ORE 9,30

IRAQ

ZAPATERO CONFERMA, RITIRO SENZA RUOLO ONU

Il futuro capo del governo spagnolo, Jose' Luis Rodriguez Zapatero, ha esplicitamente annunciato in serata al Parlamento il ritiro del contingente spagnolo in Iraq se, entro il 30 giugno prossimo, le Nazioni Unite non assumeranno il controllo politico e la direzione militare in quel Paese. Ho messo una data limite, il 30 giugno, ha detto Zapatero nel corso del dibattito in Parlamento sulla sua investitura alla guida del governo. In precedenza, il leader socialista aveva annunciato che avrebbe mantenuto la parola sull'impegno elettorale di rimpatriare le truppe spagnole in Iraq, ma non aveva precisato in maniera esplicita le sue intenzioni.

BLAIR: L'ONU DEVE AVERE UN RUOLO CHIAVE

Il primo ministro britannico Tony Blair ha dichiarato ieri che le Nazioni Unite devono giocare un ruolo chiave nella transizione della sovranità in Iraq e nella mediazione per mettere fine alla spirale di violenza conseguente all'occupazione. "Le circostanze esigono che in un avvenire relativamente prossimo noi otteniamo una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ci permetterà di mostrare la via per la transizione politica in Iraq" ha detto Blair che si incontrerà oggi con Bush a Washington per affrontare la situazione in Iraq. Tony Blair ha fatto queste dichiarazioni nel corso di una conferenza stampa congiunta con il segretario generale dell'Onu Kofi Annan nella residenza dell'ambasciatore britannico alle Nazioni Unite, Emyr Jones

SONDAGGIO: AUMENTANO I CONTRARI ALLA MISSIONE

SOCIALE/CAMERA: INTRODUZIONE NORMA ANTITORTURA IN CODICE PENALE

L'ordine del giorno dell'Assemblea prevede al sesto punto della seduta di martedi' prossimo la discussione del testo unificato 1483 che introduce nel codice penale l'articolo 613 bis per prevedere il reato di tortura come specifica fattispecie criminosa e non piu' condannabile solo in base alle disposizioni riguardanti la violenza grave. Il testo e' stato discusso per mesi dalla Commissione Giustizia che ha messo a punto le pesanti sanzioni penali da comminare a pubblici ufficiali o assimilati che per ottenere confessioni da un inquisito lo sottopongano non solo a violenze di tipo fisico, ma anche ad intollerabili pressioni psicologiche. L'iter preparatorio del progetto normativo e' stato reso piu' complesso dalla necessita' di coordinare la piu' accentuata tutela dell'inquisito con l'esigenza di non creare intralci all'attivita' investigativa ed istruttoria dei tutori dell'ordine soprattutto in una fase come quella attuale estremamente complessa per la lotta contro il terroismo. Dopo il si' dei deputati la proposta di legge dovra' passare al Senato.

Clima: Wwf, contro gas serra un piano fantasma

Il Piano Nazionale di assegnazione delle quote di emissione di gas serra e' in alto mare malgrado le assicurazioni del ministero dell'Ambiente. A denunciarlo e' il Wwf Italia secondo il quale esisterebbero 'disaccordi tra i due Ministeri, Ambiente e Attivita' Produttive, che dovrebbero elaborarlo di concerto, nonche' pressioni negative da parte dei produttori di energia elettrica'. La presentazione del Piano, fondamentale per il funzionamento del Protocollo di Kyoto, e' scaduta il 31 marzo scorso.

ORE 13,00

IRAQ

LAVORATORI RUSSI RIMPATRIATI, 'NON ERA PERICOLOSO'

Non era pericoloso: questo il commento prevalente tra i tecnici russi rientrati dall'Iraq, dispiaciuti di perdere un lavoro ben retribuito e desiderosi di tornare al piu' presto nel Paese. Arrivati ieri all'aeroporto militare Iukovski, a sudest di Mosca, centinaia di uomini e donne sono stati fatti salire, sotto una pioggia leggera, su diversi pullman. Non volevo partire, eravamo trattati molto bene laggiu, ha dichiarato Oleg Rozov, 31 anni, saldatore della societa' Tekhnopromexport, incaricata della costruzione di una centrale termoelettrica a Yussufiyah e che ha deciso il rimpatrio di tutti i suoi dipendenti (oltre 370 persone). La nostra era una vita tranquilla, ha detto Vitali Filin, idraulico, lasciando intendere di essere partito contro la sua volonta'. Siamo una societa' di Stato e, seguendo le raccomandazioni del ministero degli Esteri, abbiamo deciso di evacuare tutti i nostri dipendenti, ha spiegato il direttore generale di Tekhnopromexport, Serghiei Molozhavi, venuto ad accogliere i lavoratori all'aeropotto. La Russia, contraria alla guerra in Iraq, ha raccomandato martedi' ai suoi cittadini di lasciare il Paese, in seguito al peggioramento della situazione e al moltiplicarsi dei sequestri di persona (il giorno prima erano stati rapiti otto lavoratori russi, liberati dopo poche ore). E' la seconda volta che veniamo evacuati dall'Iraq perche' la situazione si aggrava. Voglio lavorare e aiutare gli iracheni, vivono in estrema poverta' ed hanno bisogno di energia elettrica, afferma Ilia, 47 anni. Come gli altri, non vuol precisare il salario che percepiva in Iraq, limitandosi a dire che era molto piu' alto che in Russia. Sono partiti malvolentieri anche l'ucraino Igor Tiuni, carpentiere, e sua moglie Irina. condizioni di vita erano molto buone, avevamo alloggi confortevoli, con tv satellitari, gli iracheni erano molto gentili con noi, dice Irina. Oggi (venerdi'), il rimpatrio dei russi continuera', con altri voli speciali.

