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'''Fermiamo la guerra'''
'''Iraq'''
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Mercoledì 12 febbraio dalle 11 alle 14 il comitato organizzatore della manifestazione del 15 febbraio promuove un sit-in di protesta davanti alla sede Rai di viale Mazzini per denunciare il boicottaggio da parte della tv pubblica delle iniziative contro la guerra e della manifestazione globale contro la guerra del 15 febbraio.Ricordiamo come l'opinione pubblica, secondo tutti i sondaggi, sia in larga maggioranza contro la guerra all'Iraq e come nel mondo per la prima volta si stia organizzando una mobilitazione internazionale per il 15 febbraio che ad oggi coinvolge più di 300 città di oltre 54 paesi del mondo sulle stesse parole d'ordine e con le stesse richieste. Sarebbe del tutto consono alla sua missione che il servizio d'informazione pubblico si occupasse di questo grande e storico evento, ad esempio disponendo la diretta della manifestazione (che invece è stata negata) e che riflettesse sulle opinioni e mobilitazioni di tanti cittadini e cittadine italiani e nel mondo. Invece, l'informazione pubblica, con poche eccezioni, si sta mettendo l'elmetto o preferisce parlare d'altro. Mentre il paese reale discute, partecipa, si interroga e si schiera su un argomento che condiziona le nostre vite e le nostre coscienze. Un giudice di New York ha avallato, lunedi', la decisione della municipalita' di New York d'impedire alle manifestazioni pacifiste, in programma venerdi' prossimo, il 14 febbraio, di svolgersi o di sfilare di fronte alle Nazioni Unite. Secondo il giudice, la decisione del Comune non viola i diritti d'espressione dei manifestanti, ma si limita a indicare dove possono diffondere il loro messaggio. Inoltre, il giudice ha notato che il divieto di manifestare davanti al Palazzo di Vetro dell'Onu non riguarda solo i pacifisti, ma e' generalizzato, dopo l'attacco terroristico dell'11 Settembre. La decisione del giudice e' stata criticata dal premio Nobel per la pace Desmond Tutut, presente a New York per partecipare alle manifestazioni per la pace in preparazione per venerdi', quando il Consiglio di Sicurezza si riunira' per ascoltare un rapporto dei capi degli ispettori dell'Onu in Iraq. Le organizzazioni pacifiste intendono ricorrere in appello contro la decisione del giudice.

Cresce negli Stati Uniti il sostegno a un intervento militare contro l'Iraq anche senza il via libera delle Nazioni Unite. Secondo un sondaggio compiuto dal network 'Abc' e dal 'Washington Post', il 57 per cento degli intervistati si dice a favore di un attacco anche di fronte a obiezioni del Consiglio di sicurezza e il 63 per cento considera sufficienti le prove presentate dall'amministrazione Bush contro il regime di Saddam Hussein. Si tratta di un nuovo picco nel favore del popolo americano alla guerra, rispetto al 48 per cento registrato meno di un mese fa
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'''Palestina'''


Le forze israeliane hanno completamente chiuso i Territori palestinesi, una misura che normalmente viene presa soltanto in occasione delle elezioni o particolari festivita' nello stato d'Israele. Questa volta il provvedimento coincide con la festa musulmana del Sacrificio (Eid al-Adha), in seguito ad indicazioni dei servizi su un possibile grave attentato. La decisone presadal ministro della Difesa dello stato ebraico, Shaul Mofaz, contrasta con la decision annunciata domenica scorsa di allentare la tensione nei territori proprio a partire dalla giornata di oggi
Poche ore dopo la chiusura dei territori imposta da Israele per il pericolo di nuovi attentati kamikaze, si registrano le prime due vittime. Durante una retata dei para' a Nablus, in Cisgiordania, un palestinese e' stato colpito a morte mentre cercava di fuggire. Altre sei persone sono state arrestate. La seconda vittima e' caduta sotto i colpi esplosi dal posto di guardia nel crocevia di Kisufim, nella striscia di Gaza.Il corpo del ragazzo è stato trovato solo questa mattina all'alba, ospezionando la zona dove l'esercito aveva sparato durante la notte. Le operazioni militari delle'sercito israeliano mirano alla ricerca di esplosivi.

