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## EVENTUALE AUDIO COLLEGATO
Audio:

## COMMENTO REDAZIONALE SU UNA O PIU' NOTIZIE IN PRIMO PIANO
'''Editoriale'''

## Notizie di agenzia o comunque brevi nel formato (senza servizio audio) e nell'importanza
'''NOTIZIE BREVI'''

'''Esteri'''


## FORMATO CON CUI INSERIRE LE NOTIZIE, RIPETUTO PER OGNI NOTIZIA DELLE DIVERSE SEZIONI

Titolo:

## FONTE E DATA
Fonte:

Testo:


'''Esteri'''

## FORMATO CON CUI INSERIRE LE NOTIZIE, RIPETUTO PER OGNI NOTIZIA DELLE DIVERSE SEZIONI

Titolo:

## FONTE E DATA
Fonte:

Testo:

## FORMATO CON CUI INSERIRE LE NOTIZIE, RIPETUTO PER OGNI NOTIZIA DELLE DIVERSE SEZIONI

Titolo:
'''MEDIO ORIENTE'''

## FONTE E DATA
Fonte:
www.arabcomit.info
Testo:


Territori occupati: undici palestinesi arrestati tra la striscia di Gaza e la Cisgiordania
 
Gaza, 30 marzo - Soldati israeliani occupanti hanno arrestato tre palestinesi nel sud della striscia di Gaza, alla frontiera con il territorio egiziano, lungo l'Asse Filadelfi con il sospetto di contrabbando di armi. La notte scorsa un quarto palestinese era stato fermato nella zona: secondo fonti militari, stava trasportando delle armi leggere in un sacco.

Le forze israeliane continuano a violare gli accordi con l'Anp, proseguendo le azioni repressive anche in Cisgiordania. Nei pressi di Nablus è stato arrestato un militante della Jihad islamica, nella zona di Qalqiliya sono stati fermati sei palestinesi.

Ricorre oggi l'anniversario del Giorno della terra. Il 30 marzo 1976 la polizia israeliana sparò tra i dimostranti arabi israeliani che protestavano contro l'espropriazione di terre arabe coltivate. Sei manifestanti vennero assassinati.

Sono attesi raduni nel villaggio beduino, non riconosciuto dalle autorità ebraiche, di Abu Tlul, nel deserto del Negev, in Cisgiordania e nella parte settentrionale della Palestina. La ricorrenza costituisce un evento molto importante per la comunità di 1,2 milioni di arabi israeliani.


'''BOLIVIA'''


MESA NON FIRMERÀ NUOVA LEGGE IDROCARBURI SE SENATO NON APPROVA MODIFICHE
 
 Il presidente della Repubblica sta pensando di bloccare il percorso della nuova legge sugli idrocarburi se il Senato non approverà gli emendamenti indicati dallo stesso capo dello Stato che ne mitighino gli effetti. Lo ha reso noto il senatore Franz Barrios, uno dei sostenitori della stringata e altalenante maggioranza parlamentare su cui Mesa può contare. La legge, già approvata dalla Camera dei Deputati, è da ieri all’esame di una commissione ad hoc del Senato, che ha ricevuto una serie di indicazioni e di richieste di emendamento da una serie di realtà, tra le quali le associazioni e i sindacati (che approvano il contenuto del testo), le multinazionali e i parlamentari vicini a Mesa (che invece lo disapprovano). Al centro del contendere tra Mesa e parti sociali c’è la parte della nuova legge che prevede tributi complessivamente fino al 50% a carico delle aziende attive nell’estrazione del gas naturale, di cui il Paese è ricchissimo. Le multinazionali si oppongono al provvedimento, che secondo Mesa rischia di mettere in fuga gli investitori stranieri. Per questa ragione, come ha precisato Barrios, se il Senato non approverà le modifiche al testo approvato dalla Camera il capo dello Stato sta pensando di rinviare la legge al Congresso, che per far entrare in vigore il testo senza la firma presidenziale dovrebbe approvare, in votazione congiunta dei due rami del Parlamento, la legge con i due terzi di maggioranza, quorum al di fuori della portata dei gruppi che, nell’Assemblea legislativa, insistono per l’entrata in vigore di questo testo. Dura la reazione delle opposizioni alle dichiarazioni di Barrios.

