Differences between revisions 8 and 9
Revision 8 as of 2002-07-04 15:40:14
Size: 8485
Editor: anonymous
Comment: missing edit-log entry for this revision
Revision 9 as of 2002-07-04 15:49:40
Size: 9530
Editor: anonymous
Comment: missing edit-log entry for this revision
Deletions are marked like this. Additions are marked like this.
Line 14: Line 14:
Si tratta tra l'altro di una legge che sta scatenando vive reazioni e critiche negli stessi Paesi Baschi. Anche il partito di governo afferma che potrebbe trattarsi di una legge a doppio taglio. Attualmente la disccussione verte, dopo l'approvazione di una legge così restrittiva e persecutoria, sull'incognita di quando e come verrà applicata la legge di Partito. Ascoltiamo una corrispondenza direttamente dai Paesi Baschi da dove arrivano una serie di pessime notizie che hanno ancora a vedere con la persecuzione avviata su tutti i piani contro l'organizzazione indipendentista Batasuna. Si tratta tra l'altro di una legge che sta scatenando vive reazioni e critiche negli stessi Paesi Baschi. Anche il partito di governo afferma che potrebbe trattarsi di una legge a doppio taglio. Attualmente la disccussione verte, dopo l'approvazione di una legge così restrittiva e persecutoria, sull'incognita di quando e come verrà applicata la legge di Partito. Ascoltiamo una corrispondenza direttamente dai Paesi Baschi da dove arrivano una serie di pessime notizie che hanno ancora a vedere con la persecuzione avviata su tutti i piani contro l'organizzazione indipendentista Batasuna. (corrispondenza)
Line 18: Line 18:
ARGENTINA - Nel dicembre prossimo in Argentina si terranno le elezioni primarie e a marzo la gente sarà chiamata alle urne per scegliere presidente e vice presidente della Repubblica, nonché rinnovare parzialmente la Camera dei deputati. Nel caso in cui fosse necessario, un turno di ballottaggio verrà convocato ad aprile. Annunciando elezioni anticipate, il capo dello Stato Eduardo Duhalde ha preso apparentemente la decisione più corretta. Ha cioè constatato il logorio al quale tanto la situazione politica quanto quella economica e sociale hanno sottoposto la sua gestione. Una gestione che in sei mesi di governo non è riuscita a produrre sostanziali cambiamenti. Potrebbe sembrare il trionfo della logica e del buon senso. Ma non è così. Dietro alla decisione di Duhalde, infatti, è intuibile la presenza di interessi che vanno in direzione opposta rispetto a quanto l'opinione pubblica reclama con forza ormai da mesi. Quello che Duhalde non dice è che le reclamate riforme del sistema politico ed elettorale restano lettera morta, dimenticate in qualche cassetto del Congresso argentino. Il tema non è secondario, perché l’opinione pubblica (un 80 per cento stando ai sondaggi) vuole un cambiamento completo della leadership politica ma per metterlo in atto è necessaria una profonda riforma del sistema elettorale. Attualmente all'elettore argentino non è consentito esprimere preferenze individuali nella scheda utilizzata per le votazioni parlamentari. Può soltanto scegliere la formazione politica. Esistono, infatti, le cosiddette "liste lenzuolo", che sono un enorme elenco di candidati decisi dal partito, i quali vengono eletti in base alla posizione che occupano in questa lista. Non c’è spazio per candidature indipendenti e se all'elettore non piacciono i primi nomi di una lista alla Camera o al Senato, non può fare nulla per orientare il proprio voto verso altre persone. Ciò significa che gli attuali criticati e screditati leader, spesso in odore di corruzione, dal passato oscuro e con patrimoni di provenienza poco chiara, avranno la possibilità di trovarsi in cima alle liste delle prossime elezioni, mantenendo il proprio posto in Parlamento. Duhalde, inoltre, non dice che resta dimenticata la quindicina di leggi di riforma del sistema politico ed amministrativo che era stata pensata per rendere più trasparente la gestione della cosa pubblica. Si tratta perlopiù di misure proposte dal Dialogo Argentino (che si svolge sotto l'egida della Chiesa cattolica e delle nazioni Unite), dopo estenuanti contatti con le organizzazioni che rappresentano la società civile argentina. Il capo dello Stato dimentica altresì che tale pacchetto di provvedimenti era stato sottoscritto sia da lui che dai governatori delle province in febbraio, quando prese il solenne impegno di trasformarli in leggi. Tutto rischia di trasformarsi in una