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PAKISTAN: TRAGEDIA UMANITARIA PER GLI ATTACCHI DELL'ESERCITO AI TALEBANI

"I bombardamenti aerei hanno distrutto molte case e ucciso tanti civili, soprattutto donne e bambini. Siamo stanchi di scappare: questa è la terza volta in pochi anni che siamo costretti a fuggire dal nostro villaggio a causa dei combattimenti". 120mila sfollati. Le famiglie di Rahim e Shah fanno parte dei ventimila civili negli ultimi tre giorni sono fuggiti dal Sud Waziristan, dove sabato è iniziata l'ennesima offensiva militare anti-talebana, raggiungendo i campi profughi di Dera Ismail Khan, dove negli ultimi mesi - in vista della preannunciata operazione - erano già arrivati centomila sfollati. La gran parte di loro ha trovato accoglienza presso parenti e amici, ma molti sono stati costretti ad accamparsi nelle tendopoli allestite dall'Unhcr. Nelle zone dei combattimenti rimangono ancora circa 350 mila civili. L'operazione Rah-e-Nijat, la Via della Salvezza, vede impegnati 28mila soldati pachistani dotati di carri armati e artiglia pesante e appoggiati da elicotteri Cobra e caccia F-16 appositamente forniti dagli Stati Uniti. Washington ha fortemente voluto questa ennesima offensiva antitalebana e vi sta partecipando fornendo intelligence aerea con i Predator telecomandati (che potrebbero anche entrare in gioco con raid missilistici) e supervisione strategica (il capo del Comando centrale militare Usa, generale David Petraeus, è a Islamabad per seguire da vicino le operazione). Nessun fattore sorpresa. Gli analisti militari stranieri sono scettici sull'efficacia di questa operazione, che è la quinta condotta dall'esercito pachistano in Waziristan negli ultimi sei anni. Le altre cinque erano tutte finite con la sconfitta delle forze governative e con al stipula di trattati di pace che confermavano la debolezza del governo e la forza dei talebani. Ma l'hanidcap principale di questa imponente offensiva è la sua localizzazione, che mal si concilia con il carattere ormai nazionale che il movimento talebano pachistano ha mostrato negli ultimi mesi. A parte il fatto che queste offensive regionali, come quelle sferrate in Bajaur, Buner e Swat, non fanno altro che spostare il problema da un area tribale all'altra, che senso ha - è la domanda di molti esperti di antiterrorismo - andare a combattere i talebani nelle aree tribali quando è chiaro che essi sono ormai radicati in tutto il paese, dal Punjab, al Sindh al Balucistan?

AFGHANISTAN: LA COMMISSIONE ONU CHIEDE IL BALLOTTAGGIO PER LE PRESIDENZIALI

La Commissione per i reclami (Ecc) dell'Afghanistan ha chiesto l'annullamento dei voti per le presidenziali del 20 agosto in 210 seggi in cui sono stati trovate "prove chiare e convincenti di brogli". La richiesta è contenuta nel rapporto consegnato oggi alla Commissione elettorale indipendente sul riesame di una parte delle schede. Il presidente uscente dell'Afghanistan Hamid Karzai non avrebbe ottenuto il 50% dei voti alle presidenziali di agosto. Fonti Onu hanno detto che questa è la conclusione cui è giunta la Commissione elettorale. I risultati della Commissione per i Reclami devono essere verificati dalla Commissione elettorale Indipendente, un organismo afghano considerato vicino a Karzai. La Casa Bianca manderà altri 40.000 uomini solo dopo aver avuto la certezza che il prossimo esecutivo sarà un 'partner vero'. A riferirlo è stato il Capo di Stato Maggiore statunitense, Rahm Emanuel, che in una dichiarazione alla Cnn ha sostenuto che sarebbe "imprudente" prendere una tale decisione senza un'analisi approfondita del nuovo governo. I conteggi provvisori effettuati dalla commissione elettorale indipendente rivelerebbero che il presidente uscente Hamid Karzai non avrebbe superato la soglia del 50 percento delle preferenze necessaria a evitare il ballottaggio con il principale sfidante, Abdullah Abdullah. Karzai, dal canto suo, continua a sostenere dallo scorso 20 agosto, giorno delle elezioni, di aver vinto ma gli osservatori dell'Unione Europea sostengono che un voto su quattro è sospettoso. I funzionari stranieri tra i quali il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, e il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, stanno lavorando per invitare Karzai ad accettare il fatto che potrebbe affrontare una seconda tornata elettorale. Ormai è certo, dunque, che si dovrà aspettare ancora prima di sapere se gli Usa invieranno altri 40000 soldati in zona di guerra. A richiedere il rinforzo del contingente è, da sempre, il generale Stanley McChrystal comandante Nato nel paese per il quale la misura si renderebbe necessaria per vincere la guerra. Cauto è invece il senatore, ed ex candidato presidente, John Kerry per il quale "sarebbe del tutto irresponsabile per il presidente degli Stati Uniti impegnare più truppe in questo paese finchè la campagna elettorale non sarà finita". Infine i funzionari del governo afghano continuano a sostenere che il presidente è furioso per la prospettiva di affrontare il ballottaggio e continua a minacciare di ritardare o bloccare i tentativi di organizzare un secondo turno.

