GR ORE 19.30

Sommario

Arresti domani si decide la sorte dei due arrestati durante le azioni di sabato. Intervista con avvocato di uno dei due indagati

scuole

assemblea oggi per decidere le prossime mobilitazioni e la situazione della repressione nelle scuole, dopo quanto avvenuto al virgilio e al righi. (audio)

Afghanistan la situazione delle donne secondo amnesty

Israele attacca la siria ma il consiglio di sicurezza onu non condanna

GR

Arresti

Ancora due persone in carcere dopo la manifestazione di sabato, e il bilancio di 60 persone denunciate a piede libero. Saranno interrogati domani. La situazione raccontata dallo avvocato di uno dei due (audio)

Carcere

Nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, è in corso da 5 giorni una protesta dei detenuti del reparto infermeria (G.14) che si attua col rifiuto totale del cibo e dei farmaci. I detenuti, prevalentemente malati di AIDS, vogliono segnalare con la loro protesta la carenza di medicinali, di medici e di personale specialistico. Ma soprattutto vogliono sottolineare l'incompatibilità delle loro patologie con la permanenza in carcere, incompatibilità stabilita dalla legge che tuttavia non viene applicata anche a causa della campagna stampa ferocemente allarmistica.

Morire di lavoro

L'operaio morto nello zuccherificio di Celano (leggi qui) si chiamava, Cesidio Benvenuto, di 23 anni, originario di Celano, ma residente a Taglaicozzo (L'Aquila). Il giovane, che lavorava per una ditta esterna, nel pomeriggio, verso le 16,30, si è calato in un pozzetto per fare manutenzione ad alcuni tubi che trasportano anidride carbonica (CO2), necessaria per la lavorazione dei sughi di barbabietola da cui si ricava lo zucchero.

Evidentemente una perdita da un tubo ha saturato l'aria nel pozzetto e quando il giovane operaio vi è sceso si è sentito subito male. Sono accorsi altri tre operai dello zuccherificio che a loro volta hanno accusato malori. Tutti e tre, però, sono stati salvati in tempo, mentre per Benvenuto non c'è stato più nulla da fare. I tre intossicati sono stati ricoverati all'ospedale di Avezzano. Sul posto è arrivato il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Avezzano, Stefano Gallo, che ha aperto un'inchiesta.

Alitalia

Presentato il piano di risanamneto per il biennio 2004 2006: l'opinione dei lavoratori del settore informatico, da tempo in mobilitazione. Dalla Cub alitalia-informatica, un commento

Esteri

Afaganistan

Poche, troppo poche le donne che hanno ritrovato la libertà dopo la caduta del regime talebano in Afghanistan. Lo dice Amnesty International in una report sulla condizione delle donne nel Paese abitato da forze ultraconservatrici islamiche. Mentre a Kabul ed altre centri maggiori la situazione per le donne è lievemente migliorata, potendo queste lavorare, accedere alla sanità e le bambine andare a scuola, nelle zone rurali, ovvero nella gran parte del Paese, la vita è ancora un tormento per la maggioranza delle afgane. Le mura domestiche continuno ad esser un luogo di segregazione dove si ripetono violenze e abusi. Il rischio di subire uno stupro, se non si è protette, resta molto alto. Moltissime donne sono ancora costrette dalla pressione sociale a indossare il burka, il capo di abbigliamento diventato simbolo dell’oppressione talebana dei diritti umani. Continuano pure i matrimoni obbligati, coinvolgendo anche bambine di otto anni. Altra segnalazione sconcertante fatta da Amnesty è che anche la polizia afgana, composta da gruppi di miliziani al comando di signori della guerra locali, collabora a questi abusi e il sistema giudiziario – si impara dal rapporto – continua ad avere due pesi e due misure a seconda del sesso delle vittime. A due anni dalla caduta del regime fondamentalista islamico causata dall’intervento militare americano, le donne non sembrano dunque ancora essere uscite dalla guerra particolare che le ha prese a bersaglio. Amnesty chiede alla comunità internazionale, e in particolare a nazioni come gli Stati Uniti che motivarono l’attacco al regime afgano anche con la necessità di proteggere le donne, di agire concretamente per la protezione delle afgane. In particolare Amnesty fa riferimento alla prossima emanazione delle Costituzione afgana che dovrebbe citare espressamente la parità di diritti tra i sessi, compresi l’accesso alla sanità e all’istruzione. Inoltre ci si augura che la Carta metta fine anche ad abusi come i matrimoni forzati e l’obbligo della dote. Ma questo genere di cambiamenti potrebbero non essere facili da inserire nel dettame costituzionale, poiché l’influenza del presidente progressista Hamid Karzai è piuttosto limitata nelle regioni più arretrate del Paese.

