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g.r. 19.30

contro il carcere

Dopo le iniziative tenutesi a settembre a Barcellona , a Torino da oggi l'appuntamento è per Scateniamoci tre giornate di confronto, dibattito e azioni contro tutte le forme di carcerizzazione sociale. Questo è il terzo appuntamento, dopo le mobilitazioni del movimento ginevrino che si sono tenute in questo fine settimana, e la prossima città toccata sarà Parigi. Le iniziative in questione sono state stimolate nell'ambito degli incontri e delle riflessioni intorno al progetto di costruzione di un coordinamento europeo anti-carcerario e contro la repressione .

ascoltiamo la corrispondenza

Abs acciaierie, nuovo dramma: morti 2 operai

Due operi sono morti questa mattina nello stabilimento delle Acciaierie Bertoli Safau (Abs) di Cargnacco di Pozzuolo in provincia di Udine. I due, uno dei quali apparteva a una ditta esterna, erano impegnati alla manutenzione di un forno elettrico spento da un paio di settimane. Secondo le prime ricostruzioni la tragedia è dovuta a una fuga di gas dalle bombole utilizzate per la manutenzione. Una terza persona è stata portata via d'urgenza in elicottero e ricoverata per un malore.

Due mesi fa altri due operai erano morti nelle acciaierie Abs: "Quanto è accaduto oggi - ha detto un portavoce della società - ha veramente dell'incredibile perché il forno non è più alto di due metri e mezzo, ed era spento da una quindicina di giorni. Non sappiamo cosa sia avvenuto". (red) I sindacati e le Rsu delle Acciaierie Abs di Cargnacco di Pozzuolo, in provincia di Udine, hanno proclamato otto ore di sciopero subito dopo l'incidente che ha provocato la morte di due operai (leggi qui). "Vogliamo capire subito quello che è successo poiché dall' inizio del 2003 - ha detto Sergio Dressig, della Fim-Cisl di Udine - sono quattro gli operai morti alle Abs". (red)

Torino, Posti di lavoro a rischio, protestano alla Urmet Tlc

Prosegue la protesta dei lavoratori della Urmet Tlc di Torino, azienda che produce impianti per la telefonia pubblica e informatica di servizio al sistema bancario. Gli scioperi dei lavoratori dello stabilimento torinese di via Bologna sono iniziati ieri, contemporaneamente a quelli dei colleghi di Pomezia, dove ha sede il secondo stabilimento. I lavoratori protestano contro una situazione che vede 110 lavoratori in esubero nei due stabilimenti, il ricorso a 18 mesi di cassa integrazione straordinaria e il rifiuto dell'azienda di incontrare la task force della Presidenza del Consiglio sulle crisi industriali. Come già ieri mattina, oggi, dalle 8 alle 10, si è tenuto un presidio davanti ai cancelli di via Bologna.

Domani i lavoratori torinesi partiranno per Pomezia per una manifestazione congiunta con i dipendenti dello stabilimento laziale. La proprietà ha delegato la risoluzione della crisi a una società di consulenti milanesi che hanno risposto negativamente alla richiesta sindacale di "congelare" temporaneamente la procedura di cassa integrazione straordinaria. I sindacati confermano la mobilitazione "fino a quando – scrive Cgil in una nota – la proprietà non modificherà il proprio comportamento unilaterale, riaprendo una seria contrattazione". (AU)

Protestano operai della Portovesme davanti alla Provincia

Stanno protestando davanti alla Provincia, in viale Ciusa, a Cagliari, i lavoratori della Portovesme srl. Una delegazione di quasi un migliaio di operai, con megafoni e bandiere sindacali, chiede a gran voce alla amministrazione un intervento presso il governo, per la soluzione della vertenza della fabbrica di piombo e zinco di Portoscuso. La fabbrica, dal primo ottobre, ha deciso di fermare gli impianti per sei mesi, e mettere i lavoratori in cassintegrazione, perché non riesce a combattere con le multinazionali, per via dei costi elevati dell'energia elettrica. "Ma i dipendenti delle ditte d'appalto non sarebbero coperti direttamente dagli ammortizzatori sociali - spiega Roberto Straullu, segretario Uil del Sulcis - per questi ultimi, circa un migliaio, chiederemo domani a Roma, in un incontro previsto per le 9 al Ministero del lavoro, un intervento straordinario, per salavare le loro buste paga". Resta attesissimo l'appuntamento del 22 a Roma, a Palazzo Chigi, quando il governo dovrà dare risposte certe a sindacati, Regione e Governo sulle agevolazioni dei costi energetici che paralizzano la fabbrica di piombo e zinco. E domani gli operai sfileranno in corteo da Portoscuso a Carbonia. Alle nove da piazza Repubblica partirà il corteo dei lavoratori e degli studenti, che giungerà in piazza Roma, dove si darà vita ad un sit-in.

Lecce contro la la Conferenza delle scuole delle truppe corazzate della Nato

  • Oggi pomeriggio a Lecce E' stato attuato un blocco stradale con striscioni ed è stata versata in prossimità della caserma della vernice rossa per simboleggiare il sangue di cui si macchiano i soldati e la nato.

