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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

AFGHANISTAN: ATTACCHI DEI TALEBANI E DELLA NATO

Secondo quanto riportato da un funzionario della polizia locale, l'agguato agli agenti afgani è avvenuto nel distretto di Spin Boldak, nella provincia di Kandahar, dove un gruppo di guerriglieri ha attaccato l'auto su cui viaggiavano. Nello scontro otto agenti sono morti e uno è rimasto ferito. Il portavoce della Nato ha invece annunciato l'uccisione di un capo della guerriglia talebana, Maulawi Hassan, morto insieme a nove a dei suoi uomini, nella provincia di Helmand. Nel comunicato emesso dall'Isaf, si legge che nel luogo del raid sono state ritrovate armi e materiale esplosivo. Intanto ieri sera, in un intervista televisiva all'emittente Cbs, il presidente Barak Obama ha dichiarato che il cambio di strategia in Afghanistan passa dal ritiro delle truppe e dallo sviluppo economico regionale. Nel corso della trasmissione Obama ha detto che non si può pensare che un approccio esclusivamente militare in Afghanistan possa risolvere tutti i problemi.

INDIA: SCONTRI ARMATI IN KASHMIR

Un portavoce dell'esercito indiano ha dichiarato che almeno 19 persone sono rimaste uccise negli scontri tra i militari indiani e i miliziani mussulmani nella regione del Kashmir, nelle vicinanze del confine pakistano. Oggi sono stati uccisi 4 soldati e 5 miliziani: lo scontro è iniziato venerdì quando i soldati hanno circondato un gruppo di miliziani nella foresta di Shamsbari, vicino alla Linea di Controllo, zona di confine che divide il Kashmir tra India e Pakistan. L'India ha sempre accusato il Pakistan di armare e addestrare i miliziani, Islamabad nega ogni legame con questi gruppi. Dal 1989, anno in cui iniziò la rivolta contro l'India, sono morte 10 mila persone in questa regione che entrambi gli stati rivendicano come propria. Nel 2004 è iniziato un lento processo di pace, dopo le due guerre per il controllo dell'area, che si è interrotto dopo l'attentato di novembre a Mumbai, in cui morirono 166 persone.

Israele, una Ong accusa l'esercito: a Gaza impedì i soccorsi ai feriti

Le forze armate (Tsahal) durante l'operazione Piombo fuso contro Hamas a Gaza hanno violato i codici etici « quando non solo non ha evacuato famiglie palestinesi assediate e ferite, ma ha anche impedito alle squadre palestinesi di soccorso di raggiungere i feriti» a dirlo è la filiale israeliana dell'organizzazione Dottori per i diritti umani (Phr). La ong ha infatti presentato oggi un rapporto alla stampa in cui sostiene che in alcuni casi i feriti morirono dissanguati. 16 membri del personale medico palestinese sono rimasti uccisi durante i combattimenti e altri 25 sono stati feriti, mentre svolgevano il proprio lavoro. Israele ha attaccato otto ospedali e 26 cliniche. La prima reazione è venuta dal portavoce militare israeliano il quale ha detto che «Tsahal aveva ricevuto ordine di rispettare le installazioni mediche palestinesi, gli automezzi e le squadre di soccorso. Ma durante i combattimenti Hamas ha fatto un uso sistematico ed esteso di quelle installazioni». Nei giorni scorsi severe denunce per il comportamento di Tsahal nei confronti dei civili palestinesi a Gaza erano state lanciate anche da alcuni soldati che avevano partecipato ai combattimenti.

ISRAELE: L'esercito impedisce una conferenza stampa su pacifista ferito in una manifestazione

L'agenzia di stampa Maan riporta la notizia degli arresti effettuati oggi pomeriggio. Anderson è stato ferito il 13 marzo da un lacrimogeno sparato dall'esercito israeliano, che gli ha aperto una profonda ferita sul viso, mentre si trovava ad una manifestazione nel villaggio di Ni'lin. Trasportato in un ospedale di Tel Aviv ha subìto vari interventi chirurgici, ma non ha ancora ripreso completamente conoscenza. I genitori dell'attivista americano sono arrivati in Israele poco dopo l'incidente e avevano organizzato per oggi una conferenza stampa. L'esercito israeliano ha chiesto che l'evento fosse cancellato e ha impedito ad alcuni giornalisti di raggiungere il luogo dove si sarebbe dovuta tenere la conferanza stampa. Una dozzina di presenti si sono rifiutati di lasciare la zona, i soldati hanno arrestato 11 persone tra cui alcuni pacifisti e un giornalista del network PalMedia.

