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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

GAZA: TREGUA INCERTA TRA HAMAS E FATAH (corrisp. R.O.d'U.)

Nei territori palestinesi resta critica la situazione all'indomani della decisione del presidente dell'Anp di anticipare le elezioni politiche e presidenziali. Una scelta che il premier Ismail Haniyeh ha respinto con forza a nome del suo governo, sottolineando che è "incostituzionale e può condurre a vasti tumulti nei territori palestinesi". E il suo movimento, Hamas, avverte che non si presenterà alla consultazione elettorale. Dopo gli scontri di questa mattina a Gaza City intorno alla residenza del presidente palestinese Abu Mazen, durante i quali una ragazza di 19 anni è morta - era una semplice passante - tre persone, tra cui una bambina di dieci anni, sono rimaste ferite in altri violenti incidenti durante la manifestazione, sempre a Gaza City, a favore di Abu Mazen e del suo partito Al Fatah. Alcuni razzi sono stati sparati nel pomeriggio contro l'ufficio di Abu Mazen a Gaza. Il presidente dell'Anp, però, si trova nel quartier generale di Ramallah. Secondo fonti della sicurezza, cinque agenti delle forze di sicurezza palestinesi sono rimasti feriti. Altre otto persone sono raggiunte dai colpi sparati da miliziani contro un gruppo di dimostranti che a Jabaliya manifestava a favore della volontà di Abu Mazen di indire nuove elezioni. L'ufficio di Abu Mazen è contiguo ai ministeri dell'Agricoltura e dei Trasporti, che in mattinata sono stati occupati da forze di sicurezza del presidente. I funzionari sono stati costretti ad abbandonare gli edifici. Hamas ha chiesto con insistenza che le forze di Abu Mazen lascino i ministeri. Anche un giornalista francese è rimasto ferito, non gravemente: si tratta di Didier Francois, 46 anni, inviato di 'Liberation'. La tregua tra Hamas e Fatah era stata annunciata ieri a mezzanotte con un conferenza stampa a Gaza City, a cui però non hanno partecipato rappresentanti di Hamas e Fatah. L'annuncio è stato fatto da Rabbah Muhanna, esponente del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina. Questi, secondo la stampa palestinese, i punti dell'intesa notturna del cessate il fuoco raggiunta con la mediazione di ufficiali egiziani dislocati a Gaza. La intesa si riferisce sia alla striscia di Gaza sia alla Cisgiordania. 1. - Cessate il fuoco immediato di tutte le forze; 2. - Ritiro dalle strade dei miliziani armati; 3. - Dislocazione delle forze di sicurezza nelle posizioni mantenute prima degli incidenti degli ultimi giorni; 4. - Divieto di organizzare di manifestazioni e cortei; 5. - Liberazione di tutti gli ostaggi; 6. - Costituzione di un ufficio congiunto (fra Hamas e al-Fatah) con una sala di emergenza capace di affrontare eventi imprevisti; 7. - Consultazioni con altre forze politiche per calmare la situazione; 8. - Costituzione di una commissione di inchiesta che faccia luce sugli spari al convoglio del premier Ismail Haniyeh al valico di Rafah, giovedì scorso. Secondo Hamas si è trattato di un tentativo di assassinio da parte della Guardia presidenziale e di al-Fatah, cosa che è stata smentita con sdegno dallo stesso presidente Abu Mazen in un discorso alla Nazione pronunciato sabato. Intanto il premier britannico Tony Blair è giunto a Ramallah in Cisgiordania, dove è stato ricevuto dal presidente palestinese Abu Mazen. In una conferenza stampa congiunta Blair e Abu Mazen hanno affermato che è urgente verificare se e come sia possibile rilanciare un dialogo israelo-palestinese, ma Abu Mazen ha ribadito la volontà di andare ad elezioni presidenziali ed elezioni politiche anticipate. Secondo Khaled Meshal leader di Hamas rifugiato a Damasco ha risposto accusando Abu Mazen di non avere il diritto di sciogliere il parlamento poichè la costiutizione non lo prevede. Abu Mazen sta cercando il golpe a scapito della grande maggioranza della popolazione. Non lo permetteremo. L'alternativa potrebbe essere quella di continuare il dialogo per il compromesso politico e la creazione di un governo di unità nazionale.

