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G.R. 19,30

Nuova udienza del processo di Genova

Oggi trentatreesima udienza a Genova. Attesa e interesse per un teste importante: Angelo Gaggiano, funzionario PS e responsabile di piazza il 20 luglio per il corteo delle tute bianche e il 21 in piazzale kennedy.

Gaggiano, ridondandante quanto il suo cognome, si conferma come un po' tutti se lo aspettavano: deciso, perentorio ma allo stesso tempo macchietta di se stesso nel rincorrere le contraddizioni in cui cade, poco sfruttate a pieno - forse - dagli avvocati difensori.

Gaggiano - superbo e arrogante - prende la prima ora e mezza di udienza come una passeggiata, grazie alle domande del pm canepa, ma si ritrova poi in ben altre situazioni quando e' la difesa a porre le questioni...

Specifica per ben quattro volte di non ricordare assolutamente gli orari delle sue comunicazioni, come se bastasse per giustificare amnesie poco credibili per chi come lui ricopriva un ruolo di tale importanza nelle giornate genovesi.

Gaggiano, responsabile di piazza in quelle giornate, riesce a non riconoscere via tolemaide in una ripresa dei vigili ("ci sono stato dalle 8 del mattino", dice a giustificare la stanchezza, con cui ripara alle dimenticanze..), dice che il 20 i manifestanti si stavano armando ma non sa dire chi glielo avrebbe detto, non ha idea di chi avesse i tonfa o i manganelli normali (eppure il reparto mobile di Roma e' con lui il 21...)

Degna di un moviolista di lungo corso la sua ricostruzione della carica: guardando i filmati, prima dice di vedere davanti a se dei giornalisti. un minuto dopo decide per la carica. "Erano armati", sentenzia. Chapeau, non c'e' che dire. A quest'ora probabilmente avra' gia' dimenticato di essere stato per 6 ore in un'aula di tribunale...

Poco dopo riesce anche a fare meglio: guarda un video e descrive la situazione come normale, calma. Un secondo dopo si vede partire un lacrimogeno, segnale della carica...Per Gaggiano sono i cinque minuti piu' lunghi dell'udienza: risponde con domande, tossisce fino a che si risiede e ricomincia a parlare col tono di voce di chi e' beccato con le mani nella marmellata. Poi per riprendersi...gran finale con un po' di sano machismo sbirraiolo: quando si carica si carica, non si sta a vedere chi si carica, si i feriti li ho visti, ma non potevo mica fermarmi, fino al capitolo infermeria, dove traballa ancora. Il 21 luglio a un certo punto Gaggiano comunica via radio che deve andare in infermeria perche' colpito a una spalla. Dice di non esserci stato, anzi poi si, un minuto (e lo dice dopo aver ascoltato le comunicazioni radio...inequivocabili) ma un minuto solo (ma dalle comunicazioni radio sono almeno otto)... Il minuto dopo che la carica e' partita, il responsabile di piazza, in piazza non c'e'.

Troppo astuto per passare da ingenuo, Gaggiano dovra' chiedere ancora qualche pausa caffe' all'improvviso (oggi ne ha chiesto tre), quando martedi' prossimo si dovra' ancora presentare in tribunale: continuera' il controesame della difesa, l'accusa presentera' nuovi video e ancora controesame. A la prochaine. ovvero a martedì prossimo.