'''PAESE BASCO'''

PAESE BASCO

Prigioniera basca operata con una mano legata alle sbarre del letto
Francia - La prigioniera basca Mertxe Txibite è stata operata con la mano legata alle sbarre del letto operatorio nell’ospedale di Evry, dove è stata portata dal carcere di Fleury.
L’intervento, che si è reso necessario per toglierle una cisti ovarica, è avvenuto il 16 marzo tra forti misure di sicurezza. Gli agenti che la custodivano le hanno legato la mano alle sbarre del letto operatorio ed uno di essi ha assistito all’intervento. Inoltre la sala operatoria ha dovuto mantenere le porte aperte, mentre nei corridoi stazionavano gli altri agenti.
Malgrado sia stato necessario utilizzare l’anestesia generale, neanche in tale condizione le è stata liberata la mano. L’altro braccio, sia durante che dopo l’intervento, è sempre stato immobilizzato dalla presenza della flebo.
Tali misure sono state ordinate in maniera esplicita dalle autorità penitenziarie francesi.

www.anarcotico.net

'''TURCHIA'''

TURCHIA

Sandra, trent'anni, è un'attivista austriaca impegnata nella difesa dei diritti umani e dei prigionieri politici. Come giornalista ha contribuito a denunciare casi di gravi violazioni dei diritti minimi realizzati in Turchia.
Il 10 febbraio 2005 Sandra si è recata a Istanbul per partecipare come osservatrice ad un'udienza del processo “1° Aprile” (una montatura di livello internazionale che ha portato alla segregazione di attivisti progressisti turchi anche in Italia con la complicità del regime berlusconiano). Le autorità turche hanno approfittato della circostanza per arrestarla in base ad un mandato emanato dalla Seconda Corte Statale di Sicurezza risalente al 2001.
Le motivazioni dell'arresto sono venute alla luce circa un mese dopo, anche in seguito alle pressioni della diplomazia austriaca.
Sandra è accusata di appartenere al DHKP-C, un partito considerato fuori legge in Turchia, perché nel 2000 prese parte alle proteste contro la visita del primo ministro turco Ismail Cem presso il Parlamento Europeo.
Due uomini entrarono nella sede del Parlamento e gridarono a Cem che era un assassino. Questo è bastato per considerarli pericolosi terroristi.
L'accusa sostiene che Sandra partecipò a quell'azione e cita un giornale turco come prova. Ebbene su quel giornale non si parla di Sandra e nemmeno vi è una sua foto.
In realtà Sandra quel giorno prese parte ad una conferenza stampa di sostegno a un prigioniero politico turco in sciopero della fame nelle carceri tedesche.
 

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Gr 19:30

Sommario:

In primo Piano

IRAQ

Fonte: redazione@reporterassociati.org

Testo: Iraq: c'è chi rema contro la formazione del nuovo governo - Aumentano i problemi per la costituzione del nuovo governo. Cominciano a piovere accuse sugli Stati Uniti, su Iyad Allawi e sulle formazioni politiche curde accusate di voler sabotare la formazione di un nuovo governo iracheno. La denuncia arriva da Salam al Malki, un deputato sciita indipendente, secondo cui ci sarebbero forze, quali gli Stati Uniti e alcuni Paesi vicini che starebbero "incitando i gruppi iracheni l'uno contro l'altro".

Stando a Saad Faily, del Consiglio politico sciita, i partiti curdi avanzano richieste strategiche "che rientrano nel campo della sovranità del Paese", mentre il premier uscente Allawi cerca di "ostacolare qualsiasi intesa, perché nutre ancora l'ambizione di conservare l'incarico".

E' noto che il grande ayatollah Ali al Sistani ha espresso malumore per i ritardi accumulati nella composizione del governo. Si pensa tuttavia che nei prossimi giorni l'esecutivo verrà presentato dall'Alleanza irachena unita e dalla coalizione curda, rimandando a un'altra data la soluzione di questioni delicate quali l'attribuzione dell'area di Kirkuk e l'inquadramento delle milizie Peshmerga nelle forze di sicurezza nazionali.

