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'''IRAQ'''

ESPLOSIONE VICINO A BUS BAGHDAD, ALMENO 1 MORTO - Baghdad, 24 set. - "Una persona e' morta e ventidue sono rimaste ferite, tutti iracheni", ha poi corretto un luogotenente di polizia. La bomba era stata collocata sulla via al Imam al Adaam, una strada importante del centro di Baghdad. A quanto riferito da un portavoce della Prima divisione corazzata delle forze americane, l'ordigno e' saltato in aria dopo il passaggio di un convoglio militare e ha investito il minivan bianco pieno di pendolari.

'''L'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE NEL COMMENTO DELLA STAMPA INTERNAZIONALE'''

THE WASHINGTON POST - "Bush criticato alle Nazioni Unite sull'Iraq": il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha difeso l'intervento militare in Iraq, ieri, parlando al Palazzo di Vetro. Bush è stato però duramente criticato per la politica unilaterale adottata da Washington per salvaguardare la sicurezza del Paese, una politica che - secondo i critici, tra cui il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan - mette a rischio l'esistenza stessa dell'organizzazione internazionale sorta nel 1945.

THE NEW YORK TIMES - Anche sul New York Times si sottolinea l'intervento di Bush all'Onu, con la sua "vigorosa" difesa della guerra, nella necessità di allargare la partecipazione internazionale nella ricostruzione dell'Iraq. Ma dai "leader mondiali" l'intervento militare Usa nel Paese arabo viene ancora giudicato "un pericoloso atto di unilateralismo".

GUARDIAN - "Iraq, la realtà e la retorica". Apre con un reportage dall'Iraq il Guardian che sempre in tema commenta così la giornata di ieri a Palazzo di Vetro: "Bush isolato dopo il suo discorso all'Onu". "una litania dei leader mondiali" levano "intense critiche" contro il discorso del presidente

FINANCIAL TIMES - "Annan dice: l'Onu deve essere pronto a cambiare". Mentre titola sulla scelta del segretario generale di avviare le riforme dell'Onu, il Financial sottolinea anche come "Chirac e Bush optano per un linguaggio conciliatorio ma non nascondono affatto le loro differenze sull'Iraq".

THE TIMES - "Bush si rivolge alla comunità internazionale per avere un aiuto nella ricostruzione dell'iraq". Il times non si sbilancia e si limita a registrare la richiesta di Bush. E sempre a proposito dell'Onu, sulla prima pagina del Times in evidenza il 'caso Blair'". "Dov'era il primo ministro?" si chiede il quotidiano che aggiunte: con 86 presidenti e primi ministri riuniti a New York... Mr. Blair ha lasciato a Straw il compito di confrontarsi con i leader mondiali".

LE FIGARO - In primo piano l'incontro fra il presidente Jacques Chirac e il suo omologo americano George W. Bush a margine dell'Assemblea generale dell'Onu. "Chirac-Bush l'ora della divergenza cordiale". Nonostante i gesti di conciliazione da entrambe le parti, non poteva esser trovato nessun terreno d'intesa sull'Iraq che la Francia vuole sovrano e che gli Stati Uniti vogliono continuare a governare.

LIBERATION - "Chirac critica Bush all'Onu". Davanti all'Assemblea generale delle Nazioni unite il presidente francese ha denunciato l'unilateralità della guerra in Iraq e ha confermato, davanti alla stampa, le "divergenze" con il suo omologo americano

EL MUNDO - In primo piano l'Assemblea generale dell'Onu. "Aznar augura a Bush la rielezione 'per il bene della pace mondiale'". Il presidente degli Stati Uniti gli risponde: "Noi due pensiamo lo stesso sull'Iraq e riteniamo di essere sulla strada giusta, sono orgoglioso di essere suo amico"

EL PAIS - Anche El pais apre sull'Assemblea generale del Palazzo di Vetro. "Bush difende la guerra e chiede aiuto all'Onu per ricostruire l'Iraq". Il presidente americano, George W.Bush, ha giustificato ieri la guerra che è culminata con l'occupazione dell'Iraq e ha sollecitato l'aiuto dell'Onu per la ricostruzione. Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha criticato duramente la dottrina degli attacchi preventivi di Washington.


'''PALESTINA'''

Un ragazzo di 15 anni è morto e altri 14 palestinesi sono rimasti feriti in scontri con i soldati israeliani avvenuti la scorsa notte nel campo profughi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Secondo Ha'aretz gli scontri sono scoppiati poco dopo la mezzanotte, quando una ventina di tank e bulldozer israeliani sono entrati nel campo, vicino alla frontiera con l'Egitto. Il quindicenne Mohammed Hamdan, che non era armato, è stato ucciso da un colpo di tank, che ha ferito altre 11 persone, alcune delle quali armate. Secondo fonti palestinesi, gli israeliani sono entrati nel campo dopo che sono stati sparati colpi di mortaio contro gli insediamenti di Gush Katif. Ma gli israeliani invece affermano che gli scontri sono avvenuti durante un'operazione di routine per individuare i tunnel usati per contrabbandare armi dall'Egitto e che i carri armati hanno sparato cinque colpi dopo che militanti palestinesi hanno aperto il fuoco con fucili automatici e armi anti tank.

