gr flash 02 Feb. 03

-- Esplosione Shuttle. Nasa ignorò avvertimenti sulla sicurezza delle navette

Un ex ingegnere della Nasa tentò invano nell'estate scorsa di ottenere che il presidente George W. Bush bloccasse i voli dei traghetti spaziali fino a quando non fossero stati risolti vari problemi di sicurezza. Lo scrive oggi l'Observer. In una lettera inviata alla Casa Bianca Don Nelson, che aveva lavorato alla Nasa per 36 anni fino al 1999, scrisse al presidente chiedendogli di intervenire per "prevenire un altro incidente catastrofico ad uno shuttle". Nelson era stato nel team iniziale dei progettisti dello shuttle, aveva partecipato a tutte le modifiche compiute sui traghetti spaziali e negli ultimi undici anni era stato uno degli esperti nella valutazione di progetti avanzati di trasporto spaziale. Nella sua lettera al presidente - riferisce il giornale britannico - Nelson affermava che la Commissione sulla sicurezza aerospaziale non aveva dato una risposta ai crescenti segnali che facevano ritenere probabile un incidente ed enumerava tutta una serie di guasti avvenuti dal 1999 in poi. La Casa Bianca respinse la sua richiesta di sospensione dei voli e Nelson tornò alla carica con la Nasa in ottobre, ma senza ottenere ascolto. "Il mio più grande rammarico - dice Nelson - è che avremmo dovuto esplorare la possibilità di costruire un modulo con cui gli astronauti potessero lasciare lo shuttle, cosa che la Nasa ha sempre respinto". L'Observer riporta anche le dichiarazioni fatte nell'aprile scorso dall'ex presidente della Commissione per la sicurezza aerospaziale Richard Bloomberg che disse: "In tutti gli anni in cui ho lavorato qui non sono mai stato tanto preoccupato per la sicurezza degli shuttle come ora".

-- Iraq. NYT rivela il piano del Pentagono: 3000 bombe in 48 ore, poi l'invasione

Il piano di guerra contro l'Iraq elaborato dal Pentagono prevede una pioggia di 3.000 bombe di precisione telecomandate e di missili nelle prime 48 ore della campagna aerea che aprirà il conflitto, per assestare un colpo devastante alle forze armate irachene e spianare rapidamente la via a un'offensiva terrestre che faccia cadere un regime sotto shock. E' lo scenario presentato oggi dal New York Times nella sua edizione online, citando fonti militari e altri funzionari del Pentagono. Nel massiccio bombardamento iniziale saranno usate un numero di bombe di precisione telecomandate superiore di dieci volte a quelle sganciate nei primi due giorni della guerra del Golfo del 1991. Secondo fonti dell'Aviazione militare citate dal 'Nyt', nella regione del Golfo sono già state portate 6.700 bombe a guida satellitare e oltre 3.000 a guida laser. I bersagli saranno difese contraeree, quartier generali politici e militari, sistemi di comunicazione e sospetti siti di armi chimiche e biologiche. Ma la campagna aerea sarà mirata a limitare i danni alle infrastrutture e ridurre al minimo le perdite tra i civili. Lo scopo dei bombardamenti, secondo il Nyt, sarà quello di "spezzare la volontà di lotta delle forze armate irachene, spingendone un gran numero alla resa o alla defezione e isolare così il regime nella speranza di una sua rapida caduta". Saranno impiegati almeno 500 aerei dell'Aviazione militare, da basi nel Golfo e nelle vicinanze, a cui si aggiungeranno quelli basati su quattro o cinque portaerei. Secondo le fonti citate dal giornale, la campagna aerea potrà terminare in meno di una settimana. L'attacco da terra comincerà quasi simultaneamente e sarà affidato a due divisioni dell'esercito: "la terza divisione di fanteria e un contingente di marines punteranno verso nord a partire dal Kuwait, mentre una forza guidata dalla quarta divisione, i cui carri armati e mezzi corazzati sono dotati dei più sofisticati sistemi di digitali di comunicazione e di individuazione dei bersagli, si dirigerà verso sud a partire dalla Turchia". Alle forze nel Kuwait dovrebbero unirsi, secondo il 'Nyt' i circa 25 mila soldati britannici che stanno raggiungendo la regione. I marines impiegati nella guerra saranno fino a 50 mila, molti dei quali entreranno in Iraq del suo inizio per "stabilirvi una presenza", come fecero a sud di Kandahar al tempo della guerra in Afghanistan. Secondo le fonti del Pentagono, truppe speciali, tra cui numerosi Rangers, avranno il compito di impadronirsi piste di atterraggio e altri obiettivi all'interno del paese. Uno degli obiettivi principali per cominciare l'offensiva terrestre quasi in contemporanea a quella militare è mirata a "evitare che le forze irachene possano usare armi chimiche o biologiche e impedire loro di ritirarsi a baghdad e in altre città per ingaggiare prolungare e sanguinose battaglie nei centri urbani".

