GR 19.30

SOMMARIO

ITALIA

ROMA: CORTEO A 35 ANNI DALL'ASSASSINIO DI VALERIO VERBANO

GENOVA: MANIFESTAZIONE NO TAV, DENUNCE PER PROTESTA NON AUTORIZZATA

Roma: Pestarono due diciottenni, indagati due agenti di polizia

FARNESINA: RICHIAMO UFFICIALE, MARIO VATTANI NON È PIÙ CONSOLE A OSAKA

ESTERI

SARA’ LIBERATO AD APRILE IL PALESTINESE KHAFER ADNAN

AFGHANISTAN: CHIUSA L'AMBASCIATA AMERICANA DOPO LE VIOLENTE PROTESTE DELLA POPOLAZIONE

Afghanistan, elicottero Nato colpisce scuola: 9 bambine ferite

SIRIA: ATTIVISTI, OLTRE 7.600 MORTI DA MARZO 2011

SENEGAL: PROSEGUONO LE MANIFESTAZIONI CONTRO IL PRESIDENTE WADE, FERITO ANCHE YOUSSU 'NDOUR

ITALIA

ROMA: CORTEO A 35 ANNI DALL'ASSASSINIO DI VALERIO VERBANO

Il 22 febbraio del 1980 veniva assassinato in casa sua da un commando neofascista il giovanissimo militante di Autonomia operaia. Il 19enne indagava sui rapporti tra neofascisti e istituzioni Per ricordare Valerio si è tenuto oggi un corteo a via Monte Bianco a partire dalle 17 e poi dalle 22 si terrà una festa all'università la Sapienza, mentre sabato prossima verrà affissa una targa per ricordarlo nell'aula magna del suo liceo, lo scientifico Archimede a via Vaglia, con su scritto "alla memoria di Valerio Verbano studente antifascista del liceo Archimede assassinato per la sua lotta per un mondo di libertà e giustizia sociale. "E' molto importante per noi questa targa, è un riconoscimento alla memoria di Valerio che finalmente dopo 32 anni otteniamo, e poi sappiamo che Carla ci ha sempre tenuto particolarmente".

LA STORIA - Un omicidio brutale quello di Valerio, tre persone si fanno aprire con una scusa dalla madre Carla, che poi legano assieme al marito Sandro sul letto aspettando il ritorno in casa del figlio dicono, ai genitori terrorizzati, "per parlargli", ma quando Valerio rincasa nasce una colluttazione e viene colpito da un colpo di pistola alla schiena: morirà durante il trasporto in ospedale.

Dopo l'assassinio fioccano le rivendicazioni, prima una fantomatico "Gruppo proletario organizzato armato", poi alle 21,00 arriva la rivendicazione dei Nar, il gruppo armato di Mambro e Fioravanti che però si dichiararono sempre estranei all'omicidio. Alla fine le indagini, "azzoppate" da misteriose sparizioni a cominciare da quella del "dossier" preparato da Verbano e dalla distruzione incomprensibile del passamontagna di uno degli assassini, finiranno in un nulla di fatto.

LA RIAPERTURA DEL CASO - Nel febbraio del 2011 poi la svolta con l'annuncio della riapertura del caso da parte di Pietro Saviotti, scomparso da pochi mesi, e dei Ros dei carabinieri: prima si parla dell'iscrizione nel registro degli indagati di due ex militanti di estrema destra, poi di cinque, in ottobre esce fuori anche il dna di uno degli assassini. Gli inquirenti hanno interrogato ex militanti di destra e di sinistra del quadrante nord-est di Roma, perché ritengono che l'omicidio di Valerio Verbano maturi proprio negli ambienti neofascisti di questo quadrante di Roma, ma per ora le indagini non sono approdate a nulla nonostante il clamore mediatico.

