G.R. ore 19.30

italia

DEVASTATA LA SEDE DELL’OPERA NOMADI DI MILANO

attacco nazifascista alla sede di Opera Nomadi di Milano

La nuova sede dell’Opera Nomadi di Milano, allestita da circa un mese in Via De Pretis 13, al Quartiere Barona, è stata devastata questa notte. I locali, concessi in affitto dal Comune di Milano, hanno subito danni gravi, così come gli arredi, le attrezzature e il materiale documentario dell’archivio. Gli atti vandalici sono stati “firmati” con scritte fasciste, svastiche e croci celtiche.

L’apertura di questa nuova sede era stata realizzata grazie ad un finanziamento erogato dall’ UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) e destinato alla creazione di un centro permanente di documentazione sulla Porrajmos - la persecuzione contro i Rom attuata durante il nazifascismo - e di un osservatorio sulla discriminazione.

Il grave episodio è stato scoperto questa mattina dai responsabili cittadini dell’associazione, che si erano recati in sede per completare il trasferimento del materiale d’archivio.

Immediata la solidarietà del Centro di documentazione ebraica contemporanea, trasmessa all’Opera Nomadi da Marcello Pezzetti, storico della Shoah e ricercatore del Cdec.

Fortunatamente buona parte del materiale relativo alle ricerche sulla Porrajmos, incluse alcune interviste ai sopravvissuti ai campi di sterminio, si è salvato dalla distruzione. Si stava infatti concludendo in questi giorni il montaggio di un documentario che l’Opera Nomadi aveva commissionato in vista delle celebrazioni della Giornata della Memoria e, per questo motivo, la documentazione non era ancora stata restituita all’archivio.

Villa Medici sgomberata Questo pomeriggio alle 17 si e tenuTA presso la Galleria Colonna un'assemblea pubblica e conferenza stampa. Questa mattina alle 11 e 30 circa, la polizia ha sgomberato Villa Medici a Roma, occupata la mattina precedente da una cinquantina di intermittenti dello spettacolo francesi. Gli intermittenti e i precari francesi contestano l’applicazione del protocollo UNEDIC che, entrato in vigore proprio il 1 gennaio 2004, sancisce un immiserimento del sistema di protezione sociale per tutti gli intermittenti francesi e inoltre richiedono, oltre al ritiro dello stesso protocollo, un’estensione dei diritti sociali per tutti. Lo sgombero è avvenuto sotto pressione delle autorità francesi. I dimostranti dopo essere stati trasportati sui blindati della polizia e condotti al 1° commissariato di Campo Marzio sono stati identificati e denunciati. Hanno indetto per questo pomeriggio alle 17 presso la Galleria Colonna una assemblea pubblica ed una conferenza stampa. Ascoltiamo la corrispondenza

esteri

palestina Ramallah. In una nuova manifestazione di protesta contro la costruzione del Muro in Cisgiordania, una quindicina di persone sono rimaste ferite

Territori occupati: ancora proteste contro il Muro

Ramallah, 1 gennaio - In una nuova manifestazione di protesta contro la costruzione del Muro in Cisgiordania, una quindicina di persone sono rimaste ferite, dopo essere state caricate dai militari israeliani. Gli incidenti si sono verificati sempre nei pressi del villaggio di Budros, teatro anche ieri di scontri. Gli israeliani hanno imposto il coprifuoco nel villaggio, hanno perquisito numerose case, arrestando cinque palestinesi.

Intanto, le truppe di occupazione israeliane hanno alleggerito l'assedio di Jenin, revocando alcuni posti di blocco attorno alla città. Rimane, invece, sempre sotto assedio militare e coprifuoco Nablus, dove ieri sera un ragazzo di sedici anni è stato ucciso dai militari ebraici. Sempre da Nablus, è stato deportato nella striscia di Gaza un sospetto militante della Jihad islamica per un periodo di due anni.

Iraq

E' stato colpito da un missile terra-aria, l'elicottero americano preciptato stamane a Falluja. Lo ha riferito un agente della polizia irachena, Mohammad Abul Aziz, che ha assistito all'attacco mentre era di pattuglia nella zona insieme ad alcuni militari statunitensi.(red)

Fallujah, abbattuto un elicottero, muore un soldato. Gli Usa parlano di incidente.

