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Inserisci una descrizione per gror030512 === GR ORE 17.00 ===

'''Esteri'''

'''palestina'''

L'esercito israeliano ha bloccato questa mattina tutti i varchi con la striscia di Gaza, rimasta così completamente isolata. La notizia, diffusa oggi da un portavoce militare israeliano, dimostra come la situazione in Israele e nei Territori resti ancora estremamente tesa nonostante gli sforzi diplomatici e i passi in avanti delle ultime ore. Soltanto ieri in serata, Israele aveva fatto sapere che da questa mattina, avrebbe nuovamente consentito l'accesso sul proprio territorio a 120 mila lavoratori palestinesi, a questo punto nuovamente bloccati nei Territori. In un comunicato, diramato questa mattina, l'esercito israeliano ha precisato che ''tenuto conto di considerazioni di sicurezza, è stato deciso di imporre il blocco totale sulla striscia di Gaza fino a nuovo ordine''. La misura è stata presa mentre è ancora in corso la missione del segretario di Stato americano Colin Powell per tentare di rilanciare il processo di pace sulla base del progetto studiato dalle diplomazie di Usa, Russia, Ue e Onu. All'alba, prima di tornare a chiudere la frontiera con Gaza, l'esercito israeliano aveva effettuato un nuova incursione a Rafah durante la quale sono stati uccisi due palestinesi ritenuti membri di al-Fatah. Prima di loro Hassan A-Stall, di 17 anni, era stato ucciso in circostanze ancora poco chiare mentre stava lavorando un campo a Khan Yunes da soldati di guardia del vicino insediamento di Ganei Tal.


Un convinto sì a collaborare con gli Stati Uniti nel processo di pace tra israeliani e palestinesi, e un altrettanto deciso "no grazie" a seguire gli Usa nel loro tentativo di mettere da parte Yasser Arafat. E' in sintesi la posizione dell'Egitto emersa oggi durante l'incontro tra il ministro degli Esteri Ahmed Maher e il segretario di Stato Usa Colin Powell. "Continuiamo a riconoscere Arafat come leader del popolo palestinese", ha detto Maher. Il Segretario di Stato americano prosegue il suo giro di visite in Medio Oriente per promuovere la "tabella di marcia" per la pace nella regione preparata dal Quartetto (Usa, Russia, Ue ed Onu). Dopo la visita in Israele e nei territori e l'incontro di stamattina con le massime autorità egiziane, oggi pomeriggio Powell è in Giordania, domani in Arabia Saudita. Scopo della missione nei Paesi arabi è ottenerne l'esplicito appoggio al piano di pace, ivi compresa la necessità di una nuova Costituzione per il futuro Stato palestinese e del disarmo dei gruppi estremisti. Il presidente George W. Bush ha escluso Arafat dalle trattative, tacciandolo di incapacità nel contenere gli attacchi terroristici contro Israele. Arafat non è stato invitato al tavolo di colloqui che si è tenuto ieri, quando Powell ha incontrato prima il premier israeliano Ariel Sharon e poi in Cisgiordania il primo ministro palestinese Abu Mazen. Nonostante ciò l'Egitto, che pure è uno dei più fedeli alleati degli Usa, ha dichiarato per voce di Maher che "continuerà a trattare con Arafat". Powell non ha replicato. Ha già affermato nel suo viaggio in Medio Oriente che i governi hanno il diritto di prendere le proprie decisioni, augurandosi però che arabi e europei possano convergere sul punto di vista statunitense. Sul processo di pace, Powell ha detto che l'Egitto ha assicurato il proprio aiuto nel migliorare gli accordi per la sicurezza dei palestinesi e in altri modi.

'''iraq'''

'''Italia'''

'''Cofferati'''

"Sono molto contento e mi compiaccio del fatto che anche Cofferati abbia assunto la posizione annunciata da alcune settimane dai Ds". E' visibilmente soddisfatto, il segretario dei Ds Piero Fassino, nel commentare il non voto annunciato dell'ex leader della Cgil al referendum sull'articolo 18. Delusione e perplessità, invece, in alcuni esponenti del Correntone Ds e critiche da parte di Rifondazione comunista: "Un fatto gravissimo, un oggettivo tradimento", accusa Marco Ferrando, membro della direzione nazionale del Prc.

Per Fassino "questo è un referendum inutile e dannoso che va reso inutile non partecipando al voto" e favorendo una iniziativa parlamentare, perche' "una legge è lo strumento piu' adeguato" ad affrontare il problema.

Sempre nei Ds, pur su posizioni interne diverse rispetto a quelle del segretario, Giovanna Melandri dice di condividere l'analisi di Cofferati sull'attuale situazione politica. In particolare su due punti: sull'unità combattiva dell'Ulivo contro la lacerazione drammatica del tessuto connettivo della democrazia prodotta dal governo Berlusconi ("il patetico tormentone sui comunisti, sta diventando un'icona pop del non-sense") e sull'art. 18. "Anch'io penso che non andare a votare sia l'unica scelta possibile", dice Melandri. "Il quesito proposto dal Comitato promotore, infatti, e' il modo peggiore per risolvere il problema dell'estensione dei diritti dei lavoratori: votare no equivale a votare contro i lavoratori e negare che esista un problema di estensione dei loro diritti, e questo non è accettabile. Ma votare sì, creando di fatto un quadro normativo sostanzialmente inapplicabile - conclude Melandri - non significa affatto introdurre forme di tutela per il nuovo lavoro più debole, per quello parasubordinato e, soprattutto, per i molti giovani che chiedono nuovi diritti per affrontare la crescente precarizzazione del lavoro".