'''Filippine'''

L'esercito filippino ha lanciato oggi un'offensiva contro un migliaio di guerriglieri separatisti musulmani nell'isola meridionale di Mindanao. Lo ha detto un portavoce militare. L'attacco ha provocato la fuga di 20.000 civili. Secondo un primo bilancio delle forze armate, sette guerriglieri sono stati uccisi e cinque soldati sono stati feriti. Circa 22.000 abitanti dei villaggi si sono dati alla fuga quando e' diventato chiaro che stavano per iniziare i combattimenti, e hanno cercato rifugio in scuole e chiese. I soldati, appoggiati da bombardieri OV-10 e da elicotteri MG-520, hanno bombardato posizioni del Fronte Moro di liberazione islamico (Milf) nei pressi della localita' di Pikit.Contrastanti le versioni delle due forze in lotta sulle modalità di inizio dell'attacco.Secondo un portavoce militare, maggiore Julieto Ando I combattimenti sono iniziati dopo che i ribelli hanno attaccato nella mattina un avamposto delle forze armate, . Un portavoce dell'Milf ha detto invece che sono stati i militari a cominciare l'attacco. I combattimenti violano una tregua firmata nel 2001 fra il governo di Manila e il Fronte Moro. Jesus Dureza, portavoce della presidente Gloria Arroyo, ha detto che una commissione mista governo-ribelli deve riunirsi domani per discutere come mettere fine agli scontri


'''Corea del Nord'''

L’Alto Commissario per la politica estera dell’Unione europea, Javier Solana, dovrebbe incontrare oggi a Seul il presidente uscente sudcoreano Kim Dae Jung per discutere della crisi scoppiata tra Usa e Corea del Nord a proposito del programma bellico nucleare nelle mani di Pyongyang. Giunto ieri in Corea del Sud con una delegazione della Ue di cui fa parte anche il ministro degli esteri greco George Papandreou, Solana proviene dal Giappone, dove domenica scorsa ha incontrato il ministro degli esteri Yoriko Kawaguchi. Dallo scambio di vedute, sempre incentrato sulla questione nucleare, è emersa la contrarietà di Tokyo ad imporre sanzioni contro la Corea del Nord. La presa di posizione del Giappone va dunque ad aggiungersi a quella di Cina, Corea del Sud e Russia, che hanno più volte sollecitato Washington e Pyongyang al dialogo, escludendo l’applicazione di sanzioni controla Corea. Dopo Seul, Solana volerà a Vienna (Austria), dove mercoledì prossimo si terrà una riunione cruciale dei 35 Paesi membri dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), organismo di monitoraggio delle Nazioni Unite. Nel corso dell’incontro si deciderà se debba essere il Consiglio di sicurezza dell’Onu a pronunciarsi sul mancato rispetto degli accordi internazionali presi dalla Corea del Nord in materia di nucleare
La Corea del Nord, già messa a dura prova da anni di carestia e di cattiva gestione economica, non riceverà più aiuti dal Programma alimentare mondiale (Pam). È stato il portavoce dell’agenzia dell’Onu, Gerald Bourke, ad annunciarlo ieri da Pechino, spiegando che il flusso di aiuti si interromperà a causa di un "crollo delle donazioni". Sottolineando che "la situazione delle risorse non è migliorata", il portavoce ha dichiarato che il Pam si è trovato "costretto a tagliare gli aiuti ai beneficiari nelle regioni orientali della Corea del Nord". Il Programma alimentare mondiale, che in passato ha contribuito a sfamare circa un terzo dei 23 milioni di nordcoreani, aveva lanciato nel novembre scorso un appello per maggiori donazioni. Una settimana dopo, però, gli Stati Uniti, che figurano tra i principali ‘donor’ della Corea del Nord, avevano fatto sapere che non avrebbero inviato allo Stato asiatico ulteriori rifornimenti alimentari. Washington nega che la decisione abbia a che fare con la scoperta di un programma bellico nucleare nelle mani di Pyongyang, sostenendo invece di aver già mandato nel Paese comunista l’intera quantità di aiuti pianificati per il 2002. Di fatto, la tensione tra Usa e Corea del Nord è andata crescendo negli ultimi mesi, soprattutto da quando Pyongyang ha espulso dal proprio territorio gli esperti dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e annunciato la riattivazione di un programma bellico nucleare.


