Notizia di apertura gr

Era il 9 ottobre del 1963: il boato che aveva preannunciato la tragedia non lascia via di scampo agli abitanti: Longarone scompare letteralmente in pochi muniti, completamente spazzata via. I morti sono 1.917: 1.540 a Longarone, 109 a Castellavazzo, 158 a Ero e Casso, oltre a 200 tecnici e operai della diga con le loro famiglie. Pochi i feriti. La frana aveva oltre alle enormi dimesioni, anche una elevata velocita': avanzando a circa 100 Km/h, tale fu l'accelerazione che, in pochi secondi, risali' il versante opposto per piu' di cento metri, sbarrando la valle e modificandola in maniera definitiva. Le ricostruzioni, e le indagini arrivano alla conclusione che la diga era stata costruita su un terreno franoso e che il versante della montagna che sovrastava il bacino idroelettrico, ancora in fase di consolidamento, aveva cominciato a muoversi.

GR ORE 13.00

Irak

Un'esplosione ha investito oggi una stazione di polizia a Baghdad provocando la morte di diverse persone, il cui numero attualmente è ancora incerto, ma stimato tra le sette e le dieci persone.. La stazione di polizia si trova in una zona sciita, nella parte nordorientale della capitale irachena. Secondo le prime testimonianze potrebbe trattarsi di un'autobomba. E in un agguato è stato ucciso Josè Antonio Bernal Gomez, diplomatico spagnolo di stanza nella capitale irachena, nel centro di Bagdad. L'uomo è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco mentre usciva dalla sua residenza. La notizia è stata data dalla stampa spagnola che ha citato il ministero degli Esteri di Madrid

Irak-Onu

L'Amministrazione americana sta ancora valutando se provare a modificare di nuovo la proposta di risoluzione sull'Iraq presentata all'inizio di settembre e gia' riscritta, all'inizio di ottobre, oppure se ritirarla, rinunciando al varo del documento. Nella versione dell'inizio di ottobre, la risoluzione doveva tenere conto, nelle intenzioni degli americani, di suggerimenti e osservazioni venuti da partner e alleati. Ma il nuovo testo ha ricevuto un'accoglienza meno positiva di quanto Washington auspicava.

Siria-Onu

Non va meglio neanche per quanto riguarda l'altra risoluzione, quella presentata dalla Siria. Mentre il Congresso degli Stati Uniti ha avviato il processo per approvare sanzioni contro la Siria, la risoluzione di condanna di Israele presentata da Damasco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite resta sul tavolo per un altro giorno. L'Europa e' divisa anche in questo caso: tutti e quattro i paesi dell'Unione Europea presenti nel Consiglio - Francia e Gran Bretagna come membri permanenti, Germania e Spagna come membri a rotazione - chiedono alla Siria di modificare il testo della risoluzione. Ma mentre Londra insiste, al fianco di Washington, che la risoluzione deve esplicitamente condannare l'attentato del 4 ottobre a Haifa, la Francia non ha avanzato questa richiesta, e piu' disponibili sembrano anche Germania e Spagna. In una riunione con gli altri ambasciatori arabi, il rappresentante siriano Fayssal Mekdad ha affermato che puo' valutare un compromesso sulle richieste delle Francia ma non su quelle di Londra. In particolare "un riferimento a Haifa e' impossibile da accettare". Makdad ha pero' negato che la Siria voglia sfruttare le divisione europee: "Non vogliamo affatto che ci siano delle divisioni. Vogliamo che tutti capiscano che la situazione e' molto grave". E neanche Israele ha fatto un collegamento esplicito tra l'attentato di Haifa e il suo raid aereo di domenica mattina sulla Siria. Dato per scontato un veto da parte degli Usa, ora Damasco deve decidere se cercare un compromesso con gli altri membri del Consiglio di Sicurezza e chiedere un voto anche se la risoluzione sara' bocciata, oppure ritirarla.

Road Map

In criosi l'unione europea in vista del fallimento più totale della road map. Ultimo tentativo per l'unione europea di riprendere la parola sul conflitto in medio oriente, di fronte allo strapotere americano sulle questioni mediorentali, la road map sembra essere definitivamente accantonata. Per questo Solana, l'alto rappresentante della politica estera dell'Ue chiede un maggior impegno della comunita' internazionale. Ma le divisoni emerse in occasione della risoluzione presentata dalla Siria, mostrano quanto sia diffcile togliere agli stati uniti il loro ruolo egemone agendo sul piano politico.

