g.r. ore 19.30

ITALIA

Roma : protesta l'UNIVERSITA (audio) C'erano gli striscioni Moratti addio e la politica delle tre I: ignoranti, ignari e imbelli sul colonnato del Rettorato dell'Universita' La Sapienza di Roma, ad annunciare la giornata di protesta negli atenei italiani. Un'iniziativa organizzata dalle associazioni della docenza universitaria per dire no al disegno di legge-delega presentato dal ministro Letizia Moratti per riordinare reclutamento e stato giuridico dei professori universitari. Docenti e ricercatori, insieme ad alcuni studenti, hanno occupato simbolicamente il Rettorato, proclamando un'assemblea nell'aula magna e verbalizzando in piazza gli esami sostenuti dagli studenti. La protesta contro la riforma della docenza presentata dal ministro Moratti - che aumenta la precarizzazione, penalizza la didattica e favorisce la fuga dei cervelli all'estero - attraversa oggi tutto il Paese. Nelle universita' sono in corso occupazioni simboliche dei rettorati e assemblee, con inevitabili ripercussioni sulla didattica. La mobilitazione di oggi non esaurisce le azioni di lotta proclamate dalle associazioni della docenza: e' previsto, infatti, anche il blocco della didattica nella prima settimana del secondo semestre accademico (diversa da ateneo ad ateneo) ed e' in cantiere uno giornata di sciopero di tutte le universita' italiane entro marzo. Tor Vergata - Occupazione del rettorato e blocco stradale a Tor Vergata Nell’ambito della giornata nazionale di mobilitazione per il ritiro del DDL Moratti, si è svolta nella Facoltà di Scienze dell’Università di Tor Vergata, a Roma, un’affollata assemblea di Ateneo, che ha visto la partecipazione di più di 350 tra docenti, ricercatori, studenti e personale tecnico-amministrativo. L’assemblea ha deliberato di presentare al Rettore la richiesta di convocazione di un Senato Accademico straordinario che si pronunci sul DDL Moratti, come hanno già fatto altri senati accademici in Italia, e la richiesta di assumere provvedimenti per impedire l’assunzione di misure di restrizione dell’accesso all’università, come numeri chiusi e aumento delle tasse universitarie. L’assemblea si è conclusa con un breve corteo l’occupazione simbolica del Rettorato e un blocco stradale di circa quindici minuti. Il prossimo appuntamento sarà la riunione del Forum per l’università e la ricerca pubblica di Tor Vergata che si terrà lunedì prossimo.

Ariano Irpino: proteste contro la discarica (audio)

ESQUILINO, APPROVATA MOZIONE AN E FI SU SGOMBERO STABILE Roma, 4 mar. - (Adnkronos) - Il Consiglio del primo municipio di Roma, ha approvato stamattina una mozione presentata da An e Fi per lo sgombero di uno stabile in via Emanuele Filiberto, nel quartiere Esquilino, appartenente alla Provincia, ma occupato abusivamente dai centri sociali e da un'associazione di immigrati. Esprimiamo grande soddisfazione - commentano in una nota il capogruppo di An in municipio, Federico Mollicone e il capogruppo di Forza Italia, Yuri Trombetta - per il fatto che, a sostenere la richiesta di sgombero, sia un municipio omogeneo per orientamento politico alla giunta Gasbarra che amministra la Provincia.