PALESTINA

La Palestina, come sapete, è reduce dalle elezioni presidenziali. Mahmud Abbas (Abu Mazen) e' stato formalmente dichiarato il nuovo presidente dell'Autorità Palestinese ieri, 10 gennaio. Fonti della Commissione elettorale palestinese hanno affermato che il sette per cento dei voti espressi domenica alle presidenziali dell'Anp è stato annullato, perché non corretto. Sulla maggioranza delle schede annullate era stato segnato il nome di Yasser Arafat. Immediatamente dopo l'elezione di Abu Mazen a leader dell'AP, Israele e Stati Uniti si sono precipitati a chiedere al nuovo presidente "l'eliminazione dei gruppi terroristici palestinesi", ossia dei gruppi di resistenza che combattono l'occupazione ultratrentennale delle terre palestinesi da parte di Israele. La questione dell'aspetto militare dell'intifada ha recentemente assunto una posizione centrale nelle discussioni di esperti ed analisti politici palestinesi, i quali, come riportato nel sito arabmonitor, sono stati d'accordo che la decisione ultima di smilitarizzare l'intifada spetta solo al popolo palestinese costretto a sostenere l'impatto delle quotidiane aggressioni israeliane. Dello stesso parere anche Hamas, che, attraverso il suo leader al-Zahar, afferma che la decisione di deporre le armi tocca solo ai palestinesi, che le usano per difesa. Sulla possibilità che Hamas partecipi al prossimo governo palestinese, al-Zahar non lo ha escluso, dichiarando però che tutto dipenderà dall'agenda del governo stesso. Ma la repressione del popolo palestinese continua. Dopo il Muro, ecco il progetto del fossato L'Associated press cita fonti ufficiali anonime israeliane che hanno rivelato l'esistenza di un piano delle forze armate che prevede la costruzione di un fossato lungo il confine tra la striscia di Gaza e il territorio egiziano, nei pressi di Rafah, lungo l'asse Filadelfi, che se venisse approvato potrebbe rendere necessaria la demolizione sino a tremila case abitate da famiglie palestinesi. Il progetto vorrebbe impedire il contrabbando di armi dall'Egitto. La decisione dipende dal Procuratore generale. Il ministro palestinese Saeb Erekat ha definito il progetto "una catastrofe, un disastro per i palestinesi". Stando all'Onu, negli ultimi quattro anni la pratica criminale di radere al suolo le case della popolazione ha trasformato in senzatetto 24 mila abitanti della striscia di Gaza. L'ampiezza della distruzione, ora all'esame, dipende dalla larghezza del fossato, che qualcuno vorrebbe addirittura superiore ai 25 metri, e potrebbe estendersi per oltre tre chilometri: una devastazione degna dello tsunami. E mentre si parla di prossimo incontro tra Abu Mazen e Sharon che potrebbe aver luogo nelle prossime due settimane, nove palestinesi sono stati arrestati nell'area di Nablus e diversi colpi di mortaio sono caduti sugli insediamenti illegali nella striscia di Gaza, come nei pressi di postazioni delle truppe di occupazione che stazionano nell'area.

Due palestinesi della milizia tanzim sono morti in Cisgiordania, a Tulkarem, in un conflitto a fuco in cui è rimasto ferito anche un poliziotto israeliano e una donna. Secondo la radio israeliana che riporta la notizia, i poliziotti erano entrati nel villaggio di Shweika in cerca di vetturee rubate quando i tanzim hanno aperto il fuoco contro di loro. Ed è palestinese il primo studio nel mondo arabo, che analizza gli omicidi di donne. Questa ricerca ha come primo obiettivo l'esaminare la situazione del fenomeno in Palestina e quindi monitorare l'assistenza alle vittime e a chi indaga sui delitti.

IRAQ

Aeronautica prima forza Ue a impiegare aerei senza pilota Avranno il loro battesimo operativo a Nassiriya, in Iraq, i primi aerei senza pilota che la Difesa italiana ha acquistato dagli americani. I 'Predator' arriveranno in Iraq nei prossimi giorni e consentiranno un migliore controllo della provincia di Dhi Qar in vista delle elezioni di fine mese. L'Aeronautica Militare italiana e' la prima forza aerea europea a impiegare i Predator. L'Italia ne ha acquistati per il momento quattro, che sono gia' operativi nella base di aerea di Amendola.

Una bomba è esplosa questa sera nelle vicinanze del quartier generale della commissione elettorale e al principale edificio della polizia a Bassora, nel sud dell'Iraq. Lo riferiscono testimoni oculari. Al momento non ci sono notizie di vittime Sette agenti di polizia sono rimasti uccisi nell'esplosione di un'autobomba davanti a un commissariato a Tikrit. A Yussifiya, a sud di Baghdad, un ordigno è esploso al passaggio di un minibus, uccidendo otto iracheni che erano a bordo. Secondo la polizia, tre passeggeri sopravvissuti sarebbero stati successivamente sequestrati. A Samarra un ordigno ha colpito una pattuglia delle forze collaborazioniste, uccidendo due Guardie nazionali. In un'altra esplosione, sempre a Samarra, è stato ucciso un poliziotto. Fonti militari americane hanno corretto l'informazione divulgata ieri, probabilmente per ragioni di immagine: a essere stato stato distrutto nell'esplosione di un ordigno a Baghdad è stato un veicolo blindato Bradley e non un carro armato Abrams. Nell'episodio due soldati statunitensi sono morti e quattro sono rimasti feriti.

Allawi: ci sono zone non sicure che potrebbero non partecipare al voto Il premier ad interim iracheno Iyad Allawi non perde occasione per apparire. Lo fa di solito o in televisione o nelle conferenze stampa, che sta moltiplicando durante la campagna elettorale, non potendo andare tra gli elettori nel timore di subire attacchi. Come riferito dall'Ap, oggi Allawi ha ammesso che ci sono aree nel Paese che non sono sufficientemente sicure e per questa ragione potrebbero non partecipare al voto, ma ha detto che a suo avviso non si tratterà di zone vaste. Intanto, un gasdotto è stato sabotato tra Kirkuk e la raffineria di Baiji. Secondo una fonte della Compagnia petrolifera del nord ci vorranno cinque giorni per riparare i danni. In un'altra esplosione, a sud di Kirkuk, degli oleodotti che corrono vicini uno all'altro hanno subito dei danni non ancora quantificabili.

