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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

ESTERI

Palestina /Israele

IIl premier israeliano Ehud Olmert ha annunciato oggi il via libera alla costruzione di 884 nuove abitazioni nei quartieri ebraici attorno a Gerusalemme e poi è partito alla volta degli Stati Uniti, dove incontrerà il presidente George W. Bush. Intanto, la guerra continua: oggi un raid israeliano su Khan Youins, nel centro della Striscia di Gaza, ha causato un morto e 3 feriti. In un altro episodio, un militare israeliano di servizio vicino al confine con la Striscia di Gaza è stato ferito del fuoco di un cecchino palestinese.

Iraq

Una bomba azionata da un kamikaze ha ucciso oggi almeno nove persone nella città irachena di Mosul, nel nord del paese. Lo riferiscono fonti della sicurezza. Un kamikaze al volante di un'autobomba si è lanciato contro il muro di cinta della sede della polizia, che si trova nel centro della città. Sono morti quattro poliziotti. Tra le vittime anche persone che abitano nelle case vicine; i feriti sono molte decine.

Argentina: Continuano gli scioperi degli agricoltori contro le tasse di esportazione

Gli agricoltori argentini hanno prolungato lo sciopero, in corso da sei giorni, per un'altra settimana. Protestano contro le tasse che a loro avviso paralizzano il sistema di esportazione. La decisione è arrivata dopo un giorno di dure proteste in tutto il Paese. Il governo sostiene che le tasse sono alla portata degli agricoltori, definiti "avidi e non collaborativi" per combattere la povertà e ridurre l'inflazione. La contrapposizione tra le parti dura ormai da più di ottanta giorni. L'Argentina è tra i principali produttori di soia e frumento: i prezzi nei negozi aumentano sempre di più ed è inevitabile che la questione interna avrà riflessi sui mercati mondiali già in allarme per la crisi alimentare in corso.

Ambiente: Amazzonia, in un mese persi 1100 kmq di foreste

Parliamo ora di ambiente, citando non il vertice della Fao sulla sicurezza alimentare in corso a Roma in questi giorni (che solo di macchine presidenziali, aerei personali, elicotteri ecc... avrà dato il suo contributo sostanziale all'inquinamento ambientale!) ma accennando al Forum che si svolge in parallelo, il Forum della società civile “Terra Preta”, i cui lavori sono cominciati già ieri. A “Terra Preta”, terra nera in portoghese con riferimenti appunto ai terreni amazzonici fertili ma ricchi di carbone, partecipano 250 persone, inclusi 100 delegati in rappresentanza delle società civili di 62 paesi che intendono fare pressione perché governi e la Fao si assumano la responsabilità dell'odierna crisi alimentare e ambientale. Ma le istituzioni internazionali e i governi del ricco mondo del nord sono davvero interessati a trovare soluzioni possibile per far fronte all'acuta crisi alimentare e ambientale?

A giudicare da questa notizia che viene dal Brasile, paese che ospita il 70% della foresta Amazzonica, no...

La deforestazione nella Amazzonia brasiliana accelera: nello scorso mese di aprile sono stati persi 1123 km quadrati di foresta e il ministro per l'Ambiente, Carlos Minc, sostiene comunque che "il peggio deve ancora venire". Secondo dati ufficiali resi noti dall'Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali, lo Stato leader in materia di distruzione delle foreste è il Mato Grosso, il cui governatore, Blairo Maggi, detto "il re della soia", promuove la deforestazione legale, a favore dell'agricoltura e dell'allevamento; il che gli ha causato qualche problema con gli ambientalisti locali.

In questo stato brasiliano gli avvistamenti via satellite che l'Istituto ha sviluppato attraverso il sistema definito Osservazione in Tempo Reale della Deforestazione hanno riguardato 794 km quadrati.

Eco bombe

Alla Fao ci possono rimanere anche due mesi a discutere, intanto i governi dei ricchi paesi capitalisti hanno trovato una soluzione possibile, e alla crisi alimentare e al collasso ambientale: armi ecologiche, che eliminano bocche da sfamare e però non inquinano.

Sembra una grottesca barzelletta, invece è realtà.