'''SCAMBIO PRIGIONIERI, BARGHUTI RESTA IN CELLA''' - Il leader di al-Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti, non puo' essere incluso in uno scambio di prigionieri fra Israele e i guerriglieri Hezbollah negoziato in questi giorni. Lo ha detto il premier israeliano Ariel Sharon al quotidiano Maariv. ''Barghuti non puo' essere una delle condizioni di questo accordo. Barghuti e' responsabile di uccisioni, e deve stare in carcere'', ha precisato il premier. Secondo la radio militare, l'accordo fra Israele e Hezbollah e' gia' ''confezionato'' e deve ora essere approvato dai responsabili delle due parti. Anticipazioni stampa indicano che Israele liberera' centinaia di detenuti libanesi, palestinesi, giordani e siriani per ricevere Iin cambio un cittadino israeliano ostaggio degli Hezbollah e i cadaveri di tre militari.


'''PENSIONI'''

"Non possiamo non toccare le pensioni perche' l'Europa ce lo chiede", spiega Berlusconi a New York, dove ieri ha partecipato all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Però, aggiunge alludendo alle critiche di Confindustria, "non possiamo toccarle oltre quello che stiamo immaginando di fare" altrimenti "avremmo una caduta della pace sociale".
Pronta la replica a distanza del segretario generale della Cisl Savino Pezzotta:
"La possibilità di fare uno sciopero non è mai esclusa. La pace sociale la vogliamo anche noi, l'importante è che non ci sia la riforma strutturale delle pensioni". Pezzotta invita il governo a "cambiare il modo di rapportarsi con i sindacati e l'impostazione della finanziaria presentata ieri". Infine il leader della Cisl ribadisce il disaccordo sul condono edilizio, "bisognerebbe fare di più sul fronte dell'evasione fiscale".

Anche il segretario della UIL Angeletti non esclude di arrivare allo sciopero generale "Io avverto atteggiamenti diversi nel governo. Magari non radicalmente diversi, ma sfumature significative (...)". Tra le tre confederazioni, osserva il leader della Uil, non c'è "una convergenza tattica, abbiamo la stessa opinione"". "L'unica mia preoccupazione - conclude Angeletti -, spero non fondata, è che la Cgil possa sostenere una linea che dice 'nessna discussione, nessun confronto, il governo deve fare marcia indietro e basta".


'''DOMANI SENTENZA PER AMINA'''

La sentenza del processo d'appello di Amina Lawal, condannata in prima istanza per adulterio in Nigeria alla pena di morte mediante lapidazione è stata rimandata diverse volte dalla giustizia islamica, ma domani 25 Settembre 2003 la Corte d'appello superiore della Sharia di Katsina si pronuncerà a proposito della condanna a morte di Amina.
Amina Lawal, 33 anni, madre di quattro figli, di cui una bambina di 15 mesi, era stata condannata il 22 Marzo 2002 a morte mediante lapidazione dopo essere stata denunciata da suo suocero. E' accusata in effetti di aver avuto rapporti sessuali e concepito un bambino fuori del matrimonio. Per i suoi giudici islamici è una donna adultera.
Il 27 Marzo 2002 la Corte d'Appello della Sharia di Funtuna decide di esaminare l'appello fatto da Amina contro la sentenza di morte mediante lapidazione.
Il 5 Agosto 2002 il processo di appello di Amina Lawal è rinviato al 19 Agosto. La Corte ha nuovamente precisato che, indipendentemente dal giudizio del 19 Agosto, la sentenza non sarebbe stata applicata prima di Gennaio 2004, permettendo cosi' ad Amina Lawal di allevare sua figlia. Il suo avvocato Musa Aliyu Yawuri si dice fiducioso.
Il 19 Agosto 2002 la Corte d'appello islamica di Funtuna conferma la pena di morte. Amina fa appello davanti alla giurisdizione superiore, la Corte d'appello superiore della Sharia di Katsina.
Il 23 Gennaio la Corte d'appello superiore di Katsina annuncia che l'udienza riguardante la condanna a morte per adulterio di Amina Lawal è rinviata al 25 Marzo 2003.
Il 25 Marzo la Corte d'appello superiore della Sharia di Katsina doveva emettere il suo giudizio a proposito della condanna a morte per adulterio di Amina Lawal. In mancanza dei giudici, l'udienza era stata rinviata al 3 Giugno 2003, poi al 27 Agosto 2003, per essere infine ancora rinviata al 25 Settembre.


'''IMMIGRAZIONE'''

''Brutti, sporchi e cattivi''. E' l'immagine degli immigrati nel nostro paese quale emerge dalla stampa italiana. Criminalita', politica, lavoro. Sembrano, infatti, essere queste le parole chiave della rappresentazione degli stranieri proposta dai mass media. I primi risultati della ricerca ''Extracommunication - Monitor su Informazione e Immigrazione'', condotta dal Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell'Universita' di Roma, 'La Sapienza', diretta da Mario Morcellini, non lasciano dubbi: il 56,7% degli articoli dei quotidiani fa riferimento a reati, droga e terrorismo, per il 20,3% alle politiche di regolarizzazione, allo stato di clandestinita' e agli sbarchi

'''Francia - Diritti dei migranti'''

Verrà processato oggi in francia Romain Binazon, colpevole di avere protestato contro la deportazione dei sans papier di Parigi. Arrestato per la sua azione, oggi dovrà comparire davanti al tribunale, accusato di resistenza e oltraggio



'''BRASILE'''

