G.R. 19.30 === 07/11/2011

EDITORIALE

Non avete nessun diritto di piangere! (dal sito notav.info)

Non avete nessun diritto di piangere! Voi che quando siete seduti sulle comode poltrone a Porta a Porta vi lanciate, l’uno contro l’altro le medesime ricette stantie: “Dobbiamo rilanciare le grandi opere, dobbiamo far ripartire l’edilizia, ci vuole un nuovo piano casa, forse anche un nuovo condono”. Non avete nessun diritto di piangere! Voi che con il fazzoletto verde nel taschino avete chiesto il voto per difendere la pianura padana da invasioni di ogni genere e poi dagli assessorati comunali, provinciali e regionali avete vomitato sulle campagne padane la vostra porzione di metri cubi di cemento, insieme a tutti gli altri. Non avete nessun diritto di piangere! Voi che avete giurato fedeltà alla Costituzione ma poi non ne rispettate l’art. 9: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”, e approvate piani regolatori che hanno come unico obiettivo quello di svendere il territorio e di fare cassa con gli oneri di urbanizzazione. Non avete nessun diritto di piangere! Voi che, con l’arroganza di chi non ha argomenti, denigrate chiunque si opponga alla vostra furia predatoria di saccheggiatori del territorio. Voi che, con il risolino di chi è sicuro del potere che detiene, ridicolizzate tutti i giorni i comitati, gli ambientalisti, le associazioni, i cittadini, che mettono in guardia dai pericoli e dal dissesto idrogeologico creati dalle vostre previsioni edificatorie. Non avete nessun diritto di piangere! Voi che siete la concausa delle catastrofi alluvionali, dovute alla sigillatura e all’impermeabilizzazione della terra operate dalle vostre espansioni urbanistiche, dai vostri centri commerciali, dai vostri svincoli autostradali. Voi che avete costruito il vostro consenso grazie alle grandi speculazioni edilizie, ai grandi eventi, alle grandi opere o anche alla sola promessa di realizzarle. Non avete nessun diritto di piangere. Nessun diritto di piangere le dieci vittime dell’ennesima alluvione ligure. Né le vittime di tutte le precedenti catastrofi causate anche dalla vostra ideologia. Perché voi, iscritti e dirigenti del Partito del Cemento, siete i veri estremisti di questo paese. Siete i veri barbari di questo nostro paese. Siete la vera causa del degrado ambientale, della violenza al paesaggio e dello sprofondamento del paese nel fango. No. Non avete nessun diritto di piangere. E gli italiani dovrebbero cominciare a fischiarvi e cacciarvi dai funerali. E gli italiani dovrebbero smettere di pregare davanti alle vostre altissime gru, totem di un modello di sviluppo decotto e decadente, che prima di collassare, rischia di annientare i beni comuni di questi Paese, di questo pianeta.

ITALIA

Strage di Viareggio: il perito del Gip ha un contratto con FS

Si è svolta nei giorni scorsi a Lucca l'udienza conclusiva per l'incidente probatorio sulla strage di Viareggio, che il 29 giugno del 2009 provocò la morte di 32 persone. Durante l'udienza il perito del Gip Riccardo Licciardello ha sostenuto con forza la tesi della rottura della cisterna di gpl, che alleggerirebbe non poco la posizione di Ferrovie dello Stato. Più tardi il perito ha ammesso di avere un contratto con Ferrovie dello Stato, la procura ha quindi chiesto la revoca del suo incarico per incompatibilità. Il contratto di consulenza tra Licciardello e il Gruppo Ferrovie dello Stato venne firmato il 13 maggio 2011, dunque dopo l'assegnazione dell'incarico di perito nel processo. Il Gip Simone Silvestri ha respinto la richiesta della procura sostenuta anche dai familiari delle vittime, affermando che il modesto compenso che deriva dal rapporto lavorativo con Fs (12.000 euro) non darebbe luogo a "sudditanza psicologica". Tra le altre cose Licciardello, nel febbraio scorso, ha partecipato all'organizzazione di un convegno dal titolo "Sicurezza ed esercizio ferroviario" nel cui comitato scientifco figurava anche l'amministratore delegato di Fs Mauro Moretti, anch'esso indagato per la strage. In questi anni i familiari delle vittime, riuniti in associazione, hanno seguito passo dopo passo l'evolversi del processo e in più occasioni si sono visti "beffati" dalle istituzioni, come nel caso della nomina a Cavaliere del lavoro di Mauro Moretti. Quanto avvenuto nelle udienze di Lucca in questi giorni è l'ennesimo atto che lascia addolorati e rabbiosi tutti coloro che lottano quotidianemente per ottenere verità e giustizia su quanto avvenne il 29 giugno del 2009 nella stazione di Viareggio.