Le eco bombe sono un prodotto folle di un gruppo di scienziati dell'Università di Monaco. La ricerca è stata finanziata con fondi europei e americani ed era finalizzata alla produzione di sostanze alternative al tritolo e alla ciclonite. . Composti che, come è noto, presentano un tragico ventaglio di effetti collaterali: sviluppano emissioni cancerogene, inquinano terreni e falde acquifere e, laddove non dovessero detonare (in ambito industriale) o esplodere completamente, rappresentano minacce vaganti pronte a ripetere l'infausta missione.

Ecco dunque le "bombe verdi"; gli scienziati tedeschi sostengono che, se riempite con una forma recentemente scoperta di tetrazolio - composto già usato in campo farmaceutico - e fatte esplodere con l'azoto in luogo del carbonio, rilasciano una quantità minore di sostanze tossiche. Meno piogge acide, stesso numero di morti.

Cina, nucleare e terremoto

Un aspetto inquietante e ammonitore (rispetto ai progetti nucleari del governo Berlusconi IV in un paese come il nostro, in zona sismica) del terremoto cinese sono le evacuazioni di massa anche dai siti nucleari. Il Beijing Times riferisce che insieme ai quindici milioni di persone evacuate dalle zone circostanti il lago Mianyang, del quale ci si aspetta una tracimazione, sono state rimosse in contenitori sigillati e con camion speciali anche "99 fonti radioattive provenienti dalle aree sottostanti il lago". Per le cosiddette "fonti radioattive" è stata allestita una zona di deposito di 300 chilometri quadrati. Nella vallata sono già finite circa 5000 tonnellate di materiale "pericoloso". A Mianyang, una delle aree più gravemente colpite dal terremoto del 12 maggio, sono collocate parecchie attrezzature militari top-secret legate alla ricerca nucleare e alla produzione di plutonio, che erano state definite tutte "sicure" e che adesso sono "sotto stretto controllo dell'esercito".

La Cina ha già in attività nove centrali nucleari civili "ufficiali" (il numero preciso di quelle militari segrete è ignoto), mentre altre sono in costruzione (tra l'altro anche ad opera dell'azienda italiana Ansaldo Nucleare) e ben 25 reattori sono in progetto, nonostante non sia stato ancora realizzato un deposito geologico di scorie. Non si hanno ancora notizie precise dell'entità dei danni che le centrali hanno riportato nel terremoto e chissà, forse non si saprà mai e ce ne accorgeremo direttamente fra qualche tempo....

Centrali nucleari nelle "colonie

Il premier albanese Berisha dice che l'Albania è pronta a costruire le centrali nucleari per l'Italia. «La mia decisione è di non escludere gli albanesi da questo grande potenziale che è l'energia nucleare. Più economica, più pulita. Manca un quadro normativo necessario, stiamo lavorando con l'Agenzia atomica di Vienna. Il progetto è avanti. Appena pronti, l'ideale sarà arrivare a un accordo coi Paesi vicini, Italia per prima. Finanzieremo col governo di Roma un impianto da costruire in Albania. E se questo non sarà possibile, ci rivolgeremo al settore privato per studiare il mercato balcanico e italiano».

ITALIA

NOMADI: BLITZ LEGA A VENEZIA CONTRO CAMPO DA 2,8 MLN EURO

Blitz di esponenti e simpatizzanti della Lega Nord, poco dopo l'alba, a Mestre (Venezia) per bloccare i lavori di costruzione di un campo nomadi finanziato dal Comune con 2,8 mln di euro. Alla manifestazione - hanno riferito gli organizzatori – hanno partecipato alcune decine di persone; alcuni di loro si sono incatenati per impedire l'avvio dei lavori che, già previsti per i giorni scorsi, stanno subendo dei rinvii. Oltre agli esponenti del Carroccio, sono presenti i rappresentati del comitato di cittadini contrario alla costruzione del campo, che è destinato a una comunità sinti che da decenni vive a Mestre.