Israele

Riunito in sessione d'emergenza, prima in seduta pubblica, poi brevemente anche a porte chiuse, il Consiglio di Sicurezza è durato oltre tre ore e si è concluso in piena notte rimandando a ulteriori trattative. Il voto, comunque, non avviene di solito prima che siano trascorse 24 ore dal deposito della risoluzione. La diplomazia siriana vuole un documento nel quale si condanni "energicamente l'attacco brutale e ingiustificato" degli aerei israeliani e sostiene che Israele, con il raid compiuto contro zone abitate da civili, il primo su suolo siriano da oltre vent'anni, ha messo in pericolo la pace in Medio Oriente. L'ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, John Negroponte, ha invitato le parti a non esacerbare le tensioni, ma ha anche ricordato che Washington è convinto che la Siria sia dalla "parte sbagliata nella guerra al terrorismo", il che è una conferma che gli Usa non sono disponibili a risoluzioni di condanna nei confronti di Israele. La Siria, che aveva chiesto la riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza, ha ricevuto, nel dibattito pubblico, l'appoggio di vari Paesi arabi intervenuti. Tutti quelli che hanno parlato, tranne i rappresentanti di Stati Uniti e Israele, hanno denunciato i raid israeliani e i rischi che essi comportano per la pace. La delegazione statunitense non considera dunque necessaria "una nuova risoluzione sul Medio Oriente", mentre considera necessario che "la Siria smantelli i gruppi terroristici sul proprio territorio". Gli Stati Uniti hanno però ribadito l'invito a tutte le parti in causa "a evitare d'accrescere le tensioni in Medio Oriente e a valutare attentamente le conseguenze delle loro azioni". La delegazione israeliana ha denunciato la Siria come un Paese dell'"Asse del Male", accanto a Iraq e Iran, e, in linea con quella statunitense, ha sottolineato la scarsa collaborazione di Damasco nella guerra contro il terrorismo.

Iraq

Gli Stati Uniti hanno chiuso il campo di prigionia di Camp Crooper, nei pressi dell'aeroporto di Baghdad, dove erano rinchiusi i prigionieri iracheni. Il campo era stato criticato da Amnesty International e da altre organizzazioni umanitarie per via delle pessime condizioni. Secondo Amnesty il trattamento dei prigionieri era "contrario alla dignità dell'uomo".

Palestina governo

INTANTO Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat ha approvato la formazione di un governo di ‘emergenza’ composto da nove ministri e guidato dal premier incaricato Abu Ala (Ahmed Qrei). Arafat ha anche proclamato lo ‘stato di emergenza’ nei territori palestinesi. La creazione del nuovo esecutivo, nominato per decreto presidenziale e che verrà presentato mercoledì al Consiglio legislativo palestinese (il parlamento palestinese), risponderebbe alla necessità dell’Autorità palestinese di assicurarsi un maggior controllo sulla situazione, rapidamente deteriorata, dopo l’attentato di sabato scorso a Haifa (in cui 19 persone, ebree ed arabe, sono morte in un attentato terroristico suicida condotto da una donna palestinese in un ristorante) che ha scatenato la reazione militare israeliana contro presunti campi di addestramento terroristici in Siria: il primo attacco israeliano in terra siriana da oltre venti anni. Osservatori sostengono che il rapido ricorso ad un esecutivo di emergenza serve anche per affrontare la minaccia, reiterata dalle autorità israeliane, di ‘espellere’ di Yasser Arafat da Ramallah. Un nuovo esecutivo palestinese era atteso per questa settimana, in cui il primo ministro incaricato Abu Ala avrebbe dovuto presentare al Clp la sua squadra di governo composta da 25 ministri. Si attende, intanto, il voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convocato in una riunione di emergenza dalla Siria per esprimere una risoluzione contro l’attacco israeliano ad un Paese terzo, un azione che, sostiene Damasco, potrebbe mettere a rischio la pace e la sicurezza nell’intera regione. Quest’ultima è un’opinione sostanzialmente condivisa dalla totalità dei membri del massimo organo esecutivo dell’Onu ma contestata, oltre che da Israele, dagli Stati Uniti che non vedono necessaria una nuova risoluzione sul Medio Oriente, sollecitando tutte le parti in causa ad “evitare di accrescere la tensione e a valutare attentamente le conseguenze delle loro azioni