Gli attentati della guerriglia contro le infrastrutture petrolifere ed elettriche in Iraq sono costati al paese 10 miliardi di dollari. Lo ha detto oggi il primo ministro iracheno Iyad Allawi alla televisione statale al Iraqiya.

NEPAL: Divorziate per forza chiedono protezione

Almeno 200 donne musulmane del distretto Parsa hanno chiesto al governo di occuparsi del loro caso di donne costrette al divorzio: i mariti le hanno "messe sulla strada", sono senza mezzi per vivere, non possono provvedere all'educazione dei propri figli, hanno riferito, sottolineando che sono circa 500 le donne del distretto in quella situazione.

Le donne nepalesi non hanno libertà e, soprattutto nei villaggi, sono vittime di violenze di ogni tipo. Molte sono picchiate e uccise dagli uomini della propria famiglia ma non esiste una legge contro la violenza domestica che le tuteli. Subiscono di continuo la violazione dei pochi diritti loro riconosciuti e non riescono a difendersi anche perché il 75% è analfabeta. La situazione è aggravata dal fatto che lo Stato non riconosce a una donna la cittadinanza fino a quando non sia il marito a decidere di farne richiesta per lei e nella maggior parte dei casi il marito non lo fa perché non vuole riconoscerle il diritto di proprietà sui suoi beni. Non avere la cittadinanza vuol dire, in pratica, non poter aprire un conto corrente in banca, non poter prendere una stanza in affitto, non poter svolgere alcuna attività presso gli uffici pubblici, non poter avere il passaporto e quindi non poter viaggiar senza il consenso del padrone/consorte. Ci sono poi aspetti ancora più gravi. La donna é spesso tacciata di stregoneria per ignoranza oppure quando la comunità la ritiene un elemento di disturbo. Non ha il diritto di scegliere l'uomo da sposare ed è vittima di matrimoni precoci, combinati quando è ancora bambina. È sottoposta a violenze e torture psicologiche quando, alla contrazione del matrimonio, iniziano le dispute sulla dote. La poligamia è molto diffusa.

NEPAL: STUDENTI DI OPPOSIZIONE IN PIAZZA CONTRO IL ‘CARO PETROLIO

Numerosi studenti dei partiti politici nepalesi di opposizione sono scesi in piazza oggi nella capitale Kathmandu per protesta contro il significativo aumento dei prezzi del petrolio deciso ieri sera dal governo. Intonando slogan anti-monarchici e anti-governativi, gli studenti, appartenenti ad associazioni affiliate al ‘Congresso nepalese’ e al Cnp-Ulm, sono scesi in strada in varie zone della città, danneggiando alcuni automezzi delle autorità e dando fuoco a pneumatici. Secondo fonti studentesche, la polizia ha dichiarato in stato di fermo una decina di manifestanti. Contro il ‘caro petrolio’ hanno manifestato oggi a Kathmandu anche i tassisti. È la terza volta in cinque mesi che il governo del primo ministro Sher Bahadur Deuba aumenta i prezzi del carburante; in conseguenza di questa politica, i proprietari di aziende di trasporto nell’ovest del Nepal hanno aumentato i prezzi dei biglietti degli autobus fino al 30%, recando particolare danno agli abitanti locali, in maggioranza agricoltori e con scarsi mezzi di sussistenza. Anche nell’est la gente ha espresso il proprio malcontento: le due principali città, Biratnagar e Dharan, si sono fermate oggi per protesta contro i rincari.

CILE: Due candidate alle presidenziali

Nella corsa alla presidenza per la prima volta sono due le donne che si contendono la nomina: si tratta della cristiano-democratica Soledad Alvear e della socialista Michelle Bachelet, entrambe impegnate nelle fila del centrosinistra, la coalizione multipartitica al potere dal 1990, cioè dalla fine del regime di Pinochet.

Di recente, nonostante l'opposizione della Chiesa cattolica e dei gruppi conservatori, il presidente cileno Ricardo Lagos ha firmato la "legge sul matrimonio cileno" che garantisce ai cileni il diritto al divorzio: con la nuova legge le coppie possono divorziare dopo un anno di separazione, se c'è accordo, dopo tre anni se solo uno dei coniugi vuole il divorzio. Il Cile era l'ultimo paese dell'America del Sud a considerare il divorzio illegale; la nuova legge, che riscrive il codice sul matrimonio del 1884, era stata introdotta in aprile ma è diventata effettiva questa settimana.

