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Le autoerità Venezuelane hanno consegnato la scorsa notte alle autoritò spagnole il rifugiato Sebastàn Extaniz Alkorta che è stato oggi stesso estradato nello stato spagnolo. La polizia spagnola accusa il rifugiato basco di aver partecipato a diversi attentati, mentre dall’udienza nazionale dicono che c’è solo una causa pendente . Le autoerità Venezuelane hanno consegnato la scorsa notte alle autoritò spagnole il rifugiato Sebastàn Extaniz Alkorta che è stato oggi stesso estradato nello stato spagnolo. La polizia spagnola accusa il rifugiato basco di aver partecipato a diversi attentati, mentre dall’udienza nazionale dicono che c’è solo una causa pendente .
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(DWpress) – Islamabad (Pakistan) – Sono i proprio familiari maschi ad assassinare le donne in Pakistan: questo il terribile dato fornito dalla Commissione dei Diritti Umani in Pakistan. Il numero delle donne assassinate dai propri familiari è aumentato da 372 nel 2001, a 461 nel 2002, la maggior parte dei delitti è considerato d’onore, ha rilevato la Commissione. L’organismo, presieduto da Asma Jagangir, ha spiegato che nel Paese l’omicidio è considerato un castigo giusto, appropriato per le donne dai comportamenti immorali. Tali sono considerati infatti comportamenti come aver rapporti sessuali fuori dal matrimonio, parlare con uomini diversi, o osare violare le leggi familiari, o peggio, non esplicare i lavori domestici. La punizione si compie nella maggior parte dei casi da parte di un fratello. Delle 161 donne assassinate nel Punjab, 67 sono state assassinate dai loro fratelli, 49 dai loro mariti e il resto dagli altri uomini della famiglia. In sette casi vi è stato omicidio da parte dei figli verso le proprie madri. Secondo la Commissione l’aumento della registrazione di questi assassini si deve a due fattori: una caduta di attenzione al problema da parte del governo pakistano, e una maggiore disposizione della società a denunciare tali crimini: a influire sulla maggiore coscienza, solidarietà civile, e dunque denunce, è stata la maggiore informazione. Le cifre prodotte dalla Commissione corrispondono solo alle situazioni della provincia di Punjab e Sindh, ma che comunque non riflettono la situazione generale in nessuna delle province più conservatrici del Pakistan. La reticenza governativa intorno alle denuncie suggerisce che sicuramente il numero dei crimini contro le donne è sicuramente più alto. (DWpress) – Islamabad (Pakistan) – Sono i proprio familiari maschi ad assassinare le donne in Pakistan: questo il terribile dato fornito dalla Commissione dei Diritti Umani in Pakistan. Il numero delle donne assassinate dai propri familiari è aumentato da 372 nel 2001, a 461 nel 2002, la maggior parte dei delitti è considerato d’onore, ha rilevato la Commissione. L’organismo, presieduto da Asma Jagangir, ha spiegato che nel Paese l’omicidio è considerato un castigo giusto, appropriato per le donne dai comportamenti immorali. Tali sono considerati infatti comportamenti come aver rapporti sessuali fuori dal matrimonio, parlare con uomini diversi, o osare violare le leggi familiari, o peggio, non esplicare i lavori domestici. La punizione si compie nella maggior parte dei casi da parte di un fratello. Delle 161 donne assassinate nel Punjab, 67 sono state assassinate dai loro fratelli, 49 dai loro mariti e il resto dagli altri uomini della famiglia. In sette casi vi è stato omicidio da parte dei figli verso le proprie madri. Secondo la Commissione l’aumento della registrazione di questi assassini si deve a due fattori: una caduta di attenzione al problema da parte del governo pakistano, e una maggiore disposizione della società a denunciare tali crimini: a influire sulla maggiore coscienza, solidarietà civile, e dunque denunce, è stata la maggiore informazione. Le cifre prodotte dalla Commissione corrispondono solo alle situazioni della provincia di Punjab e Sindh, ma che comunque non riflettono la situazione generale in nessuna delle province più conservatrici del Pakistan. La reticenza governativa intorno alle denuncie suggerisce che sicuramente il numero dei crimini contro le donne è sicuramente più alto.
