GR ORE 9.30

Irak

Familiari di soldati americani in Iraq e veterani della guerra hanno inscenato in serata una manifestazione di protesta contro l'invasione e l'occupazione del Paese del Golfo. Non dobbiamo stare in Iraq. Non vinceremo mai questa guerra, ha detto in una conferenza stampa Sue Niederer, il cui figlio di 24 anni, Seth, era stato ucciso due mesi fa mentre cercava di disinnescare una bomba. I parenti dei militari e i veterani innalzavano bandiere americane e le foto dei cari caduti, chiedendo al presidente George W. Bush di porre fine alla guerra. Dopo la conferenza stampa, ai manifestanti si sono uniti altri attivisti contrari alla guerra e insieme hanno marciato verso la Casa Bianca, dove hanno lanciato garofani rosa, gialli e bianchi in memoria degli oltre 670 americani uccisi dall'inizio della guerra. La marcia e' stata organizzata dal gruppo 'Military families Speak Out' (familiari dei militari parlano) e 'United for Peace and Justice', un gruppo pacifista.

Bin laden

Le tv arabe Al Jazeera e Al Arabiya hanno mandato in onda un audio attribuito a Osama Bin Laden. La voce registrata offre una tregua all'Europa, a patto che cessi gli attacchi ai musulmani. Nessuna tregua invece nelle ostilità contro gli Stati Uniti. E l'impegno "davanti a Dio" a vendicare colpendo Israele l'uccisione del leader spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin. "Presento un'iniziativa di riconciliazione - afferma la voce nel messaggio, della durata di tre minuti e 40 secondi - e ci impegnamo a cessare le operazioni contro tutti i paesi (europei) che accettino di non attaccare i musulmani". E ancora: "Quello che è accaduto l'11 settembre e l'11 marzo è la vostra ricompensa, perché capiate che la sicurezza è una necessità per tutti". L'autenticità del nastro non è stata ancora verificata ma all'ascolto la voce sembra la stessa di altre registrazioni poi giudicate autentiche dagli esperti della Cia.

Palestina

A poche ore dalla concessione del benestare del presidente degli Stati Uniti George Bush per il piano governativo israeliano di ritiro dalla striscia di Gaza, una colonna di 40 mezzi corazzati dell'esercito israeliano e' penetrata stanotte nel campo profughi di Rafah, all'estremita' meridionale della striscia di Gaza. Elicotteri israeliani hanno lanciato un missile sulla folla. Undici persone sono state ferite, riferiscono testimoni e dirigenti ospedalieri.Secondo alcuni testimoni, il missile è stato lanciato in direzione di una folla di civili e militanti armati. L'esercito israeliano ha dichiarato che il missile è stato lanciato in un campo per tentare di allontanare un gruppo di palestinesi armati dalle truppe israeliane.

palestina

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha esortato i soggetti coinvolti nel processo di pace in Medio Oriente ad astenersi dal fare commenti unilaterali sull'esito dei colloqui israelo-palestinesi. Una critica implicita al presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, che si e' pronunciato a sorpresa contro il rientro dei profughi palestinesi nei territori che oggi sono nello Stato di Israele. "Il segretario generale ribadisce la propria posizione, vale a dire che le questioni relative allo status finale devono essere definite in una trattativa tra le parti, sulla base delle risoluzioni piu' significative del Consiglio di sicurezza dell'Onu", ha detto il portavoce di Annan in una nota ufficiale. La stessa fonte ha aggiunto: "Il segretario generale e' fortemente convinto che dovrebbero tutti astenersi dal prendere iniziative che potrebbero pregiudicare il risultato di tali colloqui". Il capo della Casa Bianca ha ricevuto ieri a Washington il premier israeliano, Ariel Sharon, cui ha dato il via libera formale al piano per il ritiro unilaterale israeliano dalla Striscia di Gaza. Bush ha anche riconosciuto a Israele il diritto di mantenere alcune aree dei territori arabi e questo ha scatenato una reazione risentita dei palestinesi, i quali denunciano il piano Sharon come un tentativo di sottrarsi a negoziati diretti e a un confronto sulla 'roadmap', l'itinerario di pace indicato dai mediatori di Usa, Russia, Ue e Onu, che prevede la creazione di uno Stato palestinese indipendente.