Sono stati appoggiati davanti al portone della caserma dei pupazzi imbrattati di sangue. Con questa azione si aprono una serie di iniziative di mobilitazione per contestare i due vertici che si svolgono in questi giorni in città.

ascoltiamo la corrispondenza

FINANZIARIA: REGIONI, CREDITO VERSO STATO A QUOTA 20 MLD

Tra i fondi che lo Stato dovrebbe gia' trasferire alle Regioni (circa 14 miliardi di euro di debito pregresso sulla base di accordi gia' fatti) e quelli che dovrebbero arrivare alle Regioni per i nuovi impegni ad esse assegnati (circa altri 6 miliardi) i Governatori dovrebbero incassare una cifra pari a 20 miliardi di euro. I conti li hanno fatti i Governatori delle Regioni italiane 'auditi' sulla Finanziaria oggi dalle commissioni bilancio di Camera e Senato. Una manovra che, hanno ribadito, per loro e' insostenibile. Si tratta dei soldi che lo Stato - ha spiegato Roberto Formigoni riferendosi alla cifra di 14 mld - si e' impegnato in questi anni a versare alle regioni a fronte di impegni che abbiamo assunto. Ora si tratta di fare un accordo generale dilazionato negli anni. Ma alcuni fondi dovrebbero invece arrivare subito: si tratta di circa 1,2 miliardi per dare assistenza sanitaria agli immigrati regolarizzati e di circa altri 5 miliardi per la sottostima del fabbisogno sanitario nazionale. Insomma una situazione di insostenibilita' tecnica alla quale le Regioni non possono neanche rispondere - ha ricordato Formigoni - recuperando fondi attraverso il fisco (ci e' impedito di toccare la leva fiscale). Anche se potrebbero, ad esempio, introdurre i ticket sulla sanita' dove non ci sono ma darebbero un gettito estremamente basso. Abbiamo usato un aggettivo impegnativo per giudicare la manovra: 'insostenibile' - ha ricordato Formigoni - ma non e' una valutazione di tipo etico ed estetico, ma di tipo contabile. Si sono aggiunti dei compiti, delle funzioni onerose, e quindi, non potendo toccare la leva fiscale le Regioni chiedono che sia lo Stato a provvedere.

e s t e r i

BOLIVIA: LA PAZ ASSEDIATA dai MANIFESTANTI

Ieri la capitale boliviana era letteralmente sotto assedio dei contadini, minatori e studenti che esigono la "ri-nazionalizzazione" del GAS. La polizia ha fatto ampiamento ricorso ai lacrimogeni e alle armi da fuoco: 30 manifestanti sono rimasti feriti con schegge e pallini. I minatori hanno risposto con il lancio di pietre e micro-bombe alla dinamite. Tre degli accessi alla capitale sono totalmente bloccati, e gli altri due che collegano con Cile e Perù sono sottoposti a un crescente blocco. Nessuno può entrare o uscire via terra da La Paz. Il movimento di protesta che esige la cacciata del Presidente della repubblica e l'annullamento della concessione del gas ad una compagnia USA, è cresciuto ad un ritmo lento ma inesorabile. Sono aumentate le voci su un imminente "stato d'assedio", però un dirigente sindacale ha fatto notare che è la societa boliviana a tenere sotto assedio al governo. L'ira della gente è aumentata dopo che il Presidente della repubblica ha letto un messaggio di sfida alla radio che è stato una autentica burla: "Non mi dimetterò perchè mia moglie vuole continuare ad essere la prima dama della nazione..." Queste parole di scherno non han fatto altro che estendere la protesta anche nella regione di Cochabamaba. Ovunque si cominciano a notare gli effetti cumulativi del lento ma crescente blocco della rete stradale nazionale. I rifornimenti cominciano a mancare sia nelle città che nella struttura industriale. Sono trapelati dei dati: per soli 60 milioni di dollari all'anno, gli Stati Uniti ricerebbero il gas che ha un valore di 1 miliardo e 200 milioni di dollari!!

UCCISO UN MINATORE a La Paz, scontri tra militari e contadini (Misna) Un morto e almeno una ventina di feriti, due dei quali per colpi di arma da fuoco a El Alto e la vicina località di Huanuni. La vittima sarebbe un minatore. Secondo la ricostruzione dei suoi compagni, il gruppo di circa 800 ‘minatores’ di cui faceva parte sarebbe stato attaccato con armi da fuoco da non meglio precisati assalitori. I minatori sono partiti tre giorni fa dal dipartimento di Oruro (circa 150 chilometri dalla capitale) minacciando di marciare sul palazzo presidenziale per chiedere le dimissioni del capo dello Stato. I venti feriti, due dei quali per colpi d’arma da fuoco, sono invece stati provocati da scontri tra militari e ‘campesinos’ a El Alto, la località dove sorge l’aeroporto internazionale, sita a circa dieci chilometri da La Paz, che è stata eletta dalla Cob (Centrale operaia della Bolivia) centro delle proteste contro il progetto del governo guidato dal presidente Gonzalo Sánchez de Lozada di vendere all’estero a prezzo ribassato il gas grezzo estratto dal sottosuolo boliviano. A El Alto, da ieri completamente militarizzata, vivono circa mezzo milione di persone. “Sono tutti poveri. Ma lì sorge l’aeroporto internazionale e sempre per El Alto passa l’autostrada che collega la capitale con l’importante regione del lago Titicaca. La città è inoltre sede del più importante mercato del Paese, il mercato domenicale ‘16 de julio’: decine di migliaia di venditori propongono le merci più incredibili, dalle automobili ai computer, dal cibo alle betoniere. Tutto è di contrabbando. Difficile, per ora, quantificare il danno economico che tre settimane di protesta possono aver provocato alla Bolivia. Certamente mancano i rifornimenti di alimenti freschi. Sul fronte della protesta, va registrata l’iniziativa dei ‘campesinos’ di Zongo, nelle Yungas, che minacciano di interrompere l’erogazione di acqua potabile e di energia elettrica a La Paz.