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Continuano le occupazioni nelle università. Oggi a Cagliari protesta degli studenti mentre era in corso la riunione del senato accademico che ha poi deciso l’aumento delle tasse. Nella mattinata scontri con la polizia, chiamata dal rettore. Ascoltiamo il resoconto della giornata da uno degli studenti antagonisti contro le tasse (audio). Continuano le occupazioni nelle università. Oggi a Cagliari protesta degli studenti mentre era in corso la riunione del senato accademico che ha poi deciso l’aumento delle tasse. Nella mattinata scontri con la polizia, chiamata dal rettore. Ascoltiamo il resoconto della giornata da uno degli studenti antagonisti contro le tasse (audio).
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APPROFONDIMENTO DEL MARTEDì – Censura e Revisione
Commissione cultura impegna “il Governo ad attivarsi per far si che nelle scuole di ogni ordine e grado, l’insegnamento della storia, in particolare quella contemporanea, si svolga secondo criteri oggettivi, rispettosi della verità storica attraverso l’utilizzo di testi di assoluto rigore scientifico che tengano conto, in modo obiettivo, di tutte le correnti culturali e di pensiero..”
Tradotto: il ministero deve censurare l’uso dei coseddetti “libri di testo faziosi”, in barba all’articolo 33 della carta costituzionale, secondo cui l’arte e la scienza sono liberi e libero ne è l’insegnamento.
APPROFONDIMENTO DEL MARTEDì – Censura e Revisione
Commissione cultura impegna “il Governo ad attivarsi per far si che nelle scuole di ogni ordine e grado, l’insegnamento della storia, in particolare quella contemporanea, si svolga secondo criteri oggettivi, rispettosi della verità storica attraverso l’utilizzo di testi di assoluto rigore scientifico che tengano conto, in modo obiettivo, di tutte le correnti culturali e di pensiero..”
Tradotto: il ministero deve censurare l’uso dei coseddetti “libri di testo faziosi”, in barba all’articolo 33 della carta costituzionale, secondo cui l’arte e la scienza sono liberi e libero ne è l’insegnamento.
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 Su come si concepisce e come si insegna la storia la Storia con la S maiuscola, come femminsiste e lesbiche abbiamo molto da dire. Nei nostri libri per esempio è ancora quasi completamente assente il pensiero politico e l’azione delle donne ed anche le categorie storiche utilizzate sono ancora completamente maschili. La lettura della storia è qualcosa che può essere ancora molto migliorata e approfondita, ovvero anche la storia è una disciplina in divenire. Il desiderio di accrescere la nostra conoscenza del passato si differenzia molro però, dalla questione posta dalla commissione. Porre l’accento sull’importanza di dare spazio a tutte le correnti di pensiero in particolare dell’epoca contemporanea la dice lunga sul desiderio di revisionare la lettura del periodo fascista e per esempio dei nostri ex regnanti, che fa il paio con il perrmesso dato all’ignobile casa reale italiana di rientrare nel paese.  Su come si concepisce e come si insegna la storia la Storia con la S maiuscola, come femminsiste e lesbiche abbiamo molto da dire. Nei nostri libri per esempio è ancora quasi completamente assente il pensiero politico e l’azione delle donne ed anche le categorie storiche utilizzate sono ancora completamente maschili. La lettura della storia è qualcosa che può essere ancora molto migliorata e approfondita, ovvero anche la storia è una disciplina in divenire. Il desiderio di accrescere la nostra conoscenza del passato si differenzia molro però, dalla questione posta dalla commissione. Porre l’accento sull’importanza di dare spazio a tutte le correnti di pensiero in particolare dell’epoca contemporanea la dice lunga sul desiderio di revisionare la lettura del periodo fascista e per esempio dei nostri ex regnanti, che fa il paio con il perrmesso dato all’ignobile casa reale italiana di rientrare nel paese.
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Sulla questione della rilettura della storia vi riproponiamo uno stralcio di una intervista ad un esponente dell’Ampi, andata in onda durante l’approfonsimento di questa mattina: Sulla questione della rilettura della storia vi riproponiamo uno stralcio di una intervista ad un esponente dell’Ampi, andata in onda durante l’approfonsimento di questa mattina:
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per quello che riguarda la destrutturazione dell’importanza centrale della scuola nella società abbiamo sentito una compagna che “per fortuna” nella scuola ci lavora: per quello che riguarda la destrutturazione dell’importanza centrale della scuola nella società abbiamo sentito una compagna che “per fortuna” nella scuola ci lavora:
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Inserisci una descrizione per gror171202