OSTAGGI, SALVA SOLO PERCHE' OPERATRICE UMANITARIA

Sono tornati in liberta' sani e salvi, dopo 'solo' 20 ore di prigionia, l'australiana Donna Mulhearn e tre altri operatori umanitari, sequestrati in Iraq da miliziani sunniti mentre cercavano di lasciare la citta' di Falluja assediata dalle forze americane, dopo aver distribuito aiuti ai civili. Mulhearn, 34 anni, racconta in un'email mandata dall'Iraq ai media australiani di essere stata liberata solo dopo essere riuscita a convincere i sequestratori che si trovava nel Paese per aiutare la popolazione irachena. Gli altri tre operatori, secondo informazioni raccolte dall'agenzia australiana Aap ma non confermate, sarebbero due britannici e uno statunitense. Volevano sapere perche' eravamo a Fallujah, che cosa facevamo in Iraq e mi hanno fatto moltissime domande sulla situazione politica in Australia, perche' l'Australia e' coinvolta nella guerra all'Iraq, scrive l'operatrice umanitaria. La cattura e' stata terrificante, specie quando hanno tirato fuori i fucili mitragliatori e ce li hanno puntati contro, ha aggiunto. Siamo stati interrogati e i nostri effetti personali sono stati perquisiti, ma poi siamo stati trattati molto bene quando hanno capito che tipo di lavoro stavamo facendo. Mulhearn, che nelle prime fasi della guerra lo scorso anno aveva fatto da scudo umano di importanti installazioni in Iraq insieme ad altri pacifisti ha affermato che le dichiarazioni incendiarie del premier australiano John Howard, che erano state ampiamente riportate da Tv irachene e arabe nei giorni precedenti, l'hanno messa in grave pericolo. Mi sono presto resa conto che il mio premier, Howard, mi aveva messa in grave pericolo facendo dichiarazioni incendiarie sulla guerra pochi giorni fa. Ho provato una grande vergogna per la cecita' con cui il mio governo segue gli ordini degli Usa in termini di politica estera. La donna ha anche raccontato che mentre distribuiva gli aiuti umanitari prima della cattura, i soldati americani avevano sparato a lei ed ai tre colleghi quattro volte, proprio mentre cercavano di guidare un'ambulanza carica di medicinali verso un ospedale. Mentre cercavano di lasciare la citta', la loro auto e' finita nel fuoco incrociato fra la milizia e le forze Usa. Mulhearn racconta di aver mostrato il suo passaporto australiano ad un posto di blocco Usa, nel tentativo di passare, ma senza successo. I quattro sono stati poi catturati dai miliziani, che erano armati con una dozzina di fucili e lanciagranate. In un'intervista a una radio australiana, la donna ha detto di ritenersi molto fortunata e di sentirsi riconoscente, aggiungendo che il leader dei sequestratori aveva un viso gentile. Il gruppo che ci ha catturato era certamente piu' razionale e piu' stabile e piu' disposto ad ascoltare di altri gruppi, ha aggiunto. Ho seguito con interesse le notizie di altri ostaggi e vedo che gli altri miliziani che hanno catturato stranieri sono molto arrabbiati e violenti e forse non altrettanto equilibrati. Mulhearn riferisce che la situazione a Fallujah sta raggiungendo la fase della crisi umanitaria. Molte famiglie sono bloccate con pochi generi di sopravvivenza, perche' le truppe americane non permettono loro di uscire. Anche durante i cosiddetti cessate il fuoco, Fallujah e' sotto assedio con bombardamenti, missili e attacchi di mortaio. Ma la peggiore forma di attacco sono i cecchini Usa nascosti sui tetti che uccidono centinaia di civili mentre cercano di spostarsi per la citta.