Editoriale

MIGRANTI: NEL MONDO, AI PRIMI POSTI INDIANI E CINESI

Un quarto dei lavoratori migranti nel mondo proviene da solo due paesi: l’India e la Cina, le due potenze asiatiche emergenti a livello mondiale. L’India è stato uno dei primi paesi ad aver soddisfatto la domanda di lavoratori non specializzati dei paesi arabi dopo il boom economico seguito all’aumento del prezzo del petrolio a metà degli anni Settanta. Le rimesse annuali degli immigrati indiani nei paesi del Golfo ammontano a 3,8 milioni di euro, a oltre 11 ammontavano quelle dei lavoratori indiani nel mondo nel 2003: un ingente impulso per l’economia domestica. Consapevole del contributo finanziario e non solo della diaspora indiana – circa 20 milioni – e del suo potenziale (il rientro dei cervelli), lo scorso anno il governo ha creato un nuovo ministero per gli Affari indiani oltreoceano (Moia), responsabile della migrazione internazionale. Mentre l’India è anche meta di migranti, milioni dei quali – perlopiù provenienti dai paesi vicini – si offrono per lavori edili o agricoli occasionali, la Cina è un paese principalmente di emigranti, la maggior parte dei quali – oltre 500.000 – lavora a progetti esteri di compagnie nazionali. In Cina è semmai alto il flusso dei migranti interni dalle campagne verso le zone urbane: oltre 100 milioni secondo le stime più recenti.

NOTIZIE BREVI

ESTERI

CIAD: STRAGE DI CIVILI VICINO A UN CAMPO PROFUGHI DAL DARFUR

Almeno 14 civili sono stati uccisi e circa 25 feriti in due attacchi compiuti sabato e domenica da uomini armati a cavallo nei villaggi di Haradid e Habileh, a un centinaio di chilometri dalla frontiera con il Sudan, non lontano da un campo di rifugiati provenienti dal vicino Darfur. Il ministro della sicurezza pubblica del Ciad, Routouang Yoma Golom, ha attribuito gli attacchi ai ‘Janjaweed’, le milizie arabe accusate di violazioni di diritti umani in Darfur che godrebbero dell’appoggio dell’esercito sudanese. “È difficile stabilire se questi gruppi armati sono Janjaweed, perché da queste parti incidenti simili sono avvenuti spesso anche in passato tra gruppi nomadi e sedentari” dice una fonte locale. Secondo questa fonte, l’intervento dell’esercito governativo avrebbe impedito nuovi attacchi; oggi i militari hanno pattugliato la zona di Goz Amir. Gli scontri non avrebbero apparenti legami con la battaglia che da settimane sta impegnando le forze regolari contro numerosi gruppi ribelli attivi in tutto l’est del Ciad (alcuni con basi in Darfur), accomunati dall’obiettivo di abbattere il regime del presidente Idriss Deby. Il Ciad accusa il Sudan di sostenere le formazioni armate anti-governative dell’est, il governo di Khartoum ritiene invece che Deby sostenga i gruppi armati del Darfur. Almeno 7 ribelli sarebbero morti nei combattimenti avvenuti nel fine settimana nel Nord Darfur, uno dei 3 stati che compone l’omonima regione occidentale del Sudan teatro da febbraio 2003 di un conflitto interno che ha causato una grave crisi umanitaria. Lo riferisce l’agenzia di stampa governativa ‘Suna’, precisando che un gruppo di uomini armati collegati all’Nrf (il Fronte di salvezza nazionale) - la grande coalizione che raccoglie i gruppi ribelli attivi in Darfur e che non hanno siglato l’accordo raggiunto a maggio tra governo e un’altra formazione armata – ha lanciato sabato un attacco contro il villaggio di Assabah, nel Darfur settentrionale. “Le Forze armate sudanesi hanno respinto l’attacco, infiggendo gravi perdite ai ribelli e uccidendo almeno 7 dei loro uomini, oltre a catturare mezzi e armamenti” ha detto il governatore ad-interim del Darfur settentrionale, Idriss Abdallah, alla Suna. Intanto, mentre a livello politico diplomatico continua il braccio di ferro tra il governo di Khartoum e parte della comunità internazionale, che intende far accettare all’esecutivo sudanese l’invio in Darfur di un contingente internazionale, i bollettini quotidiani dell’Onu in Sudan segnalano la grave insicurezza quotidiana in cui sono costretti a vivere i quasi due milioni di sfollati interni e in cui è costretto a operare il personale umanitario internazionale presente per sostenere la popolazione civile. La situazione più preoccupante, secondo l’ultimo rapporto dell’Unct Sudan, si registra in Darfur meridionale, dove un gruppo di Janjaweed (le milizie filo-governative ritenute le principali responsabili delle violenze commesse nella regione) avrebbe costituito un accampamento nei pressi del villaggio di Abu Hadid, prendendo di mira la popolazione locale che vive nelle aree circostanti. Il 15 dicembre, invece, tre civili sono stati feriti nel campo per sfollati di Shangil Tobayi (nel nord Darfur) durante un’incursione dei Janjaweed finalizzata al furto di alcuni capi di bestiame. Il giorno precedente, un veicolo della Missione dell’Unione Africana (Amis) era caduto in un agguato teso da ignoti nella zona del mercato di El Fasher, capoluogo del Darfur settentrionale.