LAVORO - A dicembre la grande industria perde altri 23mila posti di lavoro Ancora un dato negativo dalla grande impresa, che a dicembre ha perso lo 0,8% di occupati al lordo della cassa integrazione (-0,9% al netto della cig), per un totale 15.000 posti di lavoro persi rispetto allo stesso mese del 2002. Lo rende noto l'Istat, spiegando che il calo è imputabile al -2,9% registrato dall'occupazione nell'industria (23.000 posti di lavoro persi). Nel servizi, invece, si è assistito ad un lieve progresso: +0,7% e 8.000 nuovi posti di lavoro. La variazione media dell'occupazione nel 2003 rispetto all'anno precedente è stata pari a -1,1% sia al lordo sia al netto della cig. Nelle grandi imprese industriali l'occupazione è scesa lo scorso anno del 3% al lordo della cassa integrazione, mentre al netto della cig è scesa del -3,2% nei servizi, invece si è assistito ad un leggero incremento sia al lordo (+0,3%) sia al netto (+0,2%) della cig. Le ore di lavoro straordinarie nelle grandi imprese nel corso degli ultimi 12 mesi sono aumentate dello 0,9% (-0,1% nell'industria e +0,8% nei servizi). E' cresciuto nel 2003 anche il ricorso alla cassa integrazione guadagni: +1,9 ore per 1.000 ore lavorate. In particolare le ore di cig sono aumentate in modo consistente nell'industria (4 ore in più ogni 1.000 ore lavorate), mentre nei servizi l'incremento è stato di solo 0,5 ore per ogni 1.000 ore lavorate.

INTERNAZIONALE

IRAK - esplosione a Baghdad, almeno 3 morti (ANSA) - BAGHDAD, 4 MAR - Un'esplosione nella zona ovest di Baghdad ha provocato questo pomeriggio almeno tre morti. Lo ha riferito la polizia irachena. Poliziotti sul posto hanno riferito che una potente esplosione ha avuto luogo vicino a una centrale telefonica in un quartiere occidentale di Baghdad. Ieri, una bomba era esplosa vicino a un'altra centrale telefonica a Baghdad, suscitando il timore che la guerriglia voglia sabotare il sistema di comunicazioni dell'Iraq. Sono 171 le persone morte negli attentati di due giorni fa a Baghdad e Kerbala nel giorno della Ashura. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio di governo in Iraq, Mohammed Bahr al-Uloum, precisando che 65 sono state uccise nelle esplosioni alla moschea di Khadimija (Baghdad) e 106 a Kerbala. Ieri, Uloum aveva parlato di 271 morti. Uloum ha precisato che i feriti nelle 3 esplosioni nella moschea di Baghdad sono 260, mentre a Kerbala sono piu' di 133.

ROMA - Berlusconi e il premier Tony Blair d'accordo sull'avventura militare in Irak

"Stiamo tutti lavorando perche' in Iraq torni la democrazia e siano garantiti i diritti civili. I terroristi, invece, vogliono esattamente il contrario ha detto Blair. Sicuramente potremo attenerci al calendario sul passaggio dei poteri in Iraq, e questa e' la risposta agli atti di terrorismo perpetrati, ha detto. L'Italia continuera' la sua missione in Iraq senza esitazioni ed ondeggiamenti, ha aggiunto sull'argomento Berlusconi.

Parigi - Battisti, mia estradizione sarebbe illegale Cesare Battisti ha dichiarato oggi che la sua estradizione in Italia dalla Francia sarebbe illegale. Battisti, scarcerato ieri, ha negando in blocco gli omicidi per i quali e' stato condannato in contumacia all'ergastolo in Italia, e ha aggiunto di essere accusato per tutti i reati commessi dall'organizzazione della quale era responsabile, i Pac.

HAITI - Stati Uniti e Francia si accordarono nel 2003 un piano per destituire Aristide Il giornalista ed scrittore francese Thierry Meyssan ha assicurato che la Francia e gli Stati Uniti acordarono nell'estate del 2003 un piano conguinto per preparare un colpo di stato contro il presidente Aristide dovuto tra le altre cose al interese di Washington di controllare strategicamente la regione e usare il paese come "base avanzata" per terminare con Fidel Castro entro cinque mesi. Un altro grande motivo sarebbe la reazione francese alla decisione di Aristide di esigere a Parigi il pagamento o cancellazione del debito contratti con la sua ex colonia dirante il secolo dicianovessimo.

