GR ORE 19.30

Sommario

ITALIA

G8 di Genova - E' stata chiesta questa mattina dal pm Franz l'archiviazione per il carabiniere Mario placanica, accusato dell'omicidio di Carlo Giuliani

Arresti - Sara' depositata quasi certamente domattina la decisione del Tribunale del riesame di Catanzaro sui ricorsi presentati dai difensori degli aderenti ai movimenti no global per la revoca degli arresti disposti nell' ambito dell' inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza.

FIAT - Dieci i pullman partiti questo pomeriggio dagli stabilimenti Fiat di Termini Imerese verso melfi. Gli operai, circa 500, occuperanno per tre giorni e tre notti la fabbrica lucana, fino a giovedi' prossimo, quando dovrebbero partire le procedure della cassa integrazione.

Napoli - Una quarantina di migranti senza casa (occupavano prima abusivamente uno stabile diroccato in campagna) hanno trovato un tetto nella chiesa di San Pasquale Baylon a Villaricca (Napoli) dove dalla scorsa notte dormono sui banchi della chiesa

Palestina - a Jenin (Cisgiordania) Questa mattina agenti delle forze armate israeliana hanno aperto il fuoco sulla gente al mercato uccidendo un ragazzo palestinese di 15 anni, mentre 16 persone sono state ferite - l'esercito israeliano ha comunicato al sindaco della citta' cisgiordana di Hebron l'ordine di demolizione di 15 case arabe situate nella zona dove verra' aperta una strada di accesso sicuro al sito religioso della Tomba dei Patriarchi, di cui si serviranno i coloni ebrei che vivono nella zona - Il Programma alimentare mondiale (Pam) ha chiesto ad Israele il risarcimento del danno per la distruzione di un magazzino contenente scorte alimentari, fatto esplodere dalle truppe israeliane

Iraq - Caccia militari degli Usa e della Gran Bretagna hanno bombardato ancora oggi nella no-fly-zone a nord dell'Iraq postazioni d'artiglieria contraerea irachena. Le autorita' irachene si sono rivolte alle Nazioni Unite presentando un reclamo formale contro i ripetuti raid aerei - continuano intanto le ispezioni, giunte ormai al quinto giorno: oggi nuova visita a sorpresa degli ispettori delle Nazioni Unite nel complesso al-Karamah di Baghdad

India - Un corteo di un migliaio di manifestanti ha marciato oggi a Bombay in direzione della ‘Dow Chemical’, l’azienda che provocò il 3 dicembre del 1984 il disastro ecologico di Bhopal, nell’India centrale.

Francia- Chiude il centro di detenzione di Sangatte

Archiviazione per Placanica

E' stata chiesta questa mattina dal pm Franz l'archiviazione per il carabiniere Mario placanica, accusato dell'omicidio di Carlo Giuliani. La motivazione dell'archiviazione è determinata dallo stato di legittima difesa, nonostante più voci si siano levate contro la ricostruzione fatta da pm genovesi. In particolare, una controinchiesta fatta sulla base delle foto raccolte, suscita il dubbio cha a sparare non sia stato Placanica, ma un ufficiale in più alto grado, i cui movimenti nella zona non sono mai stati chiariti.Non vogliamo nessuna vendetta, ma solo verita'. È la reazione di Giuliano Giuliani, padre di Carlo,alla notizia della richiesta di archiviazione Ci opporremo - ha annunciato Giuliano Giuliani - a questa richiesta. Abbiamo tempo dieci giorni e i nostri avvocati dopo aver letto le motivazioni decideranno quello che c' e' da fare. In merito si è espresso Giuliano Pisapia, difensore della famiglia Giuliani e deputato di Rifondazione Comunista. "Faremo opposizione alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero, in quanto, e lo diciamo senza alcuna volontà polemica ma sulla base di mere considerazioni giuridiche, non sussistono i presupposti di fatto e di diritto della legittima difesa. Da un lato, infatti, non vi è stata quella proporzione tra il rischio di offesa e l'uso mortale delle armi, che è uno dei presupposti previsti dall'articolo 52 del codice penale per dichiarare non punibile chi ha colpito mortalmente, sparando ripetutamente ad altezza d'uomo, Carlo Giuliani Dall'altro in quanto, di fronte ad emergenze processuali così discordanti e contraddittorie e a consulenze tecniche di parte, quelle del pm e quelle della difesa Giuliani, che sono pervenute a risultati diametralmente opposti, si impone la verifica dibattimentale, unico luogo processuale ove, nel contraddittorio delle parti, è possibile accertare come effettivamente si sono svolti i fatti che hanno determinato la morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda in quel tragico giorno".

Arresti

Sara' depositata quasi certamente domattina la decisione del Tribunale del riesame di Catanzaro sui ricorsi presentati dai difensori degli aderenti ai movimenti no global per la revoca degli arresti disposti nell' ambito dell' inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza. I ricorsi sono stati presentati per 18 dei venti arrestati. Per due, infatti, Claudio Dionesalvi e Gianfranco Tallarico, la richiesta di revoca non e' stata fatta perche' gia' rimessi in liberta' dallo stesso gip, Nadia Plastina, che aveva emesso le ordinanze di custodia cautelare. Oggi pomeriggio, secondo quanto si e' appreso, i giudici che compongono il Tribunale del riesame (presidente Maurizio Salustro, a latere Giuseppe Pavich ed Alessandro Bravin) si sono riuniti per esaminare il fascicolo processuale relativo all' inchiesta, le memorie presentate dai difensori degli indagati e la registrazione dell' udienza di riesame svoltasi venerdi' scorso. La decisione, poi, sara' depositata nella mattinata di domani. E si annunciano procedimenti giudiziari per un gruppo di ragazzi e ragazze trentine che avevano aderito all'appello per l'autodenuncia in solidarietà con gli arrestati: il pubblico ministero presso il Tribunale di Trento Bruno Giardina ha iscritto sul registro degli indagati per "cospirazione politica mediante associazione" i No global trentini che si sono autodenunciati per solidarieta' nei confronti dei compagni di Cosenza finiti in carcere. Durante una manifestazione, infatti, 151 No global avevano firmato una dichiarazione con la quale si riconoscevano colpevoli di sovversione per il solo fatto di aver cercato di realizzare i propri sogni. I giovani No global erano certi che le autodenunce -espressione di vicinanza agli arrestati- sarebbero state semplicemente trasmesse a Cosenza, come era gia' accaduto in altre citta' italiane. Ma se quello dei No global trentini verra' riconosciuto come atto di "cospirazione politica", le pene potranno variare dai cinque ai dodici anni di reclusione per i capi e dai due agli otto anni per la sola partecipazione all'associazione sovversiva. Su quest'ultimo aspetto, sentiamo la corrispondenza realizzata da radio onda d'urto (audio)

Fiat

Dieci i pullman partiti questo pomeriggio dagli stabilimenti Fiat di Termini Imerese verso melfi. Gli operai, circa 500, occuperanno per tre giorni e tre notti la fabbrica lucana, fino a giovedi' prossimo, quando dovrebbero partire le procedure della cassa integrazione. A dare supporto alle tute blu, ci sono alcune rappresentanti del 'Comitato per la lotta'. Davanti allo stabilimento di Melfi, la Cgil di Bologna mettera' a disposizione una cucina da campo. Le tute blu, che faranno turni da sei ore, dormiranno in un centro sociale di Potenza. Protesta dei lavoratori di Arese appartenenti ai Cub all'arrivo del ministro del Welfare Maroni all'inaugurazione di un Job Caffe' a Milano. I lavoratori dell'Alfa (circa una trentina), dopo aver tentato senza successo di avvicinare il ministro per illustrargli le loro richieste, hanno accolto Maroni con slogan in cui invitavano il governo a impedire la chiusura dello stabilimento. Una delegazione dei lavoratori e' stata poi ricevuta dal presidente della provincia di Milano, Ombretta Colli, e dall'assessore al Lavoro della Provincia, Gravina, ai quali i rappresentanti dei sindacati di base hanno illustrato la situazione di Arese.

