buon giorno dani ore 13: fatto il sommario, adesso sistemo e traduco le notizie. baci, paoletta

gr ore 10.00

esteri

PALESTINESI ACCUSANO ISRAELE DI ‘DOPPIO LINGUAGGIO’ PERCHÉ NON FERMA AGGRESSIONI DURANTE NEGOZIATO (BRIEF, POLITICS/ECONOMY)

Mentre alcuni generali israeliani discutono il piano di sicurezza con dirigenti palestinesi, l’esercito continua le “aggressioni militari” in Cisgiordania. E’ questa l’accusa che la direzione dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha mosso contro Israele, colpevole di avere un “doppio linguaggio”. Una posizione ambigua che, secondo quanto si legge in un comunicato diffuso ieri in tarda serata dall’agenzia palestinese ‘Wafa’ “non contribuisce a migliorare la situazione di sicurezza per gli israeliani”. I vertici dell’Anp esprimono anche preoccupazioni per il perdurare ingiustificato delle aggressioni israeliane “senza la minima provocazione da parte palestinese”. Intanto proseguono i contatti tra le due parti: al valico di Eretz, nel nord della striscia di Gaza, si è svolta una riunione israelo-palestinese. Secondo la radio israeliana, le autorità di Tel Aviv sono soddisfatte per come le forze di sicurezza palestinesi hanno iniziato a lavorare a Betlemme, la prima delle città da dove i militari di Israele si sono ritirati. Il piano “Gaza – Betlemme 1” prevede una graduale smobilitazione dei soldati israeliani e l’assunzione di responsabilità da parte delle forze di sicurezza palestinesi, che si impegnano a mantenere la calma nelle zone sotto il loro controllo diretto. Israele, tuttavia, prosegue le operazioni per prevenire attacchi terroristici. Ieri è stata smantellata un’importante cellula di Hamas che aveva le proprie basi a Gerusalemme Est, la parte araba della città. Secondo lo Shin Bet, il servizio segreto di Israele, questo nucleo sarebbe responsabile dei sanguinosi attentati perpetrati negli ultimi mesi, in cui sono morte almeno 35 persone.

AFGHANISTAN, CARTOLINE DA KABUL: "SITUAZIONE RESTA TRAGICA, PROFUGHI RIENTRATI PENSANO DI TORNARE IN PAKISTAN" (L’Afghanistan è ancora così povero e martoriato che molti dei profughi appena rientrati dal Pakistan stanno seriamente pensando di tornare indietro. A tracciare il desolante quadro di un Paese tuttora vittima del suo passato è Alberto Cairo, un piemontese che da 13 anni si occupa di riabilitazione fisica e sociale dei disabili a Kabul per conto della Croce Rossa internazionale. Parlando con la MISNA, l’operatore umanitario dice di aver visto passare per le strade della capitale nelle scorse settimane camion stracolmi di afgani di ritorno dal vicino Pakistan. "Molti di loro però - afferma - stanno già pensando di varcare nuovamente il confine: qui non ci sono abbastanza case (quelle poche rimaste vuote sono stamberghe eppure costano carissime), non c’è lavoro, non c’è neppure acqua a sufficienza". In questo contesto la gente, impegnata nella quotidiana lotta per la sopravvivenza, vive lontana anni luce da tutto ciò che è politica. "Alla popolazione di Kabul sostanzialmente non è importato niente dell’83esimo anniversario dell’indipendenza dal dominio coloniale britannico, le cui celebrazioni si sono svolte il 19 agosto scorso", spiega l’italiano. "Sì, sono andati a vedere la parata perché magari non avevano niente da fare e forse hanno anche provato un po’ di orgoglio nazionale…Ma sono troppo presi dalla quotidiana battaglia contro la miseria per interessarsi alla politica". Cairo tende a sottolineare che, di fatto, poche cose sono cambiate dalla caduta del regime dei talebani. La ‘questione femminile’, per esempio, è tuttora irrisolta e le donne non godono di maggiori diritti rispetto al passato. "Nel centro di Kabul alcune hanno smesso il burqa - racconta - ma appena si spostano nei quartieri periferici sono obbligate ad indossarlo: i loro mariti non vogliono che se lo tolgano". Purtroppo anche le piantagioni di papaveri da oppio sono tornate a fiorire: risale a pochi giorni fa il comunicato diffuso dalla Fao, secondo il quale da dicembre dello scorso, con l’avvento del governo di transizione guidato da Hamid Karzai, si è registrata una nuova impennata nelle colture. "I contadini sanno benissimo che guadagnano molto di più a coltivare papavero rispetto a qualsiasi altra coltura. Ma devono scendere a patti con i nemici più terribili: la fame e la miseria".

Il Dipartimento di Stato degli USA ha reso noti 4677 documenti riservati sulla repressione durante la dittatura militare in Argentina. Ci sono testimonianze di tortura e dialoghi con militari. "Nessuno di loro aveva il coraggio di assumersi la responsabilità di condannare legalmente la repressione" Por Victoria Ginnberg Da Pagina 12

"Discutendo il reiterato appoggio di tattiche extragiudiziarie, Emboff (un membro dell'ambasciata degli Stati Uniti) domandò ad un informantes perchè i militari non avessero mai preso in considerazione la possibilità di portare questa gente davanti ad una corte formale, comprese le corti militari. Il nostro informantes spiegò che ciò avveniva per due ragioni. Primo, le forze di sicurezza non confidavano, nè sapevano come utilizzare le soluzioni legali (i metodi attuali sono più facili e più familiari). Secondo, non c'era nessun militare importante che "avesse il coraggio" di assumersi la responsabilità formale per la condanna e l'esecuzione di un montonero (guerrigliero argentino peronista). Secondo le regole di allora "nessuno" era responsabile nei registri per le esecuzioni."

L'informazione arriva da uno dei 4677 documenti sulle violazioni dei diritti umani commesse durante l'ultima dittatura militare, declassificati dal Dipartimento di Stato degli USA. I documenti dimostrano che ciò che i militari tacevano e occultavano in pubblico, veniva ammesso invece senza sotterfugi 25 anni fa, di fronte a funzionari dell'ambasciata nordamericana. L'interpretazione del perchè i militari non mettessero in atto processi ai presunti sovversivi durante l'ultima dittatura compare in un cablogramma datato 14 maggio 1980 e elaborato con dati che "una fonte ben inserita per tenere informazioni di prima mano" raccontava ad un membro dell'ambasciata degli Stati Uniti. Lo stesso documento provava che a fine del 1979 erano in atto disposizioni molto severe per i "procedimenti di sicurezza". Queste nuove direttive consistevano nel fatto che "i montoneros attivi, membri delle denominate truppe speciali di fanteria (TEI) e di agitazione (TEA) sarebbero stati trattati "nella stessa maniera di prima: il loro incarico era la tortura e l'esecuzione sommaria".

Oltre al suo valore storico, gli archivi del Dipartimento di Stato procurano informazioni preziose per le diverse cause giudiziarie in corso, come quella di 40 giorni fa in cui il giudice federale Claudio Bonadio ordinava l'arresto di 44 repressori. All'interno dei documenti si trovano abbondanti informazioni riguardo il Batallón de Inteligencia 601, inquisito dallo stesso magistrato. Uno dei documenti, datato 6 febbraio 1980 è un organigramma dell'allora nuova composizione organizzativa del 601.

Ci sono dati di questo tipo anche in un memorandum di conversazione intitolato "ingranaggi della repressione statale nei confronti del terrorismo e della sovversione". Si tratta del risultato di una chiacchierata del 7 di agosto 1979 tra il consilgliere politico dell'ambasciata degli Stati Uniti, Willam Hallman, l'ufficiale di sicurezza regionale James Blystone e un militare il cui soprannome era Jorge Contreras.

"Contreras –dice il documento– parlò di due categorie di casi. La prima erano coloro che erano stati introdotti nel sistema e dopo attenti interrogatori si era riscontrato che non avevano alcun legame con la sovversione. Molti di questi-affermo' Contreras-, venivano semplicemente rilasciati. Contreras affermava di credere che in passato altri fossero stati assassinati nel caso in cui il loro rilascio avesse costituito pericolo per il "sistema" - personale inserito, localizzazioni etc-. Un'altra volta raccontò che molto dipendeva dal personale del centro di detenzione: alcuni comandanti erano disposti a rischiare con operazioni e facilitazioni, facendosi riconoscere per agevolare quelli la cui innocenza era stata accertata. Altri comandanti credevano che il processo fosse piu' importante, che qualsiasi individuo, innocenti compresi, dovesse essere sacrificato per evitare che il sistema fosse in pericolo (...) (...) mentre prigionieri non coinvolti cosi' profondamente erano trattati in vari modi.

