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GR ORE 13.00

IRAQ

Gelida, la reazione al discorso di Powell, dei tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Russia, Cina e Francia), riluttanti ad appiattirsi sulle posizioni degli Stati Uniti. Appoggiati dalla Germania, che a febbraio assumerà la presidenza di turno del massimo organo decisionale dell’Onu, il ministro degli esteri francese, Dominique de Villepin, ha ribadito che la guerra deve rimanere “l’estrema ratio”. Parigi chiede il potenziamento del ruolo degli ispettori per il disarmo, mentre i ministri degli esteri di Russia e Cina ritengono ancora prematura una valutazione finale sull’Iraq. Agli Usa è chiaro che i tre – soprattutto la Francia – potrebbero ricorrere al diritto di veto in sede di voto in Consiglio di sicurezza su un’eventuale opzione militare contro l’Iraq. Mosca e Pechino, dimostratisi in passato più possibilisti verso Washington, per ora insistono a chiedere che il lavoro di verifica degli ispettori Onu non si fermi. In controtendenza, come previsto, il ministro degli esteri britannico Jack Straw, pronto a spalleggiare Powell quando inchioda Saddam alle proprie responsabilità. Nel giorno del processo contro l’Iraq, nella Sala del Consiglio di sicurezza è stata data la parola anche al principale imputato, rappresentato dall’ambasciatore di Baghdad, Mohammed Aldouri. In chiusura del dibattimento ha respinto tutte le accuse, bollando come menzogne le prove addotte da Powell. L’Iraq non possiede armi di distruzione di massa ed è pronto a fornire le informazioni necessarie, ha ribadito il diplomatico. Risponderemo a tutte le ‘menzogne’ degli Usa, gli ha fatto eco da Baghdad un comunicato del ministro degli esteri di Saddam, Naji Sabri. Ma sarà difficile che gli USA ottengano un voto a loro favorevole nel consigklio di sicurezza: dei 15 paesi membri, ben dieci (di cui tre permanenti, e con diritto di veto) hanno sottolineato chje le ispezioni devono continuare, e che solo dopo la fine di queste sarà possibile decidere se utilizzare altri mezzi.

Ma anche la turchia, paese per cui gli stati uniti avevano mobilitato la nave, ha dichiarato che non entrerà in guerra. Se la posizione del premier verrà confermata dal parlamento, sarà un duro colpo per Bush, che contava sulla turchia per l'utilizzo delle basi nato.

INGHILTERRA

Il premier britannico Tony Blair potrebbe essere incriminato per crimini di guerra se ordinera' un attacco contro l'Iraq senza una seconda risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che autorizzi espressamente l'uso della forza. Ma anche anche se, in una guerra autorizzata dall'Onu, civili iracheni rimarranno uccisi nei bombardamenti. Lo sostiene un gruppo di avvocati britannici, i Public Interest Lawyers di Birmingham. Il primo caso sarebbe possibile in base alle norme della Corte Penale Internazionale (ICC), ha spiegato uno dei legali, Phil Shiner, istituita con il Trattato di Roma, che Washington non ha firmato ne' di conseguenza ratificato ma Londra si'. Per la morte di civili, Blair potrebbe essere perseguito in base alle Convenzioni di Ginevra, che la Gran Bretagna ha ratificato nel 1957. - Shiner spiega che Blair, come capo di governo, puo' essere chiamato a rispondere personalmente e processato come si sta facendo per l'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic. La risoluzione 1441, spiega infatti il docente di diritto internazionale della Bournemouth University, Nicholas Greif, non e' sufficiente a legittimare una guerra: nel testo infatti si usa l'espressione "serie conseguenze" in caso di inadempienza irachena e non quella che indica la minaccia dell'uso della forza, cioe' "l'uso di tutti i mezzi necessari". L'avvocato Tony Aust, ex consulente legale del governo britannico, ha affermato che le Nazioni Unite usano un linguaggio consapevolmente ambiguo e che quindi questa tesi e' tutta di dimostrare.

