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'''Palestina due'''

Rischia di essere gravemente compromessa dalle forze di occupazione israeliane la stagione della raccolta delle olive, che inizia in autunno: lo sostiene uno studio dell’‘Applied research Institute of Jerusalem (Arij), un’organizzazione non-profit impegnata per lo sviluppo sostenibile nei Territori palestinesi, appena presentato. Il mancato o parziale raccolto di olive – che costituiscono il 20% dell’intera produzione agricola della Cisgiordania e di Gaza, pari a quasi il 5% del prodotto interno lordo locale – potrebbe avere ripercussioni economiche per l’intera economia palestinese e per migliaia di famiglie e le comunità che vivono soprattutto dai proventi di questo tipo di coltura. Negli ultimi quattro anni, secondo il ministero dell’agricoltura di Ramallah, l’esercito israeliano ha estirpato oltre 400.000 ulivi, con un danno pari a 60 milioni di dollari. Le piantagioni di ulivo rappresentano il 40% delle aree coltivate nei Territori Palestinesi e quasi l’80% del totale degli alberi da frutto. Molti degli ulivi sono stati sradicati come forma di punizione collettiva per il popolo palestinese o per far spazio al ‘Muro della vergogna" che il governo israeliano di Ariel Sharon sta costruendo lungo il confine e, in molti tratti, all’interno della Cisgiordania.

'''I Diritti dei bambini'''

La Giornata nazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è stata ricordata oggi, a livello istituzionale, con la consueta retorica. "Rappresenta un momento di riflessione comune su un tema cruciale: il benessere dei bambini in Italia e nel mondo" - ha affermato il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Secondo un rapporto di Eurispes e Telefono Azzurro sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, i bambini poveri in Italia sono quasi due milioni. La maggioranza di questi, circa 1.350.000, risiede al Sud. A livello europeo, peggio di noi, stanno solo Gran Bretagna, Portogallo e Spagna. Carlotta Fami, responsabile programmi dell’Ong Save the Childrens

GR ORE 19.30

Esteri

Iraq

Sembrerebbe che la cosa più difficile per gli Usa nella battaglia di Falluja, nonostante le precauzioni prese, sia stata quella di non far trapelare nulla sulla strage di civili. In parte ci sono riusciti, sono pochissimi i giornalisti che hanno potuto riportare informazioni sulla condizione della popolazione (Fadhil Badrani per la BBC, e involontariamente l'operatore nella NBC). Nessuno dei media si preoccupa di chiedere il numero dei morti civili, o di fare semplicemente due conti su chi siano realmente i 1600 morti ammessi dal Pentagono. Questo risultato è stato raggiunto accettando solo i giornalisti al seguito delle truppe Usa (i famosi embedded), nonostante da Falluja fosse giunto nei giorni precedenti un appello della comunità locale ai media, di venire a testimoniare. Resta però, nella strategia statunitense, il problema dei media arabi, mai troppo teneri con le truppe di occupazione. Non ha caso una delle prime mosse dopo l'occupazione è stata quella di formulare delle "linee guida" per i media, giornali, televisioni e radio. Sulla base dell'accusa di "incitare alla violenza" numerosi giornali sono stati chiusi, ed ai loro corrispondenti è stata vietata la ripresa della loro attività. Ma incitare alla violenza può voler dire tutto : persino riprendere una manifestazione diventa reato. E' successo il 15 aprile di quest'anno, quando i militari statunitensi hanno vietato le riprese di una manifestazione di circa 300 persone che chiedevano il ristabilimento dei servizi essenziali, come l'elettricità e l'acqua. La spiegazione fornita dal colonnello dei marines Zarcone è stata che la manifestazione aveva luogo solo per la presenza dei giornalisti, quindi la loro presenza e il loro riportare i fatti sarebbe stato considerato come un incitamento al disordine. Questo episodio non è certo l'unico, anche se dà la misura degli ostacoli che sono stati di volta in volta posti. Ma nel caso citato si trattava di giornalisti occidentali, quindi da trattare con maggiore cautela. Nonostante questo, sono 20 i giornalisti stranieri espulsi nel 2003 per avere pubblicato notizie sgradite alle forze di occupazione. Quaranta sono quelli fermati e interrogati nel corso della loro attività, 6 quelli incarcerati. Nel mirino però è rimasta soprattutto Al Jazeera, i cui uffici di Bagdad sono stai chiusi una prima volta in primavera, poi definitivamente reiterando l'ordinanza. Nonostante tutto, la televisione ha continuato a trasmettere, anche se priva di una sua sede locale. Di fronte a cotanta "spudoratezza", gli Usa hanno deciso di cambiare strategia, e per farlo si sono affidati a giornali amici. Oggi il giornale arabo Al Sharq Al Awsat, pubblicato a Londra, ha riportato le informazioni di una fonte irachena che sostiene che "il principale aiutante di Abu Al Zarqawi è l' iracheno Omar Hadid di Fallujah". Chi è costui, sconosciuto quanto lo era lo stesso Zarqawi prima che gli Usa ne facessero il loro principale nemico? Quest'uomo, di cui non si conosce molto, ha una particolarità: " è fratello dell'ultimo direttore dell'ufficio della televisione satellitare araba Al Jazeera a Baghdad prima che venisse chiusa tre mesi fa". Con questa notizia, gli Usa contano di non essere più accusati di chiudere le voci di dissenso: si prova definitivamente (per loro) che il dissenso è in realtà sostegno al terrorismo, e dunque legittimo farlo tacere. Ma cosa diranno del giornalista della Tv Al Arabya, Abdel Kader Al-Saad, arrestato l'11 novembre a Falluja? Nessun problema: l'Iraq è grande, le famiglie numerose. Ci sarà anche per lui un fratello da dichiarare nemico.

