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I bersaglieri sparano su donne e bambini

I militari italiani a Nassirya hanno ucciso 15 iracheni nei violenti scontri con i manifestanti sciiti, in rivolta ormai in tutto il paese. Gli scontri a fuoco sono iniziati questa notte attorno alle 04:00 locali, le 02:00 in Italia, e sono proseguiti anche questa mattina. Anche quattro veicoli militari italiani sono stati dati alle fiamme, mentre 12 bersaglieri sono rimasti feriti. Gli scontri si sono verificati nel centro di Nassiriya: gli sciiti legati al leader Al Sadr avevano occupato tre ponti sull'Eufrate ma li avevano successivamente liberati. I militari italiani prima hanno parlato di una manifestazione di pochi estremisti, poi hanno parlato della presenza di donne e bambini con cui i manifestanti si sarebbero fatti scudo: il fatto certo è che i militari italiani hanno sparato, e il bilancio è pesantissimo, un medico dell’ospedale generale di Nassirya ha detto che all’ospedale sono arrivati "15 morti e 37 feriti. «Una bambina di otto anni è morta, mentre il padre, la madre e due bambini sono feriti», ha precisato. Sale dunque ancora il numero dei morti: in sole 48 ore avrebbero perso la vita almeno 57 persone e 236 sarebbero i feriti (a riferirlo è sempre una fonte ospedaliera di Bagdad) Il leader religioso sciita, Moqtada al Sadr, si troverebbe all'interno della moschea di Najaf. Lo ha riferito nel pomeriggio la Cnn, che cita alcune fonti locali, secondo cui i sostenitori del leader sciita hanno preso il controllo di edifici governativi, religiosi e della sicurezza nella citta'. Le fonti hanno riferito che sono sotto il controllo dei seguaci di al Sadr anche la moschea dell'Imam Ali e stazioni di polizia. Le forze dell'ordine, hanno detto ancora le fonti della Cnn, stanno trattando per riprendere il controllo dei commissariati A Bassora la polizia irachena ha ripreso il controllo della città, dopo aver raggiunto ieri sera un accordo con i manifestanti sciiti che ieri avevano occupato la sede del governatore della città. La situazione resta invece molto tesa a Baghdad: oggi si è avuta notizia che quattro marine sono morti ieri a ovest di Baghdad, nella provincia di al Anbar, mentre altri 3 soldati USA sono morti in diversi attacchi nel quartiere sciita di Baghdad Kazimiah tra ieri e oggi. Resta ancora circondato anche il quartiere di Sadr City, dove sabato ha avuto inizio la rivolta sciita: nel quartiere sono stati dispiegati carri armati statunitensi a protezione delle caserme di polizia. A Simona Torretta, cooperante di un ponte per... a Baghdad, Onda D'Urto ha chiesto di spiegarci come è composto il quartiere di Sadr City

Dopo aver circondato la citta' i marines sono entrati oggi in forze a Falluja, a caccia dei responsabili del linciaggio di quattro civili americani che lavoravano come guardie private per la coalizione occidentale Durante l'operazione, iniziata verso le 13, diversi iracheni sono stati uccisi. I marines hanno fatto anche 15 prigionieri, fra cui un presunto combattente sudanese e uno palestinese. All'operazione "Vigilant Resolve" (Vigile determinazione) partecipano 2.000 marines che hanno isolato la citta', istituendo dei posti di blocchi agli imbocchi della citta', situata nel cosiddetto "triangolo sunnita", 50 chilometri a ovest di Baghdad. Secondo quanto riferisce il sito del quotidiano israeliano Ha'aretz, un elicottero americano sarebbe precipitato a Fallujah durante l'operazione. I civili americani che l'esercito Usa intendeva vendicare, appartengono ai commandos della Blackwater security consulting, per la maggior parte composta da diversi ex membri delle forze speciali e hanno un contratto per garantire la sicurezza dell'autorita' provvisoria della coalizione di stanza a Najaf. La Blackwater conta in Iraq 450 dipendenti e garantisce la sicurezza dell'amministratore statunitense Paul Bremer. Attualmente la compagnia ha avanzato la richiesta di occupare una vecchia base militare nei pressi di Baghdad per addestrare le forze irachene impegnate nell'antiterrorismo. Di fronte a questa situazione il comando militare degli Stati Uniti considera l'ipotesi d'inviare rinforzi in Iraq, ignorando, come è sempre stato, del resto, dell'orientamento dell'opinione pubblica sempre più nettamente contraria alla guerra. I numerosi sondaggi che si sono susseguiti in questi mesi hanno ampiamente confermato che le percentuali dei contrari alla guerra aumentano di giorno in giorno. Sarebbero, secondo un sondaggio uscito oggi, il 53%, il 14% in più rispetto a gennaio.