'''LULA ANNUNCIA VISITA UFFICIALE A CASTRO''' - Si discutera' del problema dei diritti umani a Cuba nel viaggio che il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva compira' il 26 e 27 settembre al leader cubano Fidel Castro. Lula andra' nell'isola caraibica venerdi', di ritorno da New York, dove si trova per l'Assemblea generale dell'Onu, dopo una visita in Messico. Secondo il ministro degli esteri brasiliano, Celso Amorim, la visita di Lula a Castro ''sara' fondata sul presupposto che il miglior modo per collaborare con il popolo cubano, per quanto concerne i diritti umani, non e' di isolarlo ma di avere con esso un fattivo rapporto di associazione''. Per il Partito dei lavoratori (Pt) di Lula, la visita a Castro ha un valore sentimentale, in quanto molti dei suoi militanti, fra cui l'attuale ministro per l'edilizia, Jose' Dirceu, andarono in esilio a Cuba negli anni della dittatura militare in Brasile (1964-85). Eduardo Suplicy, membro della commissione affari esteri del Parlamento brasiliano e membro storico del Pt, spiega che ''Castro voleva che Lula andasse a Cuba, ma c'era chi si preoccupava che cio' potesse dispiacere agli Stati Uniti.
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'''Francia - Diritti dei migranti'''

Verrà processato oggi in francia Romain Binazon, colpevole di avere protestato contro la deportazione dei sans papier di Parigi. Arrestato per la sua azione, oggi dovrà comparire davanti al tribunale, accusato di resistenza e oltraggio
Line 25: Line 89:
La domanda di cittadinanza viene respinta con decreto del Ministero dell’Interno. La motivazione è che nell’anno 2000 la signora ha prodotto un reddito troppo basso (13 milioni di lire), la signora Jolanda, diventando cittadina italiana, potrebbe un giorno beneficiare «di eventuali provvidenze previste per i cittadini italiani in stato di indigenza che graverebbero ulteriormente sul bilancio dello stato». Inoltre il decreto del Ministero dell’Interno fa notare come nel caso della cittadina peruviana «non è dato rilevare la sussistenza di benemerenze o circostanze tali da poter comunque giustificare l’attribuzione dell’invocato beneficio». La domanda di cittadinanza viene respinta con decreto del Ministero dell’Interno. La motivazione è che nell’anno 2000 la signora ha prodotto un reddito troppo basso (13 milioni di lire), la signora Jolanda, diventando cittadina italiana, potrebbe un giorno beneficiare «di eventuali provvidenze previste per i cittadini italiani in stato di indigenza che graverebbero ulteriormente sul bilancio dello stato». Inoltre il decreto del Ministero dell’Interno fa notare come nel caso della cittadina peruviana «non è dato rilevare la sussistenza di benemerenze o circostanze tali da poter comunque giustificare l’attribuzione dell’invocato beneficio».
Line 27: Line 91:
Secondo l’avvocato Laura Tartarini che assiste la cittadina peruviana si tratta di «pura ipocrisia. Finché lavori, compri casa, metti da parte dei risparmi e li investi in titoli statali oppure stipuli una polizza assicurativa va tutto bene, ma se solo si profila il rischio di poter usufruire di eventuali provvidenze riservate ai cittadini italiani allora ti sbattono la porta in faccia». Secondo l’avvocato Laura Tartarini che assiste la cittadina peruviana si tratta di «pura ipocrisia. Finché lavori, compri casa, metti da parte dei risparmi e li investi in titoli statali oppure stipuli una polizza assicurativa va tutto bene, ma se solo si profila il rischio di poter usufruire di eventuali provvidenze riservate ai cittadini italiani allora ti sbattono la porta in faccia».
Line 29: Line 93:
L’avvocato Elena Fiorini conferma «E’ un atteggiamento diffuso e a volte quasi ridicolo. Il Ministero dell’Interno ha rifiutato la cittadinanza ad una ragazza di 25 anni di Singapore che vive da più di 10 anni a Genova. Il papà è un ingegnere ed ha un reddito annuo di 70.000 euro, lei paga le tasse universitarie e l’affitto della casa, ma il nostro paese ha sempre questo atteggiamento chiuso, di rifiuto, che sembra ancora risentire dell’impronta fascista. La prima risposta è quasi sempre negativa, anche se spesso, per fortuna, i ricorsi al TAR ribaltano la situazione». L’avvocato Elena Fiorini conferma «E’ un atteggiamento diffuso e a volte quasi ridicolo. Il Ministero dell’Interno ha rifiutato la cittadinanza ad una ragazza di 25 anni di Singapore che vive da più di 10 anni a Genova. Il papà è un ingegnere ed ha un reddito annuo di 70.000 euro, lei paga le tasse universitarie e l’affitto della casa, ma il nostro paese ha sempre questo atteggiamento chiuso, di rifiuto, che sembra ancora risentire dell’impronta fascista. La prima risposta è quasi sempre negativa, anche se spesso, per fortuna, i ricorsi al TAR ribaltano la situazione».
Line 31: Line 95:
I rappresentati delle comunità immigrate genovesi che hanno denunciato in più di una occasione questa grave situazione, sottolineano come ci siano altre motivazioni che vengono ingiustamente usate per rifiutare la domanda di cittadinanza. Ricordano, ad esempio, il caso recente del cittadino palestinese residente regolarmente a Genova da 23 anni, impegnato nei volontari della Croce rossa genovese, al quale il Ministero dell’Interno ha negato la cittadinanza per motivi così gravi e misteriose da essere coperti del segreto di stato. E ricordano come il TAR della Liguria non ha creduto a tale segreto bocciando il ministero e riaprendo le porte per la procedura di cittadinanza al cittadino palestinese. Dicono che la legge sulla cittadinanza (legge 91 del 5 febbraio 1992) prevede sì il requisito di 10 anni di soggiorno regolare ma non quello del reddito, ma riconoscono anche che la legge così come è permette comportamenti fortemente discrezionali. I rappresentati delle comunità immigrate genovesi che hanno denunciato in più di una occasione questa grave situazione, sottolineano come ci siano altre motivazioni che vengono ingiustamente usate per rifiutare la domanda di cittadinanza. Ricordano, ad esempio, il caso recente del cittadino palestinese residente regolarmente a Genova da 23 anni, impegnato nei volontari della Croce rossa genovese, al quale il Ministero dell’Interno ha negato la cittadinanza per motivi così gravi e misteriose da essere coperti del segreto di stato. E ricordano come il TAR della Liguria non ha creduto a tale segreto bocciando il ministero e riaprendo le porte per la procedura di cittadinanza al cittadino palestinese. Dicono che la legge sulla cittadinanza (legge 91 del 5 febbraio 1992) prevede sì il requisito di 10 anni di soggiorno regolare ma non quello del reddito, ma riconoscono anche che la legge così come è permette comportamenti fortemente discrezionali.
Line 33: Line 97:
Nel loro appello, in occasione delle ultime elezioni politiche, le comunità immigrate genovesi tra le altre cose invitavano a votare i partiti che si battono per una nuova legge sulla cittadinanza che la trasformi da una concessione da parte dello stato ad un diritto certo, limitando fortemente il potere discrezionale del Ministero dell’Interno. Ecco quanto citava l’appello firmato dalla stragrande maggioranza dei presidenti delle comunità immigrate genovesi a riguardo: «In particolare chiediamo di dare il voto agli schieramenti, partiti e candidati che si pronunciano espressamente per il diritto all'acquisto automatico della cittadinanza italiana per gli immigrati regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 10 anni che non hanno commesso alcun reato; dei genitori e coniugi stranieri di cittadini italiani regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 5 anni che non hanno commesso alcun reato; dei minori stranieri nati in Italia da genitori immigrati regolarmente soggiornanti». Nel loro appello, in occasione delle ultime elezioni politiche, le comunità immigrate genovesi tra le altre cose invitavano a votare i partiti che si battono per una nuova legge sulla cittadinanza che la trasformi da una concessione da parte dello stato ad un diritto certo, limitando fortemente il potere discrezionale del Ministero dell’Interno. Ecco quanto citava l’appello firmato dalla stragrande maggioranza dei presidenti delle comunità immigrate genovesi a riguardo: «In particolare chiediamo di dare il voto agli schieramenti, partiti e candidati che si pronunciano espressamente per il diritto all'acquisto automatico della cittadinanza italiana per gli immigrati regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 10 anni che non hanno commesso alcun reato; dei genitori e coniugi stranieri di cittadini italiani regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 5 anni che non hanno commesso alcun reato; dei minori stranieri nati in Italia da genitori immigrati regolarmente soggiornanti».