LIBANO: UCCISO GENERALE DI FATAH IN UN ATTENTATO

Un alto dirigente di Fatah, il generale Kamal Madhat, e' stato ucciso in un'esplosione nel campo profughi di Mieh Mieh, alle porte di Sidone, in Libano. Secondo quanto riferiscono i media arabi, è stato ucciso assieme a quattro uomini che lo accompagnavano, tra cui Akram Daher, responsabile dello sport per l'Olp. La bomba è esplosa quando il generale Madhat si trovava a bordo della sua auto tra l'ultimo posto di blocco libanese e il primo gestito dai palestinesi, che consente l'ingresso al campo profughi. Il rappresentante dell'Olp in Libano era già sfuggito a un precedente attentato compiuto nel paese. Madhat aveva indicato un esponente salafita del campo profughi di Ain al-Halwa, noto per dare ospitalità a uomini vicini ad al-Qaeda, come possibile responsabile. Sabato scorso un altro esponente del movimento palestinese era stato ferito in una sparatoria nel campo.

GRECIA: ATTENTATO CONTRO UNA BANCA

Ad Atene continuano i disordini, attribuiti dal governo agli anarchici. La banca danneggiata è una filiale della Aspis al Pireo, mentre unl negozio è stato colpito con bombe incendiarie da un gruppo di uomini armati e incappucciati. Dallo scorso dicembre si sono verificati diversi episodi di violenza nella capitale greca, dopo che la polizia fu uccise uno studente quindicenne. In seguito a quell'episodio, la polizia è stata accusata dall'opposizione di "incapacità". Nei giorni scorsi il presidente greco, Costas Karamanlis, del partito di centrodestra Nuova Democrazia, ha annunciato nuove misure per rafforzare la risposta delle forze dell'ordine e aumentare le condanne contro chi porti cappucci durante le manifestazione.

Kurdistan: il presidente kurdo dell'Irak intima il disarmo del Pkk (corrisp. ROR)

Il presidente iracheno, Jalal Talabani (kurdo) ha incontrato il presidente turco, Abdullah Gul, a Baghdad. I due capi di stato hanno discusso di diverse questioni che riguardano i rapporti bilaterali tra i due paesi, in particolare nel campo energetico. Si tratta della prima visita a Baghad di un presidente turco da 33 anni a questa parte. Talabani ha promesso maggiore collaborazione nella lotta al Pkk, chiedendo ai guerriglieri kurdi presenti nel Kurdistan iracheno di lasciare il paese.

Tibet: monaci in rivolta, cento arrestati

Cento monaci buddisti arrestati dopo un assalto di massa contro una caserma di polizia, migliaia di soldati in stato di massima allerta. È quanto accaduto in Tibet, un anno dopo le rivolte contro l'occupazione cinese che furono fortemente represse dal governo cinese. Nonostante la regione sia in stato di assedio, con un dispiegamento senza precedenti di forze armate, e vietata ad ogni osservatore straniero, ieri sono filtrate notizie di duri scontri. L'ultimo episodio è accaduto al monastero di Ragya, nella provincia del Qinghai: quindi fuori dal confine amministrativo attuale del Tibet. La scintilla della rivolta sembra essere stata il suicidio di un monaco 28enne, Tashi Sangpo, gettatosi nelle acque del fiume dopo essere che la polizia lo aveva interrogato e torturato. La sua colpa era quella di aver esposto la bandiera nazionale tibetana, un vessillo proibito dalla legge cinese perché è simbolo dell'indipendenza. Alla notizia del suicidio del religioso più di duemila persone sono scese in piazza a protestare contro le violenze poliziesche. I manifestanti, inclusi un centinaio di monaci, si sono diretti verso il commissariato di polizia di Ragya e l'hanno preso d'assalto. La controffensiva dei reparti speciali anti-sommossa e delle forze armate non si è fatta attendere, con la nuova retata di manifestanti