palestina:: Bufera al vertice del governo palestinese

Il primo ministro palestinese Abu Ala ha presentato le dimissioni ma il presidente Yasser Arafat non le ha accettate. La decisione del neopremier avviene dopo il rinvio del Consiglio legislativo palestinese che avrebbe dovuto votare la fiducia al nuovo governo d'emergenza del premier Abu Ala. Secondo il deputato Marwan Khanafani il rinvio sarebbe legato ad un contrasto procedurale tra Arafat e Abu Ala. Il primo, secondo il deputato palestinese, insisterebbe perché il nuovo governo operi in base al decreto presidenziale con cui ha proclamato domenica scorsa lo stato d'emergenza nei Territori e che il numero dei suoi ministri sia limitato a otto. Il premier avrebbe invece manifestato la sua intenzione di allargare sin d'ora il governo. Durante la riunione inoltre, Arafat si sarebbe opposto alla presenza nel governo, come ministro dell'interno, del generale Naser Yusef, dopo che questi aveva rifiutato martedì scorso di prestare giuramento davanti al presidente palestinese insieme agli altri sette ministri del governo di Abu Ala. La riunione del Fatah, secondo le fonti, sarebbe terminata con il premier che se n'è andato furibondo. La tensione nell'area resta intanto altissima. Nella tarda mattinata di oggi a Tulkarem un kamikaze palestinese (in un primo tempo sembrava fosse una donna) si è fatto saltare in aria a un posto di blocco dell'esercito israeliano. L'attentatore suicida si è avvicinato al posto di blocco "numero 104" e si è fatto saltare in aria vicino a due carri armati, ferendo gravemente il comandante del piccolo distaccamento israeliano.

guerra in iraq: militari al servizio delle aziende

Un totale di 20mila americani, un decimo dell'intera forza Usa dislocata in Iraq e Kuwait, dipende dalle aziende private a cui l'Amministrazione Bush ha dato in appalto le attività più diverse, dallo svolgimento di inchieste sui crimini contro l'umanita' alla ristrutturazione delle forze di polizia o la costruzione di nuovi carceri. E un terzo dei quattro miliardi di dollari al mese spesi dallo scorso maggio dagli Stati Uniti per la ricostruzione del Paese sono stati assegnati alle aziende private, ai contractors dei diversi dipartimenti. Proprio mentre il Congresso sta discutendo l'autorizzazione per il finanziamento aggiuntivo di 87 miliardi di dollari per l'Iraq, Deborah Avant, analista alla George Washington University specializzata proprio nelle nuove compagnie della difesa private negli Stati Uniti, in una lunga intervista al Washington Post, entra nei dettagli di quella che non esita a definire una nuova corsa all'oro, ma anche la privatizzazione della politica estera che sta avvenendo negli Stati Uniti. Fra i diversi capitoli di spesa inseriti nella nuova richiesta di finanziamenti vi sono 800 milioni di dollari sollecitati dal dipartimento di Stato per la costruzione di un nuovo centro di addestramento per la polizia irachena, un sito in grado di ospitare tremila reclute e mille istruttori alla volta in cui dovrebbe formarsi una forza di 35mila uomini in soli due anni. I costi di gestione del centro sono stati valutati in 26 milioni al mese, e ognuno degli agenti iscritti al corso costerebbe 240mila dollari all'anno.

  • BAGHDAD: UCCISO DIPLOMATICO SPAGNOLO, AUTOBOMBA FA STRAGE

Un diplomatico spagnolo di stanza a Baghdad, Jose' Antonio Bernal Gomez, e' stato ucciso oggi nella capitale irachena mentre usciva dalla sua residenza. Lo hanno detto oggi fonti ufficiali citate dall'agenzia spagnola Efe. Bernal, ufficiale di aeronautica, era il responsabile in Iraq del Centro nazionale di intelligence (Cni) spagnolo, con status diplomatico e rango di addetto all'informazione dell'ambasciata a Baghdad, informa il giornale madrileno El Mundo nella sua edizione online. Secondo fonti del ministero spagnolo gli Esteri, citate dalla radio Cadena Ser, quando Bernal e' uscito dalla sua casa, in un quartiere residenziale della capitale irachena, era atteso da tre uomini armati. Vedendoli avrebbe tentato di fuggire, ma e' stato raggiunto dai loro spari. Bernal e' il secondo spagnolo morto in Iraq dalla fine della guerra: il primo era il capitano Manuel Martin-Oar, rimasto ucciso nell'attentato contro la sede delle Nazioni Unite a Baghdad. L'esplosione che ha investito una stazione di polizia a Baghdad ha provocato la morte di due poliziotti iracheni e di cinque civili. Lo ha detto un poliziotto alla Reuters. Un poliziotto iracheno sul luogo dell'attentato polizia a Baghdad ha detto che si e' trattato di un'autobomba guidata da un kamikaze. Abbiamo trovato la testa del kamikaze. Era stata strappata via dal corpo. Aveva la barba e il suo corpo era carbonizzato, ha precisato alla Reuters. Stavamo davanti alla stazione di polizia, una macchina si e' avvicinata e si e' scagliata contro altre auto e c'e' stata una forte esplosione, ha detto il poliziotto Anwar Abdul Rahim, ricoverato in un vicino ospedale. L'attentato e' avvenuto in un quartiere sciita nella parte nordorientale della capitale irachena. Il numero delle vittime, tra sette e dieci, costituisce il bilancio piu' grave degli attentati a Baghdad dopo quello contro la sede delle Nazioni Unite che ha ucciso ad agosto 22 persone.

