GR ORE 13.00

Irak

Si preannuncia tesa la giornata in Iraq, dove a Baghdad oggi si dovrebbe tenere la seduta inaugurale del Parlamento nazionale provvisorio. Secondo le notizie diffuse dalle principali agenzie internazionali, ci sono state una serie di esplosioni, almeno cinque, nei pressi dell'edificio in cui sono riuniti i 100 deputati iracheni scelti il mese scorso per far parte dell'Assemblea. Il palazzo si trova all'interno della Zona Verde, l'area protetta dalle forze della coalizione in cui ha sede anche il governo provvisorio. Nel frattempo alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco contro il convoglio del capo del partito 'Congresso nazionale iracheno', Ahmed Chalabi. La notizia è stata riferita da un suo collaboratore, il quale ha precisato che l'uomo politico è rimasto indenne mentre altre due persone sono state ferite. Secondo la ricostruzione, il convoglio è stato attaccato mentre rientrava a Baghdad dalla città meridionale Najaf.

Continuano le reazioni contro l'uccisione dei dodici sequestrati nepalesi, di cui ieri sono state diffusew le immagini su un sito internet dal gruppo che li aveva rapiti.

Le autorità del distretto di Kathmandu (Nepal) hanno annunciato di aver imposto il coprifuoco a partire dalle 14:00 di oggi pomeriggio. Lo riferiscono fonti locali, precisando che l'annuncio è stato dato dalla Televisione Nazionale. Dalle prime ore del mattino in Nepal è esplosa la rabbia della popolazione raggiunta dalla notizia dell'uccisione, ieri in Iraq, di 12 propri connazionali presi in ostaggio il 20 agosto dal gruppo Ansar al-Sunna. Centinaia di giovani hanno assaltato stamani la più grande moschea di Kathmandu (Jama Masjid, situata a soli 300 metri dal palazzo Narayanhity, la residenza reale) nel centro della capitale nepalese. Nonostante l'intervento della polizia una folla è entrata nel luogo di culto, saccheggiando mobilio e suppellettili e dando alle fiamme il materiale prelevato sul marciapiede antistante la moschea. Attacchi sono stati portati anche alla sede della 'Qatar Airways' e contro alcune agenzie di collocamento specializzate nel fornire lavori all'estero, come la 'Morning Star' o la 'Moonlight Consultancy' le agenzie che avrebbero trovato il lavoro ai 12 nepalesi sequestrati e poi uccisi in Iraq. Secondo l'agenzia nepalese 'Nepal News', i 12 connazionali furono sequestrati il 20 agosto scorso non appena dalla Giordania varcarono il confine iracheno dove avrebbero dovuto lavorare come domestici o muratori. Il governo, che durante una riunione d'emergenza tenuta nella notte ha definito l'uccisione dei connazionali un "atto barbarico", è bersaglio di numerose critiche da parti dei politici dell'opposizione e di gran parte della stampa nepalese che oggi dedica, ovviamente, grande spazio alle notizie arrivate dall'Iraq. La minoranza musulmana in Nepal (circa il 7% su una popolazione prevalentemente di indù di oltre 24 milioni) ha diffuso vari comunicati di condanna degli omicidi.

Ostaggi francesi

Une délégation du Conseil français du culte musulman (CFCM) attendait mercredi matin de pouvoir se rendre à Bagdad pour discuter de la libération des journalistes français pris en otages, a déclaré un des vice-présidents de cette instance."Sur le plan logistique, ça pose encore un problème au niveau de la connexion entre Amman et Bagdad", faute de vols directs vers la capitale irakienne, a précisé à l'AFP ce responsable, Mohamed Bechari, président de la Fédération nationale des musulmans de France (FNMF)."Nous, on est prêts", a-t-il ajouté, soulignant que le départ de la délégation était suspendu à la décision du ministère des Affaires étrangères.La délégation comprendra M. Bechari, l'autre président du CFCM Fouad Alaoui, dirigeant de l'Union des organisations islamiques de France (UOIF), un représentant de la mosquée de Paris, Djelloul Seddiki, le secrétaire général du CFCM Haydar Demiryurek, a-t-il indiqué.Ils seront accompagnés par une autre membre du CFCM, Fatiha Ajbli, de l'UOIF, qui porte le voile, et peut-être de quelques autres personnes, a ajouté M. Bechari."Je refuse que mon foulard soit taché de sang", avait déclaré Mme Ajbli à l'issue d'une réunion dimanche au ministère de l'Intérieur, se proposant même de se "rendre en Irak" comme "otage de substitution".Les ravisseurs islamistes des deux journalistes, Christian Chesnot et Georges Malbrunot, ont fixé à la France un ultimatum pour l'abrogation de la loi sur la laïcité, qu'ils appellent "loi sur le voile islamique".

Russia

Palestina

Israele riprenderà la 'campagna' degli attacchi mirati contro i dirigenti di Hamas "ovunque essi siano". E' la risposta di Gerusalemme agli attentati kamikaze di ieri a Beersheba che sono costati la vita a 16 persone e il ferimento di altre 80 e i cui responsabili facevano parte del movimento oltranzista palestinese. L'esercito con la stella di David, che nelle ultime due settimane aveva sospeso la pratica degli attacchi mirati per concentrarsi sui militanti che lanciano razzi Qassam nel sud di Israele, avrebbero dunque ricevuto ordine di tornare a colpire 'chirurgicamente' i capi di Hamas. Lo ha detto oggi una fonte dei servizi di sicurezza israeliani, che ha spiegato come la decisione sia arrivata ieri sera dopo una consultazione tra il primo ministro Ariel Sharon e i vertici della sicurezza. "L'intenzione è ora di colpire i leader del movimento ovunque essi siano" ha detto la fonte.

