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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

GR MFLA

FEMMINICIDI

LA GUERRA QUOTIDIANA DEGLI UOMINI CONTRO LE DONNE

BOLOGNA - un uomo ha tentato di violentare una lavoratrice del sesso che è riuscita a fuggire

ORVIETO (TERNI) - un uomo perseguitava la ex convivente

RIMINI - un uomo ha minacciato la ex ragazza con un coltello

MILANO - 7 uomini fermati e 15 esercizi commerciali chiusi per sfruttamento della prostituzione

TERAMO - un uomo è stato condannato all'ergastolo con isolamento diurno e interdizione perpetua dai pubblici uffici per avere strangolato e poi fatto a pezzi una donna nell'aprile 2010, con cui aveva un rapporto di convivenza saltuaria, ma caratterizzata da violenze e costrizioni tese allo sfruttamento della prostituzione

TERNI - un uomo perseguitava una collega

ROMA - un uomo da tempo perseguitava la ex compagna, fino ad aggredirla con un'ascia

SAVONA - un uomo è tornato a minacciare di morte l'ex compagna, già nel 1996 le aveva sparato con un fucile ferendola

BERGAMO - un uomo ha tentato di violentare un'amica che da qualche tempo lo ospitava

SASSARI - un uomo ha abusato sessualmente di una quattordicenne, approfittando del rapporto di amicizia con i genitori della ragazza che in alcune occasioni gliela avevano affidata.

FOGGIA - un uomo perseguitava la ex convivente

e anche a PESCARA - un uomo perseguitava la ex fidanzata, con inseguimenti, continue telefonate e sms

MARRADI (FIRENZE) - un uomo maltrattava, picchiava e violentava la moglie

REGGIO CALABRIA - tre uomini hanno stuprato una donna prostituita

TRENTO - un uomo originario del Marocco è stato condannato per violenza sessuale ripetuta ai danni della consorte a 5 anni di reclusione, l'espulsione dall'Italia dopo avere scontato la pena

MODENA - due uomini costringevano alla prostituzione delle donne sulla via Emilia

FASANO (BRINDISI) - alcuni uomini volevano farla prostituire ma lei si è rifiutata e le hanno dato fuoco. Così è morta, nel 1981, Palmina Martinelli, una ragazzina di 14 anni che aspetta ancora giustizia. Il comune di Fasano ha deciso di intitolarle una piazza: il Largo nei pressi della sede del comando di Polizia municipale ha preso il nome di "Largo Palmina Martinelli: vittima della violenza e del degrado sociale, 1967-1981".

MARSALA (TRAPANI) - un uomo di 38 anni, trapanese, è stato condannato a 5 anni di reclusione per abusi sessuali su una bambina.

MILANO - un ragazzo di 15 anni stupra una ragazza coetanea

NAPOLI - un uomo di 56 anni ha seguito e sequestrato una ragazza di 15 anni

RIETI - 3 uomini sfruttavano un giro di donne prostitute

FIRENZE - 3 ragazzi accusati di aver palpeggiato una ragazza di 15 anni, nel 2007, nel bagno di una discoteca fiorentina, sono stati assolti