Zimbabwe: Polizia arresta leader sindacali

Almeno 141 dirigenti ed iscritti ai sindacati sono stati arrestati dalla polizia dello Zimbabwe al termine di una giornata di protesta indetta contro il governo del presidente Robert Mugabe. Secondo le autorità, i fermi sono giustificati dal fatto che la manifestazione nazionale organizzata ieri dalla ‘Conferenza delle unioni sindacali dello Zimbabwe’ (Zctu) non era stata preventivamente autorizzata. Di diverso avviso i vertici della Zctu, che denunciano l’arresto di almeno 41 dei loro affiliati nella capitale Harare e di non meno di 100 a Mutare, nella parte centro orientale del Paese. La polizia ha affrontato armata i cortei, caricando e colpendo con gli sfollagente e sparando gas lacrimogeni per far disperdere i manifestanti. I sindacati avevano deciso di scendere in strada per protestare contro la mancanza di lavoro, l’altissimo tasso di inflazione (ufficialmente intorno al 425 per cento), l’elevato costo dei trasporti, la mancanza di denaro liquido e, in alcuni casi, persino di cibo, in quello che fino a pochi anni fa era un Paese esportatore di generi alimentari. La Zctu ha annunciato che indirà presto una nuova manifestazione per protestare anche contro la “sistematica violazione dei diritti umani e sindacali” da parte del governo. Secondo i leader sindacali, infatti, molti iscritti sono vessati dalla polizia ed in particolare le donne, spesso oggetto di minacce.

Notizia di apertura gr

Era il 9 ottobre del 1963: il boato che aveva preannunciato la tragedia non lascia via di scampo agli abitanti: Longarone scompare letteralmente in pochi muniti, completamente spazzata via. I morti sono 1.917: 1.540 a Longarone, 109 a Castellavazzo, 158 a Ero e Casso, oltre a 200 tecnici e operai della diga con le loro famiglie. Pochi i feriti. La frana aveva oltre alle enormi dimesioni, anche una elevata velocita': avanzando a circa 100 Km/h, tale fu l'accelerazione che, in pochi secondi, risali' il versante opposto per piu' di cento metri, sbarrando la valle e modificandola in maniera definitiva. Le ricostruzioni, e le indagini arrivano alla conclusione che la diga era stata costruita su un terreno franoso e che il versante della montagna che sovrastava il bacino idroelettrico, ancora in fase di consolidamento, aveva cominciato a muoversi.

GR ORE 13.00

Irak

Un'esplosione ha investito oggi una stazione di polizia a Baghdad provocando la morte di diverse persone, il cui numero attualmente è ancora incerto, ma stimato tra le sette e le dieci persone. La stazione di polizia si trova in una zona sciita, nella parte nordorientale della capitale irachena. Secondo le prime testimonianze potrebbe trattarsi di un'autobomba. E in un agguato è stato ucciso Josè Antonio Bernal Gomez, diplomatico spagnolo di stanza nella capitale irachena, nel centro di Bagdad. L'uomo è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco mentre usciva dalla sua residenza. La notizia è stata data dalla stampa spagnola che ha citato il ministero degli Esteri di Madrid

Irak-Onu

L'Amministrazione americana sta ancora valutando se provare a modificare di nuovo la proposta di risoluzione sull'Iraq presentata all'inizio di settembre e gia' riscritta, all'inizio di ottobre, oppure se ritirarla, rinunciando al varo del documento. Nella versione dell'inizio di ottobre, la risoluzione doveva tenere conto, nelle intenzioni degli americani, di suggerimenti e osservazioni venuti da partner e alleati. Ma il nuovo testo ha ricevuto un'accoglienza meno positiva di quanto Washington auspicava.

  • è stato soprattutto il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha esprimere forti perplessità sul testo. Dopo un consulto senza progressi, lunedi', nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, gli Stati Uniti hanno avviato una loro riflessione. C'e' da valutare, fra l'altro, l'impatto di un ritiro della risoluzione, alla luce della situazione della sicurezza in Iraq e in vista della riunione dei donatori per l'Iraq, il 23 e 24 ottobre a Madrid

Siria-Onu

Non va meglio neanche per quanto riguarda l'altra risoluzione, quella presentata dalla Siria. Mentre il Congresso degli Stati Uniti ha avviato il processo per approvare sanzioni contro la Siria, la risoluzione di condanna di Israele presentata da Damasco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite resta sul tavolo per un altro giorno. L'Europa e' divisa anche in questo caso: tutti e quattro i paesi dell'Unione Europea presenti nel Consiglio - Francia e Gran Bretagna come membri permanenti, Germania e Spagna come membri a rotazione - chiedono alla Siria di modificare il testo della risoluzione. Ma mentre Londra insiste, al fianco di Washington, che la risoluzione deve esplicitamente condannare l'attentato del 4 ottobre a Haifa, la Francia non ha avanzato questa richiesta, e piu' disponibili sembrano anche Germania e Spagna. In una riunione con gli altri ambasciatori arabi, il rappresentante siriano Fayssal Mekdad ha affermato che puo' valutare un compromesso sulle richieste delle Francia ma non su quelle di Londra. In particolare "un riferimento a Haifa e' impossibile da accettare". Makdad ha pero' negato che la Siria voglia sfruttare le divisione europee: "Non vogliamo affatto che ci siano delle divisioni. Vogliamo che tutti capiscano che la situazione e' molto grave". E neanche Israele ha fatto un collegamento esplicito tra l'attentato di Haifa e il suo raid aereo di domenica mattina sulla Siria. Dato per scontato un veto da parte degli Usa, ora Damasco deve decidere se cercare un compromesso con gli altri membri del Consiglio di Sicurezza e chiedere un voto anche se la risoluzione sara' bocciata, oppure ritirarla.