-- Afghanistan. Arrivati a Bagram i primi 39 soldati taliani

Sono atterrati nella base aerea di Bagram, a 60 km da Kabul, a bordo di due C-130 dell'Aeronautica Militare con protezioni antimissile, i primi 39 soldati italiani della task force Nibbio. Erano partiti ieri pomeriggio da Pratica di Mare ed hanno fatto uno scalo tecnico ad Abu-Dabi. Si tratta della prima aliquota operativa del contingente di circa mille uomini - composto in gran parte da alpini - che avrà il compito di intercettare eventuali terroristi di Al-Qaeda sulle montagne al confine tra Pakistan e Afghanistan. Si aggiungono agli altri 50 soldati italiani di Enduring Freedom già in Afghanistan da alcune settimane proprio con il compito di preparare il terreno al resto del contingente.

-- AFGHANISTAN: ATTACCATE TRUPPE STATUNITENSI SPIN BOLDAK

Il colonnello Roger King, un portavoce delle truppe Usa in Afghanistan, ha dichiarato che ieri, militari della coalizione attiva nel Paese, hanno subito un attacco a colpi di armi da fuoco nella zona Spin Boldak, nel sud. Durante l’azione non è rimasto ferito nessun soldato. Le truppe statunitensi erano impegnate nell’operazione ‘Mongoose’ (mangusta in italiano), che consiste in rastrellamenti per cercare armi o guerriglieri integralisti. Lo scorso lunedì si è verificato un combattimento tra truppe statunitensi e forze afgane contrarie alla coalizione nel quale sono stati uccisi 18 guerriglieri. Le fonti Usa tendono a definire come Talebani o uomini di al Qaida i guerriglieri che attaccano le proprie truppe e quelle degli altri Paesi presunti in Afghanistan e minimizzano sui conflitti tra i ‘signori della guerra’ che in realtà controllano il Paese. Il quadro potrebbe essere diverso: Gulbuddin Hekmatyar, comandante antisovietico, finanziato ed armato negli anni scorsi dagli Stati Uniti, oggi è passato sull’altro fronte. Secondo alcuni osservatori potrebbe accadere che una volta ‘liberatisi’ dei talebani i signori locali vogliano sbarazzarsi anche di statunitensi ed alleati e continuare a gestire il potere nelle lro zone di influenza senza intromissioni esterne. Infatti tranne che per Kabul il resto del Paese non è per nulla ‘sicuro’ e ‘pacificato’. Sono numerose le segnalazioni di violazione dei diritti elementari dei cittadini da parte delle milizie locali

