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Appunti e note redazionali

Per chi avesse la memoria corta, ricordo che l’Operazione Cervantes, avviata il 27 luglio 2004, secondo disposizione emessa dai sostituti procuratori Vitello e De Falco della Procura di Roma, fu l´ennesima operazione repressiva nei confronti del movimento anarchico. Un centinaio le persone perquisite, di cui 34 indagate per "associazione sovversiva, terrorismo ed eversione dell'ordine democratico" (270/270bis). Le indagini erano finalizzate all'individuazione degli autori degli attentati all'istituto Cervantes di Roma (Giugno ’03), alla caserma dei carabinieri di Via s.Siricio a Roma, in cui perse due falangi il maresciallo Sindona (Novembre ’03) e al tribunale di Viterbo (Gennaio ’04). Ebbe inizio così un’inchiesta dalle proporzioni gigantesche. Intercettazioni telefoniche e ambientali dal contenuto irrisorio parvero allora sufficienti a convalidarla, al fine di confermare l´ipotesi, già avanzata in precedenza dall'adesso procuratore generale Antonio Marini, dell'esistenza di un'organizzazione basata su 2 livelli, uno pubblico l'altro clandestino, e di condannare un numero illimitato di persone per il reato di associazione sovversiva. Così, dietro un´operazione di vasta scala, "giustificata" con l´indagine sull'invio dei plichi esplosivi, si palesava in realtà ancora una volta l´intenzione dello Stato di reprimere il movimento anarchico in tutte le sue espressioni, nonché di proseguire nell’ambito progetto di estirpazione di qualsiasi tendenza conflittuale nella società e di annientamento di ogni volontà di radicale cambiamento sociale. Per questa inchiesta furono rinviati a giudizio e rinchiusi in galera 9 compagni. Il processo iniziò nel settembre del 2005 e si concluse nel febbraio 2006, con l’emissione della sentenza di primo grado: la Corte escluse per tutti l'associazione sovversiva, e decretò 6 assoluzioni totali, ma anche la condanna di 3 compagni per episodi specifici. Oggi, 8 febbraio 2007, la Sentenza di Appello ha decretato che anche questi ultimi debbano essere assolti dalle pesanti accuse.

Un saluto alla libertà ritrovata.

http://www.tusciaweb.it/notizie/2007/ottobre/7_11carabinierii.htm

30/11 ROMA, PRESENZA IN AULA E PRESIDIO PER PROCESSO "OPERAZIONE CERVANTES"

Il 27 luglio 2004 agenti di Ros e DIGOS irrompono nelle abitazioni di circa un centinaio di anarchici e anarchiche in varie regioni d'Italia e in Sardegna, notificando un numero imprecisato di avvisi di garanzia per associazione sovversiva con finalità di terrorismo (articoli 270 e 270 bis c.p.), identificata nella Federazione Anarchica Informale. I nostri compagni Titto, Simone, Tombolino e Sergio vengono arrestati, oltre che per il reato associativo, con accuse specifiche che riguardano vari e differenti attacchi contro il dominio. Il 26 maggio 2005 lo stato compie un ulteriore giro di vite, rendendo esecutive altre 5 custodie cautelari firmate dallo stesso giudice, che emette anche una ventina di avvisi di garanzia. Massimo, Stefano, Valentina, Danilo e Claudia vengono tradotti in varie prigioni statali. Si tratta dell'"Operazione Cervantes". Architettata da ROS e DIGOS, voluta dal Ministro degli Interni Pisanu e affidata al pool romano dell'antiterrorismo con i pm Vitello, De Falco e Capaldo, coordinati da Ionta, si inserisce in un contesto repressivo che la vede affiancata da numerose altre indagini e conseguenti arresti su tutto il territorio dello stato italiano. Oltre a quella di Roma differenti procure, nello specifico delle città di Lecce, Cagliari, Bologna e ultimamente Firenze decretano l'esistenza di altrettante associazioni sovversive operanti sui territori di propria pertinenza: tutte riconducibili alla Federazione Anarchica Informale. A questo elenco vanno aggiunte le perquisizioni, gli arresti e gli avvisi di garanzia per associazione sovversiva ordinati dalla procura di Pisa e confluiti nell'imminente processo che avrà inizio il prossimo 5 dicembre. Lo scorso 26 settembre la gup di Roma Ciriaco ha disposto il rinvio a giudizio per gli 8 tra compagni e compagne ancora detenuti e per Sergio, a cui alcuni mesi prima erano già stati dati i domiciliari, poi tramutati in obbligo di firma giornaliero e obbligo di dimora nel comune di Roma (misura in seguito revocata).

