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ITALIA

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NOTIZIE BREVI

ESTERI

MORALES FESTEGGIA UN ANNO DI ‘RIVOLUZIONE AGRARIA’

D’ora in poi il ‘Giorno dell’Indio’, che si celebra il 2 agosto, sarà il ‘Giorno della Rivoluzione Agraria’: lo ha annunciato il presidente Evo Morales celebrando di fronte a una folla di ‘campesinos’ riuniti a Ucureña, 450 chilometri a sud-est di La Paz, il primo anno dalla promulgazione della ‘Ley de Tierras’, aspramente contestata dall’opposizione conservatrice. “Questo movimento contadino, indigeno, rappresenta i più poveri e i più vilipesi della storia” ha detto Morales consegnando 5166 titoli di proprietà relativi a 700 ettari di terre del dipartimento centrale di Cochabamba e ribadendo l’intenzione di eliminare i latifondi improduttivi e ripartire terre demaniali tra comunità e organizzazioni rurali per rilanciare l’agricoltura; una politica che ha scatenato una vera e propria offensiva da parte dei grandi proprietari e dei settori imprenditoriali delle regioni orientali, le più ricche del paese, che hanno minacciato di opporsi alla riforma con la forza. Annunciando l’imminente approvazione di un nuovo regolamento alla ‘Ley de Tierras’, il presidente indigeno ha replicato ai suoi detrattori, per lo più concentrati nella provincia di Santa Cruz, capofila delle spinte autonomiste e ‘motore economico’ del paese, definendo “inaudita” la loro richiesta di ottenere cinque ettari di terra per ogni capo di bestiame allevato “quando nell’ovest del paese ci sono intere famiglie che non hanno accesso neanche a un ettaro”. Il presidente ha tenuto a distinguere la prima riforma agraria boliviana del 1953 dalla sua ‘Rivoluzione’ che beneficia direttamente i ‘campesinos’ e i popoli originari con titoli di proprietà e strumenti agricoli, promuovendo la funzione economico-sociale delle terre. “Da oggi – ha aggiunto – canteremo l’inno nazionale con il pugno della mano sinistra in alto e la mano destra sul cuore; con sentimento, per la liberazione dei nostri popoli”.

Venezuela: ancora scintille fra Chavez e chiesa cattolica

Le relazioni fra il presidente venezuelano Hugo Chavez e la chiesa, da sempre molto difficili, sono tornate a tendersi in queste ultime ore con uno scambio di dichiarazioni polemiche che riguardano da una parte il ruolo della gerarchia cattolica durante il tentato golpe del 2002 e dall'altra il modello di società socialista che si vuole costruire in Venezuela.

Rispondendo in un intervento pubblico a Caracas ad un vescovo che gli aveva chiesto di chiedere perdono per i morti del tentato golpe del 4 febbraio 1992 contro l'allora presidente Carlos Andres Perez, Chavez ha replicato che non solo lui aveva chiesto perdono, ma che aveva visitato tutte le tombe dei soldati caduti.

Ma quello che a me risulta, ha proseguito, "é che nessun vescovo ha chiesto perdono, o per lo meno ha riconosciuto l'errore", per aver appoggiato il tentato golpe "ai mieidanni".

NUOVA INCURSIONE ISRAELIANA NELLA STRISCIA DI GAZA

Con l’appoggio di blindati, la fanteria israeliana ha lanciato stamane un’incursione nel sud della Striscia di Gaza, occupando l'ex-aeroporto internazionale di Rafah e le case vicine: lo riferiscono fonti giornalistiche internazionali, aggiungendo che sempre questa mattina tre razzi sarebbero stati lanciati dalla Striscia contro il sud di Israele – due su Sderot e uno su un kibbuz - causando lievi danni materiali. Sempre oggi si è appreso da fonti della sicurezza palestinesi che ieri sera un militante della Jihad Islamica era stato ucciso dai soldati israeliani a Nablus, nel nord della Ciosgiordania: insieme a Raëd Abou Al-Adass, 26 anni, capo dell’ala del movimento locale, è stato ferito un passante; un altro militante della Jihad è stato catturato. Secondo un portavoce dell’esercito israeliano i militari avevano circondato un edificio dove si trovavano “sospetti terroristi”, esortandoli ad arrendersi; vedendo un uomo che tentava di scappare i soldati hanno aperto il fuoco.

