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Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

L'ultima esecuzione: due uccise perché non avevano abbandonato le lezioni In pochi mesi bruciate decine di scuole frequentate dalle bambine afgane

Afghanistan: l'eccidio delle insegnanti cinquanta uccise nell'ultimo anno di GAIA GIULIANI

Nella sua opera di supervisione e correzione dei costumi il Dipartimento poteva comminare pene come la lapidazione per donne sfiorate dal sospetto di adulterio, frustate in pubblico per quelle che avessero mostrato le caviglie, punizioni corporali per chi portava i tacchi - fanno rumore e l'arrivo della donna deve passare inosservato - ma anche il taglio delle dita se trovate con le unghie laccate. Esempio questo citato anche da Cherie Blair all'indomani del 7 ottobre 2001, in un incontro organizzato a Downing Street con una rappresentanza femminile dell'Afghanistan. Anche il veto di svolgere lavori al di fuori di quelli casalinghi, e la proibizione tassativa di ogni tipo di istruzione era un suo diktat.

Un passo indietro il ritorno del Dipartimento, un passo avanti per frenare la corruzione morale del momento secondo le frange fondamentaliste. Perché l'Afghanistan è dilaniato dalle contraddizioni: nella provincia del Kandahar, al confine col Pakistan delle madrasse talebane, e dove germogliò il movimento taliban, il commercio di oppio e di alcol ha raggiunto picchi inaspettati, idem per quanto riguarda la pornografia.

La reazione degli ultratradizionalisti è feroce. Hanno ricominciato a bruciare le scuole dove studiano le ragazze, ammazzando sotto gli occhi degli studenti gli insegnati che impartiscono lezioni alle donne. Secondo un dato rilevato dall'agenzia Reuters alla fine di novembre, quasi 100 donne del Kandahar avrebbero tentato il suicidio - dandosi fuoco o ingerendo veleno - nel corso degli ultimi otto mesi.

L'omicidio delle due insegnanti si inserisce in questa recrudescenza fondamentalista. Tra il 2005 e il 2006 circa cinquanta insegnanti donne sono state uccise da sicari legati ad ambienti talebani. In un rapporto stilato da Human Right Watch un paio di mesi fa, si legge che gli attacchi incendiari alle scuole sarebbero in netto aumento in tutto il paese, terrorizzando le famiglie che preferiscono tenere i figli a casa. Le conseguenze, sempre secondo Hrw, sono che la maggior parte delle bambine che avrebbero accesso alla scuola primaria non viene iscritta, mentre solo il 5% delle adolescenti frequenta le superiori.

Secondo uno studio dell'Unifem, il fondo delle Nazioni Unite dedicato allo sviluppo femminile nel mondo, il 65% delle vedove di Kabul vede nel suicidio l'unico mezzo per sottrarsi alla repressione maschile nell'Afghanistan post talebana. Lo stesso documento ha rilevato come la maggior parte delle afgane siano vittime di violenze sessuali, violenze inaspritesi nel corso degli ultimi cinque anni. Una voce contro gli abusi, contro i finanziamenti americani alle madrasse, foraggiate per controbilanciare l'ingerenza sovietica nel paese, era quella di Meena che nel '77, a vent'anni, creò il Rawa (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan), il primo movimento a difesa dei diritti delle donne.

La ammazzarono dieci anni dopo, dopo che era riuscita a fondare scuole in cui era ammessa la presenza femminile e centri di accoglienza. La sua associazione si batte ancora per il riconoscimento delle pari opportunità ma, lamentano le sue discepole, è ancora impossibile aprire una sede del Rawa anche solo a Kabul, la capitale "libera" dalle strettoie integraliste in cui le donne possono lasciare a casa il velo a differenza di quanto accade nei villaggi o al sud. E' stata Rawa a diffondere il filmato dell'uccisione di Zarmeena, la donna afgana ammazzata con un colpo di kalashnikov all'interno di uno stadio mentre i sette figli guardavano l'esecuzione dagli spalti.