Primi licenziamenti nelle aziende dell' indotto della Fiat di Termini Imerese. I provvedimenti sono scattati alla Cogevar, una piccola azienda dell' agglomerato industriale di Termini Imerese, che opera nel settore della carpenteria metallica. Le lettere sono state consegnate agli otto dipendenti. E' strano - ha commentato Testaiuti, Fiom-Cgil - che siano stati licenziati i lavoratori a circa un mese dall' apertura delle procedure di cassa integrazione da parte dell' azienda. Impugneremo il provvedimento.

Napoli

Una quarantina di migranti senza casa (occupavano prima abusivamente uno stabile diroccato in campagna) hanno trovato un tetto nella chiesa di San Pasquale Baylon a Villaricca (Napoli) dove dalla scorsa notte dormono sui banchi della chiesa. I migranti - che lavorano in prevalenza nella vicina cittadina di Qualiano - hanno chiesto aiuto al parroco, padre Alfonso Ricci, che ha acconsentito al loro ingresso in chiesa. A loro favore e' stata anche organizzata una colletta tra i fedeli raccogliendo circa 100 euro per l'acquisto di beni alimentari di prima necessita'. Un plauso convinto alla decisione del sacerdote di Villaricca arriva da monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra. Il presule e' critico sugli effetti della legge Bossi-Fini. La Chiesa - sottolinea - guarda all'uomo, la legge, in questo caso, si preoccupa piu' delle braccia. Cioe' si guarda all'uomo solo se ha un permesso di soggiorno o se lavora ma non si comprende che questo e' molto difficile in un territorio dove c'e' una elevata disoccupazione. Afferma Jamal Qaddorah, coordinatore della Cgil Campania per l'immigrazione che ci sono immigrati che hanno pagato fino a quattromila euro per potere avere il contratto di lavoro ed e' molto diffuso il fenomeno di extracomunitari che debbono pagarsi i contributi per poter continuare a lavorare.

Palestina

Tentativo di carneficina perpetrato dai soldati israeliani a Jenin (Cisgiordania). Questa mattina agenti delle forze armate israeliana supportate da veicoli corazzati hanno aperto il fuoco sulla gente, al mercato per fare provviste per i vicini festeggiamenti per la fine del Ramadan. Lo riferisce la stampa israeliana. Nello scontro è rimasto ucciso un ragazzo palestinese di 15 anni, e 16 persone sono state ferite. Un gruppo di palestinesi armati ha risposto al fuoco israeliano. Non sono chiari il motivo e la dinamica dell’attacco, avvenuto forse mentre le truppe israeliane cercavano di imporre il coprifuoco. Le autorità militari non hanno ancora rilasciato nessun commento in proposito. Le operazioni in corso a Jenin potrebbero essere legate allo stato di allarme proclamato nella zona settentrionale di Israele, dove, secondo agenti dell’intelligence israeliana, sarebbero pronti a farsi esplodere in un attentato due kamikaze palestinesi, giunti da Jenin. Sempre questa mattina un palestinese travestito con un uniforme dell’esercito israeliano e armato di kalashnikov e con tre granate è stato ucciso mentre cercava di infiltrarsi nell’insediamento di Netzarim, nei pressi della città Gaza. Nell’azione è stato ferito anche un militare israeliano. In precedenza un militante armato di fucile kalashnikov era stato ucciso in uno scontro a fuoco con i militari di guardia all'insediamento di Netzarim, nel settore centrale della Striscia di Gaza. Unita' israeliane hanno condotto oggi un raid a Tulkarem, in Cigiordania, e in un conflitto a fuoco esploso nel corso di una retata contro militanti dell'intifada, un passante palestinese ventunenne e' stato ucciso e altre 14 persone sono rimaste ferite. Lo hanno reso noto testimoni locali. Sempre oggi l'esercito israeliano ha comunicato al sindaco della citta' cisgiordana di Hebron l'ordine di demolizione di 15 case arabe situate nella zona dove verra' aperta una strada di accesso sicuro al sito religioso della Tomba dei Patriarchi, di cui si serviranno i coloni ebrei che vivono nella zona. Lo ha riferito stamane Voce della Palestina, la radio dell' Autorita' nazionale palestinese (Anp), aggiungendo che le demolizioni verranno eseguite nei prossimi giorni. Il progetto della nuova strada per i coloni e' stato approvato dal governo israeliano dopo l'agguato compiuto il mese scorso da palestinesi armati nel centro di Hebron, nel quale sono rimasti uccisi 12 tra soldati e guardie di sicurezza israeliane.Il quotidiano palestinese Al-Quds ha affermato che il progetto e' una versione ridotta del piano di collegamento di Hebron con la vicina colonia ebraica di Kiryat Arba, proposto dal premier Ariel Sharon. Il ministro dell'Informazione palestinese Yasser Abed Rabbo ha intanto accusato il governo israeliano di voler attuare un piano di pulizia etnica a Hebron.

Il Programma alimentare mondiale (Pam) ha chiesto ad Israele il risarcimento del danno per la distruzione di un magazzino contenente scorte alimentari, fatto esplodere dalle truppe israeliane, malgrado fosse ben visibile il logo dell’agenzia umanitaria dell’Onu, durante l’attacco nella notte del 30 novembre scorso nel campo profughi di Jabalya (parte nord della striscia di Gaza). Il magazzino del Pam si trovava al pianterreno di un edifico di tre piani. I soldati israeliani hanno fatto evacuare il palazzo dagli abitanti prima di farlo saltare in aria. Nell’esplosione sono andati distrutti 413 tonnellate di farina di grano, 107 di riso e 17 di olio; derrate donate dalla Commissione Europea e dal governo Svedese che avrebbero dovuto essere distribuite a oltre 41mila persone nella striscia di Gaza che soffrono le conseguenze della crisi umanitaria.L’agenzia umanitaria ha stimato in 271mila dollari l’ammontare del danno e ne chiede ora il risarcimento alle autorità israeliane. Ha inoltre esortato il governo di Tel Aviv a rispettare i principi umanitari che vorrebbero ‘neutrali’ e quindi ‘intoccabili’ le strutture degli aiuti umanitari.

Iraq

Caccia militari degli Usa e della Gran Bretagna hanno bombardato oggi nella no-fly-zone a nord dell'Iraq postazioni d'artiglieria contraerea irachena. Dopo il bombardamento effettuato ieri da aerei anglo-americani a Bassora, le autorita' irachene si sono rivolte alle Nazioni Unite presentando un reclamo formale contro quelli che definiscono i ripetuti raid aerei di Usa e Gran Bretagna nelle due 'no fly-zones' alle estremita' settentrionale e, appunto, meridionale del Paese. La denuncia e' contenuta in una lettera inviata dal ministro degli Esteri di Baghdad Sabri, a Kofi Annan, segretario generale dell'Onu. Obiettivo dell' attacco era un impianto petrolifero della compagnia 'Southern Oil', a detta del governo locale, mentre per gli occidentali si trattava di postazioni della contraerea responsabili di aver colpito per prime. Ci sarebbero state almeno quattro vittime, stando a fonti irachene. Le incursioni degli arei americani e britannici su citta' e villaggi iracheni, cosi' come sulle infrastrutture della Repubblica d'Iraq", scrive Sabri al segretario generale Onu, sono terrorismo di Stato, costituiscono un'arbitraria aggressione e una brutale interferenza negli affari interni iracheni. Noi", avverte, "contro una simile aggressione terroristica continuata ci riserviamo, in armonia con la Carta delle Nazioni Unite, il diritto all'autodifesa". Nel messaggio sono elencati otto raid compiuti dai velivoli nemici sulle due zone d'interdizione al volo nel periodo compreso fra il 22 ottobre e il 17 novembre; si lamentano inoltre i persistenti lanci di volantini in cui i soldati iracheni sono sollecitati a non aprire piu' il fuoco all'indirizzo degli aerei occidentali. Il ministro degli Esteri il mese scorso aveva gia' inviato ad Annan e al Consiglio di Sicurezza una missiva analoga. I bombardamenti sulle zone no-fly sono un'iniziativa autonoma anglo-americana, non contemplata dalle risoluzioni dell'Onu. E continuano intanto le ispezioni, giunte ormai al quinto giorno: oggi nuova visita a sorpresa degli ispettori delle Nazioni Unite in un sito sospetto iracheno. Gli esperti sono entrati questa mattina nel complesso al-Karamah di Baghdad, dove in passato erano stati fabbricati sistemi di controllo per i missili balistici Scud. In base alle disposizioni dell'Onu, Saddam Hussein puo' avere nei suoi arsenali solo missili a corto raggio. Gli ispettori dell'Unmovic sono al quinto giorno di controlli, iniziati il 27 novembre scorso. Ieri, a sorpresa, gli esperti avevano visitato una base aerea agricola, dove in passato era stato sperimentato il sistema Zubaidy per la dispersione di batteri nell'aria a fini agricoli: il sospetto e' che gli aerei della base siano stati adatti a lancio di gas chimici e armi batteriologiche. Ma l'ispezione ha dato esito negativo. Ed esce oggi in GB un rapporto di 23 pagine, curato prevalentemente dai servizi segreti inglesi, sui diritti umani in Iraq, contenente la documentazione di torture e arresti elaborate da rapporti di Amnesty international che pero' ne ha definito strumentale l'utilizzo, in quanto suoi precedenti rapporti erano stati pressoche' ignorati. Inoltre, la pubblicazione arriva a sei giorni dalla scadenza entro la quale Baghdad dovra' consegnare all'Onu l'elenco completo dei programmi per la realizzazione di armi di sterminio.