GR ore 13.00

IRAQ

ESPLOSIONE VICINO A BUS BAGHDAD, ALMENO 1 MORTO - Baghdad, 24 set. - "Una persona e' morta e ventidue sono rimaste ferite, tutti iracheni", ha poi corretto un luogotenente di polizia. La bomba era stata collocata sulla via al Imam al Adaam, una strada importante del centro di Baghdad. A quanto riferito da un portavoce della Prima divisione corazzata delle forze americane, l'ordigno e' saltato in aria dopo il passaggio di un convoglio militare e ha investito il minivan bianco pieno di pendolari.

L'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE NEL COMMENTO DELLA STAMPA INTERNAZIONALE

THE WASHINGTON POST - "Bush criticato alle Nazioni Unite sull'Iraq": il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha difeso l'intervento militare in Iraq, ieri, parlando al Palazzo di Vetro. Bush è stato però duramente criticato per la politica unilaterale adottata da Washington per salvaguardare la sicurezza del Paese, una politica che - secondo i critici, tra cui il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan - mette a rischio l'esistenza stessa dell'organizzazione internazionale sorta nel 1945.

THE NEW YORK TIMES - Anche sul New York Times si sottolinea l'intervento di Bush all'Onu, con la sua "vigorosa" difesa della guerra, nella necessità di allargare la partecipazione internazionale nella ricostruzione dell'Iraq. Ma dai "leader mondiali" l'intervento militare Usa nel Paese arabo viene ancora giudicato "un pericoloso atto di unilateralismo".

GUARDIAN - "Iraq, la realtà e la retorica". Apre con un reportage dall'Iraq il Guardian che sempre in tema commenta così la giornata di ieri a Palazzo di Vetro: "Bush isolato dopo il suo discorso all'Onu". "una litania dei leader mondiali" levano "intense critiche" contro il discorso del presidente

FINANCIAL TIMES - "Annan dice: l'Onu deve essere pronto a cambiare". Mentre titola sulla scelta del segretario generale di avviare le riforme dell'Onu, il Financial sottolinea anche come "Chirac e Bush optano per un linguaggio conciliatorio ma non nascondono affatto le loro differenze sull'Iraq".

THE TIMES - "Bush si rivolge alla comunità internazionale per avere un aiuto nella ricostruzione dell'iraq". Il times non si sbilancia e si limita a registrare la richiesta di Bush. E sempre a proposito dell'Onu, sulla prima pagina del Times in evidenza il 'caso Blair'". "Dov'era il primo ministro?" si chiede il quotidiano che aggiunte: con 86 presidenti e primi ministri riuniti a New York... Mr. Blair ha lasciato a Straw il compito di confrontarsi con i leader mondiali".

LE FIGARO - In primo piano l'incontro fra il presidente Jacques Chirac e il suo omologo americano George W. Bush a margine dell'Assemblea generale dell'Onu. "Chirac-Bush l'ora della divergenza cordiale". Nonostante i gesti di conciliazione da entrambe le parti, non poteva esser trovato nessun terreno d'intesa sull'Iraq che la Francia vuole sovrano e che gli Stati Uniti vogliono continuare a governare.