STRAGE DI VIAREGGIO: LICENZIATO FERROVIERE CONSULENTE DI PARTE (audio: ROR)

E’ stato licenziato oggi Riccardo Antonini, dipendente delle Ferrovie e nominato come consulente tecnico di parte della Filt-Cgil e da alcuni famigliari della strage di Viareggio del 29 giugno 2009, che provocò 32 morti. Si tratta di un ennesimo e grave atto di ritorsione delle Ferrovie dello stato che gli contestano un conflitto di interessi tra il suo ruolo di consulente e quello di dipendente dell’azienda.

CAGLIARI: DIGIUNO A OLTRANZA CONTRO GLI SFRATTI (audio: ROd'U)

Digiuno ad oltranza da stamane per sette attiviste di Irs (Indipendenza repubblica di Sardegna) con presidio davanti al palazzo della Regione di Cagliari, per chiedere sospensione degli sfratti, delle aste e delle cartelle esattoriali di Equitalia. Supportate da diversi movimenti di base, le donne chiedono che il consiglio regionale assuma provvedimenti urgenti di sblocco della drammatica situazione economica della sardegna applicando l’articolo 51 dello statuto, che consente alla Giunta di chiedere al Governo la sospensione dell’applicazione di una legge o di un provvedimento statale in materia economica o finanziaria che risulti “manifestamente dannosa” per la Sardegna

TORINO: TENTATIVO DI FUGA DAL CIE

Sabato sera, sotto la pioggia battente, poco dopo le otto e mezza di sera, cinque reclusi provano a scappare dall’area viola del CIE. Intanto, i loro compagni della gialla e della blu urlano e battono: «Libertà!». Il tentativo di fuga fallisce subito, ma gli animi di tutti rimangono accesi. La polizia entra nelle aree a reprimere la protesta, accanendosi in particolar modo su di un recluso, circondato e picchiato per benino; le urla però continuano. Intanto un gruppo di solidali si raduna sotto alle mura del Centro, dove viene intercettato dalla volante che fa la ronda fuori dal perimetro, evidentemente per acciuffare nuovi ed eventuali aspiranti evasi. Due compagni vengono portati in Questura per l’identificazione, gli altri identificati sul posto. Dentro la protesta si riaccende, ma solo nell’area viola, dove tra le altre cose alcuni reclusi chiedono la liberazione dei due solidali fermati. La nottata finisce con i cinque evasi riportati in sezione e i due compagni rilasciati dalla Questura. Continua la solidarietà con i migranti arrestati il 22 settembre: sono dieci harraga (ribelli) rinchiusi nel carcere delle Vallette, accusati di aver dato vita ad una delle più grandi rivolte, con evasione, nella storia del Centro di corso Brunelleschi. I giudici hanno convalidato il loro arresto, e il Tribunale del Riesame lo ha confermato: una punizione esemplare per chi ha sfidato con il ferro e con il fuoco la macchina delle espulsioni; un ammonimento per tutti i senza-documenti ancora rinchiusi nel Centro, affinché nessuno segua il loro esempio. In queste settimane, gruppi di nemici delle espulsioni e svariati abitanti di Porta Palazzo stanno dando vita ad una serie di iniziative per gli arrestati, partendo da quelle più spicciole: cene e concerti per raccogliere fondi, sostegno legale, presidi in piazza, volantini e manifesti

