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'''EX-DIRIGENTI ‘CHIQUITA’ INDAGATI PER COLLUSIONI CON PARAMILITARI'''

“Il primo fascicolo giudiziario che si apre in Colombia per denunce di collusioni tra imprenditori e paramilitari”, come scrive il quotidiano di Bogotá ‘El Tiempo’, contiene i nomi di una decina di ex-dirigenti locali della società bananiera americana ‘Chiquita Brands International’. Secondo gli inquirenti, i dieci erano al corrente del pagamento di almeno 1,7 milioni di dollari effettuato dall’azienda tra il 1997 e il 2004 alle Autodifese unite della Colombia (Auc) ufficialmente per la “protezione dei suoi impiegati” nelle regioni settentrionali di Urabá (Antioquia) e Santa Marta (Magdalena); di fatto, le Auc agirono come ‘“milizia privata” dedicandosi secondo il procuratore generale colombiano Mario Iguarán, “alla repressione indiscriminata” dei sindacalisti e dei braccianti delle zone bananiere. Sempre per accuse di collusione con gli ‘squadroni della morte’ di estrema destra sono finiti sotto inchiesta, secondo lo stesso giornale, anche dirigenti di altre tre aziende bananiere: ‘Sunisa-Del Monte’, ‘Probán’ e ‘Unibán’. La ‘Chiquita’, finita sotto processo negli Stati Uniti, aveva già ammesso pubblicamente a marzo di aver effettuato il pagamento ottenendo una multa di 25 milioni di dollari da parte di un tribunale di Washington D.C. Da allora si sono moltiplicate presso le corti di giustizia americane le richieste di indennizzi da parte di familiari delle vittime delle Auc, protagoniste per oltre un ventennio di efferate violenze contro la popolazione civile nell’ambito di una lotta senza quartiere contro la guerriglia, fino al loro controverso processo di smobilitazione, ancora oggetto di dubbi e critiche da parte delle organizzazioni a difesa dei diritti umani.

'''BASE MILITARE AMERICANA ‘AFRICOM’: PER ABUJA ASSOLUTAMENTE NO'''

La Nigeria è contraria alla creazione di una base militare americana in territorio africano: lo ha ribadito il presidente nigeriano Umaru Yar’Adua, recentemente rientrato da un viaggio a Washington dove ha incontrato il presidente statunitense Gorge W.Bush. Ieri, il consigliere speciale per le comunicazioni del presidente nigeriano, ha convocato la stampa per ribadire la posizione di contrarietà del governo di Abuja all’installazione di Africom (il nuovo comando militare per l’Africa dell’esercito statunitense nato lo scorso ottobre e in cerca entro il 2008 di una sede sul continente) in qualsiasi zona dell’Africa. La precisazione, ha spiegato il consigliere, si è resa necessaria per smentire le voci circolate sulla stampa locale e internazionale riguardo all’approvazione al controverso progetto militare americano espressa da Yar’Adua al suo omologo statunitense nel corso della recente visita a Washington. Il rifiuto opposto da Yar’Adua alle ‘avances’ di Washington è solo l’ultimo di una lunga serie che ha visto vari capi di Stato e organismi regionali africani prendere nettamente le distanze da Africom, che attualmente ha ancora sede a Stoccarda, centro-ovest della Germania, dove si trova già il Comando regionale per l'Europa dell'esercito americano. La creazione di Africom è stata accolta tutt'altro che positivamente e da settimane, dalla Libia al Sudafrica, si levano appelli ai governi del continente affinché “resistano alle richieste americane” per accogliere sul proprio territorio il comando. Il ministro della Difesa sudafricano Mosiuoa Lekota, recentemente ha definito il rifiuto opposto ad Africom “una posizione continentale”.