Fallujah, abbattuto un elicottero, muore un soldato. Gli Usa parlano di incidente C’è un morto, l’ennesimo soldato americano. Il comando statunitense la notizia l’ha data con un brevissimo dispaccio. Questo: «Un soldato è rimasto ucciso e un altro ferito quando il velivolo, un OH-58 Delta Kiowa, si è schiantato all'incirca a mezzogiorno a Falluja». Nessun altro particolare. Con l’aggiunta che l’esercito anglo-americano ha impedito ai giornalisti –ad una troupe televisiva francese - di accedere alla zona dell’incidente. Poco a poco, comunque, grazie alle testimonianze è stato ricostruita la dinamica della caduta dell’elicottero. Il veivolo è stato abbattuto. Tanti hanno visto una fiammata a terra, un’esplosione in volto e poi, l’elicottero prendere fuoco e precipitare.

Falluja, cinquantacinque chilometri a ovest di Baghdad, si trova nel cuore del cosiddetto «triangolo sunnita», dove sono ancora numerosi i seguaci dell'ex presidente Saddam Hussein. Qui, l’esercito statunitense ha lanciato un'operazione militare diretta alla ricerca di armi in alcuni magazzini di mercanti di grano. E in questa operazione, le truppe di terra erano appoggiate da due elicotteri. Uno dei due sarebbe stato abbattuto, precipitando dietro il ponte che attraversa l'Eufrate, a ovest di Falluja. Si tratta della stessa zona, dove il 2 novembre dello scorso anno, un gruppo di guerriglieri iracheni centrò un Chinook americano, uccidendo i sedici soldati che erano a bordo.

colombia

CONTADINI DENUNCIANO SACCHEGGI DI MILITARI VENEZUELANI SCONFINATI Un’ottantina di militari della Guardia nazionale venezuelana sarebbero penetrati in territorio colombiano ed avrebbero attaccato, saccheggiato e distrutto alcune case di Tibú, un villaggio nel dipartimento di Norte di Santander. Lo hanno denunciato alla televisione alcuni contadini colombiani residenti nella zona. I soldati sarebbero giunti nella località di confine, sotto la sovranità colombiana, attraverso il sentiero di San Luis de Beltrán; avrebbero picchiato diverse persone, tra le quali dei bambini, rubato utensili e minacciato di violenza fisica alcune donne. “Hanno detto che questo territorio è loro” ha dichiarato una delle vittime dell’incursione. Lo scorso 30 dicembre gli abitanti di Montelara, nel dipartimento colombiano di La Guajira, avevano denunciato un altro sconfinamento di militari venezuelani; in quell’occasione, i soldati di Caracas pare stessero inseguendo dei presunti trafficanti di benzina. Quel giorno stesso, Bogotá e Caracas hanno costituito una commissione d’inchiesta per fare luce sul primo sconfinamento, oltre che per fare il punto sulla presenza di gruppi paramilitari di destra, guerriglieri, narcotrafficanti e criminali comuni lungo i 2.219 chilometri del comune confine tra Colombia e Venezuela. Secondo la Commissione per le relazioni estere del Congresso colombiano, dal 1995 in non meno di 83 occasioni cittadini colombiani hanno denunciato atti di violenza ai loro danni commessi da militari venezuelani sconfinati.