In una sua poesia Meena, che aveva lasciato l'università per la causa in un periodo in cui le donne potevano ancora frequentarla, si definiva "la donna che si è svegliata, la donna risorta e divenuta tempesta fra le ceneri dei miei figli bruciati". Time Asia l'ha inclusa tra i 60 eroi storici scelti per festeggiare il suo sessantesimo anno di vita insieme al Mahtma Gandhi, al Dalai Lama e a Madre Teresa di Calcutta, ma la sua bufera è ancora sospesa sul cielo dell'Afghanistan liberato dai talebani.

(Repubblica - 11 dicembre 2006)

Francia: denuncia sulle pubblicità di Natale

Il gruppo lgbt d'oltralpe Panthères Roses ha organizzato un'interessante iniziativa contro l'impostazione sessista e omofoba di molte pubblicità su giochi per bambini/e in Francia, che dilagano nel periodo natalizio. Un certo tipo di bussiness, evidentemente, trova utile insinuare il germe velenoso del sessismo ed annessi nei più piccol@; qualcosa che dovrebbe essere monitorato anche, e soprattutto, qui da noi. La campagna delle Panthères Roses si intitola "Felice natale eterosessista", e svolge un'attenta analisi sui tipi di messaggi pubblicitari lanciati tra ammiccanti scritte colorate e lucette intermittenti. Agghiaccianti alcuni,come quello di alcuni war games dove dei bimbi recitano "imparare a combattere per imparare ad uccidere", o altri dove una bambina deve "giocare a fare il genitore come la mamma", e un bambino "imparare a picchiare come papà", col logo di superman vicino; o altre dove le bambine proclamano di voler giocare solo a fare le faccende domestiche.

A NATALE SIAMO TUTTI PIU' BUONI Polemiche negli Usa per un videogioco in cui diffondi il cristianesimo e uccidi i non credenti

Il nuovo fronte della periodica “guerra culturale” negli Usa è arrivato giusto sotto Natale, con un videogioco che divide i cristiani evangelici da quelli delle confessioni tradizionali. Pomo della discordia è Left Behind: Eternal Forces, basato su una collana di libri diventata di culto tra gli evangelici americani. Si convertono atei in cristiani, si uccidono i non credenti, si avanza pregando.

Uscito nei negozi il mese scorso con il bollino “adatto agli adolescenti”, il videogame è diventato un caso nazionale, con associazioni che chiedono alla catena di ipermercati Wal-Mart di ritirarlo dagli scaffali, la Wal-Mart che si arrocca e i produttori che difendono il suo messaggio. Intanto, il gioco è già un successo.

IL GIOCO

In un’apocalittica New York di un futuro imprecisato, dopo che oscure profezie bibliche si sono avverate provocando milioni di morti, una popolazione di atei rischia di cadere nelle grinfie di un finto politico che in realtà è l’Anticristo. Per salvare il mondo, i virtuosi dovranno convertire gli atei al cristianesimo, difendendosi dalle forze del male con la preghiera, ma anche sporcandosi le mani uccidendo i soldati dell’Anticristo. Un esercito russo-arabo ha sterminato la popolazione mondiale, Israele è miracolosamente salvo, i veri credenti sono saliti in paradiso, l’Anticristo è un lugubre rumeno, nonché ex segretario generale dell’Onu, che di cognome fa Carpathia: Left Behind, si sarà capito, è un polpettone che mescola precetti e spauracchi del classico repertorio politico-religioso evangelico. Roba di nicchia in Europa ma non negli Usa, dove si contano oltre 60 milioni di evangelici: tanto che la collana degli omonimi libri ha venduto circa 63 milioni di copie. Ma in un momento storico in cui gli Usa sono stati accusati di aver lanciato una crociata contro il mondo islamico, temi del genere sono esplosivi.

