Gr 19:30
Sommario
C'è la neve ma non rallegratevi, non è Natale
Brescia: archiviato caso della morte Saydou Gadiaga nella "cella di sicurezza" della caserma
Egitto: dagli stati alla piazza, andata e ritorno
Grecia: ancora più bassi gli stipendi nel 2012
Protesta Servirail, Stanislao sale sulla torre
Donne: il 40 percento lascia il lavoro per la famiglia
Scuole chiuse a Roma ma la comunicazione dal comune non arriva agli istituti
In primo Piano
Brescia: archiviato caso della morte Saydou Gadiaga nella "cella di sicurezza" della caserma
La sua storia aveva fatto il giro di tg e notiziari radio, anche grazie al lavoro fatto da compagne e compagni a Brescia. Saidou Gadiaga, 37 anni, era stato lasciato morire nella cella di sicurezza dei carabinieri di Piazza Tebaldo Brusato a Brescia il 12 dicembre 2010. E' morto a causa di un attacco d’asma non soccorso in tempo. Oggi, il giudice per le indagini preliminari Cesare Bonamartini ha disposto l’archiviazione del caso.
Saidou era stato trattenuto perchè non in regola con il permesso di soggiorno. Un falso reato, smontato poco dopo dalla Corte di Giustizia europea. L’associazione Diritti per tutti, sostenendo la famiglia dell’uomo, aveva fatto ricorso contro la cancellazione dell’inchiesta per la morte dell'uomo, e diverse sono state le manifestazioni a sostegno di Gadiaga, conosciuto dagli amici come El Haji, affinché il fascicolo sulla morte di Saidou non venisse “seppellito in un armadio”. Sarebbero infatti diversi i “punti oscuri” sulla morte di Saidou, tra cui anche la testimonianza di un cittadino bielorusso, detenuto in una cella accanto a quella di Saidou, che avrebbe sentito il senegalese lamentarsi e chiedere aiuto per almeno una quindicina di minuti prima di morire. Testimonianza che però il pm Piantoni, titolare del fascicolo aveva ritenuto “imprecisa”. Altri dubbi riguardavano poi gli orari riferiti dai carabinieri sui soccorsi all’uomo colto da malore, ma per il pm che ha condotto le indagini militari hanno agito in buonafede.
ascoltiamo la corrispondenza di radiondadurto con Umberto dell'associazione diritti per tutti
Editoriale
C'è la neve ma non rallegratevi, non è Natale
Nel giorno in cui la Cgil si scaglia contro Monti per le dichiarazioni sul posto fisso, un privilegio da scalfire, ancora una volta si parla di lavoro senza interpellare i diretti interessati, lavoratori e non. L'Italia si scopre un po'più arretrata, con diverse città incapaci di far fronte ad una giornata di neve. E se a Roma si è creato il panico scuole, peggio è andata nel laborioso nord ovest, dove a Como i profughi ospitati nei centri di accoglienza sono stati messi a spalare la neve - gratis- in segno di riconoscenza per l'ospitalità. Attenzione, perché una vlta sciolta la neve, si torna a vedere quello che c'è sotto. Sotto, c'è violenza delle celle di sicurezza delle caserme, come quella dove è morto, un anno fa, Saidou Gadiaga. Ci sono i dati sul ritorno a casa delle donne; i treni notte che spariscono lasciando a casa più di 800 persone.
NOTIZIE BREVI
ESTERI
Egitto: dagli stati alla piazza, andata e ritorno
Internet va a rilento e le comunicazioni telefoniche sono improbabili al Cairo dopo una notte di scontri innescati dalla strage dello stadio di Port Said: fonti di stampa riferiscono di un bilancio di almeno due vittime e centinaia di feriti.
Ieri sera e questa nottei manifestanti hanno assediato il Ministero degli Interni a il Cairo e scontri ci sono stati anche a Suez. Stando all’agenzia di stampa nazionale “Mena”, al Cairo si contano almeno 388 feriti, in molti casi intossicati dai gas lacrimogeni o colpiti da pietre. A perdere la vita sono stati invece due giovani di Suez, coinvolti in quello che alcune fonti di stampa hanno presentato come un assalto a un commissariato di polizia.
Tutto sembra essere ricominciato dal tragico epilogo di una partita di calcio. I 71 morti (74 secondo altre fonti) degli incidenti seguiti al match giocato due giorni fa a Port Said tra la squadra locale del Masry e i cairoti dell’Ahly, hanno spinto ieri per sharia Mohamed Mahmoud, la strada del Cairo dove si trova il ministero degli Interni, migliaia di giovani che si sono scontrati con la polizia.