burla agli occhi dell'opinione pubblica. Quindi, in sintesi, la popolazione argentina vuole elezioni ma ancora non ci sono state le leggi di trasparenza che garantirebbero una reale espressione popolare nella scelta di un nuovo presidente argentino. ARGENTINA - Nel dicembre prossimo in Argentina si terranno le elezioni primarie e a marzo la gente sarà chiamata alle urne per scegliere presidente e vice presidente della Repubblica, nonché rinnovare parzialmente la Camera dei deputati. Nel caso in cui fosse necessario, un turno di ballottaggio verrà convocato ad aprile. Annunciando elezioni anticipate, il capo dello Stato Eduardo Duhalde ha preso apparentemente la decisione più corretta. Ha cioè constatato il logorio al quale tanto la situazione politica quanto quella economica e sociale hanno sottoposto la sua gestione. Una gestione che in sei mesi di governo non è riuscita a produrre sostanziali cambiamenti. Potrebbe sembrare il trionfo della logica e del buon senso. Ma non è così. Dietro alla decisione di Duhalde, infatti, è intuibile la presenza di interessi che vanno in direzione opposta rispetto a quanto l'opinione pubblica reclama con forza ormai da mesi. Quello che Duhalde non dice è che le reclamate riforme del sistema politico ed elettorale restano lettera morta, dimenticate in qualche cassetto del Congresso argentino. Il tema non è secondario, perché l’opinione pubblica (un 80 per cento stando ai sondaggi) vuole un cambiamento completo della leadership politica ma per metterlo in atto è necessaria una profonda riforma del sistema elettorale. Attualmente all'elettore argentino non è consentito esprimere preferenze individuali nella scheda utilizzata per le votazioni parlamentari. Può soltanto scegliere la formazione politica. Esistono, infatti, le cosiddette "liste lenzuolo", che sono un enorme elenco di candidati decisi dal partito, i quali vengono eletti in base alla posizione che occupano in questa lista. Non c’è spazio per candidature indipendenti e se all'elettore non piacciono i primi nomi di una lista alla Camera o al Senato, non può fare nulla per orientare il proprio voto verso altre persone. Ciò significa che gli attuali criticati e screditati leader, spesso in odore di corruzione, dal passato oscuro e con patrimoni di provenienza poco chiara, avranno la possibilità di trovarsi in cima alle liste delle prossime elezioni, mantenendo il proprio posto in Parlamento. Duhalde, inoltre, non dice che resta dimenticata la quindicina di leggi di riforma del sistema politico ed amministrativo che era stata pensata per rendere più trasparente la gestione della cosa pubblica. Si tratta perlopiù di misure proposte dal Dialogo Argentino (che si svolge sotto l'egida della Chiesa cattolica e delle nazioni Unite), dopo estenuanti contatti con le organizzazioni che rappresentano la società civile argentina. Il capo dello Stato dimentica altresì che tale pacchetto di provvedimenti era stato sottoscritto sia da lui che dai governatori delle province in febbraio, quando prese il solenne impegno di trasformarli in leggi. Tutto rischia di trasformarsi in una burla agli occhi dell'opinione pubblica. Quindi, in sintesi, la popolazione argentina vuole elezioni ma ancora non ci sono state le leggi di trasparenza che garantirebbero una reale espressione popolare nella scelta di un nuovo presidente argentino. Ma ieri avevamo raccolto verso la fine del giorno una corrispondenza riguardante la protesta di ieri, organizzata tra gli altri dal movimento dei piqueteros, durissimamente colpiti la scorsa settimana dalla repressione della polizia. E' una corrispondenza che pur riguardando la giornata di mobilitazione di ieri, ci teniamo a farvi ascoltare in quanto si tratta del breve intervento proprio di un rappresentante del Movimento Lavoratori Disoccupati dell''Argentina. (corrispondenza)
Line 21: Line 21:
LAVORO - ''Abbiamo bissato il 16 aprile. L'adesione e' stata complessivamente superiore all'80%''. Lo ha dichiarato Luciano Silvestri, segretario generale della Cgil della Toscana, commentando l'esito dello sciopero regionale di quattro ore che si e' svolto oggi a Firenze per iniziativa dell'organizzazione sindacale a difesa dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Ampia l'adesione all'iniziativa anche per la partecipazione degli autorganizzati Cobas dai quali abbiamo raccolto un commento che andiamo ad ascoltare. (corrispondenza)
Line 24: Line 26:

da Paula: ci lavoro dalle 17.20. Siete tutt@ invitat@ felicemente a partecipare. Inseite chie siete e cosa avete fatto in questa sezione della pagina. Un beso.


Gr Serale di giovedi 4 luglio - ore 19.30

SOMMARIO

DAL MONDO

DALL'ITALIA

Dal Mondo

PAESI BASCHI - Il 24 giugno è stata approvata in Spagna la cosiddetta Legge di Partito dove si stabilisce lo scioglimento dei partiti che risultino legati all'ETA, e si tratta di una non velata minaccia nei confronti del partito indipendentista Batasuna. Il vicepresidente del governo e ministro degli Interni, Mariano Rajoy, in dichiarazioni rilasciate questa settimana, sostiene che la polizia sta aspettando che Batasuna violi i principi democratici per intervenire con l'applicazione della discussa legge. Si tratta tra l'altro di una legge che sta scatenando vive reazioni e critiche negli stessi Paesi Baschi. Anche il partito di governo afferma che potrebbe trattarsi di una legge a doppio taglio. Attualmente la disccussione verte, dopo l'approvazione di una legge così restrittiva e persecutoria, sull'incognita di quando e come verrà applicata la legge di Partito. Ascoltiamo una corrispondenza direttamente dai Paesi Baschi da dove arrivano una serie di pessime notizie che hanno ancora a vedere con la persecuzione avviata su tutti i piani contro l'organizzazione indipendentista Batasuna. (corrispondenza)

PALESTINA - Sembra essersi concluso il braccio di ferro politico all'interno dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), che vedeva contrapposto il capo della sicurezza preventiva in Cisgiordania, colonnello Jibril Rajub, e il presidente Yasser Arafat. Rajub ha comunicato che accetterà di farsi da parte, dopo il licenziamento deciso dallo stesso leader dell'Olp. - Rispetto questa decisione e la applicherò - ha dichiarato il colonnello. Negli ultimi giorni aveva suscitato dure polemiche interne la riforma dei servizi di sicurezza palestinesi decisa da Arafat, che ha comportato anche il siluramento di Rajub. Ieri il diretto interessato aveva smentito le voci secondo cui il presidente dell'Anp avrebbe voluto disfarsi di lui. In mattinata, invece, Rajub ha annunciato che si farà da parte. La piccola rivoluzione all'interno dei servizi di sicurezza ha coinvolto anche il capo della polizia palestinese, Ghazi al Jibali, che reso noto di aver deciso di dimettersi dal suo incarico in vista della prossima campagna elettorale per il voto previsto per l'inizio del 2003.

ARGENTINA - Nel dicembre prossimo in Argentina si terranno le elezioni primarie e a marzo la gente sarà chiamata alle urne per scegliere presidente e vice presidente della Repubblica, nonché rinnovare parzialmente la Camera dei deputati. Nel caso in cui fosse necessario, un turno di ballottaggio verrà convocato ad aprile. Annunciando elezioni anticipate, il capo dello Stato Eduardo Duhalde ha preso apparentemente la decisione più corretta. Ha cioè constatato il logorio al quale tanto la situazione politica quanto quella economica e sociale hanno sottoposto la sua gestione. Una gestione che in sei mesi di governo non è riuscita a produrre sostanziali cambiamenti. Potrebbe sembrare il trionfo della logica e del buon senso. Ma non è così. Dietro alla decisione di Duhalde, infatti, è intuibile la presenza di interessi che vanno in direzione opposta rispetto a quanto l'opinione pubblica reclama con forza ormai da mesi. Quello che Duhalde non dice è che le reclamate riforme del sistema politico ed elettorale restano lettera morta, dimenticate in qualche cassetto del Congresso argentino. Il tema non è secondario, perché l’opinione pubblica (un 80 per cento stando ai sondaggi) vuole un cambiamento completo della leadership politica ma per metterlo in atto è necessaria una profonda riforma del sistema elettorale. Attualmente all'elettore argentino non è consentito esprimere preferenze individuali nella scheda utilizzata per le votazioni parlamentari. Può soltanto scegliere la formazione politica. Esistono, infatti, le cosiddette "liste lenzuolo", che sono un enorme elenco di candidati decisi dal partito, i quali vengono eletti in base alla posizione che occupano in questa lista. Non c’è spazio per candidature indipendenti e se all'elettore non piacciono i primi nomi di una lista alla Camera o al Senato, non può fare nulla per orientare il proprio voto verso altre persone. Ciò significa che gli attuali criticati e screditati leader, spesso in odore di corruzione, dal passato oscuro e con patrimoni di provenienza poco chiara, avranno la possibilità di trovarsi in cima alle liste delle prossime elezioni, mantenendo il proprio posto in Parlamento. Duhalde, inoltre, non dice che resta dimenticata la quindicina di leggi di riforma del sistema politico ed amministrativo che era stata pensata per rendere più trasparente la gestione della cosa pubblica. Si tratta perlopiù di misure proposte dal Dialogo Argentino (che si svolge sotto l'egida della Chiesa cattolica e delle nazioni Unite), dopo estenuanti contatti con le organizzazioni che rappresentano la società civile argentina. Il capo dello Stato dimentica altresì che tale pacchetto di provvedimenti era stato sottoscritto sia da lui che dai governatori delle province in febbraio, quando prese il solenne impegno di trasformarli in leggi. Tutto rischia di trasformarsi in una burla agli occhi dell'opinione pubblica. Quindi, in sintesi, la popolazione argentina vuole elezioni ma ancora non ci sono state le leggi di trasparenza che garantirebbero una reale espressione popolare nella scelta di un nuovo presidente argentino. Ma ieri avevamo raccolto verso la fine del giorno una corrispondenza riguardante la protesta di ieri, organizzata tra gli altri dal movimento dei piqueteros, durissimamente colpiti la scorsa settimana dalla repressione della polizia. E' una corrispondenza che pur riguardando la giornata di mobilitazione di ieri, ci teniamo a farvi ascoltare in quanto si tratta del breve intervento proprio di un rappresentante del Movimento Lavoratori Disoccupati dellArgentina. (corrispondenza)