Hamas ha ieri detto che l'attacco kamikaze sui bus a Beersheba è stato compiuto in risposta all'uccisione di Sheikh Ahmed Yassin a marzo e di Abdel Aziz al-Rantissi ad aprile, colpiti da Israele a Gaza dopo che un attacco suicida aveva provocato 10 morti in un porto israeliano.

E stamane i soldati israeliani hanno distrutto, con l'esplosione di cariche di dinamite, la casa della famiglia di uno dei due terroristi suicidi di ieri a Beersheba. I militari hanno fatto saltare in aria la casa di Ahmed Qawasneh, 22 anni, e intendono fare lo stesso alla casa del suo compagno e coetaneo, Nassim Jabari. Entrambi erano affiliati al movimento oltranzista palestinese Hamas.

Palestina

Conoscerà oggi la propria sorte, dalla Suprema Corte di Tel Aviv, il pacifista veronese Giordano Tommasi, 23 anni, arrestato venerdi' scorso a Gerusalemme, processato, assolto ma ancora trattenuto in Israele per aver filmato la cattura di un altro pacifista americano durante una manifestazione contro la costruzione del Muro di separazione dai Territori palestinesi. Nonostante sia stato assolto, sabato, nel processo per direttissima che lo vedeva imputato di spionaggio, Tommasi da cinque giorni non e' stato ancora rilasciato: prima detenuto in carcere, poi, da domenica, trattenuto in un centro di raccolta a Maasiahu, nei pressi dell'aeroporto di Tel Aviv, in attesa delle decisioni delle autorita' israeliane. La sua vicenda viene seguita dall'ambasciata italiana a Tel Aviv, che e' in contatto con la famiglia a Verona. Dal giorno del processo, Tommasi sta attuando lo sciopero della fame. Nell' ultimo contatto telefonico avuto con l'Italia, ha tuttavia rassicurato i familiari sul fatto che sta bene. Ieri la Corte Suprema di Tel Aviv - ha riferito la famiglia - ha accettato di esaminare l'istanza in appello del legale di Tommasi contro l'eventuale misura di espatrio nei suoi confronti. Il giovane - questo e' il motivo del suo sciopero della fame - chiede invece che le autorita' israeliane, rispettando la sentenza del tribunale che lo ha assolto, semplicemente lo rilascino, consentendogli di rientrare in Italia da cittadino libero. La Corte Suprema comunicherà oggi la propria decisione. Il padre, Lorenzo Tommasi, ha spiegato che il figlio era stato arrestato dalla polizia per essersi rifiutato di consegnare le riprese filmate con cui aveva documentato, davanti alla Porta di Damasco, il comportamento dell'esercito israeliano durante l'arresto di un suo amico americano, Peter Kevin Lawny. Nel processo cui era stato sottoposto il giorno seguente, il giudice aveva pero' assolto Tommasi, decidendone la scarcerazione. Nonostante cio' - rileva sempre il padre - il giovane veronese e' stato trattenuto dalla polizia per motivi di sicurezza' e tradotto al carcere di Tel Aviv. Tutto questo - conclude Tommasi - senza che noi famigliari fossimo messi al corrente di alcunche', se non da una telefonata domenica da parte di una cittadina italiana occasionale testimone dell'accaduto

Italia

lavoro

I 70 dipendenti della Habitus, l'azienda tessile di Valguarnera (Enna), che da mesi protestano per il mancato pagamento degli stipendi, questa mattina all'alba si sono barricati all'interno del palazzo municipale. Da piu' di un mese gli operai sono in presidio permanete nell'aula consiliare, ma questa mattina hanno chiuso le porte impedendo a dipendenti e amministratori comunali l'accesso al municipio. La decisione dopo l'ennesimo incontro disertato dall'amministratore della Habitus, l'imprenditore palermitano Giuseppe Maniscalco, che ieri avrebbe dovuto presentarsi all'ufficio provinciale del lavoro di Enna per chiarire la situazione aziendale, definire i tempi di versamento delle paghe arretrate (ben cinque mensilita') e avviare le procedure per la cassa integrazione. Si tratta del sesto appuntamento disertato da Maniscalco. Due settimane fa, in seguito a un altro incontro saltato gli operai, avevano bloccato i binari nei pressi della stazione Dittaino (Enna) e nei loro confronti era stata formalizzata la denuncia per blocco ferroviario, alla quale potrebbe ora aggiungersi quella di occupazione di edificio pubblico e interruzione di pubblico servizio. Gli operai pero' fanno sapere che usciranno solo quando otterranno gli arretrati e l'avvio della cassa integrazione. Intanto, nello stato di crisi dello stabilimento che fino a pochi mesi fa produceva per grandi marchi dell'abbigliamento, si inserisce anche un'inchiesta della procura della Repubblica di Enna sulle modalita' di cessione dell'industria, venduta con marchio Isca dal titolare Gioacchino Arena alla multinazionale francese Chargeur che aveva promesso immediati investimenti e rilancio occupazionale. Poi, pero', aveva ceduto la societa' all'imprenditore palermitano. L'azienda tra l'altro lo scorso luglio ha ottenuto un finanziamento da 99.604 mila euro con i fondi di Agenda 2000.