Milano

Avrebbe molestato tre pazienti ricoverate nel reparto di Rianinmazione del San Raffaele di Milano, approfittando del loro stato di semincoscienza. Per questa ragione, un infermiere di 35 anni e' indagato dal pm Laura Amato per violenza sessuale. Le indagini erano state avviate all'inizio del 2006 in seguito alla denuncia di una delle presunte vittime, tre donne, una sudamericana e un'italiana, di eta' compresa tra i 40 e i 50 anni. Tutte si trovavano in terapia intensiva a causa di incidenti stradali.

  • L'ospedale ha interrotto il rapporto di lavoro con l'uomo dopo l'avvio dell'inchiesta.

COMUNICATI

Torino – resoconto degli ultimi giorni

Ieri un gruppo di antirazzisti torinesi ha deciso di fare una gita in collina, recandosi in una zona residenziale alle porte di Torino, dove c'è la villa di Antonio Baldacci, colonnello e medico della Croce Rossa, responsabile clinico del Cpt di Torino, che all’indomani della morte di Hassan tra le mura della struttura da lui diretta, aveva dichiarato che i suoi “ospiti” sono “clandestini abituati a dire bugie. Per loro è facile ed abituale non dire la verità. Non vedo perché si debba credere alle storie che raccontano. Vogliono solo creare il caos.” Con queste affermazioni razziste e feroci Baldacci pensava di chiudere la partita, seppellendo sotto una coltre di menzogne la storia di un uomo, morto perché la Croce Rossa non ha ascoltato le grida dei prigionieri del cpt, che, nella notte tra il 23 e il 24 maggio, hanno inutilmente invocato aiuto per il loro compagno agonizzante nella sua branda. Ma la voce degli immigrati, le loro dolenti testimonianze, hanno passato il muro, sono state raccolte e amplificate da chi non si rassegna alle deportazioni, alle botte, alla reclusione dei migranti, di chi non si rassegna ad un tempo che si vorrebbe all’insegna della guerra tra poveri.

Per una settimana si sono susseguite le iniziative di solidarietà ai prigionieri del cpt, che la sera dopo la morte di Hassan hanno dato vita ad una rivolta, spaccando i materassi, minacciando il suicidio. Per tre giorni è andato avanti lo sciopero della fame. Ma la repressione non si è fermata.

La mattina di giovedì quattro immigrati sono stati deportati. Tra loro c’è Said, il ragazzo che il venerdì precedente aveva tentato la fuga e si era guadagnato un robusta dose di botte. Si tratta di una espulsione anomala, partita a metà mattinata mentre, di solito, questi lavori sporchi vengono effettuati nel silenzio dell’alba. Il motivo è chiaro: togliere di mezzo i testimoni scomodi e far sparire in fretta un ragazzo che portava sul volto i segni della democrazia.

Inizia subito una corsa un po’ matta contro il tempo e la repressione. Partono gli sms con i numeri di telefono del CPT e delle linee aeree, che vengono subito intasati dalle chiamate dei tanti che rispondono all’ appello. Chi può e chi vuole corre davanti al nuovo ingresso del CPT, in via Mazzarello. Piove a dirotto, come quasi sempre in questa storia di Torino, troppo simile alle storie di ogni dove, in questo tempo di guerra contro gli ultimi. Troppo tardi. I quattro sono a Malpensa in attesa dell’imbarco forzato: qualche chiamata dell’ultimo minuto, il fax di un avvocato che tenta in extremis di fermare la deportazione, poi i telefoni tacciono e cala il silenzio.

Sabato 31 è il giorno delle manifestazioni. In mattinata giunge la notizia dell’ennesima violenza: due immigrati dentro al cpt vengono pestati duramente dalla polizia. Uno viene denudato, ammanettato mani e piedi e poi picchiato con i manganelli. Pare avessero cercato di saltare il muro per riprendersi la libertà. Hanno avuto la loro dose di democrazia. Nel pomeriggio in centinaia manifestano in corteo verso il cpt, mentre in contemporanea, davanti al lager, un presidio mantiene viva la comunicazione solidale con gli immigrati al di là del muro. Così è parso naturale andare a casa di Baldacci, il responsabile del cpt, l’uomo che ritiene che la parola di trenta immigrati non valga nulla.

Baldacci è a capo di una struttura dove un uomo è morto per mancanza di cure.