LIBERATION - "Chirac critica Bush all'Onu". Davanti all'Assemblea generale delle Nazioni unite il presidente francese ha denunciato l'unilateralità della guerra in Iraq e ha confermato, davanti alla stampa, le "divergenze" con il suo omologo americano

EL MUNDO - In primo piano l'Assemblea generale dell'Onu. "Aznar augura a Bush la rielezione 'per il bene della pace mondiale'". Il presidente degli Stati Uniti gli risponde: "Noi due pensiamo lo stesso sull'Iraq e riteniamo di essere sulla strada giusta, sono orgoglioso di essere suo amico"

EL PAIS - Anche El pais apre sull'Assemblea generale del Palazzo di Vetro. "Bush difende la guerra e chiede aiuto all'Onu per ricostruire l'Iraq". Il presidente americano, George W.Bush, ha giustificato ieri la guerra che è culminata con l'occupazione dell'Iraq e ha sollecitato l'aiuto dell'Onu per la ricostruzione. Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha criticato duramente la dottrina degli attacchi preventivi di Washington.

PALESTINA

Un ragazzo di 15 anni è morto e altri 14 palestinesi sono rimasti feriti in scontri con i soldati israeliani avvenuti la scorsa notte nel campo profughi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo Ha'aretz gli scontri sono scoppiati poco dopo la mezzanotte, quando una ventina di tank e bulldozer israeliani sono entrati nel campo, vicino alla frontiera con l'Egitto. Il quindicenne Mohammed Hamdan, che non era armato, è stato ucciso da un colpo di tank, che ha ferito altre 11 persone, alcune delle quali armate. Secondo fonti palestinesi, gli israeliani sono entrati nel campo dopo che sono stati sparati colpi di mortaio contro gli insediamenti di Gush Katif. Ma gli israeliani invece affermano che gli scontri sono avvenuti durante un'operazione di routine per individuare i tunnel usati per contrabbandare armi dall'Egitto e che i carri armati hanno sparato cinque colpi dopo che militanti palestinesi hanno aperto il fuoco con fucili automatici e armi anti tank.

SCAMBIO PRIGIONIERI, BARGHUTI RESTA IN CELLA - Il leader di al-Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti, non puo' essere incluso in uno scambio di prigionieri fra Israele e i guerriglieri Hezbollah negoziato in questi giorni. Lo ha detto il premier israeliano Ariel Sharon al quotidiano Maariv. Barghuti non puo' essere una delle condizioni di questo accordo. Barghuti e' responsabile di uccisioni, e deve stare in carcere, ha precisato il premier. Secondo la radio militare, l'accordo fra Israele e Hezbollah e' gia' confezionato e deve ora essere approvato dai responsabili delle due parti. Anticipazioni stampa indicano che Israele liberera' centinaia di detenuti libanesi, palestinesi, giordani e siriani per ricevere Iin cambio un cittadino israeliano ostaggio degli Hezbollah e i cadaveri di tre militari.

PENSIONI

"Non possiamo non toccare le pensioni perche' l'Europa ce lo chiede", spiega Berlusconi a New York, dove ieri ha partecipato all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Però, aggiunge alludendo alle critiche di Confindustria, "non possiamo toccarle oltre quello che stiamo immaginando di fare" altrimenti "avremmo una caduta della pace sociale". Pronta la replica a distanza del segretario generale della Cisl Savino Pezzotta: "La possibilità di fare uno sciopero non è mai esclusa. La pace sociale la vogliamo anche noi, l'importante è che non ci sia la riforma strutturale delle pensioni". Pezzotta invita il governo a "cambiare il modo di rapportarsi con i sindacati e l'impostazione della finanziaria presentata ieri". Infine il leader della Cisl ribadisce il disaccordo sul condono edilizio, "bisognerebbe fare di più sul fronte dell'evasione fiscale".

Anche il segretario della UIL Angeletti non esclude di arrivare allo sciopero generale "Io avverto atteggiamenti diversi nel governo. Magari non radicalmente diversi, ma sfumature significative (...)". Tra le tre confederazioni, osserva il leader della Uil, non c'è "una convergenza tattica, abbiamo la stessa opinione"". "L'unica mia preoccupazione - conclude Angeletti -, spero non fondata, è che la Cgil possa sostenere una linea che dice 'nessna discussione, nessun confronto, il governo deve fare marcia indietro e basta".

DOMANI SENTENZA PER AMINA

La sentenza del processo d'appello di Amina Lawal, condannata in prima istanza per adulterio in Nigeria alla pena di morte mediante lapidazione è stata rimandata diverse volte dalla giustizia islamica, ma domani 25 Settembre 2003 la Corte d'appello superiore della Sharia di Katsina si pronuncerà a proposito della condanna a morte di Amina. Amina Lawal, 33 anni, madre di quattro figli, di cui una bambina di 15 mesi, era stata condannata il 22 Marzo 2002 a morte mediante lapidazione dopo essere stata denunciata da suo suocero. E' accusata in effetti di aver avuto rapporti sessuali e concepito un bambino fuori del matrimonio. Per i suoi giudici islamici è una donna adultera. Il 27 Marzo 2002 la Corte d'Appello della Sharia di Funtuna decide di esaminare l'appello fatto da Amina contro la sentenza di morte mediante lapidazione. Il 5 Agosto 2002 il processo di appello di Amina Lawal è rinviato al 19 Agosto. La Corte ha nuovamente precisato che, indipendentemente dal giudizio del 19 Agosto, la sentenza non sarebbe stata applicata prima di Gennaio 2004, permettendo cosi' ad Amina Lawal di allevare sua figlia. Il suo avvocato Musa Aliyu Yawuri si dice fiducioso. Il 19 Agosto 2002 la Corte d'appello islamica di Funtuna conferma la pena di morte. Amina fa appello davanti alla giurisdizione superiore, la Corte d'appello superiore della Sharia di Katsina. Il 23 Gennaio la Corte d'appello superiore di Katsina annuncia che l'udienza riguardante la condanna a morte per adulterio di Amina Lawal è rinviata al 25 Marzo 2003. Il 25 Marzo la Corte d'appello superiore della Sharia di Katsina doveva emettere il suo giudizio a proposito della condanna a morte per adulterio di Amina Lawal. In mancanza dei giudici, l'udienza era stata rinviata al 3 Giugno 2003, poi al 27 Agosto 2003, per essere infine ancora rinviata al 25 Settembre.