'''I SIOUX: "NON SIAMO PIU' CITTADINI USA"'''

Gli indiani Lakota, il vero nome dei Sioux, cui appartennero i grandi capi Toro Seduto e Cavallo Pazzo, si sono ritirati dai Trattati conclusi dai loro antenati con gli Stati Uniti più di 150 anni fa. Lo hanno annunciato alcuni rappresentanti della tribù.
 "Non siamo più cittadini degli Stati Uniti d'America e tutti coloro che vivono nelle regioni dei cinque Stati su cui si estende il nostro territorio sono liberi di unirsi a noi" ha dichiarato Russel Means in una conferenza stampa a Washington. Il rappresentante dei Sioux ha precisato che passaporti e patenti saranno consegnati a tutti gli abitanti del territorio che rinunceranno alla loro cittadinanza statunitense. Una delegazione di responsabili Lakota ha indicato in un messaggio indirizzato al Dipartimento di Stato che la nazione Sioux si ritira unilateralmente dai Trattati conclusi col governo federale americano, alcuni dei quali vecchi di oltre 150 anni.
Tali Trattati sono "parole senza valore su carta senza valore" e "sono stati violati a più riprese per privarci della nostra cultura e delle nostre usanze e per rubare la nostra terra", hanno affermato i rappresentanti della tribù. "Abbiamo sottoscritto 33 trattati con gli Stati Uniti che non sono stati rispettati", ha dichiarato Phyllis Young, una militante della causa dei nativi americani che ha contribuito a organizzare nel 1977 la prima conferenza internazionale sui diritti degli indiani.

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Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

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In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

  • PAESI BASCHI: GIUNGE A SENTENZA IL PROCESSO POLITICO 18/98+

Ancora un colpo, annunciato nei giorni scorsi con una valanga di arresti, contro gli indipendentisti baschi di sinistra. Oggi sono arrivate le condanne del famoso processo denominato 18/98+: complessivamente contro 46 dei 52 imputati sono stati comminati 500 anni di prigione. La sentenza di carattere esplicitamente politico condanna giornalisti, avvocati, membri di fondazioni per la disobbedienza civile, associazioni per l'alfabetizzazione in lingua basca, organizzazioni giovanili ritenendoli collaboratori o cuore stesso della dirigenza di ETA,anche se a nessuno dei condannati sono stati contestati reati di sangue o partecipazione in attentati. Una parte degli imputati sono stati espulsi dall'aula perchè avevano contestato il carattere politico del processo cantando un inno patriottico basco. Le condanne prese singolarmente vanno da 10 a 14 anni di reclusione; molti degli imputati erano stati arrestati preventivamente nelle scorse settimane. La difesa degli imputati ha annunciato che ricorrerà contro la sentenza ed è pronta ad arrivare sino al tribunale europeo di Strasburgo che ha recentemente accettato un ricorso di Batasuna contro la sua messa fuori dalla legalità nel 2004.Questo è stato il più grande processo mai tenuto contro gli indipendentisti, e si è concluso ad alcuni mesi dalla rottura formale della tregua da parte dell'Eta e dopo l'arresto di quasi l'intera direzione del partito indipendentista Batasuna, accusato di essere l'ala politica dell'organizzazione armata basca. Il processo 18/98+ è stato anche viziato da numerose irregolarità come spiega ai nostri microfoni Giovanni Giacopuzzi, che nel processo è stato uno dei periti storici nominati dalla difesa.

EX-DIRIGENTI ‘CHIQUITA’ INDAGATI PER COLLUSIONI CON PARAMILITARI

“Il primo fascicolo giudiziario che si apre in Colombia per denunce di collusioni tra imprenditori e paramilitari”, come scrive il quotidiano di Bogotá ‘El Tiempo’, contiene i nomi di una decina di ex-dirigenti locali della società bananiera americana ‘Chiquita Brands International’. Secondo gli inquirenti, i dieci erano al corrente del pagamento di almeno 1,7 milioni di dollari effettuato dall’azienda tra il 1997 e il 2004 alle Autodifese unite della Colombia (Auc) ufficialmente per la “protezione dei suoi impiegati” nelle regioni settentrionali di Urabá (Antioquia) e Santa Marta (Magdalena); di fatto, le Auc agirono come ‘“milizia privata” dedicandosi secondo il procuratore generale colombiano Mario Iguarán, “alla repressione indiscriminata” dei sindacalisti e dei braccianti delle zone bananiere. Sempre per accuse di collusione con gli ‘squadroni della morte’ di estrema destra sono finiti sotto inchiesta, secondo lo stesso giornale, anche dirigenti di altre tre aziende bananiere: ‘Sunisa-Del Monte’, ‘Probán’ e ‘Unibán’. La ‘Chiquita’, finita sotto processo negli Stati Uniti, aveva già ammesso pubblicamente a marzo di aver effettuato il pagamento ottenendo una multa di 25 milioni di dollari da parte di un tribunale di Washington D.C. Da allora si sono moltiplicate presso le corti di giustizia americane le richieste di indennizzi da parte di familiari delle vittime delle Auc, protagoniste per oltre un ventennio di efferate violenze contro la popolazione civile nell’ambito di una lotta senza quartiere contro la guerriglia, fino al loro controverso processo di smobilitazione, ancora oggetto di dubbi e critiche da parte delle organizzazioni a difesa dei diritti umani.

