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Appunti e note redazionali

Fonti

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Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Romania, proteste e scontri contro i tagli del governo

Non si fermano gli scontri tra manifestanti e polizia a Bucarest. Nella notte nella capitale ci sono state violenze, danneggiamenti e roghi di edicole e cassonetti, molti feriti, decine di arresti. Nuove proteste anche a Cluj-Napoca, Timisoara e Iasi. Da giovedì la popolazione rumena è scesa in piazza, sia nella capitale che nelle altre città del Paese, per chiedere le dimissioni del primo ministro Emil Boc e del presidente Traian Basescu, ritenuti responsabili del drastico abbassamento del livello di vita per le misure di risparmio adottate negli ultimi mesi. Le proteste sono scoppiate quando il governo Boc, nell’ambito delle misure anti-crisi, ha annunciato un progetto per privatizzare il servizio sanitario nazionale. Venerdì il decreto è stato ritirato su richiesta del presidente Basescu, ma questo non ha calmato la piazza.

Nigeria: schierato l’esercito per fronteggiare proteste contro caro-benzina

Per la prima volta dallo scoppio delle proteste per l’aumento dei prezzi del carburante, oggi è stato mobilitato l’esercito per presidiare le principali strade e piazze di Lagos e delle altre grandi città della Nigeria. L’impiego delle truppe è da considerarsi una decisione molto rischiosa in un Paese di giovane democrazia e con alle spalle una storia di colpi di Stato. Nel parco del quartiere di Ojota a Lagos, dove venerdì hanno dimostrato più di 20mila persone, sono stati parcheggiati due mezzi corazzati militari e circa 50 soldati e 50 agenti di sicurezza hanno accerchiato l’area imbracciando dei fucili Kalashnikov e allontanando le persone che cercavano di entrare  nel corteo. Una folla di diverse centinaia di persone si sono riunite a poche centinaia di metri di distanza. “Sono qui perché non vogliono che protestiamo”, ha detto Remi Odutayo, un manifestante di 25 anni. La situazione è al momento piuttosto tesa.Nella seconda città più grande del Paese, Kano, soldati e polizia hanno chiuso gli ingressi ai luoghi delle manifestazioni. Stamane il presidente Jonathan ha tenuto un discorso televisivo in cui ha dichiarato che le proteste sarebbero state alimentate da “provocatori anarchici”, che avrebbero dirottato i motivi della protesta, contro la corruzione del governo e l’inefficienza della macchina statale. Grande è la rabbia contro la rimozione dei sussidi che per vent’anni hanno calmierato i prezzi in un Paese ricco di petrolio ma la cui maggioranza della popolazione vive con meno di due euro al giorno. Decine di migliaia di persone hanno manifestato nelle città di tutto il Paese. Il sindacato oggi aveva chiesto ai lavoratori di rimanere a casa. Lo sciopero è iniziato il 9 gennaio scorso e ha paralizzato la nazione più popolosa dell’Africa.

Siria: Qatar propone intervento armato

La Lega Araba ha fatto sapere che in settimana potrebbe discutere la proposta dell’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa Al Thani, di inviare truppe in Siria per bloccare la repressione degli attivisti da parte dell’esercito fedele al presidente Bashir al Assad. La proposta dell’emiro, che aveva sostenuto l’intervento Nato in Libia, è la prima che si è levata dal mondo arabo per un intervento in Siria. L’idea ha creato divisione nella Lega Araba, per il rischio di una guerra che coinvolgerebbe tutta la regione, aprendo la strada per un intervento di tutte le grandi potenze, dopo quello di Israele, Turchie e Iran. Secondo il Jerusalem Post, l’Iran avrebbe dichiarato il pieno appoggio al presidente siriano Assad in caso venga attaccato da potenze straniere. Questa mattina a Homs sono stati uccisi cinque civili, tra cui una donna, e cinque feriti, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), dopo che le milizie pro-regime hanno aperto il fuoco contro la panetteria al-Khatib e vi hanno dato fuoco.