In un memorandum del 31 maggio 1978 si afferma che "c'era stata una riduzione netta delle denunce di tortura, non perche' la torura fosse diminuita ma per la riduzione delle operazioni, dal momento che il numero di sovversivi era diminuito; chiarisce inoltre che le scomparse includevano non solo i sospettati di terrorismo ma un gamma ben piu' vasta: dirigenti, lavoratori, sacerdoti, attivisti per i diritti umani, scienziati medici e politici.

Un fatto drammatico recente è stato il sequestro di cinque madri di desaparecidos e di due monaci francescani, i cui corpi, presumibilmente, sono stati scoperti in riva al mare. Il documento realizzato con Contreras descrive parte della struttura repressiva e dell'intelligence delle Forze Armate. Spiega, ad esempio, che Reunión Central era un'unità locata nel 601, ma che conteneva elementi di sicurezza dell'Esercito, dell'Armada e della Forza Aerea.

Il colonnello Tepedino è comandante del 601. Il colonnello Arias Duval è la mente di "Riunion Central", dice Contreras. Tepedinos è Carlos Alberto, che è stato a capo del Battaglione dal 1976 fino al 1983 ed è stato arrestato per ordine di Bonadio. Arias Duval è Luis Jorge, che è fuggitivo. La Riunion Central conteneva sette gruppi di lavoro. Contreras era il direttore del numero 7, che è stato creato nel maggio del 1979 e che aveva l'incarico di analizzare le attività degli studenti, dei gruppi politici e dei corpi religiosi.

In quegli anni si stabilì anche il gruppo numero 6, che doveva seguire i sindacati e l'economia. Il documento spiega che il sistema dei gruppi di lavoro era stato creato nel 1971-1972 e che in principio consisteva in cinque parti. Il primo si occupava dell'ERP e il secondo dei Montoneros. Inoltre, l'Armada e la Forza Aerea possedevano le loro prime unità operative e di intelligence e, nell'Esercito, ogni comandante del corpo aveva a disposizione chi investigava, chi sequestrava e chi uccideva. Contreras aveva assicurato ai funzionari dell'ambasciata che un problema importante nel controllare la campagna antisovversiva consisteva nel fatto che la persona che riceveva l'intelligence riguardo le presunte attività sovversive, era la stessa che aveva la responsabilità di realizzare le detenzioni e condurre gli interrogatori.

La concorrenza tra le molte unità ha portato ad un'alta attenzione verso le azioni rapide, la quale spesso ha implicato che l'azione venisse considerata male. La declassificazione di circa 4677 documenti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti è avvenuta in risposta alle richieste dei familiari, delle organizzazioni per i Diritti Umani, dei giudici e della sottosegreteria dei Diritti Umani. Il 16 agosto 2000 l'allora segretario di Stato Madeleine Albright si incontrava a Buenos Aires con la presidentessa delle Nonne di Plaza de Mayo, Estela Carlotto, il presidente del Centro di Studi Legali e Sociali (CELS) Horacio Verbitsky e Carmen Lapacó, delle Madri de Plaza de Mayo, linea fondatrice impegnandosi a far sì che il governo nordamericano rendesse note le informazioni sulla dittatura argentina, proprio come lo aveva fatto per il Chile di Augusto Pinochet nel 1999.

Nel gennaio del 2001, l'Archivio Nazionale di Sicurezza ( organizzazione governativa degli Stati Uniti) presentava al Dipartimento di Stato una guida con 300 casi d'attualità da tenere in considerazione durante l'apertura pubblica degli archivi. In quell'occasione qualcuno ha avvertito che bisognava considerare la coordinazione dei servizi di intelligence del Cono Sud (Plan Condor), i nomi dei repressori, le unità di intelligence, le forze di sicurezza, i nomi dei desaparecidos e dei bambini sequestrati.

Nell'ottobre dello scorso anno il CELS e l'Archivio Nazionale di Sicurezza hanno presentato una serie di 32 documenti declassificati da diverse agenzie nordamericane. Questi documenti, come anche quelli che vengono presentati adesso, rappresentano le prove delle massicce violazioni dei diritti umani e degli omicidi di decine di migliaia di persone durante l'ultima dittatura. Dimostrano altresì che l'ambasciata degli Stati Uniti ha mantenuto una fluida comunicazione coi militari. Il Ministro dei rapporti Esteri, Carlos Ruckauf e della Giustizia, Sicurezza e Diritti Umani, Juan Josè Alvarez, hanno presentato ieri ai giornalisti quattro contenitori di cartone chiusi con le rispettive etichette che indicavano la provenienza dal Dipartimento di Stato e che si trattava di Official Business. I documenti verranno custoditi dalle rispettive aree dei diritti umani di entrambi i ministeri, nelle persone di Oscar Fappiano e Carlos Sersale. Le Nonne di Plaza de Mayo riceveranno anche loro una copia del materiale, in cui, tra le infinite cose che dovranno essere analizzate e valutate, figurano diecimila schede di casi di violazione dei diritti umani compilati dall'equipe di Allen (Tex), Harris (dell'ambasciata degli Stati Uniti) e che riportano la cruda descrizione delle torture cui sono stati sottoposti i prigionieri, realizzate da alcune vittime. Si può accedere a tutti i documenti declassificati sul sito http://www.foia.state.gov

IN MIGLIAIA A JOHANNESBURG PER IL 'CONTROVERTICE' DELLA SOCIETÀ CIVILE

Sta per entrare nel vivo il contro vertice sull'ambiente di Johannesburg, organizzato dalla società civile sudafricana e a cui sono stati invitati esponenti delle ong di tutto il mondo. Migliaia di persone in rappresentanza di organizzazioni non governative (ong), movimenti sociali, sindacati, associazioni femminili, contadini senza terra, gruppi indigeni ed ambientalisti continuano a sbarcare a Johannesburg. Nella metropoli sudafricana, infatti domani sarà ufficialmente inaugurato il "Global Forum", il 'forum globale' della società civile che si svolgerà parallelamente al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (in programma dal 26 agosto al 4 settembre), organizzato dalle Nazioni Unite a dieci anni di distanza dal Vertice della Terra di Rio de Janeiro. Intanto già da lunedì gli attivisti di mezzo mondo sono al lavoro per organizzare i gruppi tematici, gli incontri, gli spazi di discussione prima dell'apertura di venerdì. Nell'Expo Center di Johannesburg sta lentamente nascendo un villaggio in cui non si parlerà solo di ambiente. Secondo le intenzioni degli organizzatori, infatti, la questione ambientale sarà affrontata affiancandola alle classiche tematiche e problematiche relative allo sviluppo economico e sociale dei Paesi del sud del mondo. All'ordine del giorno si trovano molti dei temi cari al movimento 'no global': la revisione delle istituzioni che governano l'economia globale (Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale in testa), la discussione sui diritti di cittadinanza, la campagna anti-Aids, e la difesa dei diritti umani. Ma il 'Global Forum' di Johannesburg potrà vantare anche un'altra peculiarità. Sarà il primo 'contro vertice' inaugurato ufficialmente (ed è proprio il caso di dirlo) da un capo di Stato. Sarà infatti il presidente sudafricano Thabo Mbeki a dare il via ai lavori.

dall'italia

Bologna, scarcerati i cinque di San Petronio.