'''Colombia'''

Una proposta articolata di negoziato con i paramilitari, che contempla la concentrazione degli armati in una zona ‘speciale’ in attesa di provvedere al loro disarmo – previsto, al più tardi, entro il prossimo dicembre - è stata presentata nei giorni scorsi dal governo alle Auc (Autodifese unite della Colombia). Lo rivela il quotidiano di Bogotá ‘El Tiempo’, precisando che la bozza prevede, in linea di principio, due fasi: una di trattative vere e proprie (già avviate a gennaio e che si dovrebbero concludere a giugno) - nella quale saranno coinvolti, tra gli altri, l’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo, i leader politico, Carlos Castaño Gil, e militare delle ‘autodifese’, Salvatore Mancuso ed esponenti della Chiesa cattolica – mirata alla consegna delle armi da parte della fazione antigovernativa; l’altra denominata di ‘smobilitazione e reinserimento’ dei ‘paras’, da avviare dopo il raggiungimento di un accordo formale, da siglare alla presenza dell’ex presidente Usa e Premio Nobel per la pace Jimmy Carter o di un altro garante internazionale. Nel corso della prima fase, le parti dovrebbero anche valutare questioni quali il ‘congelamento’ degli ordini di cattura che gravano sui leader e i negoziatori delle Auc, il ritorno dei ‘desaplazados’ (sfollati) ai loro centri di origine, e in quale forma i paramilitari avranno diritto di difendersi di fronte a possibili attacchi della guerriglia. Attualmente, sempre secondo ‘El Tiempo’, al centro dei colloqui sarebbe uno dei temi più spinosi: il finanziamento del gruppo armato con i proventi del narcotraffico. In agenda anche il versamento di una sorta di ‘salario’ mensile per i leader delle Auc, (pari a 524 dollari a testa), richiesto dai ‘paras’, e la possibilità di rilasciare circa un migliaio di combattenti attualmente detenuti nelle carceri nazionali.
Le Auc, formazione paramilitare di destra, si sono rese responsabili di crimini contro la popolazione locale, e di numerosi sequestri.

Iraq

Un giudice di New York ha avallato, lunedi', la decisione della municipalita' di New York d'impedire alle manifestazioni pacifiste, in programma venerdi' prossimo, il 14 febbraio, di svolgersi o di sfilare di fronte alle Nazioni Unite. Secondo il giudice, la decisione del Comune non viola i diritti d'espressione dei manifestanti, ma si limita a indicare dove possono diffondere il loro messaggio. Inoltre, il giudice ha notato che il divieto di manifestare davanti al Palazzo di Vetro dell'Onu non riguarda solo i pacifisti, ma e' generalizzato, dopo l'attacco terroristico dell'11 Settembre. La decisione del giudice e' stata criticata dal premio Nobel per la pace Desmond Tutut, presente a New York per partecipare alle manifestazioni per la pace in preparazione per venerdi', quando il Consiglio di Sicurezza si riunira' per ascoltare un rapporto dei capi degli ispettori dell'Onu in Iraq. Le organizzazioni pacifiste intendono ricorrere in appello contro la decisione del giudice.

Cresce negli Stati Uniti il sostegno a un intervento militare contro l'Iraq anche senza il via libera delle Nazioni Unite. Secondo un sondaggio compiuto dal network 'Abc' e dal 'Washington Post', il 57 per cento degli intervistati si dice a favore di un attacco anche di fronte a obiezioni del Consiglio di sicurezza e il 63 per cento considera sufficienti le prove presentate dall'amministrazione Bush contro il regime di Saddam Hussein. Si tratta di un nuovo picco nel favore del popolo americano alla guerra, rispetto al 48 per cento registrato meno di un mese fa

Palestina

Le forze israeliane hanno completamente chiuso i Territori palestinesi, una misura che normalmente viene presa soltanto in occasione delle elezioni o particolari festivita' nello stato d'Israele. Questa volta il provvedimento coincide con la festa musulmana del Sacrificio (Eid al-Adha), in seguito ad indicazioni dei servizi su un possibile grave attentato. La decisone presadal ministro della Difesa dello stato ebraico, Shaul Mofaz, contrasta con la decision annunciata domenica scorsa di allentare la tensione nei territori proprio a partire dalla giornata di oggi Poche ore dopo la chiusura dei territori imposta da Israele per il pericolo di nuovi attentati kamikaze, si registrano le prime due vittime. Durante una retata dei para' a Nablus, in Cisgiordania, un palestinese e' stato colpito a morte mentre cercava di fuggire. Altre sei persone sono state arrestate. La seconda vittima e' caduta sotto i colpi esplosi dal posto di guardia nel crocevia di Kisufim, nella striscia di Gaza.Il corpo del ragazzo è stato trovato solo questa mattina all'alba, ospezionando la zona dove l'esercito aveva sparato durante la notte. Le operazioni militari delle'sercito israeliano mirano alla ricerca di esplosivi.

