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G.R. 9.30

IRAQ

Almeno nove iracheni sono morti e altri 19 sono rimasti feriti negli scontri a Najaf e Kufa tra l'esercito al Mahdi del leader sciita Muqtada al Sadr e le truppe americane. Secondo quanto riferiscono fonti ospedaliere, le vittime sarebbero perlopiù civili. A Najaf questa mattina sono state udite esplosioni e colpi d'arma da fuoco attorno a Piazza Rivoluzione del 1920 e al cimitero, già teatro nelle scorse settimane di violenti combattimenti. Secondo quanto riferito da un funzionario dell'ospedale generale Hakim, Seyed Kifah Shemal, sette persone sono morte e altre cinque sono rimaste ferite. A Kufa si sarebbe combattutto nella notte. Un infermiera dell'ospedale Forat al-Awsat, Riyadh Kadhem, ha riferito che due persone sono morte mentre altre 14 persone sono rimaste ferite. Non ci sono notizie di vittime tra le truppe americane

Un'esplosione ha distrutto questa mattina una macchina davanti ad un hotel nel centro di Baghdad. Secondo le prime notizie ci sarebbero vittime. La polizia ha già riferito di un bambino rimasto ferito. Le sirene stanno ancora suonando, mentre alcune ambulanze hanno raggiunto la zona della deflagrazione per i primi soccorsi. L'esplosione è avvenuta a circa 50 metri dall'hotel al Garmah, dove solitamente alloggiano giornalisti stranieri e ispettori delle Nazioni Unite per le armi di distruzione di massa irachene. Secondo quanto riferito dal quotidiano Le Monde nella sua edizione on line, nell'hotel risiede anche il rappresentante diplomatico dell'Australia. Altre macchine sono state danneggiate nell'esplosione nel distretto di Jadiriyah. Un portavoce della coalizione ha comunque riferito di non avere ancora informazioni sull'accaduto.Il vero obbiettivo dell'attenatato, dice il comando militare americano, era l'ambasciata australiana. Nell'attentato sono rimasti feriti cinque iracheni

Situazione di nuovo tesissima a Najaf, ove in mattinata si sono trasferiti i combattimenti tra truppe statunitensi e miliziani fedeli al giovane predicatore radicale sccita Moqtada al-Sadr, che erano divampati durante la notte nella vicina Kufa, a una decina di chilometri. Un colpo di mortaio si e' abbattuto al suolo a pochi metri soltanto dal mausoleo dell'Imam Ali, cugino e genero di Maometto nonche' considerato dagli adepti del culto sciita primo e legittimo successore del Profeta. si tratta del sito forse piu' sacro della citta' santa, e si trova per di piu' in pieno centro: non a caso risulta che l'esplosione del proietto abbia provocato il ferimento di almeno quattro persone. Lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti sul posto, secondo cui forti esplosioni si sono udite provenire da circa un chilometro di distanza rispetto al mausoleo medesimo, mentre dall'intera zona si levavano alte verso il cielo colonne di denso fumo nero.

E' al minimo storico la pubblica approvazione della politica irachena del presidente Usa George W. Bush. Lo rivela l'ultimo sondaggio di Washington Post-ABC News dal quale emerge che solo il 40% degli americani vede con favore la gestione del dossier iracheno del capo della Casa Bianca, la percentuale più bassa da quando, il 20 marzo del 2003, aprì le ostilità contro l'Iraq. Secondo il Wp, questa ulteriore flessione è dovuta alla gestione della questione dello scandalo legato agli abusi dei prigionieri iracheni. Bush ad ogni modo perde punti su tutti i fronti. Sempre secondo il rilevamento, solo il 47% degli intervistati promuove l'operato generale del presidente a fronte di un 50% che lo boccia. Sulla scottante questione della permanenza delle truppe Usa in Iraq anche dopo il 30 giugno, il 58% degli americani sostiene di essere favorevole (-8 punti) contro il 40% che è per il ritiro dei soldati (+7 punti).

