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Sommario
In primo Piano
Internet: giustizia Usa blocca megaupload.com e megavideo.com
I popolarissimi siti internet megaupload.com e megavideo.com sono stati chiusi ieri sera su ordine del Dipartimento di giustizia americano. Sette persone sono state incriminate con l'accusa di aver illegalmente diffuso opere protette da copyright. Per protestare contro il blocco Anonymous ha preso di mira siti federali degli Usa e dell'industria cinematografica.
I gestori dei siti internet incriminati sono inoltre accusati di aver intascato 175 milioni di dollari di proventi da attività criminose e di aver causato mezzo miliardo di dollari di danni ai legittimi titolari dei copyright. Lo afferma una nota del Dipartimento di giustizia.
Le forze dell'ordine hanno anche eseguito ieri oltre 20 mandati di perquisizione negli Stati Uniti e in otto altri paesi (Nuova Zelanda, Hong Kong, Olanda, Gran Bretagna, Germania, Canada, Australia, Filippine). Sono inoltre stati sequestrati 50 milioni di dollari a Megaupload Limited e ad altre società affiliate. L'inchiesta, denominata "Mega Conspiracy", ha anche portato al sequestro di 18 nomi a dominio internet.
Grazie alle pubblicità presenti sui suoi siti, Megaupload Limited è riuscita a incassare 175 milioni di dollari. I differenti portali internet, afferma ancora il Dipartimento di giustizia, avrebbero contabilizzato in totale oltre un miliardo di visite. Circo 50 milioni sono le persone che ogni giorno si connettevano ai vari siti: ciò rappresentava ben il 4% del traffico totale di internet.
Dove finisce la libertà in rete e dove comincia? Di chi è la rete? Chi è autorizzato o autorizzata veramente a scambiare contenuti? E a quale costo? Queste le domande che ci sorgono ogni qual volta chiudono e perquisiscono server. Preoccupante è anche l'ampiezza dell'operazione condotta dalla polizia, che arriva proprio nei giorni in cui negli Stati Uniti si discute di due testi di legge sulla difesa del copyright e sulla pirateria informatica.
Editoriale
NOTIZIE BREVI
ESTERI
Malawi: migliaia di donne in piazza contro la violenza
Almeno duemila donne sono scese in piazza oggi a Blantyre, principale città del Malawi, per protestare contro le aggressioni a cui numerose ragazze sono state sottoposte perchè indossavano i pantaloni che, in alcuni casi, sono stati loro strappati con la forza. Ieri la polizia aveva riferito di aver arrestato quindici giovani che terrorizzavano le donne nella capitale Lilongwe, strappando loro pantaloni e short prima di derubarle. Nel Malawi, Paese molto conservatore, le donne per anni non hanno avuto il diritto di portare i pantaloni durante la dittatura di Kamuzu Banda. Il divieto è stato tolto solo nel 1994.
YEMEN: manifstazioni in tutto il paese contro Saleh
Decine di migliaia di persone sono scesi in piazza oggi per manifestare contro il disegno di legge che garantisce l'immunità al presidente uscente Ali Abdullah Saleh e ai suoi consiglieri. «Respingiamo il disegno di legge sull'immunità e i suoi emendamenti per Saleh e i suoi consulenti, come un obiettivo primario del nostro movimento di protesta per consegnare questi criminali alla giustizia e processarli per l'uccisione dei manifestanti». Simili manifestazioni si sono svolte in altre città, tra cui Taiz, Aden, Al-Bayda, Hajja, Al-Hodayda, Dhamar e Hadramout
fonte: agenzie del messaggero
E' morta Etta James
La cantante americana di jazz e soul Etta James è morta oggi a Los Angeles a 73 anni,era malata di leucemia. Nella sua lunga carriera ha pubblicato moltissimi album e la ricorederete per la famosa canzone At Last. Ricoverata a dicembre, era uscita dall'ospedale di Riverside il 6 gennaio per morire nella sua casa.