COLOMBIA : ucciso giornalista radio

Un commando armato ha ucciso oggi a colpi d'arma da fuoco a Cucuta (Colombia settentrionale) il giornalista radiofonico Julio H. Palacios. Il colonnello della polizia Jose' Humberto Henao ha spiegato che Palacios e' stato attaccato da due uomini a bordo di una motocicletta che sono riusciti a dileguarsi rapidamente. A causa dei suoi editoriali polemici, il giornalista aveva subito negli anni scorsi due altri attentati.

ITALIA

Scontro treni, domani ferrovieri fermi per 10 minuti

Domani si fermano 10 minuti i ferrovieri in memoria delel vittime dell'incidente di Bolognina di Crevalcore. E' l'iniziativa decisa dalle segreterie nazionali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Sma-Fast, Ugl Ferrovie e Orsa Ferrovie anche per chiedere che "si faccia di tutto perchè queste cose non accadano mai più". I sindacati, ricordano in una nota unitaria, hanno, in ripetute occasioni, rivendicato "la necessità di miglioramento dei livelli di sicurezza del trasporto ferroviario, per quanto riguarda le attrezzature tecnologiche, le normative che regolano la circolazione e le modifiche all'organizzazione del lavoro". E ora " il gravissimo incidente di Bolognina, obbliga a una rigorosa analisi delle condizioni nelle quali si svolge l'esercizio ferroviario, con l'obiettivo di individuare gli interventi atti ad impedire il ripetersi di altri tragici eventi".

CARCERE

I TROPPI MORTI DI SECONDIGLIANO lettera dal carcere che ci riorda quali sono le condizioni sanitarie e di vitadei detnuti e delle detenute Vogliamo mettervi al corrente di quello che accade in questo carcere.

Questo non è un carcere, bensì un lazzaretto dove il Dap parcheggia tutti gli ammalati gravi in attesa che muoiano e se non muoiono da soli ci pensa qualche dottore compiacente a sostituire la terapia ai pazienti detenuti, così muoiono prima.

Qui i detenuti muoiono ad un ritmo impressionante, tra l'insofferenza ed il menefreghismo del personale medico, proprio coloro che sono preposti alla tutela e alla salvaguardia della salute dei detenuti. L'ultimo decesso avvenuto in questo carcere fu il 22 corrente mese, ma in precedenza ce ne fu un altro il 23 sempre di dicembre. Il paziente detenuto che morì il 2 o 3 dicembre si lamentava col dottore del reparto C.D.T. che gli faceva molto male al petto. E questo andò avanti per diversi giorni, finche un bel giorno questo giovane 22enne lo trovarono morto. .Mentre l'ultimo deceduto 22.12.04 fu trovato morto sdraiato sul pavimento nudo in una cella di punizione dove era stato tradotto dopo aver protestato per la mancanza di terapie. Queste alcune delle persone morte in questo carcere, ma sono molti i morti, solo che non sappiamo i nomi. Questi i nomi dei morti di cui siamo venuti a conoscenza: Racco Francesco, Rosmini Diego e Albanese Francesco. Sarebbe stato sufficiente che venissero ricoverati in ospedale e queste persone oggi sarebbero vive. C'è stata proprio la volontà di questa Direzione a voler far morire queste persone, perché l'art. 11 dell’ordinamento penitenziario prevede che in caso di pericolo di vita il Direttore può trasferire un detenuto in ospedale e poi informa le autorità competenti. Tra l'altro il Racco Francesco morì principalmente per colpa del dirigente sanitario che gli cambio la terapia, e quindi Francesco chiese al dottore perché gli cambiavano la terapia, il dottore gli rispose che qui comandano loro, pertanto sanno loro che terapia dargli. Dopo qualche giorno Francesco Racco morì. In Italia dal codice di penale è stato tolto l’articolo che prevedeva la pena di morte, è stato tolto dal codice ma di fatto la pena di morte esiste ancora! Le esecuzioni avvengono in un altro modo ma sempre di condanne a morte si tratta ed è inutile che il ministero della giustizia si giustifichi dicendo che si tratta di suicidi o di morti naturali.