Road Map

In criosi l'unione europea in vista del fallimento più totale della road map. Ultimo tentativo per l'unione europea di riprendere la parola sul conflitto in medio oriente, di fronte allo strapotere americano sulle questioni mediorentali, la road map sembra essere definitivamente accantonata. Per questo Solana, l'alto rappresentante della politica estera dell'Ue chiede un maggior impegno della comunita' internazionale. Ma le divisoni emerse in occasione della risoluzione presentata dalla Siria, mostrano quanto sia diffcile togliere agli stati uniti il loro ruolo egemone agendo sul piano politico, e qunado l'europa sia divisa sulla linea da adottare.

Palestina

Il governo palestinese di emergenza guidato da Abu Ala (Ahmed Qurei) si presentera' oggi davanti al Parlamento per essere approvato. Il capo del governo esporra' la sua agenda, aprendo il dibattito durante il quale i deputati potranno rivolgere domande ai suoi otto ministri. E' previsto anche un intervento del presidente Yasser Arafat. Il voto del Consiglio Legislativo Palestinese, di cui Abu Ala era presidente, giunge due giorni dopo il giuramento del governo davanti ad Arafat. Abu Ala ha dichiarato ieri che il suo primo obiettivo sara' riprendere il controllo dei Territori. Il premier ha avuto un lungo incontro con Youssef per delineare un primo piano di azione. Secondo fonti palestinesi, citate su Ha'aretz, Youssef intende cominciare prima dalla Cisgiordania, focalizzando inizialmente l'attenzione sulla Brigata dei Martiri di Al Aqsa, la milizia legata a Fatah, la fazione palestinese guidata da Arafat di cui fa parte Abu Ala. La Brigata ha rivendicato diversi attacchi ocntro israele.

brasile

Si è aperto nell’auditorium del Palazzo di Itamaraty a Brasilia il convegno sul diritto dei popoli indigeni alla società dell’informazione, organizzato dall’Istituto indigeno brasiliano per la proprietà intellettuale (Inbrapi), dall’Università delle Prime Nazioni del Canada e dalla Rete dei comunicatori indigeni. Si tratta di un evento preparatorio alla prima fase del Vertice mondiale sulla società dell’informazione delle Nazioni Unite in programma a Ginevra dal 10 al 12 a dicembre. Ai lavori, che proseguiranno fino a venerdì, interverranno i leader dei popoli autoctoni del Brasile Marcos Terena, Ailton Krenak e Daniel Munduruku e dirigenti dei nativi di Bolivia, Guatemala e Canada. Diversi i temi in discussione: “Forme tradizionali di comunicazione indigena”;“Domini indigeni in Internet: la protezione delle conoscenze tradizionali e delle denominazioni indigene”; “Impatti della globalizzazione e discriminazione contro i popoli autoctoni”; “Popoli indigeni e la comunicazione con la società non-indigena”; “Esperienze del giornalismo indigeno, letteratura, uso di internet, radio comunitarie e comunicazione orale”.

Chile

La ‘Fiamma della libertà’, uno dei simboli della dittatura di Augusto Pinochet Ugarte, sta per spegnersi. Laddove non è potuta giungere la politica, infatti, arriverà la società del gas cilena, che con l’ultima bolletta di 2.600 dollari, relativa ai consumi del primo semestre dell’anno, ha fatto tremare i polsi ai ministri economici del governo del presidente Ricardo Lagos. Nei mesi scorsi il ministero dell’economia aveva dovuto rivedere i conti per il bilancio pubblico del 2003, riducendo le spese di circa 300 milioni di dollari. Ora, giunto il momento di attivare la politica di risparmio, una delle prime voci che il governo ha deciso di decurtare, come hanno scoperto i sostenitori del generale Pinochet, è proprio quella relativa alla bolletta del gas necessario a tenere in vita la famigerata fiamma. Costruita nel 1976 sull’Altare della patria che sorge nella centralissima piazza Bulnes, proprio di fianco a viale Bernando O’Higgins e di fronte al palazzo della Moneda, sede del governo, la ‘Fiamma della libertà’ è stata negli ultimi tre decenni per molti cileni simbolo della dittatura e allo stesso tempo ostacolo simbolico per la democrazia e fisico per i cittadini della capitale. La reazione della destra ‘pinochetista’ di Santiago alla decisione del governo di Lagos è stata naturalmente durissima. Da anni invece i movimenti che si battono per il rispetto dei diritti umani e per far luce sulle malefatte del regime dittatoriale chiedono che la ‘Fiamma della libertà’ venga abbattuta. Ultima, in ordine cronologico, era stata la deputata del Partito democratico progressista (Pdd) Laura Soto a chiedere, lo scorso settembre, di spegnere la fiamma, considerata “simbolo della dittatura” oltre che un costo per la collettività.