IRAQ: BLAIR RIBASCISCE IL SOSTEGNO ALLA STRATEGIA DI BUSH

Tony Blair ha assicurato al governo iracheno che le truppe di occupazione britanniche resteranno in Iraq "sino a quando il lavoro non sarà stato completato". Intanto, fonti militari Usa hanno fatto sapere che gli Stati Uniti sono intenzionati a triplicare, portando a 9 mila, il numero dei militari americani addetti all'addestramento delle forze di sicurezza irachene. Intanto due soldati americani sono stati uccisi nella provincia di Anbar in Iraq, secondo quanto riporta oggi un comunicato del comando statunitense. Un soldato, della prima brigata della prima divisione corazzata è morto a seguito delle ferite riportate in «un'azione del nemico» venerdì. Il secondo militare caduto era un marine, rimasto ucciso sabato. Ieri l'esercito Usa aveva dato notizia dell'uccisione di tre suoi soldati a Baghdad nell'esplosione di un ordigno. Sale così a 2945 il bilancio dei militari americani caduti in Iraq dall'inizio della guerra nel marzo del 2003.

AFGHANISTAN: BATTAGLIA AL CONFINE COL PAKISTAN

Intesi scontri sono avventi questa mattina nella provincia di Kosh, al confine con il Pakistan: 200 miliziani talebani provenienti da oltreconfine hanno attaccato un posto di blocco afgano alla frontiera; lo riferisce la polizia, aggiungendo che le forze di Kabul hanno ucciso 5 talebani mentre un soldato è morto e altri 4 miliziani sono stati catturati; alcuni dei combattenti – aggiunge la stessa fonte - erano di nazionalità pakistana. Nel settembre scorso Pakistan e Afghanistan, i cui rapporti sono seriamente deteriorati a causa delle continue infiltrazioni di miliziani in territorio afgano, hanno acconsentito all’organizzazione congiunta delle ‘jirga’ (grandi assemblee) di capi tribali nei territori pakistani al confine con l’Afghanistan allo scopo di far cessare gli spostamenti di talebani. Ieri il presidente afgano Hamid Karzai ha nuovamente accusato Islamabad di dare appoggio ai talebani nel suo territorio ma le autorità pakistane respingono questa ipotesi. Si stima che dall’inizio dell’anno 4000 persone - miliziani, civili e soldati inclusi - abbiamo perso la vita in combattimenti e attentati, facendo del 2006 l’anno più cruento dalla caduta del regime talebano cinque anni fa per mano della coalizione guidata dagli Stati Uniti.