ESTERI

NIGERIA: ATTENTATI SIMULTANEI, E' STRAGE

La serie di attentati tra venerdì e sabato, e che finora hanno fatto 136 morti (il bilancio è provvisorio, ndr), non ha precedenti per l'entità delle azioni ma soprattutto per la qualità organizzativa di cui hanno dato prova i carnefici, del gruppo di Boko Haram, che ha annunciato nuovi attentati. Venerdì pomeriggio una serie di bombe sono esplose simultaneamente a Maiduguri, capitale del Borno, stato del nord musulmano della Nigeria. Da mesi, a Maiduguri, è in atto un'escalation ad opera della setta radicale Boko Haram e quindi l'esplosione di una serie di ordigni in prossimità di caserme e stazioni di polizia non ha sorpreso nessuno. Ma i miliziani di Boko Haram sono scesi in strada e hanno cominciato a sparare contro gli agenti che arrivavano sul luogo dell'esplosione. Si è combattuto per ore. Nelle stesse ore, in un altro stato nigeriano del nord, un altro di quelli dove vige una shaaria troppo blanda per i gusti della setta islamica, a Damaturu, capitale del Yobe, è scoppiato l'inferno: bombe e assalti kalashnikov in mano. Assaltate anche sei chiese cristiane del quartiere di Jerusalem, periferia di Damaturu. Una carneficina: sono una settantina soltanto i poliziotti uccisi. La National Emergency Management Agency, una sorta di Protezione civile con più poteri, dice che le vittime sono 136 ma potrebbero essere molte di più, perché Boko Haram ha colpito in contemporanea anche a Potiskum, la seconda città del Yobe, nel Kaduna e nel Borno. "Erano circa trecento i membri del commando che hanno attaccato Damaturu, auto bruciate e palazzi in fiamme", racconta un testimone oculare ai cronisti di Vanguard. Boko Haram ha rivendicato gli attacchi, fatti mentre i musulmani si avviavano a festeggiare Eid el Kadir e i cristiani si preparavano per il loro pellegrinaggio. L'azione era pensata per mettere in moto dinamiche di scontro religioso che da anni insanguinano un'altra zona del Paese, il centro, il Plateau più precisamente, lo stato a cavallo della "faglia" tra il nord musulmano e il sud cristiano. Boko Haram e i capi di alcuni gruppi armati sono responsabili degli oltre tremila morti seminati nel centro dalla violenza settaria e religosa. Boko Haram aveva colpito la sede delle Nazioni Unite di Abuja (23 morti) del 26 agosto.

CILE: MOVIMENTO STUDENTESCO RESPINGE ACCORDO PARLAMENTARE

Un accordo di consenso tra maggioranza e opposizione per l’approvazione del bilancio preventivo, per quanto riguarda il settore dell’istruzione, non servirà a fermare la mobilitazione studentesca per un’educazione gratuita e di qualità che da fine aprile porta in piazza in Cile migliaia di persone. Lo ha detto nel fine settimana Camila Vallejo, presidente della Federazione degli studenti universitari del Cile, in vista dell’apertura, questa settimana, del dibattito sulla legge di bilancio per il 2012 al Congresso. Il governo non ha di fatto proposto alcun cambiamento del modello educativo vigente, eredità del regime di Augusto Pinochet (1973-1990), limitandosi a inviare in parlamento due disegni di legge: uno per abbassare gli interessi sui crediti concessi agli studenti per pagarsi onerose rette e recuperare 110.000 morosi, l’altro per concedere più borse di studio ai meno abbienti. E' stata convocata una nuova mobilitazione a Valparaíso. Il presidente Sebastián Piñera, accusa i dirigenti studenteschi di aver mostrato “intransigenza verso qualsiasi possibilità di accordo”.