Chile 2

La Corte Suprema cilena ha accettato di prendere in esame la richiesta di togliere l'immunità al generale Pinochet, al fine di aprire nei suoi confrotni un procedimento per crimini contro l'umanità. Appare tuttavia improbabile che il tribunale supremo prenda una decisione contraria alle altre precendenti, che avevano stabilito l'inabilità dell'ex dittatore (87 anni) a sostenere fisicamente e mentalmente un eventuale processo. Una prima audizione si terrà il prossimo 15 ottobre. Nell'agosto scorso, i giudici della Corte d'Appello di Santiago avevano respinto la richiesta, avanzata dal Partito Comunista cileno, per 15 voti contro otto

Bolivia

Il presidente della Commissione dei diritti umani della Camera dei deputati, Baulio Bravo, ha avvertito oggi che il governo, per far fronte alla mobilitazione sociale in corso con blocchi stradali e marce di protesta, si propone di dichiarare domenica prossima lo stato d'assedio. L'ho saputo da fonti dello stesso governo, ha precisato il deputato, nel corso di un incontro con i giornalisti. Intanto, mentre il ministro del lavoro Adalberto Kuajara ha assicurato che ormai solo tre delle 63 organizzazioni affiliate alla Centrale operaia boliviana (Cob), continuano lo sciopero ad oltranza, il massimo dirigente dell'organismo Jaime Solares ha annunciato che oggi (giovedi') si realizzera' una grande marcia con concerto di casseruole contro il governo. Solares ha anche annunciato che, nei prossimi giorni, firmera' con gli altri due protagonisti delle proteste, il leader dei coltivatori di coca Evo Morales e quello dei contadini Felipe Quispe un coordinamento sindacale in difesa del gas boliviano, che il governo si propone di esportare a Stati Uniti e Messico attraverso il Cile, appunto uno dei motivi principali della mobilitazione contro il governo.

Colombia

L'inchiesta sull'attentato realizzato con una autobomba che ieri ha causato sei morti e 20 feriti nel centro commerciale Bahia di San Andresito, a Bogota', ha fra le ipotesi piu' plausibili quella di un atto di un'organizzazione paramilitare che ricattava i negozianti. Secondo gli inquirenti, infatti, l'sttentato potrebbe essere opera di membri di uno dei temibili 'Uffici di riscossione' che funzionano in modo clandestino nella capitale colombiana. Gia`nei minuti successivi all'attentato era apparso insolito che il comandante della polizia metropolitana, Jorge Castro, rispondendo alle domande dei giornalisti, non avesse attribuito l'atto terroristico alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), come solitamente avviene negli ultimi mesi. Lo stesso alto ufficiale ha riconosciuto tempo fa che, emulando la mafia del dipartimento del Valle, i paramilitari di destra hanno creato una decine di questi 'Uffici' a Bogota' che funzionano nei quartieri popolari e nei mercati, come quello del Centro commerciale Bahia, dove vengono venduti anche oggetti di contrabbando.

Cina

Ancora morti sul lavoro in Cina. Quesata volta a crollare non è stata una miniera, come troppo spesso accade, ma un capannone provvisorio che è crollato a Jiangmen, una città nel sud della Cian, nella provincia di Guangdong, uccidendo almeno sedici persone, per la maggior parte operai, secondo quanto riferisce oggi il giornale China Daily. Altre cinque persone sono rimaste ferite. Un comunicato delle autorità cittadine conferma l'incidente, avvertendo che il numero delle vittime potrebbe aumentare. Le autorità municipali hanno promesso una rapida inchiesta per accertare le cause dell'incidente.

Belgio

I sindacati di diverse fabbriche europee della Ford hanno stilato una mozione di solidarietà con i lavoratori dell'impianto di Genk, in Belgio. Il documento sottolinea come la direzione europea del gruppo americano si sia resa colpevole di una rottura unilaterale del contratto. Gli operai di Genk sono in sciopero da oltre dieci giorni, dall'annuncio dato dalla proprietà di un numero di licenziamenti tra i 3000 e i 5000. A loro si sono uniti i sindaci delle città vicine, luogo di residenza degli operai.

Comunicato del centro sociale Immensa di genova

Dopo la recente minaccia di applicare l’articolo 1 ad un compagno del cs Inmensa, un altro compagno, appartenente allo stesso centro è stato “avvisato” ieri mattina. Di nuovo, nel testo dell’avviso, compaiono come elementi comprovanti il sollecito a cambiare stile di vita, due decreti penali per manifestazioni, decreti che non hanno visto finire l’iter processuale in quanto in attesa dell’esito dei ricorsi. Di nuovo vengono citati fatti per i quali il compagno non è mai stato denunciato e, comunque, sempre riferibili ad iniziative di piazza durante le quali nessuno ci ha intimato di scioglierci e che prevedono al massimo, in caso di condanne, pene pecuniarie. Il pesante clima scatenato ad arte in città dal questore Fioriolli ( in attesa di promozione ,) ben lunghi dal ristabilire il “rapporto di fiducia con i cittadini” di cui si cianciava dopo il g8, vede un centro storico completamente telesorvegliato, immigrati quotidianamente tartassati e picchiati, multe per attacchinaggi notificate dalla digos nel cuore della notte, decine di denunce per manifestazione non autorizzata riferite a presidi-volantinaggi, ma, soprattutto un’arroganza senza precedenti da parte degli sbirri. Fermi ed appostamenti fuori dal centro sociale, telefonate a casa dei compagni per chiedere informazioni sulle iniziative, “inviti” in questura, continua ricerca del contatto ravvicinato nella speranza di qualche reazione da reprimere. L’articolo 1, poi, è la panacea di tutti i mali: nella nostra città basta vivere per strada per rischiare di vederselo appioppare. Così Genova si avvicina ai giorni dei processi per il g8, questa è l’aria che si respira a due giorni dall’inizio del processo per manifestazione non autorizzata che coinvolgerà più di venti compagni. Certamente tutto questo è in linea col percorso repressivo che attraverso gli organi istituzionali dello stato (polizia, magistratura e servizi) volge alla progressiva ed estesa criminalizzazione delle lotte con l'obiettivo dichiarato di isolare i soggetti e le organizzazioni che le portano avanti, inoltre questo percorso è intimamente collegato alle misure di limitazione del salario reale ed all'attacco alle condizioni di vita dei proletari soprattutto in presenza di una crisi strutturale del capitalismo. Le perquisizioni di quest’ultimo periodo in tutta Italia, l’applicazione generalizzata del 270, le cariche in piazza il 4 ottobre con le conseguenti denunce, sono la prefigurazione di quanto potrebbe capitare a tutti coloro che nel prossimo periodo si apprestano a lottare sui terreni della riforma del sistema pensionistico, piuttosto che sulle ultime normative che riguarda i lavoratori a contatto con l’amianto, piuttosto che gli immigrati che dovessero autorganizzarsi contro le leggi razziste.