Da Paula: scusate ma mi sono permessa di aprire la pagina, anche per ricordarvi che nella mia cartella, sulla cartella latinoamerica ci sono alcuni articoli di ieri di pagina 12. ce ne è soprattutto uno che è abbastanza sintetico (mi sa datato 15 e non 16) e parla di tutti tranne che di quello che ci sarà in Europa (per quello c'è l'articolo che gia mavi ha ma tenete presente che 'sta storia della desobediencia è solo per alcuni). Un bacio a l@s dos. Alle 20.00 comunque il martedì mette il gr su wiki. buona notte a domani, bacetti


gRor delle 13.00

Palestina

Non ha provocato vittime l'esplosione avvenuta durante la notte in uno stabilimento petrolchimico di Haifa, nel nord d'Israele. Lo hanno riferito testimoni oculari e vigili del 2fuoco, secondo cui la deflagrazione ha innescato un violento incendio che e' stato comunque rapidamente circoscritto, e che non appare dunque in grado di estendersi a una raffineria adiacente. Per estinguere le fiamme, tuttora in corso, potrebbero peraltro essere necessarie parecchie ore supplementari. Per il momento non sono stati evidenziati elementi tali da far ritenere che un atto deliberato sia stato all'origine del rogo. Sia la radio statale ebraica sia l'agenzia di stampa on line 'Ynet' hanno riferito che lo scoppio sembrerebbe non essere dovuto a un attacco dinamitardo da parte di estremisti palestinesi, anche se gli inquirenti non hanno ancora del tutto accantonato l'ipotesi terroristica. 2

  • Un portavice delle forze dell'ordine cittadine, Haim Poniemunsky, non ha voluto sbilanciarsi su un'eventuale matroce dolosa; anche se con il passare dei minuti, stando s2empre ai mass media israeliani, si e' andata facendo sempre piu' strada l'idea di un semplice incidente tecnico. Poniemunsky ha tenuto comunque a precisare che in nessun momento la situazione e' apparsa realmente pericolosa, nonostante su tutta larea circostante si fosse stesa una coltre di denso fumo biancastro. L'incendi oha interessato soprattutto un deposito annesso all'impianto, la 'Haifa Petrochemicals', nel quale erano pero' stati immagazzinati fertilizzanti non tossici. Un ufficiale dei pompieri, Gershon Zalderman, ha dichiarato che le squadre di intervento sono accorse sul posto dopo aver ricevuto una segnalazione relativa all'esplosione. Fonti della polizia tuttavia hanno puntualizzato che di quest'ultima non appare esservi traccia, e che dunque l'origine del fuoco potrebbe essere stata di altra natura. La zona di Haifa e' quella con la mag2giore concentrazione di strutture industriali di tutto lo Stato ebraico, e da tempo e' al centro di polemiche anche roventi per la minaccia che essa rappresenta rispetto alla salute degli abitanti e alla salvaguardia ambientale

Israele riprendera' i colloqui di pace con i palestinesi solo quando i palestinesi si saranno dotati di nuovi leaders: lo ha detto il ministro della difesa israeliano Shaul Mofaz, a Washington per colloqui con esponenti dell'Amministrazione americana. A quanto si apprende da fonti solitamente informate, Mofaz s'e' trovato d'accordo con i suoi interlocutori sul fatto che l'attuale leader palestinese Yasser Arafat non ha fatto abbastanza per porre un termine alla violenza prima e agli attacchi suicidi adesso

Il Papa ha ricevuto giovedi scorso il presidente israeliano Moshe Katsav e gli ha chiesto di ritirare i soldati da Betlemme prima delle feste di Natale. Se la soluzione emersa oggi permettera' il ritiro dei soldati dai luoghi piu' visibili come la piazza della Mangiatoia, rimane intanto il divieto della autorita' israeliane alla partecipazione del leader palestinese Yasser Arafat alla messa della vigilia di Natale nella chiesa della Nativita' E Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, incontrera' domani 18 dicembre alle ore 19,00, a Palazzo Chigi, il ministro degli Esteri dello Stato d'Israele, Benjamin Netanyahu. Lo rende noto un comunicato di Palazzo Chigi. I fotocineoperatori che intendono accreditarsi debbono inviare, entro le ore 17 del 18 dicembre, la richiesta contenente le generalita' e il numero di tessera professionale al seguente numero di fax: 06-6798648

Stati Uniti

Il 72 per cento degli americani ritiene che il presidente George Bush non abbia al momento prodotto sufficienti prove per giustificare l'avvio di una guerra contro l'Iraq. Lo afferma un sondaggio condotto dal Los Angeles Times, secondo il quale il 60 per cento degli intervistati di fede repubblicana condivide questo parere. Non sono contro la guerra, se e' necessaria. Ma penso che dovremmo essere ben sicuri prima di tirare fuori i cannoni. Se si potesse metter le mani sulle prove di una reale produzione di armi di distruzione di massa, allora direi: andate avanti e fatelo, ha commentato uno degli intervistati, Kramer Smith, carpentiere e predicatore dello Iowa, iscritto al partito repubblicano, riassumendo quello che appare un sentimento diffuso