ELEZIONI, ORTEGA VERSO UN TERZO MANDATO ALLA PRESIDENZA

Daniel Ortega si avvia a essere confermato capo dello Stato, senza che sia necessario un ballottaggio: lo indicano i risultati parziali diffusi nella notte dalla Commissione elettorale, secondo i quali il presidente uscente ha ottenuto oltre il 60% dei consensi. I dati, diffusi dopo lo scrutinio di circa il 18% delle schede, danno a Ortega il 63,7%. Il principale sfidante, il candidato del Partito liberale indipendentista Fabio Gadea, è fermo al 29%. La legge elettorale del Nicaragua prevede presidenziali a doppio turno, ma il candidato più votato è eletto subito se ottiene almeno il 35% dei consensi e un vantaggio di cinque punti percentuali sul primo dei rivali. Ortega era stato capo dello Stato una prima volta tra il 1985 e il 1990, dopo aver guidato i guerriglieri sandinisti nella lotta contro il regime di Anastasio Somoza. Sconfitto alle elezioni nel 1990, aveva riconquistato la presidenza nel 2007. Ha vinto invece la destra in Guatemala, con l'ex generale Otto Perez Molina del Partito Patriottico, il quale al ballottaggio di ieri ha sconfitto con il 55 per cento dei voti l'uomo d'affari Manuel Baldizon del partito Libertà Democratica Rinnovata, un'altra formazione di destra, fermatosi al 45 per cento.

LIBIA: DAI CAMPI PROFUGHI A TAWERGHA

Sono 3800, quasi tutti di paesi dell’Africa sub sahariana, richiedenti asilo o già con lo status di rifugiato e, soprattutto, tutti senza una patria in cui far ritorno. A Choucha, pezzo di Tunisia al confine con la Libia, il campo profughi allestito dallo scorso marzo per chi fuggiva dalla guerra tra Gheddafi e insorti, non ci sono più libici, le facce parlano di altri paesi e di altre guerre. “Sono rimasti i più sfortunati – dice Rocco Nuri, addetto alle relazioni esterne in Tunisia per l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati – e, ad eccezione di 300 iracheni, gli altri 3500 sono per lo più originari del Corno d’Africa. Non possono tornare in Libia, dove hanno perso tutto e dove non c’è sufficiente sicurezza per loro, non possono tornare nei paesi di origine, aspettano di essere accolti da qualche parte nel mondo”. Per questi ultimi tra gli ultimi (78% uomini, poi donne e 500 minori) è stato attivato un programma di inserimento e sono state inviate richieste a 11 paesi perché li accolgano. Finora la risposta più convinta è arrivata dalla Norvegia. Testimonianze raccolte da Amnesty International danno un’idea delle sofferenze vissute da questa gente, in molti casi scacciata dalla Libia per il colore della pelle, perché nei momenti più acuti del conflitto chi era nero poteva essere considerato un sostenitore di Gheddafi. Un rapporto pubblicato da un’altra organizzazione non governativa, l’americana Human rights watch (Hrw), ha rivelato la sorte toccata agli abitanti di Tawergha, città non distante da Misurata, conquistata ad agosto dagli uomini del Consiglio nazionale di transizione. La città, riferisce Hrw, che prima della guerra contava 30.000 abitanti circa – in gran parte di pelle scura per motivi legati alla storia stessa della città e al fatto di essere stata in passato un centro collegato alla tratta degli schiavi – è stata abbandonata, molti abitanti uccisi, una parte della città saccheggiata e distrutta per il presunto sostegno dato a Gheddafi.

GR ORE 13.00

EDITORIALE

Non avete nessun diritto di piangere! (dal sito notav.info)

Non avete nessun diritto di piangere! Voi che quando siete seduti sulle comode poltrone a Porta a Porta vi lanciate, l’uno contro l’altro le medesime ricette stantie: “Dobbiamo rilanciare le grandi opere, dobbiamo far ripartire l’edilizia, ci vuole un nuovo piano casa, forse anche un nuovo condono”.

Non avete nessun diritto di piangere! Voi che con il fazzoletto verde nel taschino avete chiesto il voto per difendere la pianura padana da invasioni di ogni genere e poi dagli assessorati comunali, provinciali e regionali avete vomitato sulle campagne padane la vostra porzione di metri cubi di cemento, insieme a tutti gli altri.

Non avete nessun diritto di piangere! Voi che avete giurato fedeltà alla Costituzione ma poi non ne rispettate l’art. 9: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”, e approvate piani regolatori che hanno come unico obiettivo quello di svendere il territorio e di fare cassa con gli oneri di urbanizzazione.