Palestina

Il governo palestinese di emergenza guidato da Abu Ala (Ahmed Qurei) si presentera' oggi davanti al Parlamento per essere approvato. Il capo del governo esporra' la sua agenda, aprendo il dibattito durante il quale i deputati potranno rivolgere domande ai suoi otto ministri. E' previsto anche un intervento del presidente Yasser Arafat. Il voto del Consiglio Legislativo Palestinese, di cui Abu Ala era presidente, giunge due giorni dopo il giuramento del governo davanti ad Arafat. I ministri degli Interni Nasser Youssuf e della Sanita' Jawad Tibi, che rifiutarono di partecipare a quella cerimonia, dovrebbero giurare oggi, dopo l'approvazione del parlamento. Abu Ala ha dichiarato ieri che il suo primo obiettivo sara' riprendere il controllo dei Territori. Il premier ha avuto un lungo incontro con Youssef per delineare un primo piano di azione. Secondo fonti palestinesi, citate su Ha'aretz, Youssef intende cominciare prima dalla Cisgiordania, focalizzando inizialmente l'attenzione sulla Brigata dei Martiri di Al Aqsa, la milizia legata a Fatah, la fazione palestinese guidata da Arafat di cui fa parte Abu Ala. La Brigata ha rivendicato diversi attacchi ocntro israele.

brasile

Si è aperto nell’auditorium del Palazzo di Itamaraty a Brasilia il convegno sul diritto dei popoli indigeni alla società dell’informazione, organizzato dall’Istituto indigeno brasiliano per la proprietà intellettuale (Inbrapi), dall’Università delle Prime Nazioni del Canada e dalla Rete dei comunicatori indigeni. Si tratta di un evento preparatorio alla prima fase del Vertice mondiale sulla società dell’informazione delle Nazioni Unite in programma a Ginevra dal 10 al 12 a dicembre. Ai lavori, che proseguiranno fino a venerdì, interverranno i leader dei popoli autoctoni del Brasile Marcos Terena, Ailton Krenak e Daniel Munduruku e dirigenti dei nativi di Bolivia, Guatemala e Canada. Diversi i temi in discussione: “Forme tradizionali di comunicazione indigena”;“Domini indigeni in Internet: la protezione delle conoscenze tradizionali e delle denominazioni indigene”; “Impatti della globalizzazione e discriminazione contro i popoli autoctoni”; “Popoli indigeni e la comunicazione con la società non-indigena”; “Esperienze del giornalismo indigeno, letteratura, uso di internet, radio comunitarie e comunicazione orale”.

Chile

La ‘Fiamma della libertà’, uno dei simboli della dittatura di Augusto Pinochet Ugarte, sta per spegnersi. Laddove non è potuta giungere la politica, infatti, arriverà la società del gas cilena, che con l’ultima bolletta di 2.600 dollari, relativa ai consumi del primo semestre dell’anno, ha fatto tremare i polsi ai ministri economici del governo del presidente Ricardo Lagos. Nei mesi scorsi il ministero dell’economia aveva dovuto rivedere i conti per il bilancio pubblico del 2003, riducendo le spese di circa 300 milioni di dollari. Ora, giunto il momento di attivare la politica di risparmio, una delle prime voci che il governo ha deciso di decurtare, come hanno scoperto i sostenitori del generale Pinochet, è proprio quella relativa alla bolletta del gas necessario a tenere in vita la famigerata fiamma. Costruita nel 1976 sull’Altare della patria che sorge nella centralissima piazza Bulnes, proprio di fianco a viale Bernando O’Higgins e di fronte al palazzo della Moneda, sede del governo, la ‘Fiamma della libertà’ è stata negli ultimi tre decenni per molti cileni simbolo della dittatura e allo stesso tempo ostacolo simbolico per la democrazia e fisico per i cittadini della capitale. La reazione della destra ‘pinochetista’ di Santiago alla decisione del governo di Lagos è stata naturalmente durissima. Da anni invece i movimenti che si battono per il rispetto dei diritti umani e per far luce sulle malefatte del regime dittatoriale chiedono che la ‘Fiamma della libertà’ venga abbattuta. Ultima, in ordine cronologico, era stata la deputata del Partito democratico progressista (Pdd) Laura Soto a chiedere, lo scorso settembre, di spegnere la fiamma, considerata “simbolo della dittatura” oltre che un costo per la collettività.