Il gruppo di antirazzisti torinesi ha deciso di raccontare ai suoi vicini di casa chi fosse il rispettabile medico della casa accanto. Si arriva battendo pentole e coperchi, suonando fischietti e gridando slogan. Suoniamo alla porta dei vicini, parliamo con quelli che si affacciano curiosi dai giardinetti delle loro ville, raccontiamo la storia di Hassan – Fathi, il tunisino morto al cpt, raccontiamo di Said, pestato e deportato, dei due anonimi pestati a sangue sabato mattina. Parliamo dei tanti che vengono imbottiti di psicofarmaci per farli stare “calmi”, perché non urlino la loro protesta, perché tacciano di fronte ai soprusi. Baldacci non si fa vedere, forse è al CPT, forse è chiuso in casa, dietro al cancello della sua bella villetta, dove ringhiano due cani da guardia. Suo figlio chiama i carabinieri. Nel giro di un’ora la via si riempie di uomini della polizia politica, la Digos, tra cui tre funzionari in giacca e cravatta arrivati di corsa dalle celebrazioni del 2 giugno. La protesta si protrae sino all’una, quando gli antirazzisti, gridando “assassino”, si allontanano.

Ciclisti sotto attacco

Lunedì 2 giugno le forze dell'ordine hanno perpetrato l'ennesimo atto intimidatorio ed assolutamente ingiustificato nei confronti di tutti/e i/le partecipanti della Critica Massa di ritorno da Ostia. Dopo tre giorni di festa,che hanno visto in totale circa 5000 biciclette invadere pacificamente Roma con suoni e colori senza il benché minimo episodio di turbativa all'"ordine pubblico", i/le ciclisti/e che avevano deciso di trascorrere l'ultima notte in riva al mare si sono visti/e svegliare da tre pattuglie ed un elicottero della polizia,che li/le hanno seguiti/e, e ripresi/e, fino alla più vicina stazione ferroviaria.

In un clima reso già abbastanza teso dalla presenza di svariati poliziotti all'interno della stazione, i/le vari/e ciclisti/e sono stati invitati a salire con calma sui treni, ignari del fatto che a fine corsa, alla stazione di Porta S.Paolo, erano già schierati decine di poliziotti in assetto antisommossa che impedivano a QUALSIASI ciclista si trovasse all'interno della stazione di varcare la soglia. I primi che,come loro diritto,hanno chiesto di lasciare l'area della stazione sono stati ricacciati dentro con la forza, i documenti requisiti per un tempo indefinito(saranno poi restituiti una mezz'ora dopo),ed invitati ad indossare le felpe con la scritta Critical mass al contrario,comportamento questo ulteriormente vessatorio e gratuito verso liberi cittadini ai quali non era imputabile alcun reato.

Un gruppo di circa 50 ciclisti che aveva deciso di tornare a Roma in sella alla propria bici è stato bloccato da due pattuglie dei carabinieri all'altezza dell'Eur ed identificato. Anche qui,nessun reato contestato, nessun atteggiamento provocatorio da parte dei ciclisti, che al contrario hanno dovuto attendere più di mezz'ora a lato della strada, sotto la pioggia battente, di fronte ad impassibili poliziotti in impermeabile, senza alcuna motivazione plausibile.

Quasi duecento persone, in un arco temporale che va dalle dieci alle dodici di mattina, sono state tenute sotto sequestro dalle forze dell'ordine; tra Ostia e P.le Ostiense qualsiasi ciclista o gruppo di ciclisti poteva essere fermato, anche se estraneo a Critical Mass, in una situazione di stato di polizia in cui chiunque fosse in sella ad una bici andava temporaneamente fermato perché considerato potenzialmente pericoloso per la sicurezza del corteo delle forze armate che si stava svolgendo poco distante.

Come più volte sottolineato agli ispettori della Digos presenti, nessuno dei ciclisti aveva intenzione di fare rotta sul corteo dei fori imperiali, nonostante la nostra innata avversione al militarismo. Il comportamento delle forze dell'ordine,che hanno ricompattato forzatamente i piccoli gruppi di ciclisti che stavano tornando a casa, appare quindi particolarmente insensato.