LA PROTESTA

Tre gruppi cristiani liberal-progressisti si sono scagliati contro Left Behind, definito a turno “violento”, “pericoloso”, “immorale”, “antitetico al messaggio di Gesù Cristo”, “istruttivo videogioco per la guerriglia religiosa” e persino “negativo per la società civilizzata e la stessa democrazia costituzionale”. “Dopo che hai ucciso qualcuno, devi ricaricare i tuoi punti-anima e per farlo ti dedichi alla preghiera. Credo che il messaggio sia estremamente chiaro”, ha detto Clark Stevens, co-direttore di Campaign to Defend the Constitution, uno dei gruppi che si sono scagliati contro il videogame. Come spesso accade nelle controversie su un prodotto venduto un po’ dappertutto, di mezzo ci è finita la Wal-Mart, che tra l’altro ha messo Left Behind sugli scaffali di circa un punto vendita su venti. La compagnia si è difesa sostenendo che “la decisione di quali prodotti offrire nei nostri negozi è basata su quello che crediamo i nostri clienti vogliano comprare”. Come a dire: gli affari sono affari. Ma detta da una società che in passato ha scelto di non vendere la pillola del giorno dopo, o i cd di gruppi rock con testi un po’ spinti, la risposta non può soddisfare i critici di Left Behind.

ONU: apre alle associazioni lgbt

http://www.pinknews.co.uk/news/articles/2005-3259.html A tre associazioni lgbt è stato garantito lo status "consultivo" alle Nazioni Unite da parte dell'ECOSOC. Il riconoscimento è stato dato all'ILGA-Europa, la branca europea dell'International Lesbian and Gay Association (una federazione di 550 gruppi lgbt in tutto il mondo), e alle associazioni lgbt di Danimarca e Germania, la LBL e la LSVD. Questi gruppi ora si uniranno al gruppo australiano Coalition of Activist Lesbians, già riconosciuto, nella partecipazione ai lavori dell'Onu, e potranno presentare direttamente le proprie istanze. Patricia Prendiville, dirigente di ILGA-Europa, parla di "decisione storica": "Adesso le organizzazioni che rappresentano e difendono i diritti delle persone lgbt possono denunciare in prima persona la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere a livello delle Nazioni Unite. E' il migliore riconoscimento dei diritti lgbt come diritti umani che gli attivisti lgbt potevano ottenere. Ci auguriamo che questa decisione segni un cambiamento fondamentale a livello delle Nazioni Unite riguardo alla discriminazione sulla base dell'orientamento sesuale e dell'identità di genere. Proprio giorni fa 54 stati membri delle Nazioni Unite hanno sostenuto una dichiarazione che riconosceva queste forme di discriminazione e invitava le Nazioni Unite ad affrontarle seriamente". Anche Rosanna Flamer Caldera, co-segretaria generale dell'ILGA, ha detto: "Non è una questione di diritti speciali. E' una questione basilare di uguaglianza e universalità di diritti umani. Noi chiediamo il diritto di non essere discriminati sulla base di chi siamo, come lesbiche, gay, bisessuali o transgender. A livello internazionale, questo comincia con il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite del semplice fatto che le persone lgbt esistono, che possono organizzarsi come gruppi e, come tali, partecipare al lavoro delle Nazioni Unite e protestare contro le molte violazioni dei diritti umani che sopportiamo ancora in tutto il mondo".

ITALIA

ITALIA: IN NOME DELLA RELIGIONE ANCHE IL DIRITTO DI MALTRATTARE LA MOGLIE

Non ci sono più confini al dilagare della politica sessista in nome della religione. Questa volta è una sentenza retriva e reazionaria della Cassazione. Se il marito picchia la moglie in un contesto di dissidio tra coniugi derivante dal diverso credo religioso, non necessariamente viene integrato il reato di maltrattamenti, a condizione che si tratti di episodi sporadici ed espressione di una reattività estemporanea. La circostanza emerge da una sentenza della sesta sezione penale della Corte di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal Procuratore Generale di Catanzaro contro l' assoluzione di un uomo, decisa dal Tribunale catanzarese e confermata dalla Corte di Appello.