Chile 2

La Corte Suprema cilena ha accettato di prendere in esame la richiesta di togliere l'immunità al generale Pinochet, al fine di aprire nei suoi confrotni un procedimento per crimini contro l'umanità. Appare tuttavia improbabile che il tribunale supremo prenda una decisione contraria alle altre precendenti, che avevano stabilito l'inabilità dell'ex dittatore (87 anni) a sostenere fisicamente e mentalmente un eventuale processo. Una prima audizione si terrà il prossimo 15 ottobre. Nell'agosto scorso, i giudici della Corte d'Appello di Santiago avevano respinto la richiesta, avanzata dal Partito Comunista cileno, per 15 voti contro otto

Bolivia

Il presidente della Commissione dei diritti umani della Camera dei deputati, Baulio Bravo, ha avvertito oggi che il governo, per far fronte alla mobilitazione sociale in corso con blocchi stradali e marce di protesta, si propone di dichiarare domenica prossima lo stato d'assedio. L'ho saputo da fonti dello stesso governo, ha precisato il deputato, nel corso di un incontro con i giornalisti. Intanto, mentre il ministro del lavoro Adalberto Kuajara ha assicurato che ormai solo tre delle 63 organizzazioni affiliate alla Centrale operaia boliviana (Cob), continuano lo sciopero ad oltranza, il massimo dirigente dell'organismo Jaime Solares ha annunciato che oggi (giovedi') si realizzera' una grande marcia con concerto di casseruole contro il governo. Solares ha anche annunciato che, nei prossimi giorni, firmera' con gli altri due protagonisti delle proteste, il leader dei coltivatori di coca Evo Morales e quello dei contadini Felipe Quispe un coordinamento sindacale in difesa del gas boliviano, che il governo si propone di esportare a Stati Uniti e Messico attraverso il Cile, appunto uno dei motivi principali della mobilitazione contro il governo.

Colombia

L'inchiesta sull'attentato realizzato con una autobomba che ieri ha causato sei morti e 20 feriti nel centro commerciale Bahia di San Andresito, a Bogota', ha fra le ipotesi piu' plausibili quella di un atto di un'organizzazione paramilitare che ricattava i negozianti. Secondo gli inquirenti, infatti, l'sttentato potrebbe essere opera di membri di uno dei temibili 'Uffici di riscossione' che funzionano in modo clandestino nella capitale colombiana. Gia`nei minuti successivi all'attentato era apparso insolito che il comandante della polizia metropolitana, Jorge Castro, rispondendo alle domande dei giornalisti, non avesse attribuito l'atto terroristico alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), come solitamente avviene negli ultimi mesi. Lo stesso alto ufficiale ha riconosciuto tempo fa che, emulando la mafia del dipartimento del Valle, i paramilitari di destra hanno creato una decine di questi 'Uffici' a Bogota' che funzionano nei quartieri popolari e nei mercati, come quello del Centro commerciale Bahia, dove vengono venduti anche oggetti di contrabbando.

Cina Ancora morti sul lavoro in Cina. Quesata volta a crollare non è stata una miniera, come troppo spesso accade, ma un capannone provvisorio che è crollato a Jiangmen, una città nel sud della Cian, nella provincia di Guangdong, uccidendo almeno sedici persone, per la maggior parte operai, secondo quanto riferisce oggi il giornale China Daily. Altre cinque persone sono rimaste ferite. Un comunicato delle autorità cittadine conferma l'incidente, avvertendo che il numero delle vittime potrebbe aumentare. Le autorità municipali hanno promesso una rapida inchiesta per accertare le cause dell'incidente.

Belgio

I sindacati di diverse fabbriche europee della Ford hanno stilato una mozione di solidarietà con i lavoratori dell'impianto di Genk, in Belgio. Il documento sottolinea come la direzione europea del gruppo americano si sia resa colpevole di una rottura unilaterale del contratto. Gli operai di Genk sono in sciopero da oltre dieci giorni, dall'annuncio dato dalla proprietà di un numero di licenziamenti tra i 3000 e i 5000. A loro si sono uniti i sindaci delle città vicine, luogo di residenza degli operai.

