GR ORE 19.30

Evian

Manifestazione oggia ginevra

Spagna

Due agenti della polizia nazionale spagnola sono morti e uno è stato ferito gravemente oggi a Sanguesa, piccola località navarra a una cinquantina di km da Pamplona, nell'esplosione di un'autobomba vicino al furgone con il quale erano arrivati nel paese per rinnovare le carte di identità di aluni cittadini. L'azione viene attribuita dalle autorità all'Eta. L'esplosione è avvenuta poco prima delle 12:30 nella piazza Santo Somingo di Sanguesa, dove si trova la Casa della Cultura nella quale i poliziotti avevano lavorato durante la mattinata: al passaggio del furgone, un veicolo che era parcheggiato sulla piazza dal mattino è esploso. In seguito a quanto avvenuto il presidente del governo spagnolo José Maria Aznar ha sospeso la sua partenza per San Pietroburgo dove avrebbe dovuto partecipare ad un vertice tra Unione europea e Russia.

Usa

E' partito invece il presidente americano George Bush che ha lasciato oggi Washington alla volta dell'Europa e del Medio Oriente per un viaggio di sette giorni in sei paesi diversi.

George Bush è partito stamane da Washington per il suo tour europeo che lo porterà in Polonia, Russia Francia per il G8 e infine in Giordania ad Aqaba mercoledì, per l'importante vertice con Sharon e Abu Mazen sulla roadmap. Per quest'ultimo appuntamento, Bush lascerà in anticipo il tavolo del G8 ad Evian in Francia. A San Pietroburgo per il trecentenario della città incontrerà anche il presidente russo Vladimir Putin.

Prima di lasciare Washington Bush aveva detto ieri di essere rimasto "deluso" dal comportamento della Francia sull'Iraq ma che il G8 non sarebbe stato "un momento di scontro". Per quanto riguarda il Medio Oriente il presidente americano aveva dichiarato di "essere convinto che si possano raggiungere progressi, altrimenti non andrei".

palestina (audio)

Nell'attesissimo colloquio che ha avuto ieri sera con il primo ministro palestinese Abu Mazen, il capo del governo israeliano Ariel Sharon gli ha manifestato l'esigenza che sia avviata immediatamente la repressione delle organizzazioni dell'oltranzismo palestinese, come previstso dalla "roadmap", la mappa per la pace elaborata dal "quartetto" di potenze internazionali ed accettata da entrambe le parti.

Sui colloqui che si sono svolti ieri a gerusalemme, il commento di gianfranco lanutti, giornalista di liberazione

Iraq (audio)

Giorni fa, dicendo che forse Saddam aveva già distrutto le sue armi di distruzione di massa prima dell'intervento militare Usa, il segretario alla difesa Usa Donald H. Rumsfeld aveva suscitato non poche polemiche. E adesso, parlando ad una radio americano, Rumsfeld fa marcia indietro. Vedrete, dice, prima o poi quelle armi le troveremo. Rumsfeld nella sua intervista radiofonica ha ribadito due punti che nei giorni scorsi sono stati messi da più parti in discussione. Primo, che le informazioni di intelligence sulle armi irachena a disposizione di Usa e Gb erano affidabili. Secondo, che la guerra è stata effettivamente fatta per disarmare l'Iraq, non per altri motivi. Soprattutto quest'ultima precisazione sembra dettata dalla necessità di far scivolare in secondo piano quanto affermato ieri dal vice dello stesso Rumsfeld Paul Wolfowitz. Wolfowitz, parlando alla rivista Vanity Fair, aveva detto che gli Usa avevano insistito sul tema della armi di distruzione di massa per "ragioni burocratiche". Era un argomento - Ha detto il vice di Rumsfeld - su cui "tutti potevano essere d'accordo con noi". La guerra, aveva lasciato capire, è stata fatta per altre e ben più complesse ragioni che non il "disarmo" dell'Iraq. Ma per "ragioni burocratiche" (ovvero, per avere una giustificazione in termini di risoluzioni Onu) ovviamente bisognava citare le armi. E politicamente, evocare il pericolo rappresentato dalle "armi di distruzione di massa" era uno argomento forte, capace di creare consenso. Ma i motivi veri erano altri. Per esempio, ha ammesso per la prima volta Wolfowitz, uno dei nostri obbiettivi era "ridurre il peso della nostra presenza in Arabia Saudita". Cosa che, aggiunge, "apre la porta ad una pacificazione durevole in medio oriente".