Tra l' uomo e la moglie vi erano stati in passato continui dissidi legati all' educazione religiosa che la donna, testimone di Geova, impartiva ai figli. Tali dissidi - aggravati da una relazione extraconiugale avviata dall' uomo - erano spesso sfociati in maltrattamenti, al punto che la donna aveva deciso di sporgere querela. Sia il processo di primo grado, sia quello di secondo grado si sono conclusi con una grave sentenza di assoluzione dell' imputato, poiché i giudici hanno ritenuto che le condotte violente dell' uomo "fossero espressione - si legge nella sentenza della Cassazione - di una reattività estemporanea che affondava le sue radici nel clima di dissidio tra i coniugi derivate sia dalla diversa religione" praticata dalla donna, sia soprattutto dalla relazione adulterina" intrattenuta dall' uomo, "che, tuttavia, la congiunta era disposta a subire, non sollecitando la separazione dal marito".

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano Afghanistan. Raid Nato su una postazione talebana nella provincia di Kandahar

Aerei della Nato hanno bombardato nella notte una presunta postazione dei talebani nel sud dell'Afghanistan, causando un numero imprecisato di vittime. L'attacco è avvenuto nel distretto di Panjwayi, nella provincia di Kandahar, nell'ambito della stessa oepeazione che era già stata iniziata nei giorni scorsi

Afghanistan: l'eccidio delle insegnanti cinquanta uccise nell'ultimo anno

Cinque persone della stessa famiglia sono state uccise due giorni fa, a colpi di arma da fuoco, nella loro casa nell'Afghanistan orientale. Due lavoravano come insegnanti. Entrambe erano donne. Da mesi il presidente Karzai fa pressioni sul governo affinché venga ripristinato il Dipartimento per la prevenzione del vizio e la promozione della virtù, creatura del passato regime che il nuovo vorrebbe riesumare. E che ha già ottenuto larghi consensi e l'approvazione da parte del gabinetto di Karzai.

Nella sua opera di supervisione e correzione dei costumi il Dipartimento poteva comminare pene come la lapidazione per donne sfiorate dal sospetto di adulterio, frustate in pubblico per quelle che avessero mostrato le caviglie, punizioni corporali per chi portava i tacchi - fanno rumore e l'arrivo della donna deve passare inosservato - ma anche il taglio delle dita se trovate con le unghie laccate. Anche il veto di svolgere lavori al di fuori di quelli casalinghi, e la proibizione tassativa di ogni tipo di istruzione era un suo diktat.

Questa situazione si aggiunge alle molte contraddizioni che già caratterizzano il 'nuovo' Afghanistan: nella provincia del Kandahar, al confine col Pakistan delle madras talebane, e dove germogliò il movimento taliban, il commercio di oppio e di alcol ha raggiunto picchi inaspettati, idem per quanto riguarda la pornografia.

La reazione degli ultratradizionalisti è feroce. Hanno ricominciato a bruciare le scuole dove studiano le ragazze, ammazzando sotto gli occhi degli studenti gli insegnati che impartiscono lezioni alle donne. Secondo un dato rilevato dall'agenzia Reuters alla fine di novembre, quasi 100 donne del Kandahar avrebbero tentato il suicidio - dandosi fuoco o ingerendo veleno - nel corso degli ultimi otto mesi.

L'omicidio delle due insegnanti si inserisce in questa recrudescenza fondamentalista. Tra il 2005 e il 2006 circa cinquanta insegnanti donne sono state uccise da sicari legati ad ambienti talebani. In un rapporto stilato da Human Right Watch un paio di mesi fa, si legge che gli attacchi incendiari alle scuole sarebbero in netto aumento in tutto il paese, terrorizzando le famiglie che preferiscono tenere i figli a casa. Le conseguenze, sempre secondo Hrw, sono che la maggior parte delle bambine che avrebbero accesso alla scuola primaria non viene iscritta, mentre solo il 5% delle adolescenti frequenta le superiori.

Secondo uno studio dell'Unifem, il fondo delle Nazioni Unite dedicato allo sviluppo femminile nel mondo, il 65% delle vedove di Kabul vede nel suicidio l'unico mezzo per sottrarsi alla repressione maschile nell'Afghanistan post talebana. Lo stesso documento ha rilevato come la maggior parte delle afgane siano vittime di violenze sessuali, violenze inaspritesi nel corso degli ultimi cinque anni. Una voce contro gli abusi, contro i finanziamenti americani alle madrasse, foraggiate per controbilanciare l'ingerenza sovietica nel paese, era quella di Meena che nel '77, a vent'anni, creò il Rawa (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan), il primo movimento a difesa dei diritti delle donne.