Secondo fonti dell'amministrazione, i primi dieci intercettori basati a terra saranno dislocati entrro il 2004 a Fort Greeley in Alaska, e altri 10 verranno aggiunti fra il 2005 e il 2006. Il sistema munira' gli Stati Uniti di un limitato sistema di difesa contro il lancio di missili a lungo raggio. Gli intercettori saranno guidati da una rete di radar e sensori in grado di identificare questo tipo di minaccia. Secondo i servizi americani, i tre paesi del cosiddetto Asse del Male -Iran, Iraq e Corea del Nord- sono quelli che piu' probabilmente potrebbero sviluppare missili di quetso tipo. Per quanto riguarda i missili a breve e medio raggio, il Pentagono pensa di mettere in funzione una versione aggiornata dello Standard Missile-3, a bordo delle navi equipaggiate con il sistema anti missile Aegis

Afganistan

Sbaglia chi crede che con la cacciata dei taleban i diritti delle donne in Afghanistan siano stati ripristinati: in molte regioni le nuove autorita' continuano a imporre loro il burqa e a vessarle con crescenti soprusi. Lo afferma un rapporto di Human Rights Watch, diffuso oggi all'Onu. Nel documento di 52 pagine, Hrw fa l'esempio di Ismail Khan, il signore della guerra insediatosi al potere nella citta' di Herat e che e' stato un alleato chiave degli Usa nella guerra per rovesciare il regime degli studenti integralisti islamici. A Herat, le donne devono portare il burqa, il mantello che le avvolge dalla testa ai piedi, e sono costrette a sottoporsi a 'controlli di castita'. 'Molte persone fuori dell'Afghanistan credono che le donne e le ragazze afghane abbiano recuperato i loro diritti', ha scritto Zama Coursen-Neff, coautrice del rapporto intitolato 'Vogliamo vivere come esseri umani'. 'Non e' assolutamente vero. Gli abusi, le vessazioni e le minacce contro donne e ragazze proseguono in tutto l'Afghanistan, spesso ad opera dei soldati e dei funzionari governativi', ha scritto Coursen-Neff. L'organizzazione umanitaria con sede a New York ammette che la condizione feminile e' migliorata sotto certi aspetti con il nuovo regime, specialmente perche' adesso le donne hanno di nuovo diritto di andare a scuola e di lavorare. Ma in molte zone le autorita' continuano a limitare gravemente la loro liberta', invocando vaghi editti su vestiti e comportamenti emanati al tempo dei taleban.

Congo

Un accord de paix intercongolais qui doit mettre fin à un conflit qui déchire la République Démocratique du Congo (RDC) depuis quatre années en établissant un gouvernement transitoire d'unité nationale a été signé tôt mardi matin à Pretoria, a constaté l'AFP sur place.Le président Joseph Kabila, aux termes de l'accord, restera président de RDC, assisté de quatre vice-présidents pendant deux années de transition devant conduire le pays aux premières élections générales depuis celles qui ont consacré l'indépendance du Congo Belge de la Belgique en 1960.Les quatre vice-présidents, qui ne sont pas nommément désignés dans le texte de l'accord, émaneront des quatres principales composantes des négociations: le gouvernement, les deux principaux mouvements rebelles -Mouvement de Libération du Congo (MLC, soutenu par l'Ouganda) et Rassemblement congolais pour la démocratie (RCD, soutenu par le Rwanda)-, l'oppostion non armée et la société civile.Trente-six postes de ministres et 25 postes de vice-ministres seront répartis entre les mêmes parties.