Condono

Meta' delle regioni italiane trovera' il modo di bloccare il condono. Le altre lo faranno: questa la situazione, secondo Riccardo Illy (governatore del Friuli Venezia Giulia) che insieme agli altri presidenti delle Regioni e' stato ascoltato stamane dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla Finanziaria 2004. Le regioni contrarie cercheranno di bloccare il condono attraverso due strade: il ricorso alla Corte Costituzionale o attraverso una legge regionale ad hoc. Alcune regioni - scrivono i Governatori nel documento approvato ieri sera e presentato stamane in Parlamento - hanno espresso forte contrarieta', ritenendo la norma incostituzionale non solo perche' lesiva delle competenze regionali ma soprattutto perche' dannosa rispetto al buon governo e all'equilibrio del territorio, diseducativa per il rispetto della legalita' e negativa per la finanza locale. l aposizione delle Regioni era stata ieri contestata dal Ministro Tremonti, che difende il suo provvedimento, mentre invece è sostenuta da associazioni diu cittadini e associazioni ambientaliste.

GR ORE 9.30

Iraq

Un'esplosione ha investito oggi una stazione di polizia a Baghdad provocando il ferimento di varie persone. La stazione di polizia si trova in una zona sciita, nella parte nordorientale della capitale irachena. Secondo le prime testimonianze potrebbe trattarsi di un'autobomba.

Irak-Onu

L'Amministrazione americana sta ancora valutando se provare a modificare di nuovo la proposta di risoluzione sull'Iraq presentata all'inizio di settembre e gia' riscritta, all'inizio di ottobre, oppure se ritirarla, rinunciando al varo del documento. Nella versione dell'inizio di ottobre, la risoluzione doveva tenere conto, nelle intenzioni degli americani, di suggerimenti e osservazioni venuti da partner e alleati. Ma il nuovo testo ha ricevuto un'accoglienza meno positiva di quanto Washington auspicava.

  • è stato soprattutto il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha esprimere forti perplessità sul testo. Dopo un consulto senza progressi, lunedi', nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, gli Stati Uniti hanno avviato una loro riflessione. C'e' da valutare, fra l'altro, l'impatto di un ritiro della risoluzione, alla luce della situazione della sicurezza in Iraq e in vista della riunione dei donatori per l'Iraq, il 23 e 24 ottobre a Madrid

Siria-Onu

Non va meglio neanche per quanto riguarda l'altra risoluzione, quella presentata dalla Siria. Mentre il Congresso degli Stati Uniti ha avviato il processo per approvare sanzioni contro la Siria, la risoluzione di condanna di Israele presentata da Damasco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite resta sul tavolo per un altro giorno. L'Europa e' divisa anche in questo caso: tutti e quattro i paesi dell'Unione Europea presenti nel Consiglio - Francia e Gran Bretagna come membri permanenti, Germania e Spagna come membri a rotazione - chiedono alla Siria di modificare il testo della risoluzione. Ma mentre Londra insiste, al fianco di Washington, che la risoluzione deve esplicitamente condannare l'attentato del 4 ottobre a Haifa, la Francia non ha avanzato questa richiesta, e piu' disponibili sembrano anche Germania e Spagna. In una riunione con gli altri ambasciatori arabi, il rappresentante siriano Fayssal Mekdad ha affermato che puo' valutare un compromesso sulle richieste delle Francia ma non su quelle di Londra. In particolare "un riferimento a Haifa e' impossibile da accettare". Makdad ha pero' negato che la Siria voglia sfruttare le divisione europee: "Non vogliamo affatto che ci siano delle divisioni. Vogliamo che tutti capiscano che la situazione e' molto grave". E neanche Israele ha fatto un collegamento esplicito tra l'attentato di Haifa e il suo raid aereo di domenica mattina sulla Siria. Dato per scontato un veto da parte degli Usa, ora Damasco deve decidere se cercare un compromesso con gli altri membri del Consiglio di Sicurezza e chiedere un voto anche se la risoluzione sara' bocciata, oppure ritirarla.

brasile

Si è aperto nell’auditorium del Palazzo di Itamaraty a Brasilia il convegno sul diritto dei popoli indigeni alla società dell’informazione, organizzato dall’Istituto indigeno brasiliano per la proprietà intellettuale (Inbrapi), dall’Università delle Prime Nazioni del Canada e dalla Rete dei comunicatori indigeni. Si tratta di un evento preparatorio alla prima fase del Vertice mondiale sulla società dell’informazione delle Nazioni Unite in programma a Ginevra dal 10 al 12 a dicembre. Ai lavori, che proseguiranno fino a venerdì, interverranno i leader dei popoli autoctoni del Brasile Marcos Terena, Ailton Krenak e Daniel Munduruku e dirigenti dei nativi di Bolivia, Guatemala e Canada. Diversi i temi in discussione: “Forme tradizionali di comunicazione indigena”;“Domini indigeni in Internet: la protezione delle conoscenze tradizionali e delle denominazioni indigene”; “Impatti della globalizzazione e discriminazione contro i popoli autoctoni”; “Popoli indigeni e la comunicazione con la società non-indigena”; “Esperienze del giornalismo indigeno, letteratura, uso di internet, radio comunitarie e comunicazione orale”.