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CASSAZIONE: ECCO QUANDO LO STUPRO DIVENTA DEL 'BRANCO

La Cassazione è tornata ad occuparsi dello stupro di gruppo, ribadendo che perchè si configuri questo reato (art. 609 octies del codice penale) "è necessaria la simultanea, effettiva presenza dei correi nel luogo e nel momento della consumazione del reato, in un rapporto causale inequivocabile", mentre il semplice concorso nel reato di violenza sessuale, sanzionato meno gravemente, è configurabile "solo nelle forme dell'istigazione, del consiglio, dell'aiuto o dell'agevolazione da parte di chi non partecipi materialmente all'esecuzione del reato stesso". Nella sentenza 15211 la Cassazione - accogliendo il ricorso della procura presso il tribunale dei minori di Ancona che si era opposta alla liberazione di tre ragazzi indagati per lo stupro di gruppo di una quindicenne avvenuto il 26 giugno 2011 in spiaggia - spiega perchè il legislatore abbia previsto un trattamento sanzionatorio più grave per lo stupro compiuto dal branco. La ragione sta nel fatto che la "partecipazione simultanea di più persone [...] imprime al fatto un grado di lesività più intenso, sia rispetto alla maggiore capacità di intimidazione e al pericolo della reiterazione di atti sessuali violenti, sia rispetto ad una più odiosa violazione della libertà sessuale della vittima nella sua ineliminabile essenza di autodeterminazione". L'azione collettiva "non richiede necessariamente che ciascun compartecipe realizzi l'intero reato, ben potendo il singolo realizzare soltanto una frazione del fatto" ed essendo "sufficiente che la violenza o la minaccia provenga anche da uno solo degli agenti".

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INCIDENTE MORTALE SUL LAVORO E' morto stamani all'ospedale di Milazzo (prov di Messina) Francesco Scibilia, 55 anni, schiacciato ieri dal ribaltamento del trattore mentre arava il suo terreno. Era titolare di un'azienda che gestisce la manutenzione elettrica delle gallerie autostradali.

NO TAV: LICENZIATO UN COMPAGNO IN CARCERE DAL 26 FEBBRAIO Ieri è stato licenziato dalla cooperativa per cui lavora Luca, il compagno dell'Askatasuna arrestato il 26 gennaio scorso nell'inchiesta sugli scontri dell'estate scorsa in Valle di Susa. La cooperativa ha applicato la parte del regolamento interno secondo cui, dopo un provvedimento restrittivo che superi i trenta giorni, è possibile risolvere il rapporto "per giusta causa"; non ha atteso la sentenza definitiva. Luca è rinchiuso nel carcere di Ivrea. Le compagne/i No Tav, che hanno organizzato una sottoscrizione a suo sostegno, ritengono che Luca sia stato licenziato per estromettere un "personaggio scomodo" in un momento in cui la cooperativa - che opera in ambito sociale e gestisce comunità alloggio - attraversa una serie di vicissitudini economiche e di trasformazioni societarie. Oggi corteo NoTav organizzato dalla sezione di Bussoleno dell'Anpi.