Non avete nessun diritto di piangere! Voi che, con l’arroganza di chi non ha argomenti, denigrate chiunque si opponga alla vostra furia predatoria di saccheggiatori del territorio. Voi che, con il risolino di chi è sicuro del potere che detiene, ridicolizzate tutti i giorni i comitati, gli ambientalisti, le associazioni, i cittadini, che mettono in guardia dai pericoli e dal dissesto idrogeologico creati dalle vostre previsioni edificatorie.

Non avete nessun diritto di piangere! Voi che siete la concausa delle catastrofi alluvionali, dovute alla sigillatura e all’impermeabilizzazione della terra operate dalle vostre espansioni urbanistiche, dai vostri centri commerciali, dai vostri svincoli autostradali. Voi che avete costruito il vostro consenso grazie alle grandi speculazioni edilizie, ai grandi eventi, alle grandi opere o anche alla sola promessa di realizzarle.

Non avete nessun diritto di piangere. Nessun diritto di piangere le dieci vittime dell’ennesima alluvione ligure. Né le vittime di tutte le precedenti catastrofi causate anche dalla vostra ideologia. Perché voi, iscritti e dirigenti del Partito del Cemento, siete i veri estremisti di questo paese.

Siete i veri barbari di questo nostro paese. Siete la vera causa del degrado ambientale, della violenza al paesaggio e dello sprofondamento del paese nel fango.

No. Non avete nessun diritto di piangere.

E gli italiani dovrebbero cominciare a fischiarvi e cacciarvi dai funerali. E gli italiani dovrebbero smettere di pregare davanti alle vostre altissime gru, totem di un modello di sviluppo decotto e decadente, che prima di collassare, rischia di annientare i beni comuni di questi Paese, di questo pianeta.

ITALIA

Strage di Viareggio: il perito del Gip ha un contratto con Fs

Si è svolta nei giorni scorsi a Lucca l'udienza conclusiva per l'incidente probatorio sulla strage di Viareggio, che il 29 giugno del 2009 provocò la morte di 32 persone.

Durante l'udienza il perito del Gip Riccardo Licciardello ha sostenuto con forza la tesi della rottura della cisterna di gpl, che alleggerirebbe non poco la posizione di Ferrovie dello Stato. Più tardi il perito ha ammesso di avere un contratto con Ferrovie dello Stato, la procura ha quindi chiesto la revoca del suo incarico per incompatibilità. Il contratto di consulenza tra Licciardello e il Gruppo Ferrovie dello Stato venne firmato il 13 maggio 2011, dunque dopo l'assegnazione dell'incarico di perito nel processo. Il Gip Simone Silvestri ha respinto la richiesta della procura sostenuta anche dai familiari delle vittime, affermando che il modesto compenso che deriva dal rapporto lavorativo con Fs (12.000 euro) non darebbe luogo a "sudditanza psicologica".

Tra le altre cose Licciardello, nel febbraio scorso, ha partecipato all'organizzazione di un convegno dal titolo "Sicurezza ed esercizio ferroviario" nel cui comitato scientifco figurava anche l'amministratore delegato di Fs Mauro Moretti, anch'esso indagato per la strage. Il perito, posto di fronte a questi fatti, ha affermato che "non sono grdevoli queste considerazioni personali".

C'è rabbia e indignazione da parte dei familiari delle vittime, che naturalmente nutrono, a questo punto, forti dubbi sull'attendibilità della perizia stilata durante le indagini. In questi anni i familiari delle vittime, riuniti in associazione, hanno seguito passo dopo passo l'evolversi del processo e in più occasioni si sono visti "beffati" dalle istituzioni, come nel caso della nomina a Cavaliere del lavoro di Mauro Moretti. Quanto avvenuto nelle udienze di Lucca in questi giorni è l'ennesimo atto che lascia addolorati e rabbiosi tutti coloro che lottano quotidianemente per ottenere verità e giustizia su quanto avvenne il 29 giugno del 2009 nella stazione di Viareggio.

ESTERI

ELEZIONI, ORTEGA VERSO UN TERZO MANDATO ALLA PRESIDENZA

Daniel Ortega si avvia a essere confermato capo dello Stato, senza che sia necessario un ballottaggio: lo indicano i risultati parziali diffusi nella notte dalla Commissione elettorale, secondo i quali il presidente uscente ha ottenuto oltre il 60% dei consensi.