Palestina

Non userò la forza contro i militanti palestinesi e non ascolterò gli americani, ma i nostri interessi nazionali". Abu Ala risponde così alle pressioni che gli giungono da più parti affinchè intervenga per fermare il terrorismo. Il neo premier, nominato ieri d'urgenza da Arafat per un mese, salva riconferma da parte del Parlamento palestinese, si trova a dover fronteggiare la stessa situazione che ha portato il suo predecessore Abu Mazen alle dimissioni. "Noi non ci scontreremo, noi non andremo a una guerra civile", ha detto Abu Ala, cercando di allontanare lo stesso spettro che ha indebolito Abu Mazen. "Non è - ha aggiunto - nel nostro interesse. Non è nell'interesse del nostro popolo e non è nell'interesse del processo di pace". Il nuovo premier vorrebbe incontrare presto il primo ministro israeliano Ariel Sharon e gli altri leader dello Stato ebraico per negoziare una tregua. "Noi siamo pronti, a iniziare da oggi, a sederci al tavolo per raggiungere un cessate il fuoco complessivo che non sarà temporaneo", ha spiegato Abu Ala. Israele, dal canto suo, ha chiarito che non ci saranno negoziati simili, finchè l'Autorità nazionale palestinese non avrà effettuato azioni di repressione contro i militanti palestinesi.

Chile

Mezzo milione di persone ha assistito ieri, fuori del palazzo presidenziale della Moneda, nella capitale Santiago, alle celebrazioni per il quindicesimo anniversario del referendum che sancì l’inizio della fine per la dittatura di Augusto Pinochet Ugarte. Le commemorazioni, assente il presidente Ricardo Lagos, in visita di Stato negli Stati Uniti, sono state condotte dal vice presidente José Miguel Insulza, alla presenza dei due ex presidenti Patricio Aylwin e Eduardo Frei. Era il 5 ottobre 1988 quando più di sette milioni di cileni votarono contro la permanenza al potere del generale Pinochet e per la restaurazione della democrazia. Nel 1989, dopo quindici anni di dittatura sanguinaria, il regime – ormai messosi al sicuro con l’approvazione della Costituzione del 1980 e con una serie di norme che garantivano Pinochet e i suoi più stretti collaboratori - dovette piegarsi al volere popolare. Toccò al democratico cristiano Patricio Aylwin dare il via alla lunga ricostruzione della democrazia che ebbe, come primo fondamentale punto, l’indizione delle prime elezioni libere, vinte da Eduardo Frei nel 1990. Da allora, la Concertazione dei partiti per la democrazia, di cui fanno parte i partiti Socialista, Radicale, Socialdemocratico e Democratico cristiano, è al governo ininterrottamente. Scaduto il secondo mandato di Frei, infatti, è stato il socialista Ricardo Lagos a salire alla Moneda, quasi trent’anni dopo il suo illustre predecessore, Salvador Allende, morto il giorno del golpe, l’11 settembre 2003. Durante le celebrazioni, Aylwin ha sottolineato la necessità di “attualizzare” il programma della Concertazione, per dare al Paese le risposte di cui ha bisogno. Frei, democratico cristiano come il suo predecessore, ha invece posto al centro “il vuoto di leadership nella Concertazione, che va colmato per creare un nuovo sogno grande come quello che abbiamo fatto quindici anni fa”.