LA MAMMA CARLA - Chi non ha mai smesso di cercare la verità sulla morte di suo figlio è Carla Verbano, una donna minuta di fisico ma con un carattere incredibilmente forte, che ha sempre continuato ad interrogare e a interrogarsi su chi e perché avesse davvero ucciso Valerio parlando in televisione, nelle scuole e scrivendo anche un libro con il giornalista del Corriere della Sera dal titolo "Sia folgorante la fine". Carla quest'anno mancherà alle iniziative organizzate dai "compagni e dalle compagne di Valerio" perché si trova in ospedale per una degenza, ma i ragazzi che da anni portano avanti la memoria di Valerio le hanno promesso che potrà intervenire alla manifestazione via streaming.

Ascoltiamo ora ritagli di corrispondenze dal corteo presi dalla diretta.

GENOVA: MANIFESTAZIONE NO TAV, DENUNCE PER PROTESTA NON AUTORIZZATA

La polizia sta indagando sulla manifestazione No Tav di ieri pomeriggio a Genova. In queste ore gli agenti della Digos stanno acquisendo i filmati e le foto realizzate dalla polizia scientifica per identificare gli autori della contestazione nei confronti del procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli. I reati per i quali potrebbero scattare delle denunce sono quelli di imbrattamento e lancio di oggetti pericolosi. Nel corso della manifestazione contro Caselli. Intanto l'Idv del Piemonte ha presentato un ordine del giorno in Consiglio regionale per chiedere di ospitare presso la sede dell'assemblea piemontese la presentazione del capolavoro pubblicato dal procuratore di Torino Caselli che , poverino, ieri non ha più potuto presentare a Genova.

Roma: Pestarono due diciottenni, indagati due agenti di polizia

In pieno inverno era sceso in ciabatte, canottiera e pantaloncini per manganellare con lo sfollagente di servizio due ragazzini che esplodevano petardi per in un prato, sotto casa sua, in zona Casal Lumbroso. E visto che c’era aveva chiesto il rinforzo di un vicino, come lui agente di polizia penitenziaria, che per l’evenienza aveva portato la pistola. «Siamo della polizia, zitti e muti». E giù manganellate. Era il novembre 2010. Poco più di un anno dopo, il pm Emanuele Di Salvo ha formalizzato l’iscrizione al registro degli indagati dei due agenti - Salvatore C., 34 anni, e Domenico U., 45 anni, in forza a Roma - per «minacce e lesioni». L'inchiesta era partita su denuncia delle vittime, Shadi e Gabriele, due diciottenni studenti del liceo scientifico Malpighi, uno polacco e uno italiano. I due erano rimasti feriti ed avevano trascorso una settimana ricoverati in ospedale. Ad avere la peggio era stato Shadi B. Per lui era stata necessaria anche un’operazione al setto nasale con altri giorni di ricovero.

L’aggressione era avvenuta intorno alle sei di sera. I due ragazzi avevano appena esploso dei petardi in un prato abbastanza lontano dalle villette a schiera del comprensorio in cui vivono, quando si erano sentiti chiamare attraverso la rete di recinzione di un condominio da un uomo in tenuta da mare, con in mano uno sfollagente di colore nero. «Sono un poliziotto, entrate senno’ v’ammazzo, datemi i documenti figli di p…». Era spuntata pure una pistola. Le minacce erano andate avanti per un po’ e quando Shadi aveva avuto la forza di reagire chiedendo all’agente di mostrargli il tesserino, l’uomo si era innervosito ancora di più e con il telefonino aveva chiesto l’aiuto del vicino-collega («Ci sono due ragazzi da sistemare. Vieni fuori senza pistola che li ammazziamo con le mani»).

