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Appunti e note redazionali

Fonti

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Sommario

In primo Piano

FEMMINICIDI

Abusi sulla sorellina di 9 anni, arrestato un 22enne a Cetara

SALERNO - È accusato di violenza sessuale, per presunti abusi sulla sorellina di nove anni un giovane 22enne di Cetara. Nel piccolo centro della costiera amalfitana solo una settimana fa era stato scoperto un altro caso di abusi: padre, fratello e vicino di casa agivano violenza sessuale su una bimba da sette anni. LE INDAGINI - Le indagini sono coordinate dal procuratore della Repubblica di Salerno che chiederà la convalida dell’arresto. Le indagini sono state avviate proprio il 27 gennaio, in occasione dei primi arresti scattati in costiera per violenza sessuale di gruppo ai danni della bambina, poi diventata ragazza di 14 anni.

Perseguitava l'ex moglie e i figli minori: 40enne arrestato

I casi di stalking o atti persecutori sono sempre più visibili grazie alle denunce delle donne: è il caso di una donna che ha infatti denunciato l’ex marito dopo essere stata per mesi perseguitata.

Negli ultimi mesi la donna segnalava numerosissimi episodi di stalking consistenti in ripetute minacce, ingiurie, danneggiamenti alle proprietà, nonché appostamenti nei pressi dell’abitazione. Le attività persecutorie dell’uomo sfociavano spesso in atti di violenza gratuita che impedivano a tutto il nucleo non solo lo svolgimento di una normale attività familiare, ma creava anche un permanente stato di ansia e paura in tutti i componenti.

Violenza sessuale: sacerdote condannato a Spoleto

SPOLETO, 12 FEB -Il tribunale di Spoleto ha condannato a un anno e cinque mesi un sacerdote di 47 anni per aver molestato sessualmente quattro ragazze. Queste, all'epoca dei fatti avevano 14-15 anni. Il religioso ha sempre respinto l'accusa e rivendicato correttezza. Le molestie avvennero ,tra dicembre 2005 e il marzo 2006. Il tribunale ha disposto la sospensione e non menzione della condanna.

ESTERI

STRASBURGO: NUOVA RISOLUZIONE SULLA TRATTA

Approvata a Strasburgo la risoluzione sulla tratta di esseri umani (testo provvisorio). Tra le novità: il permesso di soggiorno per le vittime di tratta a prescindere dalla loro collaborazione con la giustizia; l’istituzione di un coordinatore europeo anti tratta; l’utilizzo di un approccio olistico che includa prevenzione, protezione delle vittime e repressione dei trafficanti; l’armonizzazione degli strumenti di conoscenza del fenomeno.

Libia: gravi violazioni dei diritti umani contro profughi e profughe dall’Eritrea

L’Associazione di solidarietà per la giustizia e la democrazia in Eritrea, denuncia le gravi violazioni di cui sarebbero vittime circa 700 tra donne, uomini e bambini eritrei detenuti dalle autorità libiche. Condizioni giudicate gravi anche da Human rights watch. Le autorità libiche hanno imposto, con l’uso della forza, a detenuti/e eritrei che si trovano nelle carceri di Surman, Zawiyah e Garabulli, la compilazione di un modulo prodotto dall’ambasciata e l’identificazione fotografica. Coloro che si sono rifiutati sono stati torturati pesantemente dalla polizia libica, che ha usato scariche elettriche. Bill Frelick, direttore delle Politiche per i rifugiati di Hrw ha dichiarato: «I rifugiati eritrei che cercano asilo per il timore di persecuzioni politiche in patria godono del diritto alla segretezza mentre si analizzano i loro casi. Permettendo a rappresentanti del governo di incontrarli, con la possibilità di intimidirli, si commette una violazione del loro diritto d’asilo». I centri di detenzione sono sovraffollati e sporchi, il cibo è inadeguato e le cure mediche pressoché inesistenti. Non vi è quasi comunicazione con le autorità ed è impossibile persino considerare di impugnare la propria detenzione di fronte alla giustizia. Il contatto con difensori legali oscilla tra minimo e nullo, così come le informazioni sulle ragioni o sulla durata della detenzione. Il trattamento delle guardie va dal negligente al brutale, e la corruzione è ormai radicata.