Scarcerati e già liberi, pronti a tornare al lavoro nelle aziendine del Padovano dove sono considerati operai modello. I quattro marocchini sospettati di preparare a Bologna un attentato alla basilica di San Petronio - Ahmed Essanoi (22 anni), Abdallah Wakouz (27), Lahcem Essaghir (30)e Abdel Malek Toutou (20)- hanno convinto il giudice dell'inchiesta preliminare: filmarono la chiesa solo per curiosità turistica. Persino l'accusa ha ritirato la richiesta di custodia cautelare. Quanto alle frasi oltraggiose contro la religione cattolica hanno spiegato che forse la traduzione dal berbero ne ha falsato il senso, che il tono era da bar, che rispettano la Chiesa. Soprattutto, affermano, non sono dei fan di Bin Laden: "Non c'entriamo niente con certe cose". Libero anche il padovano Germano Caldon, 55 anni, che da sempre è impegnato nel volontariato e aiuta gli extracomunitari. Soprattutto la sua versione è stata decisiva: "Sono stato io a portare i ragazzi in San Petronio e a dirgli di prendere la telecamera. Mi piace fargli imparare qualcosa, in fin dei conti sono stato un insegnante". Solo turisti per caso: proprio così. Scarcerati dal gip, subito liberi senza nessuna limitazione. Sia i quattro marocchini che l'italiano risultato una specie di buon samaritano, la cui vita sta nell'aiutare gli extracomunitari. Eppure erano stati travolti tutti da un'accusa terribile: associazione sovversiva a scopo di terrorismo col sospetto che preparassero un attentato in San Petronio. Il giudice Diego Di Marco li ha ascoltati e gli è bastato. Vista la piega degli interrogatori, anche la Procura ha fatto marcia indietro, ritirando la richiesta di custodia cautelare. Lanciata con una conferenza stampa multimediale, l'operazione San Petronio si è ridimensionata a gitarella di una comitiva seppure un po' così. Germano Caldon, 55 anni, padovano, ha mormorato sconsolato: "Mi dispiace, è solo colpa mia se siamo entrati nelle chiese. Gli ho chiesto io di portarsi dietro la cinepresa. Pensavo che gli facesse bene imparare qualcosa. In fin dei conti, anche se adesso sono in pensione, ho fatto l'insegnante". I ragazzi venuti dal Marocco, spaventati a morte da tutto il trambusto e dall'arresto, hanno reagito in modo singolare. Risposte pacate, spiegazioni con calma. "Non ricordo di avere detto delle cose proprio così", ha obiettato uno dei due speaker , ai quali erano state attribuite terribili frasi da anti Cristo. Il difensore, l'avvocato Mario Marcuz, non arriva a parlare di gogna ingiusta. Però riflette: "Caccia alle streghe? Non ancora, per fortuna. Però si sta arrivando agli eccessi. E' una questione da sociologi su cui riflettere". Il Pm Paolo Giovagnoli in un'intervista al La Stampa ammette “Siamo tutti influenzati dall'11 settembre è c'è troppo allarmismo”. Amen.

2002-08-22 - 09:07:00

Oggi, giovedì 22 agosto dalle ore 06:00 del mattino, invitiamo tutt* a portare la propria presenza e solidarietà in via Palmieri, a vedere con i propri occhi la vera faccia dele politiche sociali da sempre attuate dalle istituzioni.

OPERAZIONE DI GUERRA IN VIA PALMIERI Ieri, mercoledì 21 agosto '02, alle 6 e 30 del mattino oltre un centinaio, tra polizia e carabinieri in tenuta antisommossa hanno militarizzato parte del quartiere Stadera, per poi invadere brutalmente la palazzina n°1 di via Palmieri. Obbiettivo dell'operazione: eseguire i primi 6 sfratti. Questo attacco criminale si é abbattuto proprio nel luogo dove da più di un mese si riunisce un comitato per il diritto alla casa, nato sulla scia dell'emblematico episodio avvenuto alla fine di luglio, che ha visto una famiglia resistere attivamente ad uno sgombero illegale. Attacco preparato dopo giorni in cui Aler e operai lavoranti in nero hanno reso inagibili quasi tutti gli appartamenti sfitti e chiusi da anni con lamiere. Gli abitanti della palazzina, a cui subito é stata tolta luce e gas, sono stati costretti a non uscire dai propri appartamenti per l'intero arco della mattinata e a coloro che portavano solidarietà da fuori venivano derisi e provocati fino a far volare qualche manganellata. Gli sfratti, che hanno riguardato 5 famiglie e un uomo invalido, si sono svolti ovviamente senza nessun preavviso, sorprendendo tutti: 3 famiglie su 5 non erano in città e quindi non hanno potuto assistere allo smantellamento e alla distruzione delle case in cui alcuni di loro vivevano da oltre 20 anni. A nessuno é stata per ora proposta un'alternativa, né temporanea né definitiva. Si concretizza la campagna "anti abusivi" che il vice sindaco De Corato ha annunciato all'inizio dell'estate. Il patrimonio immobiliare ( un valore stimato ora in circa 13 miliardi di euro) mal gestito dall'Aler è ormai destinato alla speculazione e alla privatizzazione. La finanziaria di quest'anno trasforma l'istituto delle case popolari in società per azioni. Di qui la necessità impellente di "liberare" le abitazioni, ristrutturarle e farle fruttare alla classe imprenditoriale che sta investendo il suo denaro. Come liberare le case da tutti quei soggetti con fasce di reddito troppo basse per il mercato immobiliare? Come spostarli al di fuori dei confini di una città in cui il costo della vita é sempre più spropositato? Aumenti dei canoni d'affitto che qualcuno in Regione vorrebbe equiparare ai prezzi di mercato entro il 2004; il dilagare degli sfratti, di chi ha occupato le case che l'ALER lascia chiuse per anni, se ne contano circa 3500 in città e 1000 in provincia. Case che l'istituto avrebbe dovuto assegnare visto che le liste delle graduatorie costringono la gente ad aspettare oltre 10 anni; case abitabili e che se sono inagibili é perché rese tali dall'Aler stesso. E' il bisogno fondamentale di avere una casa che porta la gente a prendersela. Bisogno che é stato esasperato dalla politica delle istituzioni e dalle leggi del mercato che impongono affitti da rapina, infatti a Milano si contano oltre 3000 case definite occupazioni abusive e che sono ora più che mai nel mirino della giunta comunale. L'unica risposta al bisogno di casa e al caroaffitti é una risposta repressiva, che si é espressa ieri in via Palmieri con particolare accanimento e cruenza, forse proprio perché lì qualcuno ha espresso con determinazione il proprio dissenso. Inoltre sottolineamo che le provocazioni continuano anche stasera addirittura negando l'accesso a una famiglia di sfrattati che una vicina avrebbe voluto ospitare per la notte; mentre scriviamo alcune camionette di polizia e carabinieri stanno presidiando la palazzina...domani si preannuncia un'altra giornata di sfratti e di abusi, ancora un operazione di guerra in via palmieri. A questo attacco risponderemo con una presenza sempre più viva e visibile nella città, con un un rilancio della lotta per il diritto alla casa, del lavoro di controinformazione e monitoraggio sulle politiche di Aler, giunta comunale e prefettura; vogliamo difendere gli spazi, resistere agli sgomberi e creare nuove e possibili occupazioni, estendere pratiche di resistenza e reti di solidarietà. Rilanciamo un'ASSEMBLEA CITTADINA il 5 settembre alle ore 21 e 30 (luogo da definire) Oggi, giovedì 22 agosto dalle ore 06:00 del mattino, invitiamo tutt* a portare la propria presenza e solidarietà in via Palmieri, a vedere con i propri occhi la vera faccia dele politiche sociali da sempre attuate dalle istituzioni.

GR ORE 13

Sommario

Esteri

Palestina, oggi i funerali di Mohamed Saadat, assassinato dall'esercito israeliano. Sempre meno credibile la volontà di ritiro di Sharon dalle città palestinesi

Argentina, resi pubblici i documenti dell'Archivio di Stato americano sugli anni della dittatura

Irlanda, seconda notte di scontri tra protestanti e polizia, mentre oggi lo Sinn Fein incontra la delegata inglese per tentare di trovare un'accordo sui problemi della regione

Johannesburg, si prepara il vertice sullo sviluppo sostenibile. Le proposte delle organizzazioni non governative.