ARGENTINA - Sono cominciate ieri una serie di iniziative in Argentina che culmineranno venerdi 20 con un grande concentramento a Plaza de Mayo, nella capitale. In occasione dell'anniversario della repressione che un anno fa provocò molte morti tra i manifestanti, una miriade di organizzazioni di varia natura si stanno già mobilitando sotto tre obiettivi comuni: le dimissioni dell'attuale presidente Duhalde, contro lo sfruttamento delle risorse del paese da parte di capitali stranieri, e per un governo dei lavoratori e del popolo. I disoccupati argentini hanno inaugurato ieri le cinque giornate di blocchi delle strade e di carovane. Quattro organizzazioni 'piqueteras' (il Bloque Nacional, il movimento indipendente nazionale di pensionati e disoccupati, 'Barrios de Pie', e il coordinamento dei disoccupati Anibal Veron) si stanno già muovendo organizzati in quattro colonne, da Salta, Chaco, Mendoza e Santa Cruz, verso il centro di Buenos Aires. 'Stiamo relizzando una scommessa molto grande. Si tratta della marcia meglio organizzata della (nostra) storia. Mai si era discusso così tanto e durante tanti mesi una iniziativa di questo genere.Vogliamo essere in piazza 40.000 o 50.000 persone' - ha dichiarato Nèstor Pitrola del Polo Obrero. La marcia federale realizzerà azioni in tutte le grande città delle province, assieme ai lavoratori e alle lavoratrici delle fabbriche occupate e riaperte. Giovedi notte i diversi cortei arriveranno a Buenos Aires. Siccome c'è il rischio che le manifestazioni vengano bloccate dalla polizia prima di arrivare a Plaza de Mayo, si è deciso di mobilitarsi in forze fin da lunedi 16 dicembre. I piqueteros argentini hanno inoltre rafforzato le misure di controllo per evitare episodi di provocazione ma sostengono comunque che il modo migliore per evitare problemi sia quello di garantire una presenza di massa nei cortei. Un altro settore di disoccupati organizzati, composto dalla Corrente Classista Combattente e dalla Federazione Tierra y Vivienda, sarà presente in piaza il 20 dicembre ma farà picchetti solo giovedi 19, in diverse zone. Per loro è più importante concentrareda subito gli sforzi direttamente nella visibilità a Buenos Aires. E infine il sindacato della CTA ha annunciato uno sciopero nazionale per il 20 e mobilitazioni nelle principali piazze del paese già da giovedi. Comunque per tutti i militanti delle diverse realtà che animeranno le iniziative, questa settiamana dovrà essere concentrata nella riaffermazione della necessità di una lotta con obiettivi complessivi, e non per ottenere poche briciole per alcunii. Nel corso della settimana iniziative di solidarietà ci saranno in tutto il mondo e anche in Europa. Appuntamenti anche in Italia, davanti ai consolati e all'ambasciata argentina di Roma venerdi 20. Naturalmente aggiornamenti continui li potete seguire sul sito di Indymedia Argentina, mentre un quado complessivo lo potete ricavare dal giornale argentina Pagina 12. www.pagina12.com.ar (audio)

ITALIA

Arresti

Il Tribunale del riesame ha disposto la revoca degli arresti domiciliari per Massimiliano Monai, il giovane barista gia' coinvolto nell'inchiesta su piazza Alimonda (era il manifestante che cercava di sfondare i finestrini della camionetta dei carabinieri con una trave) e accusato di aver partecipato ad atti di devastazione e saccheggio durante il G8 dai pm Anna Canepa e Andrea Canciani, titolari dell'inchiesta sugli scontri di piazza del 20 e 21 luglio 2001. Il Tribunale del riesame, formato dai giudici Nicoletta Cardini, Marina Orsini e Massimo Cusatti, ha disposto per Monai solo l'obbligo di firma in occasione delle partite di calcio di serie B considerate le uniche occasioni in cui il giovane potrebbe ripetere gli atti di cui e' accusato (audio)

Fiat

La protesta degli operai Fiat di Termini Imerese, si fa piu' silenziosa e si spande sul territorio, nei paesi vicini: prima Trabia, poi domani Caccamo, e quindi ancora Cerda, Sciara, Altavilla: una delegazione dei lavoratori si sposta per incontrare i cittadini e informarli sulla crisi della casa automobilistica, sugli effetti negativi per l'economia siciliana e sulle ragioni della loro mobilitazione. Intanto, oggi alle 16, le mogli degli operai consegneranno al prefetto di Palermo, Renato Profili, i quasi 4 mila certificati elettorali e la petizione sottoscritta da 5 mila persone che chiedono le dimissioni dei parlamentari nazionali eletti nella regione.

vittorio occupato

Occupataa oggi l'aula consiliare per evitare che un teatro, destinato alla cittadinanza, venga restituito al comune e agli interessi privati (audio)

cagliari

Continuano le occupazioni nelle università. Oggi a Cagliari protesta degli studenti mentre era in corso la riunione del senato accademico per decidere gli aumenti delle tasse. Scontri con la polizia, chiamata dal rettore. (audio)