Belgio

La totalité des salariés de l'usine Ford de Genk, où quelque 3.000 postes doivent être prochainement supprimés, ont entamé ce matin une grève de 24 heures. Lors de l'assemblée générale du personnel tenue ce matin, les syndicats ont présenté le plan de restructuration et souligné n'avoir actuellement aucune garantie quant à la fabrication à Genk de la nouvelle Mondeo. Le personnel des fournisseurs de l'usine, qui seront touchés indirectement par cette restructuration, ont marqué leur solidarité par une journée sans travail. Quant aux bourgmestres des six communes limbourgeoises hébergeant la plupart des travailleurs de Ford, ils exigent de la direction des éclaircissements sur les divergences de propos relatives à l'investissement de 900 millions d'euros.

Povertà

Près d'un milliard de personnes, soit un être humain sur six, vivent dans des bidonvilles et ce chiffre pourrait doubler d'ici 2030 si les pays développés ne prennent pas le problème à bras-le-corps, selon un rapport de l'ONU. Ce rapport du Programme des Nations unies pour les établissements humains est le premier à traiter la question des bidonvilles à l'échelle de la planète et à évaluer l'ampleur du phénomène. Principal enseignement de cette étude: près de la moitié de la population urbaine dans le monde vit dans des bidonvilles.

G.R. 13.00

PALESTINA

SI SUSSEGUONO LE CONDANNE DEL RAID ISRAELIANO SULLA SIRIA In una conferenza congiunta nella capitale egiziana il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder e il presidente egiziano Hosni Moubarak ieri hanno dichiarato:"Condanniamo quanto è successo circa l'aggressione a un paese fratello con il pretesto che là esistano certe organizzazioni" terroristiche. Schroeder ha aggiunto che gli sforzi di pace "diventano più complicati quando la sovranità di un paese viene violata". In Libano il primo ministro Rafik al-Hariri ha chiamato il presidente francese Jacques Chirac per discutere "la pericolosa sistuazione nella regione". La Giordania, unico paese arabo insieme all'Egitto ad aver firmato un trattato di pace con Israele, ha condannato con moderazione, secondo il quotidiano Teshreen, il raid israeliano mettendolo in relazione agli attacchi suicidi compiuti dai palestinesi. "Un attacco a un paese arabo amico spinge l'intera regione in un continuo ciclo di violenza" ha detto il ministro degli Esteri giordano Marwan al-Muasher alla televisione di stato. "E' giunto il tempo di rivedere queste operazioni di Israele ed è giunto il tempo di rivedere le azioni compiute da alcune organizzazioni", ha detto Muasher riferendosi all'attentato suicida di Haifa.

CONDANNA ANCHE SUI GIORNALI EUROPEI

IL FRANCESE LIBERATION titola "Israele, la fortezza impossibile". LE FIGARO - "Damasco nel mirino di Israele". "L'esercito israeliano, per la prima volta da vent'anni a questa parte, lancia un raid in territorio siriano". Le Figaro commenta: c'è un' "escalation antisiriana". Infatti, il raid è da leggere esplicitamente come "Un avvertimento rivolto ai siriani". La situazione del resto fa gioco a Israele: nella "comunità internazionale" prevale "l'immobilismo". Lo spagnolo EL MUNDO - "Israele attacca un campo palestinese con l'accusa che ospita terroristi". "A soli venti chilometri da Damasco" il bombardamento, sottolinea El Mundo, è un avvertimento "sia alla Siria che all'Iran". Damasco chiede l'intervento del Consiglio di Sicurezza Onu mentre Germania e Francia condannano l'azione. Per l'editoriale del Mundo si tratta di un segnale grave. "Sharon accelera l'internazionalizzazione del conflitto". EL PAIS - "Gli Usa si ritrovano da soli all'Onu nel non condannare la rappresaglia internazionale". Condanna "unanime, ad eccezione degli Usa", per l'attacco israeliano contro la Siria. Anche il segretario generale Kofi Annan ha chiesto il rispetto della "legalità internazionale".

Anche CINA condanna raid israeliano in Siria Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha detto oggi che la Cina è "sbalordita" per il raid israeliano in Siria, e lo "condanna fermamente". Kong Quan ha dichiarato che la tensione in Medio Oriente sarà aggravata dall'azione israeliana. La Cina ha invitato le parti alla massima moderazione.