IRAQ: Fine settimana di violenze nei quartieri sunniti della capitale

Non è stato certo un tranquillo fine settimana nella capitale irachena Baghdad, sconvolta fra sabato e domenica da una serie devastante di attentati. Nove persone avrebbero perso la vita e almeno altre 30 sarebbero rimaste ferite in diversi attacchi avvenuti nel quartiere sunnita si Adhamiya. Due le bombe. La prima era nascosta sotto un'automobile parcheggiata ai margini di una strada. La seconda era nascosta su una motocicletta. Secondo gli inquirenti i due attentati sarebbero riconducibili a gruppi estremisti legati a al-Qaeda. Inoltre, la polizia fa sapere che nella serata di ieri in un quartiere della zona sud della capitale un poliziotto sarebbe stato ucciso da un cecchino.

GAZA: Tunnel della 'sopravvivenza', vasta campagna di arresti e sequestri da parte delle forze di sicurezza egiziane

Ieri sera, le forze di sicurezza egiziane hanno lanciato una campagna di arresti contro i commercianti che trasportano merci nei tunnel della "sopravvivenza" situati tra Striscia di Gaza e l'Egitto. Secondo fonti speciali, in questi giorni le forze di sicurezza egiziane stanno conducendo operazioni di polizia di natura "politica" contro i tunnel, che stanno portando al sequestro di grandi quantità di merci destinate al contrabbando verso la Striscia di Gaza. Secondo queste fonti, ieri sera le forze di sicurezza egiziane hanno scoperto per la seconda volta un deposito di generi alimentari del valore di mezzo milione di dollari, alla frontiera con la Striscia di Gaza. Un altro deposito era stato trovato qualche giorno fa, per il valore di un milione di sterline egiziane. Le forze di sicurezza egiziane, di stanza a Rafah, avevano ricevuto delle "soffiate" da informatori sulla dislocazione di un magazzino di merci (la zona di frontiera di al-Duhniyah, a circa 250 metri dal confine con la Striscia di Gaza). A seguito di queste informazioni, grandi forze di sicurezza hanno fatto irruzione nell'area e hanno trovato ingenti quantitativi di legname, carburante, apparecchi elettrici, pneumatici e pezzi di ricambi per auto, destinate alla Striscia di Gaza. Secondo gli esperti, questa campagna contro i tunnel ha l'obiettivo di esercitare pressioni su Hamas per costringerne i leader a firmare il documento di riconciliazione palestinese al Cairo, pena l'intensificarsi dell'assedio contro la Striscia.

COLOMBIA: L'esercito colombiano ha ucciso due ragazzi per un pacchetto di sigarette