Istanbul: per il diritto universale all'acqua

Che sia l’Assemblea Generale dell’Onu ad organizzare il prossimo Forum mondiale dell’acqua, lasciandone fuori le aziende interessate allo sfruttamento delle risorse idriche: è la richiesta che arriva dal cosiddetto Forum alternativo, tenuto a Istanbul in concomitanza con quello ufficiale. «La partecipazione di importanti esponenti e rappresentanti delle Nazioni Unite ai nostri incontri – si legge nel documento conclusivo - è la dimostrazione che qualche cosa è cambiata. Il Forum ufficiale è organizzato dagli interessi privati e dal ‘World Water Council’, mentre il Forum dell’Acqua della società civile, organizzato dalla società civile di tutto il mondo, include contadini, popolazioni indigene, attivisti, movimenti sociali, sindacati, organizzazioni non governative e reti che sono attive ovunque in difesa dell’acqua, dei territori e dei beni comuni». Il testo finale del Forum ufficiale, non riconosce l’acqua come un diritto umano universale, né tanto meno esclude l’acqua dagli accordi mondiali sul commercio. Inoltre il testo della risoluzione ignora il fallimento delle privatizzazioni come strumento in grado di garantire l’accesso all’acqua per tutti, e non tiene da conto quelle raccomandazioni espresse attraverso le Risoluzioni del Parlamento Europeo. Infine la dichiarazione promuove l’uso dell’acqua per produrre energia idroelettrica attraverso le dighe, oltre all’aumento della produzione di biocarburante, i quali producono entrambe ulteriori iniquità e ingiustizie.

ITALIA

COLLEFERRO: PROTESTA DEI CITTADINI AL CONSIGLIO COMUNALE DI OGGI (corrisp. ROR)

ALBANO: in tante/i al corteo contro l'inceneritore

C'erano quelli del Coordinamento "No Inc", i Verdi, quelli del No Fly, No Turbogas, Rifondazione Comunista, Sinistra Critica, Gli Amici di Beppe Grillo, le associazioni cittadine, i comitati di quartiere e molte altre sigle, studenti universitari, anche gli agricoltori delle campagne castellane e pontine sono contro quello che "potrebbe uccidere il nostro territorio e tutti i prodotti tipici della zona". C'era davvero tanta gente in piazza ad Albano sabato scorso, 1.500 persone per manifestare pacificamente contro la costruzione dell'inceneritore di Roncigliano. Cresce sempre di più la mobilitazione. Molta più gente si informa, si arrabbia, visto che la decisione sembra imminente salvo deroghe e sospensioni all'ultimo momento della Conferenza dei Servizi. Intanto, l'Autorizzazione Integrata Ambientale è stata rinviata al 30 marzo. I comuni di Albano e Ardea hanno espresso un parere negativo e votato un ordine del giorno contro l'impianto di incenerimento, e l'Asl RomaH ha pubblicato delle valutazioni che stroncano il progetto Coema. Sabato, il corteo ha bloccato la statale Appia. Gli organizzatori vorrebbero arrivare fino a Genzano, per contestare l'unico comune che ancora non si è espresso a riguardo. Sarà un caso, ma la responsabile dei lavori dell'impianto è di Genzano.

ROMA: MANIFESTAZIONE STUDENTI PER L'ANNIVERSARIO DELL'ECCIDIO ALLA FOSSE ARDEATINE (corrisp. ROR)