UZBEKISTAN: ARTISTA CONDANNATA PER DIFFAMAZIONE

Amnesty International ha chiesto alle autorità uzbeke di annullare la condanna emessa lo scorso 10 febbraio nei confronti della fotografa e film maker Umida Ahmedova. La donna è stata riconosciuta colpevole di "diffamazione e insulto" dalla corte distrettuale di Mirabad, nella capitale Tashkent, ma ha ricevuto la grazia dal giudice del processo. Nonostante questo provvedimento e pur essendo dunque tornata in libertà, la condanna rimane sulla fedina penale di Umida Ahmedova. L’accusa di "diffamazione e insulto" era stata mossa in relazione a due lavori di Umida Ahmedova: il libro del 2007 "Uomini e donne, dall’alba al tramonto", raccolta di immagini che ritraggono uomini, donne e bambini impegnati a svolgere attività quotidiane, e un documentario del 2008, intitolato "Il peso della verginità", che tratta dell’obbligo tradizionale che incombe sulle ragazze di provare la loro verginità, durante la prima notte di nozze. Le accuse nei confronti della donna erano state analizzate dall’Agenzia statale per l’informazione e la stampa e da un gruppo di esperti, designato dall’ufficio del pubblico ministero per valutare i due lavori. Del gruppo erano stati chiamati a far parte psicologi ed esperti in questioni religiose, spirituali e di propaganda ma ne erano stati esclusi esperti di diritti umani e di questioni di genere, nonostante l’ovvio legame con le problematiche di genere presenti nelle opere di Umida Ahmedova. Gli esperti avevano stabilito che le fotografie avevano l’obiettivo di mostrare solo "il lato oscuro della vita in Uzbekistan" e avevano raccomandato di vietarne la diffusione in pubblico. Amnesty International considera le accuse nei confronti di Umida Ahmedova una violazione del diritto alla libertà di espressione sancito dal Patto internazionale sui diritti civili e politici di cui l’Uzbekistan è parte. Inoltre, secondo l’organizzazione per i diritti umani, la donna è stata processata allo scopo di intimorire altri artisti, che documentano come le pratiche tradizionali diffuse nel paese discriminino donne e ragazze

Scontri nei campi profughi vicino Beirut

Continuano gli scontri tra fazioni palestinesi, anche nei campi profughi. Due morti, tra cui una donna, è il bilancio degli scontri armati scoppiati nelle ultime 24 ore in un campo profughi palestinese a sud di Beirut. Nella sparatoria, afferma il giornale francofono L'Orient-Le Jour, una rifugiata palestinese del campo, Nejme Yussuf, è rimasta uccisa da una pallottola vagante. Secondo gli accordi del Cairo del 1969, ancora oggi in vigore, tra governo di Beirut e rappresentanti palestinesi, l'esercito libanese non potrebbe entrare nei campi profughi palestinesi, ma si dovrebbe limitare a pattugliarne il perimetro e a controllarne gli accessi ufficiali. Nell'estate 2007,però, circa 400 persone erano rimaste uccise nelle battaglie combattute dall'esercito libanese contro esponenti di Fatah al Islam nel campo profughi di Nahr al Bared, nei pressi del porto settentrionale di Tripoli.