Questi sono gli stralci di una lettera spedita dal carcere di Secondigliano a fine dicembre 2004

Incendio dell'Orso

continuano ad arrivare numerosi comunicati di solidarietà al centro sociale orso che lo ricordiamo è stato incendiato la scorsa notte I danni sembrano ingenti seppur solo alle strutture mobili e ai materiali in magazzino. Le compagne e i compagni dell'Orso sospettano sia opera di frange dell' estrema destra milanese. solidarietà del loa Acrobax e del Collettivo universitario Valle Giulia Padova

VARIE

L’AFRICA VISTA DALLA STAMPA ITALIANA, SOLO GUERRE E VECCHI CLICHÉ

Spettacolarizzata, stereotipata, emarginata ma forse un po’ meno dimenticata: è l’immagine dell’Africa che appare su gran parte dei mass-media italiani, in particolare sui quotidiani, secondo una ricerca dell’‘Osservatorio su comunicazione e Africa’ dell’Università di Siena. Un continente – 54 Paesi e un popolazione stimata tra 800 e 900 milioni di persone - visto ancora e soltanto “alla deriva”, piagato da guerre e carestie cicliche, condannato all’afropessismo che lo ammanta da sempre: così viene raccontata l’Africa al pubblico italiano, anche se – si legge nell’introduzione della ricerca – “vi è ormai un’indubbia e consistente presenza” del continente nel panorama informativo del nostro Paese. Più qualità che in passato, ma ancora gravi carenze sotto il profilo qualitativo. In sintesi, sulla carta stampata nostrana si parla di Africa si parla quasi sempre in chiave di emergenze, di guerre interetniche o religiose, spiegando raramente i meccanismi che portano – per esempio – allo sfruttamento sistematico delle risorse naturali. L’indagine – dal titolo ‘Africa scomunicata?’, a cura di Maurizio Boldrini, Giulio Cederna, Marcello Flores e Giovanni Zozzini, con la partecipazione di Amref – evidenzia che si continua a guardare a questo continente con gli occhi del nord del mondo, cioè da quel “flusso a senso unico” che esclude le fonti di informazioni locali. Uno dei due mesi presi in esame della ricerca ha coinciso in realtà con un momento nell’anno in cui l’Africa ha avuto una seppur relativa ‘vetrina’ sui media: in aprile per la doppia ricorrenza del decennale del genocidio in Rwanda e della fine dell’apartheid in Sudafrica; proprio il Sudafrica ha attirato l’attenzione anche per le elezioni di aprile e l’assegnazione del mondiale di calcio 2004, un evento capace comunque di alimentare l’attenzione del circuito mediatico se non altro per l’enorme mole di interessi pubblicitari ed economici che muove. Una parte della ricerca – promossa dal dipartimento di scienze della comunicazione dell'Università – comprende anche un’analisi dei giornali africani svolta a Nairobi, osservatorio privilegiato del continente.

G.R. 13,00

PALESTINA: ABU MAZEN PRESIDENTE CON IL 65%

All'indomani della vittoria elettorale, il nuovo presidente palestinese Abu Mazen - un fautore della linea pragmatica - ha ricevuto numerosi messaggi di rallegramento dall'estero e felicitazioni altrettanto significative da parte dei gruppi islamici palestinesi, che pure hanno boicottato il voto. Nelle prime dichiarazioni, Hamas e la Jihad islamica assicurano che coopereranno con lui. L'esito definitivo della votazioni doveva essere annunciato nella mattinata, ma e' slittato di alcune ore. Secondo la stampa odierna sembra confermato che egli abbia ricevuto almeno il 65 per cento dei voti: un'affermazione netta, che nessuno dei suoi rivali contesta. Da Gerusalemme giungono primi segnali positivi. Il quotidiano Yediot Ahronot prevede imminente un incontro fra Abu Mazen e il premier Ariel Sharon. Fra i primi israeliani a congratularsi con Abu Mazen vi e' stato il leader laburista Shimon Peres, con una telefonata. Oggi intanto il premier Ariel Sharon presentera' alla Knesset il suo nuovo governo che includera' oltre al Likud (40 seggi) anche i laburisti di Shimon Peres (19 seggi) e il partito ortodosso del Fronte della Torah (5 seggi). L'obiettivo principale del governo e' di iniziare entro quattro mesi il ritiro israeliano da Gaza e losgombero di migliaia di coloni. Ma oggi Sharon ha scoperto che la sua maggioranza di 64 deputati su un totale di 120 e' solo sulla carta: perche' stamane la destra radicale del Likud ha deciso di votare contro il nuovo governo, per impedire il ritiro. Nelle ore precedenti al voto Sharon dovra' quindi cercare di ottenere il sostegno della opposizione di sinistra.