Nel Correntone
Non la pensa così Alfiero Grandi, della sinistra interna, che si schiera per il sì al referendum sull'articolo 18 per fermare l'attacco ai diritti dei lavoratori: "Il fallimento del referendum farebbe venire cattive idee in testa al governo e a Confindustria e sono convinto che il disegno di legge 848 bis, che fino ad ora ha dormito al Senato, riprenderebbe vigore".

"In gioco -dice Grandi- non c'è più l'opportunità di promuoverlo, che resta discutibile e azzardata, ma il fatto che ormai il referendum c'è e nessuno può fermarlo, se non una nuova legge per la quale non ci sono più i tempi necessari. L'idea di aggirarlo o di vanificarlo mi sembra un errore".

Prc: tradimento
Sulla scelta di Cofferati è duro, invece, il commento di Marco Ferrando, membro della direzione nazionale di Rifondazione Comunista: "La dichiarazione di astensione da parte di colui che è stato il principale riferimento popolare nella difesa dell'art.18 - dice l'esponente della minoranza interna di PRC - è già di per sé un pesante atto pubblico di boicottaggio del referendum che di fatto affianca Cofferati a Berlusconi, alla Confindustria, alla maggioranza dirigente dei Ds. Cofferati si carica così di una enorme responsabilità: pur di coltivare la propria ambizione di possibile leader dell'Ulivo, legittimato dal centro liberale, non ha esitato a dissociarsi dal sentimento di milioni di lavoratori, dalle indicazioni di Aprile, dalla scelta della stessa Cgil, mettendo a rischio una vittoria possibile per l'estensione dei diritti, a tutto vantaggio di un governo reazionario.

"Occorre reagire con decuplicata energia, rilanciando con forza una campagna unitaria di massa per il sì, ma anche - conclude Ferrando - traendo una lezione di fondo: a braccetto col centro dell'Ulivo non è possibile né una battaglia per i diritti né tantomeno un'alternativa di società".

Per il segretario Fausto Bertinotti, invece, "Cofferati ha fatto della Cgil la protagonista della lotta radicale e di massa per la difesa dell'articolo 18. Per questo ha rotto con Cisl e Uil ed ha giustamente ignorato le accuse di dividere i lavoratori e i sindacati, rivoltegli dal centrosinistra. Ora qualcosa lo porta a lanciare l'accusa di strumentalismo a Rifondazione Comunista, colpevole di aver promosso insieme a molti altri, fra cui il più grande sindacato industriale del Paese, il referendum sull'estensione dell'articolo 18. Noi continueremo a mantenere la discussione sui contenuti, incoraggiati dal crescere nel paese dei consensi per il sì".

Sacconi: Cofferati è passato ai tatticismi contraddittori
Per il sottosegretario al Welfare la decisione dell'ex segretario generale della Cgil è in "contraddizione" con la campagna fatta dal sindacato di Corso Italia contro il Patto per l'Italia: "La contraddizione è tutta in Cofferati che è passato ai tatticismi della politica. La campagna per l'astensione - aggiunge - deve essere fatta per illustrare tutte le ragioni del percorso delle riforme e per sconfiggere quelle della conservazione. Anche se non andiamo a votare non dobbiamo andare al mare". Resta, infatti, la necessità di "sconfiggere la Cgil" che sul quesito ha dato indicazione di votare sì.

"Il referendum del 15 giugno - sostiene Sacconi - ha come posta in gioco la modernizzazione delle relazioni industriali e la conferma del Patto per l'Italia. Cisl e Uil e le associazioni imprenditoriali dovranno sconfiggere la Cgil, che coerentemente con la astiosa campagna dello scorso anno e con il più recente sostegno alla Fiom si è schierata per il sì".




'''Diaz'''

rchiviazione per i 93 no global che erano stati arrestati dalla polizia durante l'irruzione alla scuola Diaz nel luglio del 2001 durante il G8 a Genova. La decisione è stata presa dal Gip Anna Ivaldi che ha depositato stamani il dispositivo.
   
Le accuse nei loro confronti erano quelle di associazione per delinquere (poi stralciata dal fascicolo per confluire nel filone d'inchiesta sulle violenze di strada), resistenza aggravata a pubblico ufficiale, furto aggravato, lesioni personali, detenzione di coltelli e armi improprie.

Al termine dell'operazione di polizia 62 giovani furono costretti a ricorrere alle cure mediche e tutti e 93

'''Stampa'''

"La mia opinione personale è che si sia passato davvero il segno e che ci siano tutte le condizioni per una giornata di sciopero generale dei giornalisti". Il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi prende posizione ancora a titolo personale, ma ai microfoni di una radio privata dice chiaro che le ultime dichiarazioni del presidente del Consiglio sul Tg3 e i recenti attacchi all'autonomia della categoria giustificano, a suo avviso, lo sciopero generale.