IMMIGRAZIONE

Brutti, sporchi e cattivi. E' l'immagine degli immigrati nel nostro paese quale emerge dalla stampa italiana. Criminalita', politica, lavoro. Sembrano, infatti, essere queste le parole chiave della rappresentazione degli stranieri proposta dai mass media. I primi risultati della ricerca Extracommunication - Monitor su Informazione e Immigrazione, condotta dal Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell'Universita' di Roma, 'La Sapienza', diretta da Mario Morcellini, non lasciano dubbi: il 56,7% degli articoli dei quotidiani fa riferimento a reati, droga e terrorismo, per il 20,3% alle politiche di regolarizzazione, allo stato di clandestinita' e agli sbarchi

Francia - Diritti dei migranti

Verrà processato oggi in francia Romain Binazon, colpevole di avere protestato contro la deportazione dei sans papier di Parigi. Arrestato per la sua azione, oggi dovrà comparire davanti al tribunale, accusato di resistenza e oltraggio

BRASILE

LULA ANNUNCIA VISITA UFFICIALE A CASTRO - Si discutera' del problema dei diritti umani a Cuba nel viaggio che il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva compira' il 26 e 27 settembre al leader cubano Fidel Castro. Lula andra' nell'isola caraibica venerdi', di ritorno da New York, dove si trova per l'Assemblea generale dell'Onu, dopo una visita in Messico. Secondo il ministro degli esteri brasiliano, Celso Amorim, la visita di Lula a Castro sara' fondata sul presupposto che il miglior modo per collaborare con il popolo cubano, per quanto concerne i diritti umani, non e' di isolarlo ma di avere con esso un fattivo rapporto di associazione. Per il Partito dei lavoratori (Pt) di Lula, la visita a Castro ha un valore sentimentale, in quanto molti dei suoi militanti, fra cui l'attuale ministro per l'edilizia, Jose' Dirceu, andarono in esilio a Cuba negli anni della dittatura militare in Brasile (1964-85). Eduardo Suplicy, membro della commissione affari esteri del Parlamento brasiliano e membro storico del Pt, spiega che Castro voleva che Lula andasse a Cuba, ma c'era chi si preoccupava che cio' potesse dispiacere agli Stati Uniti.

Teramo

Ieri, dopo 15 giorni di sciopero , i lavoratori e le lavoratrici ex lsu della Valvibrata di teramo, hanno ottenuto un primo risultato, con l'approvazione all'unanimità di un documento a sostegno delle rivendicazioni, documento che la giunta dovrà adesso trasformare in delibera.la giunta deve anche dar mandato all'assessore al lavoro di creare una convenzione col ministero apposito affinchè il progetto divenga operativo.

Alfa Arese

Sciopero oggi di 4 ore alla fabbrica Fiat di Arese, dove, nonostante i proclami trionfalistici dell'azienda, 500 lavoratori verranno licenziati. L'alfa di Arese è tra le fabbbriche più colpite dalla recente ristrutturazione del gruppo, che ha portato alla cassa integrazione per migliaia di dipendenti, e al precariato per altrettanti lavoratori e lavoratrici. Da sempre palla al piede del gruppo fiat, che l'ha voluta acquisire solo per non perdere il valore delle proprie azioni, non è mai stata oggetto di un reale piano di ristrutturazione, preferendo spostare all'estero la produzione, con il consueto ricatto del costo del lavoro. I lavoratori e le lavoratrici hanno proposto piani alternativi, anche con il concorso della regione, ma non sono mai stati tenuti in considerazione. Le quattro ore di sciopero di oggi arrivano al termine di due settimane di mobilitazioni, tra essemblee e blocchi delle autostrade.

approfondimento

Genova, storie di cittadinanza negata di Saleh Zaghloul

La signora Jolanda, una collaboratrice domestica peruviana di 53 anni, da venti è regolarmente residente a Genova dove fa la collaboratrice domestica, paga regolarmente le tasse e dove ha comprato un appartamento, un assicurazione privata e possiede diecimila euro in buoni postali a lunga scadenza. Informata che gli immigrati dopo dieci anni di residenza possono fare domanda per ottenere la cittadinanza italiana, la signora Jolanda presenta la sua domanda di cittadinanza tramite la prefettura di Genova.

La domanda di cittadinanza viene respinta con decreto del Ministero dell’Interno. La motivazione è che nell’anno 2000 la signora ha prodotto un reddito troppo basso (13 milioni di lire), la signora Jolanda, diventando cittadina italiana, potrebbe un giorno beneficiare «di eventuali provvidenze previste per i cittadini italiani in stato di indigenza che graverebbero ulteriormente sul bilancio dello stato». Inoltre il decreto del Ministero dell’Interno fa notare come nel caso della cittadina peruviana «non è dato rilevare la sussistenza di benemerenze o circostanze tali da poter comunque giustificare l’attribuzione dell’invocato beneficio».

