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Livorno: detenuto di 57 anni muore in cella, forse per infarto

Il Tirreno, 28 dicembre 2004 Ha chiesto aiuto dalla sua cella, un’ora dopo è morto all’ospedale. Angelo Vincenti, pugliese, 57 anni, potrebbe essere stato ucciso da un infarto. Questa la prima ipotesi, anche se il magistrato di turno (il dottor Giuseppe Rizzo) ha ordinato comunque l’autopsia.

Vincenti era rinchiuso in una cella della seconda sezione, doveva scontare una pena per associazione di stampo mafioso (aveva legami con la Sacra corona unita) e sarebbe uscito nel 2017. Alle Sughere da due anni, era un tipo tranquillo e benvoluto (amava cucinare per gli amici) e soprattutto non risulta che avesse mai avuto problemi di salute, se si eccettua una specie di artrosi a un gamba. Fumava molto, sì, ma dal suo diario clinico non emergono sofferenze cardiache. Alle tre della notte tra domenica e ieri l’uomo si è sentito male. "L’ambulanza è arrivata dopo appena dieci minuti" assicurano i sorveglianti delle Sughere. Poi la corsa all’ospedale, dove purtroppo l’uomo è morto. I figli sono stati avvertiti dalla direzione del carcere.

"Morire di carcere": dossier novembre 2004 Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, episodi di overdose. Due suicidi, tre morti per malattia, uno di overdose; a novembre il nostro Dossier registra sei nuovi casi e un triste "primato": a Parma è morto un detenuto di 77 anni, già gravemente ammalato e incapace di parlare a seguito di un intervento chirurgico. se questo è il livello di civiltà delle nostre carceri!

Nome e cognome Età Data morte Causa morte Istituto

Angelina Giordano 55 anni 04 novembre 2004 Suicidio Perugia

Maria 34 anni 07 novembre 2004 Suicidio Como

Max Wieser 77 anni 09 novembre 2004 Malattia Parma

Francesco Pirozzi 31 anni 18 novembre 2004 Overdose Secondigliano (NA)

Fabio Malinconico 44 anni 30 novembre 2004 Malattia Bari Domenico Cante 48 anni 30 novembre 2004 Malattia Torino

RECIDIVA

Il rovescio della medaglia della legge Cirielli-Vitali sulla recidiva approvata alla Camera, che include la cosiddetta misura "Salva-Previti", sarà l’incremento dei detenuti. Lo ha sottolineato Sergio Segio, del gruppo Abele, in apertura di un incontro nel carcere milanese di S. Vittore, tra il "Gruppo lavoro" composto dai rappresentati dei detenuti delle diverse sezioni e delle detenute della sezione femminile e i promotori dell’iniziativa "Carcere: un disastro annunciato". Sulla cosiddetta Cirielli-Vitali - ha fatto notare Segio - "l’attenzione pubblica e politica si è sinora soffermata solo sugli eventuali ‘salvati’ che essa produrrà, ove venisse confermata dal Senato, mentre sono stati sottaciuti gli effetti che saranno determinati sui ‘sommersi’: vale a dire il largo incremento nel numero dei detenuti (in un sistema peraltro già sovraffollato e al collasso), il sensibile aumento delle pene per la gran massa dei detenuti, l’impedimento all’accesso alle misure alternative, lo svuotamento della riforma Gozzini". A conclusione dell’incontro - al quale hanno preso parte, tra gli altri, la segretaria generale della Cgil Lombardia, Susanna Camusso, esponenti della Caritas ambrosiana, volontari di Antigone e i parlamentari Antonio Pizzinato, Piera Capitelli, Gianfranco Pagliarulo e gli assessori regionali Gianni Confalonieri, Giovanni Martina e Marco Cipriano - è stato sottoscritto un documento in cui si propone anche in Lombardia l’istituzione della figura del "Garante dei diritti delle persone private della libertà", così come già avvenuto in altre Regioni. Lavoro, deficit di assistenza, sanità , la questione dei bambini e delle madri che continuano ad essere detenuti in carcere: questi gli altri problemi affrontati, ponendo l’accento in particolare sulla non applicazione di leggi già esistenti.