Corea

La guerra preventiva invocata da Bush potrebbe fare scuola: la Corea del Nord, ben lungi dal limitarsi ad attendere un'offensiva americana una volta che si sara' conclusa la guerra in Iraq, potrebbe benissimo attaccare essa per prima, a scopo preventivo: e' il monito lanciato dal regime di Pyongyang all'amministrazione Usa, il giorno dopo l'annuncio di aver riattivato i reattori nel complesso atomico di Yonbyong, attraverso dichirazioni rilasciate da Ri Pyong-gap, vice direttore del ministero degli Esteri del Nord, al quotidiano britannico 'The Guardian' che le riporta sul suo sito Internet. "Gli Stati Uniti affermano che dopo l'Iraq noi saremo i primi, ma noi abbiamo le nostre contromisure", sottolinea Ri. "Gli attacchi preventivi non sono il diritto esclusivo degli Stati eano Uniti". Il rappresentante nord-coreano mette poi in guardia sulla rischiosita' dell'attuale confronto, a suo dire maggiore di quanto non lo fosse una decennio fa, quando gia' i due Paesi si trovarono sull'orlo di un conflitto dalle conseguenze potenzialmente devastanti. "La situazione attuale puo' definirsi piu' grave rispetto al '93. Sara' pericoloso", avverte Ri.

Palestina

Sono in tutto quattro le vittime del violento scontro a fuoco divampato verso l'alba alle porte di Nablus, in Cisgiordania. Lo hanno precisato fonti militari ebraiche, secondo cui oltre a due commilitoni sono morti anche i due palestinesi che avevano cercato di passare ad un posto di blocco nel centro della citta' autonoma, sotto rigido coprifuoco. Nella sparatoria, della cui dinamica si hanno solo le fonti israeliane, sono rimasti uccisi anche un sokladto e un ufficiale israeliani.Il bilancio della sparatoria va ad aggiungersi a quello davvero pesante di ieri, quando tra Striscia di Gaza e Cisgiordania erano stati uccisi ben cinque palestinesi. A Gaza citta' in serata due infermieri, usciti da loro ospedale per vedere che cosa stesse succedendo, erano stati centrati dai proiettili lanciati da elicotteri israeliani. In mattinata un'anziana donna era deceduta sotto le macerie della sua casa, demolita con gli esplosivi, ove abitava un tempo il figliastro, un militante integralista deceduto due anni fa in un attacco contro militari ebraici. A Qalqilya era caduto sotto i colpi avversari un poliziotto dell'Anp, mentre nella stessa Nablus lo stesso era accaduto a un ragazzo che stava tirando pietre.

GR Flash ore 9.30

Mondo

IRAQ - Gelida, la reazione al discorso di Powell, dei tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Russia, Cina e Francia), riluttanti ad appiattirsi sulle posizioni degli Stati Uniti. Appoggiati dalla Germania, che a febbraio assumerà la presidenza di turno del massimo organo decisionale dell’Onu, il ministro degli esteri francese, Dominique de Villepin, ha ribadito che la guerra deve rimanere “l’estrema ratio”. Parigi chiede il potenziamento del ruolo degli ispettori per il disarmo, mentre i ministri degli esteri di Russia e Cina ritengono ancora prematura una valutazione finale sull’Iraq. Agli Usa è chiaro che i tre – soprattutto la Francia – potrebbero ricorrere al diritto di veto in sede di voto in Consiglio di sicurezza su un’eventuale opzione militare contro l’Iraq. Mosca e Pechino, dimostratisi in passato più possibilisti verso Washington, per ora insistono a chiedere che il lavoro di verifica degli ispettori Onu non si fermi. In controtendenza, come previsto, il ministro degli esteri britannico Jack Straw, pronto a spalleggiare Powell quando inchioda Saddam alle proprie responsabilità. Nel giorno del processo contro l’Iraq, nella Sala del Consiglio di sicurezza è stata data la parola anche al principale imputato, rappresentato dall’ambasciatore di Baghdad, Mohammed Aldouri. In chiusura del dibattimento ha respinto tutte le accuse, bollando come menzogne le prove addotte da Powell. L’Iraq non possiede armi di distruzione di massa ed è pronto a fornire le informazioni necessarie, ha ribadito il diplomatico. Risponderemo a tutte le ‘menzogne’ degli Usa, gli ha fatto eco da Baghdad un comunicato del ministro degli esteri di Saddam, Naji Sabri. Il teorema del j’accuse degli Usa ormai è noto, le strategie della ‘difesa’ irachena – contraerea a parte – non ancora. I tempi stringono. Bush vorrebbe emettere la sentenza entro la metà di febbraio. Il processo d’appello per la pace e per i civili iracheni, in questo caso, non è previsto.

