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DELTA DEL NIGER: VERSO LIBERAZIONE FONDATORE GRUPPO RIBELLE

Ampio risalto viene dato oggi dai principali quotidiani nigeriani alla notizia secondo la quale il principale esponente del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend) in carcere, Henry Okah, avrebbe accettato la proposta di amnistia fatta dal governo. Secondo un suo avvocato, Okah “ha detto di sì all’amnistia incondizionata offerta dal presidente Yar’Adua”. L’annuncio sarebbe stato confermato anche dal portavoce del presidente nigeriano ai margini dei lavori del vertice G8 in corso a L’Aquila, aggiungendo che Okah “tornerà in libertà non appena saranno sbrigate le formalità del caso”. Cautela è stata espressa dal Mend, che, in una nota diffusa ai media internazionali, ricorda che Henry Okah versa in pessime condizioni di salute e “poiché non ha armi da consegnare, la sua liberazione non può essere inserita nel contesto di un’amnistia offerta ai combattenti”. La liberazione di Okah era la precondizione posta dal movimento per l’inizio di “qualsiasi” trattativa per portare la pace nella tormentata regione meridionale nigeriana ricca di petrolio. Il Mend, principale gruppo armato dell’area, sostiene di lottare per una più equa ripartizione dei profitti petroliferi dai cui benefici sono finora rimaste escluse le popolazioni locali

“GOLPE” IN HONDURAS: PARTE IL DIALOGO MA SENZA INCONTRO TRA PROTAGONISTI

“Il dialogo fa miracoli, ma purtroppo non nell’immediato. Qui non si tratta di nemici ma di fratelli honduregni con divergenze politiche”: il presidente costaricano e Nobel per la Pace Oscar Arias lo ha detto ai giornalisti al termine della giornata di colloqui con il suo omologo deposto Manuel Zelaya e il suo successore ‘de facto’ Roberto Micheletti a San José; i due, contrariamente a quanto annunciato, sono stati ricevuti separatamente, hanno istituito due commissioni distinte per portare avanti i colloqui, prima che Micheletti facesse ritorno a tegucigalpa. “Sono soddisfatto perché è cominciato un dialogo franco, sincero. Tuttavia le posizioni sono molto diverse. Questo genere di cose prende tempo, richiede pazienza per saper cedere e patteggiare: questa è la chiave per raggiungere un accordo” ha aggiunto Arias, privilegiando una visione ottimista. Il presidente costaricano ha comunque ribadito che Zelaya è stato vittima di un colpo di stato e che il processo di dialogo “potrebbe tardare più del previsto”. Se per l’ex-ministro degli esteri honduregno Patricia Rodas, l’unica soluzione alla crisi passa per il ripristino dell’ordine costituzionale, Arturo Corrales, consigliere di Micheletti, ha ribadito che Zelaya sarebbe incorso in gravi reati che ne giustificano la destituzione; per Corrales non si è trattato di un golpe, poiché il potere non è passato ai militari, ma ha comunque ammesso che il trasfermento forzato di zelaya in Costa Rica il 28 Giugno è stato un “errore” su cui, tra l’altro, sta indagando la procura. Rodas ha comunicato che Zelaya, protagonista Domenica scorsa di un fallito tentativo di rientro in patria sfociato in violenze, si trasferirà ora in Guatemala.

ANSA) - L'AQUILA, 10 LUG - I Paesi G8 piu' quelli africani hanno approvato la Dichiarazione sull'Africa e quella sull'acqua. Il documento sull'africa evidenzia che la crisi sta colpendo duramente i piu' poveri ed evidenzia la necessita' di attivarsi rapidamente per il rilancio della crescita. Impegno alla lotta a criminalita' e pirateria e a costruire una partnership piu' forte tra paesi africani e quelli del G8 per allargare l'accesso all'acqua.