"Non facciamo agitazioni di questo tipo - ha aggiunto Serventi Longhi - indirizzate contro il governo da qualche anno. Ma credo sia importante a questo punto dare una forte risposta unitaria di mobilitazione e di lotta. Riuniremo la giunta della Fnsi, alla quale farò la proposta di uno sciopero generale, e gli organismi della categoria dovranno, ovviamente, valutare e decidere

GR ORE 17.00

Esteri

palestina

L'esercito israeliano ha bloccato questa mattina tutti i varchi con la striscia di Gaza, rimasta così completamente isolata. La notizia, diffusa oggi da un portavoce militare israeliano, dimostra come la situazione in Israele e nei Territori resti ancora estremamente tesa nonostante gli sforzi diplomatici e i passi in avanti delle ultime ore. Soltanto ieri in serata, Israele aveva fatto sapere che da questa mattina, avrebbe nuovamente consentito l'accesso sul proprio territorio a 120 mila lavoratori palestinesi, a questo punto nuovamente bloccati nei Territori. In un comunicato, diramato questa mattina, l'esercito israeliano ha precisato che tenuto conto di considerazioni di sicurezza, è stato deciso di imporre il blocco totale sulla striscia di Gaza fino a nuovo ordine. La misura è stata presa mentre è ancora in corso la missione del segretario di Stato americano Colin Powell per tentare di rilanciare il processo di pace sulla base del progetto studiato dalle diplomazie di Usa, Russia, Ue e Onu. All'alba, prima di tornare a chiudere la frontiera con Gaza, l'esercito israeliano aveva effettuato un nuova incursione a Rafah durante la quale sono stati uccisi due palestinesi ritenuti membri di al-Fatah. Prima di loro Hassan A-Stall, di 17 anni, era stato ucciso in circostanze ancora poco chiare mentre stava lavorando un campo a Khan Yunes da soldati di guardia del vicino insediamento di Ganei Tal.

Un convinto sì a collaborare con gli Stati Uniti nel processo di pace tra israeliani e palestinesi, e un altrettanto deciso "no grazie" a seguire gli Usa nel loro tentativo di mettere da parte Yasser Arafat. E' in sintesi la posizione dell'Egitto emersa oggi durante l'incontro tra il ministro degli Esteri Ahmed Maher e il segretario di Stato Usa Colin Powell. "Continuiamo a riconoscere Arafat come leader del popolo palestinese", ha detto Maher. Il Segretario di Stato americano prosegue il suo giro di visite in Medio Oriente per promuovere la "tabella di marcia" per la pace nella regione preparata dal Quartetto (Usa, Russia, Ue ed Onu). Dopo la visita in Israele e nei territori e l'incontro di stamattina con le massime autorità egiziane, oggi pomeriggio Powell è in Giordania, domani in Arabia Saudita. Scopo della missione nei Paesi arabi è ottenerne l'esplicito appoggio al piano di pace, ivi compresa la necessità di una nuova Costituzione per il futuro Stato palestinese e del disarmo dei gruppi estremisti. Il presidente George W. Bush ha escluso Arafat dalle trattative, tacciandolo di incapacità nel contenere gli attacchi terroristici contro Israele. Arafat non è stato invitato al tavolo di colloqui che si è tenuto ieri, quando Powell ha incontrato prima il premier israeliano Ariel Sharon e poi in Cisgiordania il primo ministro palestinese Abu Mazen. Nonostante ciò l'Egitto, che pure è uno dei più fedeli alleati degli Usa, ha dichiarato per voce di Maher che "continuerà a trattare con Arafat". Powell non ha replicato. Ha già affermato nel suo viaggio in Medio Oriente che i governi hanno il diritto di prendere le proprie decisioni, augurandosi però che arabi e europei possano convergere sul punto di vista statunitense. Sul processo di pace, Powell ha detto che l'Egitto ha assicurato il proprio aiuto nel migliorare gli accordi per la sicurezza dei palestinesi e in altri modi.

iraq

Italia

Cofferati

"Sono molto contento e mi compiaccio del fatto che anche Cofferati abbia assunto la posizione annunciata da alcune settimane dai Ds". E' visibilmente soddisfatto, il segretario dei Ds Piero Fassino, nel commentare il non voto annunciato dell'ex leader della Cgil al referendum sull'articolo 18. Delusione e perplessità, invece, in alcuni esponenti del Correntone Ds e critiche da parte di Rifondazione comunista: "Un fatto gravissimo, un oggettivo tradimento", accusa Marco Ferrando, membro della direzione nazionale del Prc.

Per Fassino "questo è un referendum inutile e dannoso che va reso inutile non partecipando al voto" e favorendo una iniziativa parlamentare, perche' "una legge è lo strumento piu' adeguato" ad affrontare il problema.

Sempre nei Ds, pur su posizioni interne diverse rispetto a quelle del segretario, Giovanna Melandri dice di condividere l'analisi di Cofferati sull'attuale situazione politica. In particolare su due punti: sull'unità combattiva dell'Ulivo contro la lacerazione drammatica del tessuto connettivo della democrazia prodotta dal governo Berlusconi ("il patetico tormentone sui comunisti, sta diventando un'icona pop del non-sense") e sull'art. 18. "Anch'io penso che non andare a votare sia l'unica scelta possibile", dice Melandri. "Il quesito proposto dal Comitato promotore, infatti, e' il modo peggiore per risolvere il problema dell'estensione dei diritti dei lavoratori: votare no equivale a votare contro i lavoratori e negare che esista un problema di estensione dei loro diritti, e questo non è accettabile. Ma votare sì, creando di fatto un quadro normativo sostanzialmente inapplicabile - conclude Melandri - non significa affatto introdurre forme di tutela per il nuovo lavoro più debole, per quello parasubordinato e, soprattutto, per i molti giovani che chiedono nuovi diritti per affrontare la crescente precarizzazione del lavoro".