Israele: Guevara cugino di Sharon, studioso smentisce

Non trova conferma in Israele un testo circolato negli ultimi giorni via internet secondo cui il rivoluzionario argentino Ernesto 'Che' Guevara e l'ex premier israeliano Ariel Sharon (in coma da 18 mesi) erano cugini e si incontrarono in segreto. Un ricercatore israeliano autore di una biografia del 'Che', Efraim Davidi, ha detto oggi all'Ansa che si tratta di informazioni infondate.

Secondo il testo, giunto al quotidiano Maariv (che ne riferisce oggi in prima pagina), la madre di Guevara, Celia de la Serna, era "in realtà " una ebrea russa sfuggita ai pogrom. Si chiamava Scheinerman ed era la sorella minore di Shmuel Scheinerman, il padre di Sharon immigrato in Palestina all'inizio del Novecento per fare l'agricoltore. Maariv aggiunge, citando il testo controverso, che solo nel 1965 Celia, in punto di morte, confidò al 'Che' la sua parentela con il generale Sharon. Guevara raggiunse allora Israele con una falsa identità, secondo il testo, incontrò Sharon e seguì lezioni un collegio rabbinico di Gerusalemme.

La conclusione implicita di questo testo è che Guevara, in quanto "figlio di una ebrea", era da ritenersi ebreo. Ma Davidi esclude che il testo abbia fondamento. La madre, a quanto gli risulta, non aveva radici russe, bensì spagnole, certamente cattoliche. Negli anni Sessanta, ha aggiunto, Guevara visitò in due occasioni (con l'assenso del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser) i campi profughi palestinesi di Gaza, suscitando grande entusiasmo: ma non entrò in Israele. Né fece mai parte, secondo Davidi, delle delegazioni ufficiali cubane che pure in quegli anni visitarono lo stato ebraico.

Davidi ritiene possibile che il testo sia stato divulgato da ambienti nazionalisti russi, determinati a dimostrare legami fra 'l'ebraismo internazionale" e movimenti rivoluzionari.

ITALIA

DON GELMINI INDAGATO PER ABUSI SESSUALI

Don Gelmini, il fondatore della Comunità Incontro, è indagato dalla procura di Terni con l'accusa di abusi sessuali. Ad accusarlo - secondo quanto riporta 'La Stampa' - alcuni ex ospiti delle strutture della comunità ad Amelia. L'indagine, sottolinea il quotidiano, è in corso da oltre sei mesi e i magistrati hanno ascoltato diversi testimoni con l'obiettivo di ricostruire la vicenda.

"Siamo costernati ed angosciati ma lieti di portare la croce buttata addosso ad un uomo che per 82 anni anni ha sempre servito Cristo, la Chiesa e gli ultimi": sono le parole affidate a Alessandro Meluzzi, medico e psichiatra cui don Pierino Gelmini, del quale è amico da 25 anni, ha dato il compito di suo portavoce per la vicenda della indagine della magistratura di Terni. Il sacerdote non è ad Amelia ma in un' altra delle sue comunità. Il suo portavoce ha confermato che don Pierino nelle scorse settimane è stato interrogato dalla procura della repubblica di Terni e che l' inchiesta è in corso da molti mesi sulla base - ha detto Meluzzi - dei racconti di alcuni ex ospiti delle Comunità Incontro che erano stati da questa allontanati.

Sarebbero due le persone, ex ospiti della Comunità Incontro, che accusano Don Pierino Gelmini di abusi sessuali e le cui denunce hanno dato il via all'inchiesta della procura di Terni che ha portato all'iscrizione del sacerdote nel registro degli indagati. Secondo quanto si apprende, le denunce sarebbero molto circostanziate e farebbero riferimento a fatti avvenuti circa un anno e mezzo fa.

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