Ci sembra ridicolo che, in una giornata in cui le forze armate mostrano i muscoli paralizzando buona parte della città con grande spiegamento di uomini e mezzi, venga criminalizzato chi rivendica quotidianamente attraverso l'uso della bicicletta un mondo libero da inquinamento, auto, petrolio e dalle guerre che da esso dipendono."

alcuni ciclisti "critici"


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Olmert dà il via a nuovi ampliamenti delle colonie attorno a Gerusalemme

Il premier israeliano Ehud Olmert ha annunciato oggi il via libera alla costruzione di 884 nuove abitazioni nei quartieri ebraici attorno a Gerusalemme. Secondo quanto spiegato dal ministro dell'Edilizia, Zeev Boim, il piano prevede 121 nuovi alloggi a Har Homa e 763 a Pisgat Zeev. Olmert nella serata di ieri è partito alla volta degli Stati Uniti, dove incontrerà il presidente George W. Bush. La Casa Bianca si è già espressa diverse volte contro l'ampliamento delle colonie ebraiche in Cisgiordania e attorno a Gerusalemme.

iRAQ: nove morti a Mosul

Mosul - Una bomba azionata da un kamikaze ha ucciso oggi almeno nove persone nella città irachena di Mosul, nel nord del paese. Lo riferiscono fonti della sicurezza.

Un kamikaze al volante di un'autobomba si è lanciato contro il muro di cinta della sede della polizia, che si trova nel centro della città. Sono morti quattro poliziotti. Tra le vittime anche persone che abitano nelle case vicine; i feriti sono molte decine.

Argentina: Continuano gli scioperi degli agricoltori contro le tasse di esportazione

Gli agricoltori argentini hanno prolungato lo sciopero, in corso da sei giorni, per un'altra settimana. Protestano contro le tasse che a loro avviso paralizzano il sistema di esportazione. La decisione è arrivata dopo un giorno di dure proteste in tutto il Paese. Il governo sostiene che le tasse sono alla portata degli agricoltori, definiti "avidi e non collaborativi" per combattere la povertà e ridurre l'inflazione. La contrapposizione tra le parti dura ormai da più di ottanta giorni. L'Argentina è tra i principali produttori di soia e frumento: i prezzi nei negozi aumentano sempre di più ed è inevitabile che la questione interna avrà riflessi sui mercati mondiali già in allarme per la crisi alimentare in corso.

Ambiente: amazzonia, in un mese persi 1100 kmq di foreste

SAN PAOLO - La deforestazione nella Amazzonia brasiliana accelera: nello scorso mese di aprile sono stati persi 1123 km quadrati di foresta e il ministro per l'Ambiente, Carlos Minc, sostiene comunque che "il peggio deve ancora venire".

Secondo dati ufficiali resi noti dall'Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali, lo Stato leader in materia di distruzione delle foreste è il Mato Grosso, il cui governatore, Blairo Maggi, detto "il re della soia", promuove la deforestazione legale, a favore dell'agricoltura e dell'allevamento; il che gli ha causato qualche problema con gli ambientalisti locali.

In questo stato brasiliano gli avvistamenti via satellite che l'Istituto ha sviluppato attraverso il sistema definito Osservazione in Tempo Reale della Deforestazione hanno riguardato 794 km quadrati.

Lo Stato che, in proporzione, ha subito il maggior danno negli ultimi mesi è stato Rondonia, "dove non c'è più spazio da deforestare legalmente", ha sottolineato il direttore dell'Istituto, Gilberto Camara.

Il Brasile possiede il 70% della foresta amazzonica, e il tema del costo ambientale dello sviluppo economico del paese è al centro di un vasto dibattiti nel paese, alimentato anche dalle dimissioni, due settimane fa, del ministro per l'Ambiente, Marina Silva.

