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Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

RICHIESTA PM PER PROCESSO COSENZA e UDIENZA DIAZ AUDIO

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

LA BRECCIA DI RAFAH: ANCHE OGGI ASSEDIO ROTTO AUDIO

E' proseguito anche questa mattina il flusso di migliaia di palestinesi che dalla Striscia di Gaza entrano in Egitto attraverso la grande breccia aperta ieri a Rafah . La polizia egiziana, affiancata da quella di Hamas, sosta anche oggi lungo la linea di frontiera ma senza intervenire. Gli agenti palestinesi si limitano a saltuari controlli tra coloro che rientrano per verificare che non trasportino insieme ai prodotti acquistati sul mercato egiziano, quelle che vengono classificate come merci proibite: armi e bevande alcoliche. Sentiamo Michele Giorgio, corrispondente dalla Palestina per il quotidiano Il Manifesto

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

DECINE DI MORTI E FERITI IN NUOVI SCONTRI IN WAZIRISTAN

Quasi 50 morti, una trentina di feriti e 30 estremisti catturati è il bilancio degli scontri avvenuti tra ieri e questa mattina in Sud e Nord Waziristan, territori pakistani al confine con l'Afghanistan da alcuni anni teatro di violenze tra l'esercito e presunti gruppi di filo-talebani. Scendendo in dettaglio, un portavoce dell'esercito pakistano ha sostenuto che gli ultimi attacchi, lanciati con il supporto dell'artiglieria e di elicotteri, hanno causato la morte di otto soldati e il ferimento di altri 32, mentre sul campo sono rimasti 40 'estremisti'. Secondo alcune fonti diversi abitanti starebbero lasciando la zona per raggiungere luoghi più sicuri. Il governo ha allestito un campo temporaneo per gli sfollati nel distretto di Tank, nella Provincia della Frontiera di Nordovest. Da tempo le forze governative compiono attacchi e incursioni in varie zone del Waziristan contro i militanti che, a loro dire, sarebbero protetti dalla popolazione tribale locale; una tregua firmata nel settembre 2006 tra Islamabad e le principali tribù è stata rotta dai combattimenti del luglio scorso. Di recente il governo ha indicato quale responsabile dell'uccisione dell'ex primo ministro pakistano Benazir Bhutto il comandante dei gruppi filo-talebani del Sud Waziristan, Baitullah Mehsud, ma il suo portavoce ha ricordato che “il popolo tribale ha i suoi costumi e i capi fondamentalisti non uccidono le donne”.

CONTINUA LA SPOLA CON L’EGITTO, ONU NON TROVA ACCORDO SU CONDANNA DI ISRAELE

Dopo il secondo tentativo andato a vuoto ieri per l’approvazione di un documento comune che condanni l’assedio israeliano di Gaza, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà di nuovo oggi (alle 17 in Italia) mentre continua incessante l’andirivieni di migliaia di palestinesi dalla Striscia all’Egitto. Anche questa mattina, attraverso la breccia aperta nel muro che divideva la parte palestinese della città di Rafah da quella egiziana, i palestinesi attraversano il confine per fare incetta di qualunque cosa possa servire alla loro sopravvivenza nell’incertezza dei prossimi sviluppi e di eventuali reazioni israeliane che da giorni avevano imposto il blocco totale delle frontiere causando un rapido aggravamento di una situazione umanitaria già al limite a causa di un embargo che va avanti dallo scorso giugno. Ieri sera, intanto, blindati israeliani sono penetrati all’interno del campo profughi di Beit Hanoun, nel nord della Striscia; nel conflitto a fuoco un palestinese è rimasto ucciso portando così a tre vittime il bilancio della giornata cui bisogna aggiungere la morte di un altro palestinese deceduto in ospedale in seguito a ferite riportate nei giorni scorsi.

UNO STUDIO AMERICANO DOCUMENTA LE ‘935 BUGIE DELLA GUERRA IN IRAQ’