IRAQ: SEMPRE PIU' IMPROBABILI LE ELEZIONI

Si sono dimessi tutti i 13 membri della commissione elettorale della provincia sunnita irachena di Al Anbar. Lo riferisce un quotidiano locale, spiegando che i membri della commissione sono stati minacciati dagli insorti e ora si nascondono. E' impossibile far svolgere le elezioni- ha dichiarato al quotidiano Saad Abdul Aziz Rawi, capo della commissione elettorale, aggiungendo che le autorità si illudono di poter tenere in questa provincia le elezioni del 30 gennaio. La provincia di Al Anbar racchiude alcune delle roccaforti degli insorti, come Falluja e Ramadi, e gli attacchi hanno reso difficile la registrazione degli elettori. Intanto un sabotaggio ha paralizzato la raffinazione del petrolio nel nord dell'Iraq, mentre procede con ritmi blandi il flusso delle esportazioni. Lo hanno reso noto oggi fonti del settore. Gli attacchi dei giorni scorsi a installazioni petrolifere, strade e condotte che riforniscono le centrali elettriche, hanno praticamente bloccato questo settore vitale per l'economia irachena. Il sistema e' virtualmente bloccato. Speriamo che basti una settimana per riportare in attivita' le raffinerie e un po' di piu' per il settore delle esportazioni, ha detto un funzionario che ha voluto conservare l'anonimato. Nel dopoguerra le installazioni petrolifere nel nord hanno diminuito la loro produzione a 700.000 barili per giorno, 500.000 dei quali vengono esportati attraverso un oleodotto che giunge al porto turco di Ceyhan. Il flusso attraverso questa linea e' rimasto bloccato dal 18 dicembre in seguito ad un sabotaggio. Resta invece normale l'esportazione attraverso i terminali nel sud del paese, anche se il maltempo potrebbe rallentare le operazioni di carico sulle navi. Le autorità irachene hanno arrestato oggi 147 sospetti, tra cui un cittadino saudita, in una serie di operazioni svoltesi in tutto il Paese. Lo hanno riferito fonti dell'esecutivo di Baghdad con un comunicato. Nella nota del governo il cittadino saudita è identificato come Abdullah Hussein Ali, e si spiega che è stato catturato insieme a tre iracheni a Mosul, nel nord dell'Iraq. L'uomo è stato trovato in possesso di "volantini che incitano al terrorismo". L'esercito iracheno, si riferisce nel comunicato, ha fatto irruzione nella moschea Sumar di Mosul, dove ha arrestato cinque sospetti; altri 27 sono stati presi in consegna a Mashtal, nella periferia di Baghdad. Quest'ultimi erano in possesso d'armi. Nella zona di Qaraghol e Sayed Abdullah sono state arrestate 32 persone, mentre a nord sono stati catturati altri 79 sospetti. Il ministro iracheno per i Diritti Umani, Bakhtiyar Amine, ha detto il mese scorso che 335 stranieri sono attualmente detenuti nelle carceri irachene. La maggioranza di essi provengono da Paesi arabi: tra essi 56 dalla Siria, 59 dall'Arabia Saudita e 61 dall'Egitto.

TORTURE AD ABU GHRAIB: PROCESSO A UN MILITARE

Charles Graner, uno dei principali protagonisti dello scandalo degli abusi americani sui detenuti iracheni ad Abu Ghraib, si presenterà davanti alla corte marziale statunitense per le dichiarazioni preliminari. Graner, 36 anni, è accusato di cospirazione a fine di maltrattamento di prigionieri iracheni, aggressione, abbandono dell'equipaggiamento, atti indecenti. La giuria chiamata a decidere sulla colpevolezza o meno dell'imputato è formata da 4 ufficiali dell'esercito americano e sei militari anziani. La sentenza dovrebbe essere pronunciata tra circa una settimana. A testimoniare contro l'imputato sono stati chiamati anche alcuni membri della 372esima Compagnia della Polizia Militare che hanno patteggiato la pena. Se giudicato colpevole, Graner potrebbe essere condannato a una pena di 17 anni e mezzo, da scontare in un carcere militare. Alla vigilia del processo, Graner ha detto di avere ancora "un atteggiamento positivo" e di riuscire a "sorridere". L'esercito americano ha smentito oggi di essere responsabile di un 'incidente' loro attribuito ieri da fonti ufficiali irachene e avvenuto a sud di Baghdad in cui sono morti cinque iracheni: due civili, due poliziotti, e una quinta persona deceduta per attacco di cuore. Il ministero dell'interno iracheno aveva parlato ieri di un errore di alcuni soldati americani che era costato la vita a due poliziotti e tre civili a Yusufiya, a sud di Baghdad. L'incidente - questa la versione irachena di ieri - si e' verificato quando una bomba e' esplosa al passaggio di un convoglio militare americano, senza fare vittime, e le truppe che lo scortavano hanno reagito aprendo il fuoco, ma verso il bersaglio sbagliato. Cosi', secondo fonti irachene, quattro persone, tra cui due agenti di polizia, sono rimaste uccise, mentre una quinta e' morta per attacco cardiaco.

