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Gr 19:30

ESTERI

Austria: repressione contro le/gli animalisti

Dal 21 maggio 2008 il movimento di liberazione animale austriaco deve far i conti con un’ ondata di repressione senza precedenti. Nelle prime ore del mattino agenti armati della forza speciale WEGA 23 hanno perquisito appartamenti e uffici di gruppi e associazioni animaliste a Vienna, Graz, in Tirolo e Kaernten. indirizzari, computer e telefoni sono stati sequestrati. Inoltre 10 persone sono state arrestate. Sono accusate di “associazione a delinquere”, in relazione ad azioni dirette contro varie aziende legate allo sfruttamento animale. Le persone e i gruppi colpiti erano attivi nella campagna contro l’azienda di pellicce Kleider-Bauer.

In questo contesto sono state lanciate per il 7 e 18 giugno due giornate di proteste contro la vendita di pellicce da Kleider-Bauer. Maggiori informazioni sugli arrestati: antirep2008.lnxnt.org

Fonte: roma.indymedia

Germania - Libertà per gli squatter di Monaco

La notte di quel 27 giugno, unità delle forze speciali della polizia bavarese hanno assediato una casa occupata di Monaco senza alcun preavviso. Una compagna e 2 compagni, Steffi, Sven e Lukas (in quel momento tutti tra i 17 e i 19 anni) che erano all’interno, hanno difeso la loro casa con le pietre, contro poliziotti con armi e protezioni. Uno dei poliziotti è stato ferito riportando una leggera scheggiatura a una vertebra. Successivamente un perito ha riferito che la ferita sembra causata dall’aver saltato un muro e non dalle pietre. L’accusa ha classificato il lancio di pietre non aggressione e disturbo dell’ordine pubblico, come solitamente avviene, ma come tentato omicidio.

Dal 27 giugno scorso Steffi, Sven e Lukas sono in carcere, e a gennaio di questo anno sono stati condannati a 5 anni di prigione per avere lanciato delle pietre contro la polizia, reato che è stato classificato come tentato omicidio.

Il fatto è avvenuto dopo la violenta dimostrazione del 2 giugno contro il G8 di Rostock, il clima creatosi in Germania ha spinto verso questa dura sentenza.

www.informa-azione.info

ITALIA

Mattarello (TN) - Sgombero violento del presidio contro la base militare

Mercoledì scorso i cittadini di Matterello, in provincia di Trento, avevano dato vita ad un presidio per bloccare l’inizio dei lavori di costruzione delle nuove caserme militari, fermando di fatto la ruspa che stava spianando la strada per far passare i primi camion.

Ma ieri mattina il presidio è stato sgomberato dalle forze dell’ordine in modo violento. Polizia e carabinieri hanno accompagnato i camion e le ruspe per imporre i lavori, sgomberando con la forza la quarantina di oppositori alla base e alla guerra che erano presenti. Questi ultimi hanno opposto una resistenza passiva, sedendosi e tenendosi stretti. Trascinati via con la forza e caricati sulle auto di polizia e carabinieri, sono stati portati in Questura, schedati e denunciati per "violenza privata, invasione di terreni, manifestazione non autorizzata, interruzione di servizio di pubblica necessità".

www.informa-azione.info

Napoli: giornata di mobilitazione per il diritto al lavoro

Giornata di mobilitazione ieri per i corsisti ISOLA, aderenti al Coordinamento di Lotta x il lavoro, che hanno occupato il Palazzo San Giacomo, il Museo Nazionale, e Equitalia ( ex- Gest-line ), e che insieme ad altri movimenti di disoccupati e corsisti hanno mostrato il proprio dissenso nei confronti della normativa che permette a Equitalia di congelare i fondi dell’INPS e che di fatto ha messo a rischio le retribuzioni.

la giornata di lotta di ieri ha dato ragione ai corsisti che hanno ottenuto la garanzia del pagamento delle retribuzioni per i prossimi mesi.

Ora la lotta si occuperà di un concreto piano di stabilizzazione nei settori ambientali come la raccolta differenziata, la bonifica e compostaggio a fronte dell’ assurdo decreto legge del governo Berlusconi dove vuole inviare 1000 volontari per la raccolta e la militarizzazione del territorio napoletano. Domani quindi ancora in piazza per richiedere ed avere certezze sull’incontro con il sottosegretario Viespoli per le prospettive occupazionali per i corsisti e disoccupati

Fonte: indymedia.napoli

Appello agli e alle antifascisti/e di Roma

In Italia come in Germania gli/le antifascisti/e continuano ad essere perseguitati/e e incarcerati/e. Andrea Neff è una compagna rinchiusa attualmente nella prigione di Pankow a Berlino. É stata condannata a 14 mesi di detenzione per una serie di accuse abbastanza pretestuose come aver distribuito dei volantini contro un CPT presso i loro uffici amministrativi, per essere stata fermata con delle uova con del pepe irritante durante una manifestazione antifascista, per essere stata fermata con del pepper-spray (legale in Germania) in un villaggio della Baviera dove nei pressi si teneva un raduno di vecchi gerarchi delle SS hitleriane e infine per avere fatto un occupazione di qualche ora in una casa abbandonata.