Secondo l’avvocato Laura Tartarini che assiste la cittadina peruviana si tratta di «pura ipocrisia. Finché lavori, compri casa, metti da parte dei risparmi e li investi in titoli statali oppure stipuli una polizza assicurativa va tutto bene, ma se solo si profila il rischio di poter usufruire di eventuali provvidenze riservate ai cittadini italiani allora ti sbattono la porta in faccia».

L’avvocato Elena Fiorini conferma «E’ un atteggiamento diffuso e a volte quasi ridicolo. Il Ministero dell’Interno ha rifiutato la cittadinanza ad una ragazza di 25 anni di Singapore che vive da più di 10 anni a Genova. Il papà è un ingegnere ed ha un reddito annuo di 70.000 euro, lei paga le tasse universitarie e l’affitto della casa, ma il nostro paese ha sempre questo atteggiamento chiuso, di rifiuto, che sembra ancora risentire dell’impronta fascista. La prima risposta è quasi sempre negativa, anche se spesso, per fortuna, i ricorsi al TAR ribaltano la situazione».

I rappresentati delle comunità immigrate genovesi che hanno denunciato in più di una occasione questa grave situazione, sottolineano come ci siano altre motivazioni che vengono ingiustamente usate per rifiutare la domanda di cittadinanza. Ricordano, ad esempio, il caso recente del cittadino palestinese residente regolarmente a Genova da 23 anni, impegnato nei volontari della Croce rossa genovese, al quale il Ministero dell’Interno ha negato la cittadinanza per motivi così gravi e misteriose da essere coperti del segreto di stato. E ricordano come il TAR della Liguria non ha creduto a tale segreto bocciando il ministero e riaprendo le porte per la procedura di cittadinanza al cittadino palestinese. Dicono che la legge sulla cittadinanza (legge 91 del 5 febbraio 1992) prevede sì il requisito di 10 anni di soggiorno regolare ma non quello del reddito, ma riconoscono anche che la legge così come è permette comportamenti fortemente discrezionali.

Nel loro appello, in occasione delle ultime elezioni politiche, le comunità immigrate genovesi tra le altre cose invitavano a votare i partiti che si battono per una nuova legge sulla cittadinanza che la trasformi da una concessione da parte dello stato ad un diritto certo, limitando fortemente il potere discrezionale del Ministero dell’Interno. Ecco quanto citava l’appello firmato dalla stragrande maggioranza dei presidenti delle comunità immigrate genovesi a riguardo: «In particolare chiediamo di dare il voto agli schieramenti, partiti e candidati che si pronunciano espressamente per il diritto all'acquisto automatico della cittadinanza italiana per gli immigrati regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 10 anni che non hanno commesso alcun reato; dei genitori e coniugi stranieri di cittadini italiani regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 5 anni che non hanno commesso alcun reato; dei minori stranieri nati in Italia da genitori immigrati regolarmente soggiornanti».

G.R. 9,30

PALESTINA

Rafah, scontri con esercito: ucciso 15enne palestinese Un 15enne palestinese è stato ucciso oggi a Rafah, nella Striscia di Gaza, in scontri con l'esercito israeliano. Ci sono anche alcuni feriti.

Sharon: Barghuti resterà in carcere Rimarrà in carcere il capo di al-Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti. Lo ha detto il premier Ariel Sharon, precisando che lui non può essere incluso nello scambio di prigionieri negoziato di recente tra Israele e i guerriglieri Hezbollah

ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, è tornato ieri a criticare senza mezzi termini l’intervento unilaterale degli Stati Uniti contro l’Iraq. Lo ha fatto all’apertura dei lavori della 58esima Assemblea generale dell’Onu al Palazzo di Vetro di New York. Annan, davanti ai leader di 191 Paesi, ha deplorato la dottrina delle guerre preventive: “La loro logica rappresenta una sfida fondamentale ai principi su cui, sia pure in modo imperfetto, si sono fondate la pace e la stabilità mondiale per gli ultimi 58 anni”. Per evitare il rischio che le ‘guerre preventive’ si moltiplichino, ha insistito il Segretario generale dell’Onu, è necessario che la comunità decida se vuole ripristinare quelle regole o scriverne altre, ma di certo è necessaria una riforma profonda delle Nazioni Unite in tempi brevi. Nonostante le parole con cui il segretario generale ha stigmatizzato la scelta degli Stati Uniti di lanciare l’attacco contro Baghdad, il presidente americano George W. Bush ha ribadito la sua convinzione che “la guerra era giusta”. Tutti sanno, comunque, che le temute armi di distruzione di massa che hanno giustificato l’intervento non sono – fino ad oggi – state ancora ritrovate. Ora il numero uno della Casa Bianca dice di voler guardare al futuro dell’Iraq. Ma sul modo in cui progettare l’avvenire del Paese, molti dissentono nettamente dagli Usa. A partire dal presidente francese Jacques Chirac, che davanti alla ‘plenaria’ dell’Onu ha ribadito la necessità di un rapido trasferimento dei poteri agli iracheni. Ma gli Usa, è noto, non ne hanno alcuna intenzione: “Né rallentamenti né accelerazioni” ha tagliato corto Bush, che però chiede aiuto per rendere l’Iraq sicuro e farne una democrazia. Anche Annan, nel suo intervento, aveva chiesto “un mandato per aiutare gli iracheni e far sì che riprendano la loro sovranità”. Riportare la pace in Iraq, ha fatto capire il segretario generale, è l’unica via per salvare la credibilità ormai ridotta ai minimi termini delle Nazioni Unite: perché “un successo in Iraq avrebbe grande importanza. E’ vitale per tutto noi che il risultato sia un Iraq stabile”, ha aggiunto, che “contribuisca alla stabilità della Regione