India

Un corteo di un migliaio di manifestanti ha marciato oggi a Bombay in direzione della ‘Dow Chemical’, l’azienda che provocò il 3 dicembre del 1984 il disastro ecologico di Bhopal, nell’India centrale. Dalla fabbrica, che produceva pesticidi, si liberò una nube tossica che avvelenò inizialmente ottomila persone ed in seguito altre 12mila, a causa dell’inquinamento del terreno e dell’acqua. ”E' ora che la Dow Chemical la smetta di avvelenarci e ripulisca Bhopal da tutti i rifiuti tossici che ancora ci sono” ha dichiarato Champa Devi, una delle duecento donne che erano alla testa del corteo. I risarcimenti pagati alle vittime dalla ‘Union Carbide’, al momento del disastro proprietaria dello stabilimento, sono stati considerati irrisori dai familiari delle vittime. Dal 2001 la ‘Union Carbide’e' stata assorbita dalla ‘Dow Chemical’. Nelle scorse settimane, 56 attivisti di Greenpeace, recatisi sul posto proprio per una bonifica del territorio, in aperta protesta contro l'industria americana, erano stati arrestati dalle autorità locali

Francia

GR ORE 17.00

ITALIA

Archiviazione per Placanica

E' stata chiesta questa mattina dal pm Franz l'archiviazione per il carabiniere Mario placanica, accusato dell'omicidio di Carlo Giuliani. La motivazione dell'archiviazione è determinata dallo stato di legittima difesa, nonostante più voci si siano levate contro la ricostruzione fatta da pm genovesi. In particolare, una controinchiesta fatta sulla base delle foto raccolte, suscita il dubbio cha a sparare non sia stato Placanica, ma un ufficiale in più alto grado, i cui movimenti nella zona non sono mai stati chiariti.Non vogliamo nessuna vendetta, ma solo verita'. È la reazione di Giuliano Giuliani, padre di Carlo,alla notizia della richiesta di archiviazione Ci opporremo - ha annunciato Giuliano Giuliani - a questa richiesta. Abbiamo tempo dieci giorni e i nostri avvocati dopo aver letto le motivazioni decideranno quello che c' e' da fare. In merito si è espresso Giuliano Pisapia, difensore della famiglia Giuliani e deputato di Rifondazione Comunista. "Faremo opposizione alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero, in quanto, e lo diciamo senza alcuna volontà polemica ma sulla base di mere considerazioni giuridiche, non sussistono i presupposti di fatto e di diritto della legittima difesa. Da un lato, infatti, non vi è stata quella proporzione tra il rischio di offesa e l'uso mortale delle armi, che è uno dei presupposti previsti dall'articolo 52 del codice penale per dichiarare non punibile chi ha colpito mortalmente, sparando ripetutamente ad altezza d'uomo, Carlo Giuliani Dall'altro in quanto, di fronte ad emergenze processuali così discordanti e contraddittorie e a consulenze tecniche di parte, quelle del pm e quelle della difesa Giuliani, che sono pervenute a risultati diametralmente opposti, si impone la verifica dibattimentale, unico luogo processuale ove, nel contraddittorio delle parti, è possibile accertare come effettivamente si sono svolti i fatti che hanno determinato la morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda in quel tragico giorno". Contenti per Mario Placanica e per l'Arma come istituzione i carabinieri del Cocer (Consiglio centrale di rappresentanza) ed il Li.si.po. (libero sindacato di polizia), nonchè alcuni esponenti delle forze dell'ordine indagati per i fatti avvenuti nella caserma raniero, nel marzo 2001. Donato Bruno, deputato di Forza Italia e presidente della commissione affari costituzionali,è sulla stessa lunghezza d'onda ed ha sottolineato la coincidenza delle conclusioni del pm Silvio Franz sulla morte di Giuliani con l' idea che si era fatta della vicenda la commissione parlamentare di indagine conoscitiva sul G8. Definendo esaustiva l'indagine che ha definito esattamente la dinamica degli eventi. Di tutt'altra opinione Giovanni Russo Spena, vicepresidente del PRC, che definisce l'indagine di Genova come un tema complesso, con perizie contrapposte, dubbi investigativi che consigliano approfondimenti giurisdizionali. E commenta che si stanno applicando due pesi e due misure: Mentre esponenti del movimento sono ancora in carcere per il grottesco reato di opinione di critica alla globalizzazione liberista, a Genova il pm richiede l'archiviazione per la morte di Carlo Giuliani. Gigi Malabarba, senatore del prc, individua la responsabilità nel capo della polizia De Gennaro, che resiste ad ogni cambio di governo ed a ogni bufera che si abbatta su Viminale o forze dell'ordine" e che comincia ad apparire sempre più il 'regista' di manovre che coinvolgono settori della polizia, dei carabinieri e dei servizi segreti, come la vicenda degli arresti No Global a Cosenza conferma in modo inquietantePer Mauro Bulgarelli dei Verdi E' inammissibile stabilire che quella di Placanica fu legittima difesa senza procedere a un dibattimento, A Genova furono commessi gravissimi arbitri da parte delle forze dell'ordine, come l'inchiesta sulla Diaz e Bolzaneto sta cercando di appurare tra mille difficolta' e ostracismi. In merito all'inchiesta sulla Diaz, il Gip del tribunale di Genova, Lucia Vignale, ha fissato per il 12 dicembre alle 11 la perizia sul giubbotto antiproiettili di Massimo Nucera, l'agente che raccontò di essere stato aggredito con un coltello da un noglobal, durante il blitz alla scuola Diaz, la notte del 21 luglio del 2001

Arresti

Sara' depositata quasi certamente domattina la decisione del Tribunale del riesame di Catanzaro sui ricorsi presentati dai difensori degli aderenti ai movimenti no global per la revoca degli arresti disposti nell' ambito dell' inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza. I ricorsi sono stati presentati per 18 dei venti arrestati. Per due, infatti, Claudio Dionesalvi e Gianfranco Tallarico, la richiesta di revoca non e' stata fatta perche' gia' rimessi in liberta' dallo stesso gip, Nadia Plastina, che aveva emesso le ordinanze di custodia cautelare. Oggi pomeriggio, secondo quanto si e' appreso, i giudici che compongono il Tribunale del riesame (presidente Maurizio Salustro, a latere Giuseppe Pavich ed Alessandro Bravin) si riuniranno per esaminare il fascicolo processuale relativo all' inchiesta della Procura di Cosenza che ha portato agli arresti, le memorie presentate dai difensori degli indagati e la registrazione dell' udienza di riesame svoltasi venerdi' scorso e protrattasi fino a tarda notte. La decisione, poi, sara' depositata nella mattinata di domani. E si annunciano procedimenti giudiziari per un gruppo di ragazzi e ragazze trentine che avevano aderito all'appello per l'autodenuncia in solidarietà con gli arrestati: il pubblico ministero presso il Tribunale di Trento Bruno Giardina ha iscritto sul registro degli indagati per "cospirazione politica mediante associazione" i No global trentini che si sono autodenunciati per solidarieta' nei confronti dei compagni di Cosenza finiti in carcere. Durante una manifestazione, infatti, 151 No global avevano firmato una dichiarazione con la quale si riconoscevano colpevoli di sovversione per il solo fatto di aver cercato di realizzare i propri sogni. I giovani No global erano certi che le autodenunce -espressione di vicinanza agli arrestati- sarebbero state semplicemente trasmesse a Cosenza, come era gia' accaduto in altre citta' italiane. Ma se quello dei No global trentini verra' riconosciuto come atto di "cospirazione politica", le pene potranno variare dai cinque ai dodici anni di reclusione per i capi e dai due agli otto anni per la sola partecipazione all'associazione sovversiva.