Il tipo invece era arrivato con la pistola d’ordinanza. «Sparagli alle gambe, se cercano di scappare», gli avrebbe intimato allora l’agente in ciabatte. In risposta alle scuse per i petardi, poi, erano arrivate manganellate e testate. L’agente in ciabatte picchiava, l’altro tratteneva. Una volta all’interno del cortile Shadi, però, era riuscito a chiamare la madre, medico di base, che una volta rientrata a casa aveva chiamato un’ambulanza e il 113. Agli altri agenti della volante poi intervenuti, Salvatore C. al posto dello sfollagente aveva mostrato un retino da pesca.

I ragazzi erano stati portati in ospedale in ambulanza dove erano stati ricoverati nel Dipartimento d’emergenza. Qui Shadi era stato operato per la riduzione della frattura nasale. La diagnosi: trauma cranico non commotivo, frattura ossa nasali, lesione primo dente incisivo.

FARNESINA: RICHIAMO UFFICIALE, MARIO VATTANI NON È PIÙ CONSOLE A OSAKA

Il Consiglio di amministrazione del ministero degli Esteri ha «richiamato ufficialmente» Mario Vattani. Questo significa, spiegano all'Adnkronos fonti ministeriali, che il diplomatico finito al centro delle polemiche per la sua partecipazione a un raduno di Casapound «non è più console italiano a Osaka». Nel frattempo, prosegue il procedimento da parte della Commissione di disciplina della Farnesina nei confronti di Vattani, che, spiegano ancora le fonti, durerà per circa altri 60 giorni.

ESTERI

SARA’ LIBERATO AD APRILE IL PALESTINESE KHAFER ADNAN

Doveva essere discusso nel pomeriggio di ieri dalla Corte Suprema di Gerusalemme il ricorso del lavoratore palestinese Khader Adnan (33 anni), ribattezzato il 'Bobby Sands ' palestinese, L’uomo, dal 18 dicembre è in sciopero della fame per protesta contro i suoi arresti amministrativi per un periodo complessivo di quattro mesi, pur senza alcun reato contestato e senza processo, ma solo una vaga accusa di aver “attentato alla sicurezza regionale”. Khader Adnan rischia di morire in qualsiasi momento aveva avvertito il suo avvocato , che ieri lo ha incontrato nell'ospedale Ziv di Safed (Galilea), dove e' ricoverato. Nel corso dello sciopero della fame Adnan ha perso oltre 30 chili e ieri, ha precisato l'avvocato, i medici dell'ospedale hanno deciso di sostenere il suo fisico con la somministrazione di un pacchetto salva-vita di minerali. Tuttavia lo sciopero della fame prosegue. In serata però le autorità israeliane hanno annunciato per il 17 aprile il rilascio di Adnan se, hanno dichiarato “non emergerà nessun’altra prova sostanziale” , quando cioè scadrà la sua detenzione amministrativa. Pur non essendoci effettive garanzie del suo rilascio, è evidente che il governo di Tel Aviv voglia evitare la discussione in Corte Suprema (simile alla nostra Corte Costituzionale) non solo del suo caso particolare ma della legittimità di un provvedimento palesemente al di fuori di qualsiasi norma di diritto. La “detenzione amministrativa”, è infatti un provvedimento restrittivo che permette a Israele di arrestare cosiddetti sospetti di terrorismo a tempo indeterminato, senza processo e senza la contestazione di reati specifici.. Sono 310 i palestinesi attualmente detenuti nelle carceri israeliane in base a questo provvedimento: uno di loro è detenuto da oltre 5 anni, una ventina sono imprigionati da più di due. Secondo l’organizzazione umanitaria israeliana Betselem, il numero dei detenuti amministrativi palestinesi è aumentato sensibilmente fra il 2011 e il 2012.