Caso Uva, piccoli passi verso la verità

Non è stato il medico a uccidere Giuseppe Uva. Non una sbagliata somministrazione di medicinali che hanno reagito male con l’alcol ingerito. Semplicemente, Carlo Fraticelli è stato assolto dall’accusa di omicidio colposo “perché il fatto non sussiste”, con gli atti che adesso tornano indietro alla procura per indagare su quanto successo tra il momento dell’arresto da parte dei carabinieri e l’arrivo di Uva al pronto soccorso dell’ospedale di Varese. Un lasso di tempo di tre ore, durante le quali non si sa cosa sia accaduto. La tesi della ‘malasanità’, portata avanti dal pm Agostino Abate, è stata smontata dal giudice Orazio Muscato in appena un quarto d’ora (contro una requisitoria che di ore ne durò cinque),  giusto il tempo di far asciugare l’inchiostro sulla carta, praticamente. Nell’aula bunker, il dibattimento è andato avanti appena un paio d’ore, appena lo spazio per l’ultima arringa difensiva del legale di Fraticelli e per qualche parola di troppo volata tra Abate e l’avvocato Fabio Anselmo (parte civile per conto di Lucia Uva, sorella di Giuseppe) sull’utilizzo delle telecamere per riprendere la lettura della sentenza: “Vada a urlare in piazza”, con queste parole il pm si è rivolto ad Anselmo sotto gli occhi esterrefatti della segretaria e delle decine di presenti. Alla fine, per Lucia Uva, la giornata si è rivelata un successo, anche se rimane fortissima la voglia di sapere la verità su quella maledetta notte del 14 giugno 2008: “Oggi è stato assolto un innocente – ha detto la donna appena uscita dal tribunale di Varese -, non ho mai pensato che Giuseppe fosse morto di farmaci. Quello che è accaduto oggi, è una soddisfazione: il pm ci ha sempre attaccato…”. Alla lettura della sentenza erano presenti anche i familiari delle altre storie di assassinati dalle forze dell'ordine’: Ilaria Cucchi, Domenica Ferrulli, Luciano Isidoro Diaz, Massimo Uccheddu e Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi. “Lo spirito che ha caratterizzato tutto questo processo – ha dichiarato alla fine Ilaria Cucchi – è andato avanti fino all’ultimo momento, quando il pm ancora una volta, senza alcun ritegno, ha dimostrato la sua ostilità all’avvocato Fabio Anselmo e di conseguenza a Lucia Uva. Io penso che qualcuno dovrebbe cominciare a interessarsi a quello che succede nel tribunale di Varese e che ha portato Lucia Uva ad affrontare un processo assurdo e sbagliato durante il quale ha dovuto sopportare tante mancanze di rispetto da parte di questo pubblico ministero. Se Lucia non avesse avuto la tenacia e la fortuna di incontrare un avvocato che ha saputo esporsi anche in prima persona forse oggi non avrebbe fatto questo passo verso la verità”. Si riparte così, dalle perizie e dai dubbi – enormi – sull’operato delle forze dell’ordine quella notte di quasi quattro anni fa. “Sappiamo che aveva del sangue nelle scarpe”, dice ancora Lucia Uva, svelando uno degli ultimi particolari sul caso. Ad ogni modo, le cose da qui in avanti non saranno affatto facili e la verità sembra essere ancora molto lontana dall’apparire dentro un’aula di tribunale. Il pm Abate ha annunciato la sua intenzione di appellarsi contro la sentenza, cosa che potrebbe allungare ulteriormente il percorso. Ma – almeno per un giorno – Lucia Uva può piangere lacrime di gioia. E continuare a sperare.

IMMIGRAZIONE: GOMMONE CON 78 SOMALI SBARCA A LINOSA E' approdato a Linosa un gommone con un gruppo di migranti che era stato dato per disperso nel Canale di Sicilia. Sull'imbarcazione emigravano 78 somali, 63 uomini e 15 donne. Erano partiti all'alba di due giorni fa dalle coste libiche; poco prima di intraprendere la traversata avevano telefonato ad alcuni parenti residenti in Italia dicendo di essere una ottantina e di non avere a disposizione un telefono satellitare per comunicare. Nelle prossime ore saranno trasferiti verso un centro d'accoglienza.

Ancora vietato l'accesso dei CIE

Un altro ingresso negato al Cie di via Corelli. Dopo che lo scorso marzo la Prefettura aveva impedito l’accesso di una giornalista di Redattore Sociale, oggi la storia si ripete a fronte della richiesta di Radio Onda d'urto congiunta di visitare il Centro nella giornata del 25 aprile, nell’ambito della campagna “LasciateCI Entrare”, promossa per la settimana in corso dall’Arci. E il paradosso è che le motivazioni addotte non coincidono.A Cavalli è stata comunicata l’impossibilità di accedere alla struttura trattandosi di un giorno festivo. Che fa anche un po’ sorridere, se si pensa a centri commerciali e negozi aperti, mentre un amministratore locale viene ostacolato nel suo legittimo ruolo di vigilanza e controllo sulla situazione all’interno del Cie. All’Arci hanno detto invece che la loro richiesta è stata inoltrata al Ministero dell’Interno per le verifiche del caso e che quindi la data di ingresso è differita. Fatto sta che domani, non si potrà entrare in via Corelli.

E sempre a proposito di CIE, Bando al ribasso: nuova gestione del Cie a 28 euro

A gestire il Cie di Bologna sarà una società siciliana, il consorzio Oasi, che ha vinto il bando al ribasso emesso dalla Prefettura con una base d’asta di 30 euro per il costo giornaliero di ogni migrante trattenuto. Il consorzio Oasi, che gestisce il nuovo Cie di Trapani, ha proposto 28 euro, mentre il contratto, che scade a luglio, con l’attuale ente gestore, la Misericordia di Modena, prevedeva un budget giornaliero di 72 euro a testa. La Misericordia, che aveva proposto 69 euro come nuovo prezzo di gestione, non esclude ora il ricorso. 28 euro al giorno quando poi i rimpatri costano centinaia di migliaia di euro. Sui voli di rimpatrio viaggiano infatti due agenti per ogni straniero.