Messico, il rappresentante dell'ONU per i rifugiati, in visita in Messico, sarà oggi in chiapas, per incontrare i rappresentanti campesinos

Unione Europea: da settembre si discuterà di repressione elettronica. La proposta danese (paese attualmente presidente di turno dell'unione) per il controllo dei dati personali in rete

Stati Uniti: il dipartimento della sicurezza aveva progettato un'esercitazione militare con le stesse caratteristiche dell'attentato dell'11 settembre. L'esercitazione si sarebbe dovuta svolgere proprio quel giorno, 50 minuti dopo lo schianto sulle Twin Towers

ITALIA

Sgombero a milano

Immigrazione: dopo l'incriminazione di ieri dell'equipaggio della nave che aveva soccorso i migranti in mare, stanotte un'altro comendante ha deciso di non prestare soccorso, per evitare guai giudiziari

Bologna, solo una gita turistica il grande complotto del terrore. I frutti avvelenati delle dichiarazioni dei servizi segreti, che alimentano intolleranza e razzismo

Palestina Si stanno svolgendo questa mattina i funerali di Mohameet Sa'adat,fratello di Ahmed Sa'adat, leader del Fronte Popolare attualmente in carcere. Saadat è stato ucciso deu giorni fa a Ramallah dall'unità speciale Duvdevan, nell'attuazione di quella politica degli assassini mirati decisa da Israele, che altro non è che una condanna a morte senza processo.

La morte di Saadat è avvenuta proprio mentre si annunciava l'inizio del ritiro di israele da alcune città, secondo l'accordo denominato Gaza First. Non è stato l'unico episodio di morte: dall'inizio della ritirata, sono sette gli omicidi compiuti dall'esercito. l’esercito continua infatti le “aggressioni militari” in Cisgiordania. E’ questa l’accusa che la direzione dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha mosso contro Israele, colpevole di avere un “doppio linguaggio”. Una posizione ambigua che, secondo quanto si legge in un comunicato diffuso ieri in tarda serata dall’agenzia palestinese ‘Wafa’ “non contribuisce a migliorare la situazione di sicurezza per gli israeliani”. I vertici dell’Anp esprimono anche preoccupazioni per il perdurare ingiustificato delle aggressioni israeliane “senza la minima provocazione da parte palestinese”. Intanto proseguono i contatti tra le due parti: al valico di Eretz, nel nord della striscia di Gaza, si è svolta una riunione israelo-palestinese. Secondo la radio israeliana, le autorità di Tel Aviv sono soddisfatte per come le forze di sicurezza palestinesi hanno iniziato a lavorare a Betlemme, la prima delle città da dove i militari di Israele si sono ritirati. Il piano “Gaza – Betlemme 1” prevede una graduale smobilitazione dei soldati israeliani e l’assunzione di responsabilità da parte delle forze di sicurezza palestinesi, che si impegnano a mantenere la calma nelle zone sotto il loro controllo diretto. Israele, tuttavia, prosegue le operazioni per prevenire attacchi terroristici. Ieri è stata smantellata un’importante cellula di Hamas che aveva le proprie basi a Gerusalemme Est, la parte araba della città. Secondo lo Shin Bet, il servizio segreto di Israele, questo nucleo sarebbe responsabile dei sanguinosi attentati perpetrati negli ultimi mesi, in cui sono morte almeno 35 persone.

Argentina

Sono finalmente pubblici i documenti conservati nell'archivio del dipartimento di stato americano relativi agli anni della dittatura in Argentina.

Il Dipartimento di Stato degli USA ha reso noti 4677 documenti riservati sulla repressione durante la dittatura militare in Argentina. Ci sono testimonianze di tortura e dialoghi con militari. I documenti dimostrano che ciò che i militari tacevano e occultavano in pubblico, veniva ammesso invece senza sotterfugi 25 anni fa, di fronte a funzionari dell'ambasciata nordamericana.

Oltre al suo valore storico, gli archivi del Dipartimento di Stato procurano informazioni preziose per le diverse cause giudiziarie in corso, come quella di 40 giorni fa in cui il giudice federale Claudio Bonadio ordinava l'arresto di 44 repressori. All'interno dei documenti si trovano abbondanti informazioni riguardo il Batallón de Inteligencia 601, inquisito dallo stesso magistrato. I documenti fanno luce su tutte le verità nascoste dai militari, e mai ammesse nel corso dei processi. Si sa finalmente come operavano i gruppi militari nei sequestri e nelle uccisioni, come venivano individuate le persone da colpire, come venivano occultate le prove.

La declassificazione di circa 4677 documenti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti è avvenuta in risposta alle richieste dei familiari, delle organizzazioni per i Diritti Umani, dei giudici e della sottosegreteria dei Diritti Umani. Il 16 agosto 2000 l'allora segretario di Stato Madeleine Albright si incontrava a Buenos Aires con la presidentessa delle Nonne di Plaza de Mayo, Estela Carlotto, il presidente del Centro di Studi Legali e Sociali (CELS) Horacio Verbitsky e Carmen Lapacó, delle Madri de Plaza de Mayo, linea fondatrice impegnandosi a far sì che il governo nordamericano rendesse note le informazioni sulla dittatura argentina, proprio come lo aveva fatto per il Chile di Augusto Pinochet nel 1999.

Nell'ottobre dello scorso anno il CELS e l'Archivio Nazionale di Sicurezza hanno presentato una serie di 32 documenti declassificati da diverse agenzie nordamericane. Questi documenti, come anche quelli che vengono presentati adesso, rappresentano le prove delle massicce violazioni dei diritti umani e degli omicidi di decine di migliaia di persone durante l'ultima dittatura. Dimostrano altresì che l'ambasciata degli Stati Uniti ha mantenuto una fluida comunicazione coi militari. Il Ministro dei rapporti Esteri, Carlos Ruckauf e della Giustizia, Sicurezza e Diritti Umani, Juan Josè Alvarez, hanno presentato ieri ai giornalisti quattro contenitori di cartone chiusi con le rispettive etichette che indicavano la provenienza dal Dipartimento di Stato e che si trattava di Official Business. I documenti verranno custoditi dalle rispettive aree dei diritti umani di entrambi i ministeri, nelle persone di Oscar Fappiano e Carlos Sersale. Le Nonne di Plaza de Mayo riceveranno anche loro una copia del materiale, in cui, tra le infinite cose che dovranno essere analizzate e valutate, figurano diecimila schede di casi di violazione dei diritti umani compilati dall'equipe di Allen (Tex), Harris (dell'ambasciata degli Stati Uniti) e che riportano la cruda descrizione delle torture cui sono stati sottoposti i prigionieri, realizzate da alcune vittime. Si può accedere a tutti i documenti declassificati sul sito http://www.foia.state.gov

Irlanda del nord: seconda notte consecutiva di scontri.

Sono nove i poliziotti feriti negli sconytri di giovedì notte tra polizia e protestanti, a Belfast. Gli scontri si sono avuti nmella zona di confine tra i quartieri protestante e cattolico. Ad Albertbridge Road, nel quartiere protestante, centinaia di persone a volto coperto hanno alnciato sassi e molotov sulle forze di polizia. Diversi blindati antisommossa sono stati distrutti, e incendiati anche veicoli privati. La notte precedente, altri sei poliziotti erano stati feriti. Colpi di asrma da fuoco sono stati uditi anche in un altro quartiere protestante. Il governo inglese e la municipalità di Belfast hanno aperto un forum per tentare di mettere termine agli scontri ormai quotidiani in questo quartiere. Oggi è previsto l'incontro con i rappresentanti dello sinn Fein

Johannesburg

IN MIGLIAIA A JOHANNESBURG PER IL 'CONTROVERTICE' DELLA SOCIETÀ CIVILE

Sta per entrare nel vivo il contro vertice sull'ambiente di Johannesburg, organizzato dalla società civile sudafricana e a cui sono stati invitati esponenti delle ong di tutto il mondo. Migliaia di persone in rappresentanza di organizzazioni non governative (ong), movimenti sociali, sindacati, associazioni femminili, contadini senza terra, gruppi indigeni ed ambientalisti continuano a sbarcare a Johannesburg. Nella metropoli sudafricana, infatti domani sarà ufficialmente inaugurato il "Global Forum", il 'forum globale' della società civile che si svolgerà parallelamente al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (in programma dal 26 agosto al 4 settembre), organizzato dalle Nazioni Unite a dieci anni di distanza dal Vertice della Terra di Rio de Janeiro. Intanto già da lunedì gli attivisti di mezzo mondo sono al lavoro per organizzare i gruppi tematici, gli incontri, gli spazi di discussione prima dell'apertura di venerdì. Nell'Expo Center di Johannesburg sta lentamente nascendo un villaggio in cui non si parlerà solo di ambiente. Secondo le intenzioni degli organizzatori, infatti, la questione ambientale sarà affrontata affiancandola alle classiche tematiche e problematiche relative allo sviluppo economico e sociale dei Paesi del sud del mondo. All'ordine del giorno si trovano molti dei temi cari al movimento 'no global': la revisione delle istituzioni che governano l'economia globale (Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale in testa), la discussione sui diritti di cittadinanza, la campagna anti-Aids, e la difesa dei diritti umani. Ma il 'Global Forum' di Johannesburg potrà vantare anche un'altra peculiarità. Sarà il primo 'contro vertice' inaugurato ufficialmente (ed è proprio il caso di dirlo) da un capo di Stato. Sarà infatti il presidente sudafricano Thabo Mbeki a dare il via ai lavori.