AFGHANISTAN: CHIUSA L'AMBASCIATA AMERICANA DOPO LE VIOLENTE PROTESTE DELLA POPOLAZIONE

Sono continuate oggi, per il secondo giorno, le proteste nei confronti delle forze americane di stanza in Afghanistan, dopo che ieri alcune edizioni del Corano sono state bruciate all’interno della base militare-prigione di Bagram in seguito al sospetto che i detenuti usassero il libro sacro ai musulmani per scambiarsi messaggi. Secondo un bilancio provvisorio fornito da fonti sanitarie ai principali media occidentali, almeno otto persone sono morte e altre 21 sono rimaste ferite negli scontri tra manifestanti e polizia afgana impegnata a contenere la rabbia della folla. I morti sarebbero invece quattro secondo l’agenzia di stampa afgana Pajhwok. La protesta, iniziate ieri davanti alla base di Bagram, si è estesa oggi nelle zone di Kabul e Jalalabad, con sparatorie e violenti scontri tra forze di sicurezza e manifestanti. Poliziotti e militari afgani, fa sapere l’agenzia di stampa afgana Pajhwok, da questa mattina stanno cercando di bloccare una folla di persone che intende portare la protesta nel cuore di Kabul e che dalle prime ore del giorno blocca l’autostrada che collega la capitale con Jalalabad. Sia il comandante della Forza internazionale della Nato in Afghanistan che il ministro della Difesa americano, Leon Panetta, hanno chiesto formalmente scusa, ma hanno comunque chiuso l’ambasciata americana e invitato i propri cittadini a rimanere in casa e a non intraprendere viaggi verso e nel Paese.

Afghanistan, elicottero Nato colpisce scuola: 9 bambine ferite

Nove bambine afghane e un adulto sono rimasti feriti “per errore” in un attacco di un elicottero della Nato sulla provincia di Nangarhar, nell’Afghanistan orientale. Lo ha denunciato il portavoce del governatorato locale, Ahmad Zia Abdulzai, citato dai media locali. “Questa mattina una scuola è stata attaccata da un elicottero della Nato – ha detto – Nove bambine e il custode della scuola sono rimasti feriti”.

SIRIA: ATTIVISTI, OLTRE 7.600 MORTI DA MARZO 2011

È di almeno 7.634 morti, per lo più civili, il bilancio delle violenze in corso in Siria da quasi un anno, da quando a metà marzo del 2011 sono iniziate le proteste contro il presidente Bashar al-Assad. Lo denunciano gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, citati dall'edizione online del quotidiano saudita 'al-Youm'. Tra le vittime vi sono 5.542 civili, 1.692 agenti delle forze di sicurezza e circa 400 soldati disertori.

SENEGAL: PROSEGUONO LE MANIFESTAZIONI CONTRO IL PRESIDENTE WADE, FERITO ANCHE YOUSSU 'NDOUR

Nuovi scontri tra manifestanti e poliziA si sono verificati ieri nel centro di Dakar, in Senegal, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali. Ad affrontarsi ancora una volta manifestanti che contestano la candidatura del presidente uscente Abdoulaye Wade e polizia. Questa volta a fare le spese di gas lacrimogeni e manganelli è stato un gruppo di sostenitori del popolare cantante Youssou N’Dour che si trovava a bordo di un’automobile riuscita poi ad allontanarsi, non prima che il cantante fosse ferito alla gamba da una pallottola.. Si è trattato del primo di una serie di scontri a seguito di comizi ufficialmente vietati da parte di diversi candidati presidenziali (la candidatura del cantante è stata in realtà respinta dall’organo giudiziario incaricato di convalidare le candidature) che fanno parte del Movimento del 23 gennaio sigla all’interno della quale coabitano diversi gruppi e diversi candidati presidenziali . Già qualche giorno fa si erano verificati violenti scontri tra polizia e manifestanti in seguito ai quali erano state arrestate decine di persone e la stessa polizia aveva usato armi da fuoco. Il Movimento contesta la validità della candidatura di Wade che si è presentato per un terzo mandato quando la Costituzione impone un limite massimo di due. Wade sostiene però che la sua candidatura è valida in quanto è la prima dall’entrata in vigore della nuova Costituzione. La tesi di Wade è stata avallata dai competenti organi giudiziari.