Fiat

Saranno dieci i pullman che questo pomeriggio, poco dopo le 17, partiranno dagli stabilimenti Fiat di Termini Imerese verso melfi. Gli operai, circa 500 in tutto, occuperanno per tre giorni e tre notti la fabbrica lucana, fino a giovedi' prossimo, quando dovrebbero partire le procedure della cassa integrazione. A dare supporto alle tute blu, ci sono alcune rappresentanti del 'Comitato per la lotta'. Davanti allo stabilimento di Melfi, la Cgil di Bologna mettera' a disposizione una cucina da campo. Le tute blu, che faranno turni da sei ore, dormiranno in un centro sociale di Potenza. Protesta dei lavoratori di Arese appartenenti ai Cub all'arrivo del ministro del Welfare Roberto Maroni all'inaugurazione di un Job Caffe' a Milano. I lavoratori dell'Alfa (circa una trentina), dopo aver tentato senza successo di avvicinare il ministro per illustrargli le loro richieste, hanno accolto Maroni con slogan in cui invitavano il governo a impedire la chiusura dello stabilimento. Una delegazione dei lavoratori e' stata poi ricevuta dal presidente della provincia di Milano, Ombretta Colli, e dall'assessore al Lavoro della Provincia, Cosma Gravina, ai quali i rappresentanti dei sindacati di base hanno illustrato la situazione di Arese. Nel pomeriggio gli operai tenteranno di avvicinare di nuovo Maroni per chiedergli - fa sapere un rappresentante sindacale - un impegno del governo su Arese e di ammettere i sindacati di base alle trattative con Fiat

Primi licenziamenti nelle aziende dell' indotto della Fiat di Termini Imerese. I provvedimenti sono scattati alla Cogevar, una piccola azienda dell' agglomerato industriale di Termini Imerese, che opera nel settore della carpenteria metallica. Le lettere sono state consegnate agli otto dipendenti. E' strano - ha commentato Pietro Testaiuti, Fiom-Cgil - che siano stati licenziati i lavoratori a circa un mese dall' apertura delle procedure di cassa integrazione da parte dell' azienda. Impugneremo il provvedimento

ESTERI

Palestina

Un ouvrier palestinien a été tué et neuf autres blessés dans le nord de la bande de Gaza lors d'échanges de tirs, lundi après-midi, entre soldats israéliens et activistes palestiniens, ont indiqué à l'AFP des sources médicales palestiniennes et des témoins.Selon des témoins, des militants palestiniens ont tiré une roquette Qassam en direction de la zone industrielle d'Erez, à proximité du point de passage entre le nord de la bande de Gaza et Israël. L'explosion a eu lieu alors qu'un groupe d'ouvriers palestiniens sortait du travail.Les soldats israéliens, nombreux à cet endroit, ont immédiatement riposté en tirant des obus et à la mitrailleuse vers l'endroit d'où était parti la roquette.De source hospitalière palestinienne, on précise que la victime, Khaled Abdul Ghani Nasser, 36 ans, a été tuée par un éclat, dont l'origine restait cependant ignorée.

Tentativo di carneficina perpetrato dai soldati israeliani a Jenin. Questa mattina agenti delle forze armate israeliana hanno aperto il fuoco sulla gente che frequentava un mercato di Jenin (Cisgiordania). Lo riferisce la stampa israeliana. Le truppe dell’esercito di Israele, supportate da due carri armati e due veicoli corazzati, hanno aperto il fuoco contro la folla di palestinesi che si era assiepata davanti i negozi di alimentari, per fare provviste per i vicini festeggiamenti per la fine del Ramadan. Nello scontro è rimasto ucciso un ragazzo palestinese di 15 anni, Moattaz Odeh, e 16 persone sono state ferite. Un gruppo di palestinesi armati ha risposto al fuoco israeliano, ma i testimoni sostengono che sia il ragazzo che i feriti sono stati colpiti da pallottole israeliane. Non sono chiari il motivo e la dinamica dell’attacco, avvenuto forse mentre le truppe israeliane cercavano di imporre il coprifuoco. Le autorità militari non hanno ancora rilasciato nessun commento in proposito. Le operazioni in corso a Jenin potrebbero essere legate allo stato di allarme proclamato nella zona settentrionale di Israele, dove, secondo agenti dell’intelligence israeliana, sarebbero pronti a farsi esplodere in un attentato due kamikaze palestinesi, giunti da Jenin. Sempre questa mattina un palestinese travestito con un uniforme dell’esercito israeliano e armato di kalashnikov e con tre granate è stato ucciso mentre cercava di infiltrarsi nell’insediamento di Netzarim, nei pressi della città Gaza. Nell’azione è stato ferito anche un militare israeliano. In precedenza un militante armato di fucile kalashnikov era stato ucciso in uno scontro a fuoco con i militari di guardia all'insediamento di Netzarim, nel settore centrale della Striscia di Gaza. Sempre oggi l'esercito israeliano ha comunicato al sindaco della citta' cisgiordana di Hebron, Mustafa Natche, l'ordine di demolizione di 15 case arabe situate nella zona dove verra' aperta una strada di accesso sicuro al sito religioso della Tomba dei Patriarchi, di cui si serviranno i coloni ebrei che vivono nella zona. Lo ha riferito stamane Voce della Palestina, la radio dell' Autorita' nazionale palestinese (Anp), aggiungendo che le demolizioni verranno eseguite nei prossimi giorni. Il progetto della nuova strada per i coloni e' stato approvato dal governo israeliano dopo l'agguato compiuto il mese scorso da palestinesi armati nel centro di Hebron, nel quale sono rimasti uccisi 12 tra soldati e guardie di sicurezza israeliane. Fonti anonime citate oggi dal quotidiano palestinese Al-Quds hanno affermato che il progetto e' una versione ridotta del piano di collegamento di Hebron con la vicina colonia ebraica di Kiryat Arba, proposto dal premier Ariel Sharon. Le 15 case da demolire, hanno aggiunto, sarebbero state abbandonate dai proprietari dieci anni fa. Il ministro dell'Informazione palestinese Yasser Abed Rabbo ha intanto accusato il governo israeliano di voler attuare un piano di pulizia etnica a Hebron.

