GR SERALE 20.01.2004

ARGENTINA POLEMICA CON LONDRA SUI VOLI PER ISOLE FALKLAND/MALVINAS

Il governo di Buenos Aires ha deciso di negare l’autorizzazione ai voli speciali dal Cile alle Isole Falkland/Malvinas, previsti dalla Gran Bretagna per il periodo estivo (da novembre 2003 a marzo 2004 inclusi). Londra, aspettandosi un massiccio afflusso di turisti interessati a passare un periodo di vacanza sulle isole contese con l’Argentina, aveva chiesto a Buenos Aires di permettere in quel periodo il passaggio nello spazio aereo argentino di 27 voli speciali. Il governo del presidente Néstor Kirchner ha permesso ai primi cinque aerei di attraversare lo spazio aereo nazionale, poi ha deciso di negare le successive autorizzazioni davanti al rifiuto di Londra di riconoscere all’Argentina il diritto di organizzare dei voli diretti verso le Malvinas. Da tempo Buenos Aires cerca di ristabilire dei negoziati con la Gran Bretagna per decidere il futuro delle Malvinas ma anche delle isole Georgias del Sud e Sandwich del Sud, tutte sotto la sovranità di Londra. L’Argentina non ha mai rinunciato a tornare in possesso delle isole, e del relativo spazio marino circostante, che considera delle ideali estensioni del suo territorio. Nel 1982 i due Paesi si scontrarono militarmente per la sovranità sulle Malvinas e l’Argentina uscì sconfitta dal conflitto.

PERU LIMA DENUNCIA ALL’ONU COMMERCIO ILLECITO ARMI LEGGERE

Il rappresentante permanente della Repubblica peruviana presso le Nazioni Unite, Oswaldo de Rivero, ha rimarcato davanti al Consiglio di sicurezza l’importanza della lotta contro il commercio illegale delle cosiddette armi leggere (tra le quali figurano, ad esempio, anche le mine). Portando come esempio anche il caso di Paesi come il Perú e la Colombia, de Rivero ha ricordato che il commercio illecito di armi leggere è la causa principale dell’insicurezza in moltissimi Paesi africani, mediorientali, asiatici e sudamericani. Ci sono più di 600 milioni di armi piccole e leggere in circolazione nel mondo. Dei 49 maggiori conflitti degli anni Novanta, 47 sono stati combattuti con armi leggere”. Secondo i dati in possesso di de Rivero, inoltre, “le armi leggere provocano ogni anno la morte di mezzo milione di persone, 300mila in conseguenza di conflitti armati e 200mila a causa di omicidi, suicidi e incidenti”. Per questa ragione, il diplomatico peruviano ha chiesto un maggiore impegno dei Paesi che siedono nel Consiglio di sicurezza per combattere il commercio illegale di armi piccole e leggere.

PERU NUOVO PROCESSO CONTRO MONTESINOS

Per ironia della sorte, è cominciato quest’oggi con la prima udienza il nuovo processo contro Vladimiro Montesinos, già consigliere dell’ex presidente Alberto Fujimori (1990-2000) oltre che capo ‘de facto’ del disciolto Servizio di informazioni nazionale (Sin); Montesinos, già condannato al termine di alcuni processi e attualmente detenuto nel carcere della base navale di El Callao, deve rispondere dell’accusa di aver venduto nel 1999 ai guerriglieri delle Farc armi che il governo di Lima aveva comprato dalla Giordania Si tratta della prima udienza di uno degli oltre 70 processi pendenti nei confronti di Vladimiro Montesinos. Secondo il pubblico ministero Ronald Gamarra è probabile che “per quell’operazione Montesinos abbia avuto l’appoggio della Cia”. Illazioni a cui l’ambasciata Usa nella capitale del Paese andino ha risposto per ora con un ‘no comment’. A Montesinos sono state già comminate due condanne: una a 9 anni di carcere per usurpazione di funzioni e reati contro la pubblica amministrazione e un’altra a 5 anni, per aver intercesso presso Fujimori al fine di ottenere un indulto a favore del fratellastro della sua ex fidanzata, in carcere per narcotraffico. Dalla sua prima apparizione davanti alla magistratura peruviana, nel febbraio 2003, non ha mai rilasciato dichiarazioni: in un’occasione la corte era stata costretta a interrompere il dibattimento dopo che l’imputato era caduto dalla sedia a rotelle, accusando un malore. Montesinos ha collezionato oltre un centinaio di capi di accusa per corruzione, frode, arricchimento illecito, narcotraffico, omicidio, strage e violazioni dei diritti umani

