GR ORE 9.30

Irak

E' ancora incerto il numero di vittime di tre attentati avvenuti stamane ad altrettante stazioni della polizia irachena a Bassora. Le esplosioni si sono verificate alle 9.00 ore locale, circa le 6.00 ora italiana. Tra gli obiettivi colpiti l'accademia di polizia di Zubair. Secondo un portavoce delle forze britanniche, che controllano la zona, gli attentati sarebbero stati condotti con tre autobombe. Alcune fonti parlano di 61 morti e piu' di 200 feriti in un bilancio, ancora provvisorio. Secondo corrispondenti dell'agenzia Reuters decine di persone, tra cui bambini che viaggiavano sullo scuolabus di un asilo, sono state investite dall'esplosione simultanea di tre autobombe vicino ad altrettante stazioni di polizia.

Anche nel centro dell'Iraq nella citta' di Falluja si e' tornati allo scontro a fuoco questa mattina all'alba. Circa 35 miliziani hanno attaccato i marine americani nel nord della citta', nel distretto di Golan. Secondo testimoni, alle ore 6 locali i guerriglieri hanno aperto il fuoco contro i soldati americani e sarebbero entrati in azione anche i caccia dell'aviazione Usa.

Non è rimasta immune nemmeno Nassiriya dall'ondata di attacchi della resistenza irachena. Il colonnello Giuseppe Perrone, portavoce del contingente militare italiano in Iraq, ha confermato all'Ansa che non ci sono stati feriti', ne' danni. Si e' trattato - ha detto - di tre colpi di mortaio da 60 millimetri, che sono caduti fuori dal perimetro della Cpa, senza nessuna conseguenza ne' per le persone , ne' per le cose. Sull'episodio sono in corso accertamenti. In quel momento nella Cpa, ha detto Perrone, c'erano funzionari della stessa Autorita' provvisoria della coalizione e i militari italiani di guardia.

Le forze militari irachene hanno ucciso quattro ribelli e sequestrato tre autobombe in un raid notturno contro un nascondiglio della guerriglia nel nord dell'Iraq. Lo ha detto un responsabile iracheno, il maggiore Anwar Amin, secondo il quale le forze della difesa civile hanno attaccato a circa 130 km a sud di Kirkuk, e che nel raid sono stati sequestrati anche fucili d'assalto.

Palestina

Una massiccia operazione militare israeliana è scattata questa mattina nel nord della striscia di Gaza, a Beith Lahiya, dove carri armati e elicotteri hanno fatto il loro ingresso nel tentativo di bloccare il lancio di razzi Kassam contro le colonie israeliane della zona. Lo riferiscono fonti giornalistiche israeliane e palestinesi, precisando che le truppe di Tel Aviv sarebbero penetrate all'interno della città per ben 4 chilometri. Secondo fonti mediche palestinesi, 2 persone sono state uccise, e almeno sei ferite, durante l'incursione. Una volta entrati a Beit Lahiya, le truppe israeliane hanno avviato perquisizioni casa per casa a caccia degli 'ingegneri' responsabili della produzione dei rudimentali razzi Kassam. Proprio da questa città erano partiti domenica scorsa i razzi che hanno ferito nove coloni di un insediamento che sorge a poca distanza dalla città palestinese. Secondo l'agenzia 'Afp' con queste due morti sale a 3.920 il numero delle persone uccise dal'inizio della seconda intifiada (settembre 2000): 2.951 palestinesi e 899 israeliani.

Vananu

L'ex ingegnere nucleare israeliano Mordechai Vanunu potrebbe non essere rilasciato questa mattina, come annunciato. Il portavoce della prigione di Shikma, Ofer Lefler, ha detto che "Vanunu non verrà rilasciato finché non comunicherà ufficialmente l'indirizzo dove risiederà, indirizzo che per il momento si è rifiutato di dare". In realtà si sa che Vanunu risiederà in un lussuoso appartamento in un residence di Jaffa, il vecchio porto della città israeliana di Tel Aviv. Mordechai Vanunu dovrebbe tornare in libertà dopo 18 anni di detenzione, di cui 11 passati in totale isolamento, per l'accusa di alto tradimento. L'ingegnere aveva infatti rilasciato un'intervista al Sunday Times in cui rivelava al mondo che Israele produceva bombe nucleari sotto le sabbie del deserto del Negev, in totale spregio degli accordi contro la proliferazione nucleare e all'insaputa della comunità internazionale e del parlamento israeliano

Processo marini

Si è tenuta ieri martedì 20 aprile 2004, l’udienza presso la Corte di cassazione del Tribunale di Roma del processo contro compagne e compagni anarchici accusati di banda armata e associazione sovversiva. Si è trattato del terzo grado del cosiddetto “processo Marini” dal nome del Pubblico Ministero che ha orchestrato tutta la faccenda giudiziaria e repressiva. La Cassazione ieri sera ha confermato le condanne per gli anarchici coinvolti nel processo Marini (sono 13). Le condanne sono pesantissime (30 anni e un ergastolo) La vicenda iniziò la mattina del 17 settembre 1996, quando i carabinieri dei Ros fecero irruzione nelle abitazioni di una sessantina di anarchici in tutta Italia, per eseguire perquisizioni e arresti. I PM Marini e Ionta in quell’occasione dichiararono di aver sgominato una pericolosa banda armata denominata “Orai” (Organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionalista), nome esotico che nessuno ha mai sentito e che non ha mai rivendicato nessuna azione. Questa “banda” si sarebbe autofinanziata con i proventi di rapine e sequestri, denaro che sarebbe servito alla pubblicazione di alcuni giornali e riviste anarchiche. L'organizzazione, secondo l'impianto accusatorio, avrebbe agito con un doppio livello: "il primo, palese e pubblico, rappresentato dall'attività politica nell'ambito del movimento, dai dibattiti nei cosiddetti “centri occupati”, da manifestazioni, pubblicazioni e convegni; il secondo, occulto e compartimentato, finalizzato al compimento di attività illegali come attentati, rapine, sequestri di persona ed altri reati". Queste sono le trame accusatorie, macchinose e precostituite, che il PM Marini ha portato avanti per tutti gli anni di processo, iniziato appunto nel gennaio 1996 a danno di 68 compagne/i, fra cui numerosi anarchici, accusati di “banda armata” e “associazione sovversiva”. Il 31 maggio 2000, dopo quasi tre anni di processo, la sentenza di primo grado del processo Marini contro vari anarchici/e accusati banda armata e associazione sovversiva, aveva portato alla condanna di ben 13 compagne/i, con pene molto elevate, e che in secondo grado, nel febbraio 2003 sono aumentate, arrivando da un minimo di 6 anni fino a condanne per 30 anni e in un caso all'ergastolo più isolamento diurno per 18 isolamenti diurno. In poche parole, questa incursione contro gli anarchici è stata decisa, studiata e programmata a tavolino dai carabinieri del Ros di Roma. A confermarlo un documento ad uso interno dei ROS recapitato nel luglio 1997 a Radio Black Out di Torino Il documento datato 1994 spiega per filo e per segno il come e il perché di una inchiesta giudiziaria contro decine e decine di anarchici, avviata grazie all'utilizzo di una collaboratrice di giustizia. Si tratta dunque di una programmazione di un'inchiesta giudiziaria che ripercorre le tappe fondamentli delle lunghe indaginisugli anarchici condotte dall'Arma (e non solo) e dalla magistratura negli ultimi 20 anni, a partire dal '76.