PECHINO, 22 AGO - La Cina si e' detta oggi vicina ad approvare l'accordo sul clima di Kyoto, un passo decisivo perche' darebbe al protocollo il sostegno di uno dei principali paesi inquinatori, isolando ulteriormente gli Stati Uniti che hanno invece respinto il trattato. Secondo funzionari del Ministero degli Esteri, il gabinetto del Consiglio di stato starebbe effettuando gli ultimi ritocchi prima della firma del trattato. L'approvazione del Consiglio di stato e' necessaria per l'entrata in vigore di qualsiasi maggiore trattato o legge in Cina. L'accordo di Kyoto necessiterebbe anche della ratifica del Parlamento cinese nel corso della sua prossima sessione, prevista il prossimo marzo, ma si tratterebbe comunque di una pura formalita'. Il trattato di Kyoto mira a ridurre le emissioni di anidride carbonica da parte dei principali paesi industrializzati del cinque per cento rispetto ai livelli del 1990 entro l'anno 2012. In quanto paese in via di sviluppo, la Cina non dovrebbe attenersi alle riduzioni previste dal trattato, sebbene sia il secondo produttore di anidride carbonica dopo gli Usa. In quanto firmataria del trattato, la Cina entrerebbe a far parte del cosiddetto meccanismo per lo sviluppo pulito che permette ai paesi in via di sviluppo di ottenere crediti per progetti ecocompatibili. Secondo indiscrezioni, il premier Zhu Tongji potrebbe annunciare l'adesione della Cina al patto alla conferenza dell'Onu sullo sviluppo sostenibile che inizia il 26 agosto a Johannesburg. Durante gli incontri in quest'ultimo mese abbiamo percepito un chiaro intento da parte dei cinesi di ratificare il protocollo di Kyoto al piu' presto possibile, e' emerso da fonti Onu. La ratifica cinese potrebbe sollevare critiche da parte degli Usa, secondo i quali il trattato danneggerebbe la sua economia liberando paesi in via di sviluppo come la Cina e l'India dai controlli ambientali. In Cina sta crescendo la preoccupazione per i problemi ambientali. Quest'anno, il Consiglio di stato ha approvato un piano che stanzia otto miliardi di dollari per operazioni di bonifica ambientale e controlli antiinquinamento. (ANSA-REUTERS)

Stati Uniti

Era prevista per l'11 settembre una esercittazione militare organizzata Ufficio nazionale di sicurezza degli stati uniti. L'esercitazione prevedeva lo schianto di un aereo su un edificio governativo, pder vedere gli effetti e i comportamenti in casi simili. Non si parlava dell'eventualità di un attentato, ma di un incedente casuale, potenzialmente possibile. L'eservcitazione avrenbbbe dovuto avere luogo solo 50 minuti dopo quanto avvenuto alle Torri Gemelle, in Virgiania. Lo rende noto lo stesso ufficio, in accordo con la Cia. L'esercitaqzione, dicono non senza involtario sarcasmo, è stata poi annullata per motivi di opportunità...

HONDURAS,

PICCOLI PRODUTTORI CAFFÈ DENUNCIANO GOVERNO PER VIOLENTA REPRESSIONE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA (STANDARD, PEACE/JUSTICE)

Le associazioni dei piccoli produttori di caffè dell’Honduras lanciano una denuncia nei confronti del governo del presidente Ricardo Maduro, per la violenza con cui sono state represse le recenti e pacifiche manifestazioni organizzate dagli operatori del settore. La ‘Central de cooperativas cafetaeras de Honduras’, la ‘Asociación nacional de caficultores’, la ‘Unión de cooperativas agropecuarias’ e il ‘Comité por la defensa de los humanos’ stanno preparando la documentazione per denunciare le autorità di Tegucigalpa di fronte alla Commissione interamericana dei diritti umani e all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il bilancio del durissimo intervento di polizia ed esercito il 13 agosto scorso nei confronti dei dimostranti nel dipartimento occidentale di Copán e a Zambrano, una comunità a 46 chilometri dalla capitale, è di oltre 100 feriti e circa 900 persone arrestate. Tra queste figurano anche quattro dirigenti di primo piano delle associazioni di settore, che peraltro sono stati successivamente rilasciati. I ‘cafetaleros’ si stavano dirigendo a Tegucigalpa per assistere a una sessione del Congresso dove si sarebbe discussa l'approvazione di un decreto in relazione all'assistenza economica e al rispetto dell'accordo governativo per il riconoscimento delle prestazioni sociali agli impiegati dell'Istituto Onduregno del Caffè, organismo in via di ristrutturazione. Le associazioni onduregne di categoria lamentano fra l’altro il comportamento intimidatorio della procura generale della Repubblica, la quale vorrebbe ridurle al silenzio minacciando di prendere provvedimenti giudiziari nei confronti delle rispettive dirigenze. Giova ricordare che il caffè è il principale prodotto di esportazione dell'Honduras. La sopravvivenza di oltre un milione di persone dipende dai proventi di questa attività. I piccoli produttori sono 109mila e quasi il 90 per cento di loro si colloca sotto la soglia di povertà. Alcuni hanno avviato una collaborazione con i marchi del commercio equo e solidale, che punta a garantire loro guadagni più dignitosi e corretti. (PS)

India: sepolti vivi 105 ragazzi Sono 105 i ragazzi sepolti vivi per eseguire un rito religioso in un tempio nel villaggio indiano di Perayar.

Prima di procedere alla sepoltura, durata un minuto, i ragazzi sono stati resi incoscienti: nel caso in cui i tentativi di renderli incoscienti falliscano, alla famiglia viene inflitta una pesante multa.

Il rito propiziatorio in onore di due divinità hindu si è svolto alla presenza del ministro per lo sviluppo urbano dello stato di Tamil Nadu, C.Durairaj.

La commissione europea deciderà a settembre se adottare un provvedimento che prevede la registrazione per un anno di comunicazioni private. L'iniziativa rientra nel programma di lotta al terrorismo.

Privacy a rischio per i cittadini europei, le cui comunicazioni personali, e-mail e telefonate incluse, potrebbero essere registrate e conservate da un sistema computerizzato, che le terrà immagazzinate per almeno un anno.

A settembre i governi europei decideranno se adottare il provvedimento, ma la proposta, nata sull’ondata della lotta al terrorismo, ha già suscitato non poche reazioni tra i difensori del “diritto alla riservatezza”.

Sulla base dell’iniziativa europea, tutte le aziende che operano nel campo delle telecomunicazioni, tra cui operatori della telefonia mobile e internet service provider, dovranno conservare i numeri e gli indirizzi delle telefonate e delle e-mail inviate e ricevute dai cittadini europei in un sistema computerizzato che resterà a disposizione dei governi dell’Unione. I dati comprenderanno informazioni sul destinatario e sul momento in cui la comunicazione ha avuto luogo. Esulta la Gran Bretagna, che da tempo chiede un sistema di controllo di questo genere, insorgono invece i gruppi che si battono per la privacy e le libertà in Europa. I difensori del nuovo sistema sostengono che sia il modo migliore per combattere il crimine, la pedofilia e il razzismo. Il provvedimento dovrebbe presto trasformarsi in una legge quadro che tutti gli Stati membri dovranno applicare. Dall’altra parte Statewatch, organizzazione che si batte contro ogni minaccia alle libertà civili replica: “Si tra tta di una mossa che porterà alla nascita di un potenziale Grande Fratello”, ha detto Tony Bunyan, di Statewatch.