Gr 13:00

In primo Piano

COMUNICATO DELLA RETE ANTIRAZZISTA TORINESE

Mangia che ti passa

Domenica sera ad Eataly, il supermercato/ristorante frequentato dai buongustai fighetti della città. Un folto gruppo di antirazzisti entra, si sparpaglia tra i reparti e dissemina sugli scaffali migliaia di fogliettini: «Mangiato bene? Io mi sono cucito le labbra», «Qui la polizia ci picchia e la Croce Rossa non dice niente. Mangia che ti passa!»… Poi si radunano, spunta uno striscione, un megafono e tanti altri volantini. Un piccolo e inaudito corteo comincia a sfilare tra le mensole ricolme e le tavole imbandite. Tra gli avventori c’è chi chiede i volantini interessato e chi fa finta di nulla. Ma c’è anche chi si volta con sdegno: in effetti molestare chi si sta succhiando delle ostriche è segno di scarsa classe e urbanità. Da parte sua, il personale non si scompone più di tanto – ed è una questione di classe anche questa. Per la prima volta dopo anni di cappelle, la polizia politica torinese è sul luogo del delitto per tempo: un funzionario della Digos, in effetti, è già seduto ad un tavolo in dolce compagnia ancor prima che gli antirazzisti entrino nel supermercato/ristorante. Troppo impegnato a mangiare, neanche lui si sbatte più di tanto per fermare i contestatori. Ecco il testo del volantino distribuito:

Siamo quello che mangiamo? Se immaginassimo uno straniero che, ignaro sugli usi del nostro paese, si facesse oggi un giro in questo supermercato del gusto, certamente si farebbe l’idea di una società civile e raffinata, ove ciascuno è libero di soddisfare come preferisce i propri appetiti e desideri. Purtroppo le cose non stanno così, e gli stranieri in particolare non se la passano affatto bene. Per questo siamo qui oggi, affinché nessuno si dimentichi che questi privilegi sono possibili solo al prezzo di vergognose diseguaglianze, sulle quali non è più possibile tacere. Non è un mistero per nessuno che ormai la stragrande maggioranza dei lavori più bassi e faticosi, dalla raccolta nei campi alla cura dei nostri anziani, dai cantieri edili alle pulizie, siano lasciati agli immigrati. Mal pagati, sfruttati e denigrati dai padroni italiani, sono costretti a vivere a testa bassa in cambio delle nostre briciole, col ricatto costante di essere trovati senza documenti ed essere trattenuti in un CIE. In questi luoghi i pestaggi da parte della polizia sono all’ordine del giorno, come le omissioni di soccorso del personale medico e gli psicofarmaci nascosti nel cibo per provocare un sonno lungo e silenzioso. Con le nuove normative in materia di sicurezza ora la prigionia è stata prolungata fino a sei mesi; poi c’è l’espulsione coatta. E tuttavia questo regime di paura e segregazione non sembra togliere l’appetito agli italiani. In questi ultimi giorni, da quando i reclusi del Centro di Lampedusa hanno deciso di ribellarsi e bruciare quel lager, in molti CIE si susseguono rivolte e gesti disperati, da Malta a Milano, da Bologna a Gradisca d’Isonzo. A Torino alcuni detenuti del CIE di Corso Brunelleschi si sono tagliati per protesta, qualcuno ha ingerito delle batterie e ne è rimasto avvelenato, qualcuno prosegue lo sciopero della fame e della sete, un altro ha cercato di impiccarsi, un altro ancora siccome ha reagito contro il poliziotto che gli toccava la ferita è stato arrestato e trasferito in carcere. A Bari si sono cuciti le labbra, a Roma dopo l’ennesimo morto i reclusi di Ponte Galeria sono entrati tutti in sciopero della fame. Il ragazzo algerino diceva di sentirsi male, ma il medico non l’ha voluto visitare, e gli è stato risposto che le medicine poteva andarsele a prendere al suo paese. È stato picchiato dalla polizia e il giorno dopo, giovedì mattina, è stato trovato morto. Non staremo a guardare mentre politici di destra e di sinistra varano leggi razziste e diffondono parole di odio e persecuzione. Non ci rassegneremo all’indifferenza dei più, né al silenzio imposto dall’informazione di regime, perché non possiamo più sopportare di vedere gente perbene che assapora delizie mentre altri ingoiano ferri e sono costretti allo sciopero della fame per essere ascoltati. Chiedono di essere lasciati in libertà, ed hanno bisogno del nostro aiuto. Siamo sicuri che tra un bicchiere di vino biologico ed un risotto equo e solidale in molti avranno lo scrupolo di riflettere su questi fatti gravissimi che succedono con sempre più drammatica frequenza. Qualcuno forse ci griderà contro, altri vorranno sapere come fare qualcosa, nessuno in ogni caso potrà rifiutarsi di fare un piccolo esame di coscienza. Se a ragione si dice spesso che siamo quello che mangiamo, non possiamo più nascondere ai nostri occhi quel confine sempre più netto che separa chi ha tutto da chi non è niente, chi è libero da chi è schiavo.