Iraq

Dopo il bombardamento appena effettuato da aerei anglo-americani a Bassora, le autorita' irachene si sono rivolte alle Nazioni Unite presentando un reclamo formale contro quelli che definiscono i ripetuti raid aerei di Usa e Gran Bretagna nelle due 'no fly-zones' alle estremita' settentrionale e, appunto, meridionale del Paese. La denuncia e' contenuta in una lettera inviata dal ministro degli Esteri di Baghdad, Naji Sabri, a Kofi Annan, segretario generale dell'Onu; e reca la data di ieri, giorno in cui e' avvenuto l'attacco agli obiettivi di Bassora: un impianto petrolifero della compagnia 'Southern Oil', a detta del governo locale, mentre per gli occidentali si trattava di postazioni della contraerea responsabili di aver colpito per prime. Ci sarebbero state almeno quattro vittime, stando a fonti irachene. Le incursioni degli arei americani e britannici su citta' e villaggi iracheni, cosi' come sulle inbfrastrutture della Repubblica d'Iraq", scrive Sabri al segretario generale Onu, sono terrorismo di Stato, costituiscono un'arbitraria aggressione e una brutale interferenza negli affari interni iracheni. Noi", avverte, "contro una simile aggressione terroristica continuata ci riserviamo, in armonia con la Carta delle Nazioni Unite, il diritto all'autodifesa". Nel messaggio sono elencati otto raid compiuti dai velivoli nemici sulle due zone d'interdizione al volo (che il regime di Saddam Hussein mai ha riconosciuto) nel periodo compreso fra il 22 ottobre e il 17 novembre; si lamentano inoltre i persistenti lanci di volantini in cui i soldati iracheni sono sollecitati a non aprire piu' il fuoco all'indirizzo degli aerei occidentali. Il ministro degli Esteri il mese scorso aveva gia' inviato ad Annan e al Consiglio di Sicurezza una missiva analoga. I bombardamenti sulle zone no-fly sono un'iniziativa autonoma anglo-americana, non contemplata dalle risoluzioni dell'Onu. E continuano intanto le ispezioni, giunte ormai al quinto giorno: oggi nuova visita a sorpresa degli ispettori delle Nazioni Unite in un sito sospetto iracheno. Gli esperti sono entrati questa mattina nel complesso al-Karamah di Baghdad, dove in passato erano stati fabbricati sistemi di controllo per i missili balistici Scud. In base alle disposizioni dell'Onu, Saddam Hussein puo' avere nei suoi arsenali solo missili a corto raggio. Gli ispettori dell'Unmovic sono al quinto giorno di controlli, iniziati il 27 novembre scorso. Ieri, a sorpresa, gli esperti avevano visitato una base aerea agricola, dove in passato era stato sperimentato il sistema Zubaidy per la dispersione di batteri nell'aria a fini agricoli: il sospetto e' che gli aerei della base siano stati adatti a lancio di gas chimici e armi batteriologiche. Ma l'ispezione ha dato esito negativo. Ed esce oggi in GB un rapporto di 23 pagine, curato prevalentemente dai servizi segreti inglesi, sui diritti umani in Iraq: il rapporto si apre con le parole: L'iraq è un paese dove è terribile vivere.....Segue la documentazione di torture e arresti nel paese di saddam, elaborate da rappiorti di Amnesty international. la pubblicazione arriva proprio all'indomani del bombardamento angloamericano su Bassora, nel sud dell'Iraq, costato la vita ad almeno quattro persone, e a sei giorni dalla scadenza entro la quale Baghdad dovra' consegnare all'Onu l'elenco completo dei programmi per la realizzazione di armi di sterminio. Il sospetto, dunque, e' che si tratti di una ben pianificata strategia comunicativa, in previsione di un possibile attacco contro l'Iraq.

Francia, chiude il centro di Sangatte

Un happy end pour Nicolas Sarkozy. Le ministre de l'intérieur jubilait presque, dimanche 1er décembre, à la veille de la signature d'un compromis avec les autorités britanniques sur le devenir des réfugiés de Sangatte. "Je considère que c'est un accord inespéré", a-t-il déclaré au Monde après le dîner où il avait arrêté avec son homologue britannique, David Blunkett, les grandes lignes d'une décision qui a été annoncée, lundi matin 2 décembre, en présence du premier ministre Tony Blair. Après plusieurs jours de négociations serrées, le gouvernement français est parvenu à convaincre les Britanniques d'accueillir près de 70 % des personnes actuellement hébergées au centre de la Croix-Rouge.

Premier point de l'accord, le centre de Sangatte devrait fermer définitivement ses portes le 30 décembre. Estimant que "le temps perdu ne facilite pas la gestion de ce dossier", le ministre français a cédé aux pressions venues d'outre-Manche. Les Britanniques auraient souhaité annoncer dès ce lundi une fermeture plus rapide : la date du 18 ou du 20 décembre avait été avancée et même communiquée aux salariés de la Croix-Rouge à Sangatte. Mais les Français ont obtenu un délai supplémentaire pour terminer le travail d'identification et d'aide mené par le Haut-Commissariat aux réfugiés (HCR). Les officiers de protection auront fini les entretiens individuels le 15 décembre ; ils auront alors quinze jours pour convaincre les hébergés de Sangatte d'accepter leurs propositions. Car tous ne pourront accéder à la terre promise anglaise.

Les autorités britanniques s'engagent à accueillir les Irakiens (kurdophones et arabophones), soit environ 1 100 personnes. M. Blunkett aurait souhaité n'accorder un accès sur son territoire qu'aux seuls Kurdes et limiter ainsi sa "part" à un millier de personnes. Les autorités françaises ont plaidé, avec l'appui du HCR, pour qu'il n'y ait pas de discrimination parmi les Irakiens. "Ce n'est pas au poids qu'on négocie", insiste Nicolas Sarkozy. Les Britanniques ont dû également se résoudre à accepter la venue des Afghans qui ont des "attaches familiales" en Angleterre. C'est le HCR qui en sera juge. Le détail a son importance : le Home Office (ministère britannique de l'intérieur) souhaitait n'accepter que ceux ayant des parents directs sur le territoire anglais. Le HCR entend, lui, y inclure l'ensemble des liens familiaux : "Selon ces critères, un cousin est une attache familiale", précise l'entourage du ministre français. Ces étrangers devraient se voir offrir par Londres soit la possibilité du dépôt d'une demande d'asile, soit un titre de séjour avec un droit au travail valable quatre ans.

De son côté, et pour ne pas donner l'impression que la France se défausse, Paris s'est engagé à accorder une autorisation de travail à "ceux qui restent", que ce soit au titre de l'asile ou par l'intermédiaire d'un titre de séjour. Environ 400 personnes seraient concernées. Les chiffres sont cependant difficiles à établir précisément : la Croix-Rouge peut seulement assurer que 1 589 badges sont encore actifs aujourd'hui (en cas de départ du centre, les migrants avaient trois jours pour revenir, sinon leur badge devenait caduc). Enfin - et la délégation française ne se montrait pas peu fière de l'avoir obtenu -, un délai de quarante-huit heures sera laissé à "tous ceux qui ont été en possession d'un badge, même désactivé" pour revenir au centre et s'inscrire dans le processus. A partir du lundi 2 décembre, 13 heures, jusqu'à mercredi à la même heure, tous ceux qui ont eu un badge pourront en réclamer un nouveau. Le ministre de l'intérieur a tenu jusqu'au bout à sa "règle des deux jours" afin d'éviter de garder, même clandestinement, sur le territoire des anciens de Sangatte. Un bon nombre d'étrangers partis du centre avec leur badge pour tenter de passer en Angleterre se sont en effet dispersés dans la nature. Quelque 4 900 personnes ont ainsi été en possession du badge (dont 2 900 Irakiens et 1 000 Afghans). M. Sarkozy espère voir ceux qui n'ont pas traversé la Manche venir se faire recenser afin de pouvoir les inclure dans l'accord. En tout cas, l'ensemble des migrants présents dans le centre - quelque 1 500 - se verront proposer "une solution". "Je ne voulais pas de laissés-pour-compte", insiste M. Sarkozy.

Cet accord, qu'il juge favorable pour Paris, le ministre de l'intérieur le doit aussi à l'insistance du HCR. Vendredi 29 novembre, les officiers de protection avaient plaidé pour une solution globale où tous les étrangers de Sangatte se verraient proposer une solution avec un permis de travail. Restait à négocier, dimanche dans la nuit, quelques "détails" comme les regroupements familiaux pour les non-Afghans. La partie française voudrait convaincre Londres qu'"une Ethiopienne dont un membre de la famille réside au Royaume-Uni devrait elle aussi pouvoir bénéficier d'un titre de séjour anglais". Mais, pour Paris, l'essentiel est acquis. Dès lundi, une cinquantaine d'agents du Home Office devraient arriver à Sangatte et les premiers départs sont d'ores et déjà planifiés pour mercredi. "Il faut aller vite", souffle-t-on place Beauvau.