ITALIA

Dal Cie di Torino

Un ragazzo senalese, ieri mattina, è riuscito a bloccare la propria deportazione facendo casino sull’aereo sul quale l’avevano costretto a salire. Talmente tanto casino da spingere il comandante a farlo scendere, insieme ai poliziotti di guardia, e a partire senza di lui. Ora l’ufficio immigrazione della Questura dovrà ricominciare da capo: cercargli un volo, prenotarlo, organizzare la scorta e l’ospitalità per la scorta in Senegal… un ottimo modo, insomma, per inceppare la macchina delle espulsioni e di avvicinarsi alla data di fine trattenimento. Sta il fatto, però, che appena rientrato dentro a Corso Brunelleschi i poliziotti si son voluti vendicare. L’hanno riempito di botte, ed ora è rinchiuso in isolamento. I suoi compagni l’hanno visto passare steso su di una barella e si chiedono quando lo rivedranno, e in quali condizioni. (macerie)

VIA PADOVA: UN FLOP LA FIACCOLATA RAZZISTA E STRUMENTALE DEL PDL

In via Padova è stata un flop la fiaccolata organizzata dal Pdl in solidarietà ai cittadini della strada dopo gli scontri di sabato. Appena un centinaio le persone che vi hanno sfilato affiancati da un fitto cordone di poliziotti. Pochi gli abitanti della zona in corteo che ha visto la partecipazione di noti leghesti e neo fascisti di Forza nuova a braccetto con i xenofobi in doppio petto che governano la città e l'Italia. Si sono fatti sentire e riprendere dalle televisioni, cavalcando l'onda della paura e negando ogni responsabilità per le scellerate politiche messe in atto nei territori, incapaci di offrire alcuna risposta se non quella della paura e dei rigurgiti identitari. Attimi di tensione si sono vissuti quando dai marciapiedi sono arrivati insulti contro i manifestanti, forse da cittadini italiani. Alcune fiaccole sono state lanciate contro di loro, e contro un gruppo di nordafricani radunati fuori da un bar che a loro volta hanno insultato i partecipanti alla manifestazione.

ALDROVANDI: A PROCESSO I BLOGGER QUERELATI PER AVER DENUNCIATO L'INERZIA DEL QUESTORE DI FERRARA

(corrispondenza su ONDADURTO) iniziato questa mattina, nel tribunale di Modena, un processo a carico di 6 persone che si sono occupate del caso di Federico Aldrovandi, il 18enne ucciso durante un controllo di polizia a Ferrara all'alba del 25 settembre 2005. I 6, insieme ad almeno altri 16 soggetti, sono stati querelati per i commenti scritti su internet relativamente all'operato dell'ex questore di Ferrara, Elio Graziano. Alcuni dei blogger incriminati hanno solo scritto che l'ex questore non aveva svolto indagini. Alcuni di loro questa mattina hanno accettato di pagare una sanzione e inviare una lettera di scuse all'ex questore, uno di loro ha vinto la causa per difetto di trasmissione delle frasi scritte nel blog. Nei blog non è stato scritto niente di diverso dalle conclusioni a cui era giunto lo stesso giudice nel scrivere la sentenza che ha condannato i quattro poliziotti responsabili della morte di Federic

Ieri i no tav hanno occupato la sala vi della Freccia Rossa

Ieri pomeriggio per oltre due ore e mezza hanno simbolicamente occupato, incatenandosi, la sala vip della Freccia Rossa, alla stazione di Torino Porta Nuova Altri No Tav, inizialmente pochi poi sempre più man mano che il tam tam No Tav diffondeva la notizia, distribuivano volantini, e facevano comizi volanti con un piccolo megafono. Forte la solidarietà di viaggiatori e lavoratori delle ferrovie che si sono uniti ai cori, hanno chiesto informazioni, e, in qualche caso si sono uniti alla protesta. La propaganda per il Tav sostiene che chi si oppone bada solo al giardino di casa propria senza fare gli interessi generali, rappresentati dalle grandi opere. Opere inutili, dannose, pagate con i soldi sottratti ai servizi per le persone. Da un mese i No Tav - migliaia di persone da Torino alla Val Susa – hanno dato vita a presidi, bloccato treni e autostrade, fatto informazione e contrastato i sondaggi per la nuova linea ad alta velocità tra Torino/Lyon. Al corteo del 23 gennaio a Susa hanno partecipato 40.000 persone. e in treno, per chi lavora e per chi studia, è diventato sempre più pericoloso, disagevole, costoso. La drastica riduzione del personale si è tradotta in diminuzione della sicurezza, della pulizia, della puntualità. Ma il biglietto è aumentato anno dopo anno. Tragedie come quella di Viareggio si sarebbero potute evitare, ma i soldi pubblici sono stati spesi per la Freccia Rossa, per il trasporto di elite. A Torino Porta Nuova e in tutte le stazioni di Trenitalia quelli del supertreno hanno una biglietteria e una sala d’aspetto riservate. Per gli altri carrozze sporche, in ritardo, poco sicure. No Tav Autogestione – Torino notav_autogestione@yahoo.it – 338 6594361