Torture sui prigionieri.17 soldati Usa eviteranno il processo. Nuove rivelazioni sulle torture

Il Pentagono ha deciso di non processare 17 soldati implicati nella morte di tre prigionieri in Iraq e in Afghanistan tra il 2003 e il 2004, mentre nuovi documenti dell'esercito allargano a Mossul il fronte dello scandalo delle torture. In un articolo in prima pagina il 'New York Times' denuncia la decisione del Pentagono di non processare i responsabili di tre omicidi "nonostante gli investigatori dell'esercito abbiano raccomandato un procedimento di fronte alla corte marziale nei confronti dei 17 soldati". Fino a oggi, la giustizia militare ha messo alla sbarra una trentina di soldati legati ai 28 casi, conosciuti o presunti, di omicidi di prigionieri. Secondo il Nyt, sono stati uccisi in carcere dal agosto 2002 e novembre 2004 tra 28 e 31 prigionieri, mentre il comando delle inchieste penale dell'esercito stima il loro numero in 27. Anche se nessuno dei 17 soldati affronteranno il processo, uno di essi ha ricevuto una lettera di rimprovero e un altro è stato congedato dall'arma dopo l'inchiesta. Dei 28 omicidi denunciati dal Nyt, 13 sono stati commessi in campi di detenzione in Afghanistan o in Iraq e 15 sono stati commessi nei luoghi della cattura. Solo uno è stato registrato nella prigione degli orrori di Abu Ghraib. Escludendo i casi dei 17 soldati, l'esercito intende ancora processare 21 militari, che devono rispondere alle accuse di omidicio, negligenza e aggressione. La decisione di non processare gli altri, nonostante il parere contrario degli inquirenti, è stata presa dal comando della forze speciali, con sede a Fort Bragg, nella Carolina del Nord. Intanto dilagano le rivelazioni di torture inflitte ai prigionieri dai carcerieri americani in Iraq, Afghanistan e alla base di Guantanamo, a Cuba. L'ultima, scoperta in documenti dell'esercito appena resi pubblici, apre uno squarcio su Mossul, dove sono state denunciate esplicitamente "torture fisiche" ai danni dei detenuti da parte del 311mo battaglione di intelligence militare del 101ma divisione aviotrasportata dell'esercito. Nel rapporto, che risale al gennaio 2004 lo stesso mese in cui il mondo inorridì alla pubblicazione delle fotografie scattate ad Abu Ghraib della piramide umana e la soldatessa che tiene per guinzaglio un detenuto si afferma apertamente che sono stati violati i diritti dei prigionieri garantiti dalla Convenzione di Ginevra. I documenti riguardanti la prigione di Mossul fanno parte di un dossier di 1.200 pagine sugli orrori di cui sono accusati i carcerieri americani. "I documenti dimostrano che le torture e gli abusi sui detenuti erano state commessi di routine e che questo trattamento dei prigionieri era giudicato accettabile dalle forze armate", ha detto Amrit Singh dell'American Civil Liberties Union (Aclu), la più importante organizzazione a difesa di diritti civili negli Usa, che aveva chiesto la pubblicazione del dossier.

Titolo: MEDIO ORIENTE

Fonte: www.arabcomit.info Testo:

Territori occupati: undici palestinesi arrestati tra la striscia di Gaza e la Cisgiordania

Gaza, 30 marzo - Soldati israeliani occupanti hanno arrestato tre palestinesi nel sud della striscia di Gaza, alla frontiera con il territorio egiziano, lungo l'Asse Filadelfi con il sospetto di contrabbando di armi. La notte scorsa un quarto palestinese era stato fermato nella zona: secondo fonti militari, stava trasportando delle armi leggere in un sacco.

Le forze israeliane continuano a violare gli accordi con l'Anp, proseguendo le azioni repressive anche in Cisgiordania. Nei pressi di Nablus è stato arrestato un militante della Jihad islamica, nella zona di Qalqiliya sono stati fermati sei palestinesi.

Ricorre oggi l'anniversario del Giorno della terra. Il 30 marzo 1976 la polizia israeliana sparò tra i dimostranti arabi israeliani che protestavano contro l'espropriazione di terre arabe coltivate. Sei manifestanti vennero assassinati.

Sono attesi raduni nel villaggio beduino, non riconosciuto dalle autorità ebraiche, di Abu Tlul, nel deserto del Negev, in Cisgiordania e nella parte settentrionale della Palestina. La ricorrenza costituisce un evento molto importante per la comunità di 1,2 milioni di arabi israeliani.