Dopo un’intera giornata di silenzio si fa sentire anche il governo italiano: "Non contempliamo neppure l'eventualità di un ritiro", ha detto il ministro della difesa Martino. La debolezza non paga, ha aggiunto il ministro. La prima reazione politica era arrivata dal segretario dei Ds, Piero Fassino, che ha espresso la solidarietà agli 11 bersaglieri feriti, ma non alle vittime irachene, e ha chiesto a Berlusconi di riferire in parlamento, senza accenni al ritiro delle truppe. Per domani è prevista un'assemblea cittadina alla Sala Don Di Liegro, al Palazzo delle Provincie alle 17.30 per il ritiro delle truppe. Ma la guerra, la crociata "infinita" contro il terrorismo, si sviluppa ben oltre i confini iracheni, e si combatte anche con altri mezzi, che non siano solo le potenti armi militari. Da sempre, la guerra - le guerre - fanno pagare un caro prezzo prima di tutto alle popolazioni civili, in particolar modo alle donne. Gli stupri in tempo di guerra, sebbene siano raramente menzionati o riconosciuti come vere e proprie azioni di guerra, sono all'ordine del giorno in ogni luogo della terra dove gli eserciti si scontrano. Per quanto riguarda l'Iraq, fonti locali di PeaceReporter confermano che, almeno a Baghdad, è evidente che all’interno degli ambienti militari Usa si è sviluppato un grosso giro di prostituzione minorile. “Tante ragazzine, e ragazzini, bazzicano nelle sedi dei comandi militari e negli alberghi in cui si trovano gli uffici dell’Amministrazione provvisoria statunitense" racconta un reporter "E’ normale vedere due o tre bambine che stanno in compagnia dei soldati americani in giro per la città, o ai checkpoint. Questo avviene alla luce del giorno". Nei fronti interni, la guerra assume la forma di vaste operazioni preventive di "antiterrorismo". L'ultima, lo sappiamo, ha coinvolto 34 Provincie e 12 regioni italiane, portando all'arresto preventivo di 161 extracomunitari, principalmente marocchini, sospettati di gravitare nell'area dell'estremismo islamico. E' bene ricordare anche il risultato di questi 161 fermi: solo uno si è trasformato in arresto, per "resistenza a pubblico ufficiale". Oggi 161, domani chissà, una cosa è sicura: è stato inaugurato un nuovo modello di controllo sociale, basato sul sospetto, o, sarebbe meglio dire, sulla suggestione.

Lista nera terroristi adottata dall'Unione Europea

Collage di notizie da Indymedia sull'ondata repressiva e sugli arresti preventivi