-- I COSTI DELLA GUERRA COLPISCONO IL SUD DEL MONDO

I costi della guerra in Iraq potrebbero essere compresi tra i 99 ed i 1929 miliardi di dollari. L’oscillazione, molto forte, della cifra è determinata dall’intensità e dalla durata della guerra, ma gli esperti militari non si nascondono che la situazione del Paese è tale e il sentimento antiamericano così diffuso, da non poter consentire alcun ottimismo sulla brevità del conflitto. Tuttavia lo scontro armato iracheno, se dovesse verificarsi, non sarebbe che l’ultimo di una lunga lista di guerre che si stanno combattendo già sul pianeta. Lo Stockholm international peace research institute (Sipri) e il Fondo monetario internazionale (Fmi) hanno realizzato uno studio sui costi di questi conflitti tra il 1989 ed il 2000. Il quadro che ne vien fuori è drammatico. I morti sono quattro milioni, mentre le persone che hanno dovuto rifugiarsi all’estero o in zone protette sono 23 milioni. Tre anni fa nel mondo si combattevano 25 guerre, mentre, per fortuna, il numero di attentati anche se crescente, è rimasto quasi stabile: 342 di media tra il 1995 ed il 1999 e 387 tra il 2000 ed il 2001. I conflitti avvengono in gran parte all’interno dello stesso Paese, mentre i più colpiti sono gli stati poveri. Asia ed Africa sono devastate dal 20 per cento del totale dei conflitti. In Sri Lanka, per esempio, dal 1983 al 1986 il costo della guerra interna tra guerriglieri Tamil e governativi è il doppio del prodotto interno lordo del 1996. Gli studiosi del Fmi, in un campione di 45 stati, hanno scoperto che dopo la fine di un conflitto vi è un’immediata crescita economica, mentre l’inflazione in caso di guerra cresce fino a sei o sette volte rispetto al valore calcolato in tempo di pace. Nei paesi baschi la guerriglia dell’Eta contro il governo spagnolo ha fatto scendere il reddito por capite della regione del 10 per cento rispetto al volume potenziale calcolato. Insomma, ancora una volta, da questi studi si ha la conferma che la guerra è un flagello incapace di risovere qualsiasi controversia, ma responsabile della sofferenza del Sud del Mondo e della popolazione inerme.

-- Iraq. Nuova Zelanda, pacifisti assaltano ambasciata Usa, 23 arresti

Un gruppo di pacifisti ha tentato di penetrare nell'ambasciata americana nella capitale neozelandese, Wellington, durante una manifestazione di protesta contro la possibile guerra all'Iraq. Un gruppo di persone ha cercato di superare con scale di legno la cancellata alta due metri che circonda il complesso dell'ambasciata, affermando di volerla ispezionare per "cercare le armi di distruzione di massa possedute dagli Stati Uniti". La polizia li ha respinti, arrestandone 23. L'organizzatore della manifestazione di protesta, John Sarvis, ha detto che "nel mondo potranno esservi nazioni canaglia, ma c'è una sola superpotenza canaglia".

-- CITTÀ DEL MESSICO: MIGLIAIA DI ‘CAMPESINOS’ MARCIANO CONTRO ACCORDO NAFTA

Un’imponente manifestazione di ‘campesinos’ ha affollato il centro di Città del Messico ieri pomeriggio. La protesta dei contadini era motivata dalla volontà di ottenere dal governo la riforma del Trattato dell'Area di libero commercio del nord-Americhe (Nafta). Partito dall’Angelo della Libertà e direttasi verso la Plaza de la Costituzion, il corteo, era composto da molte decine di migliaia di manifestanti. Il motivo dell’iniziativa è da collegarsi alla crisi molto dura che investe l’agricoltura messicana. Il Nafta, di cui fanno parte anche Canada e Stati Uniti, si è rivelato non molto produttivo per il più debole dei Paesi del nord America. Le merci degli altri due partner più forti e che finanziano le loro esportazioni hanno, infatti, invaso il mercato del Messico ed il loro prezzo, più competitivo, ha sgominato il mercato locale. I ‘campesinos’ provenivano da tutto il Paese ed alla loro testa vi erano quattro ‘caballeros’. La pressione dei contadini e delle loro organizzazioni sul governo tende ad una rinegoziazione del Nafta per ottenere una protezione della produzione messicana.