fonte: corriere della sera
ITALIA
Pisa, verità e giustizia per Karim
Quasi duecento persone, principalmente nordafricani, si sono radunate oggi alla stazione di Pisa e hanno sfilato in corteo chiedendo verità e giustizia per Karim, il giovane tunisino di 21 anni ucciso due giorni fa da un agente di polizia, nei pressi di Sarzana, dopo un lungo inseguimento in autostrada. Una notizia passata decisamente in sordina in questi giorni; stando alla ricostruzione delle forze dell'ordine, l'auto, con a bordo Karim ed altre tre persone, avrebbe forzato un posto di blocco ; dopodiché si sarebbe verificato un conflitto a fuoco durante il quale un agente avrebbe colpito Karim.
Una ricostruzione senza dubbio parziale, che lascia parecchie perplessità; per questo anche a Pisa si è svolta una mobilitazione sotto le parole d'ordine di verità e giustizia. Secondo i suoi familiari Karim stava scappando perché, in quanto clandestino, temeva la reclusione in un cie, e durante il suo tentativo di fuga è stato assassinato. Sarebbe quindi il drastico epilogo di una vita di precarietà e insicurezza, come quella che vive ogni giorno qualsiasi straniero sia segnato nel nostro paese dallo stigma della clandestinità, come la vita vissuta da tanti dei partecipanti al corteo di oggi, che probabilmente si sono immedesimati nella possibilità di fare la stessa fine di Karim.
Il corteo si è mosso per le principali vie della città, animato da una rabbia e un dolore evidenti; si è andato a concludere nella palazzina occupata di via la pergola, dove, in un'assemblea è stata decisa la partecipazione ad un altro momento di mobilitazione domani mattina a La Spezia.
ascolta corrispondenza con un attivista della comunità tunisina
Roma: presidio sotto il Ministero del lavoro dei e delle disocupati over 40
Un folto presidio ha animato questo pomeriggio l'ingresso del MInistero del lavoro. Donne e uomini aderenti all'associazione Disoccupati over 40, insieme a pensionate e pensionati non rappresentati da sindacati, si sono dati appuntamento, da diverse città d'Italia, per portare simbolicamente una lettera alla Ministra Fornero.
ascolta la corrispondenza
Prosegue la mobilitazione di lavoratori e lavoratrici della WAGON LITS
Da quasi due mesi, dal 24 novembre, occupano i tetti di una palazzina di Trenitalia in via Prenestina a Roma per protestare «contro i circa 880 licenziamenti avviati dalle Ferrovie dello Stato a seguito della decisione di investire nell'alta velocità. Sono i lavoratori delle aziende Servirail e Rsi (ex Wagon Lits). Molti di loro sono senza stipendio da circa 6 mesi . Linea decisa da parte dei lavoratori. «Non scenderemo - ha detto Roberto uno degli occupanti della palazzina - . Abbiamo professionalità ed esperienza ventennale, siamo un pezzo di storia di questo Paese. Chiediamo il ripristino del servizio, l'internalizzazione all'interno di Trenitalia o la ricollocazione in altre strutture
fonte: ilmessaggero
Firenze: presidio dei lavoratori e lavoratrici dell'Ataf contro le sanzioni disciplinari
Con lo slogan «Meglio lumaca che pecore» i lavoratori Ataf (azienda trasporti pubblici di firenze) hanno organizzato stamani un presidio davanti alla sede della società contro le contestazioni disciplinari nei confronti di alcuni autisti in occasione della protesta dei 'bus lumacà, svoltasi l'11 gennaio scorso in cui gli autobus viaggiavano a velocità ridotta per protesta nei confronti della privatizzazione di parte dell'azienda. I delegati della sicurezza di Ataf, spiega una nota, «hanno presentato un esposto alla direzione provinciale del lavoro ed alla medicina del lavoro, inerente la violazione dell'articolo 4 dello statuto dei lavoratori che vieta l'utilizzo di apparecchiature di controllo a distanza per fini sanzionatori». I lavoratori hanno poi annunciato un mese di mobilitazioni, con iniziative e volantinaggi, contro la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea del bando per la privatizzazione del ramo Tpl di Ataf. Le inziative culmineranno con una manifestazione il 21 febbraio in occasione della scadenza del bando
fonte: ilmessaggero
Sciopero dei lavoratori della Sigma-Tau a Pomezia
I lavoratori della Sigma Tau oggi hanno indetto un nuovo sciopero per protestare contro la cassa integrazione straordinaria prevista dall'azienda per 400 dipendenti, di cui 200 dello stabilimento di Pomezia. Il rischio è che al termine del periodo della cassa integrazione straordinaria si proceda alla dismissione dell'azienda farmaceutica. Chiedono che si riapra con urgenza il tavolo fra Istituzioni, parti sociali e vertici della Sigma Tau per l'elaborazione di un piano di rilancio dell'azienda e per la salvaguardia dei posti di lavoro.