ITALIA

OMADI: BLITZ LEGA A VENEZIA CONTRO CAMPO DA 2,8 MLN EURO

(ANSA) - VENEZIA, 3 GIU - Blitz di esponenti e simpatizzanti della Lega Nord, poco dopo l'alba, a Mestre (Venezia) per bloccare i lavori di costruzione di un campo nomadi finanziato dal Comune con 2,8 mln di euro. Alla manifestazione - hanno riferito gli organizzatori - partecipano alcune decine di persone; alcuni di loro si stanno incatenando per impedire l'avvio dei lavori che, già previsti per i giorni scorsi, stanno subendo dei rinvii. Oltre agli esponenti del Carroccio, sono presenti i rappresentati del comitato di cittadini contrario alla costruzione del campo, che è destinato a una comunità sinti che da decenni vive a Mestre. Sono previste piccole casette con annessa, a ciascuna, lo spazio per parcheggiare una roulotte. "Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari - ha detto stamani il capogruppo della Lega in consiglio comunale, Alberto Mazzonetto - con questa iniziativa ha tradito i veneziani. I costi del campo incideranno sulla finanza locale e impediranno altre opere che sono prioritarie. A Venezia c'é una emergenza abitativa per almeno 2000 persone, sfrattate o prive di casa: i soldi per il campo dovevano andare a loro. Per Cacciari vengono prima i nomadi che i veneziani indigenti". (ANSA).

TOrino: escrache contro medico della croce rossa

Questa mattina, in un due giugno gonfio di pioggia, un gruppo di antirazzisti torinesi ha deciso di fare una gita in collina.

Tra le villette di via Zandonai a Chieri, una zona residenziale alle porte di Torino, c’è anche quella di Antonio Baldacci, colonnello e medico della Croce Rossa, responsabile clinico del Cpt di Torino, che all’indomani della morte di Hassan tra le mura della struttura da lui diretta, aveva dichiarato che i suoi “ospiti” sono “clandestini abituati a dire bugie. Per loro è facile ed abituale non dire la verità. Non vedo perché si debba credere alle storie che raccontano. Vogliono solo creare il caos.” Con queste affermazioni razziste e feroci Baldacci pensava di chiudere la partita, seppellendo sotto una coltre di menzogne la storia di un uomo, morto perché la Croce Rossa non ha ascoltato le grida dei prigionieri del cpt, che, nella notte tra il 23 e il 24 maggio, hanno inutilmente invocato aiuto per il loro compagno agonizzante nella sua branda.

Ma la voce degli immigrati, le loro dolenti testimonianze, hanno passato il muro, sono state raccolte e amplificate da chi non si rassegna alle deportazioni, alle botte, alla reclusione dei migranti, di chi non si rassegna ad un tempo che si vorrebbe all’insegna della guerra tra poveri.

Per una settimana si sono susseguite le iniziative di solidarietà ai prigionieri del cpt, che la sera dopo la morte di Hassan hanno dato vita ad una rivolta, spaccando i materassi, minacciando il suicidio. Per tre giorni è andato avanti lo sciopero della fame.

Ma la repressione non si è fermata.

La mattina di giovedì quattro immigrati sono stati deportati. Tra loro c’è Said, il ragazzo che il venerdì precedente aveva tentato la fuga e si era guadagnato un robusta dose di botte. Si tratta di una espulsione anomala, partita a metà mattinata mentre, di solito, questi lavori sporchi vengono effettuati nel silenzio dell’alba.

Il motivo è chiaro: togliere di mezzo i testimoni scomodi e far sparire in fretta un ragazzo che portava sul volto i segni della democrazia.

Inizia subito una corsa un po’ matta contro il tempo e la repressione. Partono gli sms con i numeri di telefono del CPT e delle linee aeree, che vengono subito intasati dalle chiamate dei tanti che rispondono all’ appello. Chi può e chi vuole corre davanti al nuovo ingresso del CPT, in via Mazzarello. Piove a dirotto, come quasi sempre in questa storia di Torino, troppo simile alle storie di ogni dove, in questo tempo di guerra contro gli ultimi. Troppo tardi. I quattro sono a Malpensa in attesa dell’imbarco forzato: qualche chiamata dell’ultimo minuto, il fax di un avvocato che tenta in extremis di fermare la deportazione, poi i telefoni tacciono e cala il silenzio.

Sabato 31 è il giorno delle manifestazioni. In mattinata giunge la notizia dell’ennesima violenza: due immigrati dentro al cpt vengono pestati duramente dalla polizia. Uno viene denudato, ammanettato mani e piedi e poi picchiato con i manganelli. Pare avessero cercato di saltare il muro per riprendersi la libertà. Hanno avuto la loro dose di democrazia.