I dati, diffusi dopo lo scrutinio di circa il 18% delle schede, danno all’ex guerrigliero del Fronte sandinista di liberazione nazionale (Fsln) il 63,7%. Il principale sfidante, il candidato del Partito liberale indipendentista Fabio Gadea, è fermo al 29%.

La legge elettorale del Nicaragua prevede presidenziali a doppio turno, ma il candidato più votato è eletto subito se ottiene almeno il 35% dei consensi e un vantaggio di cinque punti percentuali sul primo dei rivali.

“È una vittoria del cristianesimo, del socialismo e della solidarietà” ha detto Rosario Murillo, il portavoce del presidente, senza far cenno ai timori di brogli e alle critiche al governo per non aver permesso il dispiegamento di osservatori nicaraguensi. Ortega era stato capo dello Stato una prima volta tra il 1985 e il 1990, dopo aver guidato i guerriglieri sandinisti nella lotta contro il regime di Anastasio Somoza. Sconfitto alle elezioni nel 1990, aveva riconquistato la presidenza nel 2007.

Ha vinto invece la destra in Guatemala, con l'ex generale Otto Perez Molina del Partito Patriottico, il quale al ballottaggio di ieri ha sconfitto con il 55 per cento dei voti l'uomo d'affari Manuel Baldizon del partito Libertà Democratica Rinnovata, un'altra formazione di destra, fermatosi al 45 per cento.

Il leader del Partido Patriota aveva già cercato di diventare presidente nel 2007, quando si era invece imposto Alvaro Colom, di sinistra, il capo dello Stato uscente.

L’ALTRA FACCIA DEL CONFLITTO IN LIBIA, DAI CAMPI PROFUGHI A TAWERGHA

Sono 3800, quasi tutti di paesi dell’Africa sub sahariana, richiedenti asilo o già con lo status di rifugiato e, soprattutto, tutti senza una patria in cui far ritorno. A Choucha, pezzo di Tunisia al confine con la Libia, il campo profughi allestito dallo scorso marzo per chi fuggiva dalla guerra tra Gheddafi e insorti, non ci sono più libici, le facce parlano di altri paesi e di altre guerre.

“Sono rimasti i più sfortunati – dice Rocco Nuri, addetto alle relazioni esterne in Tunisia per l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati – e, ad eccezione di 300 iracheni, gli altri 3500 sono per lo più originari del Corno d’Africa. Non possono tornare in Libia, dove hanno perso tutto e dove non c’è sufficiente sicurezza per loro, non possono tornare nei paesi di origine, aspettano di essere accolti da qualche parte nel mondo”.

Per questi ultimi tra gli ultimi (78% uomini, poi donne e 500 minori) è stato attivato un programma di inserimento e sono state inviate richieste a 11 paesi perché li accolgano. Finora la risposta più convinta è arrivata dalla Norvegia.

Testimonianze raccolte da Amnesty International danno un’idea delle sofferenze vissute da questa gente, in molti casi scacciata dalla Libia per il colore della pelle, perché nei momenti più acuti del conflitto chi era nero poteva essere considerato un sostenitore di Gheddafi.

Un rapporto pubblicato da un’altra organizzazione non governativa, l’americana Human rights watch (Hrw), ha rivelato la sorte toccata agli abitanti di Tawergha, città non distante da Misurata, conquistata ad agosto dagli uomini del Consiglio nazionale di transizione. La città, riferisce Hrw, che prima della guerra contava 30.000 abitanti circa – in gran parte di pelle scura per motivi legati alla storia stessa della città e al fatto di essere stata in passato un centro collegato alla tratta degli schiavi – è stata abbandonata, molti abitanti uccisi, una parte della città saccheggiata e distrutta per il presunto sostegno dato a Gheddafi.

Ieri sera uno dei primi a complimentarsi con Ortega è stato il presidente del Venezuela Hugo Chavez, che ha parlato di “una nuova vittoria del popolo”. Caracas è l’alleato di riferimento di Managua. Ogni anno, nel nome di una solidarietà socialista, garantisce aiuti economici per oltre 500 milioni di dollari.