Quanto vale un pacchetto di sigarette a Yondó, Colombia? Secondo le ultime stime, aggiornate ieri dalla cronaca, il prezzo ammonta alla vita di due ragazzi. Alexander Martinez Piñeres e suo cugino Yeison Piñeres Rueda non erano membri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia e nemmeno due pericolosi e ricchi narcotrafficanti di Bogotà. I colpi sparati su di loro dai soldati della Seconda Divisione del Settimo Battaglione speciale dell’esercito colombiano sono stati solo un “errore militare”. Alexandere e Yeson di 13 e 16 anni sono morti per la leggerezza umana di chi avrebbe dovuto garantire la loro incolumità. Di chi è pagato per garantire la loro incolumità. I due ragazzi non appartenevano ad alcuna baby-gang, non sono stati colti in flagranza di reato, nè erano intenti a commettere alcun grave illecito per reprimere il quale sarebbe stato necessario l’uso della forza. Erano semplicemente due studenti di nono grado nel Colegio Concentración Educativo del quartiere San Miguel di Yondó, Antioquia. A volte in una terra come la Colombia per sopravvivere si è costretti spesso a delinquere fin da bambini. Probabilmente Alexander e Yeison rappresentavano una bella eccezione a questa regola. Quando le raffiche dei mitra sparate dai soldati li hanno raggiunti, uccidendoli, i due stavano cercando di scappare da ciò che credevano essere una delle tante sparatorie fra i governativi e le Farc. I testimoni hanno raccontato che non è andata così. Il generale Ricardo Vargas, comandante della seconda divisione, ha confermato che si, si è trattato di un errore dei suoi uomini. Precisamente di due soldati che litigavano per la sparizione di un pacchetto di sigarette. Erano le 19.30 di ieri quando il presunto derubato iniziava a esplodere dei colpi in aria per costringere il compagno a riconsegnare il maltolto. In quel momento Alexander e Yeison stavano transitando in motorino accanto alla scena dei fatti. Dopo aver sentito gli spari i due accelleravano la marcia per trovare riparo quando un secondo check-point dall’altra parte della strada ha iniziato a far fuoco su di loro credendoli due guerriglieri in fuga. Alexander è morto sul colpo mentre Yeison si è spento in un centro ospedaliero dopo qualche ora di agonia. Un abitante del luogo ha raccontato: “nel parco del quartiere si stava celebrando un compleanno e tutti siamo usciti correndo, però dall’altro lato del paese altri soldati hanno pensato ad un attacco e hanno iniziato a sparare ripetute volte contro i ragazzi”. Secondo un altro testimone: “l’errore dei due è stato quello di accellerare la loro marcia per provare a salvarsi e poi sono morti in un errore deplorevole”. Il generale Vargas ha sostenuto: “In prima istanza reputo questa azione militare come un errore per il quale la giustizia ordinaria deve aprire un regolare processo. Questi soldati erano a San Miguel, perchè questo luogo è diventato un corridoio di mobilitazione di guerriglieri delle Farc che arrivano dal sud della Bolivia”. Questa la ricostruzione di quello che ha tutta l’aria di essere l’ennesimo errore/orrore dell’esercito di Bogotà.

ITALIA

ROMA: presidio delle associazioni migranti a Pzza Santi Apostoli (audio: ROR)

BARI: Richiedenti asilo somali occupano il dormitorio (audio: ROR)

Una quarantina di cittadini somali, che hanno presentato istanza di asilo politico, ha occupato nelle ultime ore i locali di un ex dormitorio pubblico vicino alla stazione centrale di Bari per protestare contro la mancanza di accoglienza. È quanto viene denunciato da Associazione Comunità somala e Rete antirazzista le quali sottolineano che da un mese gli extracomunitari «sono costretti a vivere per strada perchè senza alcuna dimora». I manifestanti, viene spiegato, sono rientrati a Bari dopo il loro allontanamento dalla Svezia dove si erano recati in attesa dell'iter sulla richiesta di asilo politico. Prefettura e amministrazione comunale vengono pertanto invitate a «garantire un'accoglienza stabile e dignitosa».

SICILIA: NAVE DEI VELENI FORSE AFFONDATA AL LARGO DI TRAPANI

Le navi cariche di scorie non venivano fatte affondare solo nel Tirreno, ma anche davanti al porto di Trapani. C’è un nome che viene fuori, ed è quello della nave «River». Una naufragio che non risulta da nessuna parte, e figurarsi come poteva accadere il contrario, ma che secondo un teste, il faccendiere per anni in contatto con servizi segreti e criminalità organizzata mafiosa, Francesco Elmo, c’è stato. Un racconto finito archiviato ma che adesso potrebbe tornare d’attualità dopo quello che va scoprendo la magistratura calabrese a proposito di navi fatte naufragare con i loro carichi mortali. È uno filone d’inchiesta quello del traffico di scorie che è rimasto non approfondito perchè la magistratura trapanese che se ne occupava si è vista fare «terra bruciata» attorno. Sono venuti a mancare i testi. Ci sono stati tentativi di depistaggio. Ma non significa che l’indagine sia infondata. È una ipotesi, quella di questo traffico, che è poi rimasta sullo sfondo di due inchieste che nel tempo si sono avvicinate fino quasi a toccarsi, per poi tornare a dividersi e a continuare a correre su binari paralleli. Scenario è quello di Trapani e le sue commistioni, i crocevia tra la mafia e i settori «deviati» dello Stato, la massoneria. In mezzo rifiuti tossici finiti anche sepolti nelle cave abbandonate della provincia di Trapani. Quali sono le inchieste tanto vicine? Una è quella (archiviata dalla procura di Trapani) sulla presenza di una cellula di Gladio in città. L’altra indagine è quella sul delitto (settembre 1988) del sociologo e giornalista Mauro Rostagno, che ha ripreso vigore e lì una firma si è trovata, quella della cupola mafiosa locale. Elmo ha parlato del traffico di scorie nell’ambito dell’indagine su Gladio. Potrebbe trattarsi degli stessi traffici che forse Rostagno ebbe modo di vedere spiando di nascosto un aereo che atterrava nell’aeroporto chiuso di Kinisia. Ma non solo. Potrebbe essere la stessa indagine sulla quale si è rovata ad indagare la giornalista Ilaria Alpi. Uccisa in Somalia nel marzo 1994. Lei andando a Bosaso avrebbe trovato traccia di quei traffici. Un incrociarsi di piste da battere dal quale emerge un altro nome, quello del maresciallo del Sismi Vincenzo Li Causi anche lui morto ammazzato non si è mai saputo molto bene da chi, mentre era in missione in Somalia. Li Causi era il capo della cellula di Gladio a Trapani. Ma non solo era uno degli uomini più fidati del premier socialista Bettino Craxi. E una parte del traffico di scorie e di armi viene ricondotto all'uso di mezzi di una società internazionale, la Scifco, indicata come vicina ad esponenti del partito socialista. Francesco Elmo per tanto tempo ha lavorato in uno studio svizzero da dove sarebbe passata la gestione di traffici di armi e scorie. Lui incontrava i personaggi con i quali faceva i relativi affari. E c’erano anche siciliani di mezzo. Lui ha indicato anche in che maniera le scorie giungevano a Trapani, dentro camion che ufficialmente trasportavano oli esausti. Ha indicato anche il periodo, dalla metà degli anni ’80 fino al 1993.