"L'HUMANITÉ DE LA DÉCISION"

Avec cet accord, intervenu quatre ans après l'ouverture du centre de Sangatte en septembre 1999 et qui a longtemps empoisonné les relations franco-britanniques, M. Sarkozy estime qu'il s'est "mis en situation d'être jugé sur l'humanité de la décision". L'adresse vise en particulier "tous ceux qui [l]'ont critiqué en [lui] disant qu'on ne pouvait pas fermer Sangatte". Pour parvenir à ses fins, le ministre de l'intérieur a longtemps argumenté auprès de Londres qu'il avait pris le "risque politique" d'annoncer la fermeture du centre en mars et l'arrêt de l'accueil début novembre. L'argument avait à nouveau été répété à Peter Mandelson, le conseiller spécial de Tony Blair, la semaine dernière. Le fait d'avancer de trois mois la fermeture par rapport au calendrier prévu avait un prix que les Anglais se sont résolus à payer : prendre plus de migrants que le petit millier envisagé il y a quelques semaines.

David Blunkett peut, de son côté sauver, la face : ce ne sont pas des demandeurs d'asile qu'il accueille, mais des travailleurs avec une autorisation de travail limitée à quatre ans. La précision est pour lui cruciale, au moment où le Home Office venait de rendre publics les derniers chiffres de la demande d'asile au Royaume-Uni : 22 000 dossiers en plus au dernier trimestre. En comptant les enfants des demandeurs, plus de 100 000 personnes sont arrivées en 2002, soit le nombre le plus élevé d'Europe. Mais M. Blunkett peut désormais l'annoncer : "Sangatte, c'est fini."

India

Un corteo di un migliaio di manifestanti ha marciato oggi a Bombay in direzione della ‘Dow Chemical’, l’azienda che provocò il 3 dicembre del 1984 il disastro ecologico di Bhopal, nell’India centrale. Dalla fabbrica, che produceva pesticidi, si liberò una nube tossica che avvelenò inizialmente ottomila persone ed in seguito altre 12mila, a causa dell’inquinamento del terreno e dell’acqua. ”E' ora che la Dow Chemical la smetta di avvelenarci e ripulisca Bhopal da tutti i rifiuti tossici che ancora ci sono” ha dichiarato Champa Devi, una delle duecento donne che erano alla testa del corteo. I risarcimenti pagati alle vittime dalla ‘Union Carbide’, al momento del disastro proprietaria dello stabilimento, sono stati considerati irrisori dai familiari delle vittime. Dal 2001 la ‘Union Carbide’e' stata assorbita dalla ‘Dow Chemical’

luca e salvo aprono

g.r. FLASH ORE 9,30

PALESTINA

Numerosi posti di blocco sono stati istituiti dalla polizia stamane nel nord di Israele, fra le citta' di Hadera, Afula e Beit Shean; la motivaazione è quella di intercettare due kamikaze palestinesi originari di Jenin (Cisgiordania) penetrati a quanto pare in territorio israeliano la scorsa notte. Con una decisione senza precedenti, per alcune ore sono stati ieri interrotti i trasporti pubblici fra le citta' di Hadera ed Afula: un tragitto di circa 40 chilometri, in gran parte in zone arabe, lungo il quale si temeva che fosse imminente un attentato. Lo stato di massima allerta resta anche oggi in vigore nella zona di Gerusalemme. Stamane il crocevia autostradale di Ganot, a est di Tel Aviv, e' stato chiuso al traffico dopo che in un autobus in transito e' stato scoperto un oggetto sospetto che viene adesso esaminato da artificieri. La polizia di Israele sta considerano l'ipotesi deportare nella Striscia di Gaza il padre di un militante paalestinese suicida che ha pubblicamente lodato l'azione del figlio, aggiungendo di sperare in altri attacchi. Lo ha riferito la radio israeliana. L'uomo, Abu Halail, e' il padre del kamikaze proveniente dall'area di Betlemme che si e' fatto saltare in aria il 21 novembre a bordo di un autobus a Gerusalemme. Abu Halail e' stato arrestato dopo aver applaudito al gesto del figlio, e la sua casa e' stata distrutta. Israele ha trasferito forzosamente nella Striscia di Gaza due parenti di un altro kamikaze il quattro settembre. L'Alta Corte ha stabilito che tali deportazioni sono possibili se e' provata la complicita' dei congiunti nell'atto terroristico.

VENEZUELA - Duro confronto tra il presidente venezuelano Hugo Chavez e le forze di opposizione che hanno indetto per oggi uno sciopero generale con lo scopo di fare pressione sul governo di Caracas affinché indica nuove elezioni, considerate come la sola valida via d’uscita dalla crisi socio-politica in corso nel Paese sudamerican. Ieri Chavez, durante il consueto appuntamento settimanale radiofonico ‘Alò Presidente’, si è detto certo che l’agitazione sindacale non avrà successo e che la stragrande maggioranza della gente si recherà al proprio posto di lavoro. Il presidente ha però anche denunciato che molti commercianti stanno ricevendo pressioni dai proprietari dei centri commerciali per chiudere i propri esercizi. “Faremo un'inchiesta - ha assicurato Chavez – e vedremo se qualcuno sta violando la libertà economica e il diritto al lavoro dei cittadini”. Al momento non è chiaro quanto tempo durerà lo sciopero. Va ricordato che la bocciatura, da parte del Tribunale supremo di giustizia (Tsj), del referendum contro Chavez, fissata dal Consiglio nazionale elettorale (Cne) per il prossimo 2 febbraio, ha acuito la tensione politica in Venezuela

UN'ANALISI DEL CENSIS: LA TV GHETTIZZA GLI IMMIGRATI ALL'INTERNO DELLA CRONACA=- Nell'80% dei casi, gli immigrati appaiono in televisione ghettizzati all'interno della cronaca. E' questo il dato che emerge da una ricerca realizzata dal Censis, inserita all'interno del progetto "L'immagine degli immigrati in Italia". Confinati nei telegiornali e all'interno di questi nella cronaca le persone di origine straniera entrano nel mondo dell'informazione solo attraverso le maglie della cronaca nera (43,5%). Sebbene negli ultimi due anni il Censis rilevi un lieve miglioramento dell'immagine che la televisione propone degli extracomunitari - nel 2001 l'immigrato compariva nel 95,4% dei casi all'interno di un Tg, mentre questa percentuale e' scesa nel 2002 all'88,3% a vantaggio delle rubriche di approfondimento - l'immigrato, maschio o femmina, adulto o bambino, e' rappresentato sempre all'interno di una vicenda negativa (78% dei casi). Rispetto al 2001, i telegiornali ci mostrano oggi l'extracomunitario piu' nel ruolo di vittima piuttosto che in quello di attore di azione negativa. "La negativita' dell'immagine degli immigrati - ha detto Elisa Manna, responsabile settore politiche sociali Censis, durante la presentazione del progetto - ha una doppia influenza: da un lato spaventa la societa' autoctona, dall'altro favorisce, in particolare negli immigrati piu' giovani, un'alta percezione negativa, una mancanza di speranza sociale". Secondo l'indagine Censis, che ha riguardato l'intera programmazione televisiva delle tre reti Rai, Mediaset e Telemontecarlo (poi la Sette) per 6 settimane nel corso di 2 anni, aumenta l'identificazione totale del soggetto con la sua etnicita': nel 68,2% dei casi nel 2001 e nel 76% nel 2002, si designa l'immigrato attraverso la descrizione delle caratteristiche etniche o il riferimento al paese di provenienza. Inoltre, mentre nel 2001 l'argomento piu' trattato in riferimento all'immigrazione era quello della "criminalita'- illegalita'" (56,7%), nel 2002 si parla piu' di "clandestinita'" (61,9%). Stando all'informazione televisiva, i soggetti con cui gli immigrati appaiono in relazione sono, come emerge dall'indagine Censis, da un lato le comunita' di appartenenza (30,9%), dall'altro il mondo criminale (29,1%).