Nel Correntone Non la pensa così Alfiero Grandi, della sinistra interna, che si schiera per il sì al referendum sull'articolo 18 per fermare l'attacco ai diritti dei lavoratori: "Il fallimento del referendum farebbe venire cattive idee in testa al governo e a Confindustria e sono convinto che il disegno di legge 848 bis, che fino ad ora ha dormito al Senato, riprenderebbe vigore".

"In gioco -dice Grandi- non c'è più l'opportunità di promuoverlo, che resta discutibile e azzardata, ma il fatto che ormai il referendum c'è e nessuno può fermarlo, se non una nuova legge per la quale non ci sono più i tempi necessari. L'idea di aggirarlo o di vanificarlo mi sembra un errore".

Prc: tradimento Sulla scelta di Cofferati è duro, invece, il commento di Marco Ferrando, membro della direzione nazionale di Rifondazione Comunista: "La dichiarazione di astensione da parte di colui che è stato il principale riferimento popolare nella difesa dell'art.18 - dice l'esponente della minoranza interna di PRC - è già di per sé un pesante atto pubblico di boicottaggio del referendum che di fatto affianca Cofferati a Berlusconi, alla Confindustria, alla maggioranza dirigente dei Ds. Cofferati si carica così di una enorme responsabilità: pur di coltivare la propria ambizione di possibile leader dell'Ulivo, legittimato dal centro liberale, non ha esitato a dissociarsi dal sentimento di milioni di lavoratori, dalle indicazioni di Aprile, dalla scelta della stessa Cgil, mettendo a rischio una vittoria possibile per l'estensione dei diritti, a tutto vantaggio di un governo reazionario.

"Occorre reagire con decuplicata energia, rilanciando con forza una campagna unitaria di massa per il sì, ma anche - conclude Ferrando - traendo una lezione di fondo: a braccetto col centro dell'Ulivo non è possibile né una battaglia per i diritti né tantomeno un'alternativa di società".

Per il segretario Fausto Bertinotti, invece, "Cofferati ha fatto della Cgil la protagonista della lotta radicale e di massa per la difesa dell'articolo 18. Per questo ha rotto con Cisl e Uil ed ha giustamente ignorato le accuse di dividere i lavoratori e i sindacati, rivoltegli dal centrosinistra. Ora qualcosa lo porta a lanciare l'accusa di strumentalismo a Rifondazione Comunista, colpevole di aver promosso insieme a molti altri, fra cui il più grande sindacato industriale del Paese, il referendum sull'estensione dell'articolo 18. Noi continueremo a mantenere la discussione sui contenuti, incoraggiati dal crescere nel paese dei consensi per il sì".

Sacconi: Cofferati è passato ai tatticismi contraddittori Per il sottosegretario al Welfare la decisione dell'ex segretario generale della Cgil è in "contraddizione" con la campagna fatta dal sindacato di Corso Italia contro il Patto per l'Italia: "La contraddizione è tutta in Cofferati che è passato ai tatticismi della politica. La campagna per l'astensione - aggiunge - deve essere fatta per illustrare tutte le ragioni del percorso delle riforme e per sconfiggere quelle della conservazione. Anche se non andiamo a votare non dobbiamo andare al mare". Resta, infatti, la necessità di "sconfiggere la Cgil" che sul quesito ha dato indicazione di votare sì.

"Il referendum del 15 giugno - sostiene Sacconi - ha come posta in gioco la modernizzazione delle relazioni industriali e la conferma del Patto per l'Italia. Cisl e Uil e le associazioni imprenditoriali dovranno sconfiggere la Cgil, che coerentemente con la astiosa campagna dello scorso anno e con il più recente sostegno alla Fiom si è schierata per il sì".

Diaz

rchiviazione per i 93 no global che erano stati arrestati dalla polizia durante l'irruzione alla scuola Diaz nel luglio del 2001 durante il G8 a Genova. La decisione è stata presa dal Gip Anna Ivaldi che ha depositato stamani il dispositivo.

Le accuse nei loro confronti erano quelle di associazione per delinquere (poi stralciata dal fascicolo per confluire nel filone d'inchiesta sulle violenze di strada), resistenza aggravata a pubblico ufficiale, furto aggravato, lesioni personali, detenzione di coltelli e armi improprie.

Al termine dell'operazione di polizia 62 giovani furono costretti a ricorrere alle cure mediche e tutti e 93

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"La mia opinione personale è che si sia passato davvero il segno e che ci siano tutte le condizioni per una giornata di sciopero generale dei giornalisti". Il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi prende posizione ancora a titolo personale, ma ai microfoni di una radio privata dice chiaro che le ultime dichiarazioni del presidente del Consiglio sul Tg3 e i recenti attacchi all'autonomia della categoria giustificano, a suo avviso, lo sciopero generale.