KENYA: GRAVI SCONTRI TRA POLIZIA E MANIFESTANTI

Tre persone sono morte e numerose altre sono rimaste ferite nei violenti scontri esplosi ieri a Kibera, il grande sobborgo povero di Nairobi in cui si ritiene vivano circa 800.000 persone, e proseguiti per buona parte della giornata. La notizia si è appresa stamani da fonti locali, le quali precisano che intensi scontri sono avvenuti ieri dopo che la polizia è intervenuta nello ‘slum’ per disperdere una manifestazione non autorizzata. I combattimenti, proseguiti per almeno sei ore, hanno impegnato gli agenti speciali dell’Unità di servizio generale (Gsu) della polizia di Nairobi e numerosi manifestanti che hanno preso di mira gli agenti con fitte sassaiole e anche con colpi di arma da fuoco, scatenando così la reazione della polizia.

NIGERIA: SEMPRE TESA LA SITUAZIONE NEL DELTA

Due o tre auto – a seconda delle fonti - sono esplose oggi in almeno due complessi residenziali delle compagnie petrolifere Agip e Shell nella regione meridionale del Delta del Niger, la ‘cassaforte’ naturale del greggio della Nigeria. Per ora non si ha notizie di vittime né di feriti. L’attacco era stato preannunciato poco prima dai ribelli del Movimento per l’emancipazione del Delta (Mend), gli stessi che lo scorso 7 dicembre hanno sequestrato tre tecnici italiani e un libanese nella stazione di pompaggio di Brass, tuttora ostaggi. Almeno due esplosioni sarebbero avvenute a Port Harcourt, capitale del ‘Rivers State’ e principale centro petrolifero della regione. In una e-mail inviata alle agenzie di stampa, il Mend annunciava l’imminente esplosione di tre auto imbottite di esplosivo, due delle quali sono già deflagrate. Da tempo gli attivisti del Mend rivendicano una diversa distribuzione dei proventi del greggio, sfruttato dalle principali multinazionali straniere a danno della popolazione locale (circa 15 milioni di persone vivono nel Delta del Niger) che non trae alcun beneficio ma subisce solo il degrado ambientale provocato dall’estrazione di circa 2,4 milioni di barili di ‘oro nero’ al giorno. In altri due episodi analoghi in passato il Mend aveva fatto esplodere due auto a Port Harcourt e a Warri, senza provocare però gravi conseguenze né vittime.

SRI LANKA: DRAMMATICA SITUAZIONE UMANITARIA PER LA GUERRA

Sono oltre 17.000 le persone fuggite dall’inizio di novembre – o attraverso la giungla o via mare – dalla città controllata dai ribelli di Vakarai, nel distretto orientale di Batticaloa, dove negli ultimi giorni sono in corso pesanti scontri tra forze governative e ribelli separatisti delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte). Nella sola giornata di ieri, in oltre 2200 avrebbero raggiunto le aeree governative. Nel consueto scambio di accuse, l’esercito ha accusato i ribelli di usare i civili come scudi umani e ha dichiarato che li caccerà via dalle aree che controllano secondo i termini della tregua siglata nel febbraio 2002 che oramai, anche secondo gli osservatori della Missione di monitoraggio (Slmm), “esiste solo sulla carta”. I ribelli sostengono invece che i civili fuggono per evitare i sempre più frequenti bombardamenti dell’aviazione cingalese che nei mesi scorsi hanno colpito anche campi profughi, uccidendo decine di sfollati. Dopo aver scacciato i ribelli dalle loro aree strategiche presso il porto nordorientale di Trincomalee, l’esercito ha infatti iniziato a circondare le aree tamil lungo la costa nei pressi di Vakarai dove migliaia di civili hanno cercato rifugio in templi e scuole. Secondo il portavoce militare delle Tigri Rasaiah Ilanthiraiyan, citato da fonti di stampa internazionale, i militari però non mirano a stanare le Ltte, quanto a “dislocare i tamil”. “Resisteremo con ogni mezzo. Il governo cingalese è già impegnato in una guerra a tutto campo. Se accumuleranno ulteriori forze per lanciare un’offensiva contro di noi, allora dovremo intraprendere azioni preventive in futuro” ha aggiunto Ilanthiraiyan. Oltre 67.000 persone sono morte dall’inizio del conflitto nel 1983, 3500 hanno perso la vita solo quest’anno.