Palestina

L'Autorita' nazionale palestinese ha bocciato la proposta di un "test della pace" avanzata da Ariel Sharon. Il premier israeliano aveva suggerito che la nuova leadership dell'Anp dimostrasse la sua buona volonta' facendo cessare gli "incitamenti" alla violenza contro lo Stato ebraico ancor prima di avviare la repressione contro i gruppi armati. "Gli israeliani potrebbero cominciare con l'abbandonare la loro politica di fissare condizioni e fermare il loro incitamento contro i palestinesi", ha replicato il ministro palestinese Saeb Erekat. Nel corso di una riunione di gabinetto notturna, Sharon aveva detto di "non voler perdere tempo" per ricercare subito "un modo per far avanzare le relazioni con i palestinesi" ma aveva chiesto come prova di disponibilita' "la fine immediata" del "costante velenoso incitamento" alla violenza nelle scuole e nei media palestinesi.

Palestina due

Rischia di essere gravemente compromessa dalle forze di occupazione israeliane la stagione della raccolta delle olive, che inizia in autunno: lo sostiene uno studio dell’‘Applied research Institute of Jerusalem (Arij), un’organizzazione non-profit impegnata per lo sviluppo sostenibile nei Territori palestinesi, appena presentato. Il mancato o parziale raccolto di olive – che costituiscono il 20% dell’intera produzione agricola della Cisgiordania e di Gaza, pari a quasi il 5% del prodotto interno lordo locale – potrebbe avere ripercussioni economiche per l’intera economia palestinese e per migliaia di famiglie e le comunità che vivono soprattutto dai proventi di questo tipo di coltura. Negli ultimi quattro anni, secondo il ministero dell’agricoltura di Ramallah, l’esercito israeliano ha estirpato oltre 400.000 ulivi, con un danno pari a 60 milioni di dollari. Le piantagioni di ulivo rappresentano il 40% delle aree coltivate nei Territori Palestinesi e quasi l’80% del totale degli alberi da frutto. Molti degli ulivi sono stati sradicati come forma di punizione collettiva per il popolo palestinese o per far spazio al ‘Muro della vergogna" che il governo israeliano di Ariel Sharon sta costruendo lungo il confine e, in molti tratti, all’interno della Cisgiordania.