L’Ue ammette che il provvedimento rappresenta una limitazione della privacy, ma precisa che esistono delle misure per proteggere i cittadini. Innanzitutto i dati in questione potranno essere trasmessi ai servizi di sicurezza o alle autorità solo dopo approvazione da parte di un organo giudiziario. L’Ue fornisce poi una lista di elementi che giustificherebbero la violazione della privacy personale, violazioni della legge come “la partecipazione ad un’organizzazione criminale, il terrorismo, il traffico di essere umani, lo sfruttamento sessuale dei minori, il traffico di droga, la frode il razzismo etc... E gli stati non potranno rifiutarsi di fornire dettagli sulle comunicazioni private qualora un altro membro dell’Unione si opponesse, sollevando la questione dei diritti umani traditi.

ITALIA

Agrigento, 10:42 Peschereccio evita di soccorrere immigrati

Sono sbarcati intorno alle 8 di questa mattina a Porto Empedocle i 69 migranti che erano stati segnalati in nottata alla capitaneria di porto dal motopesca 'Buon Oriente', che però non aveva soccorso l'imbarcazione. Questa notte il comandante del peschereccio aveva comunicato via radio di non poter soccorrere il natante perché 'impegnato in una battuta di pesca con le reti a strascico'. La decisione contravviene alla regola ferrea del soccorso in mare, finora molto rispettata almeno nelle acque italiane. Secondo i commenti via radio fatti dagli altri comandanti di barche in zona, il 'Buon Oriente' è stato probabilmente influenzato nella sua scelta dalla notizia di ieri riguardo all'iscrizione nel registro degli indagati dell'intero equipaggio di un altro peschereccio.

Il procuratore di Modica Domenico Platania ha infatti messo sotto indagine i pescatori del 'Chico' per favoreggiamento dell'immigrazione clamdestina. Gli uomini domenica notte avevano preso a bordo donne e bambini da un piccolo gozzo di legno carico di ben 151 persone che stava imbarcando acqua.

La barca arrivata questa mattina, lunga una dozzina di metri, è stata raggiunta dalle motovedette della Guardia costiera e della guardia di finanza ad una ventina di miglia dalla costa. Sono in corso le procedure di identificazione e le visite sanitarie degli immigrati che erano a bordo. Secondo le prime informazioni si tratta di nordafricani e fra loro c'è anche un minorenne. (red)

OPERAZIONE DI GUERRA IN VIA PALMIERI Ieri, mercoledì 21 agosto '02, alle 6 e 30 del mattino oltre un centinaio, tra polizia e carabinieri in tenuta antisommossa hanno militarizzato parte del quartiere Stadera, per poi invadere brutalmente la palazzina n°1 di via Palmieri. Obbiettivo dell'operazione: eseguire i primi 6 sfratti. Questo attacco criminale si é abbattuto proprio nel luogo dove da più di un mese si riunisce un comitato per il diritto alla casa, nato sulla scia dell'emblematico episodio avvenuto alla fine di luglio, che ha visto una famiglia resistere attivamente ad uno sgombero illegale. Attacco preparato dopo giorni in cui Aler e operai lavoranti in nero hanno reso inagibili quasi tutti gli appartamenti sfitti e chiusi da anni con lamiere. Gli abitanti della palazzina, a cui subito é stata tolta luce e gas, sono stati costretti a non uscire dai propri appartamenti per l'intero arco della mattinata e a coloro che portavano solidarietà da fuori venivano derisi e provocati fino a far volare qualche manganellata. Gli sfratti, che hanno riguardato 5 famiglie e un uomo invalido, si sono svolti ovviamente senza nessun preavviso, sorprendendo tutti: 3 famiglie su 5 non erano in città e quindi non hanno potuto assistere allo smantellamento e alla distruzione delle case in cui alcuni di loro vivevano da oltre 20 anni. A nessuno é stata per ora proposta un'alternativa, né temporanea né definitiva. Si concretizza la campagna "anti abusivi" che il vice sindaco De Corato ha annunciato all'inizio dell'estate. Il patrimonio immobiliare ( un valore stimato ora in circa 13 miliardi di euro) mal gestito dall'Aler è ormai destinato alla speculazione e alla privatizzazione. La finanziaria di quest'anno trasforma l'istituto delle case popolari in società per azioni. Di qui la necessità impellente di "liberare" le abitazioni, ristrutturarle e farle fruttare alla classe imprenditoriale che sta investendo il suo denaro. Come liberare le case da tutti quei soggetti con fasce di reddito troppo basse per il mercato immobiliare? Come spostarli al di fuori dei confini di una città in cui il costo della vita é sempre più spropositato? Aumenti dei canoni d'affitto che qualcuno in Regione vorrebbe equiparare ai prezzi di mercato entro il 2004; il dilagare degli sfratti, di chi ha occupato le case che l'ALER lascia chiuse per anni, se ne contano circa 3500 in città e 1000 in provincia. Case che l'istituto avrebbe dovuto assegnare visto che le liste delle graduatorie costringono la gente ad aspettare oltre 10 anni; case abitabili e che se sono inagibili é perché rese tali dall'Aler stesso. E' il bisogno fondamentale di avere una casa che porta la gente a prendersela. Bisogno che é stato esasperato dalla politica delle istituzioni e dalle leggi del mercato che impongono affitti da rapina, infatti a Milano si contano oltre 3000 case definite occupazioni abusive e che sono ora più che mai nel mirino della giunta comunale. L'unica risposta al bisogno di casa e al caroaffitti é una risposta repressiva, che si é espressa ieri in via Palmieri con particolare accanimento e cruenza, forse proprio perché lì qualcuno ha espresso con determinazione il proprio dissenso. Inoltre sottolineamo che le provocazioni continuano anche stasera addirittura negando l'accesso a una famiglia di sfrattati che una vicina avrebbe voluto ospitare per la notte; mentre scriviamo alcune camionette di polizia e carabinieri stanno presidiando la palazzina...domani si preannuncia un'altra giornata di sfratti e di abusi, ancora un operazione di guerra in via palmieri. A questo attacco risponderemo con una presenza sempre più viva e visibile nella città, con un un rilancio della lotta per il diritto alla casa, del lavoro di controinformazione e monitoraggio sulle politiche di Aler, giunta comunale e prefettura; vogliamo difendere gli spazi, resistere agli sgomberi e creare nuove e possibili occupazioni, estendere pratiche di resistenza e reti di solidarietà. Rilanciamo un'ASSEMBLEA CITTADINA il 5 settembre alle ore 21 e 30 (luogo da definire) Oggi, giovedì 22 agosto dalle ore 06:00 del mattino, invitiamo tutt* a portare la propria presenza e solidarietà in via Palmieri, a vedere con i propri occhi la vera faccia dele politiche sociali da sempre attuate dalle istituzioni.

Si sono svolti questa mattina i funerali di Mohameet Sa'adat,fratello di Ahmed Sa'adat, leader del Fronte Popolare attualmente in carcere. Saadat è stato ucciso deu giorni fa a Ramallah dall'unità speciale Duvdevan, nell'attuazione di quella politica degli assassini mirati decisa da Israele, che altro non è che una condanna a morte senza processo. Inizialmente, i funerali si sarebbero dovuti svolgere ieri, ma il coprifuoco imposto dall'esercito lo ha impedito. La morte di Saadat è avvenuta proprio mentre si annunciava l'inizio del ritiro di israele da alcune città, secondo l'accordo denominato Gaza First. Non è stato l'unico episodio di morte: dall'inizio della cosiddetta ritirata, sono sette gli omicidi compiuti dall'esercito. Il piano “Gaza – Betlemme 1” prevede una graduale smobilitazione dei soldati israeliani e l’assunzione di responsabilità da parte delle forze di sicurezza palestinesi, che si impegnano a mantenere la calma nelle zone sotto il loro controllo diretto. Israele, tuttavia, prosegue le operazioni per prevenire attacchi "terroristici".