Colombia

Trascorse 276 ore dall'inizio dello sciopero della fame, i sindacalisti del Sinantrainal, sindacato colombiano dei lavoratori nelle imprese di imbottigliamento della Coca Cola, sono riusciti ad iniziare un processo di dialogo nazionale con l'impresa, allo scopo di raggiungere un accordo che permetta il reintegro dei lavoratori licenziati per la chiusura di 11 imbottigliatrici a livello nazionale. Lo sciopero della era iniziato per protestare contro la chiusura e il licenziamento di 94 lavoratori in diverse imprese imbottigliatrici senza mediazione. Sono dovuti trascorrere 12 giorni di sciopero della fame e i partecipanti alla lotta hanno dovuto soffrire problemi fisici e mentali dovuti al digiuno, prima che l'impresa finalmente accettasse ad iniziare un dialogo, ad ascoltare i lavoratori, a dare il via alla parola. Dodici giorni di sacrificio e minacce da parte dei paramilitari prima che i lavoratori venissero ascoltati. "Solo con l'unità, la solidarietà, la lotta e la forza delle nostre giuste cause" dicono, in un comunicato "siamo riusciti ad ottenere che l'impresa si impegnasse a discutere con il sindacato alternative diverse all'esecuzione lavorativa dei dipendenti". Ma le cause che hanno generato la protesta ancora non sono state risolte, si è appena iniziato un processo di dialogo che potrebbe portare a risolverle, questo almeno è l'augurio che possiamo rivolgere loro. Prosegue intanto la Campagna Internazionale di boicottaggio della Coca Cola, anche grazie alla quale è stato raggiunto questo primo risultato. In italia la campagna di boicottaggio è coordinata da una rete della quale fanno parte centri sociali, botteghe del commercio equo e solidale, comitati di solidarietà - che ha raccolto fino ad oggi quasi 10.000 firme consegnate alle sedi italiane e statunitensi della coca cola. La rete annuncia per il 24 aprile a roma una iniziativa di finanziamento per sostenere la campagna presso il centro sociale STRIKE Intanto, il clima nel Paese resta incandescente. Ieri, fonti della polizia locale, hanno riferito che Carlos Bernal, leader regionale del partito Polo democratico indipendente del dipartimento settentrionale colombiano di Norte de Santander, è stato assassinato a colpi di arma da fuoco da sconosciuti a Cucuta, 500 chilometri a nordest di Bogotá. Il parlamentare Gustavo Pedro, anch'egli appartenente al Polo democratico indipendente, ha attribuito le responsabilità del crimine ai gruppi paramilitari delle AUC (forze di autodifesa civile) che operano nella regione di Cucuta. Ma i giornali colombiani, oggi, davano largo spazio all'inserimento dell'Eln (Esercito di Liberazione Nazionale) nella lista nera dei terroristi, adottata anche dall'Unione Europea. Una dimostrazione dell'utilità del viaggio che Urribe - Presidente della Colombia - ha effettuato nei giorni scorsi in Europa. Le informazioni sono reperibile sul sito internet www.nococacola.info

Guatemala: DECINE DI DONNE UCCISE DA GENNAIO

Sette donne uccise negli ultimi quattro giorni, 56 dall’inizio dell’anno: è il bilancio di un’ondata di violenza che negli ultimi mesi sta colpendo indiscriminatamente la popolazione femminile del Guatemala . Gli inquirenti, che finora non sembrano aver concluso molto, starebbero seguendo un’unica pista, quella delle ‘maras’, le bande giovanili che imperversano un po’ in tutti i Paesi centroamericani. “Per i differenti atti di violenza degli ultimi giorni non abbiamo prove concrete, ma sospettiamo che siano coinvolte le bande giovanili” ha detto un portavoce della Polizia nazionale civile (Pnc). Aggiungiamo noi, che potrebbe benissimo trattarsi anche di "bande" istituzionali, ossia gli apparati di Polizia. A prima vista, a parte il sesso, non sembrerebbero esistere altri denominatori comuni utili a spiegare i delitti: le vittime vivevano in quartieri diversi della capitale ed erano di bassa estrazione sociale, elemento comune in uno dei Paesi più poveri del continente; almeno due di loro sono state ritrovate in municipi distanti alcune decine di chilometri dalla capitale, Ciudad de Guatemala. Nemmeno l’età non sembra costituire una valida pista, poiché la vittima più giovane aveva 14 anni e la più anziana (la madre), 52.

donne in nero di Belgrado

le donne in nero di belgrado denunciano la decisione del parlamento serbo che ha approvato una legge che garantisce a coloro che sono sospettati di crimini di guerra un aiuto economico per la loro difesa legale e che sono processati dal Tribunale dell'ONU. lo stato pagherà anche le spese legali, di spostamento e di telefono ai familiari degli accusati.