-- ZIMBABWE: SCONTRO FERROVIARIO, 42 MORTI E 64 FERITI

E' di 42 morti e 64 feriti il bilancio di uno scontro tra un treno passeggeri ed un convoglio carico di prodotti infiammabili avvenuto ieri mattina nello Zimbabwe occidentale. Il treno collegava la citta' di Bulawayo (la seconda del Paese) alla localita' turistica delle cascate Vittoria. Secondo la compagnia ferroviaria i due treni viaggiavano sullo stesso binario, ma in direzione opposta e i conducenti non hanno potuto far nulla per evitare l'impatto. Undici dei tredici vagoni del treno passeggeri, su cui viaggiavano circa 1.100 persone, hanno preso fuoco. Il treno merci era carico di petrolio e carbone, ma anche diversi passeggeri dell'altro treno viaggiavano con bidoni di benzina. Infatti nello Zimbabwe il prezzo del carburante e' molto basso e sono molti gli stranieri che comprano benzina nello Zimbabwe per rivenderla nel proprio paese. Quella di ieri e' l'ultima di una serie di sciagure ferroviarie nello Zimbabwe che hanno messo sotto accusa una rete ormai superata e dotata di insufficienti sistemi di segnalazione. (ANSA-AFP-REUTERS)

-- LEVI MONTALCINI, COLPO DI MANO DEL GOVERNO SULLA RICERCA

In una intervista alla REPUBBLICA, il premio nobel Rita Levi Montalcini di dice indignata per la decisione del governo di commissariare il Cnr ed invita i ricercatori ad una sorta di sciopero generale per impedire che il nuovo corso distrugga il meglio che abbiamo nel nostro Paese: la ricchezza dell'intelligenza dei giovani. E' una decisone politica - sostiene Rita Levi Montalcini - che imprime alla ricerca un nuovo andamento, del tutto differente dal precedente, presa ignorando il parere dei ricercatori. E a questi ultimi il premio nobel si appella: questi decreti - dice - passeranno sicuramente alle Camere, come avvenuto per la Finanziaria (che ha ridotto ulteriormente i fondi per la ricerca); ma non bisogna arrendersi, se tutti i ricercatori incroceranno le braccia e si rifiuteranno di lavorare, potrebbero creare un vero problema. Una mobilitazione del genere non e' mai accaduta prima - sottolinea - ma questa potrebbe essere l'occasione giusta. (ANSA).

-- sabato antirazzista a torino contro le fiaccole-fiamme dei leghisti

Con un presidio convocato all'ultimo momento, tra le diverse realtà del movimento torinese, eravamo più dei leghisti, che mestamente sfilavano in non più di 300, età media 60 anni, con una decina di sparuti giovani padani a dimostrare l'estinzione ormai prossima. Pare che passando da via Milano siano stati apostrofati da un gruppo di migranti: "Vergognatevi, andate a lavorare!" e non c'è bisogno di aggiungere altro. E Bossi? Nessuno l'ha visto! Probabilmente si è infilato di corsa al Jolly Hotel per fare la sua sparata di farneticazioni razziste. Siamo arrivati proprio di fronte all'hotel dei leghisti-fascisti e da lì abbiamo sfilato in corteo per via Roma, fino al presidio in piazza Castello. E qui volevano di nuovo fermarci, ma siamo andati avanti e in corteo abbiamo raggiunto piazza Solferino, per protestare contro le "invenzioni" della giunta comunale, che vuole costruire una comunità protetta per minori stranieri (protetta nel senso che non si può uscire: cioè un carcere), il cui unico scopo è il rimpatrio assistito. Inoltre, l'ass. Lepri prevede un tetto massimo di accoglienza in città per i nomadi e i rom, anche per quelli che vivono da anni in un'abitazione fissa. Lunedì pomeriggio saremo sotto il Comune per dire ancora no.