NULLA DI FATTO AL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU Dopo tre ore il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, riunito in piena notte in sessione d'emergenza ha deciso di rinviare il voto sulla risoluzione proposta dalla Siria di condannare l'incursione israeliana contro un obiettivo nelle vicinanze di Damasco (secondo le autorità militari israeliane, è stato colpito un campo di addestramento della Jihad Islamica in territorio siriano, ma Damasco risponde che nel mirino è finito un campo profughi). La diplomazia siriana vuole una risoluzione nella quale si condanni "energicamente l'attacco brutale e ingiustificato" degli aerei israeliani in Siria e sostiene che Israele, con il raid compiuto -dice Damasco- contro zone abitate da civili (il primo su suolo siriano da oltre vent'anni) ha messo in pericolo la pace in Medio Oriente. L'ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, John Negroponte, ha invitato le parti a non esacerbare le tensioni, ma ha anche ricordato che Washington è convinto che la Siria sia dalla "parte sbagliata nella guerra al terrorismo", il che è una conferma che gli Usa non sono disponibili a risoluzioni di condanna nei confronti di Israele.

INTANTO il premier Abu Ala chiede riunione urgente del parlamento palestinese a Ramallah, per illustrare gli "ultimi sviluppi che hanno portato alla formazione di un governo d'emergenza" (annunciato dal presidente Yasser Arafat ieri).

IRAQ

Dopo gli ultimi scontri di ieri tra i soldati alleati e civili iracheni, le truppe bulgare di stanza a Karbala, 100 chilometri a sud-ovest di Baghdad, sotto il comando polacco, sono state attaccate all'alba a colpi di mortaio. I due proiettili che hanno raggiunto Camp Kilo non ha fatto né vittime né danni. Gli aggressori hanno sparato da un furgone, con cui poi sono scappati. Intanto i militari americani hanno chiuso Camp Cropper, il campo di prigionia allestito all'aeroporto internazionale di Baghdad, attualmente base Usa, dopo che più volte associazioni a difesa dei diritti umani avevano denunciato le pessime condizioni dei detenuti. Amnesty International aveva definito "inumano e degradante" il trattamento riservato alle centinaia di prigionieri, i quali vivevano in tende arroventate e asfissianti. L'annuncio dell'avvenuta chiusura è stato dato dal tenente colonnello George Krivo, il quale ha aggiunto che i prigionieri sono stati spostati ad altre strutture e soprattutto nella prigione centrale di Baghdad.

AFGANISTAN

La comunità internazionale è venuta meno alla promessa di portare libertà e uguaglianza alle donne afgane, ha dichiarato oggi Amnesty International diffondendo un nuovo rapporto sull'Afghanistan. “A quasi due anni di distanza la discriminazione, la violenza e l'insicurezza rimangono assai diffuse, nonostante le promesse dei leader mondiali, tra cui il presidente degli Stati Uniti Bush e il segretario di Stato Colin Powell, che la guerra in Afghanistan avrebbe significato la liberazione delle donne” – ha sottolineato l'organizzazione per i diritti umani. Il nuovo rapporto, intitolato “Afghanistan: nessuno ci dà ascolto, nessuno ci tratta come esseri umani”, denuncia il dramma delle donne, vittime di numerosissimi casi di violenza domestica, matrimoni forzati e stupri commessi dai gruppi armati. In alcuni casi, bambine persino di otto anni vengono date in sposa a uomini assai più anziani. “Questa situazione è inaccettabile e richiede un'azione immediata” – ha dichiarato Amnesty International. Il rapporto denuncia inoltre l'impossibilità, per le donne afgane, di ricorrere alla giustizia. Nonostante l'abolizione delle norme che limitavano la loro libertà di movimento, viene loro tuttora impedito di cercare rimedi giudiziari a causa delle numerose barriere presenti nella società e all'interno delle comunità. Anche quando riescono ad avvicinare la polizia o un giudice, le donne subiscono una estrema discriminazione.

Iran quattro insegnanti arrestati in manifestazione Quattro arresti in Iran, a Teheran, in una manifestazione di insegnanti che protestavano per gli stipendi troppo bassi.