BOLIVIA

MESA NON FIRMERÀ NUOVA LEGGE IDROCARBURI SE SENATO NON APPROVA MODIFICHE

  • Il presidente della Repubblica sta pensando di bloccare il percorso della nuova legge sugli idrocarburi se il Senato non approverà gli emendamenti indicati dallo stesso capo dello Stato che ne mitighino gli effetti. Lo ha reso noto il senatore Franz Barrios, uno dei sostenitori della stringata e altalenante maggioranza parlamentare su cui Mesa può contare. La legge, già approvata dalla Camera dei Deputati, è da ieri all’esame di una commissione ad hoc del Senato, che ha ricevuto una serie di indicazioni e di richieste di emendamento da una serie di realtà, tra le quali le associazioni e i sindacati (che approvano il contenuto del testo), le multinazionali e i parlamentari vicini a Mesa (che invece lo disapprovano). Al centro del contendere tra Mesa e parti sociali c’è la parte della nuova legge che prevede tributi complessivamente fino al 50% a carico delle aziende attive nell’estrazione del gas naturale, di cui il Paese è ricchissimo. Le multinazionali si oppongono al provvedimento, che secondo Mesa rischia di mettere in fuga gli investitori stranieri. Per questa ragione, come ha precisato Barrios, se il Senato non approverà le modifiche al testo approvato dalla Camera il capo dello Stato sta pensando di rinviare la legge al Congresso, che per far entrare in vigore il testo senza la firma presidenziale dovrebbe approvare, in votazione congiunta dei due rami del Parlamento, la legge con i due terzi di maggioranza, quorum al di fuori della portata dei gruppi che, nell’Assemblea legislativa, insistono per l’entrata in vigore di questo testo. Dura la reazione delle opposizioni alle dichiarazioni di Barrios.

PAESE BASCO

PAESE BASCO

Prigioniera basca operata con una mano legata alle sbarre del letto Francia - La prigioniera basca Mertxe Txibite è stata operata con la mano legata alle sbarre del letto operatorio nell’ospedale di Evry, dove è stata portata dal carcere di Fleury. L’intervento, che si è reso necessario per toglierle una cisti ovarica, è avvenuto il 16 marzo tra forti misure di sicurezza. Gli agenti che la custodivano le hanno legato la mano alle sbarre del letto operatorio ed uno di essi ha assistito all’intervento. Inoltre la sala operatoria ha dovuto mantenere le porte aperte, mentre nei corridoi stazionavano gli altri agenti. Malgrado sia stato necessario utilizzare l’anestesia generale, neanche in tale condizione le è stata liberata la mano. L’altro braccio, sia durante che dopo l’intervento, è sempre stato immobilizzato dalla presenza della flebo. Tali misure sono state ordinate in maniera esplicita dalle autorità penitenziarie francesi.

www.anarcotico.net

TURCHIA

TURCHIA

Sandra, trent'anni, è un'attivista austriaca impegnata nella difesa dei diritti umani e dei prigionieri politici. Come giornalista ha contribuito a denunciare casi di gravi violazioni dei diritti minimi realizzati in Turchia. Il 10 febbraio 2005 Sandra si è recata a Istanbul per partecipare come osservatrice ad un'udienza del processo “1° Aprile” (una montatura di livello internazionale che ha portato alla segregazione di attivisti progressisti turchi anche in Italia con la complicità del regime berlusconiano). Le autorità turche hanno approfittato della circostanza per arrestarla in base ad un mandato emanato dalla Seconda Corte Statale di Sicurezza risalente al 2001. Le motivazioni dell'arresto sono venute alla luce circa un mese dopo, anche in seguito alle pressioni della diplomazia austriaca. Sandra è accusata di appartenere al DHKP-C, un partito considerato fuori legge in Turchia, perché nel 2000 prese parte alle proteste contro la visita del primo ministro turco Ismail Cem presso il Parlamento Europeo. Due uomini entrarono nella sede del Parlamento e gridarono a Cem che era un assassino. Questo è bastato per considerarli pericolosi terroristi. L'accusa sostiene che Sandra partecipò a quell'azione e cita un giornale turco come prova. Ebbene su quel giornale non si parla di Sandra e nemmeno vi è una sua foto. In realtà Sandra quel giorno prese parte ad una conferenza stampa di sostegno a un prigioniero politico turco in sciopero della fame nelle carceri tedesche.