"Non facciamo agitazioni di questo tipo - ha aggiunto Serventi Longhi - indirizzate contro il governo da qualche anno. Ma credo sia importante a questo punto dare una forte risposta unitaria di mobilitazione e di lotta. Riuniremo la giunta della Fnsi, alla quale farò la proposta di uno sciopero generale, e gli organismi della categoria dovranno, ovviamente, valutare e decidere

G.R. 13,00

PALESTINA

Comincia con massacri il cosiddettoprocesso do pace: Tre palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza. I primi due all'alba, erano stati uccisi in uno scontro a fuoco divampato nel corso di un'incursione delle truppe israeliane a Rafah, sempre al sud; entrambi erano militanti delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa. Altri tre palestinesi erano stati feriti; abbattute inoltre dalla ruspe corazzate degli occupanti un paio di abitazioni, con la scusa di essere abitate da presunti terroristi. Prima ancora dell'uccisione del terzo palestinese, una nota dell'Esercito israeliano aveva annunciato una nuova "chiusura totale fino a nuovo ordine" della Striscia, che era appena stata riaperta. Circa quindicimila pendolari palestinesi, pur avendo ricevuto ieri la relativa autorizzazione, non potranno così recarsi ai rispettivi posti di lavoro in Israele. Il terzo ucciso dai soldati israeliani a colpi di arma da fuoco anch’esso nella Striscia di Gaza a Khan Younis. Lo hanno denunciato fonti delle forze di sicurezza palestinesi. La vittima è stata identificata come Hassan al-Astal, di soli 17 anni; è stato colpito mortalmente nei pressi del vicino insediamento israeliano di Ganei Tal, a guardia del quale erano schierati i militari che gli hanno poi sparato.

Intanto: Amnesty International ha condannato oggi la decisione delle autorità israeliane di richiedere agli stranieri che entrano a Gaza di firmare una dichiarazione che assolve Israele da ogni responsabilità nel caso in cui verranno feriti o uccisi. Una delegazione di Amnesty International si è vista oggi negare l'ingresso a Gaza. Ai delegati è stato chiesto di firmare la dichiarazione di rinuncia, cosa che hanno rifiutato di fare. La dichiarazione da sottoscrivere afferma, tra l'altro, che il firmatario;accetta che il governo dello stato di Israele e i suoi organismi non possono essere ritenuti responsabili per la morte, il ferimento e/o danni/perdite di proprietà che potrebbero verificarsi in conseguenza di attività militari. Amnesty International si oppone categoricamente a ogni tentativo di costringere le persone a firmare una dichiarazione di rinuncia ai propri diritti. Farlo, in ogni caso, non esonererebbe in alcun modo l'esercito israeliano dalle proprie responsabilità né esenterebbe le autorità israeliane dal proprio dovere di assicurare il rispetto dei diritti umani, da parte delle proprie forze armate, in ogni circostanza. L'organizzazione per i diritti umani teme che un obiettivo di queste nuove e drastiche restrizioni sia di impedire la presenza di osservatori esterni per verificare il comportamento dell'esercito israeliano. Amnesty International ha inoltre paura che queste restrizioni potranno causare ulteriori uccisioni a Gaza e chiede all'esercito israeliano di porre immediatamente termine all'uso eccessivo e illegale della forza. Amnesty International chiede da tempo la presenza di osservatori internazionali sui diritti umani in Israele e nei Territori Occupati, per assicurare il rispetto degli standard internazionali in materia di diritti umani. La delegazione di Amnesty International ha rilasciato questa dichiarazione: Condanniamo ogni uccisione illegale di civili, compresi i bambini, in Israele e nei Territori Occupati, a prescindere se sia compiuta dai soldati israeliani o dai gruppi armati palestinesi.

IRAQ

Il nuovo amministratore in capo americano in Iraq, Paul Bremer, è giunto oggi a Bassora, nel sud del paese, per cominciare la sua missione. Lo riferiscono giornalisti sul posto. Ieri Bremer, un ex diplomatico, era giunto a Doha, in Qatar, insieme al capo di stato maggiore interarmi Usa Richard Myers. E' un impegno meraviglioso quello di aiutare il popolo iracheno a riprendersi il Paese dopo un regime dispotico, ha detto Bremer appena sceso dall'aereo. Con lui, oltre a Myers, c'era anche Jay Garner, che gli ha lasciato il posto di responsabile civile. Il generale Myers ha voluto sottolineare la sua volontà di ripristinare la sicurezza in Iraq. Non c'e' assolutamente nessuna possibilità che Saddam Hussein e il suo partito Baath o i suoi partigiani tornino al potere in Iraq. E ha aggiunto: Siamo veramente molto seri sul ripristino della stabilita' in Iraq, l'avvenire dell'Iraq dipende da un Iraq del tutto libero dai legami con il regime abbattuto. Bremer ha detto che il suo arrivo ufficiale avrà luogo a Baghdad.

G.B.

Da Londra, Blair continua a perdere pezzi

  • Il ministro dello Sviluppo britannico Clare Short ha rassegnato le proprie dimissioni dall'esecutivo laburista guidato da Tony Blair. La Short era stata tra gli esponenti governativi più critici nei confronti della gestione della crisi irachena da parte di Blair, da lei definita "spericolata".

Nonostante la propria pubblica contrarietà alla partecipazione britannica all'invasione dell'Iraq, atteggiamento che le aveva attirato le critiche di quei laburisti favorevoli alla necessità di un fronte unito da parte del governo nelle situazioni di emergenza, la Short era rimasta al suo posto per tutta la durata della guerra, sottolineando nelle interviste che non valeva la pena di rivangare le polemiche con il premier. Le dimissioni sono arrivate all'indomani del voto in Parlamneto della nuova legge sugli ospedali, voto al quale il Ministro aveva scelto di non partecipare suscitando il risentimento di non pochi deputati. Il 9 marzo scorso, parlando alla Bbc, il Ministro aveva dichiarato che "l'atmosfera di questa situazione è spericolata: per il mondo, per le Nazioni Unite che vedono messa in dubbio la propria autorità, per questo governo, per il suo futuro e per il suo posto nella Storia”. Un portavoce di Downing Street ha confermato la notizia delle dimissioni, comunicate al premier per telefono alle 11 di questa mattina.