Chiudiamo i lager! Solidarietà con tutti gli immigrati in lotta per la libertà!

Assemblea Antirazzista di Torino

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Israele, una Ong accusa l'esercito A Gaza impedì i soccorsi ai feriti Le forze armate (Tsahal) durante l'operazione Piombo fuso contro Hamas a Gaza hanno violato i codici etici « quando non solo non ha evacuato famiglie palestinesi assediate e ferite, ma ha anche impedito alle squadre palestinesi di soccorso di raggiungere i feriti» a dirlo è la filiale israeliana dell'organizzazione Dottori per i diritti umani (Phr). La ong ha infatti presentato oggi un rapporto alla stampa in cui sostiene che in alcuni casi i feriti morirono dissanguati. 16 membri del personale medico palestinese sono rimasti uccisi durante i combattimenti e altri 25 sono stati feriti, mentre svolgevano il proprio lavoro. Israele ha attaccato otto ospedali e 26 cliniche. La prima reazione è venuta dal portavoce militare israeliano il quale ha detto che «Tsahal aveva ricevuto ordine di rispettare le installazioni mediche palestinesi, gli automezzi e le squadre di soccorso. Ma durante i combattimenti Hamas ha fatto un uso sistematico ed esteso di quelle installazioni. I suoi uomini hanno indossato le divise mediche per dissimularsi e hanno fatto ampio ricorso ad ambulanze per i loro spostamenti. Ciò nonostante, ha aggiunto il portavoce, i militari israeliani hanno ricevuto ordine di astenersi dallo sparare verso ambulanze, anche quando venivano utilizzate da miliziani, a meno che da esse non venisse aperto il fuoco contro le nostre forze». Nei giorni scorsi severe denunce per il comportamento di Tsahal nei confronti dei civili palestinesi a Gaza erano state lanciate anche da alcuni soldati che avevano partecipato ai combattimenti.

Israele, Netanyahu stringe alleanza con Shas e guarda ai Labour Il primo ministro incaricato di formare il governo, Benjamin Netanyahu, ha stretto alleanza con Shas, il partito degli ultra-ortodossi. Con questa mossa, il leader del Likud incamera numeri importanti per mettere in piedi il governo. "Adesso possiamo contare su 53 deputati e nei prossimi giorni lavoreremo per consolidare il supporto parlamentare al governo di Netanyahu", ha detto Gideon Saar, esponente del Likud. All'inizio del mese, il partito della destra israeliana aveva legato a sè anche il partito nazionalista di Avigdor Lieberman, Yisrael Beitenu, e adesso i vertici del partito mirano ai Labour di Ehud Barak: già oggi pomeriggio potrebbero esserci i primi colloqui. Se il Labour, che si muove nell'area dei moderati di centro-sinistra, dovesse rifiutare l'offerta di Netanyahu, allora non resteranno molte opzioni: il prossimo governo sarà fortemente sbilanciato a destra e Lieberman ricoprirebbe un ruolo molto importante: si parla del ministero degli Esteri. Ma Lieberman ha posizioni intransigenti rispetto ai palestinesi con i quali non intende dialogare e una scelta del genere potrebbe comportare un allontanamento di intenti con l'amministrazione Obama, che ha più volte spinto Israele a riprendere i colloqui di pace e auspicato la creazione di uno stato palestinese al fianco di quello ebraico.