Siparietto:


Gr 13:00

Titolo:

ESTERI

IRAQ

Autobomba nei pressi di Abu Ghraib - Autobomba questa mattina nella zona di Abu Ghraib, ad ovest di Bagdad, contro una pattuglia militare americana. Colpito un mezzo militare, che ha preso fuoco. Un civile è rimasto ucciso e altri sei feriti. Chiesto intanto un riscatto per i tre giornalisti rumeni rapiti a Bagdad.

Iraq: c'è chi rema contro la formazione del nuovo governo - Aumentano i problemi per la costituzione del nuovo governo. Cominciano a piovere accuse sugli Stati Uniti, su Iyad Allawi e sulle formazioni politiche curde accusate di voler sabotare la formazione di un nuovo governo iracheno. La denuncia arriva da Salam al Malki, un deputato sciita indipendente, secondo cui ci sarebbero forze, quali gli Stati Uniti e alcuni Paesi vicini che starebbero "incitando i gruppi iracheni l'uno contro l'altro".

Stando a Saad Faily, del Consiglio politico sciita, i partiti curdi avanzano richieste strategiche "che rientrano nel campo della sovranità del Paese", mentre il premier uscente Allawi cerca di "ostacolare qualsiasi intesa, perché nutre ancora l'ambizione di conservare l'incarico".

E' noto che il grande ayatollah Ali al Sistani ha espresso malumore per i ritardi accumulati nella composizione del governo. Si pensa tuttavia che nei prossimi giorni l'esecutivo verrà presentato dall'Alleanza irachena unita e dalla coalizione curda, rimandando a un'altra data la soluzione di questioni delicate quali l'attribuzione dell'area di Kirkuk e l'inquadramento delle milizie Peshmerga nelle forze di sicurezza nazionali.

INDONESIA

Da questa mattina i militari indonesiani, arrivati sull’isola di Nias, stanno lavorando per le strade con gruppi di volontari per cercare di salvare eventuali sopravvissuti sotto le macerie delle loro case e per raccogliere i morti, così da evitare problemi sanitari”. “Non sappiamo quante possano essere vittime, poiché è certo che vi siano ancora persone sotto le macerie. . I militari stanno evacuando in queste ore i feriti e stanno trasportando le vittime nei luoghi in cui saranno sepolte, così da evitare complicazioni sanitarie”

“HO VISTO ONDE DI 30 METRI, più alte, più violente di quelle del grande tsunami di dicembre” ha detto terrorizzata al telefono una donna da Teluk Dalam, il centro abitato più importante del sud di Nias, “In tanti hanno cominciato a correre lontano dalla costa subito dopo il terremoto – ha aggiunto – ma stavano tornando indietro quando hanno visto la grande onda che li ha fatti fuggire di nuovo verso l’interno”. Molti corpi devono ancora essere trovati e recuperati e mi aspetto che il numero aumenti perché dobbiamo ancora scavare” ha detto all’agenzia francese Afp Budi Atmaji Adiputro, responsabile dell’ente nazionale di coordinamento per i disastri naturali. I primi soccorritori atterrati a Nias e Simeule hanno poi concluso la giornata di ieri facendo sapere che solo a Nias prevedevano almeno un migliaio di vittime. E qualche organo di stampa indonesiano ha fatto titoli con 1500. Mentre ancora non si sa alcunché delle migliaia di abitanti dell’arcipelago delle Banyak, vicino all’epicentro quanto se non più delle altre due isole, la capitale di Nias, Gunung Sitoli, appare in gran parte distrutta o gravemente danneggiata nella maggior parte delle sue strutture.

SUDAN

Con 12 voti a favore e 3 astensioni (Algeria, Cina e Russia) il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione presentata dagli Stati Uniti per cercare di arginare la violenta crisi in atto nella vasta regione occidentale del Darfur, teatro da oltre due anni di scontri armati e di una grave situazione umanitaria. La risoluzione approvata prevede la costituzione di un Comitato speciale per controllare l’embargo di armi e informare su eventuali violazioni del divieto; inoltre dovrà controllare e approvare gli spostamenti di uomini e mezzi militari sudanesi nella regione. Il testo prevede che il Segretario generale dell’Onu stabilisca un gruppo di esperti, con base ad Addis Abeba; inoltre, prevede il divieto di ingresso nella regione per tutte le persone o i gruppi stimati in grado di porre in essere azioni che possano compromettere il processo di pace o la stabilità nella regione. Critiche alla risoluzione sono state espresse, oltre che dai rappresentanti di Algeria, Cina e Russia, dall’ambasciatore sudanese che, invitato a parlare davanti al Consiglio di sicurezza, ha dichiarato che il testo approvato appartiene in realtà al Congresso statunitense, che ignora completamente la storia e la realtà del Paese africano. Ieri 164 persone – compresi una quindicina di agenti delle forze di sicurezza – erano state rinviate a giudizio dalle autorità del Sudan per violazioni dei diritti umani compiute in Darfur, proprio poche ore prima della riunione del Consiglio di sicurezza