COLOMBIA - Ferme le trattative tra il governo e i paramilitari

Attraversano un momento difficile i negoziati di pace tra il governo colombiano e i paramilitari delle Auc (le Autodifese unite della Colombia): lo ha dichiarato l'alto commissario per la pace colombiano Luis Carlos Restrepo, aggiungendo che "e' necessario prendere decisioni di fondo" e che "le prossime settimane saranno decisive per il futuro del processo". Nei prossimi giorni Restrepo si riunira' con i leader delle Auc per decidere le zone dove concentrare i paramilitari. Contro la proposta si sono gia' pronunciate diverse organizzazioni per la tutela dei diritti umani, che temono una impunita'legalizzata delle Auc. Nati 22 anni fa per combattere la guerriglia, questi gruppi contano circa 10mila uomini. Si devono a loro la maggior parte delle violenze contro la societa'civile, dai massacri di contadini agli omicidi di leader sindacali e attivisti per i diritti umani.

ECUADOR GIRO DI VITE CONTRO LAVORATORI STRANIERI ILLEGALI Gli stranieri che lavorano in Ecuador senza regolare visto saranno costretti ad ottenerlo nello spazio di un mese se non vorranno essere espulsi dal Paese: lo ha annunciato il ministro del lavoro Raul Izurrieta, precisando che dal primo di aprile prenderanno il via controlli a tappeto presso fabbriche e negozi per verificare che le assunzioni dei lavoratori provenienti dall’estero siano a norma di legge. “Gli imprenditori di aziende nazionali o straniere che hanno a contratto immigrati clandestini, di qualsiasi nazionalità, saranno multati con 200 dollari al giorno per lavoratore” ha spiegato il ministro. Per ottenere il permesso di lavoro – visto 12-6 – sono necessari diversi requisiti, tra cui un contratto, e una cifra tra i 600 e i 2.600 dollari. Gli unici a poter lavorare senza visto sono coloro che hanno lo status di rifugiati che, tuttavia, non possono possedere esercizi commerciali. Secondo il presidente dell’Associazione dei colombiani residenti in Ecuador, Froilán Ríos, i suoi connazionali sono “vittime di una ‘caccia alle streghe’ che obbedisce all’ondata di xenofobia portata avanti contro i colombiani”. La maggior parte dei immigrati stranieri presenti in Ecuador provengono proprio dal confinante Paese, sconvolto da 40 anni di conflitto interno: si calcola che i colombiani siano almeno 150mila

GR ORE 9.30

Irak

Ancora la polizia irachena presa di mira in Irak: stamane sono stati sparati almeno cinque colpi di mortaio contro un commissariato a Mosul, che hanno causato il ferimento di tre persone tra i quali un poliziotto. Secondo fonti locali, i miliziani hanno sparato una raffica di colpi, colpendo il commissariato, la strade adiacente e una moschea vicina, prima di fuggire in auto. La polizia ha circondato l'area per ispezionarla. Le forze di polizia sono accusate di collaborazionismo con le truppe americane.

Immigrazione

E' scontro aperto in Gran Bretagna tra l'ordine giudiziario e il governo Blair sul nuovo progetto di riforma dell'immigrazione. Il giudice della Camera dei Lords, Lord Woolf, ha criticato il tentativo di bloccare la revisione da parte delle corti britanniche della decisione di esiliare i profughi, definendolo "fondamentalmente in conflitto con la legge". Il giudice ha sottolineato che "l'immigrazione e l'asilo coinvolgono la sfera dei diritti umani" e che "la risposta del governo e della Camera dei lord al coro di critiche alla clausola 11 chiarirà allo stesso tempo se la nostra libertà potrà essere al sicuro nelle loro mani anche con una costituzione non scritta".