Perù

All’indomani dei violenti scontri tra polizia e studenti a Puno, conclusi con la morte di un ragazzo e il ferimento di una sessantina di persone, il presidente della regione di Lima Miguel Angel Mufarech ha accusato il governo di aver occultato le prove di “un massacro” che avrebbe avuto luogo a Barranca mercoledì, primo giorno dello stato di emergenza decretato dal capo dello Stato Alejandro Toledo. Mufarech ha dichiarato alla stampa locale che si sono perse le tracce di sette manifestanti, ricoverati in un ospedale della località (circa 160 chilometri a nordovest della capitale) dopo essere stati feriti da proiettili esplosi dalle forze dell’ordine. I dimostranti, ha aggiunto Mufarech, erano in gravi condizioni e potrebbero essere morti e i loro corpi volutamente occultati per non scatenare le proteste della popolazione locale. “A Barranca c’è stata una strage: oltre ai sette ‘desaparecidos’ ci sono almeno 18 persone che hanno bisogno di essere operate perché hanno proiettili nello stomaco, nella schiena e nella testa” ha dichiarato il presidente della regione di Lima, esponente dello schieramento di opposizione Alleanza popolare rivoluzionaria americana (Apra) dell’ex presidente Alan García. Una denuncia dello stesso tenore è giunta nelle ultime ore anche da Puno. La Federazione nazionale degli studenti del Perù ha dichiarato all’emittente Rpp che sarebbero almeno quattro le vittime degli scontri di ieri: “Abbiamo informazioni riguardanti la morte di altri quattro studenti per gli spari dei militari. Da Puno ci hanno assicurato che i soldati hanno ritirato i corpi dei giovani per il timore evidente delle conseguenze del loro gesto”.

ITALIA

Corriere della sera (audio)

Dopo il cambio al vertice del Corriere della Sera nuova assemblea di redazione nel pomeriggio a Milano in Via Solferino. Alla direzione del più importante quotidiano italiano da oggi c'è Stefano Folli che ha preso il posto del direttore dimissionario Ferruccio De Bortoli. Il Comitato di Redazione del Corriere della Sera ha convocato per oggi pomeriggio alle 16 l' assemblea dei giornalisti del quotidiano.

Dopo la breve riunione informativa avuta ieri sera dal Cdr con la redazione, seguita all'incontro con i vertici di Rcs MediaGroup, l' assemblea di oggi - ha spiegato Raffaele Fiengo, uno dei membri del Cdr - affronterà la vicenda delle dimissioni di Ferruccio de Bortoli e della designazione di Stefano Folli come nuovo direttore del Corriere della Sera, ma di fatto resterà 'aperta' per riprendere poi nei prossimi giorni. Prima di prendere qualsiasi decisione, infatti, il Cdr del Corriere della Sera intende valutare le decisioni prese dal vertice aziendale e per questo incontrerà di nuovo il presidente di Rcs MediaGroup e poi il direttore designato.

Roma, critical mass (audio)

Compleanno oggi a roma per la critical masss, l'iniziativa contro il traffico che ormai da tempo è diventata una forma di opposizione politica anche in italia.

Roma, sociologia (audio)

La digos impedisce il concerto a sociologia

Acerra (audio)

continua la due giorni contro il termoconvettore di acerra. Un'iniziativa nata per dare solidarietà al movimento di lotta, e per dimostrare come contro il silnzio dei media, si possa diventare mnedia di se stessi

GR ORE 17.00

Spagna

Due agenti della polizia nazionale spagnola sono morti e uno è stato ferito gravemente oggi a Sanguesa, piccola località navarra a una cinquantina di km da Pamplona, nell'esplosione di un'autobomba vicino al furgone con il quale erano arrivati nel paese per rinnovare le carte di identità di aluni cittadini. L'azione viene attribuita dalle autorità all'Eta. L'esplosione è avvenuta poco prima delle 12:30 nella piazza Santo Somingo di Sanguesa, dove si trova la Casa della Cultura nella quale i poliziotti avevano lavorato durante la mattinata: al passaggio del furgone, un veicolo che era parcheggiato sulla piazza dal mattino è esploso. In seguito a quanto avvenuto il presidente del governo spagnolo José Maria Aznar ha sospeso la sua partenza per San Pietroburgo dove avrebbe dovuto partecipare ad un vertice tra Unione europea e Russia.

Usa

E' partito invece il presidente americano George Bush che ha lasciato oggi Washington alla volta dell'Europa e del Medio Oriente per un viaggio di sette giorni in sei paesi diversi.