Tibet, monaci in rivolta, cento arrestati Cento monaci buddisti arrestati dopo un assalto di massa contro una caserma di polizia, migliaia di soldati in stato di massima allerta. È quanto accaduto in Tibet, un anno dopo le rivolte contro l'occupazione cinese che furono fortemente represse dal governo cinese. Nonostante la regione sia in stato di assedio, con un dispiegamento senza precedenti di forze armate, e vietata ad ogni osservatore straniero, ieri sono filtrate notizie di duri scontri. L'ultimo episodio è accaduto al monastero di Ragya, nella provincia del Qinghai: quindi fuori dal confine amministrativo attuale del Tibet. La scintilla della rivolta sembra essere stata il suicidio di un monaco 28enne, Tashi Sangpo, gettatosi nelle acque del fiume dopo essere che la polizia lo aveva interrogato e torturato. La sua colpa era quella di aver esposto la bandiera nazionale tibetana, un vessillo proibito dalla legge cinese perché è simbolo dell'indipendenza. Alla notizia del suicidio del religioso più di duemila persone sono scese in piazza a protestare contro le violenze poliziesche. I manifestanti, inclusi un centinaio di monaci, si sono diretti verso il commissariato di polizia di Ragya e l'hanno preso d'assalto. La controffensiva dei reparti speciali anti-sommossa e delle forze armate non si è fatta attendere, con la nuova retata di manifestanti

Madagascar, gli oppositori di Rajoelina scendono in piazza Gli oppositori del nuovo presidente Andry Rajoelina si sono riuniti nella stessa piazza da dove l'ex sindaco di Antananarivo ha guidato la protesta negli ultimi mesi che ha portato al cambio di presidenza sull'isola dell'Oceano Indiano. Circa 2 mila sosteniotori dell'ex presidente Marc Ravalomanana hanna preso parte a una marcia per contestare l'insediamento di Rajoelina, avvenuto con l'appoggio morbido dell'esercito. Rajoelina che è il più giovane presidente del continente africano, gode del supporto della popolazione più giovane e povera della capitale. Negli ultimi due mesi i moti popolari hanno portato un duro colpo all'industria del turismo, la principale fonte di reddito dell'isola, che porta nelle casse circa 400 milioni di dollari all'anno.

istambul, che l'acqua sia davvero un diritto Che sia l’Assemblea Generale dell’Onu ad organizzare il prossimo Forum mondiale dell’acqua, lasciandone fuori le aziende interessate allo sfruttamento delle risorse idriche: è la richiesta che arriva dal cosiddetto Forum alternativo, tenuto a Istanbul in concomitanza con quello ufficiale. «La partecipazione di importanti esponenti e rappresentanti delle Nazioni Unite ai nostri incontri – si legge nel documento conclusivo - è la dimostrazione che qualche cosa è cambiata. C’è un concreto e simbolico spostamento di legittimità: dal Forum ufficiale organizzato dagli interessi privati e dal ‘World Water Council’ al Forum dell’Acqua della società civile, organizzato dalla società civile di tutto il mondo, e che include contadini, popolazioni indigene, attivisti, movimenti sociali, sindacati, organizzazioni non governative e reti che sono attive ovunque in difesa dell’acqua, dei territori e dei beni comuni». I partecipanti al Forum dei movimenti globali per l’acqua sottolineano la necessità «di un legittimo, affidabile, trasparente democratico forum sull’acqua che emerga attraverso un processo interno alle Nazioni Unite e che sia sostenuto dai paesi che ne fanno parte». Il testo finale del Forum ufficiale, evidenziano, «non riconosce l’acqua come un diritto umano universale, né tanto meno esclude l’acqua dagli accordi mondiali sul commercio. Inoltre il testo della risoluzione ignora il fallimento delle privatizzazioni come strumento in grado di garantire l’accesso all’acqua per tutti, e non tiene da conto quelle raccomandazioni espresse attraverso le Risoluzioni del Parlamento Europeo.

