GOVERNO PREPARA PIANO EMERGENZA PER ELEZIONI PARZIALI

Il governo ad interim iracheno ha deciso di lasciare vacanti alcuni seggi della prossima assemblea nazionale per permettere ai distretti che potrebbero non partecipare alle elezioni di gennaio di avere l'opportunità di contribuire all'amministrazioen del Paese in un secondo momento. Il piano d'emergenza è parte del progetto messo a punto dal governo alla luce del continuo aumento di violenza che sta interessando il Paese, soprattutto per quel che riguarda le aree a prevalenza sunnita. Lasciare vacanti alcuni seggi all'assemblea, che andrebbero in prevalenza ai sunniti, sarebbe inoltre un modo per bilanciare in sede parlamentare la presenza sciita, predominante nel Paese. Il ministro degli Esteri iracheno Hoshyar Zebari ha spiegato che il progetto è indice della volontà del governo di rassicurare la comunità internazionale e i Paesi confinanti sul fatto che gli iracheni che potrebbero boicottare le elezioni non saranno ignorati. Nell'annunciare la data delle elezioni (il prossimo 30 gennaio) il portavoce della Commissione Elettorale Indipendente dell'Iraq, Farid Ayar, aveva detto domenica che l'esclusione di una qualsiasi delle province irachene dal voto "non è legale" perché "la legge considera l'Iraq un unico collegio". La campagna elettorale comincerà il 15 dicembre e dovrebbe concludersi 48 ore prima dell'inizio del voto. Al momento sarebbe stata accettata la partecipazione di 122 dei 195 partiti politici che si sono registrat

UCRAINA: ELEZIONI, ANCORA 3000 OPPOSITORI IN PIAZZA

Circa 3000 manifestanti presidiano ancora questa mattina la piazza dell'Indipendenza di Kiev, la capitale ucraina, ove oltre 200 tende sono state issate dai sostenitori del candidato dell'opposizione alle presidenziali di domenica, Viktor Yushenko. Yushenko contesta i risultati fraudolenti del voto vinto dal primo ministro filo-russo Viktor Yanukovic e ieri ha portato in piazza centomila manifestanti. Per oggi si prevede che i contestatori dei risultati ufficiali siano ancora piu' numerosi perche' l'opposizione sta facendo affluire autobus, camion e pullman dalle varie provincie alla capitale. Ieri, dopo la grande manifestazione che ha raccolto migliaia di persone nella piazza principale della capitale ucraina, Piazza dell'Indipendenza, i dimostranti hanno bloccato le principale arterie del traffico di Kiev con delle barricate. In alcuni momenti si è temuto fortemente che la protesta potesse degenerare in volenza, data anche la presenza di migliaia di poliziotti in assetto antiguerriglia. In serata, numerose tende sono state montate per proteggere dal freddo i manifestanti che intendevano rimanere ad occupare la piazza. Oggi inoltre il parlamento ucraino terra' una seduta straordinaria per esaminare la situazione; ieri l'assemblea municipale di Kiev aveva lanciato un appello ai deputati a non riconoscere i risultati elettorali. Durante la sessione di emergenza del parlamento nazionale, i sostenitori di Yushchenko intendono votare una mozione di sfiducia nei confronti della commissione elettorale e annullare i risultati ufficiali. Se il parlamento non interverrà per risolvere la crisi, non ci sara' altra scelta che bloccare strade, aeroporti e occupare i municipi, secondo Yuliya Tymoshenko, alleata di Yushchenko.

Diversa accoglienza ai risultati dalle diplomazie internazionali: Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato a Yanukovych un messaggio di congratulazioni per la vittoria, mentre gli osservatori internazionali hanno denunciato diverse irregolarità nello scrutinio. Il senatore americano Richard Lugar, presidente del Comitato relazioni esterne del Senato Usa, ha sollevato forti obiezioni, dicendo che a Kiev si è assistito a un "programma concertato e forzoso di frodi e abusi". Anche l'Unione europea ha chiesto un'urgente revisione dei risultati e ha minacciato di richiamare i 25 ambasciatori presenti in Ucraina.