G8 E AFRICA, IRONIA E CRITICHE SULLA STAMPA DEL CONTINENTE “Ancora false promesse all’Africa?”: titola così uno dei più seguiti portali informativi sull’Africa, Afrik.com, un’editoriale che introduce l’ultima giornata del vertice del G8 in corso da Mercoledì a L’Aquila. La giornata conclusiva, dedicata all’Africa, prevede discussioni e dibattiti sulla sicurezza alimentare e sugli aiuti al continente; almeno a giudicare dai titoli dei quotidiani sub-sahariani, però, le aspettative sono praticamente nulle. Da ‘L’Observateur’ del Burkina Faso a l’‘Avenir’ della Repubblica del Congo, si moltiplicano le critiche per una giornata africana relegata alla fine dell’agenda dei lavori del G8 dopo le discussioni degli ‘otto grandi’ di Mercoledì e quelle di un improvvisato G14 (allargato dalle potenze emergenti del Sud del mondo, Cina, India Sudafrica, Brasile e Messico) di ieri. Nell’agenda di oggi, secondo le anticipazioni, figura una bozza di comunicato con cui il G8 preannuncia l’aumento di investimenti agricoli nei paesi poveri, ma anche un “codice di buona condotta” sull’acquisto di grandi quantitativi di terra nel continente africano da parte di paesi stranieri o grandi multinazionali (senza però fare alcun riferimento a quei paesi del G8 che detengono ancora vastissimi appezzamenti di terreno africano sulla base di diritti di proprietà che risalgono all’epoca coloniale). Oggi i partecipanti al vertice, che per l’occasione dovrebbero superare la quarantina, studieranno inoltre la detassazione delle rimesse dei migranti (i veri aiuti all’Africa, se si conta che nel 2006 a fronte di 140 miliardi di dollari di rimesse i paesi ricchi stanziarono per il continente meno di 4 miliardi di dollari) e discuteranno contributi finanziari per 10 miliardi di dollari. “Le promesse vincolano solo quelli che ci credono” titola il principale quotidiano del Burkina Faso, sottolineando a più riprese come ormai la maggior parte degli africani guardi con ironia ai roboanti annunci di impegni che arrivano dai consessi annuali del G8. “I dirigenti dei paesi ricchi sanno bene che l’aiuto finanziario che accordano ai paesi poveri tornerà nelle loro tasche con gli interessi” dice un lettore nello spazio dei commenti a un editoriale dell’‘Observateur’, citando i costosissimi studi di fattibilità e un’infinita varietà di strumenti burocratici che finiscono per riassorbire gran parte dei fondi stanziati in aiuto. “I nostri dirigenti – protesta un anonimo commentatore sul sito online del quotidiano burkinabé – si riempiono le tasche e poi depositano il loro contenuto nelle banche di quegli stessi paesi che si dicono donatori”. Restando in Africa occidentale, cambia la testata ma non cambia il tono. Su ‘Le Republicain’ di Bamako in un fondo intitolato “Il G20 ieri e il G8 oggi, ma in tutto questo dov’è l’Africa?” non solo si ribadisce la strumentalità delle promesse dei paesi ricchi (tutt’altro che interessati a un vero sviluppo africano) ma si invitano i lettori e gli africani in genere a guardare al ‘controforum’ organizzato dalle associazioni della società civile africana a Bandiagara in Mali. “La consolazione per l’Africa - scrive Adam Thiam nel suo editoriale - non arriverà dall’Italia, ma da Bandiagara. È li che si trova il mondo di domani, solidale piuttosto che solitario. Certo il forum sociale dovrebbe evitare di restare impigliato nella logorrea marxista, ma, a conti fatti, la verità e la speranza verranno soprattutto da Bandiagara. Peccato che i capi di Stato africani non potranno ascoltare. Saranno a L’Aquila”.[