In testa al corteo, davanti ai manganelli e agli scudi dei poliziotti c’erano gli ultras dell’Ahly e dello Zamalek, le due principali squadre del Cairo, ma l’aspetto sportivo si è fermato qua. Perché i tifosi, tutti molto giovani, sembrano essere gli stessi che hanno animato le piazze egiziane in questi mesi. I cori erano rivolti proprio contro il primo ministro al-Ganzouri, contro ciò che rappresenta, contro – è stato sostenuto – la presa in ostaggio della rivoluzione da parte dei militari. Così, mentre l’inchiesta per appurare responsabilità va avanti, resta da chiarire secondo la tesi sostenuta dai manifestanti perché mai i poliziotti a Port Said non siano intervenuti e abbiano anzi favorito gli incidenti. Una tesi sostenuta da video e immagini che nel frattempo hanno cominciato a inondare la rete e la cui conclusione coincide con quanto dichiarato da diversi partiti politici, seppur di minoranza, e da movimenti della società civile: creare instabilità per mantenersi al potere e giustificare la guida della fase di transizione; questo, in sostanza, starebbero cercando di fare i generali. Nel pomeriggio di oggi le mafestazioni sono proseguite ancora sia a Il Cairo che a Suez. Secondo fonti mediche citate da giornalisti, i due manifestanti sono morti nel pomeriggio per asfissia da gas lacrimogeni a Il Cairo. Stamattina un uomo è stato ucciso da un colpo d'arma da fuoco, si tratta di uno scultore Ali Hassan Ali Makhlouf, di 32 anni. (ansa)
Anche stasera potrebbero riprendere le mobilitazioni, come annunciato ieri dai manifestanti che attendono la fine dela preghiera del venerdì.
Grecia: ancora più bassi gli stipendi nel 2012
Gli stipendi dei lavoratori greci perderanno quest’anno circa il 7,6% in valore reale. Lo ha detto il ministro del lavoro Yorgos Kutrumani, sulla base dei dati che indicano un taglio complessivo dal 2009 al 2011 di quasi un terzo (da 36 miliardi di euro del 2009 ai 26 miliardi del 2011). Il che significa una perdita secca di 4,2 miliardi di euro in versamenti previdenziali. Se, come sembra certo, verranno accolte le richieste della troika per l’abolizione del salario minimo contrattuale, della 13 e 14 la situazione non potrà che peggiorare. Il taglio incide sui salari ma non sui prezzi che, secondo una recente indagine risultano essere invece vertiginosamente aumentati negli ultimi mesi mettendo a dura prova la sopravvivenza delle famiglie. Il Ministero dello Sviluppo ha comunicato che, in base ad una ricerca campione su 70 prodotti venduti nelle grandi catene di supermercati di Grecia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Bulgaria, Italia, e Spagna i prezzi in Grecia in media risultano al quarto posto, ma alcuni prodotti sono venduti fino al doppio del prezzo medio.
E intanto un gruppo di hacker, collegato al gruppo Anonymous, ha violato il sito del Ministero della Giustizia greco. Nel video-messaggio, un uomo vestito come il protagonista del film di James McTeigue «V per vendetta», legge un comunicato in cui denuncia le condizioni «inaccettabili in cui si trova la nazione». «Avete ucciso l'elemento più sacro prodotto dalla nostra terra, la democrazia» ha continuato. L'uomo inoltre fa riferimento all'accordo anti-contraffazione ACTA e chiede al governo greco di uscire da tale accordo entro due settimane. fonte Ansa
ITALIA
Protesta Servirail, Stanislao sale sulla torre
Un nuovo licenziato di Servirail è salito sulla torre faro della Stazione centrale di Milano. Si tratta di Stanislao Focarelli, 37 anni di Paola, Reggio Calabria. Il ragazzo lavorava da sette anni all’ex Wagon Lits e da ieri sera ha deciso di andare a vivere sul traliccio ferroviario per protestare contro l’abolizione dei treni notte e il licenziamento, avvenuto lo scorso 11 dicembre, di oltre 800 lavoratori italiani incaricati dell’accompagnamento notturno. Focarelli ha raggiunto Oliviero Cassini, che da oltre due mesi vive sulla torre. Quest’ultimo era rimasto solo dopo l’abbandono di Giuseppe Gison e Carmine Rotatore, scesi dopo oltre quaranta giorni di protesta.