Lenta eliminazione fisica dei militanti di Action Direct detenuti nei carceri francesi

Il 9 aprile, la Corte d'Appello suprema renderà pubblica la decisione sulla liberazione o meno di Nathalie Ménigon in prigione per motivi medici (legge Kouchner). Ma nell'udienza del 26 marzo, i giudici non hanno lasciato alcun dubbio sul verdetto: hanno mostrato il loro disprezzo ed atteggiamento aggressivo, nonchè la loro volontà a continuare a distruggere fisicamente questa militante. Anche le notizie sugli altri militanti sono preoccupanti : il 16 marzo Joelle Aubron è stata operata di un tumore di cervello . Le analisi più complete sono ancora in corso. Jean-Marc Rouillan, che ha un cancro al polmone diagnosticato tardivamente tre mesi fa, è stato appena trasferito all'ospedale per essere operato. Ricordiamo che Joelle Aubron, George Cipriani, Nathalie Ménigon e la Jean-Marc Rouillan sono detenuti da 17 anni. Regis Schleicher è detenuta da 21 anni, da tempo potrebbe essere scarcerato, ma le richieste per l'accesso alla condizionale sono state sempre rifiutate . Questi/e militanti hanno subito durante i lunghi anni un regime di detenzione eccezionalmente duto. È soltanto al prezzo di una resistenza permanente che finora hanno sopravvissuto a questa prigionia arbitraria che mira alla loro eliminazione programmata. Hanno dovuto effettuare due scioperidella fame durati più di cento giorni in modo che il loro isolamento fosse rotto. Gli anni di lotta ed un altro sciopero della fame sono stati necessari per costringere le autorità della prigione a riconoscere la gravità della salute di George Cipriani e di Nathalie Ménigon. I militanti di Action Direct devono essere liberati immediatamente! e non con la pena di morte in prigione!

Collettivo non lasciamo fare

Rinviato l'esame dell'estradizione dalla Francia di Cesare Battisti

I giudici italiani hanno inviato alla Corte d'Appello di Parigi un nuovo dossier sul caso di Cesare Battisti, alla vigilia dell'udienza di domani alla Chambre d'Instruction che avrebbe dovuto decidere sull'estradizione dell'ex terrorista. Il plico e' stato trasmesso questa mattina alla magistratura francese, e questo provochera' con molta probabilita' uno slittamento dell'udienza al palazzo di Giustizia di Parigi. E' un enorme pacco di documenti, ci vorra' un mese o un mese e mezzo per esaminarli, ha spiegato all'ANSA Jean-Jacques de Felice, avvocato dell'ex leader dei Pac, Proletari armati per il comunismo, Cesare Battisti. Il presidente della Chambre de l'Instruction della Corte d'Appello - ha aggiunto de Felice - ci ha avvertiti questa mattina. Ha deciso di rinviare l'esame della richiesta di estradizione, ma la decisione ufficiale sara' annunciata dalla Corte domani. Il legale definisce scandaloso da parte dell'Italia l'invio di una massa di documenti cosi' grande il giorno prima dell'esame della richiesta di estradizione.

QUINTA UDIENZA PROCESSO AL MOVIMENTO PER I FATTI DEL G8 DI GENOVA

Quinta udienza del processo ai 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per i fatti relativi alle contestazioni al G8 del luglio 2001. Il Tribunale di Genova, dopo circa un' ora e mezza di camera di consiglio, ha ammesso la visione del filmato presentato dall' accusa: gli avvocati avevano presentato moltissime eccezioni contro i tre dvd presentati dall’accusa: una raccolta di clip di pochi secondi, estrapolati da ben 200 videocassette, per comprovare l’accusa di devastazione e saccheggio a prescindere dal contesto in cui si sono realmente svolti i fatti. Tra i video documentati il furto di un mitra FAL da un blindato dei carabinieri da parte dei manifestanti poi bruciato all’incrocio tra corso Torino e via Tolemaide. Secondo i pm Anna Canepa e Andrea Canciani, l' arma sarebbe stata usata dai carabinieri per lanciare i lacrimogeni. Secondo alcuni difensori degli imputati, in un altro video (non proiettato stamani) si vedrebbe lo stesso FAL abbandonato per terra rotto. L’ udienza si è conclusa intorno alle 15 ed è stata aggiornata al 13 aprile.