Christian Sümmermann è perseguitato da parecchio tempo dallo stato tedesco per il suo attivismo antifascista e anche lui sta scontando in questi mesi la sua condanna nelle galere tedesche. Christian ha subito un processo con modalità antiterrorismo quando invece doveva rispondere solamente di aver collaborato alla costruzione di una barricata con cassonetti ed un'auto rovesciata per bloccare un corteo neonazista a Berlino.

Entrambi subiscono un regime carcerario estremamente duro che impone restrizioni economiche, impedimenti sulle visite e nella comunicazione con l'esterno, arrivando fino alla violazione dei diritti umani elementari negando a Christian i medicinali e le cure necessarie e indispensabili a combattere l'epatite C da cui è affetto.

Il 19 giugno è il compleanno di Christian e per questa data è stata indetta una giornata di mobilitazione internazionale per richiedere che possa usufruire dei benefici garantiti dalla legge tedesca e tornare libero allo scadere dei 2/3 della pena (ad agosto 2008). Quindi Giovedì 19 giugno ci sarà a Roma un sit-in davanti all'ambasciata tedesca (Via S. martino della Battaglia,4) dalle ore 10, per richiedere la liberazione degli e delle antifascisti/e.

Fonte: roma.indymedia

Biella Pride

Si è svolto domentica 14 giugno. Per info: dal lunedì al sabato allo 011/5211116 (dalle 14.30 alle 18.30)

Perchè il Pride a Biella? perché... in provincia è diverso! Usciamo, come sempre, dai luoghi comuni! Chi ha detto che le capitali e i capoluoghi sono più rappresentativi o importanti per il movimento lesbico gay bisessuale e transgender? E' venuto il momento di dare visibilità e orgoglio alle province, meno osservate e considerate, che però sono realtà vivaci e ricche di diversità.

DA EDITARE E/O TRADURRE

Nine Women’s Rights Activists Released Several Hours After Arrest

Change for Equality: June 13, 2008: In the early hours of Friday June 13th, nine women’s rights activists who had been arrested outside Rahe Abrisham Gallery where a planned seminar marking the anniversary of women’s day of solidarity was canceled by security forces. The nine women were: Aida Saadat, Nahid Mirhaj, Nasrin Sotoodeh, Jila Baniyaghoob, Nafiseh Azad, Sarah Logmani, Jelve Javaher, Farideh Ghaeb and Alieh Eghdamdoost. In honor of the national day of solidarity of Iranian women in objecting to discriminatory laws, June 12, women’s rights activists had planned a seminar to review the achievements of the women’s movements as well as the protests held on this day in previous years, on publicizing and popularizing the women’s rights demands. But when organizers arrived at the scene they found the doors of the seminar hall closed and were informed that the seminar had been canceled by security forces, who were at the scene in large numbers. Some organizers stayed behind so that they could inform participants about these developments as they arrived to take part in the seminar. But two of them were arrested while remaining in front of the seminar hall to inform participants and 7 others were arrested within the next few hours. Those arrested were taken to Vozara detention, and released around 1:00 am on Friday morning (about 8 hours after their initial arrest), with a third party guarantee. These women have to follow up to see if any charges will be brought against them. The following year, on the The following are pictures taken in front of the Seminar Hall and at the time of the release of these nine women.

Three years ago, on June 12, 2005 women’s rights activists organized a well attended protest in front of Tehran university objecting to discrimination against women in the constitution. On June 12 2006, the organized a similar protest in Hafte Tir Square, this time though objecting more specifically to laws that impact women more directly, like discriminatory laws in the civil and penal codes, with emphasis on family law. This protest was violently broken up by police and security forces and over 70 persons arrested. Fourteen equal rights defenders have been sentenced in relation to these arrests. On June 12 2007, women’s rights activists celebrated their national day of solidarity in a private gathering in the home of a women’s rights activists. But since security forces have continuously pressured women’s rights activists in an effort to prevent them from even holding meetings in their homes, this year these women planned a seminar, with participation of 150 people or so, which was unfortunately canceled by security forces.

Fonte: www.we-change.org/

Marruecos: Sidi Ifni en estado de sitio tras una brutal y salvaje represion policial

Domingo 8 de junio de 2008 por Attac Maroc

El día 2 de junio una manifestación de más de 200 mujeres se junta con los jóvenes, llegando a concentrarse unas 4.000 personas delante del ayuntamiento, consiguiendo la apertura de negociaciones con las autoridades locales y regionales...

A las 4 de la mañana del día 7 de junio, más de 3000 policías de diferentes cuerpos se han lanzado violentamente contra el piquete que mantenía corta-dos los accesos al puerto y, tras dispersarlo brutalmente, han empezado a en-trar en las casas, deteniendo a sus habitantes, saqueando, robando, cogiendo rehenes si no encontraban a quien buscaban.

Se habla de muertos ( la cadena Al Jazeera habla de 4 muertos) y bastantes heridos graves, también entre la policía.