SOMALIA

L’uccisione di Annalena Tonelli, 60 anni, è avvenuta ieri sera nella sua abitazione a Brama, nel Somaliland e al momento non sono chiare le ragioni del crimine che potrebbe essere stato compiuto da estremisti musulmani o a scopo di rapina, anche se in effetti pare non sia stato asportato nulla dai malviventi. Va ricordato che già il 22 ottobre del 1995, un’altra volontaria italiana, Graziella Fumagalli, era stata uccisa a Merca, dove dal ‘94 dirigeva l'ospedale antitubercolare della ‘Caritas italiana’.

ITALIA

NAPOLI

Entrano dalle fogne, rapinata banca in pieno centro Per rapinare una banca hanno scelto di passare dalle fogne. E' successo a Napoli dove quattro uomini armati, sono sbucati dalle fogne nel caveau di un istituto di credito nel centro di Napoli, a pochi metri dal teatro San Carlo. Sono riusciti ad impossessarsi del danaro e a fuggire attraverso lo stesso percorso utilizzato per entrare. Nel mirino dei rapinatori l'agenzia della Banca Popolare di Novara in via Verdi, situata di fronte al Massimo napoletano. I quattro erano armati di pistole. Non è ancora chiaro l'ammontare della somma rapinata.

ROMA

Nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, è in corso da 5 giorni una protesta dei detenuti del reparto infermeria (G.14) che si attua col rifiuto totale del cibo e dei farmaci. I detenuti, prevalentemente malati di AIDS, vogliono segnalare con la loro protesta la carenza di medicinali, di medici e di personale specialistico. Ma soprattutto vogliono sottolineare l'incompatibilità delle loro patologie con la permanenza in carcere, incompatibilità stabilita dalla legge che tuttavia non viene applicata anche a causa della campagna stampa ferocemente allarmistica.

G.R. 9,30

PALESTINA

L'Onu rinvia condanna del raid israeliano in Siria Dopo tre ore di discussione si è chiuso in piena notte, e con un nulla di fatto, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu riunitosi dopo l'attacco di Israele - ieri - in territorio siriano. Il massimo organo delle Nazioni unite ha rinviato il voto sulla risoluzione proposta dalla Siria per condannare l'incursione israeliana contro un obiettivo nelle vicinanze di Damasco (secondo le autorità militari israeliane, è stato colpito un campo di addestramento della Jihad Islamica in territorio siriano, ma Damasco risponde che nel mirino è finito un campo profughi). Si dovrà trattare ancora, ma un voto non ci sarà prima di 24 ore dalla presentazione del progetto. I siriani chiedono una risoluzione nella quale si condanni "energicamente l'attacco brutale e ingiustificato" degli aerei israeliani in Siria aggiungendo che Israele, con il raid compiuto -dice Damasco- contro zone abitate da civili (il primo su suolo siriano da oltre vent'anni) ha messo in pericolo la pace in Medio Oriente. L'ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, John Negroponte, ha invitato le parti a non esacerbare le tensioni, ma ha anche ricordato che Washington è convinto che la Siria sia dalla "parte sbagliata nella guerra al terrorismo": una conferma che gli Usa non sono disponibili a risoluzioni di condanna nei confronti di Israele.

DURO IL COMUNICATO DELLA LEGA ARABA CHE CONDANNA IL RAID ISRAELIANO CONTRO LA SIRIA emesso al termine di una riunione d'emergenza che si è tenuta oggi al Cairo "Potrebbe portare l'intera regione in una spirale di violenza" . "Questa aggressione - si legge nel comunicato - rappresenta una seria escalation che mette a rischio la sicurezza e la pace internazionale e regionale ed espone la situazione in via di deterioramento nella regione e conseguenze incontrollabili, che potrebbero portare l'intera regione in una spirale di violenza".