La ammazzarono dieci anni dopo, dopo che era riuscita a fondare scuole in cui era ammessa la presenza femminile e centri di accoglienza. La sua associazione si batte ancora per il riconoscimento delle pari opportunità ma, lamentano le sue discepole, è ancora impossibile aprire una sede del Rawa anche solo a Kabul, la capitale "libera" dalle strettoie integraliste in cui le donne possono lasciare a casa il velo a differenza di quanto accade nei villaggi o al sud. E' stata Rawa a diffondere il filmato dell'uccisione di Zarmeena, la donna afgana ammazzata con un colpo di kalashnikov all'interno di uno stadio mentre i sette figli guardavano l'esecuzione dagli spalti.

Aggiornamenti da Oaxaca

Ieri sono iniziati a Oaxaca i lavori della gruppo che forma la visita della Commmissione Civile Internmazionale di osservazione per i diritti umani, che resterà in Messico fino al 20 dicembre. La Commissione è composta da membri e attivisti internazionali, che relazioneranno sugli avvenimenti che hanno caratterizzato la città negli ultimi mesi. Intanto per il 22 dicembre è prevista la sesta marcia per le vie della città, in concomitanza di azioni internazionali parallele, alle quali hanno già aderito molti paesi, europei e non.

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Sciopero generale dei maoisti a Kathmandu, processo di pace a rischio

I ribelli maoisti nepalesi hanno indetto per oggi uno sciopero generale nella capitale Kathmandu, per protestare contro alcune nomine di funzionari, tra cui quelle di 14 ambasciatori, annunciate ieri dal governo provvisorio. Lo sciopero ha paralizzato le attività della capitale e di alcune città vicine. Uno dei leader del gruppo maoisai ha dichiarato che le nomine potrebbero mettere in pericolo il processo di pace, che facendo entrare i ribelli in un governo di coalizione ha posto fine a una guerra civile costata oltre 13.000 morti. I maoisti accusano gli altri sette partiti al governo di aver deciso le nomine prima dell'allargamento dell'esecutivo ai ribelli. Il processo di pace prevede per il prossimo anno elezioni per un'assemblea costituente, che deciderà il destino della monarchia dopo che lo scorso aprile il re Gyanendra ha acconsentito a cedere alcuni dei suoi poteri.

Gaza, proseguono gli sontri tra Hamas e Al Fatah

E' di un morto e otto feriti il bilancio di uno scontro a fuoco tra agenti della polizia fedele a Hamas e le forze di sicurezza che fanno capo a Fatah avvenuto all'alba nell'ospedale Shifa di Gaza. Un ragazzo di 35,forse membro del movimento islamico, è morto in ospedale. Non e' chiaro cosa abbia innescato la sparatoria, iniziati all'ingresso e proseguita all'interno dell'ospedale, che conferma quando sia fragile la tregua tra le due fazioni dopo gli scontri seguiti all'annuncio del presidente palestinese Abu Mazen che intende convocare elezioni anticipate. Da quell'annuncio sono gia' sei i palestinesi uccisi negli scontri Fatah-Hamas.

Conferenza internazionale in Kuwait, bilancio

Il 12 dicembre scorso, a Kuwait City, si è tenuta una conferenza alla quale ha segretario generale della Nato, e i delegati di alcuni dei paesi che compongono il Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg), rappresentato da Bahrein, Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti. Lo scopo dell’incontro è stato quello di gettare le basi di una futura “cooperazione bilaterale di natura difensiva e politica” tra le due entità, il segretario generale del Ccg.