Filippine

L'esercito filippino ha lanciato oggi un'offensiva contro un migliaio di guerriglieri separatisti musulmani nell'isola meridionale di Mindanao. Lo ha detto un portavoce militare. L'attacco ha provocato la fuga di 20.000 civili. Secondo un primo bilancio delle forze armate, sette guerriglieri sono stati uccisi e cinque soldati sono stati feriti. Circa 22.000 abitanti dei villaggi si sono dati alla fuga quando e' diventato chiaro che stavano per iniziare i combattimenti, e hanno cercato rifugio in scuole e chiese. I soldati, appoggiati da bombardieri OV-10 e da elicotteri MG-520, hanno bombardato posizioni del Fronte Moro di liberazione islamico (Milf) nei pressi della localita' di Pikit.Contrastanti le versioni delle due forze in lotta sulle modalità di inizio dell'attacco.Secondo un portavoce militare, maggiore Julieto Ando I combattimenti sono iniziati dopo che i ribelli hanno attaccato nella mattina un avamposto delle forze armate, . Un portavoce dell'Milf ha detto invece che sono stati i militari a cominciare l'attacco. I combattimenti violano una tregua firmata nel 2001 fra il governo di Manila e il Fronte Moro. Jesus Dureza, portavoce della presidente Gloria Arroyo, ha detto che una commissione mista governo-ribelli deve riunirsi domani per discutere come mettere fine agli scontri

Corea del Nord

L’Alto Commissario per la politica estera dell’Unione europea, Javier Solana, dovrebbe incontrare oggi a Seul il presidente uscente sudcoreano Kim Dae Jung per discutere della crisi scoppiata tra Usa e Corea del Nord a proposito del programma bellico nucleare nelle mani di Pyongyang. Giunto ieri in Corea del Sud con una delegazione della Ue di cui fa parte anche il ministro degli esteri greco George Papandreou, Solana proviene dal Giappone, dove domenica scorsa ha incontrato il ministro degli esteri Yoriko Kawaguchi. Dallo scambio di vedute, sempre incentrato sulla questione nucleare, è emersa la contrarietà di Tokyo ad imporre sanzioni contro la Corea del Nord. La presa di posizione del Giappone va dunque ad aggiungersi a quella di Cina, Corea del Sud e Russia, che hanno più volte sollecitato Washington e Pyongyang al dialogo, escludendo l’applicazione di sanzioni controla Corea. Dopo Seul, Solana volerà a Vienna (Austria), dove mercoledì prossimo si terrà una riunione cruciale dei 35 Paesi membri dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), organismo di monitoraggio delle Nazioni Unite. Nel corso dell’incontro si deciderà se debba essere il Consiglio di sicurezza dell’Onu a pronunciarsi sul mancato rispetto degli accordi internazionali presi dalla Corea del Nord in materia di nucleare La Corea del Nord, già messa a dura prova da anni di carestia e di cattiva gestione economica, non riceverà più aiuti dal Programma alimentare mondiale (Pam). È stato il portavoce dell’agenzia dell’Onu, Gerald Bourke, ad annunciarlo ieri da Pechino, spiegando che il flusso di aiuti si interromperà a causa di un "crollo delle donazioni". Sottolineando che "la situazione delle risorse non è migliorata", il portavoce ha dichiarato che il Pam si è trovato "costretto a tagliare gli aiuti ai beneficiari nelle regioni orientali della Corea del Nord". Il Programma alimentare mondiale, che in passato ha contribuito a sfamare circa un terzo dei 23 milioni di nordcoreani, aveva lanciato nel novembre scorso un appello per maggiori donazioni. Una settimana dopo, però, gli Stati Uniti, che figurano tra i principali ‘donor’ della Corea del Nord, avevano fatto sapere che non avrebbero inviato allo Stato asiatico ulteriori rifornimenti alimentari. Washington nega che la decisione abbia a che fare con la scoperta di un programma bellico nucleare nelle mani di Pyongyang, sostenendo invece di aver già mandato nel Paese comunista l’intera quantità di aiuti pianificati per il 2002. Di fatto, la tensione tra Usa e Corea del Nord è andata crescendo negli ultimi mesi, soprattutto da quando Pyongyang ha espulso dal proprio territorio gli esperti dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e annunciato la riattivazione di un programma bellico nucleare.