George Bush è partito stamane da Washington per il suo tour europeo che lo porterà in Polonia, Russia Francia per il G8 e infine in Giordania ad Aqaba mercoledì, per l'importante vertice con Sharon e Abu Mazen sulla roadmap. Per quest'ultimo appuntamento, Bush lascerà in anticipo il tavolo del G8 ad Evian in Francia. A San Pietroburgo per il trecentenario della città incontrerà anche il presidente russo Vladimir Putin.

Prima di lasciare Washington Bush aveva detto ieri di essere rimasto "deluso" dal comportamento della Francia sull'Iraq ma che il G8 non sarebbe stato "un momento di scontro". Per quanto riguarda il Medio Oriente il presidente americano aveva dichiarato di "essere convinto che si possano raggiungere progressi, altrimenti non andrei".

Corriere della sera

Dopo il cambio al vertice del Corriere della Sera nuova assemblea di redazione nel pomeriggio a Milano in Via Solferino. Alla direzione del più importante quotidiano italiano da oggi c'è Stefano Folli che ha preso il posto del direttore dimissionario Ferruccio De Bortoli. Il Comitato di Redazione del Corriere della Sera ha convocato per oggi pomeriggio alle 16 l' assemblea dei giornalisti del quotidiano.

Dopo la breve riunione informativa avuta ieri sera dal Cdr con la redazione, seguita all'incontro con i vertici di Rcs MediaGroup, l' assemblea di oggi - ha spiegato Raffaele Fiengo, uno dei membri del Cdr - affronterà la vicenda delle dimissioni di Ferruccio de Bortoli e della designazione di Stefano Folli come nuovo direttore del Corriere della Sera, ma di fatto resterà 'aperta' per riprendere poi nei prossimi giorni. Prima di prendere qualsiasi decisione, infatti, il Cdr del Corriere della Sera intende valutare le decisioni prese dal vertice aziendale e per questo incontrerà di nuovo il presidente di Rcs MediaGroup e poi il direttore designato.

Perù

All’indomani dei violenti scontri tra polizia e studenti a Puno, conclusi con la morte di un ragazzo e il ferimento di una sessantina di persone, il presidente della regione di Lima Miguel Angel Mufarech ha accusato il governo di aver occultato le prove di “un massacro” che avrebbe avuto luogo a Barranca mercoledì, primo giorno dello stato di emergenza decretato dal capo dello Stato Alejandro Toledo. Mufarech ha dichiarato alla stampa locale che si sono perse le tracce di sette manifestanti, ricoverati in un ospedale della località (circa 160 chilometri a nordovest della capitale) dopo essere stati feriti da proiettili esplosi dalle forze dell’ordine. I dimostranti, ha aggiunto Mufarech, erano in gravi condizioni e potrebbero essere morti e i loro corpi volutamente occultati per non scatenare le proteste della popolazione locale. “A Barranca c’è stata una strage: oltre ai sette ‘desaparecidos’ ci sono almeno 18 persone che hanno bisogno di essere operate perché hanno proiettili nello stomaco, nella schiena e nella testa” ha dichiarato il presidente della regione di Lima, esponente dello schieramento di opposizione Alleanza popolare rivoluzionaria americana (Apra) dell’ex presidente Alan García. Una denuncia dello stesso tenore è giunta nelle ultime ore anche da Puno. La Federazione nazionale degli studenti del Perù ha dichiarato all’emittente Rpp che sarebbero almeno quattro le vittime degli scontri di ieri: “Abbiamo informazioni riguardanti la morte di altri quattro studenti per gli spari dei militari. Da Puno ci hanno assicurato che i soldati hanno ritirato i corpi dei giovani per il timore evidente delle conseguenze del loro gesto”.