BASE MILITARE AMERICANA ‘AFRICOM’: PER ABUJA ASSOLUTAMENTE NO

La Nigeria è contraria alla creazione di una base militare americana in territorio africano: lo ha ribadito il presidente nigeriano Umaru Yar’Adua, recentemente rientrato da un viaggio a Washington dove ha incontrato il presidente statunitense Gorge W.Bush. Ieri, il consigliere speciale per le comunicazioni del presidente nigeriano, ha convocato la stampa per ribadire la posizione di contrarietà del governo di Abuja all’installazione di Africom (il nuovo comando militare per l’Africa dell’esercito statunitense nato lo scorso ottobre e in cerca entro il 2008 di una sede sul continente) in qualsiasi zona dell’Africa. La precisazione, ha spiegato il consigliere, si è resa necessaria per smentire le voci circolate sulla stampa locale e internazionale riguardo all’approvazione al controverso progetto militare americano espressa da Yar’Adua al suo omologo statunitense nel corso della recente visita a Washington. Il rifiuto opposto da Yar’Adua alle ‘avances’ di Washington è solo l’ultimo di una lunga serie che ha visto vari capi di Stato e organismi regionali africani prendere nettamente le distanze da Africom, che attualmente ha ancora sede a Stoccarda, centro-ovest della Germania, dove si trova già il Comando regionale per l'Europa dell'esercito americano. La creazione di Africom è stata accolta tutt'altro che positivamente e da settimane, dalla Libia al Sudafrica, si levano appelli ai governi del continente affinché “resistano alle richieste americane” per accogliere sul proprio territorio il comando. Il ministro della Difesa sudafricano Mosiuoa Lekota, recentemente ha definito il rifiuto opposto ad Africom “una posizione continentale”.

I SIOUX: "NON SIAMO PIU' CITTADINI USA"

Gli indiani Lakota, il vero nome dei Sioux, cui appartennero i grandi capi Toro Seduto e Cavallo Pazzo, si sono ritirati dai Trattati conclusi dai loro antenati con gli Stati Uniti più di 150 anni fa. Lo hanno annunciato alcuni rappresentanti della tribù.

  • "Non siamo più cittadini degli Stati Uniti d'America e tutti coloro che vivono nelle regioni dei cinque Stati su cui si estende il nostro territorio sono liberi di unirsi a noi" ha dichiarato Russel Means in una conferenza stampa a Washington. Il rappresentante dei Sioux ha precisato che passaporti e patenti saranno consegnati a tutti gli abitanti del territorio che rinunceranno alla loro cittadinanza statunitense. Una delegazione di responsabili Lakota ha indicato in un messaggio indirizzato al Dipartimento di Stato che la nazione Sioux si ritira unilateralmente dai Trattati conclusi col governo federale americano, alcuni dei quali vecchi di oltre 150 anni.

Tali Trattati sono "parole senza valore su carta senza valore" e "sono stati violati a più riprese per privarci della nostra cultura e delle nostre usanze e per rubare la nostra terra", hanno affermato i rappresentanti della tribù. "Abbiamo sottoscritto 33 trattati con gli Stati Uniti che non sono stati rispettati", ha dichiarato Phyllis Young, una militante della causa dei nativi americani che ha contribuito a organizzare nel 1977 la prima conferenza internazionale sui diritti degli indiani.

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