TUNISIA: I GIOVANI ASPETTANO ANCORA (Nena News)

Un anno fa iniziava la rivolta: una scintilla imprevista, ma che covava a causadella povertà e delle umiliazioni. In testa alle manifestazioni giovani disoccupati, spessissimo ragazzi con un titolo di studio anche elevato, molti dei quali ritornati dopo esperienze migratorie in Europa: dalla Francia, dall’ Italia, dalla Spagna… Vittime anche loro della crisi economica, conoscevano bene di cosa era capace Ben Alì e la banda che gli stava intorno. E così la rivolta passò dalle campagne del sud alle città della costa, . I giovani delle campagne fuggivano agli arresti e si nascondevano a Tunisi, Sfax, Sousse. Oggi questi giovani vivono la frustrazione di non aver visto cambiata la loro vita. Il lavoro continua ad essere un miraggio e vedono il ritorno alla marginalità come un rischio sempre più reale. Il ritornello è pressoché unanime: “Noi siamo stati usati come carne da macello”, “La rivoluzione ce la stanno scippando ancora una volta”. Per questi giovani la rivolta significava emancipazione sociale, una vera rivoluzione se vincente.

ITALIA

Tragedia all'isola del Giglio (corrispondenza)

In merito all'affondamento della nave da crociera di fronte all'isola del Giglio, le testimonianze di un rappresentate dei familiari delle vittime della moby prince di Livorno e del comitato no grandi navi di Venezia (da radio onda d'urto)

ROMA: Tor Bella monaca, volantinaggio razzista contro l'ambulatorio di medicina solidale (corrispondenza)

PD, IDV e API dell'VIII municipio distribuiscono un pesantissimo volantino contro l'ambulatorio di medicina solidale di Tor bella monaca, ne parliamo con Mario del "Che".

MILANO: Rivolta al Cie in via Corelli, arrestati 27 migranti (da: Corriere della Sera)

Un incendio è stato appiccato, nel primo pomeriggio, nel Cie di via Corelli a Milano. La polizia ha arrestato 27 stranieri, tutti nordafricani. Non si registrano feriti. Secondo quanto riferito dalla questura, infatti, sarebbero stati proprio loro a causare l’incendio per ritorsione contro un controllo di routine eseguito, sempre stamani, intorno alle 13, dalla polizia. Si tratta di ispezioni che vengono fatte nelle camerate per sequestrare coltelli o altri oggetti pericolosi, oltre a pile e bulloni che spesso gli stranieri ingoiano per essere ricoverati e uscire dal centro. Dopo il controllo, i nordafricani presenti nel settore E avrebbero dato in escandescenze e incendiando i materassi. Poi le fiamme si sono estese, rendendo inagibile tutto il settore, composto di cinque camerate. I vigili del fuoco hanno domato l’incendio e la polizia ha identificato i presunti responsabili, portandoli in questura.

CORNO D'AFRICA: apre una nuova base italiana

Nel decreto sul rifinanziamento delle missioni italiane all’estero, in esame alla Camera, sono contenuti 430 mila euro per l’esercito della Repubblica di Gibuti. Si tratta della prima parte del pagamento richiesto per aprire una base militare italiana. L’operazione, finalizzata al supporto delle operazioni di controllo della pirateria, prevede la cessione di mezzi militari in dotazione al nostro esercito: 40 autocarri Iveco ACM80, acquistati negli anni Novanta e prossimi alla sostituzione, per la cui manutenzione verranno spesi 316mila euro, quattro veicoli VM90, dieci barchini, autocisterne, un’autobotte, autogru. Valore totale: 430mila euro. La fornitura rientra all’interno degli accordi stipulati tra Italia e Gibuti nel 2002, che prevedeva la cessione gratuita di materiali militari: tuttavia allora la spesa prevista era di 20mila euro annui. La Repubblica di Gibuti, poche migliaia di chilometri quadrati sulla costa orientale del Continente Nero, davanti al golfo di Aden, è diventato un Paese di fondamentale importanza strategica nel 2001, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, per la sua posizione di fronte allo Yemen, che intratterrebbe secondo gli Stati Uniti dei rapporti privilegiati con Al Qaeda. Dal 2006, inoltre, nel golfo di Aden si sono intensificate le attività dei pirati somali e il Gibuti è diventato un territorio chiave per la lotta contro il fenomeno. Da qui, infatti è possibile controllare lo stretto marittimo di Bab el-Mandeb, tappa obbligata per i mercantili che attraversano l’area, dove ogni giorno passano oltre tre milioni di barili di greggio. Di conseguenza, diversi Paesi occidentali hanno cercato di essere presenti nel piccolo Stato africano: gli Usa, la Francia, che nel Gibuti ha la più grande base militare l’oltremare, il Giappone, e ora anche l’Italia. “Dopo aver capito l’importanza strategica dell’area anche il nostro Paese ha dirottato alla piccola repubblica una parte rilevante dei fondi per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo. Ogni anno versiamo al Gibuti diversi milioni di euro”, ha spiegato una fonte riferita dal sito Linkiesta. Fonti istituzionali riferiscono che la base italiana sul Corno d’Africa aprirà a breve. Alla fornitura di materiale militare seguiranno altri pagamenti.