Tibet

Diciotto tibetani, che erano fuggiti clandestinamente dal Tibet ed erano stati arrestati nel vicino Nepal lo scorso 23 aprile, rischiano di essere ricondotti a forza nella terra di origine, da decenni sotto la dominazione cinese, perché Pechino ha chiesto e ottenuto la loro estradizione dal territorio nepalese. Di fatto, fino a due anni fa, i tibetani che scappavano dal Tibet e, valicando l’Himalaya, arrivavano in Nepal, venivano presi in custodia dall’Acnur (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) e successivamente trasferiti nei campi profughi in India, in base a un tacito accordo con l’allora re nepalese Birendra. Dopo il suo omicidio, nel giugno 2001, la situazione è cambiata e, con l’attuale re Gyanendra, i tibetani in fuga vengono arrestati. Così è avvenuto per i 18 tratti in arresto il 23 aprile, per i quali Pechino ha chiesto e ottenuto l’estradizione. Ieri mattina, dunque, funzionari dell’ambasciata cinese, muniti di regolare autorizzazione, si sono presentati nella prigione nepalese di Dilli Bazaar, scortati da poliziotti locali, per prendere in custodia i 18 detenuti e riportarli in Tibet attraverso il confine di Kodari (ufficialmente chiuso per evitare l’eventuale diffondersi della Sars, o polmonite atipica). Il provvedimento è stato poi temporaneamente sospeso grazie all’immediato intervento del rappresentante a Kathmandu del governo tibetano in esilio, degli esponenti delle ambasciate tedesca e statunitense e della rappresentante dell’Acnur (Agenzia dell’Onu per i rifugiati) Cecilie Becker Christensen. I tibetani sono stati quindi trasferiti presso la centrale di polizia in piazza Hanuman Doka. Questa mattina Christensen ha chiesto di poter incontrare i prigionieri e ha annunciato che chiederà al governo di Kathmandu l’affidamento dei tibetani. Si teme però che, a seguito delle odierne dimissioni del primo ministro nepalese Lokendra Bahadur Chand, la crisi politica possa far cadere nell’oblio il loro caso.

GR ORE 13,00

SHARON abu mazen, incontro positivo per prospettive di pace

Nell'attesissimo colloquio che ha avuto ieri sera con il primo ministro palestinese Abu Mazen, il capo del governo israeliano Ariel Sharon gli ha manifestato l'esigenza che sia avviata immediatamente la repressione delle organizzazioni dell'oltranzismo palestinese, come previstso dalla "roadmap", la mappa per la pace elaborata dal "quartetto" di potenze internazionali ed accettata da entrambe le parti.

CONGO-BUNIA: REGNA L'INSICUREZZA E MANCANO GLI AIUTI

I ribelli dell'Unione dei patrioti congolesi controllano ormai tutta la città ma i saccheggi continuano, la gente è impaurita, ha fame, e gli aiuti umanitari tardano ad arrivaree: così una fonte locale descrive alla MISNA la situazione che si presenta oggi a Bunia, il capoluogo del distretto nordorientale dell'Ituri. Gli uomini dell'Upc di Thomas Lubanga hanno promesso da tempo che il mercato, le scuole e gli uffici pubblici sarebbero stati riaperti ma questo non è accaduto, perchè molti funzionari si sono rifiutati di riprendere le attività. Il mercato poi è totalmente distrutto, è rimasta solo qualche bancarella dove si possono comprare al massimo dei fagioli”. Diversi Hema, l'etnia degli armati dell'Upc, sono rientrati nelle proprie case ma la gente che ha cercato riparo presso i due campi allestiti dalla Monuc, la Missione Onu in ex Zaire, non si azzarda ad abbandonarli. “Il messaggio che l'Upc sta tentando di inviare al governo di Kinshasa è che il movimento armato sarebbe in grado di ripristinare l'ordine pubblico, aggiunge la fonte, in realtà per il momento a Bunia regna ancora l'insicurezza, anche se non si registrano nuovi scontri. Il proposito di Lubanga è probabilmente quello di arrivare a controllare gradualmente tutto l'Ituri. Il nuovo bollettino ufficiale dei violenti combattimenti di metà maggio è intanto salito a oltre 400 morti accertati. Continuano tra l'altro a rappresentare un ostacolo al ritorno alla calma i messaggi di intimidazione lanciati da Radio Candip la principale emittente di Bunia, controllata dall'Upc - contro gli sfollati che si rifiutano di abbandonare le strutture della Monuc. La Missione Onu ha già ammonito Lubanga, affermando che “si tratta di una violazione flagrante della risoluzione del Consiglio di sicurezza che dà mandato alla Monuc di proteggere la popolazione civile esposta a minacce imminenti”. “Fortunatamente la gente ascolta sempre meno Radio Candip – conclude la fonte interpellata dalla MISNA e preferisce di gran lunga sintonizzarsi su Radio Okapi, l’emittente della Monuc”.

Sudan. Sono centinaia di migliaia gli schiavi, di 10mila si conoscono anche i nomi

La schiavitù in Sudan esiste. Lo afferma un istituto di ricerca, il Rift Valley Institute, che ha stilato una lista di 10.000 nomi di persone in stato di costrizione forzata. Il rapporto contraddice il regime islamico del Paese, che nega l'esistenza del fenomeno. Lo notizia è stata riportata dal sito di informazione statunitense Worldnetdaily.