“Sono 935 le dichiarazioni false, relative alla sicurezza nazionale e alla minaccia costituita dall’Iraq di Saddam Hussein, rilasciate dal presidente George W. Bush e sette alti responsabili della sua amministrazione nei due anni seguiti all’11 settembre 2001”: lo documenta uno studio pubblicato oggi da due organizzazioni americane indipendenti, il Center for public integrity e il Fund for independence in journalism. “A cinque anni dall’invasione dell’Iraq, l’analisi delle affermazioni rese dai vertici dell’amministrazione mostra l’esistenza di una campagna orchestrata per galvanizzare l’opinione pubblica e, in conseguenza, portare il paese alla guerra con dei falsi pretesti” sottolineano Charles Lewis e Mark Reading Smith autori dello studio. Dall'attacco alle torri gemelle “in almeno 532 diverse occasioni (discorsi, interviste, conferenze stampa ed altro) il presidente, l’ex-segretario di stato Colin Powell, l’ex-vicesegretario alla Difesa Paul Wolfowitz, i portavoce della Casa Bianca, Ari Fleisher e Scott McClellan, il vicepresidente Dick Cheney, l’ex-consulente alla sicurezza nazionale (ora segretario di stato), Condoleeza Rice, e l’ex-segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld hanno sostenuto che l’Iraq era in possesso di armi di distruzione di massa e che aveva legami con Al Qaida “informazioni rivelatesi erronee secondo le indagini di numerose commissioni di entrambi i partiti” si legge nel rapporto. Secondo gli autori dello studio, è stato proprio il presidente americano a dire il maggior numero di ‘bugie’ , 260 per la precisione, seguito dall’ex-segretario di Stato Colin Powell (254). Gli autori del rapporto affermano inoltre che le informazioni erronee diffuse “in maniera sistematica” dai vertici del governo sono aumentate dall’agosto del 2002 fino a raggiungere un picco nel gennaio del 2003, poche settimane prima dell’invasione. Le informazioni false sono state inoltre amplificate “da un frastuono mediatico costituito da migliaia di articoli e servizi televisivi”; alcuni giornalisti e qualche giornale hanno già ammesso che il lavoro svolto prima dell'attacco era stato troppo “sottomesso e acritico" ma lo studio va oltre e condanna i mezzi d’informazione, definendo il loro lavoro “una convalida indipendente delle falsità diffuse dall'amministrazione Bush sull'Iraq".

BOLIVIA

Inaugurando il suo terzo anno al governo, il presidente indigeno Evo Morales ha sostituito quattro ministri, confermando gli altri 12 e ribadendo che le sue priorità per il 2008 saranno la produttività e la crescita economica del povero paese andino. In una cerimonia al ‘Palacio Quemado’ di La Paz hanno prestato giuramento Graciela Toro, neo-ministro della Pianificazione per lo sviluppo, l’imprenditore Javier Hurtado, per il dicastero dello Sviluppo Economico, Oscar Coca per il ministero dei Servizi e opere pubbliche, e Wálter Selum per la Sanità e lo sport. Il governo prevede per l’anno in corso una crescita economica del 5,7%.

CATTURATO EX-POLIZIOTTO CONDANNATO PER OMICIDIO SINDACALISTI

È durata 13 anni la latitanza di José Ubiratan Matos Ubirajara, agente della polizia militare condannato nel 1994 a 50 anni di prigione per l’assassinio di due sindacalisti, i fratelli José e Paulo Canuto e il tentato omicidio del loro terzo fratello Orlando, avvenuti nel 1990. In una nota inviata alla MISNA, la Commissione pastorale della terra (Cpt) di Xinguara, nel sud dello stato amazzonico del Pará, riferisce oggi che l’ex-poliziotto è stato arrestato alla fine dello scorso anno a San Luis, nel Maranhão, in possesso di documenti falsi, grazie a due reporter di ‘Linha Direta’, programma della rete tv Globo. L’agente faceva parte del gruppo di ‘pistoleiros’, sicari al soldo dei latifondisti, che nell’aprile 1990 sequestrarono i tre fratelli, figli di João Canuto de Oliveira, già presidente del Sindacato dei lavoratori rurali di Rio Maria, assassinato il 18 dicembre 1985; José e Paulo furono ammazzati, Orlando, rimasto ferito, riuscì a sfuggire ai sicari. “Sfortunatamente – si legge nella nota a firma di Luzia Canuto e frate Henri des Roziers, avvocato della Cpt - nonostante l’inchiesta di ‘Linha Direta’, nulla è stato ancora fatto per catturare Vantuir Gonçalves de Paula, mandante dell’assassinio di João Canuto”, condannato in prima istanza a 19 anni e 5 mesi nel 2004, ma tutt’ora in libertà; come troppo spesso accade i ritardi della giustizia brasiliana nel convocare i processi d’appello consentono ai condannati in primo grado, che per legge restano a piede libero, di far perdere le proprie tracce. Già l’iter giudiziario sul caso di João Canuto era durato oltre un decennio ed era costato al Brasile una condanna da parte della Corte dei diritti umani dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa); un provvedimento ampiamente giustificato dal fatto che su 703 casi di contadini assassinati nel Pará dal 1964 al 1998 solo 183 sono stati investigati e appena 113 sono stati portati in tribunale. L’uccisione di João Canuto fu solo l’inizio delle violenze contro la sua famiglia e i dirigenti del Sindacato di Rio Maria: dopo gli assassinii di José e Paulo, Orlando sostituì il padre alla guida del Sindacato ma il suo successore, Expedito Ribeiro de Souza, fu ucciso a sua volta il 2 febbraio 1991; appena un mese dopo Carlos Cabral Pereira, subentrato a de Souza, rimase ferito in un agguato.

ITALIA

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


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