G.R. Flash ore 13.00

ESTERI

Palestina

Tentativo di carneficina perpetrato dai soldati israeliani a Jenin. Questa mattina agenti delle forze armate israeliana hanno aperto il fuoco sulla gente che frequentava un mercato di Jenin (Cisgiordania). Lo riferisce la stampa israeliana. Le truppe dell’esercito di Israele, supportate da due carri armati e due veicoli corazzati, hanno aperto il fuoco contro la folla di palestinesi che si era assiepata davanti i negozi di alimentari, per fare provviste per i vicini festeggiamenti per la fine del Ramadan. Nello scontro è rimasto ucciso un ragazzo palestinese di 15 anni, Moattaz Odeh, e 16 persone sono state ferite. Un gruppo di palestinesi armati ha risposto al fuoco israeliano, ma i testimoni sostengono che sia il ragazzo che i feriti sono stati colpiti da pallottole israeliane. Non sono chiari il motivo e la dinamica dell’attacco, avvenuto forse mentre le truppe israeliane cercavano di imporre il coprifuoco. Le autorità militari non hanno ancora rilasciato nessun commento in proposito. Le operazioni in corso a Jenin potrebbero essere legate allo stato di allarme proclamato nella zona settentrionale di Israele, dove, secondo agenti dell’intelligence israeliana, sarebbero pronti a farsi esplodere in un attentato due kamikaze palestinesi, giunti da Jenin. Sempre questa mattina un palestinese travestito con un uniforme dell’esercito israeliano e armato di kalashnikov e con tre granate è stato ucciso mentre cercava di infiltrarsi nell’insediamento di Netzarim, nei pressi della città Gaza. Nell’azione è stato ferito anche un militare israeliano. In precedenza un militante armato di fucile kalashnikov era stato ucciso in uno scontro a fuoco con i militari di guardia all'insediamento di Netzarim, nel settore centrale della Striscia di Gaza. Sempre oggi l'esercito israeliano ha comunicato al sindaco della citta' cisgiordana di Hebron, Mustafa Natche, l'ordine di demolizione di 15 case arabe situate nella zona dove verra' aperta una strada di accesso sicuro al sito religioso della Tomba dei Patriarchi, di cui si serviranno i coloni ebrei che vivono nella zona. Lo ha riferito stamane Voce della Palestina, la radio dell' Autorita' nazionale palestinese (Anp), aggiungendo che le demolizioni verranno eseguite nei prossimi giorni. Il progetto della nuova strada per i coloni e' stato approvato dal governo israeliano dopo l'agguato compiuto il mese scorso da palestinesi armati nel centro di Hebron, nel quale sono rimasti uccisi 12 tra soldati e guardie di sicurezza israeliane. Fonti anonime citate oggi dal quotidiano palestinese Al-Quds hanno affermato che il progetto e' una versione ridotta del piano di collegamento di Hebron con la vicina colonia ebraica di Kiryat Arba, proposto dal premier Ariel Sharon. Le 15 case da demolire, hanno aggiunto, sarebbero state abbandonate dai proprietari dieci anni fa. Il ministro dell'Informazione palestinese Yasser Abed Rabbo ha intanto accusato il governo israeliano di voler attuare un piano di pulizia etnica a Hebron.

Intanto il capo di stato maggiore generale Moshe Yaalon ritiene che il presidente palestinese Yasser Arafat andrebbe ucciso dolcemente. Lo afferma oggi il quotidiano Haaretz citando un intervento a porte chiuse tenuto nei giorni scorsi da Yaalon all'Istituto di Washington per la ricerca del Medio Oriente. Yaalon avrebbe citato, secondo il giornale, la celebre canzone di Roberta Flack per significare che il presidente palestinese dovrebbe essere gradualmente privato di tutti i suoi poteri in quanto - a suo parere - egli continua a svolgere un ruolo negativo e a fomentare violenze. Oggi Yaalon si e' lamentato comunque che il suo intervento sia stato travisato quando lo stesso il giornale gli ha attribuito la affermazione che dopo tutto, la maggior parte delle colonie ebraiche saranno sgomberate dai Territori. Secondo Yaalon, questa non e' affatto la sua posizione personale, bensi' la percezione ricavata dai dirigenti palestinesi all'epoca delle trattative con il premier laburista Ehud Barak.

Le difese israeliane saranno prossimamente rafforzate con l'arrivo dalla Germania di due batterie di missili Patriot Pac-2, che saranno affidate a personale israeliano. Lo afferma oggi il quotidiano Yediot Ahronot nel suo sito online. Il giornale ha inoltre appreso che e' imminente l'arrivo in Israele dalla Germania di altre batterie di Patriot, che appartengono delle forze armate statunitensi. Per la unita' statunitense e' in vista una manovra congiunta con la antiaerea israeliana. Ma non e' escluso - sostiene il giornale - che anche al termine degli addestramenti quella forza resti temporaneamente in Israele. La dislocazione delle batterie di Patriot va ad aggiungersi a quella di altre batterie analoghe gia' disposte sul terreno e all'attivazione di due batterie di missili anti-missile Arrow, di produzione congiunta israelo-americana.

GUERRA ALL'IRAQ

Dopo il bombardamento appena effettuato da aerei anglo-americani a Bassora, le autorita' irachene si sono rivolte alle Nazioni Unite presentando un reclamo formale contro quelli che definiscono i ripetuti raid aerei di Usa e Gran Bretagna nelle due 'no fly-zones' alle estremita' settentrionale e, appunto, meridionale del Paese. La denuncia e' contenuta in una lettera inviata dal ministro degli Esteri di Baghdad, Naji Sabri, a Kofi Annan, segretario generale dell'Onu; e reca la data di ieri, giorno in cui e' avvenuto l'attacco agli obiettivi di Bassora: un impianto petrolifero della compagnia 'Southern Oil', a detta del governo locale, mentre per gli occidentali si trattava di postazioni della contraerea responsabili di aver colpito per prime. Ci sarebbero state almeno quattro vittime, stando a fonti irachene. Le incursioni degli arei americani e britannici su citta' e villaggi iracheni, cosi' come sulle inbfrastrutture della Repubblica d'Iraq", scrive Sabri al segretario generale Onu, sono terrorismo di Stato, costituiscono un'arbitraria aggressione e una brutale interferenza negli affari interni iracheni. Noi", avverte, "contro una simile aggressione terroristica continuata ci riserviamo, in armonia con la Carta delle Nazioni Unite, il diritto all'autodifesa". Nel messaggio sono elencati otto raid compiuti dai velivoli nemici sulle due zone d'interdizione al volo (che il regime di Saddam Hussein mai ha riconosciuto) nel periodo compreso fra il 22 ottobre e il 17 novembre; si lamentano inoltre i persistenti lanci di volantini in cui i soldati iracheni sono sollecitati a non aprire piu' il fuoco all'indirizzo degli aerei occidentali. Il ministro degli Esteri il mese scorso aveva gia' inviato ad Annan e al Consiglio di Sicurezza una missiva analoga. I bombardamenti sulle zone no-fly sono un'iniziativa autonoma anglo-americana, non contemplata dalle risoluzioni dell'Onu. E continuano intanto le ispezioni, giunte ormai al quinto giorno: oggi nuova visita a sorpresa degli ispettori delle Nazioni Unite in un sito sospetto iracheno. Gli esperti sono entrati questa mattina nel complesso al-Karamah di Baghdad, dove in passato erano stati fabbricati sistemi di controllo per i missili balistici Scud. In base alle disposizioni dell'Onu, Saddam Hussein puo' avere nei suoi arsenali solo missili a corto raggio. Gli ispettori dell'Unmovic sono al quinto giorno di controlli, iniziati il 27 novembre scorso. Ieri, a sorpresa, gli esperti avevano visitato una base aerea agricola, dove in passato era stato sperimentato il sistema Zubaidy per la dispersione di batteri nell'aria a fini agricoli: il sospetto e' che gli aerei della base siano stati adatti a lancio di gas chimici e armi batteriologiche. Ma l'ispezione ha dato esito negativo.