CECENIA

Attentato in Cecenia, almeno 40 i morti Fonti delle forze di sicurezza in Cecenia, citate dall'agenzia Interfax, parlano di "oltre 40 morti" nell'attentato dinamitardo odierno nel villaggio di Snamenskoie, nel distretto di Nadterechny, a nord di Grozny. Secondo Itar-Tass fra i morti ci sono anche 10 funzionari dei servizi segreti Fsb. Secondo Sultan Akhmetkhanov, capo dell'amministrazione distrettuale, il camion-bomba ha sfondato tutte le barriere di sicurezza ed è esploso contro l'edificio principale. Le forze dell'ordine hanno reagito sparando, ha aggiunto Akhmetkhanov citato dall'agenzia Itar-Tass, ma senza riuscire a fermare il veicolo. Il camion-bomba conteneva l'equivalente di una tonnellata di tritolo. Lo ha detto il segretario del consiglio di sicurezza ceceno Rudnik Dudayev secondo il quale il cratere provocato dall'esplosione è profondo 5-6 metri con un diametro di 14 metri e che la distruzione riguarda edifici nel raggio di 500 metri. Akhmad Kadyrov, capo dell'amministrazione cecena, ha accusato i "terroristi kamikaze" ceceni aggiungendo che oltre ai morti contati finora ci sono "molti feriti". Kadyrov ha invocato "più vigilanza e responsabilità" da parte delle truppe federali e della sicurezza nella repubblica. Nel dicembre scorso a Grozny un camion carico di quasi una tonnellata di esplosivo e un altro più piccolo erano esplosi davanti all'edificio dell'amministrazione cecena a Grozny provocando un'ottantina di morti.

KENYA

Altre nove persone sono morte nel fine settimane in Kenya uccise dalle alluvioni che da settimane ormai sconvolgono il Paese. Sale così a 49 il numero totale delle vittime causate dall'eccezionale ondata di maltempo che vede l'intero Kenya battuto da piogge torrenziali da più di tre settimane. Delle nove persone morte nel fine settimane, 6 sono state trascinate dalle acque nel distretto settentrionale di Marsabit e 3 sono annegate nel distretto centrale di Meru. Le alluvioni hanno causato decine di migliaia di sfollati, hanno lasciato un milione di persone senza tetto e continuano a minacciare ampie zone del Paese. La stessa Nairobi paga ancora le conseguenza delle piogge intense e da giorni un milione dei suoi abitanti non si ritrova senza acqua potabile dopo che le piogge hanno danneggiato un bacino artificiale che rifornisce alcuni quartieri della capitale. Il governo keniano, che la scorsa settimana ha decretato il disastro nazionale, la Croce Rossa e gli organismi delle Nazioni Unite presenti nel Paese hanno iniziato negli ultimi giorni a distribuire medicinali, aiuti alimentari e impermeabili grazie a speciali voli umanitari in grado di raggiungere anche le zone che finora erano rimaste isolate.

LA DRAMMATICA REALTA’ DELLA GUERRA: DUE TESTIMONIANZE

Iraq testimonianza di un operatore di Emergency da Sulaimaniya

I curdi usano una bellissima parola per salutarsi, che tradotta in italiano significa approssimativamente "ti porto nei miei occhi". Negli occhi di Banin, 10 anni, arrivata da Karbala una ventina di giorni fa, con bruttissime ferite a entrambe le gambe, è ancora visibile il triste calvario a cui è sottoposta. Ormai dal nostro personale viene chiamata "occhi belli" e lei, dopo una amputazione alla gamba e 6 interventi chirurgici per tentare di salvare l'altra, solo ora sembra regalarci timidi sorrisi. Scongiurato il pericolo di una grave infezione che ha rischiato di portarcela via, ora Banin e i nostri medici lottano per salvare almeno la gamba destra: medicazioni ripetute e dolorose, primi accenni di fisioterapia. La mamma, sempre presente al suo fianco, esce dalla stanza raramente, solo per prendere una boccata d'aria, e poter piangere in silenzio senza farsi vedere. Il sonno di Banin è spesso interrotto da urla spaventose; il ricordo del ferimento sotto le bombe, dei primi incredibili e insopportabili dolori, dell'assenza di antidolorifici e altri farmaci a Karbala, il lungo viaggio per raggiungere l'ospedale di Emergency a Sulaimaniya. Da qualche giorno si è deciso di somministrarle farmaci leggeri la sera per farla dormire, con l'intento di alleviarle un poco le sofferenze. Quello che è più triste, guardando questi grandi "occhi belli" è la consapevolezza che i bambini nelle condizioni di Banin sono molti in Iraq. Chissà se qualcuno li ha censiti e se è possibile farlo; si potrebbe iniziando da lei: "effetto collaterale della guerra di nome Banin, 10 anni, di Karbala, amputata gamba sinistra, detta "occhi belli".