Utilizzando interviste fatte di persona, il Rift Valley Intitute ha raccolto dettagli di più di 11.000 persone rapite dalle milizie appoggiate da Khartoum nelle aree controllate dai ribelli.

Più di diecimila di loro mancano ancora all'appello, sostiene l'istituto, che è un'associazione indipendente di ricerca e istruzione basata in Gran Bretagna e Africa orientale e che ha il sostegno del governo britannico.

"E' la prima volta che nei nostri giorni si è arrivati ad avere tanti nomi catalogati di persone ridotte in schiavitù in un solo Paese", ha detto Nina Shea, direttore del Center for religious freedom presso la Freedom House.

200mila tra donne e bambini resi schiavi I risultati rappresentano appena la punta di un iceberg, sostiene Charles Jacob, presidente dell'American Anti-Slavery Group di Boston. Il suo gruppo cita i leader della società civile di Bahr El Ghazal, nel sud del Sudan, che riferiscono di più di 200.000 donne e bambini che sono stati messi in stato di schiavitù in quell'area soltanto dalle forze armate di Khartoum e dalle milizie alleate dall'inizio della guerra civile nel 1983.

CECENIA: esplode un autobus. Tre morti e dieci feriti

Un autobus passeggeri del servizio urbano è saltato in aria oggi su una mina a Grozny, capitale della Cecenia, provocando la morte di 3 persone e il ferimento di altre dieci.

L' esplosione è stata provocata da un attentato compiuto con un ordigno radiocomandato. Lo ha riferito il premier ceceno Anatoly Popov.

Il capo del governo filorusso ha riferito che l'autobus era pieno di operai edili.

Il sindaco Oleg Zhidkov ha chiesto un aumento delle misure di sicurezza e una maggiore vigilanza da parte della polizia.

Al momento dello scoppio, proprio vicino all'autobus, transitava un'auto che trasportava personale del ministero degli interni.

G8. Bush alla Francia: a Evian non ci sarà scontro

In vista del vertice del G8, in programma da domenica ad Evian, il presidente americano George Bush ha espresso il desiderio di voler lavorare con la Francia e i suoi leader. Lo ha fatto rilasciando una lunga intervista al quotidiano francese Le Figaro. Pur esprimendo rammarico per l'atteggiamento della Francia nella guerra all' Iraq, Bush ha detto che questo "comportamento negativo" non influirà sulla politica americana verso la Francia e l'Europa.

Per il presidente americano, unica vera condizione per ricucire tutti rapporti è che Chirac e gli altri leader dimostrino agli americani che la Francia è pronta a collaborare con gli stati uniti. Nessuna minaccia di azione armata modello Baghdad, ma una serie di azioni segrete per rovesciare dall' interno il regime di Teheran, accusato di dare protezione a leader e gregari di Al Qaida e di dotarsi di armi di distruzione di massa. E' quanto programma il Pentagono, mentre il presidente Bush intende discutere dell' atteggiamento tenuto con l' Iran con i colleghi russo Putin e cinese Hu Jintao in occasione del G8 in programma da domenica prossima a Evian, in Francia.

ITALIA DE BORTOLI LASCIA, FOLLI DIRETTORE

Ferruccio de Bortoli si e' dimesso ieri da direttore del Corriere della Sera. Il consiglio di amministrazione di Rcs Quotidiani ha tentato all'unanimita' di convincerlo a rimanere, ma de Bortoli ha confermato l'irrevocabilita' delle dimissioni. Al suo posto e' stato nominato direttore Stefano Folli.

Cronaca. Uccise rapinatore, consulenza parte: non fu legittima difesa

Alfredo Merlino, il bandito ucciso il 17 maggio durante la tentata rapina alla tabaccheria di piazzale Baracca "è stato colpito alle spalle da una distanza che va da un metro a sei metri, con un solo proiettile sparato dal basso verso l'alto". E' quel che risulta dalla consulenza di parte resa nota oggi dall'avvocato Stefano Amirante, portavoce della famiglia di Merlino.

Il legale ha spiegato che questa ricostruzione è stata fatta in base ai primi esiti dell'autopsia, effettuata sul corpo del rapinatore e alla quale ha partecipato il consulente nominato dalla famiglia. Per una precisa dinamica della sparatoria questi dati andranno però incrociati con i risultati della perizia balistica disposta dal pm Laura Barbaini e non ancora depositata.

"Quello che ci sentiamo di dire - ha sottolineato il portavoce - è che questa ricostruzione non è compatibile con la legittima difesa del tabaccaio. Se poi un domani dovessero emergere altri elementi, non so... ma per ora è così".