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da repubblica.it
Espulso, si getta dai cancelli del centro di Ponte Galeria

Un marocchino 38enne si è gettato dalla recinzione del Cie di Ponte
Galeria. Ne dà notizia la prefettura di Roma, spiegando che "sono
attualmente in corso accertamenti sulle sue condizioni di salute".

A quanto riferisce palazzo Valentini, l'uomo, "destinatario di un decreto
di espulsione, emesso dal prefetto di Roma il 6 agosto 2007, cui non aveva
ottemperato e autore di una pluralità di reati", dopo essere stato
rintracciato e arrestato, si trovava al Cie dal 27 gennaio scorso in attesa
di essere accompagnato nel paese di origine.

L'immigrato, inoltre, "aveva recentemente dichiarato di voler compiere
analoghi gesti, tanto che era stato inviato presso una struttura
psichiatrica romana da cui era stato rilasciato senza particolari
prescrizioni".

(15 febbraio 2010)




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da repubblica.it Espulso, si getta dai cancelli del centro di Ponte Galeria

Un marocchino 38enne si è gettato dalla recinzione del Cie di Ponte Galeria. Ne dà notizia la prefettura di Roma, spiegando che "sono attualmente in corso accertamenti sulle sue condizioni di salute".

A quanto riferisce palazzo Valentini, l'uomo, "destinatario di un decreto di espulsione, emesso dal prefetto di Roma il 6 agosto 2007, cui non aveva ottemperato e autore di una pluralità di reati", dopo essere stato rintracciato e arrestato, si trovava al Cie dal 27 gennaio scorso in attesa di essere accompagnato nel paese di origine.

L'immigrato, inoltre, "aveva recentemente dichiarato di voler compiere analoghi gesti, tanto che era stato inviato presso una struttura psichiatrica romana da cui era stato rilasciato senza particolari prescrizioni".

(15 febbraio 2010)

PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 15 FEBBRAIO Una giornata fredda, il termometro si attesta intorno agli zero gradi centigradi, ma dal cielo terso fa da cornice alla odierna udienza del processo alla Eternit, la multinazionale dell'amianto che ha provocato tremila morte e decine di migliaia di malati di tumori della pleura e di asbestosi - solo per attenersi ai quattro stabilimenti italiani: Casale Monferrato (AL), Cavagnolo (TO), Rubiera (RE) e Pozzuoli (NA). All'esterno di Palazzo di Giustizia alcuni attivisti della Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro danno vita ad un presidio in solidarietà con le vittime della azienda svizzera, arricchito da un volantinaggio nel quale si lancia la campagna per la riassunzione di Salvatore Palumbo alla Fincantieri di Palermo e, contemporaneamente, si annuncia la prossima riunione del nodo torinese della Rete - convocata per mercoledì 24 febbraio a latere della udienza del processo Thyssenkrupp - per decidere le future iniziative da mettere in campo. Alle ore 9:30, dinanzi ad una aula gremita in ogni ordine di posti anche per ciò che concerne il settore riservato al pubblico, entra la Corte, guidata dal giudice Casalbore: questi, dopo il rituale appello degli avvocati delle parti, annuncia che le parti civili costituite sono 6.392; molte di queste, però, sono omonimi, o quasi, oppure si sono costituiti nello stesso giorno con più difensori (cosa che, secondo la legge italiana, non è possibile) e pertanto sono invitate a scegliere da chi farsi difendere, pena la esclusione dal processo. La parola poi passa alla difesa, che pretende di escludere alcune centinaia di parti civili per aver già stipulato una transizione - nel 1993 con i dirigenti italiani della società - con cui rinunciavano ad ogni azione successiva, ed alcune decine per aver lavorato in Eternit prima del 1971, data in cui è entrato in società il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne. Di seguito è la volta delle parti civili che, con tempi contigentati in due minuti ciascuno, depositano alcune memorie e repliche alle osservazioni della difesa; la Corte risponde che deciderà nella prossima udienza, il primo marzo, in merito a queste scaramucce preliminari. Alle ore 10:55 si chiude l'udienza, che viene aggiornata al primo marzo alle ore 9:00. Torino, 15 febbraio 2010

Stefano Ghio - Torino

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