Nel pomeriggio in centinaia manifestano in corteo verso il cpt, mentre in contemporanea, davanti al lager, un presidio mantiene viva la comunicazione solidale con gli immigrati al di là del muro.

Così questa mattina – festa della Repubblica delle guerre e delle deportazioni - è parso naturale andare a casa di Baldacci, il responsabile del cpt, l’uomo che ritiene che la parola di trenta immigrati non valga nulla.

Baldacci è a capo di una struttura dove un uomo è morto per mancanza di cure.

Baldacci è un medico che di mestiere fa l’aguzzino, gestendo una prigione per conto di un’organizzazione umanitaria che tiene uomini e donne chiusi come cani. Trattati peggio.

Il gruppo di antirazzisti torinesi ha deciso di raccontare ai suoi vicini di casa chi fosse il rispettabile medico della casa accanto. Si arriva battendo pentole e coperchi, suonando fischietti e gridando slogan. Suoniamo alla porta dei vicini, parliamo con quelli che si affacciano curiosi dai giardinetti delle loro ville, raccontiamo la storia di Hassan – Fathi, il tunisino morto al cpt, raccontiamo di Said, pestato e deportato, dei due anonimi pestati a sangue sabato mattina. Parliamo dei tanti che vengono imbottiti di psicofarmaci per farli stare “calmi”, perché non urlino la loro protesta, perché tacciano di fronte ai soprusi. Baldacci non si fa vedere, forse è al CPT, forse è chiuso in casa, dietro al cancello della sua bella villetta, dove ringhiano due cani da guardia. Suo figlio chiama i carabinieri. Nel giro di un’ora la via si riempie di uomini della polizia politica, la Digos, tra cui tre funzionari in giacca e cravatta arrivati di corsa dalle celebrazioni del 2 giugno. La protesta si protrae sino all’una, quando gli antirazzisti, gridando “assassino”, si allontanano.

Il muro del cpt di Torino è sporco, grigio, alto.

Rompere il silenzio sulle violenze e le deportazioni è il primo passo per tirarlo giù.

La lotta continua domani…

_

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA

Nell'ambito del Roma Pride, martedì 3 giugno, alle ore 18, alla libreria Feltrinelli, Viale Marconi n. 190, Roma,

si terrà la presentazione di

Favolose narranti - Storie di transessuali di Porpora Marcasciano.

Sarà presente l'autrice.

Favolose narranti - Storie di transessuali

"Noi trans siamo migranti in tutti i sensi, migranti di genere e in genere, verso un corpo più nostro, verso un paese più familiare, verso una terra meno ostile"

Questo libro ricostruisce attraverso il racconto e le testimonianze, l’esperienza transessuale nel nostro paese, il suo mutare nel tempo, ma soprattutto l’emergere del fenomeno transessuale nella sua odierna complessità. Ai racconti delle protagoniste che ci offrono un’immagine nitida della realtà transessuale in Italia, facendone emergere i risvolti umani, sociali, psicologici, politici, si affiancano gli interventi di alcuni testimoni privilegiati che affrontano i principali nodi problematici dell’esperienza trans: il rapporto con il mondo gay, con il femminismo e il lesbismo, con i servizi e l’inserimento sociale e lavorativo, con lo spettacolo, con la scienza e la medicina. Un libro che smonta pregiudizi, semplificazioni, strumentalizzazioni politiche.

Porpora Marcasciano, sociologa, vive e lavora a Bologna, impegnata nella difesa dei diritti dei transessuali sui quali ha svolto numerose ricerche sul campo. È vicepresidente del movimento italiano transgender. Per Manifestolibri ha già pubblicato Tra le rose e le viole (2002). Ha pubblicato anche Antologaia. Genere, sesso e cultura degli anni Settanta (Il Dito e la Luna, 2007), presentato tra l’altro proprio al RomaPride 2007.


Appunti e note redazionali

Servizi audio della giornata


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gror080603 (last edited 2008-06-26 09:49:02 by anonymous)