POLISARIO DENUNCIA CONCESSIONI PETROLIFERE ACCORDATE DA MAROCCOIl Fronte Polisario del Sahara occidentale si è rivolto al Consiglio di sicurezza dell’Onu per ottenere l'annullamento delle concessioni per prospezioni petrolifere in territorio saharawi accordate dall’Ufficio nazionale per gli idrocarburi e delle miniere del Marocco a una compagnia irlandese. In una lettera inviata all’ambasciatore dell’Uganda all’Onu, il paese che detiene la presidenza di turno dell'organismo delle Nazioni Unite, il Fronte popolare per la liberazione della Saguia el-Hamra e del Rio de Oro (Polisario) sottolinea che queste concessioni rappresentano un “sequestro illegale di risorse naturali che appartengono al popolo saharawi” e avverte che l’azione del governo marocchino e delle compagnie straniere “complicano gravemente il processo politico in corso per trovare una soluzione giusta, duratura e condivisa” all’annosa questione seguita all’occupazione marocchina nel 1975 dell’ex-colonia spagnola del Sahara Occidentale nel 1975, un’annessione non riconosciuta dalla comunità internazionale. Le concessioni accordate il mese scorso da Rabat alla ‘Island Oil and Gas’ riguardano il ‘Bacino Zag’, un’area sedimentaria, nota anche come ‘Bacino di Tindouf’, nella quale si concentrano giacimenti di gas e petrolio. Nella lettera del Polisario si ricorda che l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato varie risoluzioni in cui si dichiara “una violazione del diritto internazionale” l’esplorazione e lo sfruttamento delle risorse del Sahara occidentale contro la “volontà e il benestare” degli abitanti del territorio. Alla fine del mese dovrebbero svolgersi a Vienna colloqui informali tra rappresentanti del Polisario e del governo marocchino con la mediazione dell’Onu, con l'obiettivo di riavviare il processo di pace fermo dal Marzo 2008. In conformità con la risoluzione 1754 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, i sahrawi rivendicano un referendum con il quale far valere il diritto all’autodeterminazione; il governo marocchino, invece, è disposto a concedere alla regione solo un’autonomia amministrativa e politica.[B

GENOCIDIO: TROVATE FOSSE COMUNI, PRIMA ESTRADIZIONE DA EUROPA I resti di 6000 persone uccise durante il genocidio del 1994 sono stati rinvenuti recentemente nei pressi del villaggio di Nyakiriba, nella provincia orientale. Lo riferisce oggi il quotidiano ufficiale ‘New Times’, precisando che i cadaveri si trovavano in una vecchia miniera di stagno poco distante dal villaggio. Secondo un sopravvissuto, le vittime avevano cercato riparo all’interno della chiesa di Musha prima di essere attaccati da reparti della guardia presidenziale e ‘interhamwe’, le milizie del partito di governo dell’epoca responsabili del genocidio. Intanto il governo svedese ha fatto sapere oggi di aver dato il proprio assenso all’estradizione in Rwanda di un cittadino ruandese accusato di aver preso parte ai massacri del ’94. Sylvere Ahorugeze, ex-direttore dell’autorità per l’aviazione civile, aveva ottenuto nel 2001 asilo politico in Danimarca; venne arrestato nel luglio 2008 nella vicina Svezia su richiesta dell’ambasciata ruandese. Ahorugeze - accusato di essere uno dei capi del movimento interhamwe è ritenuto anche responsabile dell’uccisione di 28 persone in un quartiere di Kigali il 7 aprile del 1994 - è il primo ruandese ad essere estradato dall’Europa in Rwanda. Finora, tutti i paesi europei che si erano trovati a gestire casi simili avevano respinto le richieste di estradizione di Kigali giudicando non sufficienti le condizioni di garanzia di un giusto processo offerte dal sistema giuridico ruandese.[MZ] E» 2009-07-10 09:51

EUROPA

UK, i giornalisti fanno i cracker

Roma - A cosa hanno giocato in passato 31 giornalisti di News of the World e The Sun, i due quotidiani inglesi di proprietà del magnate dei media Rupert Murdoch e della sua News Corp? Secondo quanto emerso da un'indagine di un altro giornale inglese, il Guardian, quei reporter hanno giocato a fare gli hacker, o per meglio dire gli script kiddie con finalità ben poco etiche che non si sono fatti scrupoli nell'assoldare investigatori privati per farli penetrare in migliaia di utenze telefoniche di politici e celebrità.