MEXICO LOTTA CONTRO SFRUTTAMENTO E NEOLIBERISMO: COMPIONO DIECI ANNI EZLN E NAFTA L’anno appena cominciato segna per il Messico la celebrazione di due importanti ma contrapposti decennali: la nascita dell’Ezln (Esercito zapatista di liberazione nazionale) e l’entrata in vigore del Trattato di libero commercio dell’America del Nord - Nafta per gli anglofoni (North American Free Trade Agreement), Tclan per gli ispanici (Tratado de libre comercio de América del Norte). Si tratta di due ricorrenze dal sapore e dal significato profondamente diverso: da una parte, l’Ezln si batte contro lo sfruttamento delle risorse indigene ai danni delle comunità locali e per sconfiggere la povertà nel Chiapas, obiettivi che devono passare, secondo i leader zapatisti, attraverso il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione e, più concretamente, all’auto-amministrazione delle comunità indios; dall’altra, il Nafta si propone di perseguire il raggiungimento dell’aumento del commercio e degli introiti ad appannaggio dei grandi gruppi, a detrimento delle aspettative e dei diritti delle comunità locali. Il conflitto tra queste due realtà è risultato assai evidente, quasi accecante, negli ultimi giorni del 2003 allorché, sulle montagne del sud est messicano, gli zapatisti si sono riuniti per festeggiare il decennale (gennaio 1994) della nascita del loro movimento (come ricorda il sito Internet dell’Ezln), fare il punto della situazione sulla loro lotta e rilanciare, non casualmente, l’artigianato locale messicano – e innanzitutto del Chapas – in tutto il mondo. All’iniziativa ha partecipato, seppure non sul posto, lo stesso subcomandante Marcos, l’indiscusso leader zapatista, del quale è stato esposto un orologio realizzato da egli stesso a mano. L’avversione da sempre mostrata dal governo messicano verso i principi per i quali lotta l’Ezln nel Chiapas, a Città del Messico diventa profonda soddisfazione per l’adesione al Nafta. Al di là degli schieramenti di parte, cifre alla mano è possibile, oggi, affermare che l’ingresso del Messico nel trattato di libero commercio con Canada e Stati Uniti abbia dato, dieci anni dopo, risultati tali da giustificare quella firma, vergata nel dicembre 1992? Sul versante statunitense, la risposta non può che essere affermativa, visto che le esportazioni dei produttori a stelle e strisce verso Canada e Messico sono aumentate, dal 1° gennaio 1994, giorno dell’entrata in vigore del trattato istitutivo del Nafta, da 142mila a 263mila milioni di dollari. “Se le promesse originarie fossero state mantenute, ora staremmo tutti brindando con lo champagne” commenta Lori Wallach, direttrice del programma di vigilanza sul commercio di ‘Public Citizen’, un gruppo che opera in difesa dei diritti dei consumatori, con sede a Washington, Usa. All’inizio degli anni Novanta, i governi dei tre Paesi firmatari del Nafta avevano promesso, attraverso la firma del patto istitutivo dell’area di libero commercio, la creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro ad appannaggio dei rispettivi disoccupati. “In questi dieci anni di applicazione del trattato, la maggioranza degli abitanti dei tre Paesi membri ha perso, e solo un pugno di multinazionali che hanno partecipato alla redazione dell’accordo hanno ottenuto benefici” sostiene al contrario la Wallach, cittadina del più grande beneficiario dell’accordo. Così, in virtù del patto commerciale entrato in vigore esattamente dieci anni fa, grandi imprese come le fabbriche di automobili General Motors, Ford e Chrysler trasferendosi in Messico hanno potuto risparmiare sui costi di produzione (perché un operaio messicano costa meno di uno statunitense) e vendere le loro macchine senza problemi in tutti e tre gli Stati parte dell’accordo.

COTE D'IVOIRE

gran bretagna

GB: LA PUBBLICITA' SHOCK NON FUNZIONA PIU', SONDAGGIO Ne abbiamo viste troppe e ne abbiamo avuto abbastanza. Come batteri divenuti resistenti anche agli antibiotici più potenti, il pubblico è diventato immune alle campagne pubblicitarie che utilizzano immagini scioccanti per avvisare la gente dei pericoli della strada, del fumo, dell'alcol e delle droghe. A rivelarlo è stato un sondaggio commissionato da una rivista di marketing britannica. Delle oltre 1.000 persone intervistate dalla società di ricerca OMD Snapshots, il 62,5% ha dichiarato di non essere affatto colpito dalle crude immagini usate da alcune pubblicità, mentre il 18,2% ha addirittura risposto di provare un tale senso di rigetto che la pubblicità provoca in loro ribellione. Solo l'11,9% degli intervistati ha dichiarato che queste immagini servivano a rendere il messaggio pubblicitario più forte e convincente. Tale risultato fa venire qualche dubbio a coloro che hanno coordinato l'ultima campagna contro il fumo della British Heart Foundation, che mostra del grasso che esce da un tubo per spiegare il legame tra fumo ed occlusione delle arterie. Nonostante il governo britannico abbia speso più di 80 milioni di euro negli ultimi quattro anni per condurre campagne contro il fumo, tali pubblicità non hanno avuto un grande impatto sulla popolazione ed in alcune aree la percentuale dei fumatori è salita del 5%.