Si riuniscono i negoziatori in palestina

Il quartetto dei mediatori diplomatici nel conflitto israele-palestinese si e' riunito nella localita' egiziana di Sharm el-Sheikh, a margine della conferenza internazionale sull'Iraq: l'incontro a carattere informale e' stato il primo dalla morte del presidente palestinese, Yasser Arafat. Il segretario di Stato nordamericano, Colin Powell, il suo collega russo, Sergei Lavrov, il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, e l'alto rappresentante della politica estera e di sicurezza dell'Ue, Javier Solana si sono riuniti per una colazione di lavoro centrata sul futuro del conflitto palestinese (presenti anche il commissario agli affari esteri Ue, Benita Ferrero-Waldner e il ministro degli esteri olandese Bernard Bot, il cui Paese e' presidente di turno dell'Ue). Sul tappeto temi delicati come le prossime elezioni in Palestina, la sicurezza nei territori, il finanziamento dell'Autorita' Nazionale palestinese e ovviamente il quadro delineatosi dopo la morte dello storico leader palestinese. Il 'quartetto di Madrid' -composto da Ue, Onu, Russia e Usa- fu creato nel luglio del 2002, dopo il primo appello del presidente statunitense George W. Bush, per la creazione di uno Stato palestinese indipendente che coesista a fianco di Israele. Da allora si e' sempre riunito con regolarita' sulla base del piano di pace noto come roadmap, ma i suoi sforzi sono stati spesso annullati dagli eventi sul terreno. L'ultimo incontro al massimo livello era avvenuto lo scorso settembre, a margine dell'ultima Assemblea dell'Onu, a cui erano seguiti contatti regolari a livello di inviati speciali, l'ultimo domenica scorsa in Israele. E secondo il quotidiano egiziano An Ahram, domenica al Cairo si si svolgera' un colloquio tra il presidente egiziano Hosni Mubarak e il candidato alla presidenza dell'Autorita' palestinese Abu Mazen e con il primo ministro palestinese Abu Ala.

IRAQ: UCCISO ESPONENTE CONSIGLIO ULEMA SUNNITA

Un altro importante esponente degli ulema sunniti e' caduto sotto i colpi della guerriglia stamane a Miqdadiya (100km a nord-est di Baghdad, non lontano da Baquba, importante citta' sunnita). Sheikh Ghalebal-Zuheir era un componente del Consiglio degli Ulema, massima autorita' della comunita' sunnita nel Paese. Non e' chiaro se l'assassinio abbia un qualche rapporto con l'uccisione avvenuta ieri di un altro autorevole esponente sunnita, lo sceicco Faidh Mohammed Amin al-Faidh, assassinato ieri a Mosul, e che era fratello del portavoce a Baghdad del Consiglio stesso, Mohammed Bashar al-Faidhi.

AFGHANISTAN/ L'ONU CONFERMA LA LIBERAZIONE DEGLI OSTAGGI

L'Onu ha confermato la liberazione dei tre dipendenti tenuti in ostaggio in Afghanistan. I tre sono stati portati in un ospedale da campo della Nato per essere visitati dai medici. La notizia del rilascio è arrivata poche ore dopo che le forze americane ed afgane avevano compiuto un raid in due case nel centro di Kabul. Nel corso dell'operazione sono state arrestate dieci persone in connessione con i rapimenti. La maggior parte delle persone arrestate sono state rilasciate dopo essere state interrogate, ha detto un dirigente dei servizi segreti afgani. Non è chiaro al momento se l'arresto di un medico che lavorava in una clinica dell'Onu in città abbia contribuito ad accelerare la liberazione degli ostaggi. Le autorità afgane ritengono che a compiere il rapimento sia stata una banda criminale, che per la liberazione dei tre dipendenti Onu pretendeva un riscatto. Rimane non chiaro se i rapitori avessero agito per conto di un gruppo legato ai talebani.

COSTA D'AVORIO/ PROTESTA DELLA STAMPA D'OPPOSIZIONE

Sette gioornali d'opposizione ivoriani, chiusi durante la recente ondata di violenza nel Paese, hanno pubblicato ieri una edizione speciale congiunta per protestare contro quello che hanno qualificato di alba del fascismo in Costa d'Avorio. "Noi rifiutiamo di morire" dice la prima pagina di questa edizione speciale di dodici pagine, distribuita gratuitamente nella capitale economica del Paese, Abidjan. Il regime di Gbagbo impone un blackout alla stampa in Costa d'Avorio dicono i giornali. Nessuno dei sette giornali ha l'autorizzazione ad essere pubblicato dopo che il presidente ivoriano Laurent Gbagbo ha dato il via il 4 novembre a una nuova offensiva contro la ribellione che controlla il nord del Paese. Edipresse, l'unica azienda di distribuzione della stampa in Costa d'Avorio, ha rifiutato di distribuire l'edizione speciale, temendo per la sicurezza dei suoi dipendenti.