Haiti

La situazione ad Haiti rimane instabile, nonostante la presenza di un migliaio di marines statunitensi e di diversi soldati e poliziotti francesi. Una sparatoria è avvenuta ieri tra i ribelli e le "chimere", i sostenitori armati di Aristide, nella bidonville di La Salines, roccaforte del presidente haitiano destituito. Nella zona non sono stati visti militari stranieri. Secondo Radio Metropole, tre persone sarebbero state uccise durante questi scontri. Quattordici delle quindici nazioni della Comunità dei Caraibi (Caricom) hanno rifutato di mandare una forza di pace ad Haiti, in aperto contrasto con la risposta dei Paesi occidentali alla rivolta contro il presidente Jean-Bertrand Aristide. Il primo ministro giamicano P.J. Patterson ha dichiarato che la Comunità dei Caraibi è rimasta "profondamente delusa" dal coinvolgimento degli "alleati occidentale" nella precipitosa partenza di Aristide. A nome dei quindici Paesi della Caricom, il premier ha sostenuto che l'Onu ha ignorato i suoi appelli ad inviare una forza di pace per ristabilire l'ordine nell'isola caribica. Aristide ha lasciato il Paese domenica, con i ribelli a pochi chilometri di distanza dalla capitale Port-au-Prince dopo una settimana di tumulti. L'ex presidente ha accusato i marines di averlo costretto a fuggire. "Alle circostanze attuali, i leader non prevedono la loro partecipazione alla forza multinazionale di pace autorizzata dalle Nazioni Unite". I Paesi Caricom hanno inoltre richiesto un'inchiesta internazionale indipendente sulla partenza di Aristide.

Palestina

Il governo israeliano consentirà a una donna palestinese espulsa nella Striscia di Gaza di tornare nella sua casa in Gisgiordania. Lo hanno reso noto fonti militari di Gerusalemme. Intisa Ajouri, di 29 anni, confinata nella Striscia di Gaza nel settembre 2002 per un periodo di due anni, potrà far ritorno in anticipo nella sua abitazione perche' non rappresenta più una minaccia per lo stato ebraico. Intisa e suo fratello Kifah furono i primi di ventisette palestinesi espulsi perche' accusati dall'esercito di aver aiutato un altro loro fratello, Ali, a preparare un attacco suicida. Secondo i militari, la donna aveva cucito esplosivi sulle cinture indossate da due militanti durante un attacco nel luglio 2000. Intisa Ajouri ogni sei mesi aveva il diritto di chiedere la revisione della sua espulsione e un tribunale militare ha stabilito che non rappresenta più una minaccia.

Bolivia

La Bolivia “non può accettare una sovranità funzionale” su un corridoio che le consenta di accedere all’Oceano Pacifico. Lo ha detto alla stampa Evo Morales, leader dell’opposizione e dei produttori di coca boliviani, in risposta al ministro degli esteri di La Paz, Ignacio Siles, che aveva notato come “la sovranità funzionale” possa essere la soluzione “meno conflittuale” per rispondere alle esigenze boliviane senza, per questo, rischiare di innescare un conflitto con il Cile, Paese che dovrebbe garantire sul suo territorio nazionale un corridoio a La Paz, che nel 1879 ha perso ogni sbocco al mare. Secondo Morales, Siles “tradirebbe il suo popolo” se solo sollecitasse Bolivia e Cile a raggiungere un accordo del genere, il cui scopo principale sarebbe esportare il gas boliviano all’estero per favorire l’ingresso di valuta pregiata con la quale finanziare il forte debito nazionale. Da anni La Paz rivendica uno sbocco sull’Oceano Pacifico, perso nel 1879 in seguito alla sconfitta militare patita nella guerra contro il Cile, sancita nel trattato di pace e d’amicizia del 1904. La Bolivia vuole la sovranità su un lembo di territorio e sulle strutture portuali che permetterebbero al commercio del Paese andino di aprirsi al resto del mondo, ma il Cile è disposto a parlare al massimo del prestito con usufrutto dell’eventuale corridoio concesso.