NAPOLI

Aveva 18 anni il presunto rapinatore ucciso la scorsa notte nel Napoletano da un poliziotto libero dal servizio che era in automobile con la sua fidanzata. Pennino avrebbe aggredito il poliziotto insieme con altri tre complici tutti giovanissimi tra cui un ragazzo di 16 anni. La dinamica della vicenda non e' ancora stata del tutto chiarita: non e' stato ancora possibile infatti avere una ricostruzione ufficiale dalla polizia ad oltre nove ore dall'accaduto. Il poliziotto era in auto, una Skoda, con la fidanzata e aveva parcheggiato in una piazzola di emergenza. Qui e' stato circondato dai ragazzi. Poi la reazione dell'agente che ha sparato e ucciso Pennino. Con quest'ultimo avrebbero agito nel tentativo di furto di ieri altri due complici, un ragazzo di 21 anni e un altra persona che e' riuscita a fuggire. Il poliziotto, dopo aver sparato al rapinatore, morto sul colpo, ha poi bloccato il sedicenne e lo stesso D'Urso che sono stati interrogati dal pm di turno insieme con l'agente di polizia. Erano in tre, e non in quattro, i giovanissimi ragazzi che hanno aggredito un poliziotto libero dal servizio la scorsa notte nel Napoletano. Lo hanno spiegato fonti della squadra mobile della questura di Napoli precisando anche che la pistola detenuta da uno dei tre era caricata a salve. Sono in corso accertamenti sull'arma per verificare, come ha dichiarato l'agente che sarebbe stato aggredito, se la stessa abbia sparato causando la razione dello stesso poliziotto. Sul luogo della sparatoria e' stata sequestrata anche una spranga di ferro servita ad uno dei rapinatori per sfondare il parabrezza della 'Skoda' dell'agente. Secondo la ricostruzione fatta dalla polizia, lo stesso agente era in automobile, in sosta sull'Asse Mediano, quando e' stato aggredito dai due arrestati, il ventunenne e dal minorenne di 16 anni, che sono incensurati. Precedenti penali per favoreggiamento e danneggiamenti aveva invece il ragazzo raggiunto al fianco e ucciso da un colpo di pistola sparato. Ora i due ragazzi risultano arrestati, mentre il poliziotto che ha sparato uccidendo è libero e verrà interrogato in giornata.

gr ore 19.30

Venezuela Le autoerità Venezuelane hanno consegnato la scorsa notte alle autoritò spagnole il rifugiato Sebastàn Extaniz Alkorta che è stato oggi stesso estradato nello stato spagnolo. La polizia spagnola accusa il rifugiato basco di aver partecipato a diversi attentati, mentre dall’udienza nazionale dicono che c’è solo una causa pendente . Extaniz fu già consegnato anterirmente dal Nicaragua alle autorità spagnole e dopo essere stato giudicato fu assolto.

ARGENTINA - Sono cominciate ieri una serie di iniziative in Argentina che culmineranno venerdi 20 con un grande concentramento a Plaza de Mayo, nella capitale. In occasione dell'anniversario della repressione che un anno fa provocò molte morti tra i manifestanti, una miriade di organizzazioni di varia natura si stanno già mobilitando sotto tre obiettivi comuni: le dimissioni dell'attuale presidente Duhalde, contro lo sfruttamento delle risorse del paese da parte di capitali stranieri, e per un governo dei lavoratori e del popolo. I disoccupati argentini hanno inaugurato ieri le cinque giornate di blocchi delle strade e di carovane. Quattro organizzazioni 'piqueteras' (il Bloque Nacional, il movimento indipendente nazionale di pensionati e disoccupati, 'Barrios de Pie', e il coordinamento dei disoccupati Anibal Veron) si stanno già muovendo organizzati in quattro colonne, da Salta, Chaco, Mendoza e Santa Cruz, verso il centro di Buenos Aires. 'Stiamo relizzando una scommessa molto grande. Si tratta della marcia meglio organizzata della (nostra) storia. Mai si era discusso così tanto e durante tanti mesi una iniziativa di questo genere.Vogliamo essere in piazza 40.000 o 50.000 persone' - ha dichiarato Nèstor Pitrola del Polo Obrero. La marcia federale realizzerà azioni in tutte le grande città delle province, assieme ai lavoratori e alle lavoratrici delle fabbriche occupate e riaperte. Giovedi notte i diversi cortei arriveranno a Buenos Aires. Siccome c'è il rischio che le manifestazioni vengano bloccate dalla polizia prima di arrivare a Plaza de Mayo, si è deciso di mobilitarsi in forze fin da lunedi 16 dicembre. I piqueteros argentini hanno inoltre rafforzato le misure di controllo per evitare episodi di provocazione ma sostengono comunque che il modo migliore per evitare problemi sia quello di garantire una presenza di massa nei cortei. Un altro settore di disoccupati organizzati, composto dalla Corrente Classista Combattente e dalla Federazione Tierra y Vivienda, sarà presente in piaza il 20 dicembre ma farà picchetti solo giovedi 19, in diverse zone. Per loro è più importante concentrareda subito gli sforzi direttamente nella visibilità a Buenos Aires. E infine il sindacato della CTA ha annunciato uno sciopero nazionale per il 20 e mobilitazioni nelle principali piazze del paese già da giovedi. Comunque per tutti i militanti delle diverse realtà che animeranno le iniziative, questa settiamana dovrà essere concentrata nella riaffermazione della necessità di una lotta con obiettivi complessivi, e non per ottenere poche briciole per alcunii. Nel corso della settimana iniziative di solidarietà ci saranno in tutto il mondo e anche in Europa. Appuntamenti anche in Italia, davanti ai consolati e all'ambasciata argentina di Roma venerdi 20. Naturalmente aggiornamenti continui li potete seguire sul sito di Indymedia Argentina, mentre un quado complessivo lo potete ricavare dal giornale argentina Pagina 12. www.pagina12.com.ar (audio)