COLOMBIA' DIVERGENZE TRA PARAMILITARI GETTANO OMBRE SU PROCESSO DI PACE

Sarà presente solo una delegazione delle Auc (Autodifese unite della Colombia) all’incontro in programma oggi a Santa Fe de Ralito con l’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo: lo ha confermato al quotidiano ‘El Tiempo’ il leader politico del principale gruppo paramilitare del Paese, Carlos Castaño, ricordando che la riunione odierna era in realtà già prevista per il 16 e 17 gennaio ma è stata spostata “a causa di attitudini negligenti di alcuni esponenti delle autodifese”. Inizialmente avevano dato la loro disponibilità a partecipare anche i rappresentanti del Blocco Centrale Bolívar (Bcb) e delle Autodifese contadine del Magdalena Medio (Acmm), due gruppi minori che avevano deciso lo scorso anno di allestire insieme alle Auc un unico tavolo del dialogo con il governo. Ma “scontri interni tra autodifese e divergenze personali tra i loro dirigenti”, secondo Castaño, impediscono per il momento di portare avanti insieme le trattative. Un altro e ben più concreto ostacolo è rappresentato dall'offensiva ancora in corso tra le Auc e le Autodifese contadine del Casanare (Acc), guidate da Martín Llanos, nelle regioni di Meta e Casanare. Nella guerra tra i due gruppi armati si sarebbe intromesso il comandante delle Acmm, Ramón Isaza, il quale ha dichiarato di essere pronto ad unirsi al negoziato solo quando i combattimenti tra gli armati di Castaño e Llanos termineranno. “Speriamo di superare questa deprecabile situazione e portare avanti il processo in maniera accettabile per le parti e utile per il Paese” ha concluso Castaño. Dopo sette mesi di trattative preliminari, intraprese già dal dicembre 2002, il governo del presidente Alvaro Uribe e le Auc hanno siglato nel luglio scorso a Santa Fe de Ralito una ‘storica’ intesa che dovrebbe portare entro il dicembre 2005 alla smobilitazione dei circa 13mila combattenti che fanno capo a Castaño. L’iter del disarmo prevede che le truppe ‘paras’ si concentrino gradualmente in aree stabilite, controllate dalle forze dell’ordine, prima del loro reinserimento nella vita sociale. Non è prevista in ogni caso la creazione di alcuna ‘zona di distensione’, come accadde invece alla fine del 1998 nel fallito processo di pace tra l’amministrazione Pastrana e i guerriglieri delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia).

COLOMBIA COMMISSARIO UE: “LOTTA AL TERRORISMO NON ECCEDA I LIMITI DELLO STATO DI DIRITTO”

“La lotta contro il terrorismo è un obiettivo essenziale dell’azione internazionale della Ue e la Colombia ha la nostra totale solidarietà di fronte a questa piaga criminale. Questa lotta non deve però eccedere i limiti dello Stato di diritto, o rischia di perdere la sua legittimità”: lo ha detto Chris Patten, commissario alle relazioni esterne dell’Unione Europea, in un’intervista rilasciata al quotidiano di Bogotá ‘El Tiempo’ alla vigilia della sua visita ufficiale in Colombia, dove è atteso mercoledì. Patten ha parlato di diversi argomenti, non escluso lo statuto antiterrorista approvato dal Congresso Colombiano che autorizza le forze dell’ordine ad agire in qualità di polizia giudiziaria, effettuando così arresti e perquisizioni senza la necessità di un mandato. In questo senso ha parlato di ‘limiti’ alla lotta al terrorismo, auspicando inoltre che il governo colombiano metta al più presto in pratica le 24 raccomandazioni in materia di rispetto dei diritti umani rivoltegli dall’Onu, in vista del prossimo round di incontri dei Paesi ‘donors’. “A Londra, nel luglio 2003, rappresentanti di diversi governi e organismi internazionali hanno preso con il governo colombiano una serie di impegni reciproci” ha ricordato il commissario Ue. L’esecutivo di Bogotá si è impegnato “a ricercare di una soluzione negoziata al conflitto e ad implementare prontamente le raccomandazione dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani”; da parte sua, la comunità internazionale ha espresso “innanzitutto un forte appoggio politico al governo colombiano; si è quindi impegnata nella revisione e nel riorientamento dei programmi di cooperazione con enfasi sul rafforzamento delle istituzioni, la soluzione della crisi umanitaria, la protezione dei diritti umani e dell’ambiente e lo sviluppo di alternative alla produzione di droga. Infine abbiamo stabilito che il Banco interamericano di sviluppo (Bid) organizzerà una conferenza di coordinamento dei donatori, in una data opportuna per la Colombia e i Paesi ‘donors’ ”. Alla domanda se gli aiuti internazionali alla Colombia dipendano quindi strettamente dal rispetto delle raccomandazioni Onu, Patten ha replicato che “l’Onu pubblicherà tra poche settimane il suo rapporto sulla situazione dei diritti umani in Colombia. Sarebbe prematuro anticipare le conclusioni e l’impatto che potrebbero avere sull’aiuto internazionale. Io posso solo parlare degli aiuti dell’Unione Europea: vogliamo rispettare i nostri impegni e auspichiamo che la Colombia faccia altrettanto”

SRI LANKA PARTITO PRESIDENTE E MARXISTI FIRMANO ALLEANZA

Il partito della presidente dello Sri Lanka, Kumaratunga, e IL JVP - Partito del popolo dello Sri Alnka, di ispirazione marxista - entrambi all’opposizione, hanno firmato oggi un’intesa per una nuova coalizione politica chiamata ‘Alleanza della libertà del popolo unito’. L’accordo è stato siglato dai rappresentanti dei 2 partiti, i quali hanno detto di aver deciso l’alleanza per “impedire la divisione del Paese”. In particolare lo schieramento presidenziale e i marxisti sostengono che il processo di pace avviato nel gennaio 2002 dal primo ministro con i ribelli dell’Ltte (Tigri per la liberazione della patria tamil) fa parte di una “cospirazione occidentale per separare lo Sri Lanka”. I due partiti ritengono inoltre che i 2.500 anni di storia della nazione sono stati “rovinati dal governo del premier, che ha costretto il Paese a mendicare”. La nuova alleanza si è quindi detta intenzionata a liberare lo Sri Lanka da “qualsiasi influenza negativa” e a “impedire che gli stranieri saccheggino le ricchezze statali”.