Colombia

Una proposta articolata di negoziato con i paramilitari, che contempla la concentrazione degli armati in una zona ‘speciale’ in attesa di provvedere al loro disarmo – previsto, al più tardi, entro il prossimo dicembre - è stata presentata nei giorni scorsi dal governo alle Auc (Autodifese unite della Colombia). Lo rivela il quotidiano di Bogotá ‘El Tiempo’, precisando che la bozza prevede, in linea di principio, due fasi: una di trattative vere e proprie (già avviate a gennaio e che si dovrebbero concludere a giugno) - nella quale saranno coinvolti, tra gli altri, l’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo, i leader politico, Carlos Castaño Gil, e militare delle ‘autodifese’, Salvatore Mancuso ed esponenti della Chiesa cattolica – mirata alla consegna delle armi da parte della fazione antigovernativa; l’altra denominata di ‘smobilitazione e reinserimento’ dei ‘paras’, da avviare dopo il raggiungimento di un accordo formale, da siglare alla presenza dell’ex presidente Usa e Premio Nobel per la pace Jimmy Carter o di un altro garante internazionale. Nel corso della prima fase, le parti dovrebbero anche valutare questioni quali il ‘congelamento’ degli ordini di cattura che gravano sui leader e i negoziatori delle Auc, il ritorno dei ‘desaplazados’ (sfollati) ai loro centri di origine, e in quale forma i paramilitari avranno diritto di difendersi di fronte a possibili attacchi della guerriglia. Attualmente, sempre secondo ‘El Tiempo’, al centro dei colloqui sarebbe uno dei temi più spinosi: il finanziamento del gruppo armato con i proventi del narcotraffico. In agenda anche il versamento di una sorta di ‘salario’ mensile per i leader delle Auc, (pari a 524 dollari a testa), richiesto dai ‘paras’, e la possibilità di rilasciare circa un migliaio di combattenti attualmente detenuti nelle carceri nazionali. Le Auc, formazione paramilitare di destra, si sono rese responsabili di crimini contro la popolazione locale, e di numerosi sequestri.

Colombia

Il governo colombiano avviera' una offensiva affinche' le Farc siano considerate dalla comunita' internazionale, ne' piu' ne' meno, alla stregua di Al Quaida. Intanto il capo del Comando Sud delle forze armate statunitensi, generale James Hill, in visita a Bogota', ha sostenuto senza nominare esplicitamente le Farc che ' le forze che stanno combattendo (in Colombia) non sono altro che dei terroristi che cercano di distruggere il tessuto stesso del paese'. 'Esse - ha aggiunto - non offrono nulla di buono al popolo colombiano, non stanno sviluppando una lotta ideologica per guadagnare il suo appoggio, ma si sono intestardite in una guerra totale contro il paese'.Il presidente Alvaro Uribe - ha poi detto il vicepresidente Santos - e' molto addolorato ma ha deciso di impegnarsi sempre di piu' sul tema della sicurezza, in ambito internazionale (...) affinche' le Farc finiscano come Al Quaida, visto l'organizzazione terroristica che rappresentano'. Ovviamente - ha ancora detto - rafforzeremo la lotta antiterroristica; gli Stati Uniti hanno gia' dichiarato che aiuteranno molto di piu' in questo campo la Colombia. E' una grande opportunita' in cui utilizzeremo aiuti tecnologici avanzatissimi che quel paese offre per combattere il terrorismo. Non vogliamo saperne piu' - ha concluso - di terroristi in Colombia in nessuno spazio democratico.

CNR

Il Tar del Lazio ha sospeso fino al prossimo 20 febbraio il decreto con il quale il Consiglio dei Ministri aveva deciso di commissariare il Consiglio nazionale delle ricerche. Il ricorso è stato presentato dall'ex presidente del Cnr Lucio Bianco.Il commissariamento del maggior ente di ricerca scientifica italiano era stato deciso nell’ambito della riforma voluta dal ministro dell’Istruzione Letizia Moratti e approvata dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio (ma non ancora dal Parlamento). Intanto si accende la protesta contro la riforma Moratti degli scienziati guidati dal Nobel Rita Levi Montalcini, che domani consegneranno provette e camici in piazza Montecitorio, si costituisce anche un comitato di scienziati a favore. Fra i promotori: Zichichi e Boschi.

gror030211 (last edited 2008-06-26 09:48:42 by anonymous)