fonte:ilmessaggero
NAPOLI: contestazioni a Ichino da parte di studenti e precari
Oggi pomeriggio presso la sede centrale dell'Università Federico II di Napoli in Corso Umberto I, il senatore Pietro Ichino, tra i promotori della riforma del mercato del lavoro, è stato contestato da un gruppo di cinquanta persone tra studenti dei collettivi dell'Università Federico II e precari della Rete Reclaim. Il senatore stava presentando il suo libro 'Il Coraggio delle scelte . Gli studenti ed i precari hanno fatto irruzione nell'aula dove si svolgeva la presentazione del libro interrompendo i lavori ed esponendo uno striscione con la scritta «Diritti e precarietà non pagheranno la crisi» e intonando slogan contro la precarietà . «La proposta Ichino sulla riforma del mercato del lavoro - spiega Eleonora de Majo della Rete Reclaim - prevede questioni come il contratto prevalente con la flessibilità in uscita che non fanno altro che strutturare la precarietà del lavoro come permanente e la sottrazione dei diritti conquistati in decenni come condizione assoluta. Inoltre la proposta prevede 3 anni di apprendistato che significheranno la perdita del lavoro dopo 3 anni di sfruttamento da parte delle imprese». Gli studenti hanno contestato a Ichino anche «di essere stato tra i firmatari di un'interrogazione in Senato che chiede l'aumento delle tasse universitarie adeguandole a quelle inglesi».
fonte:ilmessaggero
Inter-Genoa: tifoso genoano fermato da polizia in ospedale in grave condizioni. Versioni contrastanti
Un tifoso genoano fermato ieri sera prima della partita Inter-Genoa è ricoverato nel reparto di Neurorianimazione del Policlinico di Milano in stato di incoscenza ed è intubato. Fermato dalla polizia e trasportato in una unità mobile, riferisce la questura di Milano, avrebbe dato in escandescenze e aggredito un agente. Nella colluttazione i due sarebbero caduti e il giovane – Massimo Moro di 38 anni – avrebbe avuto la peggio, sbattendo la testa. Gli amici del tifoso hanno manifestato già da ieri diversi dubbi, raccontando di aver visto il fermo di Moro, ma di essere entrati allo stadio senza preoccupazioni. Ora avanzano un pesnate dubbio sulla possibilità che il loro amico sia stato pestato dagli agenti. la Questura di Milano smentisce e questa mattina riferirà maggiori dettagli sull’accaduto. I medici del Policlinico hanno definito la situazione del paziente come grave, ma non in pericolo di vita.
Siparietto
Gr 13:00
In primo Piano
NOTIZIE BREVI
ESTERI
Internet: giustizia Usa blocca megaupload.com e megavideo.com
I popolarissimi siti internet megaupload.com e megavideo.com - che permettevano, anche in Svizzera, di visionare e scaricare film - sono stati chiusi ieri sera su ordine del Dipartimento di giustizia americano. Sette persone sono state incriminate con l'accusa di aver illegalmente diffuso opere protette da copyright. Per protestare contro il blocco un gruppo di hacker ha preso di mira siti federali degli Usa e dell'industria cinematografica.