All'ospedale Al-Tahrir arrivano 50 casi al giorno. Ma solo 30 vengono ricoverati per mancanza di letti Le cupe previsioni dell'Organizzazione mondiale della sanità sono diventate realtà: a causa della mancanza di acqua pulita, nel Sud del Paese è emergenza colera. I numeri, denunciati dagli ospedali, parlano da soli. All' Al-Tahrir hospital arrivano 50 pazienti coi sintomi della malattia ogni giorno e solo una trentina vengono ricoverati a causa della mancanza di letti; 15 i casi registrati giornalmente all'Ibn Ghazwan Children's Hospital, ma i medici denunciano che i pazienti arrivano in ospedale a uno stadio troppo avanzato della malattia e registrano più di 2 morti al giorno. A peggiorare le cose c'è la mancanza di medicine rubate dagli ospedali durante i saccheggi del mese scorso: «Ho visto l'Isomil, una medicina che serve a curare la diarrea, venduta nei mercati locali a 10 mila denari. Ma noi non possiamo acquistare i farmaci sul mercato nero», denuncia il dottor Asad Isa dell' Ibn Ghazwan hospital

INTERNI

Genova - G8 Diaz: inchiesta archiviata per 93 no global – depositate le motivazioni Archiviazione per i 93 no global che erano stati arrestati dalla polizia durante l'irruzione alla scuola Diaz nel luglio del 2000 durante il G8 a Genova. La decisione è stata presa dal Gip Anna Ivaldi che ha depositato stamani il dispositivo. Le accuse nei loro confronti erano quelle di associazione per delinquere (poi stralciata dal fascicolo per confluire nel filone d'inchiesta sulle violenze di strada), resistenza aggravata a pubblico ufficiale, furto aggravato, lesioni personali, detenzione di coltelli e armi improprie.

Napoli - Rifiuti

nonostante le assicurazioni delle autorità che affermano che la situazione è in via di miglioramento, ci sono ancora proteste. A Napoli e in provincia sul versante dei rifiuti l'emergenza è ancora lontana dalla conclusione. Stamane nuove manifestazioni di protesta da parte di cittadini: a Pianura, quartiere periferico tra i più colpiti dalla crisi di questi giorni, ignoti hanno versato quintali di spazzatura sui binari della ferrovia Cumana, in via Montagna Spaccata, provocando l'interruzione del transito dei treni. Un'altra protesta si è registrata a Casoria, popoloso comune a nord del capoluogo, dove un gruppo di donne ha bloccato il traffico lungo via Nazionale delle Puglie. Intanto prosegue il lavoro per rimuovere dalle strade le migliaia di tonnellate di spazzatura accumulata. Stamane molti cassonetti nelle strade del centro cittadino erano stati svuotati e puliti, ma la situazione rimane a macchia di leopardo con alcune zone dove restano grossi cumuli di immondizia.

ACQUA

Acquedotti italiani sempre piu' colabrodo. Lo indica il nuovo Rapporto del Comitato per la vigilanza delle risorse idriche che ha svolto 52 ricognizioni in impianti che coprono tutto il territorio nazionale. Ebbene, dalle indagini emerge che ben il 42% in media del volume d' acqua erogato viene disperso. I valori rilevati spaziano tra un valore minimo del 22% nell' Ambito territoriale ottimale Piemonte-Torinese ad un massimo del 73% nel Lazio Meridionale e Abruzzo-Marsicano. Con riferimento ai valori medi regionali si osservano perdite inferiori al 30% in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Basilicata. Le perdite piu' elevate, superiori al 50%, si riscontrano nelle reti di Abruzzo, Campania, Puglia e Calabria. Uno degli indicatori dello stato di salute degli impianti e' la loro eta'. L' eta' media delle condotte di adduzione si attesta su 32 anni, con valori compresi tra i 12 anni: Marche-Pesaro e Urbino ed i 50 anni Piemonte-Verbano. L' eta' media delle reti di distribuzione si attesta invece sui 30 anni.

G.R. 9,30

PALESTINA

Comincia in questo modo il cosiddetto “processo do pace” : Tre palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza. I soldati israeliani hanno ucciso a colpi di arma da fuoco un terzo palestinese nella Striscia di Gaza. Lo hanno denunciato fonti delle forze di sicurezza palestinesi, secondo cui l'episodio si è verificato di nuovo nel settore meridionale dell'enclave, a Khan Younis. La vittima è stata identificata come Hassan al-Astal, di soli 17 anni; è stato colpito mortalmente nei pressi del vicino insediamento israeliano di Ganei Tal, a guardia del quale erano schierati i militari che gli hanno poi sparato. In precedenza, verso l'alba, altri due palestinesi erano rimasti uccisi in uno scontro a fuoco divampato nel corso di un'incursione delle truppe israeliane a Rafah, sempre al sud; entrambi erano militanti delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa. Altri tre palestinesi erano stati feriti; abbattute inoltre dalla ruspe corazzate degli occupanti un paio di abitazioni, con la scusa di essere abitate da presunti terroristi. Prima ancora dell'uccisione del terzo palestinese, una nota dell'Esercito israeliano aveva annunciato una nuova "chiusura totale fino a nuovo ordine" della Striscia, che era appena stata riaperta. Circa quindicimila pendolari palestinesi, pur avendo ricevuto ieri la relativa autorizzazione, non potranno così recarsi ai rispettivi posti di lavoro in Israele