ITALIA

GIORNALISTI: NUOVO SCIOPERO CONTRO GLI EDITORI

  • Lunedì 18 e martedì 19 dicembre è confermato lo sciopero dei giornalisti delle televisioni e delle radio nazionali. Più giornate consecutive di sciopero nazionale dei giornalisti dei quotidiani, delle agenzie di stampa, del web e degli uffici stampa pubblici e privati saranno attuate, senza preavviso, in date che saranno comunicate dalla Segreteria della Fnsi.

"I giornalisti - afferma la Fnsi - sono costretti ad attuare forme di lotta tra le più dure nella loro storia a causa della intransigente posizione di chiusura degli editori della Fieg e della pubblica amministrazione ad aprire i rispettivi negoziati contrattuali". La Fieg, anche ieri nell'incontro al Ministero del Lavoro, ha sostenuto l'illegittima ed inaccettabile tesi di una pariteticità della presenza dei giornalisti e degli editori nel cda dell'Inpgi, Istituto di Previdenza sano e ben gestito. La categoria ne difende l'autonomia e il diritto alla vigilanza sulle numerose violazioni contributive delle aziende. Il Sindacato dei giornalisti ribadisce per l'ennesima volta la propria disponibilità a discutere tutte le proposte della controparte che non contrastino con il principio della difesa dell'indipendenza del giornalismo italiano.

NAPOLI: Sciopero fame di due compagni prigionieri italiani

I compagni Mauro Rossetti Busa e Federico Bonamici, detenuti nel carcere di Poggioreale, aderiscono allo sciopero della fame internazionale dal 15 al 18 dicembre, in solidarietà ai compagni e alle compagne della Turchia in lotta fino alla morte contro il carcere, la tortura, l'isolamento nelle famigerate celle di tipo F. Mauro e Federico salutano i compagni e le compagne solidali, che il 17 dicembre hanno manifestato sotto il carcere di Poggioreale e quelli che ovunque si battono contro l'isolamento, la tortura, le deprivazioni e la spersonalizzazione praticate nelle carceri imperialiste, per la liberazione e il rispetto della dignità dei proletari rivoluzionari prigionieri.

ROMA: PROTESTA DEI PRECARI C.R.I.

Il Coordinamento nazionale Precari della CRI e la Federazione delle rappresentanze sindacali di base Cub - RdB si sono ritrovati, questa mattina in via XX Settembre per un presidio sotto il ministero per chiedere la risoluzione contrattuale dei 2.500 precari italiani che lavorano nella Croce Rossa. Il contratto scadrà il prossimo 31 dicembre e ad oggi non si conosce il futuro di questi dipendenti. «Esisteva un emendamento - affermano alcuni partecipanti al presidio - per rinnovare il contratto a spese della Croce Rossa ma è stato stralciato l'ultimo giorno prima dell'approvazione della finanziaria. Vogliamo sapere perché vogliono smembrare la Croce Rossa e perché non vogliono assumere e prolungare questi contratti». Intanto la protesta continuerà, domani un altro presidio sotto il ministero della Salute e se la situazione non si modificherà i sindacati organizzeranno una manifestazione nazionale a Roma fra il 27 e 29 dicembre.


Gr 13:00

In primo Piano

PALESTINA

Nonostante il cessate il fuoco annunciato ieri notte tra Hamas e Fatah, numerosi spari sono stati uditi nella tarda mattinata nella zona del ministero degli esteri a Gaza. Non si ha notizia di vittime. Un portavoce del ministero ha precisato che l'edificio era vuoto. Già nella prima mattinata alcune sparatorie sono avvenute soprattutto fuori dal palazzo dell'ufficio del presidente dell'Anp a Gaza City, e l'abitazione di Muhammed Dahlan, il capo dei servizi di sicurezza del presidente palestinese.

  • La tregua è stata annunciata ieri a mezzanotte con un conferenza stampa a Gaza City, a cui però non hanno partecipato rappresentanti di Hamas e Fatah. L'annuncio è stato fatto da Rabbah Muhanna, esponente del piccolo Fronte popolare per la Liberazione della Palestina. Questi, secondo la stampa palestinese, i punti dell'intesa notturna del cessate il fuoco raggiunta con la mediazione di ufficiali egiziani dislocati a Gaza. La intesa si riferisce sia alla striscia di Gaza sia alla Cisgiordania.