CRITICHE A BLAIR PER AVERE SNOBBATO ASSEMBLEA Visto che si tratta di uno dei paladini della guerra in Iraq, non e' passata inosservata l'assenza del premier britannico Tony Blair all'apertura dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Mentre il presidente americano George W. Bush difendeva le ragioni del conflitto, Blair visitava un ospedale di Londra, preoccupato di fronte al calo dei consensi interni di dimostrare la sua attenzione per i problemi del paese. La sua scelta, pero', gli ha attirato le critiche dell'opposizione. "E' piuttosto singolare che questo premier, che due anni fa si proponeva come uno dei piu' importanti statisti del mondo, non sia preparato ad affrontare i suoi colleghi all'Onu", ha dichiarato al quotidiano 'The Times' Michale Acram, responsabile Esteri dei conservatori. Anche un diplomatico del Consiglio di sicurezza ha criticato la scleta di Blair: "Credo sarebbe stato utile per lui essere qui, avrebbe dovuto venire", ha detto. Da parte sua, Blair ha spiegato ai giornalisti che lo seguivano durante la visita quanto sia importante che il governo si concentri su "cose che interessano alla gente" del suo paese, come servizi sociali e lotta la crimine.

Da parte sua Gerhard Schroeder ha sottolineato ancora una volta la comunità di intenti tra Parigi e Berlino in un'intervista rilasciata alla televsione Zdf da New York, dove si trova per l'assemblea generale delle Nazioni Unite. "Abbiamo una posizione comune con la Francia, che deve essere rispettata", ha dichiarato Schroeder, che nel pomeriggio interverra' davanti all'Assemblea. Ieri, al Palazzo di Vetro sono emersi ancora una volta i contrasti tra Stati Uniti da una parte e Francia dall'altra sulla transizione verso l'autonomia degli iracheni. Il presidente francese Jacques Chirac vorrebbe che Washington trasferisse entro pochi mesi agli iracheni la piena sovranita', mentre il presidente americano George W. Bush ha ribadito che non intende fare le cose in fretta.

Oggi dopo il giorno dei discorsi ufficiali e dei grandi proclami al Palazzo di Vetro è la volta degli incontri a quattr'occhi, dei conciliaboli e dei mini vertici. Il presidente americano tenterà la carta della persuasione diretta. Diversi, per Bush, gli appuntamenti in calendario. Fondamentale - dal punto di vista politico - quello col cancelliere tedesco Schroeder. Forse più concreti quelli col primo ministro indiano Vajapayee e col presidente pachistano Musharraff. Sempre oggi, dopo l'incontro Bush-Schroeder, dovrebbero incontrarsi Francia, Germania, Russia. Per i leader dei tre paesi del fronte del No alla guerra è il primo summit al vertice dopo l'incontro di San Pietroburgo dell'aprile scorso. Quanto alla possibilità che la Germania collabori all'addestramento della polizia irachena, Schroeder ha detto che tale compito potrebbe svolgersi non soltanto in Germania, ma anche "nella regione".

Intanto in Usa quasi sei americani su dieci pensano che il presidente George W. Bush non abbia un piano per l'Iraq e oltre sei su dieci aspettano ancora che spieghi loro con chiarezza che cosa intende fare. Lo indica un sondaggio del Pew Research Center, pubblicato in coincidenza con il discorso di Bush all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Da esso, risulta, inoltre, che sette americani su dieci chiedono che gli Stati Uniti lascino alle Nazioni Unite un maggior ruolo in Iraq (oltre la meta' anche sul piano militare) e che poco piu' di un terzo di essi e' disposto a spendere per l'Iraq la somma chiesta da Bush -87 miliardi di dollari-.

MUTILAZIONI FEMMINILI

Sono 250 i villaggi del Senegal che hanno proclamato l’abbandono della pratica della mutilazione genitale femminile. Lo riferisce il sito dell’emittente britannica ‘Bbc’, precisando che in queste comunità hanno dichiarato di voler abolire ogni forma di discriminazione nei confronti della donna. Queste decisioni sono state accolte positivamente dall’Unicef. "Ogni anno muoiono nel mondo 1 milione e mezzo di bambine perché malnutrite, meno curate, anche sotto il profilo sanitario, rispetto ai maschi. Inoltre, interpretazioni di credenze religiose di varia derivazione (islamica, animista, cristiana) vogliono le donne africane sottoposte ad amputazioni genitali, erroneamente definite ‘circoncisione’" afferma un rapporto dell’Unicef. La mutilazione genitale femminile viene messa in atto da molte comunità africane (nel nord del Senegal tra i Fulani, i Mandingo e i Jolla, nel sud tra i Jalunges e a est tra i Jahangas), nonostante l’opposizione dei loro stessi governi, su fanciulle di età compresa tra i quattro e i dodici anni, ma anche su bimbe di pochi giorni o su donne mature a seconda del gruppo. Coloro che la praticano non usano alcun tipo di anestetico e si avvalgono di forbici non disinfettate, ma anche coltelli o addirittura rasoi. Ciò può causare danni permanenti che portano all’incontinenza, a disfunzioni sessuali, a infertilità, quando non si rivelano fatali al momento del parto. Non vanno inoltre sottovalutati lo shock inflitto alla donna, le gravi emorragie, le lacerazioni e le infezioni ai tessuti genitali ‘trattati’. In occasione di questa seppur parziale ‘vittoria’, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia ha reso noto il proprio proposito di non interrompere la campagna perché l’intero Paese si liberi da queste pratiche, che stima abbiano colpito fino ad ora nel mondo 130 milioni di donne

gror030924 (last edited 2008-06-26 09:54:59 by anonymous)