GRAN GRETAGNA: ALTRE TRUPPE IN IRAK

Il segretario della Difesa britannico, Geoff Hoon, annuncera' nelle prossime ore alla Camera dei Comuni l'invio in Iraq di altri 650 militari in vista delle elezioni del 30 di questo mese. Saranno unita' del primo battaglione basati a Cipro a essere inviati nella zona di Bassora, ma anche, su eventuale richiesta americana, a Baghdad o in altre citta' sunnite del nord a maggior rischio.

BOLIVIA: LA PROTESTA POPOLARE SI MANIFESTA (corrisp. Indy)

CHILE: LIBERTÀ PROVVISORIA PER PINOCHET Pagando una cauzione di 2 milioni di pesos cileni (pari a circa 2.680 euro), l’ex-dittatore Augusto Pinochet Ugarte (1973-1990) ha ottenuto dal giudice Juan Guzmán Tapia, dopo consulta con la Corte d’Appello di Santiago, la libertà provvisoria. L’ex-generale potrà così già da oggi lasciare la sua residenza di campagna di Los Boldos, nella provincia di San Antonio, a circa 100 chilometri da Santiago, nella quale era confinato dalla settimana scorsa. Nei prossimi giorni la Corte d’Appello dovrà pronunciarsi anche sulla richiesta d’archiviazione del rinvio a giudizio di Pinochet, viste le presunte cattive condizioni di salute dell’ex-golpista, oggi ottantanovenne. Pinochet è stato rinviato a giudizio e costretto al regime degli arresti domiciliari in quanto incriminato per la scomparsa di una persona e per il rapimento aggravato di altre nove nell’ambito della ‘Operación Condor’, l’operazione ideata e attuata dalle dittature sudamericane per perseguitare ed eliminare gli oppositori politici negli anni Settanta e Ottanta.[

Russia: pensionati bloccano a Mosca strada verso aeroporto

Alcune centinaia di pensionati hanno bloccato oggi per due ore la strada che dal centro di Mosca porta all'aeroporto internazionale di Sheremietevo. Lo hanno fatto per protestare contro una riforma, scattata il 1 gennaio, che ha monetizzato una serie di benefici in natura incominciando dall'accesso gratuito ai trasporti pubblici e ad una vasta gamma di farmaci. La circolazione sulla Leningradskoye Sciossé all'altezza del quartiere di Kimki è rimasta interrotta per due ore, fino a quando reparti speciali della polizia (Omon) non sono intervenuti con energia e hanno tolto i pensionati dalla strada. Secondo la radio Echo Moskvì due pensionati sono rimasti feriti durante il rude intervento degli Omon e sono stati ricoverati in ospedale. Proteste analoghe sono avvenute oggi a Samara e nel Tatarstan, dove i pensionati scesi in piazza sono stati circa cinquemila. La controversa riforma è stata voluta dal presidente Vladimir Putin nel quadro degli sforzi per il risanamento del bilancio pubblico. I pensionati sono da mesi sul piede di guerra, in particolare nelle grandi città: a loro giudizio gli indennizzi in denaro previsti compensano soltanto in parte i benefici in natura aboliti che erano stati elargiti a vario titolo a disparate categorie dal defunto stato sovietico. Secondo il professor DR. Juri Antrushin Presidente di Eurag-Mosca in Russia su un totale di 145 milioni di abitanti 48 milioni sono pensionati. La durata media della vita è di 57 anni per gli uomini e di 72 anni per le donne: in un prossimo futuro la Russia diventerà così il “paese delle vedove”. A causare questa brevità della durata della vita in Russia sono soprattutto la difficile situazione materiale, la cattiva alimentazione, il modo di vivere, i danni dell’ambiente, ecc.(...) I dati statistici ci dicono che 36 milioni di russi vivono sotto la soglia della povertà. Il divario fra ricchi e poveri è eclatante. Nella Russia di oggi si trova circa il 5% di persone molto ricche e il 30% di persone poverissime, dove spesso i ricchi sono cento volte più ricchi dei poveri. I pensionati appartengono alle fasce più povere della popolazione. La pensione media è di 1380 rubli al mese (40 €), la pensione minima è solo di 770 rubli (22 €), mentre il minimo esistenziale si aggira sui 2000 rubli (58 €). La pensione di vecchiaia non è sufficiente per condurre una vita dignitosa. Sono tanti i pensionati che non possono comprare ogni giorno pane e latte e devono vendere giornali e sigarette per la strada per guadagnare qualcosa. Nel febbraio 2003 c’è stato un aumento di 30 rubli delle pensioni, in aprile di altri 100 rubli. Ma dal gennaio al giugno di quest’anno i generi alimentari sono rincarati del 7%. La legge sulle pensioni permette ai pensionati di continuare a lavorare ricevendo la pensione e il salario per intero, ma a quarant’anni si è considerati già vecchi e a cinquant’anni le probabilità di entrare nel mercato del lavoro sono pari a zero. Se nelle città principali il ritardo dei pagamenti si limita a pochi giorni, disastrosa è la condizione di talune province in cui dal 1991 i pensionati non ricevono banconote ufficiali, ma hanno una contropartita in chilogrammi di sale. Le proteste dei pensionati di quelle aree non hanno una voce politica rappresentativa dei loro interessi."