«Ho scelto di salire anche io perché credo che il presidio sulla torre debba continuare anche se in molti ci hanno suggerito di cambiare strategia di protesta», ha detto Focarelli raggiunto al telefono da E-ilmensile.
Due giorni fa nello snodo milanese si è tenuta una riunione di vertice di Trenitalia alla quale era presente anche l’ad Mauro Moretti. All’ordine del giorno c’era anche la situazione dei lavoratori, ma alla fine del vertice nessuna novita di rilievo è stata comunicata ai 152 licenziati da Servirail.
Donne: il 40 percento lascia il lavoro per la famiglia
Uno studio dell’Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori), presentato durante gli Stati Generali sul Lavoro delle Donne organizzato dal Cnel e condotto su un campione di donne italiane di età compresa fra i 25 e i 45 anni ha fatto emergere un dato significativo e cioè che il 40 percento delle donne che decidono di abbandonare il lavoro lo fa per seguire la crescita dei figli e in generale la famiglia. Gli uomini che decidono di lasciare il lavoro per la famiglia sono invece solo i 3 percento. Secondo i dati emersi dal rapporto nel 2011 l’occupazione femminile ha perso ulteriori 45 mila posti di lavoro.
“Il sistema italiano non fornisce servizio alla famiglia, di conseguenza le donne non entrano nel mercato del lavoro o ne escono dopo il primo figlio o per assistere parenti anziani” sostiene il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro). Un altro dato interessante: tra le donne in età compresa fra i 25 e i 45 anni l’occupazione passa da 63 percento al 50. C’è dell’altro. Un gran numero di donne lavoratrici dichiara di aver dovuto abbandonare l’attività lavorativa “per cause non volontarie”. Ben il 17 percento per la scadenza contrattuale, poco meno del 16 per licenziamento o chiusura dell’azienda. Non solo. La ricerca dice che in Italia le donne lavorano più degli uomini, almeno 45 minuti in più.
Scuole chiuse a Roma ma la comunicazione dal comune non arriva agli istituti
Ieri il Sindaco Alemanno aveva dichiarato che le scuole sarebbero rimaste aperte ma che la didatica sarebbe stata interrotta. Una ordinanza alquanto ambigua che non è mai stata notificata ai diversi istituti scolastici della capitale, mettendo in difficoltà alunni, genitori e personale docente e non, come sottolinea anche una nostra redattrice, insegnante in uno dei plessi scolastici di Roma.
ascolta la corrispondenza
Gr 13:00
In primo Piano
NOTIZIE BREVI
ESTERI
DAL CAIRO A SUEZ, ALTA TENSIONE DOPO GLI SCONTRI
Internet va a rilento e le comunicazioni telefoniche sono improbabili al Cairo dopo una notte di scontri innescati dalla strage dello stadio di Port Said: fonti di stampa riferiscono di un bilancio di almeno due vittime e centinaia di feriti.
“Navigare in rete è un’impresa, dice un testimone – e molti cellulari non funzionano: la tensione è alta, ma per capire cosa può succedere bisogna aspettare la fine delle preghiere del venerdì”.
Ieri sera e questa notte le violenze più gravi si sono verificate nel centro del Cairo, nei pressi della sede del ministero degli Interni, e nella città settentrionale di Suez. Stando all’agenzia di stampa nazionale “Mena”, scontri tra poliziotti e dimostranti che cercavano di raggiungere il ministero hanno provocato almeno 388 feriti, in molti casi intossicati dai gas lacrimogeni o colpiti da pietre. A perdere la vita sono stati invece due giovani di Suez, coinvolti in quello che alcune fonti di stampa hanno presentato come un assalto a un commissariato di polizia.
A riaccendere la piazza, un anno dopo la rivoluzione che ha messo fine del regno trentennale del presidente Hosni Mubarak, è stata l’uccisione di 74 persone dopo un’invasione di campo al termine della partita di campionato Al Masry-Al Ahly. In molti, non soltanto i giovani protagonisti della rivoluzione ma anche dirigenti del partito politico dei Fratelli musulmani che ha ottenuto la maggioranza relativa alle recenti elezioni legislative, hanno sostenuto che dietro la strage ci sia la mano della giunta militare al potere dalla caduta di Mubarak o di “nostalgici” del vecchio regime.