I Diritti dei bambini

La Giornata nazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è stata ricordata oggi, a livello istituzionale, con la consueta retorica. "Rappresenta un momento di riflessione comune su un tema cruciale: il benessere dei bambini in Italia e nel mondo" - ha affermato il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Secondo un rapporto di Eurispes e Telefono Azzurro sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, i bambini poveri in Italia sono quasi due milioni. La maggioranza di questi, circa 1.350.000, risiede al Sud. A livello europeo, peggio di noi, stanno solo Gran Bretagna, Portogallo e Spagna. Carlotta Fami, responsabile programmi dell’Ong Save the Childrens

Italia

Sciopero Alenia

E' stata superiore all' 85%, con punte del 90%, secondo i sindacati, l' adesione allo sciopero dei lavoratori dell' Alenia di Torino. Un corteo e' partito dalla stazione di Porta Susa e raggiungera' la sede del consiglio regionale dove sara' richiesto un incontro. I lavoratori oggi - afferma il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - dicono che ne' un bullone ne' una scrivania devono essere spostati da corso Marche. Lo stabilimento non deve essere chiuso, serve un piano di settore per l' aerospazio

Sciopero controllori di volo

- E' terminato alle sedici lo sciopero degli uomini radar proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil, Ugl per protestare contro l'attuale progetto di costituzione di un unico centro di controllo per i servizi al traffico aereo nell'Europa centrale. Secondo le organizzazioni sindacali, l'adesione è stata dell'ottanta per cento. L'Alitalia ha cancellato 172 voli (78 collegamenti nazionali e 94 internazionali) e ha modificato gli orari di partenza di numerosi voli. La Lufthansa ha cancellato 44 voli, circa la metà dei voli da e per l'Italia. Soppressi anche voli dell'Air France. In totale Fiumicino ha cancellato 112 voli; due voli sospesi anche a Ciampino. Lo sciopero è stato indetto per protestare contro l'accordo Ceats, sottoscritto nel 1997 dal governo italiano per la costituzione di un unico centro di controllo per i servizi al traffico aereo nell'Europa centrale. Accordo che, secondo i rappresentanti dei lavoratori, sancisce "la perdita di sovranità italiana sulla gestione del traffico aereo del nord-est del nostro Paese".

GR ORE 13,00

M.O./ ANP, BARGHOUTI POTREBBE CANDIDARSI ALLE PRESIDENZIALI

Il più popolare tra i leader palestinesi che potrebbe succedere a Yasser Arafat alla presidenza dell'Autorità palestinese è certamente Marwan Barghouti, il leader dei Tanzim, attualmente detenuto in Israele dove sta scontando una condanna a cinque ergastoli per terrorismo. Tuttavia non è chiaro se egli si candiderà alle presidenziali indette per il 9 gennaio prossimo a seguito della scomparsa di Arafat (morto a Parigi lo scorso 11 novembre). Sua moglie Fadwa ha comunque detto in un'intervista al New York Times pubblicata oggi che se BArghouti "sentirà che servire come presidente possa rispondere agli interessi del suo popolo, di certo non esiterà" a candidarsi. Fonti vicine a Barghouti hanno detto che se Fatah sceglierà come candidato per le presidenziali Abu Mazen, il leader dell'Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), lui appoggerà molto probabilmente questa scelta. Fadwa Barghouti ha detto di non sapere se il marito si farà da parte nel caso in cui sarà scelto infine come candidato il sessantanovenne Abu Mazen, figura non molto popolare tra i palestinesi, ma da lei definito "una persona sincera". Fadwa Barghouti ha detto infine che il marito ammirava "l'impegno di Arafat verso il popolo palestinese", sebbene avesse delle riserve "sulla questione della democrazia e della corruzione". La donna ha anche raccontato che il marito, che ha 45 anni, ha imparato l'inglese nelle carceri israeliane. Tra le sue letture i testi di Marx e le biografie dei leader israeliani. L'ultimo libro da lui letto è la biografia dell'ex presidente Usa Bill Clinton.