1. - Cessate il fuoco immediato di tutte le forze; 2. - Ritiro dalle strade dei miliziani armati; 3. - Dislocazione delle forze di sicurezza nelle posizioni mantenute prima degli incidenti degli ultimi giorni; 4. - Divieto di organizzare di manifestazioni e cortei; 5. - Liberazione di tutti gli ostaggi; 6. - Costituzione di un ufficio congiunto (fra Hamas e al-Fatah) con una sala di emergenza capace di affrontare eventi imprevisti; 7. - Consultazioni con altre forze politiche per calmare la situazione; 8. - Costituzione di una commissione di inchiesta che faccia luce sugli spari al convoglio del premier Ismail Haniyeh al valico di Rafah, giovedì scorso. Secondo Hamas si è trattato di un tentativo di assassinio da parte della Guardia presidenziale e di al-Fatah, cosa che è stata smentita con sdegno dallo stesso presidente Abu Mazen in un discorso alla Nazione pronunciato sabato.

Intanto il premier britannico Tony Blair è giunto a Ramallah in Cisgiordania, dove è stato ricevuto dal presidente palestinese Abu Mazen. In una conferenza stampa congiunta Blair e Abu Mazen hanno affermato che le prossime settimane rischiano di rivelarsi critiche per le sorti del processo di pace mediorientale ed è quindi urgente verificare se e come sia possibile rilanciare un dialogo israelo-palestinese, malgrado la grave crisi politica in corso tra Hamas e Fatah. Abu Mazen ha ribadito che sarà necessario andare ad elezioni presidenziali ed elezioni politiche anticipate e che la sua priorità resta comunque la costituzione di un governo di tecnocrati, se Hamas lo consentirà.

Secondo Khaled Meshal leader di Hamas rifugiato a Damasco ha risposto accusando Abu Mazen di non avere il diritto di sciogliere il parlamento poichè la costiutizione non lo prevede. Accettare il suo diktat - ha aggiunto - significherebbe contraddire la volontà della maggioranza, la legittimità del nostro sistema elettorale. Abu Mazen sta cercando il golpe a scapito della grande maggioranza della popolazione. Non lo permetteremo. L'alternativa potrebbe essere quella di continuare il dialogo per il compromesso politico e la creazione di un governo di unità nazionale.

ESTERI

IRAQ

Il 'Washington Times' pubblica un rapporto segreto di 40 pagine, commissionato dal governo Saudita, dove si sostiene che l'Iran ha creato uno 'stato sciita dentro uno stato' in Iraq fornendo sostegno logistico ai gruppi armati. Questo rapporto consiglia l'Arabia Saudita di appoggiare i musulmani sunniti iracheni nell'eventualità di una aggravarsi del conflitto interreligioso con la maggioranza sciita irachena, poichè ritiene che le milizie di Muqtada al Sadr, braccio armato dello Sciri (il Consiglio supremo della rivoluzione islamica in Iraq, principale forza politica sciita), come «il veicolo principale utilizzato dall'Iran per raggiungere le sue mire nel campo della sicurezza militare.

Intanto due soldati americani sono stati uccisi nella provincia di Anbar in Iraq, secondo quanto riporta oggi un comunicato del comando statunitense. Un soldato, della prima brigata della prima divisione corazzata è morto a seguito delle ferite riportate in «un'azione del nemico» venerdì. Il secondo militare caduto era un marine, rimasto ucciso sabato. Sale così a 2945 il bilancio dei militari americani caduti in Iraq dall'inizio della guerra nel marzo del 2003

Tony Blair ha assicurato al governo iracheno che le truppe di occupazione britanniche resteranno in Iraq "sino a quando il lavoro non è stato completato". Intanto, fonti militari Usa hanno fatto sapere che gli Stati Uniti sono intenzionati a triplicare, portando a 9 mila, il numero dei militari americani addetti all'addestramento delle forze di sicurezza irachene.