COREA - La Corea del Nord, ben lungi dal limitarsi ad attendere un'offensiva americana una volta che si sara' conclusa la guerra in Iraq, potrebbe benissimo attaccare essa per prima, a scopo preventivo: e' il monito lanciato dal regime di Pyongyang all'amministrazione Usa, il giorno dopo l'annuncio di aver riattivato i reattori nel complesso atomico di Yonbyong, attraverso dichirazioni rilasciate da Ri Pyong-gap, vice direttore del ministero degli Esteri del Nord, al quotidiano britannico 'The Guardian' che le riporta sul suo sito Internet. "Gli Stati Uniti affermano che dopo l'Iraq noi saremo i primi, ma noi abbiamo le nostre contromisure", sottolinea Ri. "Gli attacchi preventivi non sono il diritto esclusivo degli Stati eano Uniti". Il rappresentante nord-coreano mette poi in guardia sulla rischiosita' dell'attuale confronto, a suo dire maggiore di quanto non lo fosse una decennio fa, quando gia' i due Paesi si trovarono sull'orlo di un conflitto dalle conseguenze potenzialmente devastanti. "La situazione attuale puo' definirsi piu' grave rispetto al '93. Sara' pericoloso", avverte Ri.

PALESTINA - È di tre morti e quattro feriti il bilancio dello scontro a fuoco avvenuto la scorsa notte alle porte di Nablus (Cisgiordania) secondo quanto ha riferito la radio militare israeliana. Secondo una prima ricostruzione, uno o più palestinesi hanno colto di sorpresa due soldati israeliani che presidiavano un avamposto nel rione dei Samaritani, sul Monte Gerizim. Uno dei soldati è rimasto ucciso sul posto, un secondo è deceduto poco dopo. Una unità di paracadutisti si è lanciata all'inseguimento dell'assalitore (o degli assalitori) ed è stata attaccata con il lancio di bombe a mano. Altri quattro soldati sono rimasti feriti. Ciò nonostante sono riusciti ad uccidere un palestinese che aveva partecipato alla operazione. L'attacco ai militari è stato rivendicato dalle Brigate dei Martiri di al-Aqsa (al Fatah) e dalle Brigate Ali Mustafa, del Fronte popolare. In precedenza due infermieri palestinesi erano stati uccisi da un razzo israeliano in un ospedale di Gaza.

COLOMBIA - Il principale oleodotto della Colombia è stato fatto saltare in aria da un commando dei guerriglieri delle Farc, le Forze armate della rivoluzione, ad Arauquita, nel dipartimento nord orientale di Auraca. Lo hanno riferito fonti della polizia locale. L' attentato, sempre secondo fonti della polizia, ha provocato la fuoriuscita di petrolio nelle acque di un torrente nella zona di La Ceiba, vicino ad Arauquita. Una squadra di tecnici della società Ecopetrol, la società nazionale petrolifera della Colombia, si recherà oggi sul luogo per riparare l' oleodotto, per la difesa del quale circa settanta marines americani addestravano un reparto dell' esercito colombiano.

ITALIA

LAVORO - Il disegno di legge delega presentato dal governo nel novembre 2001, da cui era stata stralciata la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, è stato approvato ieri dal Senato. Soddisfatta la Confindustria, mentre la Cgil parla di "diritti azzerati". Per il ministro del Lavoro Roberto Maroni è stata "una giornata storica". Mentre secondo il suo predecessore Cesare Salvi (Ds) si tratta di "un duro colpo alle garanzie dei lavoratori". Il provvedimento è passato con i voti del centrodestra, mentre l’opposizione non ha votato.

Il collocamento sarà gestito anche dai privati. L’attività di incrocio tra domanda di lavoro e offerta da parte delle aziende potrà essere infatti svolta anche dalle agenzie di lavoro interinale, dai consulenti del lavoro e dalle stesse università. I servizi di collocamento pubblici e privati saranno collegati inoltre tra loro in una banca dati telematica , una sorta di Borsa del lavoro che dovrebbe permettere un incrocio più veloce ed efficiente tra le proposte con determinate caratteristiche e le richieste che provengono invece da chi è in cerca di un posto di lavoro. Nel tentativo di rendere più flessibile il mercato del lavoro sono stati introdotti nuovi tipi di contratto. Come il “job on call “, secondo cui il dipendente potrà essere chiamato al lavoro dall’azienda in qualsiasi momento all’interno dell’arco di tempo di disponibilità definito dal contratto. Un’altra forma di flessibilità introdotta con la riforma del lavoro sarà il contratto di “job sharing”, che in italiano potrebbe essere tradotto come lavoro condiviso. In questo caso due o anche più occupati potranno dividersi tra loro lo stesso rapporto di lavoro a tempo pieno.

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