Sono nove i poliziotti feriti negli sconytri della notte scorsa tra polizia e protestanti, a Belfast. Gli scontri si sono avuti nella zona di confine tra i quartieri protestante e cattolico. Ad Albertbridge Road, nel quartiere protestante, centinaia di persone a volto coperto hanno alnciato sassi e molotov sulle forze di polizia. Diversi blindati antisommossa sono stati distrutti, e incendiati anche veicoli privati. La notte precedente, altri sei poliziotti erano stati feriti. Colpi di asrma da fuoco sono stati uditi anche in un altro quartiere protestante. Il governo inglese e la municipalità di Belfast hanno aperto un forum per tentare di mettere termine agli scontri ormai quotidiani in questo quartiere. Oggi è previsto l'incontro con i rappresentanti dello Sinn Fein

Sta per entrare nel vivo il contro vertice sull'ambiente di Johannesburg, organizzato dalla società civile sudafricana e a cui sono stati invitati esponenti delle ong di tutto il mondo. Migliaia di persone in rappresentanza di organizzazioni non governative (ong), movimenti sociali, sindacati, associazioni femminili, contadini senza terra, gruppi indigeni ed ambientalisti continuano a sbarcare a Johannesburg. Nella metropoli sudafricana, infatti domani sarà ufficialmente inaugurato il "Global Forum", il 'forum globale' della società civile che si svolgerà parallelamente al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (in programma dal 26 agosto al 4 settembre), organizzato dalle Nazioni Unite a dieci anni di distanza dal Vertice della Terra di Rio de Janeiro. Intanto già da lunedì gli attivisti di mezzo mondo sono al lavoro per organizzare i gruppi tematici, gli incontri, gli spazi di discussione prima dell'apertura di venerdì. Nell'Expo Center di Johannesburg sta lentamente nascendo un villaggio in cui non si parlerà solo di ambiente. Secondo le intenzioni degli organizzatori, infatti, la questione ambientale sarà affrontata affiancandola alle classiche tematiche e problematiche relative allo sviluppo economico e sociale dei Paesi del sud del mondo. All'ordine del giorno si trovano molti dei temi cari al movimento 'no global': la revisione delle istituzioni che governano l'economia globale (Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale in testa), la discussione sui diritti di cittadinanza, la campagna anti-Aids, e la difesa dei diritti umani. Ma il 'Global Forum' di Johannesburg potrà vantare anche un'altra peculiarità. Sarà il primo 'contro vertice' inaugurato ufficialmente (ed è proprio il caso di dirlo) da un capo di Stato. Sarà infatti il presidente sudafricano Thabo Mbeki a dare il via ai lavori.

PECHINO, 22 AGO - La Cina si e' detta oggi vicina ad approvare l'accordo sul clima di Kyoto, un passo decisivo perche' darebbe al protocollo il sostegno di uno dei principali paesi inquinatori, isolando ulteriormente gli Stati Uniti che hanno invece respinto il trattato. Secondo funzionari del Ministero degli Esteri, il gabinetto del Consiglio di stato starebbe effettuando gli ultimi ritocchi prima della firma del trattato. L'approvazione del Consiglio di stato e' necessaria per l'entrata in vigore di qualsiasi maggiore trattato o legge in Cina. L'accordo di Kyoto necessiterebbe anche della ratifica del Parlamento cinese nel corso della sua prossima sessione, prevista il prossimo marzo, ma si tratterebbe comunque di una pura formalita'. Il trattato di Kyoto mira a ridurre le emissioni di anidride carbonica da parte dei principali paesi industrializzati del cinque per cento rispetto ai livelli del 1990 entro l'anno 2012. In quanto paese in via di sviluppo, la Cina non dovrebbe attenersi alle riduzioni previste dal trattato, sebbene sia il secondo produttore di anidride carbonica dopo gli Usa. In quanto firmataria del trattato, la Cina entrerebbe a far parte del cosiddetto meccanismo per lo sviluppo pulito che permette ai paesi in via di sviluppo di ottenere crediti per progetti ecocompatibili. Secondo indiscrezioni, il premier Zhu Tongji potrebbe annunciare l'adesione della Cina al patto alla conferenza dell'Onu sullo sviluppo sostenibile che inizia il 26 agosto a Johannesburg. Durante gli incontri in quest'ultimo mese abbiamo percepito un chiaro intento da parte dei cinesi di ratificare il protocollo di Kyoto al piu' presto possibile, e' emerso da fonti Onu. La ratifica cinese potrebbe sollevare critiche da parte degli Usa, secondo i quali il trattato danneggerebbe la sua economia liberando paesi in via di sviluppo come la Cina e l'India dai controlli ambientali. In Cina sta crescendo la preoccupazione per i problemi ambientali. Quest'anno, il Consiglio di stato ha approvato un piano che stanzia otto miliardi di dollari per operazioni di bonifica ambientale e controlli antiinquinamento. (ANSA-REUTERS

"Tutti, anche gli innocenti, dovranno essere sacrificati". È una delle agghiaccianti frasi che si possono leggere sfogliando le migliaia di documenti 'declassificati' (4677 per la precisione) consegnati dal dipartimento di Stato Usa alle autorità di Buenos Aires. La richiesta di rendere pubblici i documenti relativi agli anni bui della dittatura militare argentina, che si trovavano negli Stati Uniti protetti dalla dicitura 'top secret', era stata inoltrata due anni fa da alcune organizzazioni per i diritti umani locali all'allora segretario di Stato, Madeleine Albright. Un'attesa lunga due anni ma che è stata premiata da quanto emerge dai documenti. Nelle quasi 5mila pagine, infatti, si ritrovano elementi preziosissimi per comprendere i meccanismi con cui è stata portata avanti la feroce repressione politica attuata nei confronti degli oppositori dal generale Jorge Videla e dal suo regime. Sono numerosi i processi in corso che beneficeranno delle importanti informazioni contenute in quelle pagine. Primo fra tutti quello del giudice federale Claudio Bonadio che settimane fa ha messo sotto accusa 44 ex ufficiali per il sequestro, la tortura e la morte di 20 militanti del movimento Montoneros. Ma dall'esame delle conversazioni, di cui oggi la stampa argentina riporta ampi stralci, emerge chiaramente come l'ambasciata statunitense in Argentina fosse perfettamente a conoscenza delle pratiche dei militari, con cui intratteneva un fitto rapporto informativo. Tra le carte consegnate dal Dipartimento di Stato Usa al ministero degli esteri e a quello dei diritti umani argentini, si ritrova anche una dettagliatissima documentazione relativa ad almeno 10mila casi di 'desaparecidos'. Un fenomeno che i diplomatici statunitensi Usa conoscevano quindi benissimo. Ma leggendo i documenti si rimane stupiti di fronte all'agghiacciante semplicità delle motivazioni che hanno spinto i militari argentini a scrivere la pagina più nera della storia del loro Paese. In un dispaccio dell'ambasciata Usa datato 14 maggio 1980, in cui si riporta la conversazione tra un informatore locale (descritto come molto vicino agli ambienti di comando) ed Emboff (un membro dell'ambasciata statunitense a Buenos Aires),il diplomatico Usa interroga l'interlocutore sul perché gli oppositori non venissero portati davanti a dei tribunali civili o "anche militari". "Le ragioni sono due. Primo, le forze di sicurezza non hanno fiducia nelle soluzioni legali e non sanno come utilizzarle. Utilizzare metodi come quelli attuali è più facile e familiare. Secondo, non c'è alcun esponente militare importante che 'abbia il coraggio' di assumersi la responsabilità formale per la condanna e l'esecuzione di un montonero. In base alle regole attuali, 'nessuno' e' formalmente responsabile delle esecuzioni. (MZ)

Le associazioni dei piccoli produttori di caffè dell’Honduras lanciano una denuncia nei confronti del governo del presidente Ricardo Maduro, per la violenza con cui sono state represse le recenti e pacifiche manifestazioni organizzate dagli operatori del settore. La ‘Central de cooperativas cafetaeras de Honduras’, la ‘Asociación nacional de caficultores’, la ‘Unión de cooperativas agropecuarias’ e il ‘Comité por la defensa de los humanos’ stanno preparando la documentazione per denunciare le autorità di Tegucigalpa di fronte alla Commissione interamericana dei diritti umani e all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il bilancio del durissimo intervento di polizia ed esercito il 13 agosto scorso nei confronti dei dimostranti nel dipartimento occidentale di Copán e a Zambrano, una comunità a 46 chilometri dalla capitale, è di oltre 100 feriti e circa 900 persone arrestate. Tra queste figurano anche quattro dirigenti di primo piano delle associazioni di settore, che peraltro sono stati successivamente rilasciati. I ‘cafetaleros’ si stavano dirigendo a Tegucigalpa per assistere a una sessione del Congresso dove si sarebbe discussa l'approvazione di un decreto in relazione all'assistenza economica e al rispetto dell'accordo governativo per il riconoscimento delle prestazioni sociali agli impiegati dell'Istituto Onduregno del Caffè, organismo in via di ristrutturazione. Le associazioni onduregne di categoria lamentano fra l’altro il comportamento intimidatorio della procura generale della Repubblica, la quale vorrebbe ridurle al silenzio minacciando di prendere provvedimenti giudiziari nei confronti delle rispettive dirigenze. Giova ricordare che il caffè è il principale prodotto di esportazione dell'Honduras. La sopravvivenza di oltre un milione di persone dipende dai proventi di questa attività. I piccoli produttori sono 109mila e quasi il 90 per cento di loro si colloca sotto la soglia di povertà. Alcuni hanno avviato una collaborazione con i marchi del commercio equo e solidale, che punta a garantire loro guadagni più dignitosi e corretti

(ANSA) Il comando delle forze russe in Cecenia ha smentito che un attentato sia stato compiuto oggi contro un convoglio militare a Grozny. Il vicecomandante delle truppe, colonnello Podoprigora ha detto che 'le notizie diffuse dai media al riguardo sono prive di fondamento'. In precedenza, l'agenzia 'Interfax' aveva scritto che un ordigno era esploso al passaggio del convoglio, che trasportava alti ufficiali impegnati nelle indagini sull'abbattimento dell'elicottero Mi-26 lunedi' scorso.