Un vertice difficile, che ha vuto come obiettivo principale quello di trovare una politica comune per arginare l'egemopnia iraniana sulla regione. Piano che, forse inconsapevolmente, era stato delineato il 5 dicembre scorso da Robert Gates, l’uomo che ha sostituito Donald Rumsfeld come segretario alla Difesa degli Stati Uniti, il quale in un discorso pubblico aveva sottolineato come l’Iran fosse “circondato da potenze nucleari”. Di quelle dichiarazioni aveva fatto scalpore l’implicita ammissione, peraltro più o meno confermata da una gaffe del premier israeliano Ehud Olmert del fatto che Tel Aviv possieda la bomba. Ma questa non è una sorpresa per nessuno. La vera notizia allora è un’altra, ed è quella tratteggiata da Gates: l’Iran è circondato. I temi sul tavolo dell’incontro tra Nato e Ccg sono stati tanti, in particolare l’Afghanistan, ma il fatto che ormai Teheran rappresenti un problema non solo per Israele è un dato di fatto, vista anche l'attenzione che gli Stati Uniti hanno sepmre dato a questo Paese. Secondo molti, la potenza sciita, dopo la caduta del regime di Saddam, è diventata il principale attore regionale e l’Arabia Saudita, paladino del campo sunnita, non vuole restare a guardare l’Iran mentre estende la sua influenza sulla Siria, sul Libano (attraverso Hezbollah), sul nuovo Iraq (dove ha preso il potere la maggioranza sciita) e così via, fino alla pioggia di denaro che il governo Ahmadinejad ha riversato sul premier palestinese Haniyeh, in cambio della promessa di non riconoscere mai Israele.

'Francia: denuncia sulle pubblicità di Natale'

Il gruppo lgbt d'oltralpe Panthères Roses ha organizzato un'interessante iniziativa contro l'impostazione sessista e omofoba di molte pubblicità su giochi per bambini/e in Francia, che dilagano nel periodo natalizio. Un certo tipo di bussiness, evidentemente, trova utile insinuare il germe velenoso del sessismo ed annessi nei più piccol@; qualcosa che dovrebbe essere monitorato anche, e soprattutto, qui da noi. La campagna delle Panthères Roses si intitola "Felice natale eterosessista", e svolge un'attenta analisi sui tipi di messaggi pubblicitari lanciati tra ammiccanti scritte colorate e lucette intermittenti. Agghiaccianti alcuni,come quello di alcuni war games dove dei bimbi recitano "imparare a combattere per imparare ad uccidere", o altri dove una bambina deve "giocare a fare il genitore come la mamma", e un bambino "imparare a picchiare come papà", col logo di superman vicino; o altre dove le bambine proclamano di voler giocare solo a fare le faccende domestiche.

Pubblicato documento sullta situazione dei musulmani in Europa

Oggi è stato reso noto il documento intitolato 'I musulmani nell'Unione europea: discriminazione e islamofobià . Il testo pubblicato oggi a Vienna, dove ha sede l' Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia parla di discriminazione nei confronti dei mussulmani in materia di lavoro, istruzione e alloggio .Il documento rivela che i musulmani europei sono vittima di discriminazione e che è necessario un impegno maggiore per garantire loro un equo trattamento e la stessa qualità di vita degli altri europei. Il documento si basa su dati ufficiali delle autorità, di istituti di ricerca e di organizzazioni non governative (Ong), sopratutto dei 'vecchi' paesi membri dell'Ue. Fra gli esempi di discriminazione nei confronti delle comunità islamiche vengono indicati varie forme d' islamofobia, che vanno da insulti verbali ad aggressioni fisiche, fino all'incendio doloso.

ascoltiamo una corrispendenza di una redattrice di radio onda d'urto

ITALIA

Nuovo sciopero dei giornalisti, oggi ultimo giorno

Oggi seconda giornata di scioepro nazioanle di giornalisti della stampa e della televisione. Più giornate consecutive di sciopero nazionale dei giornalisti dei quotidiani, delle agenzie di stampa, del web e degli uffici stampa pubblici e privati saranno attuate, senza preavviso, in date che saranno comunicate dalla Segreteria della Fnsi.