Pesaro, proteste in autostrada dei rom sgomberati

Rom in protesta , bloccano l’autostrada all’altezza di Ancona Nord. Un gruppo di rom, di cento persone, sgomberati dal campo di Pesaro, hanno sganciato le loro roulotte dalle auto e le hanno piantate lungo l’autostrada, occupando un considerevole tratto di carreggiata. Per ora le forze di polizia del reparto mobile di Senigallia, la polstrada, la Digos e i carabinieri hanno chiuso la stazione Nord, deviando le vetture verso Ancona Sud.

Occupati a Pian del Mugnone gli ex alloggi dell'Istituto europeo

Circa cinquanta persone del Movimento di lotta per la casa sono entrate ieri negli appartamenti della Cassa di Risparmio che erano vuoti da un anno. Sul posto carabinieri, Digos e il sindaco di Fiesole Sono arrivati a Pian del Mugnone poco prima di mezzogiorno, con le borse piene di vestiti, le scorte di acqua e roba da mangiare, i bambini al seguito. Cinquanta persone in tutto, famiglie per lo più, accompagnate dai rappresentanti del Movimento di lotta per la casa hanno occupato stamani gli appartamenti di proprietà della Cassa di Risparmio che fino a un anno fa erano abitati da ricercatori e studenti dell'Istituto universitario europeo.

"Ci sono almeno ventimila case libere", spiegano quelli del Movimento, "e migliaia di persone senza alloggio, famiglie italiane e straniere che sono state escluse dalle graduatorie e non possono permettersi di pagare un affitto a prezzo di mercato. Ci riprendiamo il diritto alla casa per ricominciare a vivere". Questo hanno spiegato anche ai carabinieri di Fiesole che sono stati chiamati per telefono da alcuni residenti nelle ville della zona allarmati dall'arrivo degli occupanti.

Sul posto sono intervenuti anche la polizia e gli agenti della Digos, che hanno identificato tutti i maggiorenni entrati negli appartamenti della Cassa. Il sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato è rimasto a Pian del Mugnone fino a metà pomeriggio: "Domani manderò subito la Asl a fare un sopralluogo", annuncia, "e poi inizieremo le procedure per mettere fine all'occupazione. Nel vicinato c'è molto allarme per quanto accaduto e in quelle case non ci sono né acqua né luce, è impensabile che possano viverci dentro intere famiglie

IERi si è svolto il processo a Marco, compagno della flytilla

Marco, è cittadino italiano di 32 anni, l’11 aprile si trovava a Hebron per partecipare alla conferenza internazionale sulla resistenza popolare nonviolenta. Stava facendo ritorno alla conferenza dopo la pausa pranzo quando la polizia israeliana lo ha arrestato con l’accusa di partecipare ad una manifestazione illegale. Marco ha deciso di resistere all’espulsione affrontando la detenzione per avere un processo in cui le infondate e fantasiose accuse contro di lui possano definitivamente cadere. Il processo ha avuto luogo ieri. Martedì 17 aprile 1200 palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane  sono entrati in sciopero della fame, il nome che hanno dato alla loro protesta è “we will live in dignity”, vivremo dignitosamente. Marco insieme a 40 partecipanti alla Flytillia, che come lui hanno deciso di resistere all’espulsione e si trovano per questo momento in carcere, si è unito allo sciopero della fame finalizzato a denunciare le condizioni inumane in cui i palestinesi sono detenuti. Sono infatti più di 4700 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Tra questi nove donne e 190 minori (alcuni hanno 12 anni). Circa 322 prigionieri sono in detenzione amministrativa questo vuol dire che non è stata formalizzata contro di loro alcuna accusa. I prigionieri sono oggetto di tortura e non hanno diritto a ricevere visite dai famigliari. Non ci sono ambasciate né giornali nazionali a riportare le loro sofferenze. Si è parlato tanto in questi giorni della violenza, della prepotenza delle forze di occupazione israeliane nei confronti degli internazionali