COLOMBIA

Circa 20.000 bambini di età inferiore ai cinque anni muoiono ogni anno in Colombia per patologie del tutto prevedibili e curabili, di cui 15.000 nel primo mese di vita, secondo l’Organizzazione panamericana della sanità (Ops): “È un numero incredibilmente alto se comparato con la mortalità infantile nei Paesi vicini, Come l’Ecuador (65 all’anno), Venezuela (67) e Costa Rica (11). Solo Bolivia, Paraguay, Haiti e Nicaragua superano la Colombia” segnala un rapporto dell’Ops. Lo scenario è ancora più preoccupante, se si aggiunge che, “nonostante gli sforzi del governo”, 100.000 bambini di età inferiore a un anno non vengono sono vaccinati contro i virus comuni. “Un altro fattore allarmante sono le gravidanze precoci che hanno un tasso del 20% su scala nazionale e del 40% nelle aree colpite dal fenomeno dello spostamento forzato a causa della guerra”. In occasione della Giornata mondiale della salute, che ricorre il prossimo 7 aprile, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) esorta i 191 Paesi membri delle Nazioni Unite a promuovere un “momento di riflessione” sulla mortalità infantile, con il tema “Ogni madre e ogni bambino contano”. “Non possiamo permetterci di dimenticare che ogni madre che muore lascia un vuoto emotivo, sociale ed economico che mette a rischio la sopravvivenza dei suoi figli. È necessario costruire una vera cultura della prevenzione della mortalità materna e infantile, soprattutto nel primo anno di età dei bambini” ha sottolineato Piere Paolo Balladelli, rappresentante dell’Ops in Colombia

BOLIVIA

Una commissione costituita ad hoc dal Senato boliviano ha cominciato l’esame della nuova legge sugli idrocarburi approvata dalla Camera dei Deputati; il lavoro è stato avviato ieri, allo scadere della data prevista per inoltrare note e richieste alla commissione subissata di documenti, inviati sia dalla ‘Camera degli idrocarburi’, l’organismo che riunisce le multinazionali straniere e i soggetti privati boliviani attivi nell’estrazione del gas, sia dai sindacati, dalle organizzazioni sociali e dai partiti e movimenti politici. Dopo che anche il Movimento al socialismo di Evo Morales, principale forza dell’opposizione, ha accettato il principio dell'innalzamento delle royalties dal 18% al 50% mediante l'imposizione di tasse sul valore degli idrocarburi estratti, il principale ostacolo all’approvazione del testo licenziato dalla Camera da parte del Senato rimane proprio la ‘Camera degli idrocarburi’, uno dei gruppi di potere e di pressione più forti del Paese, secondo forse solo ai militari, a cui è già stato garantito il 2% delle royalties per attività di addestramento e per il rinnovamento delle dotazioni belliche. Le multinazionali respingono recisamente il principio di dover pagare, oltre al 18% di royalties, anche un 32% di tasse. Schierate a favore dell’approvazione della legge come approvata dalla Camera sono invece le associazioni che rappresentano gruppi della società, a cominciare da quelle più progressiste, e i sindacati, sia pur con diverse sfumature.

LIBANO

Continuano le attività diplomatiche delle varie forze libanesi in vista della realizzazione di un percorso che porti ad un goveno unitario.

Il patriarca maronita libanese Sfeir rientrato in Libano, dopo la visita negli Stati Uniti, ha cercato di gettare acqua sul fuoco, dopo le dichiarazioni rese negli Usa sull'opportunità di disarmare Hezbollah: "Mai detto che Hezbollah deve essere disarmato con la forza, ma tocca a esso considerare e decidere se è possibile disarmare o meno". "Rimane la questione delle Fattorie di Shebaa, che sono disputate da tre Stati, Libano, Siria, Israele. Ma probabilmente c'è modo di chiarire la situazione con le Nazioni unite, e se il problema sarà risolto, Hezbollah potrebbe essere coinvolto in politica".