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NOTIZIE BREVI

ESTERI

Romania, proteste contro tagli anticrisi: scontri a Bucarest

Non si fermano gli scontri tra manifestanti e polizia a Bucarest. Nella notte nella capitale ci sono state violenze, danneggiamenti e roghi di edicole e cassonetti, molti feriti, decine di arresti. Nuove proteste anche a Cluj-Napoca, Timisoara e Iasi.

Da giovedì la popolazione rumena è scesa in piazza, sia nella capitale che nelle altre città del Paese, per chiedere le dimissioni del primo ministro Emil Boc e del presidente Traian Basescu, ritenuti responsabili del drastico abbassamento del livello di vita per le misure di risparmio adottate negli ultimi mesi.

Le proteste sono scoppiate quando il governo Boc, nell’ambito delle misure anti-crisi, ha annunciato un progetto per privatizzare il servizio sanitario nazionale. Venerdì il decreto è stato ritirato su richiesta del presidente Basescu, ma questo non ha calmato la piazza.

ITALIA

Tragedia all'isola del Giglio

In merito all'affondamento della nave da crociera di fronte all'isola del Giglio, le testimonianze di un rappresentate dei familiari delle vittime della moby prince di Livorno e del comitato no grandi navi di Venezia (da radio onda d'urto)

Tor Bella monaca, volantinaggio razzista contro l'ambulatorio di medicina solidale

PD, IDV e API dell'VIII municipio distribuiscono un pesantissimo volantino contro l'ambulatorio di medicina solidale di Tor bella monaca, ne parliamo con Mario del "Che".

Donna uccisa nel Napoletano: fermato marito

I carabinieri hanno fermato Salvatore Giuliano, di 33 anni, già noto alle forze dell'ordine, con l'accusa di aver picchiato fino a ucciderla, al termine di una lite, la moglie, Enza Cappuccio, di 33 anni. Ieri l'uomo, con l'aiuto di una sorella ed un amico, ora denunciati, aveva portato la donna, già cadavere, all'ospedale Cardarelli di Napoli, sostenendo di averla trovata morta al rientro in casa, a Marano, nel napoletano. Sabato sera, secondo la ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Giugliano, della tenenza di Marano e del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, Salvatore Giuliano, tornato a casa ubriaco, avrebbe avuto una lite con la donna. Poi l'ha picchiata fino a ucciderla. Successivamente avrebbe chiesto aiuto alla sorella e ad un amico per occultare il cadavere ma sarebbe stato notato dai vicini. Di qui la decisione di andare al Cardarelli sostenendo che la donna era stata trovata morta, forse in un tentativo di rapina. I militari ritengono che l'omicidio sia maturato in un ambiente di profondo degrado sociale. L'abitazione nella quale vivevano i due è un bilocale nel quale, secondo informazioni assunte dai carabinieri, vivevano anche una nipote e un'altra parente disabile. L'omicidio è stato compiuto sabato sera, il trasporto in ospedale domenica. Per i militari non è escluso che l'uomo abbia dormito la notte con accanto il cadavere della moglie.

«Rivolta al Cie in via Corelli. Incendiato un settore della struttura. Arrestati 27 stranieri La protesta dopo un controllo di routine della polizia Gli immigrati, tutti nordafricani, portati a San Vittore

(IMPORTANTE, LA FONTE è IL CORSERA)

Un incendio è stato appiccato, nel primo pomeriggio, nel Cie di via Corelli a Milano. La polizia ha arrestato 27 stranieri, tutti nordafricani. Non si registrano feriti. Secondo quanto riferito dalla questura, infatti, sarebbero stati proprio loro a causare l’incendio per ritorsione contro un controllo di routine eseguito, sempre stamani, intorno alle 13, dalla polizia.

Si tratta di ispezioni che vengono fatte nelle camerate per sequestrare coltelli o altri oggetti pericolosi, oltre a pile e bulloni che spesso gli stranieri ingoiano per essere ricoverati e uscire dal centro. Dopo il controllo, i nordafricani presenti nel settore E avrebbero dato in escandescenze e incendiando i materassi. Poi le fiamme si sono estese, rendendo inagibile tutto il settore, composto di cinque camerate. I vigili del fuoco hanno domato l’incendio e la polizia ha identificato i presunti responsabili, portandoli in questura.»


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gror120116 (last edited 2012-01-16 19:54:02 by anonymous)