somalia,il governo discute sull'invio di nuovi peacekeeper Crea dibattito e qualche tensione all’interno del governo di unità nazionale la possibilità dell’arrivo di nuovi battaglioni di ‘peacekeeper’ dell’Unione Africana (UA). A riportare la questione al centro del confronto politico sono state le dichiarazioni rilasciate dal titolare degli Esteri Abdullahi Oomar, che ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di sostenere l’aumento dei ‘caschi verdi’ in Somalia, a oggi 3400 tra militari dell’Uganda e del Burundi. Ieri il ministro dell’Informazione Farhan Ali Mohamud ha sostenuto che Oomar è “isolato” all’interno del governo, favorevole invece a un ritiro dei contingenti dell’UA entro quattro mesi. “Il nodo della presenza dei ‘peacekeeper’ – dice a Mogadiscio una fonte della MISNA - rischia di essere un fattore di tensione nell’esecutivo”. A chiedere l’immediato ritiro dei ‘caschi verdi’ sono soprattutto gli elementi legati alle Corti islamiche, il movimento al potere a Mogadiscio prima dell’intervento delle truppe etiopiche nel 2006. Da questa parte politica proviene il nuovo presidente Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, favorevole all’applicazione delle legge islamica in Somalia come risposta a una crisi che dura ormai dal 1991.

Colombia, indigeni Awa in marcia per cercare i compagni uccisi Sono partiti in 1500 da Barbacoas, nel dipartimento meridionale di Nariño, ‘armati’ solamente con i ‘bastoni del comando’, alla ricerca di almeno 14 cadaveri dei loro compagni uccisi a febbraio in due distinti attacchi attribuiti alla guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Gli indigeni Awa lo avevano annunciato già alla fine di febbraio: si sarebbero recati da soli nelle selve per recuperare i loro cari, di cui non è stata trovata traccia; solo tre corpi erano stati rinvenuti alla fine di febbraio. Si prevede che la ‘marcia umanitaria’ (‘minga’ in lingua indigena), duri almeno una decina di giorni: i nativi dovranno attraversare una zona selvatica impervia costellata da campi minati per raggiungere il villaggio di Tortugaña –Telembí dove si è consumato almeno uno dei due eccidi denunciati il mese scorso e condannati anche dalle Nazioni Unite. Le Farc hanno ammesso l’uccisione di otto indigeni, accusati di essere collaboratori delle forze armate, ma per l’Organizzazione nazionale indigena della Colombia (Onic) almeno altri 10 Awa sono stati assassinati anche nel vicino insediamento di El Sande. Gli Awa, che hanno deciso di intraprendere le ricerche da soli, dopo aver chiesto invano alla guerriglia di restituire le spoglie dei loro compagni, hanno esortato i gruppi armati attivi nella zona – dove sono presenti anche squadroni paramilitari – a cessare temporaneamente tutte le ostilità. Nonostante si sia dichiarata neutrale al conflitto interno, la comunità Awa del Nariño subisce con frequenza attacchi e ‘desplazamientos forzados’, spostamenti forzati, da parte dei diversi gruppi armati.

argentina, riprende la mobilitazione dei produttori agrari Accompagnata da blocchi stradali è ripresa la mobilitazione dei produttori agrari contro la politica del governo della presidente Cristina Fernández de Kirchner. «Il governo ci strangola fino all’asfissia» ha detto Eduardo Buzzi, capo della ‘Federación Agraria Argentina’ (Faa), riferendosi alle imposte che gravano sulle esportazioni di cereali; imposte che nel 2008 l’esecutivo aveva tentato di aumentare scontrandosi con il ‘no’ del Senato, sostenuto anche dal vice-presidente Julio Cobos, passato di fatto all’opposizione. Si tratta già della seconda mobilitazione dei produttori agrari dall’inizio dell’anno, la settima da quando Fernández si è insediata alla presidenza il 10 dicembre 2007: lo sciopero è stato deciso giovedì scorso quando i deputati della maggioranza si sono rifiutati di esaminare un progetto di legge presentato al parlamento dalle organizzazioni rurali con l’adesione dell’opposizione per ridurre le imposte sulle esportazioni; a spingere ulteriormente i produttori è stato l’annuncio, da parte della presidente, della creazione di un fondo speciale per le infrastrutture da finanziare con le entrate delle esportazioni di soia (70% allo stato e 30% alle province)