Afganistan

Sbaglia chi crede che con la cacciata dei taleban i diritti delle donne in Afghanistan siano stati ripristinati: in molte regioni le nuove autorita' continuano a imporre loro il burqa e a vessarle con crescenti soprusi. Lo afferma un rapporto di Human Rights Watch, diffuso oggi all'Onu. Nel documento di 52 pagine, Hrw fa l'esempio di Ismail Khan, il signore della guerra insediatosi al potere nella citta' di Herat e che e' stato un alleato chiave degli Usa nella guerra per rovesciare il regime degli studenti integralisti islamici. A Herat, le donne devono portare il burqa, il mantello che le avvolge dalla testa ai piedi, e sono costrette a sottoporsi a 'controlli di castita'. 'Molte persone fuori dell'Afghanistan credono che le donne e le ragazze afghane abbiano recuperato i loro diritti', ha scritto Zama Coursen-Neff, coautrice del rapporto intitolato 'Vogliamo vivere come esseri umani'. 'Non e' assolutamente vero. Gli abusi, le vessazioni e le minacce contro donne e ragazze proseguono in tutto l'Afghanistan, spesso ad opera dei soldati e dei funzionari governativi', ha scritto Coursen-Neff. L'organizzazione umanitaria con sede a New York ammette che la condizione feminile e' migliorata sotto certi aspetti con il nuovo regime, specialmente perche' adesso le donne hanno di nuovo diritto di andare a scuola e di lavorare. Ma in molte zone le autorita' continuano a limitare gravemente la loro liberta', invocando vaghi editti su vestiti e comportamenti emanati al tempo dei taleban.

(DWpress) – Islamabad (Pakistan) – Sono i proprio familiari maschi ad assassinare le donne in Pakistan: questo il terribile dato fornito dalla Commissione dei Diritti Umani in Pakistan. Il numero delle donne assassinate dai propri familiari è aumentato da 372 nel 2001, a 461 nel 2002, la maggior parte dei delitti è considerato d’onore, ha rilevato la Commissione. L’organismo, presieduto da Asma Jagangir, ha spiegato che nel Paese l’omicidio è considerato un castigo giusto, appropriato per le donne dai comportamenti immorali. Tali sono considerati infatti comportamenti come aver rapporti sessuali fuori dal matrimonio, parlare con uomini diversi, o osare violare le leggi familiari, o peggio, non esplicare i lavori domestici. La punizione si compie nella maggior parte dei casi da parte di un fratello. Delle 161 donne assassinate nel Punjab, 67 sono state assassinate dai loro fratelli, 49 dai loro mariti e il resto dagli altri uomini della famiglia. In sette casi vi è stato omicidio da parte dei figli verso le proprie madri. Secondo la Commissione l’aumento della registrazione di questi assassini si deve a due fattori: una caduta di attenzione al problema da parte del governo pakistano, e una maggiore disposizione della società a denunciare tali crimini: a influire sulla maggiore coscienza, solidarietà civile, e dunque denunce, è stata la maggiore informazione. Le cifre prodotte dalla Commissione corrispondono solo alle situazioni della provincia di Punjab e Sindh, ma che comunque non riflettono la situazione generale in nessuna delle province più conservatrici del Pakistan. La reticenza governativa intorno alle denuncie suggerisce che sicuramente il numero dei crimini contro le donne è sicuramente più alto.

(DWpress) - Teheran - Un recente studio pubblicato dal giornale "Khorassan" il 1 dicembre scorso, mostra che il numero delle ragazze in fuga in Iran è cresciuto del 20% sotto il regime dei mullah. Il Rapporto, riporta che "durante gli ultimi quattro mesi del passato anno iraniano (dal 21 novembre 2001 al 20 marzo 2002), sono state arrestate dalle Forze di Sicurezza dello Stato più di 60mila adolescenti in fuga" e aggiunge che "le vere cifre sono molto più alte". Considerando lo stesso studio, l'età media delle ragazze in fuga , per l'anno scorso, era 14,7 anni. I quotidiani ufficiali, chiaramente, hanno riportato ben altre cifre. La Commissione delle Donne del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, ha pubblicato informazioni dettagliate, lo scorso giugno, sugli sporchi traffici diretti da alte autorità del regime dei mullah, che, soprattutto con i Paesi vicini, operano la tratta delle ragazze. Secondo la ricerca delle donne del Consiglio della Resistenza, questa rete, in cooperazione con gli organi di sicurezza del regime, recupera ragazze in fuga o arrestate senza motivo e, con la scusa della riabilitazione, le conduce in centri speciali, dove, dopo aver prodotto documenti falsi, le smista nei paesi vicini per traffici sessuali.