I gestori dei siti internet incriminati sono inoltre accusati di aver intascato 175 milioni di dollari di proventi da attività criminose e di aver causato mezzo miliardo di dollari di danni ai legittimi titolari dei copyright. Lo afferma una nota del Dipartimento di giustizia.
Sette persone e due società - la Megaupload Limited e la Vestor Limited - sono state incriminate da un grand giurì nel Distretto orientale della Virginia il 5 gennaio 2012, con l'accusa di associazione a delinquere, violazione di copyright e riciclaggio di denaro. I responsabili rischiano una pena massima di 60 anni di carcere.
I due principali accusati sono Kim Dotcom - conosciuto anche come Kim Schmitz e Kim Tim Jim Vestor, residente a Hong Kong e in Nuova Zelanda, fondatore di Megaupload Limited e direttore nonché unico azionista di Vestor Limited - e Mathias Ortmann. I due, assieme ad altre due persone, sono stati arrestati ieri a Auckland, in Nuova Zelanda. Nell'atto d'accusa vengono citate altre persone, tutte di nazionalità e residenza europea.
Le forze dell'ordine hanno anche eseguito ieri oltre 20 mandati di perquisizione negli Stati Uniti e in otto altri paesi (Nuova Zelanda, Hong Kong, Olanda, Gran Bretagna, Germania, Canada, Australia, Filippine). Sono inoltre stati sequestrati 50 milioni di dollari a Megaupload Limited e ad altre società affiliate. L'inchiesta, denominata "Mega Conspiracy", ha anche portato al sequestro di 18 nomi a dominio internet.
Secondo l'accusa, i responsabili dei siti hanno violato la legge per oltre cinque anni distribuendo illegalmente su vasta scala opere protette da copyright, compresi film - spesso prima della loro uscita in sala - musica, programmi televisivi, libri elettronici e software di intrattenimento.
Grazie alle pubblicità presenti sui suoi siti, Megaupload Limited è riuscita a incassare illecitamente 175 milioni di dollari. I differenti portali internet, afferma ancora il Dipartimento di giustizia, avrebbero contabilizzato in totale oltre un miliardo di visite. Circo 50 milioni sono le persone che ogni giorno si connettevano ai vari siti: ciò rappresentava ben il 4% del traffico totale di internet.
Per protestare contro la chiusura di Megaupload, il famoso gruppo internazionale di hacker Anonymous ha scagliato un'offensiva su larga scala contro alcuni siti dell'amministrazione federale americana e di altre associazioni statunitensi. Sono in particolare stati presi di mira, bloccandoli, i portali del Dipartimento di giustizia, della Motion picture association of America e della Recording industry association of America, le associazioni dell'industria cinematografica e discografica.
LEGGE ANTI-TERRORISMO, CONDANNATI POLITICI E GIORNALISTI
Un tribunale di Addis Abeba ha condannato per “cospirazione” e “sostegno al terrorismo” cinque sospettati, di cui tre giornalisti e due politici di opposizione, giudicati in base alla controversa legge anti-terrorismo in vigore in Etiopia. Il portavoce dell’esecutivo Shimeles Kemal, che ha reso nota la sentenza, ha precisato che i cinque sono stati giudicati colpevoli per aver pianificato attacchi contro infrastrutture per le comunicazione l’energia elettrica.
Reeyot Alemu, giornalista del quotidiano indipendente Fetah ed ex membro di opposizione, Elias Kifle, direttore del sito internet di opposizione ‘Ethiopian review’ basato degli Stati Uniti e processato in contumacia e Wubshet Taye vice-direttore del noto settimanale Awramba Times rischiano la pena di morte. Il 26 gennaio la corte renderà nota la condanna.
Colpevoli per gli stessi capi di imputazione anche Bekele Gerba e Olbana Lelisa, politici Oromo di opposizione che nei mesi scorsi avevano criticato il primo ministro Meles Zenawi e denunciato il trasferimento da parte del governo di miliardi di dollari destinati agli aiuti alle popolazioni piagate dalla siccità e utilizzati invece per reprimere il dissenso interno.