Da parte sua il leader di Hezbollah Sheikh Hassan Nasrallah ha richiamato l'attenzione "sull'alto livello di ingerenza americana negli affari interni libanesi", notando che in meno di un mese è giunto per la seconda volta a Beirut il sottosegretario di Stato Usa David Satterfield. "Gli Stati Uniti dicono di voler aiutare i libanesi a recuperare la loro libertà, indipendenza e sovranità, ma si comportano in modo tale da non lasciare spazio alla nostra libertà, indipendenza e sovranità", ha osservato il leader di Hezbollah. Nasrallah, come riferito dall'Ansa, si è detto disponibile a discutere con le altre forze libanesi tutte le questioni, compreso l'eventuale disarmo del movimento di resistenza, purché "abbia per obiettivo la difesa del Libano". Nasrallah ha aggiunto: "Abbiamo combattuto per liberare il nostro Paese e continueremo questa lotta".

Per quanto riguarda la terza forza libanese, il dirigente druso Walid Joumblatt è stato ricevuto ieri dal presidente egiziano Hosni Mubarak, prima che quest'ultimo partisse per Algeri per partecipare al vertice arabo. Joumblatt ha chiesto a Mubarak di trasmettere un messaggio al presidente siriano Bashar al Assad, sollecitando la formazione di un governo libanese, che il premier designato Karameh vorrebbe di unità nazionale, ma a cui l'opposizione, di cui fa parte Joumblatt, non accetta.

Secondo Joumblatt, le elezioni politiche sono la priorità, ma senza governo non c'è la possibilità di varare la legge elettorale e i tempi per farlo stanno per esaurirsi. L'alternativa è una proroga di sei mesi o di un anno del mandato dell'attuale Assemblea parlamentare. Joumblatt ha ribadito che il disarmo del movimento di resistenza Hezbollah è "una questione interna libanese", che sarà valutata successivamente.

Giornata di mobilitazione contro la dittatura turca per la libertà di Sandra Bakutz

TURCHIA

Oggi si celebra ad Ankara il processo contro Sandra Bakutz. Sandra Bakutz, trent'anni, è un'attivista austriaca impegnata nella difesa dei diritti umani e dei prigionieri politici. Come giornalista ha contribuito a denunciare casi di gravi violazioni dei diritti minimi realizzati in Turchia. Il 10 febbraio 2005 Sandra si è recata a Istanbul per partecipare come osservatrice ad un'udienza del processo “1° Aprile” (una montatura di livello internazionale che ha portato alla segregazione di attivisti progressisti turchi anche in Italia). Le autorità turche hanno approfittato della circostanza per arrestarla in base ad un mandato risalente al 2001. Sandra è accusata di appartenere al DHKP-C, un partito considerato fuori legge in Turchia, perché nel 2000 prese parte alle proteste contro la visita del primo ministro turco presso il Parlamento Europeo.

Fonte: Anarcotico

Prigioniera basca operata con una mano legata alle sbarre del letto

Fonte: Presoen Aldeko Taldeak (PAT), 30 Marzo 2005

La prigioniera basca Mertxe Txibite è stata operata con la mano legata alle sbarre del letto operatorio nell’ospedale di Evry, dove è stata portata dal carcere di Fleury.

L’intervento, che si è reso necessario per toglierle una cisti ovarica, è avvenuto il 16 marzo tra forti misure di sicurezza. Gli agenti che la custodivano le hanno legato la mano alle sbarre del letto operatorio ed uno di essi ha assistito all’intervento. Inoltre la sala operatoria ha dovuto mantenere le porte aperte, mentre nei corridoi stazionavano gli altri agenti.

Malgrado sia stato necessario utilizzare l’anestesia generale, neanche in tale condizione le è stata liberata la mano. L’altro braccio, sia durante che dopo l’intervento, è sempre stato immobilizzato dalla presenza della flebo.

Tali misure sono state ordinate in maniera esplicita dalle autorità penitenziarie francesi.


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Italia

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gror050330 (last edited 2008-06-26 09:54:45 by anonymous)