MILANO: DEVASTATO DA UN ATTENTATO IL CSOA ORSO

La notte scorsa sconosciuti sono entrati nell'O.R.So. scavalcando il portone e tagliando il filo spinato, poi con tutta calma hanno appiccato il fuoco al bancone del bar e al magazzino. I danni sembrano ingenti seppur solo alle strutture mobili e ai materiali in magazzino. Le compagne e i compagni dell'Orso sospettano sia opera di frange dell' estrema destra milanese. L'incendio dell'Officina di Resistenza Sociale di via Gola è l'ultima di una lunga serie di aggressioni che hanno segnato il territorio negli ultimi sei mesi. Non ci convince minimamente la tesi del fatto accidentale che viene in queste ore accreditata, anzi, sconcerta la superficialità di interventi e sopralluoghi. Dagli accoltellamenti di agosto in Conchetta all'incendio del Paci Paciana, passando per molti episodi che solo lo scarso interesse suscitato negli organi di informazione definisce minori, si evidenzia una continuità che è anche metodo: intimidazione e tentativo di rendere inagibili le sedi dell'attività politica e territoriale. Uno stillicidio che si nutre della sostanziale impunità di cui sembrano godere gli artefici, della totale disattenzione della magistratura, del fastidio di media troppo occupati a rilanciare gli incitamenti di questo o quell'esponente di An o della Lega. Troppa frequenza e puntualità per non pensare ad un disegno che segue le forme di riorganizzazione fasciste e radicali nell'intera Lombardia. (Centro Sociale Leoncavallo)

MAREMOTO IN ASIA: AGGIORNAMENTO SU MORTI E DISPERSI I cittadini italiani dispersi a seguito del maremoto del 26 dicembre sono 268, di cui 246 in Thailandia e 22 in Sri Lanka. Lo rende noto un comunicato congiunto del ministero degli esteri e del ministero dell'interno. Nel comunicato si precisa che le ricerche e le verifiche riguardanti i nostri connazionali proseguono in tutti i paesi colpiti dal sisma. Sono 42 i milioni di euro raccolti per l'aiuto alle popolazioni del Sud-Est asiatico colpite dal maremoto del 26 dicembre raccolti dai gestori di telefonia mobile e fissa, dal 'Corriere della Sera', Rai e Mediaset. Lo ha detto oggi Emma Bonino, al termine della prima riunione del comitato dei garanti che dovra' supervisionare la gestione dei fondi, affidata alla Protezione civile. Il comitato si rivedra' giovedi' prossimo quando la Protezione civile presentera' i primi progetti di intervento. L'intervento italiano per la ricostruzione dopo il maremoto si concentrera' in Sri Lanka, in due aree dove l'Italia e' gia' presente: Hunawatuna e Trincomalee. I settori d'intervento: sanitario, scolastico e produttivo, per rilanciare l'economia. Sono 35 mila gli orfani in Indonesia e 15 mila nello Sri Lanka, secondo le stime dell'Unicef. In Indonesia - ha proseguito il direttore del comitato italiano per l'Unicef - sono gia' operanti 3-4 centri di accoglienza e, dalle notizie che abbiamo avuto entro una settimana dovrebbero essere una ventina. C'e' gia' una metodologia che e' stata adottata per il ricongiungimento familiare in Ruanda, nel 94-95, che sara' adottata anche nel sud-est asiatico. In quest'opera sono in prima fila la Croce rossa, l'Unicef e l'associazione Save the children. Aiuti allo Sri Lanka: corrisp. del JVP in Italia

IMMIGRATI: A LAMPEDUSA, SBARCATI 212 NORDAFRICANI

In 212 sono arrivati a Lampedusa all'alba di questa mattina. Sono nordafricani e viaggiavano su un barcone in legno intercettato a 10 miglia dalla costa dalla Guardia costiera. Secondo quanto riferisce la Capitaneria nel gruppo di migranti ci sono anche due donne e 13 minorenni. Quello di oggi e' il secondo sbarco in 24 ore nell'agrigentino, ieri in 50 erano arrivati a Palma di Montechiaro.