"I giornalisti - afferma la Fnsi - sono costretti ad attuare forme di lotta tra le più dure nella loro storia a causa della intransigente posizione di chiusura degli editori della Fieg e della pubblica amministrazione ad aprire i rispettivi negoziati contrattuali". La Fieg, anche ieri nell'incontro al Ministero del Lavoro, ha sostenuto l'illegittima ed inaccettabile tesi di una pariteticità della presenza dei giornalisti e degli editori nel cda dell'Inpgi, Istituto di Previdenza sano e ben gestito. La categoria ne difende l'autonomia e il diritto alla vigilanza sulle numerose violazioni contributive delle aziende. Il Sindacato dei giornalisti ribadisce per l'ennesima volta la propria disponibilità a discutere tutte le proposte della controparte che non contrastino con il principio della difesa dell'indipendenza del giornalismo italiano.

Sbarchi sulle coste siciliane

648 persone, 600 uomini, 21 donne e 7 bambini, sono giunti ieri al porto di Licata intorno alla mezzanotte. Si trovavano tutti a bordo di un barcone di circa 25 metri che ha rischiato di ribaltarsi quando i migranti hanno visto arrivare i primi soccorsi. Circa la metà delle persone è stata inviata al centro di permanenza di Pian Del Lago a Caltanissetta, gli altri al momento sono stati ospitati nel 'centro di accoglienza' di Licata

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

Gaza, proseguono gli sontri tra Hamas e Al Fatah

E' di un morto e otto feriti il bilancio di uno scontro a fuoco tra agenti della polizia fedele a Hamas e le forze di sicurezza che fanno capo a Fatah avvenuto all'alba nell'ospedale Shifa di Gaza. Un ragazzo di 35,forse membro del movimento islamico, è morto in ospedale. Non e' chiaro cosa abbia innescato la sparatoria, iniziati all'ingresso e proseguita all'interno dell'ospedale, che conferma quando sia fragile la tregua tra le due fazioni dopo gli scontri seguiti all'annuncio del presidente palestinese Abu Mazen che intende convocare elezioni anticipate. Da quell'annuncio sono gia' sei i palestinesi uccisi negli scontri Fatah-Hamas.

Sciopero generale dei maoisti a Kathmandu, processo di pace a rischio

I ribelli maoisti nepalesi hanno indetto per oggi uno sciopero generale nella capitale Kathmandu, per protestare contro alcune nomine di funzionari, tra cui quelle di 14 ambasciatori, annunciate ieri dal governo provvisorio. Lo sciopero ha paralizzato le attività della capitale e di alcune città vicine. Uno dei leader del gruppo maoisai ha dichiarato che le nomine potrebbero mettere in pericolo il processo di pace, che facendo entrare i ribelli in un governo di coalizione ha posto fine a una guerra civile costata oltre 13.000 morti. I maoisti accusano gli altri sette partiti al governo di aver deciso le nomine prima dell'allargamento dell'esecutivo ai ribelli. Il processo di pace prevede per il prossimo anno elezioni per un'assemblea costituente, che deciderà il destino della monarchia dopo che lo scorso aprile il re Gyanendra ha acconsentito a cedere alcuni dei suoi poteri.

Afghanistan. Raid Nato su una postazione talebana nella provincia di Kandahar

Aerei della Nato hanno bombardato nella notte una presunta postazione dei talebani nel sud dell'Afghanistan, causando un numero imprecisato di vittime. L'attacco è avvenuto nel distretto di Panjwayi, nella provincia di Kandahar, nell'ambito della stessa oepeazione che era già stata iniziata nei giorni scorsi.

ITALIA

Sbarchi sulle coste siciliane

648 persone, 600 uomini, 21 donne e 7 bambini, sono giunti ieri al porto di Licata intorno alla mezzanotte. Si trovavano tutti a bordo di un barcone di circa 25 metri che ha rischiato di ribaltarsi quando i migranti hanno visto arrivare i primi soccorsi. Circa la metà delle persone è stata inviata al centro di permanenza di Pian Del Lago a Caltanissetta, gli altri al momento sono stati ospitati nel 'centro di accoglienza' di Licata.


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