ITALIA

Carlo Giuliani

E' stata chiesta questa mattina dal pm Franz l'archiviazione per il carabiniere Mario placanica, accusato dell'omicidio di Carlo Giuliani. La motivazione dell'archiviazione è determinata dallo stato di legittima difesa, nonostante più voci si siano levate contro la ricostruzione fatta da pm genovesi. In particolare, una controinchiesta fatta sulla base delle foto raccolte, suscita il dubbio cha a sparare non sia stato Placanica, ma un ufficiale in più alto grado, i cui movimenti nella zona non sono mai stati chiariti.

Arresti

Sara' depositata quasi certamente domattina la decisione del Tribunale del riesame di Catanzaro sui ricorsi presentati dai difensori degli aderenti ai movimenti no global per la revoca degli arresti disposti nell' ambito dell' inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza. I ricorsi sono stati presentati per 18 dei venti arrestati. Per due, infatti, Claudio Dionesalvi e Gianfranco Tallarico, la richiesta di revoca non e' stata fatta perche' gia' rimessi in liberta' dallo stesso gip, Nadia Plastina, che aveva emesso le ordinanze di custodia cautelare. Oggi pomeriggio, secondo quanto si e' appreso, i giudici che compongono il Tribunale del riesame (presidente Maurizio Salustro, a latere Giuseppe Pavich ed Alessandro Bravin) si riuniranno per esaminare il fascicolo processuale relativo all' inchiesta della Procura di Cosenza che ha portato agli arresti, le memorie presentate dai difensori degli indagati e la registrazione dell' udienza di riesame svoltasi venerdi' scorso e protrattasi fino a tarda notte. La decisione, poi, sara' depositata nella mattinata di domani. E si annunciano procedimenti giudiziari per un gruppo di ragazzi e ragazze trentine che avevano aderito all'appello per l'autodenuncia in solidarietà con gli arrestati: il pubblico ministero presso il Tribunale di Trento Bruno Giardina ha iscritto sul registro degli indagati per "cospirazione politica mediante associazione" i No global trentini che si sono autodenunciati per solidarieta' nei confronti dei compagni di Cosenza finiti in carcere. Durante una manifestazione, infatti, 151 No global avevano firmato una dichiarazione con la quale si riconoscevano colpevoli di sovversione per il solo fatto di aver cercato di realizzare i propri sogni. I giovani No global erano certi che le autodenunce -espressione di vicinanza agli arrestati- sarebbero state semplicemente trasmesse a Cosenza, come era gia' accaduto in altre citta' italiane. Ma se quello dei No global trentini verra' riconosciuto come atto di "cospirazione politica", le pene potranno variare dai cinque ai dodici anni di reclusione per i capi e dai due agli otto anni per la sola partecipazione all'associazione sovversiva.

Fiat

Da Milano - Un gruppo di lavoratori dell'Alfa Romeo di Arese, ha nuovamente bloccato questa mattina l'autostrada dei laghi nei pressi dello stabilimento, paralizzando il traffico in direzione di Milano, Varese e Como. La protesta e' stata decisa in concomitanza con un'assemblea delle rappresentanze sindacali in corso nella fabbrica del gruppo Fiat e dopo circa un'ora il blocco stradale, organizzato dai lavoratori dell'Alfa Romeo di Arese, è stato tolto . La protesta ha paralizzato completamente il traffico stradale lungo l'importante arteria.

Potenza- Uno sciopero di otto ore e' stato indetto dalla Fiom per domani 3 dicembre nello stabilimento Fiat di San Nicola di Melfi (Potenza) in concomitanza con la ripresa delle trattative sul piano di ristrutturazione dell' azienda. La Fiom ha, inoltre, organizzato una manifestazione nell' area industriale di Melfi dove domani mattina e' previsto anche l' arrivo di alcune centinaia di operai dello stabilimento della Fiat di Termini Imerese che partiranno questo pomeriggio, intorno alle 17 alla volta di Melfi in Basilicata. Gli operai della Fiat di Termini Imerese che hanno annunciato il blocco dello stabilimento lucano. L'appuntamento e' previsto proprio davanti ai cancelli dello stabilimento siciliano. Per pubblicizzare il viaggio, per tutto il pomeriggio di ieri, un'auto con un megafono ha attraversato le strade del centro di Termini Imerese. Le tute blu hanno l'obiettivo di paralizzare l'attivita' dello stabilimento lucano dove si producono Punto e Lancia Y per almeno tre giorni. In un comunicato congiunto, Fim, Fiom e Uilm hanno spiegato: valutiamo negativamente l'andamento della trattativa, riteniamo opportuno modificare le iniziative di lotta a sostegno della modifica del piano industriale e dei suoi vincoli. Gli operai di Termini si alterneranno a Melfi in un presidio, giorno e notte. Per Roberto Mastrosimone, leader delle tute blu la partenza per Melfi e' un altro segnale forte a chi siede al tavolo delle trattative.

Napoli

Una quarantina di migranti senza casa (occupavano prima abusivamente uno stabile diroccato in campagna) hanno trovato un tetto nella chiesa di San Pasquale Baylon a Villaricca (Napoli) dove dalla scorsa notte dormono sui banchi della chiesa. I migranti - che lavorano in prevalenza nella vicina cittadina di Qualiano - hanno chiesto aiuto al parroco, padre Alfonso Ricci, che ha acconsentito al loro ingresso in chiesa. A loro favore e' stata anche organizzata una colletta tra i fedeli raccogliendo circa 100 euro per l'acquisto di beni alimentari di prima necessita'. Invece di farli dormire all'aperto, in una notte di gelo - spiega padre Alfonso - ho pensato che da cristiano, prima ancora che da sacerdote, fosse mio dovere farli entrare in chiesa. Cosa succedera' nei prossimi giorni? Io continuero' a farli entrare se non avranno un tetto. Certo, poi tocca alle istituzioni cercare di trovare una soluzione a questo problema. A sostegno dei migranti e' intervenuta l'associazione interetnica '3 febbraio' sottolineando che a Villaricca si e' di fronte a una soluzione di emergenza che si e' potuta realizzare con la disponibilita' della chiesa e la solidarieta' dei parrocchiani. La situazione, per l'associazione dovuta ai rischi di incriminazione per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina previsti dalla legge Bossi Fini nei confronti di chi ospita persone prive di permesso di soggiorno, mostra ancora una volta gli effetti disastrosi di questa legge e la sua natura razzista e discriminatoria. Un plauso convinto alla decisione del sacerdote di Villaricca arriva da monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra. Ha fatto benissimo, ha trattato - spiega - quegli immigrati come uomini. E' un'opera grandiosa quella di chi dice: 'io non ho niente, ho solo una chiesa, entrate. Il presule e' comunque critico sugli effetti della legge Bossi-Fini. La Chiesa - sottolinea - guarda all'uomo, la legge, in questo caso, si preoccupa piu' delle braccia. Cioe' si guarda all'uomo solo se ha un permesso di soggiorno o se lavora ma non si comprende che questo e' molto difficile in un territorio dove c'e' una elevata disoccupazione. Secondo Jamal Qaddorah, coordinatore della Cgil Campania per l'immigrazione, la legge Bossi Fini sta creando disastri enormi nel Mezzogiorno. Per fortuna si e' creato un argine molto forte da parte del mondo cattolico insieme con i sindacati che piu' si sono mostrati sensibili di fronte a questa situazione. Molti, sottolinea, sono gli immigrati licenziati di recente nell'area napoletana da parte di datori di lavoro che non hanno voluto regolarizzare la loro posizione. Abbiamo appurato - aggiunge - che ci sono immigrati che hanno pagato fino a quattromila euro per potere avere il contratto di lavoro ed e' molto diffuso il fenomeno di extracomunitari che debbono pagarsi i contributi per poter continuare a lavorare. La Cgil, annuncia Qaddorah, promuovera' iniziative per denunciare le conseguenze nefaste di una legge che rischia di far tornare l'Italia indietro di molti anni.