Nel Regno Unito sta montando lo scandalo delle "intercettazioni" non autorizzate, uno scandalo che coinvolge politici, volti noti e forze dell'ordine: secondo quanto sostiene il Guardian erano a conoscenza dell'attività dei reporter di Murdoch, ma hanno secretato i dettagli dopo la causa che per prima ha svelato la pratica di hacking in cui questi si dilettavano.

Tempo addietro News Corp è stata infatti denunciata da Gordon Taylor, a capo della Professional Footballers' Association, per presunte corresponsabilità dei dirigenti esecutivi di News of the World in una operazione di intromissione illegittima nella sua utenza telefonica. Il caso si è concluso l'anno scorso con il pagamento, da parte di News Corp, di 700mila sterline di risarcimento a condizione che i dettagli del caso venissero secretati. Ora pare che quei dettagli fossero decisamente importanti, tali da mettere a nudo un fenomeno molto più vasto di un caso riguardante una sola persona: al contrario di quanto sostenuto in passato dai dirigenti di News of the World, che cioè l'editor Clive Goodman era sì colpevole di essere un "rogue" reporter con le sue investigazioni poco rispettose della legge ma che si trattava di un caso isolato in un gruppo altrimenti integerrimo, l'abitudine di ficcare orecchie e microfoni nei telefoni caldi del Regno sarebbe stata parecchio diffusa tra i giornalisti del quotidiano di proprietà del magnate australiano.

Occorre "accertare i fatti", dice ora il Metropolitan Police Commissioner Sir Paul Stephenson, e per questo ha ordinato al suo diretto sottoposto (l'assistente funzionario) John Yates di "esaminare i dettagli" della faccenda che a questo punto preoccupa anche i vertici politici, con il ministro degli affari interni Alan Johnson che si è incontrato con Stephenson per discutere della questione.

A essere coinvolto nello scandalo del phone hacking inglese sarebbe anche Andy Coulson, attuale responsabile delle comunicazioni del Partito Conservatore ma con un passato come editor proprio presso News of the World. La storia si fa sempre più calda, e le circa tremila personalità che sarebbero finite sotto controllo dei reporter a questo punto includerebbero l'ex-vice primo ministro John Prescott, il sindaco di Londra Boris Johnson, l'ex-ministro alla cultura Tessa Jowell e l'attrice Gwyneth Paltrow.

Prescott evidenzia come le indagini della polizia metropolitana debbano chiarire molti punti oscuri e rispondere a molte domande, incluso il motivo per cui le persone tenute sotto controllo dai reporter non siano state contattate anche se la polizia era a conoscenza di quanto stesse accadendo, e quello per cui i giornalisti di News of the World non siano stati messi sotto inchiesta per le loro azioni dopo la causa di Gordon Taylor.

Spagna: P. Baschi, bomba davanti a Pse Abitante avverte polizia, 'uno sconosciuto ha deposto un pacco' (ANSA)- MADRID, 10 LUG -Una bomba e' esplosa ieri sera davanti alla sede del Partito socialista dei Paesi Baschi (Pse) a Durango, nel Paese basco, nord della Spagna. Lo ha annunciato la polizia regionale basca. L'esplosione e' avvenuta a mezzanotte e ha causato solo danni materiali. Un'ora prima, un abitante del quartiere aveva avvertito la polizia della presenza di uno sconosciuto che aveva deposto un pacco sospetto davanti alla

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