A poche settimane dall'insediamento del nuovo governo transitorio iracheno, gli Stati Uniti sembrano aver abbandonato l'ipotesi di disarmare e disperdere le decine di migliaia di miliziani privati presenti in Iraq, arruolati su base etnica e religiosa. Il peggioramento delle condizioni di sicurezza nel Paese - riferisce oggi il New York Times - sembrerebbe aver indotto i funzionari americani a cercare di collaborare con le milizie presenti a Fallujah, a Baghdad e in altre zone del Paese, ad eccezione delle città sante sciite di Najaf e Karbala, dove i soldati Usa continuano a combattere con i miliziani del leader Muqtada al Sadr. Un alto funzionario della coalizione ha riferito che sono in corso negoziati per arrivare a un accordo con le principali brigate di miliziani presenti nel Paese. Un'intesa che prevede il loro scioglimento e arruolamento nelle forze di sicurezza del Paese. Il funzionario ha poi precisato che gli Stati Uniti si sono detti fiduciosi di poter annunciare già questa settimana l'accordo. Ma non è chiaro se, a così poche settimane dalla transizione politica in programma a fine giugno, gli americani abbiano ancora il potere di disperdere le milizie

REPUBBLICA DOMINICANA

Hanno già causato oltre 40 morti le insolite quanto intense piogge che da due settimane si abbattono sulla Repubblica Dominicana: lo ha riferito il Centro operazioni di emergenza (Coe), avvertendo che la situazione, già gravissima, rischia di peggiorare. Le vittime sono state segnalate principalmente a Jimaní, centro alla frontiera con Haiti, 280 chilometri da Santo Domingo, dove lo straripamento di un fiume ha inondato case e campi coltivati. A San Francisco de Macoris due uomini sono stati trascinati via dalla furia delle acque e un pescatore è annegato a causa di una mareggiata sulla costa caraibica. Il bilancio fornito dal Coe parla di almeno 450 abitazioni distrutte e 14 villaggi rimasti isolati. Fonti locali contattate dalla MISNA spiegano che le massicce precipitazioni di questi giorni sono piuttosto insolite: nella Repubblica Dominicana, infatti, la stagione secca va da fine dicembre a fine marzo, quella ciclonica da giugno a novembre, mentre il resto dell'anno sono previsti brevi acquazzoni, anche tre o quattro al giorno, alternati dal sereno con il sole a picco

COLOMBIA

Undici contadini sono stati uccisi in Colombia da paramilitari di estrema destra dopo che uomini mascherati li avevano prelevati dalle loro case e detto che avevano collaborato con la guerriglia marxista. Lo ha reso noto l'esercito. Il massacro, in un villaggio vicino a Tame, nella provincia di Arauca, vicino al confine con il Venezuela, è avvenuto tra mercoledì e giovedì scorso. I paramilitari sono giunti nel villaggio assieme a uomini mascherati, che hanno segnalato le vittime designate.

LAVORO

Giustizia, oggi toghe in sciopero contro riforma L’associazione Nazionale Magistrati, che rappresenta il 90 per cento delle novemila toghe italiane, è ottimista: lo sciopero indetto per oggi contro la riforma dell’ordinamento giudiziario avrà sicuramente un'adesione superiore a quella di due anni fa quando incrociò le braccia oltre l’85 per cento dei magistrati.Le ragioni alla base dello sciopero possono essere riassunte nel fatto che il nuovo ordinamento non assicura un miglior funzionamento della giustizia e mette a rischio l'indipendenza dei magistrati; inoltre l'unico obiettivo della riforma sarebbe quello di rendere giudici e pubblici ministeri "più controllabili".Condividono le ragioni dello sciopero i consiglieri togati del Consiglio Superiore della Magistratura.

gror040525 (last edited 2008-06-26 09:48:31 by anonymous)