ITALIA

Arresti

Il Tribunale del riesame ha disposto la revoca degli arresti domiciliari per Massimiliano Monai, il giovane barista gia' coinvolto nell'inchiesta su piazza Alimonda (era il manifestante che cercava di sfondare i finestrini della camionetta dei carabinieri con una trave) e accusato di aver partecipato ad atti di devastazione e saccheggio durante il G8 dai pm Anna Canepa e Andrea Canciani, titolari dell'inchiesta sugli scontri di piazza del 20 e 21 luglio 2001. Il Tribunale del riesame, formato dai giudici Nicoletta Cardini, Marina Orsini e Massimo Cusatti, ha disposto per Monai solo l'obbligo di firma in occasione delle partite di calcio di serie B considerate le uniche occasioni in cui il giovane potrebbe ripetere gli atti di cui e' accusato (audio)

Vittorio occupato

Occupataa oggi l'aula consiliare per evitare che un teatro, destinato alla cittadinanza, venga restituito al comune e agli interessi privati (audio)

Cagliari

Continuano le occupazioni nelle università. Oggi a Cagliari protesta degli studenti mentre era in corso la riunione del senato accademico che ha poi deciso l’aumento delle tasse. Nella mattinata scontri con la polizia, chiamata dal rettore. Ascoltiamo il resoconto della giornata da uno degli studenti antagonisti contro le tasse (audio).

APPROFONDIMENTO DEL MARTEDì – Censura e Revisione Commissione cultura impegna “il Governo ad attivarsi per far si che nelle scuole di ogni ordine e grado, l’insegnamento della storia, in particolare quella contemporanea, si svolga secondo criteri oggettivi, rispettosi della verità storica attraverso l’utilizzo di testi di assoluto rigore scientifico che tengano conto, in modo obiettivo, di tutte le correnti culturali e di pensiero..” Tradotto: il ministero deve censurare l’uso dei coseddetti “libri di testo faziosi”, in barba all’articolo 33 della carta costituzionale, secondo cui l’arte e la scienza sono liberi e libero ne è l’insegnamento. Spetterebbe dunque al governo decidere quale sia la verità storica In un sol colpo viene lesa la tanto decantata autonomia scolastica, la funzione pedagogica dei docenti e delle famiglie, il vero pluralismo culturale. La questione del revisionismo storico è da qualche anno sempre più spesso riproposta da storici e politici di destra ma per la prima volta essa diventerebbe oggetto di un intervento governativo.

  • Su come si concepisce e come si insegna la storia la Storia con la S maiuscola, come femminsiste e lesbiche abbiamo molto da dire. Nei nostri libri per esempio è ancora quasi completamente assente il pensiero politico e l’azione delle donne ed anche le categorie storiche utilizzate sono ancora completamente maschili. La lettura della storia è qualcosa che può essere ancora molto migliorata e approfondita, ovvero anche la storia è una disciplina in divenire. Il desiderio di accrescere la nostra conoscenza del passato si differenzia molro però, dalla questione posta dalla commissione. Porre l’accento sull’importanza di dare spazio a tutte le correnti di pensiero in particolare dell’epoca contemporanea la dice lunga sul desiderio di revisionare la lettura del periodo fascista e per esempio dei nostri ex regnanti, che fa il paio con il perrmesso dato all’ignobile casa reale italiana di rientrare nel paese.

Il revisionismo della storia e del suo insegnamento va comunque di pari passo con una generale destrutturazion e revisione del concetto stesso di diritto allo studio garantito dalle istituzioni pubbliche, che anche dove non costruinge gli insegnanti ad essere cassa di risonanza della politica del governo, cotinua a tagliare qualsiasi possibilità di allargamento del diritto egualitario allo studio ed alla formazione. Sulla questione della rilettura della storia vi riproponiamo uno stralcio di una intervista ad un esponente dell’Ampi, andata in onda durante l’approfonsimento di questa mattina: audio per quello che riguarda la destrutturazione dell’importanza centrale della scuola nella società abbiamo sentito una compagna che “per fortuna” nella scuola ci lavora: audio

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gror171202 (last edited 2008-06-26 09:55:51 by anonymous)