Desde hace tiempo, los Ait Baamran, tribu amazigh de la zona, vienen denunciando su marginación, el retraso del funcionamiento del nuevo puerto y de todas las promesas de desarrollo, el paro generalizado y el enchufismo para las plazas de empleo público por parte del Ayuntamiento.

En setiembre de 2007, el boicot a las elecciones parlamentarias fue prácticamente total, respondiendo al llamamiento del conjunto de las asociaciones.

El pasado 30 de mayo, una gran manifestación se dirigió al puerto, decidiendo instalar un campamento bloqueando la entrada e impidiendo la salida de los camiones frigoríficos de transporte de pescado.

A partir de ese día se suceden las manifestaciones. El día 2 de junio una manifestación de más de 200 mujeres se junta con los jóvenes, llegando a concentrarse unas 4.000 personas delante del ayuntamiento, consiguiendo la apertura de negociaciones con las autoridades locales y regionales. Se constituye una comisión para negociar, fijándose como reivindicaciones:

- medidas inmediatas para cubrir las necesidades de las familias más necesitadas - finalización de los proyectos de desarrollo económico prometidos (puerto y zona industrial) - el respeto de los derechos y de la dignidad de los trabajadores del puerto.

Las autoridades que, en todo momento, han tratado de criminalizar el movimiento, acusándole de ilegal y de perturbador del orden, no tuvieron más remedio que negociar, ofreciendo la apertura de una fábrica de conservas de pescado en un plazo de 45 días y de abrir la bolsa de empleo público de la so-lidaridad nacional en un plazo de dos meses. Pero la población, cansada de promesas, desde el 2005, y considerando insuficientes las promesas de las autoridades, decidieron mantener el bloqueo del puerto y las movilizaciones.

La violenta intervención del día 7 ha sido la respuesta de las autoridades que muestran abiertamente su verdadero rostro: la represión. Una manifestación por la liberación de los detenidos y de denuncia del pillaje de casas por parte de la policía, ha provocado enfrentamientos que han continuado durante todo el día.

Actualmente, la ciudad de Sidi Ifni se encuentra totalmente asediada y en estado de sitio. Es difícil recibir información fidedigna. Se están produciendo continuas detenciones cogiendo como rehenes a familiares de los que han hui-do de su casa.

GAMBIA: Mob violence and murder feared after President’s gay beheading threat

DAKAR, 12 June 2008 (IRIN) - President of The Gambia Yahya Jammeh, who in mid-May reportedly threatened to expel or behead lesbian and gay people the country, should fully retract his comments, Human Rights Watch said in a letter to the President on 10 June.

President Jammeh has retracted his threat to kill homosexual people, but not the threat to expel them, the HRW statement said. His comments, which HRW says were made in a speech in May, “encourage hatred… [and] contribute to a climate in which basic rights can be assaulted with impunity”.

Scott Long, director of HRW’s Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender Rights Programme said: “It is very dangerous when political leaders turn to homophobic statements to try to drum up political support. When statements like this are made, violence often follows – sometimes immediately and sometimes further down the line. It makes people think these are people that it is safe to attack,” Long told IRIN in a telephone interview from New York.

In the letter to President Jammeh, HRW’s Juliana Cano Nieto, a researcher with the Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender Rights Programme said, “Neither religion nor culture can justify calls to mob violence and murder.”

Fonte: www.irinnews.org

I rischi dell’aborto illegale

La normativa troppo rigida sull’aborto, vigente in molti paesi in via di sviluppo, mette a rischio la salute delle donne. A denunciarlo è uno studio condotto dall’Istituto francese di Ricerca per lo Sviluppo e dal Colegio de Mexico (un istituto universitario messicano), che ha esaminato informazioni raccolte negli ultimi 15 anni nei due continenti per capire l’evoluzione della legislazione sul diritto all’aborto e le ragioni sociologiche del problema. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sono quasi otto milioni le donne che si sottopongono ogni anno in Africa e in America Latina ad aborti pericolosi, vale a dire un caso ogni sette nascite in Africa e uno su tre in Sud e Centro America. Dallo studio è emerso che la pericolosità è strettamente connessa con l’illegalità, dal momento che in questi paesi la normativa è ancora troppo intransigente e inadeguata. In particolare, in Africa il 99 per cento degli interventi è praticato illegalmente e quindi senza garanzie per la salute delle donne. Anche se in nessuno dei 53 stati africani l’aborto è totalmente proibito, solo tre sono i paesi che lo consentono realmente (Capo Verde, Tunisia e Sud Africa). Secondo lo studio, molto poco è stato fatto dal 1994, anno della Conferenza per i diritti delle donne del Cairo, e da allora in alcuni stati africani la situazione legislativa è divenuta addirittura più restrittiva. In America Latina e nei Caraibi, nel 2006, l’interruzione di gravidanza era proibita ancora in sei paesi (Cile, El Salvador, Honduras, Repubblica Domenicana, Nicaragua e la parte olandese di Saint Martin), mentre in altri era consentita solo per ragioni di salute della madre, come anche in alcuni stati africani. Secondo l’Oms una migliore conoscenza potrà aiutare a definire una normativa e delle linee guida più opportune che possano nel tempo migliorare le condizioni di vita per milioni di donne.

Fonte: womenews.net


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