“Quella messa in atto dal governo, con l’ausilio dei tribunali è una caccia alle streghe” ha commentato in una nota l’organismo Human Rights Watch, denunciando l’uso “distorto” di una legge anti-terrorismo concepita per schiacciare ogni forma di dissenso.
ITALIA
Sicilia, movimento dei Forconi: quinta giornata di blocco
Per il quinto giorno consecutivo continua in Sicilia la protesta del movimento dei Forconi, uniti in una cordata denominata Forza d’urto, composta da autotrasportatori, agricoltori e pescatori.
Bloccati con presidi i punti nevralgici di varie province. Stop al passaggio di tir e camion. Benzinai chiusi nelle grandi città perché rimasti senza carburante. I supermercati hanno ormai poche derrate e l’acqua minerale è ormai rarissima. Poche le auto in circolazione.
L’isola è bloccata. Le cinque giornate siciliane hanno avuto l’effetto sperato. Oggi scenderanno in piazza, in massa, anche gli studenti di varie città che comunque fin da subito hanno espresso solidarietà e appoggio al movimento.
Inter-Genoa: tifoso genoano fermato da polizia in ospedale in grave condizioni. Versioni contrastanti
Un tifoso genoano fermato ieri sera prima della partita Inter-Genoa è ricoverato nel reparto di Neurorianimazione del Policlinico di Milano in stato di incoscenza ed è intubato. Fermato dalla polizia e trasportato in una unità mobile, riferisce la questura di Milano, avrebbe dato in escandescenze e aggredito un agente. Nella colluttazione i due sarebbero caduti e il giovane – Massimo Moro di 38 anni – avrebbe avuto la peggio, sbattendo la testa. Gli amici del tifoso hanno manifestato già da ieri diversi dubbi, raccontando di aver visto il fermo di Moro, ma di essere entrati allo stadio senza preoccupazioni. Ora avanzano un pesnate dubbio sulla possibilità che il loro amico sia stato pestato dagli agenti. la Questura di Milano smentisce e questa mattina riferirà maggiori dettagli sull’accaduto. I medici del Policlinico hanno definito la situazione del paziente come grave, ma non in pericolo di vita.
Pisa, verità e giustizia per Karim
Quasi duecento persone, principalmente nordafricani, si sono radunati oggi alla stazione di Pisa e hanno sfilato in corteo chiedendo verità e giustizia per Karim, il giovane tunisino di 21 anni ucciso due giorni fa da un agente di polizia, nei pressi di Sarzana, dopo un lungo inseguimento in autostrada. Una notizia passata decisamente in sordina in questi giorni; stando alla ricostruzione delle forze dell'ordine, l'auto, con a bordo Karim ed altre tre persone, avrebbe forzato un posto di blocco e costretto le forze dell'ordine ad un inseguimento di 12 chilometri (durante il quale dall'auto sarebbe stato lanciato un panetto di eroina); dopodiché si sarebbe verificato un conflitto a fuoco durante cui un agente avrebbe colpito Karim, per difendersi dai colpi che venivano esplosi dai fuggitivi.
Una ricostruzione senza dubbio parziale, che lascia parecchie perplessità; per questo anche a Pisa si è svolta una mobilitazione sotto le parole d'ordine di verità e giustizia. Secondo i suoi familiari Karim stava scappando perché, in quanto clandestino, temeva la reclusione in un cie, e durante il suo tentativo di fuga è stato assassinato. Sarebbe quindi il drastico epilogo di una vita di precarietà e insicurezza, come quella che vive ogni giorno qualsiasi straniero sia segnato nel nostro paese dallo stigma della clandestinità, come la vita vissuta da tanti dei partecipanti al corteo di oggi, che probabilmente si sono immedesimati nella possibilità di fare la stessa fine di Karim.
Il corteo si è mosso per le principali vie della città, animato da una rabbia e un dolore evidenti; si è andato a concludere nella palazzina occupata di via la pergola, dove, in un'assemblea è stata decisa la partecipazione ad un altro momento di mobilitazione domani mattina a La Spezia.
Siparietto
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