Comunicato del centro sociale Immensa di genova

Dopo la recente minaccia di applicare l’articolo 1 ad un compagno del cs Inmensa, un altro compagno, appartenente allo stesso centro è stato “avvisato” ieri mattina. Di nuovo, nel testo dell’avviso, compaiono come elementi comprovanti il sollecito a cambiare stile di vita, due decreti penali per manifestazioni, decreti che non hanno visto finire l’iter processuale in quanto in attesa dell’esito dei ricorsi. Di nuovo vengono citati fatti per i quali il compagno non è mai stato denunciato e, comunque, sempre riferibili ad iniziative di piazza durante le quali nessuno ci ha intimato di scioglierci e che prevedono al massimo, in caso di condanne, pene pecuniarie. Il pesante clima scatenato ad arte in città dal questore Fioriolli ( in attesa di promozione ,) ben lunghi dal ristabilire il “rapporto di fiducia con i cittadini” di cui si cianciava dopo il g8, vede un centro storico completamente telesorvegliato, immigrati quotidianamente tartassati e picchiati, multe per attacchinaggi notificate dalla digos nel cuore della notte, decine di denunce per manifestazione non autorizzata riferite a presidi-volantinaggi, ma, soprattutto un’arroganza senza precedenti da parte degli sbirri. Fermi ed appostamenti fuori dal centro sociale, telefonate a casa dei compagni per chiedere informazioni sulle iniziative, “inviti” in questura, continua ricerca del contatto ravvicinato nella speranza di qualche reazione da reprimere. L’articolo 1, poi, è la panacea di tutti i mali: nella nostra città basta vivere per strada per rischiare di vederselo appioppare. Così Genova si avvicina ai giorni dei processi per il g8, questa è l’aria che si respira a due giorni dall’inizio del processo per manifestazione non autorizzata che coinvolgerà più di venti compagni. Certamente tutto questo è in linea col percorso repressivo che attraverso gli organi istituzionali dello stato (polizia, magistratura e servizi) volge alla progressiva ed estesa criminalizzazione delle lotte con l'obiettivo dichiarato di isolare i soggetti e le organizzazioni che le portano avanti, inoltre questo percorso è intimamente collegato alle misure di limitazione del salario reale ed all'attacco alle condizioni di vita dei proletari soprattutto in presenza di una crisi strutturale del capitalismo. Le perquisizioni di quest’ultimo periodo in tutta Italia, l’applicazione generalizzata del 270, le cariche in piazza il 4 ottobre con le conseguenti denunce, sono la prefigurazione di quanto potrebbe capitare a tutti coloro che nel prossimo periodo si apprestano a lottare sui terreni della riforma del sistema pensionistico, piuttosto che sulle ultime normative che riguarda i lavoratori a contatto con l’amianto, piuttosto che gli immigrati che dovessero autorganizzarsi contro le leggi razziste.

Condono

Meta' delle regioni italiane trovera' il modo di bloccare il condono. Le altre lo faranno: questa la situazione, secondo Riccardo Illy (governatore del Friuli Venezia Giulia) che insieme agli altri presidenti delle Regioni e' stato ascoltato stamane dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla Finanziaria 2004. Le regioni contrarie cercheranno di bloccare il condono attraverso due strade: il ricorso alla Corte Costituzionale o attraverso una legge regionale ad hoc. Alcune regioni - scrivono i Governatori nel documento approvato ieri sera e presentato stamane in Parlamento - hanno espresso forte contrarieta', ritenendo la norma incostituzionale non solo perche' lesiva delle competenze regionali ma soprattutto perche' dannosa rispetto al buon governo e all'equilibrio del territorio, diseducativa per il rispetto della legalita' e negativa per la finanza locale. l aposizione delle Regioni era stata ieri contestata dal Ministro Tremonti, che difende il suo provvedimento, mentre invece è sostenuta da associazioni diu cittadini e associazioni ambientaliste.