Roma: c’è anche un neonato nel "reparto nido" di Rebibbia

Ansa, 28 dicembre 2004 C’è anche un neonato di 14 giorni tra i 18 bambini che vivono con le loro madri detenute nel reparto nido nel carcere femminile di Rebibbia a Roma. Lo ha accertato il deputato dei Verdi Paolo Cento, vice presidente della commissione Giustizia della Camera, che ha visitato oggi la struttura penitenziaria. "Una cosa gravissima", ha detto il parlamentare, che ha comunque aggiunto che nel reparto di massima sicurezza, a differenza dell’estate scorsa quando c’erano tre bambini, ora non ci sono più piccoli. Cento, sottolineando che nel reparto femminile c’è mancanza di medicinali di fascia A, quelli per malattie semplici forniti dal servizio sanitario, come anche per curare un raffreddore o un mal di stomaco, "c’è preoccupazione tra le detenute per le normative in discussione in Parlamento e la legge Salva-Previti, che prevede l’aggravante delle pene per i recidivi.

Trapani: manifestazione contro il Cpt "Serraino Vulpitta"

Oggi ricorre il quinto anniversario della strage del Centro di Permanenza Temporanea "Serraino Vulpitta" di Trapani. Il 28 dicembre 1999 sei giovani immigrati detenuti nel CPT persero la vita in un incendio divampato in una delle celle in seguito a un tentativo di fuga. Sono successe molte cose da quella notte di cinque anni fa. Il Cpt di Trapani è stato chiuso e riaperto più volte, l’allora prefetto della città - Leonardo Cerenzìa - fu messo alla sbarra in un processo durato quattro anni che nell’aprile scorso si è concluso con la sua completa assoluzione. Nel frattempo, la stretta repressiva attuata dal governo nei confronti degli immigrati ha raggiunto livelli intollerabili. Le palesi violazioni dei più elementari diritti umani e giuridici sono diventate una costante dell’azione statuale, e resta assolutamente emblematico ciò che è stato fatto quest’estate ai profughi della Cap Anamur e - più recentemente - agli immigrati detenuti a Lampedusa e deportati in Libia.

Nei mesi scorsi, decine di immigrati sono scappati dai lager di Trapani - che continua ad essere ingestibile -, Agrigento, Ragusa, Lecce e Crotone: questa è la risposta migliore a chi si ostina a difendere queste strutture detentive create da un governo di centrosinistra e mantenute e moltiplicate da uno di centrodestra. L’azione autonoma e indipendente delle realtà antirazziste siciliane a questo stato di cose non si è fatta attendere, e le ultime mobilitazioni in favore dei migranti hanno avuto il merito di tenere alta l’attenzione sul dramma dell’immigrazione nella nostra isola con interventi concreti per impedire o denunciare abusi umani e giuridici. Nel ribadire dunque la nostra ferma e radicale opposizione alle politiche razziste e discriminatorie dello stato italiano e dell’Unione Europea lanciamo l’appello per una manifestazione da tenersi a Trapani il prossimo 28 dicembre:

Milano: scarcerazioni dimenticate, accuse a 20 magistrati

Corriere della Sera, 24 dicembre 2004 Inchiesta disciplinare a Milano e Catania per i detenuti rimasti agli arresti fuori tempo massimo. Scarcerazioni fuori tempo massimo, di qualche settimana ma anche di 240 giorni, seppure quasi sempre dagli arresti domiciliari e non dal carcere, per lo più nel caso di indagati poi condannati a pene assai superiori al supplemento di custodia cautelare patita, spesso con la "collaborazione" di avvocati ugualmente disattenti alle sorti dei loro clienti. Il maglio delle ispezioni del ministero della Giustizia si abbatte su 20 magistrati delle Procure della Repubblica e dei Tribunali di Milano e Catania, messi sotto inchiesta disciplinare dalla Procura generale della Corte di Cassazione per aver appunto rimesso in libertà i loro arrestati quando il termine di custodia cautelare era già scaduto.