AFGHANISTAN

Quattro insorti afghani sono stati uccisi e 6 soldati sono stati feriti in operazioni della coalizione guidata dagli Usa e della Nato. I 4 guerriglieri sono stati uccisi ieri a Kandahar in un'operazione diretta dagli americani, secondo un comunicato della coalizione che ha riferito anche di tre feriti tra i suoi ranghi. In un altro scontro, sempre ieri, tre soldati della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, della Nato) sono stati feriti da un ordigno a Zahre.

RUSSIA

Un maxitrasporto di uranio arricchito e' stato effettuato oggi da Rossendorf (Germania Est) a Podolsk in Russia, dove sara' riprocessato. Il trasporto dal centro di ricerche all'aeroporto di Dresda e' avvenuto tra imponenti misure di sicurezza, con 500 agenti e poliziotti in borghese. Il reattore di Rossendorf era stato costruito dall'Unione Sovietica nella ex Ddr e resta un centro chiave di ricerca, anche se il reattore fu fermato poco dopo la riunificazione tedesca nel '90.

KENYA

Tre persone sono morte e numerose altre sono rimaste ferite nei violenti scontri esplosi ieri a Kibera, il grande sobborgo povero di Nairobi in cui si ritiene vivano circa 800.000 persone, e proseguiti per buona parte della giornata. La notizia si è appresa stamani da fonti locali, le quali precisano che intensi scontri sono avvenuti ieri dopo che la polizia è intervenuta nello ‘slum’ per disperdere una manifestazione non autorizzata. I combattimenti, proseguiti per almeno sei ore, hanno impegnato gli agenti speciali dell’Unità di servizio generale (Gsu) della polizia di Nairobi e numerosi manifestanti che hanno preso di mira gli agenti con fitte sassaiole e anche con colpi di arma da fuoco, scatenando così la reazione della polizia.

INDONESIA

Una forte scossa di terremoto, pari al 5,7 grado della scala Richter, è stata avvertita oggi nelle province settentrionali e occidentali di Sumatra, in Indonesia. Il primo bilancio parla di almeno 4 morti, 150 feriti e decine di edifici danneggiati. Il terremoto è avvenuto all'alba ed avuto l'epicentro sotterraneo a 30 chilometri a sud est di Prapat, una cittadina del nord di Sumatra.

ITALIA

Protestano i precari delle Croce Rossa sotto il ministero dell'Economia. Il Coordinamento nazionale Precari della Cri e la Federazione delle rappresentanze sindacali di base Cub - RdB si sono ritrovati, questa mattina in via XX settembre per un presidio sotto il ministero per chiedere la risoluzione contrattuale dei 2500 precari italiani che lavorano nella Croce Rossa. Il contratto scadrà il prossimo 31 dicembre e ad oggi non si conosce il futuro di questi 2500 dipendenti. «Esisteva un emendamento - affermano alcuni partecipanti al presidio - per rinnovare il contratto a spese della Croce Rossa ma è stato stralciato l'ultimo giorno prima dell'approvazione della finanziaria. Vogliamo sapere perché vogliono smembrare la Croce Rossa e perché non vogliono assumere e prolungare questi contratti». Intanto la protesta continuerà, domani un altro presidio sotto il ministero della Salute e se la situazione non si modificherà i sindacati organizzeranno una manifestazione nazionale a Roma fra il 27 e 29 dicembre.

Lunedì 18 e martedì 19 dicembre è confermato lo sciopero dei giornalisti delle televisioni e delle radio nazionali. Più giornate consecutive di sciopero nazionale dei giornalisti dei quotidiani, delle agenzie di stampa, del web e degli uffici stampa pubblici e privati saranno attuate, senza preavviso, in date che saranno comunicate dalla Segreteria della Fnsi.

Siparietto


Gr 9:30

PALESTINA

E' stata annunciata una tregua in tarda serata a Gaza tra Hamas e al Fatah, dopo una mediazione condotta dal Fronte democratico, dal Fronte popolare e dalla Jihad islamica. L'accordo prevede il richiamo delle rispettive milizie dalle strade, lo sgombero dei ministeri occupati da armati di al Fatah, il rilascio dei rapiti da ambo le parti, la sospensione di ogni incitamento allo scontro. Annnunci relativi all'intesa sono stati fatti sia dai mediatori che dai rappresentanti di Hamas e di al Fatah. Tuttavia anche dopo che l'accordo è stato reso pubblico, sono stati sentiti colpi di arma da fuoco in diverse zone di Gaza città.