ISRAELE: GOVERNO AUTORIZZA INSEDIAMENTI ‘SELVAGGI’ IN CISGIORDANIA

La presidenza palestinese ha condannato con forza la decisione del governo israeliano di autorizzare tre insediamenti illegali in Cisgiordania. La mossa del governo diretto da Benjamin Netanyahu giunge a tre giorni di distanza dall’invio di una lettera in cui il presidente Mahmoud Abbas chiedeva il congelamento della costruzione di colonie come precondizione alla ripresa di colloqui di pace. Le due parti – secondo quanto riferito dai portavoce – avevano concordato che il premier avrebbe risposto alle richieste di Abbas entro un limite di due settimane. A sorpresa, oggi, il gabinetto del primo ministro ha ufficializzato il riconoscimento dell’insediamento di Bruchin (350 abitanti), Rechelim (240) e Sansana (240).

ELEZIONI IN FRANCIA: e Borse respirano dopo il tonfo di ieri. A livello europeo crescono un po’ tutte, probabilmente per i rimbalzi speculativi seguiti alle vendite di ieri che hanno colpito in particolar modo Francia e Olanda. A Parigi il candidato socialista Hollande fa la gara per rassicurare i mercati, mentre Sarkozy cerca di recuperare consensi a destra attaccando a testa bassa l’Europa sul tema trito e ritrito dell’immigrazione. Marine Le Pen, intanto, dall’alto del 18% raggiunto al primo turno delle presidenziali, non scioglie la riserva, battendo sul tasto dei “due candidati (Hollande e Sarkozy) schiavi della finanza e dell’Europa”. Sulla stessa linea l’ultradestra xenofoba olandese. Ieri sera il Le Pen locale, Geert Wilders, ha tolto il sostegno al governo conservatore motivandolo con il suo no alle politiche di tagli volute da Bruxelles anche in Olanda. Il Primo ministro, Mark Rutte, ha annunciato quindi ieri sera le dimissioni del suo governo minoritario di centro destra a seguito del fallimento dei negoziati sulla riduzione del deficit pubblico. E’ stato quindi Wilders, a capo di un partito euroscettico e islamofobo che garantiva al governo una maggioranza di 76 seggi sui 150 della Camera bassa fino alle dimissioni il 21 marzo di uno dei suoi deputati, a sfilarsi dalle trattative e a sollecitare “il prima possibile” le elezioni anticipate, precisando di aver abbandonato il tavolo dei negoziati per non “far prosciugare le nostre pensioni dal diktat di Bruxelles”. Wilders ha così rotto l’accordo di appoggio con il partito liberale (Vvd) di Mark Rutte e i cristiano-sociali (Cda) del vice Primo ministro, Maxime Verhagen, che formavano una coalizione governativa minoritaria di centro destra dall’ottobre 2010. Il paese tornerà al voto probabilmente a settembre, e proprio l’ultradestra punta a far fruttare elettoralmente la propria retorica, strumentalmente schierata contro i tagli