GR ORE 9.30

Iraq

Un'esplosione ha investito oggi una stazione di polizia a Baghdad provocando il ferimento di varie persone. La stazione di polizia si trova in una zona sciita, nella parte nordorientale della capitale irachena. Secondo le prime testimonianze potrebbe trattarsi di un'autobomba.

Irak-Onu

L'Amministrazione americana sta ancora valutando se provare a modificare di nuovo la proposta di risoluzione sull'Iraq presentata all'inizio di settembre e gia' riscritta, all'inizio di ottobre, oppure se ritirarla, rinunciando al varo del documento. Nella versione dell'inizio di ottobre, la risoluzione doveva tenere conto, nelle intenzioni degli americani, di suggerimenti e osservazioni venuti da partner e alleati. Ma il nuovo testo ha ricevuto un'accoglienza meno positiva di quanto Washington auspicava.

Siria-Onu

Non va meglio neanche per quanto riguarda l'altra risoluzione, quella presentata dalla Siria. Mentre il Congresso degli Stati Uniti ha avviato il processo per approvare sanzioni contro la Siria, la risoluzione di condanna di Israele presentata da Damasco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite resta sul tavolo per un altro giorno. L'Europa e' divisa anche in questo caso: tutti e quattro i paesi dell'Unione Europea presenti nel Consiglio - Francia e Gran Bretagna come membri permanenti, Germania e Spagna come membri a rotazione - chiedono alla Siria di modificare il testo della risoluzione. Ma mentre Londra insiste, al fianco di Washington, che la risoluzione deve esplicitamente condannare l'attentato del 4 ottobre a Haifa, la Francia non ha avanzato questa richiesta, e piu' disponibili sembrano anche Germania e Spagna. In una riunione con gli altri ambasciatori arabi, il rappresentante siriano Fayssal Mekdad ha affermato che puo' valutare un compromesso sulle richieste delle Francia ma non su quelle di Londra. In particolare "un riferimento a Haifa e' impossibile da accettare". Makdad ha pero' negato che la Siria voglia sfruttare le divisione europee: "Non vogliamo affatto che ci siano delle divisioni. Vogliamo che tutti capiscano che la situazione e' molto grave". E neanche Israele ha fatto un collegamento esplicito tra l'attentato di Haifa e il suo raid aereo di domenica mattina sulla Siria. Dato per scontato un veto da parte degli Usa, ora Damasco deve decidere se cercare un compromesso con gli altri membri del Consiglio di Sicurezza e chiedere un voto anche se la risoluzione sara' bocciata, oppure ritirarla.

brasile

Si è aperto nell’auditorium del Palazzo di Itamaraty a Brasilia il convegno sul diritto dei popoli indigeni alla società dell’informazione, organizzato dall’Istituto indigeno brasiliano per la proprietà intellettuale (Inbrapi), dall’Università delle Prime Nazioni del Canada e dalla Rete dei comunicatori indigeni. Si tratta di un evento preparatorio alla prima fase del Vertice mondiale sulla società dell’informazione delle Nazioni Unite in programma a Ginevra dal 10 al 12 a dicembre. Ai lavori, che proseguiranno fino a venerdì, interverranno i leader dei popoli autoctoni del Brasile Marcos Terena, Ailton Krenak e Daniel Munduruku e dirigenti dei nativi di Bolivia, Guatemala e Canada. Diversi i temi in discussione: “Forme tradizionali di comunicazione indigena”;“Domini indigeni in Internet: la protezione delle conoscenze tradizionali e delle denominazioni indigene”; “Impatti della globalizzazione e discriminazione contro i popoli autoctoni”; “Popoli indigeni e la comunicazione con la società non-indigena”; “Esperienze del giornalismo indigeno, letteratura, uso di internet, radio comunitarie e comunicazione orale”.