Libia, scontri a fuoco a Tripoli tra milizie rivali
Gruppi di milizie rivali hanno ingaggiato una violenta battaglia nella capitale della Libia, secondo quanto hanno riferito fonti ufficiali. I testimoni hanno raccontato di aver udito colpi di arma da fuoco e pennacchi di fumo venire dal distretto conosciuto come Tariq Al Shat, nel centro di Tripoli. Un reporter della Bbc, giunto sul posto successivamente, ha detto che gli scontri erano cessati.
Il conflitto a fuoco è avvenuto tra miliziani della città di Misurata e un gruppo di Zintan. Lo ha riferito un funzionario del ministero degli Interni all’agenzia di stampa Reuters, precisando tuttavia che le autorità non sono a conoscenza dei motivi della contesa.
I due gruppi combatterono lo scorso anno fianco a fianco per deporre il dittatore Muammar Gheddafi. Alcune milizie provenienti da luoghi esterni alla capitale hanno stabilito ora le loro basi a Tripoli e sono regolarmente in conflitto per il controllo di parti della città, forti di un governo di transizione che fa ancora fatica ad affermare la propria autorità nel Paese. Gli ultimi scontri avevano avuto luogo vicino alla costa.
ITALIA
Italia, i ‘Forconi’: ”Da lunedì niente benzina fuori dalla Sicilia”
Lo stato maggiore del Movimento dei Forconi, riunitosi ieri sera alle Ciminiere di Catania, ha deciso di riprendere dalla prossima settimana le proteste contro contro il governo Monti raggiungere è l’applicazione dello Statuto Siciliano che prevede la defiscalizzazione della benzina.
“Niente nuovi blocchi stradali, ma la protesta riprende da lunedì con sit-in davanti le raffinerie – ha annunciato Mariano Ferro, leader di Forza D’ Urto – per impedire le esportazioni di carburante fuori dai confini dell’isola. Andremo, inoltre, davanti le sedi dell’Agenzia delle entrate e della Serit”, l’ente di riscossione regionale.
I pescatori, invece, si recheranno direttamente a Roma per far sentire le loro ragioni. “I marittimi di tutta Italia si ritroveranno nella capitale il prossimo 7 febbraio per far sentire la loro voce”, ha affermato Fabio Micalizzi, rappresentante dei pescatori. “Se c’è una cosa positiva in questo momento così critico è che la nostra categoria ha ritrovato una unità che mancava da anni”.
MANIFESTAZIONE ACQUA A ROMA
QUI IL COMUNICATO
NUMERI AL SOLITO
Anche a Roma parte la campagna di Obbedienza Civile
3 Febbraio ore 10.00 Piazzale Ostiense
Togliere il profitto per rispettare la democrazia! Con i referendum del giugno scorso abbiamo cancellato il profitto dalla gestione dell'acqua, ma le istituzioni e i gestori non stanno rispettando la volonta' popolare. Il referendum ha sancito un principio chiaro: nella gestione dell’acqua non ci devono essere profitti! E la risposta dei cittadini (95,8% a favore della cancellazione del profitto) non lascia alcun dubbio sull’opinione, praticamente unanime, del popolo italiano. Oggi, a distanza di 6 mesi, in tutto il territorio nazionale, nessun gestore ha applicato la normativa, in vigore dal 21 luglio 2011, diminuendo le tariffe del servizio idrico. In altre parole tutti i gestori del servizio idrico italiano hanno finora ignorato con pretestuose argomentazioni l’esito referendario.
Questo non può essere accettato!
Visto quindi che le istituzioni non stanno rispettando la volontà popolare, lo facciamo noi eliminando la “remunerazione del capitale investito” che, ricordiamo, è pari al 7% del capitale investito ma incide sulle nostre bollette per una percentuale che oscilla, a seconda del gestore, fra il 10% e il 20%.
Per questo sta partendo in tutta Italia la campagna di obbedienza civile: ovvero il rispetto della volontà popolare attraverso l'eliminazione del profitto dalle bollette.
La campagna di “obbedienza civile” consiste nel reclamare al gestore il rimborso delle quote di profitto già pagate dal 21 luglio 2011 in poi ed eliminare la medesima quota (la “remunerazione del capitale investito”) nei pagamenti delle prossime bollette.
Il prossimo 3 febbraio a Roma ci ritroveremo davanti ad ACEA a partire dalle ore 10 per lanciare ufficialmente la campagna anche nella nostra città e per consegnare i primi reclami firmati dai cittadini.