PRESENTATO STAMATTINA IL DOSSIER SU ROSARNO DELL’ASSOCIAZIONE DA SUD

"Arance insanguinate". E' il titolo di un dossier che "DaSud" Onlus ha presentato a Reggio Calabria e a Lamezia Terme ad una delegazione del Parlamento Europeo e di cui si parlerà a Roma - al cinema L'Aquila, giovedì prossimo - durante un meeting di tutte le associazione antirazziste. Si tratta di un lavoro che serve a far conoscere il tragitto e l'evoluzione negli ultimi vent'anni, di una tragedia di dimensione nazionale, che ha suscitato attenzione mediatica solo quando è esplosa come problema di ordine pubblico, la notte dell'8 gennaio scorso, quando su un gruppo di "schiavi africani" c'è stato l'ennesimo "tiro a segno", al quale gli immigrati hanno reagito con una vera e propria rivolta. Tutti sopravvivevano in condizioni terribili in una ex cartiera, costruita con i soldi truffati alla Ue e poi abbandonata. Il dossier, dunque, vuole dimostrare che a Rosarno la caccia ai neri africani è cosa vecchia, cominciata vent'anni fa. Il dossier fa un bilancio, che somiglia ad un bollettino di guerra: diversi i morti, decine e decine i feriti. Episodi che vengono riportati alla memoria, per dimostrare l'estrema gravità del problema. Si ricorda, ad esempio, la strage dell'11 febbraio del '92, quando vennero assassinati due cittadini algerini uccisi a revolverate nelle campagne della Piana di gioia Tauro. Si ricostruisce l'altra aggressione del febbraio del '94, quando due ragazzi della Costa d'Avorio furono feriti a fucilate e il corpo di un loro connazionale in avanzato stato di decomposizione, anche lui bersaglio dei mafiosi, fu trovato due anni più tardi. Gli autori del dossier si domandano, a questo punto, chissà quanti altri morti potrebbero essere ritrovati e quanti altri ancora, che nessuno cerca, che fine hanno fatto. "Una guerra, da sempre legata al racket dello sfruttamento delle braccia - si legge nel dossier - che ha nelle rivolte del 2009 e del 2010 due momenti intensi di una lunga e ventennale spirale di violenza. Morti dimenticati. Colpevolmente".

All'alfa romeo di arese picchetto contro i licenziamenti

Circa 60 operai dell'ex Alfa Romeo di Arese (Milano) hanno bloccato l'ingresso est dello stabilimento, per protestare contro il licenziamento di due delegati sindacali da parte di Innova Service, l'azienda che gestisce le portinerie. «Il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi ci ha garantito che i delegati sarebbero stati reintegrati, ma finora non c'è stato nessun gesto concreto», ha spiegato Corrado Delle Donne, coordinatore dello Slai-Cobas. «Ci sentiamo presi in giro - ha continuato - e nei prossimi giorni organizzeremo presidi a sorpresa davanti ai cancelli della fabbrica, finchè non si sbloccherà la situazione». Il provvedimento disciplinare nei confronti dei due delegati sindacali, infatti, sembra un ricatto alle rappresentanze dei lavoratori.