E' stato anche stabilito che verrà formato un comitato che indagherà sull'agguato compiuto al valico di Rafah ai danni del convoglio del premier Ismail Haniye. Emerge come al Fatah non solo sia diviso al suo interno, dopo la rottura con il governo palestinese, ma il movimento è del tutto isolato sulla scena palestinese. Alla Bbc il deputato indipendente Mustafa Barghouti, ex candidato presidenziale, ha affermato che bisogna tornare alle trattative per un governo di unità nazionale e la strada delle elezioni anticipate è impraticabile.

IRAQ

Le forze armate americane hanno reso noto oggi che un marine e' morto sabato scorso nella provincia di Al Anbar, in Iraq occidentale. Ieri l'esercito Usa aveva gia' dato notizia dell'uccisione di tre suoi soldati a Baghdad nell'esplosione di un ordigno. Il 'Washington Times' pubblica un rapporto segreto di 40 pagine, commissionato dal governo saudita, dove si sostiene che l'Iran ha creato uno 'stato sciita dentro uno stato' in Iraq fornendo sostegno logistico ai gruppi armati.

Tony Blair ha assicurato al governo iracheno che le truppe di occupazione britanniche resteranno in Iraq "sino a quando il lavoro non è stato completato". Intanto, fonti militari Usa hanno fatto sapere che gli Stati Uniti sono intenzionati a triplicare, portando a 9 mila, il numero dei militari americani addetti all'addestramento delle forze di sicurezza irachene.

AFGHANISTAN

Quattro insorti afghani sono stati uccisi e 6 soldati sono stati feriti in operazioni della coalizione guidata dagli Usa e della Nato. I 4 guerriglieri sono stati uccisi ieri a Kandahar in un'operazione diretta dagli americani, secondo un comunicato della coalizione che ha riferito anche di tre feriti tra i suoi ranghi. In un altro scontro, sempre ieri, tre soldati della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, della Nato) sono stati feriti da un ordigno a Zahre.

RUSSIA

Un maxitrasporto di uranio arricchito e' stato effettuato oggi da Rossendorf (Germania Est) a Podolsk in Russia, dove sara' riprocessato. Il trasporto dal centro di ricerche all'aeroporto di Dresda e' avvenuto tra imponenti misure di sicurezza, con 500 agenti e poliziotti in borghese. Il reattore di Rossendorf era stato costruito dall'Unione Sovietica nella ex Ddr e resta un centro chiave di ricerca, anche se il reattore fu fermato poco dopo la riunificazione tedesca nel '90.

KENYA

Tre persone sono morte e numerose altre sono rimaste ferite nei violenti scontri esplosi ieri a Kibera, il grande sobborgo povero di Nairobi in cui si ritiene vivano circa 800.000 persone, e proseguiti per buona parte della giornata. La notizia si è appresa stamani da fonti locali, le quali precisano che intensi scontri sono avvenuti ieri dopo che la polizia è intervenuta nello ‘slum’ per disperdere una manifestazione non autorizzata. I combattimenti, proseguiti per almeno sei ore, hanno impegnato gli agenti speciali dell’Unità di servizio generale (Gsu) della polizia di Nairobi e numerosi manifestanti che hanno preso di mira gli agenti con fitte sassaiole e anche con colpi di arma da fuoco, scatenando così la reazione della polizia.

ITALIA

Lunedì 18 e martedì 19 dicembre è confermato lo sciopero dei giornalisti delle televisioni e delle radio nazionali. Più giornate consecutive di sciopero nazionale dei giornalisti dei quotidiani, delle agenzie di stampa, del web e degli uffici stampa pubblici e privati saranno attuate, senza preavviso, in date che saranno comunicate dalla Segreteria della Fnsi.


Appunti e note redazionali

Servizi audio della giornata


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gror061218 (last edited 2008-06-26 09:52:28 by anonymous)