Già numerosi sportelli sono stati aperti nei municipi e altri apriranno nelle prossime settimane, perchè lo scopo principale della campagna di “obbedienza civile” è quello di ottenere l’applicazione del risultato referendario attraverso la mobilitazione attiva di centinaia di migliaia di cittadini: ci proponiamo di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa ai diktat dei poteri forti di turno. La campagna è gia partita in tutta Italia!
Perciò chiediamo a tutti i cittadini utenti del servizio idrico, alle associazioni, ai movimenti, ai comitati presenti sul territorio di Roma e del Lazio di aderire alla campagna di “obbedienza civile" e di attivarsi ancora una volta in difesa dell'acqua e della democrazia.
Unisciti anche tu!
Fuori l’acqua dal mercato fuori i profitti dall'acqua
Roma 3 febbraio ore 10 Piazzale Ostiense (Metro B Piramide)
Le lotte in difesa dell’acqua pubblica non sono solo un affare italiano. A chilometri di distanza, in Perù, prosegue la marcia nazionale in difesa dell’acqua lanciata dai movimenti sociali e dalle comunità indigene contro un mega-progetto minerario a Cajamarca nel nord del Paese. I manifestanti puntano ad arrivare a Lima il prossimo 9 febbraio. Obiettivo: contrastare un megaprogetto minerario della multinazionale nordamericana Newmont che sta provocando gravi ricadute sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni.
Protesta Servirail, Stanislao sale sulla torre
Un nuovo licenziato di Servirail è salito sulla torre faro della Stazione centrale di Milano. Si tratta di Stanislao Focarelli, 37 anni di Paola, Reggio Calabria. Il ragazzo lavorava da sette anni all’ex Wagon Lits e da ieri sera ha deciso di andare a vivere sul traliccio ferroviario per protestare contro l’abolizione dei treni notte e il licenziamento, avvenuto lo scorso 11 dicembre, di oltre 800 lavoratori italiani incaricati dell’accompagnamento notturno. Focarelli ha raggiunto Oliviero Cassini, che da oltre due mesi vive sulla torre. Quest’ultimo era rimasto solo dopo l’abbandono di Giuseppe Gison e Carmine Rotatore, scesi dopo oltre quaranta giorni di protesta.
«Ho scelto di salire anche io perché credo che il presidio sulla torre debba continuare anche se in molti ci hanno suggerito di cambiare strategia di protesta», ha detto Focarelli raggiunto al telefono da E-ilmensile.
Due giorni fa nello snodo milanese si è tenuta una riunione di vertice di Trenitalia alla quale era presente anche l’ad Mauro Moretti. All’ordine del giorno c’era anche la situazione dei lavoratori, ma alla fine del vertice nessuna novita di rilievo è stata comunicata ai 152 licenziati da Servirail.
Donne: il 40 percento lascia il lavoro per la famiglia
Uno studio dell’Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori), presentato durante gli Stati Generali sul Lavoro delle Donne organizzato dal Cnel e condotto su un campione di donne italiane di età compresa fra i 25 e i 45 anni ha fatto emergere un dato significativo e cioè che il 40 percento delle donne che decidono di abbandonare il lavoro lo fa per seguire la crescita dei figli e in generale la famiglia. Gli uomini che decidono di lasciare il lavoro per la famiglia sono invece solo i 3 percento.
Inoltre, il rapporto sottolinea che nel 2011 l’occupazione femminile ha perso ulteriori 45 mila posti di lavoro, nonostante il mercato abbia fatto segnare un piccolo recupero rispetto agli anni precedenti.
“Il sistema italiano non fornisce servizio alla famiglia, di conseguenza le donne non entrano nel mercato del lavoro o ne escono dopo il primo figlio o per assistere parenti anziani” sostiene il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro).
Un altro dato interessante: tra le donne in età compresa fra i 25 e i 45 anni l’occupazione passa da 63 percento al 50.
C’è dell’altro. Un gran numero di donne lavoratrici dichiara di aver dovuto abbandonare l’attività lavorativa “per cause non volontarie”. Ben il 17 percento per la scadenza contrattuale, poco meno del 16 per licenziamento o chiusura dell’azienda.
Non solo. La ricerca dice che in Italia le donne lavorano più degli uomini, almeno 75 minuti in più.
Dall’Isfol il responsabile del servizio statistico Marco Centra, ha fatto sapere che “in media la giornata lavorativa femminile è più lunga di 45 minuti e il tempo dedicato al sonno è 10 munti inferiore rispetto agli uomini”.
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