parte, spiega un altro ministro israeliano, Lapid, c'era "da aspettarsi un attentato come quello di Gerusalemme, perché Hamas farà di tutto per frenare il processo di pace". E fonti anonime del governo Sharon citate da Haaretz aggiungono: Abu Mazen ha bisogno di almeno 2-3 mesi per acquisire un qualche controllo effettivo della sicurezza sul terreno. Troppi, con questo ritmo di attentati, per il governo Sharon, dove riaffiora in alcuni esponenti la vecchia tentazione: espellere Arafat dalla Cisgiordania. E nella riunione di gabinetto il premier sinistramente avverte: "I leader dell'Anp sono neonati piagnucoloni, continueremo ad agire contro i movimenti radicali finché continueranno".

iran

Per la seconda sera consecutiva, alcune migliaia di manifestanti, studenti ma non solo, hanno protestato nelle strade della capitale iraniana, lanciando slogan ostili alle autorità. Secondo fonti stampa occidentali, erano presenti circa tremila persone, controllate da un numero imprecisato di forze dell'ordine. Stazioni televisive satellitari in lingua persiana, che trasmettono dagli Stati Uniti e sono legati agli ambienti dell'emigrazione ostili alla Repubblica islamica, avrebbero incitato gli iraniani a scendere in piazza. La guida suprema iraniana l'ayatollah Ali Khamenei ha annunciato oggi alla televisione che il regime islamico sarà spietato contro i "mercenari al soldo del nemico", "Ho già detto che il popolo iraniano sarà spietato nei confronti dei mercenari del nemico e aggiungo oggi che i responsabili non devono avere alcuna pietà con i mercenari del nemico", ha affermato l'ayatollah Ali Khamenei, in un discorso davanti a diverse migliaia di persone a Varamin, sud-est di Teheran

Lavoro minorile

Le cifre sono agghiaccianti e non accennano a diminuire nonostante gli appelli internazionali. In tutto il mondo 246 milioni bambini sono costretti a lavorare, di questi 73 milioni hanno meno di dieci anni, quasi nove milioni sono caduti nella trappola della schiavitù, della prostituzione, della pornografia. Infine il dato più estremo: sono 1,2 milioni i bambini vittime del traffico di esseri umani. E' come se ogni anno, nel mondo, sparisse una città come Milano abitata solo da bambini. Nelle mani di trafficanti di organi umani, di medici compiacenti, in adozioni misteriose e comunque sotto «l'uso della forza e della coercizione», reclutati in lavori illegali. Piccoli esseri umani usati come merce, che perdono ogni diritto, ogni affetto e spesso la vita. Con questi numeri, oggi si celebra per il secondo anno consecutivo, la giornata mondiale contro il lavoro minorile voluta dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil, una agenzia dell'Onu con sede a Ginevra), e dedicata proprio alla piaga del «traffico di minori». Secondo il rapporto dell'agenzia dell'Onu quasi tutti i Paesi del mondo sono colpiti da questo fenomeno, sia come nazione di transito o di destinazione. Il traffico assume dimensioni particolarmente odiose nell'Asia del Sud e del Sud Est, nell'Africa centrale e occidentale, in paesi come Argentina, Brasile, Uruguay, Albania e Ucraina. In molti casi questo traffico avviene alla luce del sole, nella comunità stessa dove vive il bambino. «Vengono considerate trafficanti - si legge nel rapporto Oil - tutte le persone che partecipano a questo processo nel ruolo di reclutatori, intermediari, fornitori di documenti, trasportatori, funzionari corrotti, imprenditori e fornitori di servizi».

Pena di morte

Non si fermano le esecuzioni capitali negli stati uniti. Un uomo che aveva ucciso dieci anni fa il commesso di un negozio durante una rapina e' morto in Texas con l'iniezione letale. Kia Johnson e' stato il sedicesimo detenuto messo a morte in Texas dall'inizio dell'anno. Aveva 38 anni. I suoi avvocati avevano fatto appello alla Corte Suprema sostenendo che l'uomo era un ritardato mentale, ma la Corte non ha accolto il ricorso. Johnson e' stato il 305/o condannato che il Texas ha messo a morte da quando nel 1982 lo Stato ha reintrodotto la pena capitale. Il texas, lo stato di cui bush è stato governatore, è anche lo stato che più facilemnte commina questo tipo di pena