Sud Sudan, la Cina si propone per una mediazione La Cina, con il carico dei propri interessi economici, prova a svolgere il ruolo di intermediario nella crisi tra Sudan e Sud Sudan. Il premier cinese Hu Jintao a colloquio con il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, ha chiesto di allentare le tensioni con il Sudan, a cominciare dalla cessazione dei bombardamenti da parte di Khartoum e dal rispetto definitivo dei confini da parte di Juba. Salva Kiir ha risposto di apprezzare il rapporto commerciale con la Cina, ma di non tollerare i bombardamenti del Sudan, che a suo avviso sono stati una chiara dichiarazione di guerra. La Cina invece spera che il conflitto possa volgere al termine, anche perché ha già risentito di una flessione (tra gennaio e febbraio) del quaranta per cento dell’importazione di petrolio dalle terre sudanesi. Le tensioni sono nate proprio in una terra al confine tra i due Stati, nella quale c’è un grosso bacino petrolifero: la regione di Heglig. Dopo un’iniziale rivendicazione ed occupazione delle truppe militari sudsudanesi, l’area è stata giudicata dagli organi internazionali territorio del Sudan. Gli scontri che ne sono seguiti hanno convinto poi il Sud Sudan a ritirare i propri uomini dalla regione, ma nonostante ciò il Sudan ha lanciato un’offensiva aerea, con relativi bombardamenti, che continua a rinnegare. Dopo l’indipendenza da Khartoum, Juba ancora non ha delimitato con precisione i propri confini e quell’area, nonostante il ritiro delle truppe militari e le dichiarazioni internazionali, continua a essere teatro di rivendicazioni reciproche.

Ambiente, gli zoo europei non garantiscono il benessere degli animali

La California voterà per l’abolizione della pena di morte In California, il prossimo novembre, quando gli elettori dovranno decidere il nuovo inquilino della Casa Bianca si potranno esprimere anche in merito all’abolizione della pena di morte. E’ stata approvata infatti la proposta di referendum che è stata sottoscritta da oltre mezzo milione di cittadini. Se il provvedimento passerà, la California sarà il diciottesimo Stato americano ad aver eliminato la pena capitale. Negli ultimi 23 anni, nello Stato della California, sono stati messi a morte 13 detenuti e oltre 700 persone attualmente detenute rischiano di subire la pena capitale. Un recente studio ha reso noto come il sistema della pena capitale costa alla California 183 milioni di dollari in più di quanto costerebbe mantenere gli stessi detenuti con la pena dell’ergastolo. Anche per questo motivo, oltre che per motivazioni provenienti da errori giudiziari commessi, i conservatori nutrono qualche dubbio in merito all’efficienza della pena.

Brasile: sciopero paralizza lavori a centrale idroelettrica a Belomonte, Uno sciopero convocato per chiedere miglioramenti salariali paralizza da ieri la costruzione della mega-centrale nonché faraonica opera inutile ed inquinate quale la centrale idroelettrica di Belo Monte, nel cuore dell’Amazzonia, contro la quale si è schierato un vasto fronte della società civile brasiliana e internazionale. Secondo il Sindacato dei lavoratori dell’industria pesante (Sintrapav) l’80% dei circa 7000 addetti ai lavori lungo il fiume Xingu, affluente del Rio delle Amazzonia, ha aderito alla protesta. Gli scioperanti hanno anche bloccato la strada che collega alla città di Altamira, unica via d’accesso ai cantieri, impedendo l’ingresso ai lavoratori che si rifiutano di incrociare le braccia. Anche il consorzio incaricato dell’opera ha ammesso che le attività sono sospese, senza fornire altri particolari. I lavoratori chiedono un aumento pari al triplo di quello che ricevono per i generi alimentari – da 100 a 300 reais mensili (da circa 40 a 120 euro) – e che agli operai provenienti da altre regioni sia concesso un permesso per rientrare temporaneamente a casa ogni tre mesi e non ogni sei, come stabilito finora. Il consorzio ha accettato solo l’aumento del 16% del denaro destinato agli alimenti ed esteso il permesso di rientro ai luoghi d’origine da 9 a 19 giorni, ma solo due volte l’anno. L'inutile opera che prevede il pieno funzionamento solo nei periodi di piena del fiume Xingu – ha un costo stimato pari a otto miliardi di euro, è concepita per diventare la terza centrale idroelettrica al mondo dopo quella delle Tre Gole, in Cina, e di Itaipú, alla frontiera tra Brasile e Paraguay. Un progetto fortemente contestato per gli enormi impatti ambientali e sociali sull’Amazzonia brasiliana.


Gr 13:00

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