MILANO: Incidente mortale sul lavoro

Questa mattina un operaio è morto in un cantiere edile a Paderno Dugnano, in provincia di Milano. L'uomo aveva 61 anni. Verso le 10 è precipitato da un'impalcatura battendo la testa per terra.

Disoccupati in presidio davanti al Comune di Acerra (audio: ROR)

I disoccupatin organizzati stamattina hanno occupato i binari del treno nella tratta Caserta-Napoli ed ora stanno presidiando gli ingressi del Comune di Acerra (Napoli). I manifestanti, ex corsisti del progetto di formazione regionale 'Isolà, chiedono un nuovo incontro tra Regione Campania e Governo, per l'assegnazione di nuovi fondi statali utili ai fini occupazionali.Ora chiedono un incontro con il sindaco Tommaso Esposito.

PISTOIA: Offese razziste poi calci e pugni al 30enne mentre vendeva fiori

Roma, 19 ott. (Apcom) - Insultato, con pesanti offese razzisti, picchiato, con calci e pugni: così un bengalese è stato aggredito mentre vendeva fiori alle coppiette fuori di un locale a Prato. Quattro giovani skinheads, tra cui una ragazza, sono stati denunciati. A mezzanotte e mezzo di ieri sera - spiegano in una nota i carabinieri del comando provinciale di Prato - un cittadino bengalese stava vendendo rose agli avventori o alle coppiette di passaggio all'esterno del locale 'Aroma di Vino' in via Santo Stefano, quando all'improvviso è stato aggredito da quattro ragazzi, tra cui una donna, prima verbalmente con frasi a sfondo razziale poi due di essi, entrambi maschi, proseguivano poi con calci e pugni quanto iniziato, incitati dai compagni. Dopo di che sono sono tutti e quattro fuggiti. La vittima, H.J., è un trentenne domiciliato a Prato e ha una domanda in corso per la regolarizzazione come 'collaboratore domestico'. Dopo l'aggressione, ha chiesto aiuto a un dipendente del locale. Portato all'ospedale locale, il bengalese è stato medicato con contusioni varie con un referto di 7 giorni di prognosi. Sul posto dell'aggressione è subito arrivata una pattuglia della Radiomobile che ha raccolto le prime testimonianze e poi ha trasmesso alla centrale operativa i dati necessari per le ricerche. Dalle prime informazioni, i quattro responsabili risultavano skinheads: vestiti con giubbotti di pelle, teste rasate, pieni di tatuaggi, stivaletti anfibi ai piedi. Dopo poco tempo, i quattro giovani sono stati rintracciati e fermati in via Magnolfi, non molto distante dal locale, e nel corso delle perquisizioni personali e alla loro auto, i carabinieri hanno sequestrato cd musicali che sulla copertina riportavano emblemi nazi-fascisti, e un coltello a serramanico. I militari hanno poi accertato che il capo della banda, un pistoiese di 21 anni è già noto alle forze dell'ordine per aver commesso in passato fatti analoghi, mentre gli altri tre, un 21enne di Genova, un 18enne di Firenze e una 22enne di Pistoia sono, secondo i carabinieri, gregari o simpatizzanti. I reati di cui dovranno rispondere sono violenza privata e lesioni personali aggravate in concorso, il tutto aggravato dall'aver commesso il fatto con finalità di discriminazione o di odio razziale, mentre il capo risponderà anche di porto ingiustificato in luogo pubblico di strumenti atti all'offesa.

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gror091019 (last edited 2009-10-19 17:56:18 by anonymous)