INTANTO Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat ha approvato la formazione di un governo di ‘emergenza’ composto da nove ministri e guidato dal premier incaricato Abu Ala (Ahmed Qrei). Arafat ha anche proclamato lo ‘stato di emergenza’ nei territori palestinesi. La creazione del nuovo esecutivo, nominato per decreto presidenziale e che verrà presentato mercoledì al Consiglio legislativo palestinese (il parlamento palestinese), risponderebbe alla necessità dell’Autorità palestinese di assicurarsi un maggior controllo sulla situazione, rapidamente deteriorata, dopo l’attentato di sabato scorso a Haifa (in cui 19 persone, ebree ed arabe, sono morte in un attentato terroristico suicida condotto da una donna palestinese in un ristorante) che ha scatenato la reazione militare israeliana contro presunti campi di addestramento terroristici in Siria: il primo attacco israeliano in terra siriana da oltre venti anni. Osservatori sostengono che il rapido ricorso ad un esecutivo di emergenza serve anche per affrontare la minaccia, reiterata dalle autorità israeliane, di ‘espellere’ di Yasser Arafat da Ramallah. Un nuovo esecutivo palestinese era atteso per questa settimana, in cui il primo ministro incaricato Abu Ala avrebbe dovuto presentare al Clp la sua squadra di governo composta da 25 ministri. Si attende, intanto, il voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convocato in una riunione di emergenza dalla Siria per esprimere una risoluzione contro l’attacco israeliano ad un Paese terzo, un azione che, sostiene Damasco, potrebbe mettere a rischio la pace e la sicurezza nell’intera regione. Quest’ultima è un’opinione sostanzialmente condivisa dalla totalità dei membri del massimo organo esecutivo dell’Onu ma contestata, oltre che da Israele, dagli Stati Uniti che non vedono necessaria una nuova risoluzione sul Medio Oriente, sollecitando tutte le parti in causa ad “evitare di accrescere la tensione e a valutare attentamente le conseguenze delle loro azioni

CECENIA

Grozny, Elezioni: vince Kadyrov, uomo di Mosca Tutto come da copione. Akhmad Kadyrov ha di fatto vinto le elezioni presidenziali regionali in Cecenia. E lui è il candidato voluto dal Cremlino. Lo scutinio non è ancora concluso, ma Kadyrov ha ormai la maggioranza dei voti: secondo il presidente della commissione elettorale Abdul-Karim Arsakhanov, il candidato ha già raccolto oltre la metà dei 462.000 voti validi (l'affluenza è stata dell'81%). Kadyrov, attuale amministratore filo-russo (un mufti teorico della guerra santa convertitosi alle idee di Mosca) era praticamente l'unico candidato, visto che i suoi principali rivali erano stati costretti a ritirarsi a causa di pressioni giudiziarie o politiche. Le elezioni si sono svolte a quasi quattro anni dall'arrivo nella repubblica degli 80.000 militari russi, inviati a soffocare il movimento indipendentista islamico.

LA RUSSIA NON FORNIRA' COMBUSTIBILE NUCLEARE ALL'IRAN Riprenderà le consegne solo se Teheran renderà le barre esaurite Mosca, - Il ministro della difesa russo, Sergei Ivanov, ha ribadito ieri che il suo Paese non fornirà combustibile nucleare per una centrale elettrica in costruzione in Iran, a meno che Teheran non accetti di restituire tutto il combustibile esaurito alla Russia. Lo riporta l'agenzia Interfax. Ivanov ha anche ribadito che la Russia chiede all'Iran di rispettare le regole dell'Onu sui programmi nucleari e assicura che la collaborazione russa non renderà l'Iran capace di sviluppare armi nucleari, riferisce l'Interfax

ITALIA

Il progetto di un porto turistico a Capo Vaticano, una delle località più belle e incontaminate della Calabria, ha messo in allarme le associazioni ambientaliste Italia Nostra, WWF e comitati locali. Il progetto per un approdo turistico interesserebbe lo splendido tratto di costa rocciosa noto come Grotta dell'eremita, ricca di scogli e insenature e popolata da una variegata fauna sottomarina. "In Calabria molti porti realizzati si sono dimostrati un autentico fallimento e un danno per l'ambiente, come quello di Amantea, che si e' insabbiato ad appena un anno dalla sua inaugurazoipne, provocando una forte erosione a Sud - sottolinea il Segretario del WWF Calabria, Pino Paolillo - In Calabria c'e' una vera e propria corsa alla diga foranea, ma l'equazione piu' porti uguale piu' turisti non regge".