Chile

La ‘Fiamma della libertà’, uno dei simboli della dittatura di Augusto Pinochet Ugarte, sta per spegnersi. Laddove non è potuta giungere la politica, infatti, arriverà la società del gas cilena, che con l’ultima bolletta di 2.600 dollari, relativa ai consumi del primo semestre dell’anno, ha fatto tremare i polsi ai ministri economici del governo del presidente Ricardo Lagos. Nei mesi scorsi il ministero dell’economia aveva dovuto rivedere i conti per il bilancio pubblico del 2003, riducendo le spese di circa 300 milioni di dollari. Ora, giunto il momento di attivare la politica di risparmio, una delle prime voci che il governo ha deciso di decurtare, come hanno scoperto i sostenitori del generale Pinochet, è proprio quella relativa alla bolletta del gas necessario a tenere in vita la famigerata fiamma. Costruita nel 1976 sull’Altare della patria che sorge nella centralissima piazza Bulnes, proprio di fianco a viale Bernando O’Higgins e di fronte al palazzo della Moneda, sede del governo, la ‘Fiamma della libertà’ è stata negli ultimi tre decenni per molti cileni simbolo della dittatura e allo stesso tempo ostacolo simbolico per la democrazia e fisico per i cittadini della capitale. La reazione della destra ‘pinochetista’ di Santiago alla decisione del governo di Lagos è stata naturalmente durissima. Da anni invece i movimenti che si battono per il rispetto dei diritti umani e per far luce sulle malefatte del regime dittatoriale chiedono che la ‘Fiamma della libertà’ venga abbattuta. Ultima, in ordine cronologico, era stata la deputata del Partito democratico progressista (Pdd) Laura Soto a chiedere, lo scorso settembre, di spegnere la fiamma, considerata “simbolo della dittatura” oltre che un costo per la collettività.

Bolivia

Il presidente della Commissione dei diritti umani della Camera dei deputati, Baulio Bravo, ha avvertito oggi che il governo, per far fronte alla mobilitazione sociale in corso con blocchi stradali e marce di protesta, si propone di dichiarare domenica prossima lo stato d'assedio. L'ho saputo da fonti dello stesso governo, ha precisato il deputato, nel corso di un incontro con i giornalisti. Intanto, mentre il ministro del lavoro Adalberto Kuajara ha assicurato che ormai solo tre delle 63 organizzazioni affiliate alla Centrale operaia boliviana (Cob), continuano lo sciopero ad oltranza, il massimo dirigente dell'organismo Jaime Solares ha annunciato che oggi (giovedi') si realizzera' una grande marcia con concerto di casseruole contro il governo. Solares ha anche annunciato che, nei prossimi giorni, firmera' con gli altri due protagonisti delle proteste, il leader dei coltivatori di coca Evo Morales e quello dei contadini Felipe Quispe un coordinamento sindacale in difesa del gas boliviano, che il governo si propone di esportare a Stati Uniti e Messico attraverso il Cile, appunto uno dei motivi principali della mobilitazione contro il governo.

Colombia

L'inchiesta sull'attentato realizzato con una autobomba che ieri ha causato sei morti e 20 feriti nel centro commerciale Bahia di San Andresito, a Bogota', ha fra le ipotesi piu' plausibili quella di un atto di un'organizzazione paramilitare che ricattava i negozianti. Secondo gli inquirenti, infatti, l'sttentato potrebbe essere opera di membri di uno dei temibili 'Uffici di riscossione' che funzionano in modo clandestino nella capitale colombiana. Gia`nei minuti successivi all'attentato era apparso insolito che il comandante della polizia metropolitana, Jorge Castro, rispondendo alle domande dei giornalisti, non avesse attribuito l'atto terroristico alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), come solitamente avviene negli ultimi mesi. Lo stesso alto ufficiale ha riconosciuto tempo fa che, emulando la mafia del dipartimento del Valle, i paramilitari di destra hanno creato una decine di questi 'Uffici' a Bogota' che funzionano nei quartieri popolari e nei mercati, come quello del Centro commerciale Bahia, dove vengono venduti anche oggetti di contrabbando.

Italia

Corruzione, concussione e truffa, sono le accuse contestate al sindaco di Bridisi, Giovanni Antonino, arrestato stamane assieme ad altre 5 persone. Le ordinanze di custodia cautele, oltre ad Antonino, riguardano, Ermano Pierri, presidente del consiglio comunale, Nicola Siccardi, assessore al traffico, Marco Pezzuto, consigliere comunale e regionale, Giovanni Di Bella, consigliere comunale e l'imprenditore Luca Scagliarini. Le ipotesi di reato formulate dalla procura brindisina riguarderebbero l'acquisto di 150 appartamenti per gli sfrattati a Tuturano, alla periferia del capoluogo pugliese