Parigi, scontri tra manifestanti contro e pro papa La manifestazione organizzata da Act Up domenica mattina davanti alla cattedrale di Notre Dame contro le parole del papa sull'uso dei preservativi è finita con degli scontri tra attivisti contro il papa e quelli pro. Il sit-in infatti non è piaciuto ai ragazzi della parrocchia che hanno cercato di interromperlo in modo violento. Una trentina di attivisti dell’associazione che lotta contro l’Aids si erano dati appuntamento davanti a Notre Dame, all’uscita della Messa domenicale, per distribuire profilattici, scandendo slogan contro Benedetto XVI, ritratto su manifesti con la scritta «assassino». Con loro anche militanti verdi e comunisti. Un gruppo di giovani parrocchiani però non ha gradito e, brandendo locandine con la scritta «non toccate il mio Papa», hanno cercato di interrompere la manifestazione. Prima lanciando uova, poi venendo alle mani con gli attivisti. Alla fine, un consigliere comunista è rimasto leggermente ferito e la polizia è intervenuta procedendo al fermo di tre persone.

ITALIA

Comune Assisi, 'faccette gradimento'

Lo ha annunciato il ministro Brunetta (ANSA) - ASSISI (PERUGIA), 22 MAR - Il Comune di Assisi sara' il primo ente pubblico a introdurre negli sportelli dei suoi uffici le 'faccette del gradimento'. Il ministro dell'innovazione, Renato Brunetta, ha detto oggi che dovrebbero entrare in funzione tra un paio di mesi. L'operazione 'Ci mettiamo la faccia', con la quale i cittadini potranno indicare il gradimento del servizio ricevuto in tutti gli sportelli della pubblica amministrazione, sara' illustrata dal ministro domani a Roma in una conferenza stampa.

COMUNICATO STAMPA di Rete dei Movimenti per il Diritto all’Abitare, Coordinamento cittadino di lotta per la casa Blocchi precari metropolitani, AS.I.A. RdB, Comitato obiettivo casa, Action

Caro sindaco le 35mila promesse case dove stanno? La determinazione dei movimenti per il diritto all’abitare ha prodotto alcuni fatti nuovi in città. Il primo riguarda la libertà di manifestare sulla piazza del Campidoglio e nelle strade di Roma, il secondo è l’incontro con il sindaco Alemanno che si svolgerà il 25 marzo alle 17. La presenza forte e determinata nella piazza capitolina dei manifestanti ha messo in mora il “protocollo” sottoscritto dai sindacati concertativi e dalle due forze politiche maggiori, PDL e PD. Questa determinazione ha reso possibile l’incontro con i capigruppo comunali e ha rispedito al mittente il clima di tensione “bipartisan”che si è voluto instaurare nella città. In questo modo, apriamo le ostilità contro una maggioranza e un assessore alla casa che dopo un anno di governo non hanno ancora dato segni di vita sulle politiche abitative. Giudichiamo irresponsabile il fatto che in bilancio, sul tema casa, ci siano solo 161 milioni di euro (tutti già precedentemente stanziati), e che la gran parte di questi finanziamenti sia legata alla vendita di 8000 alloggi popolari. Riteniamo largamente insufficiente tale stanziamento e chiediamo che vengano aggiunti almeno 100 milioni subito e 500 milioni nel prossimo assestamento di bilancio, utilizzando anche le plusvalenze legate al maggiore gettito ICI sulle seconde e terze case vuote. Consideriamo inaccettabile continuare ad addossare responsabilità alla Regione Lazio, che peraltro non è esente da colpe, senza chiedere contestualmente al Governo una vera politica abitativa pubblica con finanziamenti all’altezza dell’emergenza abitativa romana. Chiederemo al sindaco di intervenire presso il governo per bloccare per almeno due anni gli sfratti e gli sgomberi in maniera generalizzata, così da consentire l’avvio di politiche abitative che invertano la rotta. È evidente che senza soldi pubblici difficilmente questo sarà realizzabile. L’incontro con Alemanno avrà un senso se risponderà a queste due proposte: una moratoria generalizzata su mutui, sfratti, dismissioni e sgomberi; nuove risorse pubbliche da investire nella realizzazione immediata di un vero piano di case popolari per la città di Roma. E' ora di passare dalle chiacchiere ai fatti! Siparietto


Gr 9:30

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ITALIA


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gror090323 (last edited 2009-03-23 19:33:49 by anonymous)