Intanto: Amnesty International ha condannato oggi la decisione delle autorità israeliane di richiedere agli stranieri che entrano a Gaza di firmare una dichiarazione che assolve Israele da ogni responsabilità nel caso in cui verranno feriti o uccisi. Una delegazione di Amnesty International si è vista oggi negare l'ingresso a Gaza. Ai delegati è stato chiesto di firmare la “dichiarazione di rinuncia”, cosa che hanno rifiutato di fare. La dichiarazione da sottoscrivere afferma, tra l'altro, che il firmatario “accetta che il governo dello stato di Israele e i suoi organismi non possono essere ritenuti responsabili per la morte, il ferimento e/o danni/perdite di proprietà che potrebbero verificarsi in conseguenza di attività militari”. Amnesty International si oppone categoricamente a ogni tentativo di costringere le persone a firmare una dichiarazione di rinuncia ai propri diritti. Farlo, in ogni caso, non esonererebbe in alcun modo l'esercito israeliano dalle proprie responsabilità né esenterebbe le autorità israeliane dal proprio dovere di assicurare il rispetto dei diritti umani, da parte delle proprie forze armate, in ogni circostanza. L'organizzazione per i diritti umani teme che un obiettivo di queste nuove e drastiche restrizioni sia di impedire la presenza di osservatori esterni per verificare il comportamento dell'esercito israeliano. Amnesty International ha inoltre paura che queste restrizioni potranno causare ulteriori uccisioni a Gaza e chiede all'esercito israeliano di porre immediatamente termine all'uso eccessivo e illegale della forza. Amnesty International chiede da tempo la presenza di osservatori internazionali sui diritti umani in Israele e nei Territori Occupati, per assicurare il rispetto degli standard internazionali in materia di diritti umani. La delegazione di Amnesty International ha rilasciato questa dichiarazione: “Condanniamo ogni uccisione illegale di civili, compresi i bambini, in Israele e nei Territori Occupati, a prescindere se sia compiuta dai soldati israeliani o dai gruppi armati palestinesi”.

lituania

Vilnius, La Lituania dice sì all'Europa col 91% La più grande delle tre repubbliche baltiche entra in Europa. Il referendum conclusosi ieri ha confermato la volontà di 2,6 milioni di persone di aderire all'Ue, anche se i risultati ufficiali saranno noti solo giovedì prossimo. Che si siano recati alle urne in tanti, oltre il 60%, però, non lascia dubbi sull'esito della consultazione. Il sì all'Europa avrebbe ottenuto circa il 91% dei consensi.

Montenegro

Vujanovic vince le presidenziali Il candidato della maggioranza di governo montenegrina Filip Vujanovic ha vinto le elezioni presidenziali tenutesi oggi nella piccola Repubblica adriatica, ottenendo il 63% dei voti. Degli altri due candidati, il leader del partito secessionista 'Alleanza liberale' Miodrag Zivkovic ha ottenuto il 31%, mentre l'ecologista indipendente Dragan Hajdukovic ha avuto il 4%. L'affluenza è stata del 48% degli elettori. I dati - proiezioni giudicate molto accurate - sono forniti dagli istituti di monitoraggio Cesid e Cemi. Dopo due tentativi falliti a causa della disaffezione dell'elettorato, l'ex premier e attuale presidente del Parlamento è quindi riuscito a vincere, grazie anche al fatto che nel frattempo è stata abolita la soglia minima di votanti prevista dalla vecchia legge elettorale. Le elezioni, stando ai primi dati, sono state la fotocopia di quelle annullate a dicembre e a febbraio: gli ultimi dati forniti da Cesid e Cemi, i principali istituti di monitoraggio, parlano di un'affluenza alle urne del 48%, analoga ai voti espressi cinque e tre mesi fa. Se il Parlamento non avesse emendato alcune settimane fa la legge elettorale, abolendo il quorum minimo del 50% più uno degli elettori per la validità della consultazione, oggi Podgorica sarebbe rimasta di nuovo senza presidente. Mosca, 09:20 Esplosione in ufficio amminstrazione cecena, vittime Un'esplosione in un edificio dell'amministrazione cecena nel villaggio di Znamenskoe Nadterechnogo a nordovest della capitale Grozny ha provocato un numero imprecisato di vittime, secondo l'agenzia Itar-Tass

INTERNI

NAPOLI

Emergenza rifiuti. Ancora moltissimi incendi di cumuli di spazzatura nel napoletano, anche se meno numerosi delle nottate di venerdi e sabato. I vigili del fuoco di Napoli hanno dovuto rispondere a un centinaio di chiamate, provenienti soprattutto da centri della provincia, impegnando 18 squadre nelle operazioni di spegnimento, ma non hanno dovuto richiedere 'rinforzi' dall'esterno. Il Compartimento di Napoli ha fatto fronte a tutte le esigenze pur nella carenza di uomini e mezzi che era stata denunciata nei giorni scorsi dalle organizzazioni sindacali. Nella giornata di ieri si è tenuto un corteo promosso dal Global forum ambientalista contro l’inceneritore di Acerra. Le autorità affermano che la situazione si va normalizzando: i rifiuti non viaggiano sotto scorta, né le discariche e i siti di trattamento sono presidiati dalle forze dell'ordine. Il questore di Napoli Franco Malvano ha disposto un servizio di vigilanza dinamica che consente di tenere sotto controllo il territorio e di intervenire tempestivamente laddove si dovessero verificare emergenze. In mattinata dovrebbero riaprire anche le scuole in quei comuni, una decina, dove i sindaci avevano disposto la chiusura nei giorni di venerdi e sabato. A Somma Vesuviana ed Ercolano, invece, la chiusura è fino a cessata emergenza.

gror030512 (last edited 2008-06-26 09:53:47 by anonymous)