Chile

La ‘Fiamma della libertà’, uno dei simboli della dittatura di Augusto Pinochet Ugarte, sta per spegnersi. Laddove non è potuta giungere la politica, infatti, arriverà la società del gas cilena, che con l’ultima bolletta di 2.600 dollari, relativa ai consumi del primo semestre dell’anno, ha fatto tremare i polsi ai ministri economici del governo del presidente Ricardo Lagos. Nei mesi scorsi il ministero dell’economia aveva dovuto rivedere i conti per il bilancio pubblico del 2003, riducendo le spese di circa 300 milioni di dollari. Ora, giunto il momento di attivare la politica di risparmio, una delle prime voci che il governo ha deciso di decurtare, come hanno scoperto i sostenitori del generale Pinochet, è proprio quella relativa alla bolletta del gas necessario a tenere in vita la famigerata fiamma. Costruita nel 1976 sull’Altare della patria che sorge nella centralissima piazza Bulnes, proprio di fianco a viale Bernando O’Higgins e di fronte al palazzo della Moneda, sede del governo, la ‘Fiamma della libertà’ è stata negli ultimi tre decenni per molti cileni simbolo della dittatura e allo stesso tempo ostacolo simbolico per la democrazia e fisico per i cittadini della capitale. La reazione della destra ‘pinochetista’ di Santiago alla decisione del governo di Lagos è stata naturalmente durissima. Da anni invece i movimenti che si battono per il rispetto dei diritti umani e per far luce sulle malefatte del regime dittatoriale chiedono che la ‘Fiamma della libertà’ venga abbattuta. Ultima, in ordine cronologico, era stata la deputata del Partito democratico progressista (Pdd) Laura Soto a chiedere, lo scorso settembre, di spegnere la fiamma, considerata “simbolo della dittatura” oltre che un costo per la collettività.

Bolivia

Il presidente della Commissione dei diritti umani della Camera dei deputati, Baulio Bravo, ha avvertito oggi che il governo, per far fronte alla mobilitazione sociale in corso con blocchi stradali e marce di protesta, si propone di dichiarare domenica prossima lo stato d'assedio. L'ho saputo da fonti dello stesso governo, ha precisato il deputato, nel corso di un incontro con i giornalisti. Intanto, mentre il ministro del lavoro Adalberto Kuajara ha assicurato che ormai solo tre delle 63 organizzazioni affiliate alla Centrale operaia boliviana (Cob), continuano lo sciopero ad oltranza, il massimo dirigente dell'organismo Jaime Solares ha annunciato che oggi (giovedi') si realizzera' una grande marcia con concerto di casseruole contro il governo. Solares ha anche annunciato che, nei prossimi giorni, firmera' con gli altri due protagonisti delle proteste, il leader dei coltivatori di coca Evo Morales e quello dei contadini Felipe Quispe un coordinamento sindacale in difesa del gas boliviano, che il governo si propone di esportare a Stati Uniti e Messico attraverso il Cile, appunto uno dei motivi principali della mobilitazione contro il governo.

Colombia

L'inchiesta sull'attentato realizzato con una autobomba che ieri ha causato sei morti e 20 feriti nel centro commerciale Bahia di San Andresito, a Bogota', ha fra le ipotesi piu' plausibili quella di un atto di un'organizzazione paramilitare che ricattava i negozianti. Secondo gli inquirenti, infatti, l'sttentato potrebbe essere opera di membri di uno dei temibili 'Uffici di riscossione' che funzionano in modo clandestino nella capitale colombiana. Gia`nei minuti successivi all'attentato era apparso insolito che il comandante della polizia metropolitana, Jorge Castro, rispondendo alle domande dei giornalisti, non avesse attribuito l'atto terroristico alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), come solitamente avviene negli ultimi mesi. Lo stesso alto ufficiale ha riconosciuto tempo fa che, emulando la mafia del dipartimento del Valle, i paramilitari di destra hanno creato una decine di questi 'Uffici' a Bogota' che funzionano nei quartieri popolari e nei mercati, come quello del Centro commerciale Bahia, dove vengono venduti anche oggetti di contrabbando.

Italia

Corruzione, concussione e truffa, sono le accuse contestate al sindaco di Bridisi, Giovanni Antonino, arrestato stamane assieme ad altre 5 persone. Le ordinanze di custodia cautele, oltre ad Antonino, riguardano, Ermano Pierri, presidente del consiglio comunale, Nicola Siccardi, assessore al traffico, Marco Pezzuto, consigliere comunale e regionale, Giovanni Di Bella, consigliere comunale e l'imprenditore Luca Scagliarini. Le ipotesi di reato formulate dalla procura brindisina riguarderebbero l'acquisto di 150 appartamenti per gli sfrattati a Tuturano, alla periferia del capoluogo pugliese

gror031009 (last edited 2008-06-26 09:57:13 by anonymous)