Lo stato sguinzaglia i propri apparati repressivi perseguendo e imprigionando gli individui in conflitto con l'ordine vigente, chiamando allo stesso tempo alle armi il proprio apparato mediatico per celebrarne e giustificarne l'operato in nome della "guerra al terrorismo". In questa fase di crisi lo stato di belligeranza è ormai dichiarato esplicitamente: l'imposizione di una condizione di terrore permanente, la creazione di un generalizzato "complesso dell'assedio" legittima qualsiasi mezzo di controllo sociale con il fine di stanare ed eliminare i nemici interni ed esterni, rendendo allo stesso tempo accettabile la prospettiva di una mera sopravvivenza come unica aspirazione esistenziale. Oggi più che mai la guerra è lo spauracchio evocato per compattare il fronte interno sull'imperativo di una sicurezza che altro non è se non la difesa militare dello stato di cose attuale, nonché per inibire e stroncare sul nascere ogni manifestazione della crescente e diffusa insofferenza a questo ordine di sfruttamento e coercizione. Oltre ai facilmente individuabili soggetti sovversivi l'offensiva poliziesco-giudiziaria investe ormai ogni forma di disturbo ai sempre più precari equilibri socio-economici: dalla detenzione e deportazione su vasta scala dei migranti alla criminalizzazione e repressione sistematica degli scioperi non concertati e delle lotte in difesa del territorio dalla devastazione industriale, passando per l'intensificazione degli sgomberi di case e campi nomadi. L'attacco repressivo sferrato contro gli anarchici, oltre che a tentare di chiudere i conti con una realtà in conflitto permanente con tutte le manifestazioni del dominio, ha il chiaro scopo di fungere da deterrente per tutti gli sfruttati che avrebbero sempre più motivi per insorgere e di terrorizzare con l'esemplarità del castigo ogni potenziale oppositore. In questo scenario avrà inizio il 30 novembre il processo ai nostri compagni e alle nostre compagne: rompere l'isolamento loro imposto significa portare fuori dalle sbarre le istanze di rivolta che attraverso la loro detenzione qualcuno vorrebbe sradicare ed annientare, quelle istanze che ancora minacciano di contagiare strati sempre più ampi di questa società terminale.

La solidarietà tra chi si ribella, nella varietà delle sue manifestazioni, è un'arma capace di far cambiare di campo la paura.

IL 30 NOVEMBRE SAREMO IN AULA PER FAR SENTIRE QUELLA STESSA SOLIDARIETA' AI NOSTRI COMPAGNI E ALLE NOSTRE COMPAGNE.

ROS

Anche se il ROS ha una origine recente, la struttura anticrimine dell'Arma, nella sua genesi e nei compiti assegnati, rappresenta l'evoluzione ininterrotta di una cultura del contrasto alla criminalità organizzata che trae origine dalla lotta al terrorismo.

I suoi principali compiti sono: contrasto alla criminalità organizzata, all'eversione ed al terrorismo interno ed internazionale, mediante l'analisi e il raccordo informativo, nonché il supporto tecnico-logistico alle attività investigative.

http://www.tmcrew.org/movime/@@@/2lovecc.htm

Servizi audio della giornata


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