SPAGNA/ CONFERMATO ARRESTO PER 5 MILITANTI ETA

  • E' stato confermato l'arresto per cinque dei 17 sospetti militanti dell'organizzazione separatista basca dell'Eta arrestati il 16 novembre scorso dalla polizia spagnola in una retata svoltasi in varie località dei paesi Baschi e della Navarra. Altri nove militanti devono ancora essere interrogati dalla magistratura. Almeno uno è stato posto in libertà provvisoria. Lo riferisce l'agenzia Europa Press. Le persone fermate farebbero parte dell'apparato logistico dell'organizzazione ed avrebbero collaborato nel dare rifugio ai militanti operativi ed a facilitarne il passaggio in territorio francese, oltre a fornire informazioni utili per gli attentati; alcune delle persone arrestate sarebbero indagate anche per l'omicidio di un assessore avvenuto nel 2001 a Leiza. Nell'operazione, coordinata dal giudice dell'Audiencia Nacional Baltasar Garzon, sono state fermate 7 persone nella provincia basca di Guipuzcoa, 3 in quella di Vizcaya, 2 in quella di alava e 5 nella vicina regione della Navarra.

IRAQ

Scontri sono scoppiati nella moschea sunnita di Abu Hanifa, nel quartiere di Adhamiya a Baghdad, dopo che agenti della Guardia Nazionale irachena vi avevano fatto irruzione al termine delle preghiere del venerdi' festivo, il primo dopo la fine del Ramadan. Lo hanno riferito fonti giornalistiche sul posto, secondo cuoi almeno due persone sono rimaste ferite. Abu Hanifa e' considerata uno dei luoghi di culto sunniti piu' importanti dell'Iraq, ed e' stata spesso teatro di incursioni da parte delle truppe americane.

  • Poco dopo l'inizio dei disordini sono sopraggiunti soldati Usa, che hanno piazzato tiratori a vigilare sil tetto della moschea e poi sono entrati anch'essi. Alle doinne e' stato consentito uscire, ma gli uomini sono dovuti restare all'interno; decine di guardie del servizio d'ordine di Abu Halifa sono state costrette a stendersi a terra. Stando a quanto riferito, durante il suo sermone settimanale lo sceicco Adhami aveva denunciato che, dopo aver lanciato la devastante offensiva degli ultimi dieci giorni su Falluja, le truppe statunitensi si appresterebbero a fare altrettanto a Latifiyah: la citta', situata pochi chilometri a est di Baghdad, costituisce un'enclave sunnita ai margini dell'Iraq meridionale, a larghissima maggioranza sciita, verso il quale rappresenta una sorta di accesso privilegiato, soprattutto per chi proviene dalla capitale. Di recente Latifiyah sembra essersi trasformata in una vera e propria terra di nessuno, ove innumerevoli stranireri, ma anche comuni cittadini iracheni, sono stati sequestrati e sovente trucidati dai guerriglieri fondamentalisti sunniti.

ALENIA: SINDACATI, 85% ADESIONE SCIOPERO A TORINO

E' stata superiore all' 85%, con punte del 90%, secondo i sindacati, l' adesione allo sciopero dei lavoratori dell' Alenia di Torino. Un corteo e' partito dalla stazione di Porta Susa e raggiungera' la sede del consiglio regionale dove sara' richiesto un incontro. I lavoratori oggi - afferma il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - dicono che ne' un bullone ne' una scrivania devono essere spostati da corso Marche. Lo stabilimento non deve essere chiuso, serve un piano di settore per l' aerospazio

PRESIDENTE VITTIME STRAGE BOLOGNA, MANCA FU ISCRITTO A P2

Apprendiamo dalla stampa che Enrico Manca e' stato accolto all'interno del partito della Margherita che fa parte della Gad (Grande Alleanza Democratica). L'onorevole ridiscende nel campo della politica attiva dopo un silenzio molto apprezzato. Confidiamo che non sia sfuggito, per mancanza di memoria, che Manca e' stato iscritto alla loggia Massonica P.2. tessera 2148. Lo rileva, in una dichiarazione, Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari vittime della strage alla stazione di Bologna (2 agosto 1980, 85 morti e 200 feriti). A noi e' ben presente - afferma Bolognesi - che il Gran Maestro della Loggia Massonica P2 Licio Gelli e i suoi accoliti si sono distinti per i depistagli sulle stragi, per la sovvenzione alle bande armate neofasciste e nella corruzione del nostro paese.

gror041119 (last edited 2008-06-26 10:01:14 by anonymous)