ThyssenKrupp. Niente lavoro per gli operai “scomodi” costituitisi parte civile

Dopo due anni di cassa integrazione nessun posto di lavoro (come sottoscritto in un accordo dall’azienda) per i 25 lavoratori rimasti in cassa integrazione e costituitisi parte civile nel processo contro la multinazionale dell’acciaio... Un caso? Dopo due anni trascorsi dalla strage del 6 dicembre 2007 in cui morirono 7 colleghi di lavoro e dopo la chiusura di uno stabilimento in attivo solo per fini puramente speculativi e di delocalizzazione delle produzioni nel sito ternano della multinazionale, i lavoratori torinesi posti in cassa integrazione dall’azienda non sono mai stati ricollocati. Da evidenziare che i lavoratori in questione sono quasi tutti costituiti parte civile nel procedimento apertosi al Palagiustizia contro l’azienda per i 7 morti del rogo del 6 dicembre 2007. Da questo punto di vista è palese che l’azienda ha operato una scelta precisa, ovvero quella di non impegnarsi seriamente nella ricollocazione in quanto “sgraditi” e dando i curriculum vitae ad agenzie di lavoro interinale torinesi che hanno visto alcuni lavoratori non fare mai un colloquio di lavoro in oltre un anno e mezzo di iscrizione, se non per lavoretti a tempo determinato di un paio di mesi e in condizioni peggiorative rispetto alle mansioni ricoperte in precedenza. LAVORATORI IN CASSA THYSSENKRUPP - TORINO http://www.legamidacciaio.it

Lavoratrici Omsa in molbilitazione

Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all'estero della produzione. Il proprietario dell'OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove ovviamente la manodopera, l'energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi. Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro. Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti, salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c'è più niente da fare. Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell'azienda, al freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari. Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali, boicottando i marchi Philippe Matignon - Sisi - Omsa - Golden Lady - Hue Donna - Hue Uomo - Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella.

Dalle notizie che ho ricevuto oggi, il decreto di trattenimento nel CIE per Priscilla è stato confermato, sulla logica dell' aiuto è dunque prevalsa quella di tutelare l' 'ordine pubblico.


Gr 13:00

In primo Piano

Ieri i no tav hanno occupato la sala vi della Freccia Rossa

Ieri pomeriggio per oltre due ore e mezza hanno simbolicamente occupato, incatenandosi, la sala vip della Freccia Rossa, alla stazione di Torino Porta Nuova

Altri No Tav, inizialmente pochi poi sempre più man mano che il tam tam No Tav diffondeva la notizia, distribuivano volantini, e facevano comizi volanti con un piccolo megafono. Forte la solidarietà di viaggiatori e lavoratori delle ferrovie che si sono uniti ai cori, hanno chiesto informazioni, e, in qualche caso si sono uniti alla protesta.

La propaganda per il Tav sostiene che chi si oppone bada solo al giardino di casa propria senza fare gli interessi generali, rappresentati dalle grandi opere. Opere inutili, dannose, pagate con i soldi sottratti ai servizi per le persone.

Da un mese i No Tav - migliaia di persone da Torino alla Val Susa – hanno dato vita a presidi, bloccato treni e autostrade, fatto informazione e contrastato i sondaggi per la nuova linea ad alta velocità tra Torino/Lyon. Al corteo del 23 gennaio a Susa hanno partecipato 40.000 persone.

e in treno, per chi lavora e per chi studia, è diventato sempre più pericoloso, disagevole, costoso. La drastica riduzione del personale si è tradotta in diminuzione della sicurezza, della pulizia, della puntualità. Ma il biglietto è aumentato anno dopo anno. Tragedie come quella di Viareggio si sarebbero potute evitare, ma i soldi pubblici sono stati spesi per la Freccia Rossa, per il trasporto di elite. A Torino Porta Nuova e in tutte le stazioni di Trenitalia quelli del supertreno hanno una biglietteria e una sala d’aspetto riservate. Per gli altri carrozze sporche, in ritardo, poco sicure.