Dall'Italia

LAVORO - Abbiamo bissato il 16 aprile. L'adesione e' stata complessivamente superiore all'80%. Lo ha dichiarato Luciano Silvestri, segretario generale della Cgil della Toscana, commentando l'esito dello sciopero regionale di quattro ore che si e' svolto oggi a Firenze per iniziativa dell'organizzazione sindacale a difesa dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Ampia l'adesione all'iniziativa anche per la partecipazione degli autorganizzati Cobas dai quali abbiamo raccolto un commento che andiamo ad ascoltare. (corrispondenza)

MILANO - Sgombero con momenti di tensione, stamani, in via Cornalia dove, in un edificio privato dismesso, una sessantina di ROM si sono stabiliti, minacciando di gettarsi nel vuoto e di fare esplodere alcune bombole di gas, tra l'altro si tratta di uomini e donne con bambini che da mesi stanno subendo sgomberi su sgomberi. Per domani mattina - hanno detto a riguardo in Questura - i rom dovranno comunque lasciare l'edificio, soprattutto per la loro stessa incolumita', perche' e' pericolante. Questa la versione della questura della città. Parte di questi nomadi sarebbero irregolari, mentre altri hanno il permesso di soggiorno. Comunque dal 22 maggio al 6 giugno, secondo i dati della Questura, sono stati effettuati una serie di sgomberi con cadenza quasi quotidiana alcuni dei quali di particolare rilevanza, come quelli effettuati in via Sapri, in via Marchiondi, in piazza Governo Provvisorio e in via Triboniano. E tra l'altro oggi stesso è giunta la notizia di unb altro sgombero questa volta ai danni di migranti. Polizia e carbinieri hanno tentanto da stamani alle 7 di sgomberare un palazzo vicino alla Stazione centrale di Milano occupato da una ottantina di migranti, in maggioranza rumeni. Lo stabile, di quattro piani e evidentemente abbandonato, e' al civico 14 di via Adda, una traversa di via Fabio Filzi. Gli occupanti, ha spiegato Laurenzo, giovane rumeno di Timisoara, sono in maggioranza cittadini rumeni, insieme a qualche marocchino e qualche albanese. Dei migranti, una ventina sono bambini e una trentina donne. In molti abbiamo i documenti e lavoriamo -ha detto Laurenzo- vogliamo una casa dove stare, non il campo, che e' una riserva indiana. Gli occupanti, alcuni dei quali hanno minacciato di far saltare le bombole del gas, hanno chiesto di aprire una trattativa con il padrone dello stabile e di poter rimanere finche' non iniziano i lavori di ristrutturazione,dicendosi disposti a pagare l'affitto. In tutto le operazioni di sgombero a Milano hanno visto impiegati, complessivamente, ben 1.474 agenti e carabinieri.

ROMA - Il piano regolatore approvato dalla Giunta Municipale il 18 giugno è stato presentato dopo 40 anni dal precedente; in questi anni lo sviluppo della città è stato governato da una politica urbanistica tutta spinta verso gli interessi dei poteri latinfondiari e dei costruttori affermando lo sviluppo dell'abusivismo. Così afferma un comunicato di diverse realtà romane, tra cui il Centro sociale Vittorio Occupato, il centro-socio culturale Affabulazione e altre. E perchè venga avviato invece un percorso di studio serio sul Nuovo Piano Regolatore ed un dibattio territoriale per costruire un meccanismo partecipativo nel XIII Municipio viene convocato un incontro per domani, 5 luglio, alle 18.30 al Vittorio Occupato.

gror040702 (last edited 2008-06-26 09:55:40 by anonymous)