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MONDO

PALESTINA - Undici palestinesi sono rimasti uccisi nelle prime ore di questa mattina in un raid dei carri armati israeliani contro il campo profughi di Jabalya, nella Striscia di Gaza, all'indomani dell'attentato suicida di Haifa costato la vita a 15 persone. Fonti sanitarie palestinesi agli ospedali Shiffa e Kamal Odwan di Gaza hanno riferito che nelle ultime ore sono stati ricoverati anche 140 feriti, di cui 35 in gravi condizioni. Le incursioni dei carri armati sono state precedute dai raid dagli elicotteri Apache, che hanno sparato numerosi missili poco dopo la mezzanotte contro il campo di Jabalya, il piu' grande della regione, dove vivono circa 100mila palestinesi. Secondo testimoni oculari, i militari dello Stato ebraico hanno fatto irruzione anche in numerosi abitazioni di presunti militanti islamici: tra queste, quella di Suhail Zeyada, membro di Hamas. I soldati sono entrati, hanno fatto uscire tutti quelli che si trovavano dentro e quindi l'hanno fatta saltare in aria. Intanto, all'alba, a Hebron, in Cisgiordania, le truppe israeliane hanno arrestato il padre e il fratello del kamikaze di ieri, Mahmoud Al Qawasmeh, 20 anni, che era un militante di Hamas.

GUERRA - La Cina ritiene che non sia necessaria una seconda risoluzione dell'Onu sull'Iraq. Lo ha detto il ministro degli esteri cinese Tang Jiaxuan.Il ministro ha aggiunto che il lavoro di ispezione alla ricerca di armi di distruzione di massa, in base alla risoluzione Onu 1441, non e' stato ancora completato. Secondo Tang, che parlava nel corso di una conferenza stampa a Pechino, e' dunque necessario ricercare una soluzione diplomatica alla crisi irachena. La Cina e' membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu e ha diritto di veto. Intanto La Gran Bretagna sta lavorando dietro le quinte a una risoluzione di compromesso sul disarmo iracheno, nel tentativo di superare l'opposizione di Francia, Germania e Russia, che ieri hanno firmato una dichiarazione congiunta nella quale minacciano il ricorso al veto. Lo rivela il quotidiano britannico The Guardian, secondo cui il governo di Londra starebbe lavorando a una nuova formulazione della risoluzione, con la quale si concederebbe a Baghdad un po' piu' di tempo, fissando un ultimatum accettabile per tutti i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Prosegue senza sosta 'la 'caccia' degli Stati Uniti ai voti che mancano per assicurarsi la settimana prossima l'approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, eventuale esercizio del diritto di veto permettendo, della nuova risoluzione sulla crisi irachena presentata a suo tempo insieme alla Gran Bretagna e alla Spagna: quella che dovrebbe permettere l'avvio dell'intervento militare contro il regime di Saddam Hussein. Ma la guerra sembra già essere cominciata almeno sul piano di alcuni provvedimenti infatti gli Stati Uniti hanno ordinato a due diplomatici iracheni di lasciare il Paese, ha detto l'ambasciatore iracheno all'Onu. Mohammed Al-Douri ha detto che ai due uomini è stato ordinato di lasciare gli Stati Uniti a causa del loro comportamento in contraddizione con il loro status diplomatico. E' questa la formula del linguaggio diplomatico che si riferisce allo spionaggio. Al-Douri ha detto che i due uomini sono stati informati del provvedimento di espulsione alle 18 di martedì (mezzanotte in Italia) e che hanno ricevuto 72 ore di tempo per lasciare gli Stati Uniti.