No Tav Autogestione – Torino notav_autogestione@yahoo.it – 338 6594361

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Scontri nei campi profughi vicino Beirut

Continuano gli scontri tra fazioni palestinesi, anche nei campi profughi. Due morti, tra cui una donna, è il bilancio degli scontri armati scoppiati nelle ultime 24 ore in un campo profughi palestinese a sud di Beirut. Nella sparatoria, afferma il giornale francofono L'Orient-Le Jour, una rifugiata palestinese del campo, Nejme Yussuf, è rimasta uccisa da una pallottola vagante. Secondo gli accordi del Cairo del 1969, ancora oggi in vigore, tra governo di Beirut e rappresentanti palestinesi, l'esercito libanese non potrebbe entrare nei campi profughi palestinesi, ma si dovrebbe limitare a pattugliarne il perimetro e a controllarne gli accessi ufficiali. Nell'estate 2007,però, circa 400 persone erano rimaste uccise nelle battaglie combattute dall'esercito libanese contro esponenti di Fatah al Islam nel campo profughi di Nahr al Bared, nei pressi del porto settentrionale di Tripoli.

ITALIA

All'alfa romeo di arese picchetto contro i licenziamenti

Circa 60 operai dell'ex Alfa Romeo di Arese (Milano) hanno bloccato l'ingresso est dello stabilimento, per protestare contro il licenziamento di due delegati sindacali da parte di Innova Service, l'azienda che gestisce le portinerie. «Il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi ci ha garantito che i delegati sarebbero stati reintegrati, ma finora non c'è stato nessun gesto concreto», ha spiegato Corrado Delle Donne, coordinatore dello Slai-Cobas. «Ci sentiamo presi in giro - ha continuato - e nei prossimi giorni organizzeremo presidi a sorpresa davanti ai cancelli della fabbrica, finchè non si sbloccherà la situazione». Il provvedimento disciplinare nei confronti dei due delegati sindacali, infatti, sembra un ricatto alle rappresentanze dei lavoratori.

Immigrati, pronto il piano Sacconi: devono parlare italiano e rispettarci

da ilgiornale online

Garantire agli stranieri l’integrazione, a patto che questa sia legata al lavoro. Riconoscere ai cittadini di altri Paesi tutti i diritti: quelli fondamentali, come la salute, la sicurezza nel posto di lavoro e la giusta retribuzione, ma anche alcuni specifici, ritagliati sulla loro condizione. La permanenza degli stranieri in Italia deve comunque essere legata a un patto del quale deve fare parte il riconoscimento e il rispetto della nostra identità nazionale. E poi la conoscenza della nostra lingua.

Queste le linee guida di quello che il ministro del Lavoro ha già chiamato «Piano nazionale per l’integrazione, identità e incontro». Ieri Sacconi ha detto che il piano sarà approvato presto.

La «via italiana», che è visibile in provvedimenti già adottati, ma che sarà codificata con il Piano «identità e incontro», si muoverà lungo due dimensioni. Fermezza e rigore contro gli immigrati così detti irregolari e "integrazione", parola quanto mai controversa, fondata sulla conoscenza e il rispetto della identità italiana (?????).

I flussi, insomma, andranno governati e programmati. Fa parte del piano il permesso di soggiorno a punti già previsto dal decreto sicurezza. Un «accordo» tra istituzioni e immigrato che non potrà essere solo simbolico. Lo scambio consiste nel fatto che le istituzioni dovranno garantire una «effettiva opportunità all'integrazione», assicurando la parità di accesso al lavoro ai cittadini stranieri (ahaha). Parità anche nell’accesso alla conoscenza e alle prestazioni sociali. Gli immigrati dovranno in cambio impegnarsi su tre punti: l’osservanza delle regole, il rispetto dell'identità nazionale e la conoscenza della lingua. Nel piano dovrebbe trovare anche la questione abitativa.

Sacconi ha ritirato fuori un piano che aveva in progetto già da quest'estate ma, a quanto pare, i fatti di Milano hanno creato l'occasione per accelerare i tempi.

Siparietto

Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


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gror100216 (last edited 2010-02-16 18:11:30 by anonymous)