ITALIA

Stavano verificando la solidità delle fondamenta di un vecchio casale, ma la verifica è stata drammatica: nel primo pomeriggio di ieri, intorno alle 14,30, un angolo del fabbricato in pietra è venuto giù. Sotto sono rimasti due operai: uno è morto sul colpo, l’altro è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Terni. Angosciose le fasi del soccorso, con i vigili del fuoco che hanno rimosso freneticamente centinaia di pietre prima di arrivare ai corpi duramente segnati dal crollo. Gli operai, entrambi rumeni, stavano lavorando al casale che sorge proprio lungo la comunale che porta a Frattuccia, una bella costruzione che dista meno di un chilometro dalla frazione di Guardea. Insieme ai due coinvolti nella sciagura, intorno al fabbricato, c’erano almeno altri due operai, anche loro stranieri. Ad incidente avvenuto è arrivato anche il titolare della ditta. Un’azienda edile, di Roma, che aveva preso a lavorare al casale da qualche giorno. Stava eseguendo alcuni sondaggi per meglio valutare gli interventi necessari per solidificare la costruzione, a due piani, che mostrava tutta la sua età. Una bel fabbricato sì, ma malridotto, da qualche mese ceduto da una famiglia del posto a un signore di Roma. I nuovi acquirenti erano intenzionati a farci una casa per le vacanze, ma non avevano ancora presentato in comune un vero e proprio piano di ristrutturazione. Per il momento era stata inoltrata solo la richiesta per la realizzazione di una recinzione e per la sistemazione del tetto. Un "antipasto" di un intervento ben più consistente. Dai primi accertamenti dei vigili del fuoco sono emerse alcune anomalie, come la mancanza di segnaletica e di una delimitazione completa della zona del cantiere. Stando a una prima ricostruzione dell’incidente sul lavoro, i due operai al momento del crollo erano all’interno di una buca che avevano realizzato con un piccolo escavatore. Stavano controllando la solidità delle fondamenta quando la parete del casale che era sopra di loro è venuta giù. I vigili del fuoco del distaccamento di Amelia, supportati da una squadra di Terni, hanno dovuto lavorare a lungo per rimuovere il pietrame e quindi estrarre i due operai. Al lavoro anche i carabinieri di Guardea, un lavoro di indagine il loro. I militari hanno sentito il personale dell’ufficio tecnico del comune per sapere se la ditta stava agendo con tutte le autorizzazioni. Da mettere a fuoco pure le posizioni degli operai dell’impresa. I militari stanno vagliando attentamente i loro permessi di soggiorno e le loro posizioni lavorative. Ma i documenti degli operai subito dopo l’incidente non si sono trovati.

Sono sbarcati intorno alle 8 di questa mattina a Porto Empedocle i 69 migranti che erano stati segnalati in nottata alla capitaneria di porto dal motopesca 'Buon Oriente', che però non aveva soccorso l'imbarcazione. Questa notte il comandante del peschereccio aveva comunicato via radio di non poter soccorrere il natante perché 'impegnato in una battuta di pesca con le reti a strascico'. La decisione contravviene alla regola ferrea del soccorso in mare, finora molto rispettata almeno nelle acque italiane. Secondo i commenti via radio fatti dagli altri comandanti di barche in zona, il 'Buon Oriente' è stato probabilmente influenzato nella sua scelta dalla notizia di ieri riguardo all'iscrizione nel registro degli indagati dell'intero equipaggio di un altro peschereccio. Il procuratore di Modica Domenico Platania ha infatti messo sotto indagine i pescatori del 'Chico' per favoreggiamento dell'immigrazione clamdestina. Gli uomini domenica notte avevano preso a bordo donne e bambini da un piccolo gozzo di legno carico di ben 151 persone che stava imbarcando acqua. La barca arrivata questa mattina, lunga una dozzina di metri, è stata raggiunta dalle motovedette della Guardia costiera e della guardia di finanza ad una ventina di miglia dalla costa. Sono in corso le procedure di identificazione e le visite sanitarie degli immigrati che erano a bordo. Secondo le prime informazioni si tratta di nordafricani e fra loro c'è anche un minorenne. (red)

MILANO - SGOMBERO CASE OCCUPATE A VIA PALMIERI Oggi, giovedì 22 agosto dalle ore 06:00 del mattino, invitiamo tutt* a portare la propria presenza e solidarietà in via Palmieri, a vedere con i propri occhi la vera faccia dele politiche sociali da sempre attuate dalle istituzioni. OPERAZIONE DI GUERRA IN VIA PALMIERI Ieri, mercoledì 21 agosto '02, alle 6 e 30 del mattino oltre un centinaio, tra polizia e carabinieri in tenuta antisommossa hanno militarizzato parte del quartiere Stadera, per poi invadere brutalmente la palazzina n°1 di via Palmieri. Obbiettivo dell'operazione: eseguire i primi 6 sfratti. Questo attacco criminale si é abbattuto proprio nel luogo dove da più di un mese si riunisce un comitato per il diritto alla casa, nato sulla scia dell'emblematico episodio avvenuto alla fine di luglio, che ha visto una famiglia resistere attivamente ad uno sgombero illegale. Attacco preparato dopo giorni in cui Aler e operai lavoranti in nero hanno reso inagibili quasi tutti gli appartamenti sfitti e chiusi da anni con lamiere. Gli abitanti della palazzina, a cui subito é stata tolta luce e gas, sono stati costretti a non uscire dai propri appartamenti per l'intero arco della mattinata e a coloro che portavano solidarietà da fuori venivano derisi e provocati fino a far volare qualche manganellata. Gli sfratti, che hanno riguardato 5 famiglie e un uomo invalido, si sono svolti ovviamente senza nessun preavviso, sorprendendo tutti: 3 famiglie su 5 non erano in città e quindi non hanno potuto assistere allo smantellamento e alla distruzione delle case in cui alcuni di loro vivevano da oltre 20 anni. A nessuno é stata per ora proposta un'alternativa, né temporanea né definitiva. Si concretizza la campagna "anti abusivi" che il vice sindaco De Corato ha annunciato all'inizio dell'estate. Il patrimonio immobiliare ( un valore stimato ora in circa 13 miliardi di euro) mal gestito dall'Aler è ormai destinato alla speculazione e alla privatizzazione. La finanziaria di quest'anno trasforma l'istituto delle case popolari in società per azioni. Di qui la necessità impellente di "liberare" le abitazioni, ristrutturarle e farle fruttare alla classe imprenditoriale che sta investendo il suo denaro. Come liberare le case da tutti quei soggetti con fasce di reddito troppo basse per il mercato immobiliare? Come spostarli al di fuori dei confini di una città in cui il costo della vita é sempre più spropositato? Aumenti dei canoni d'affitto che qualcuno in Regione vorrebbe equiparare ai prezzi di mercato entro il 2004; il dilagare degli sfratti, di chi ha occupato le case che l'ALER lascia chiuse per anni, se ne contano circa 3500 in città e 1000 in provincia. Case che l'istituto avrebbe dovuto assegnare visto che le liste delle graduatorie costringono la gente ad aspettare oltre 10 anni; case abitabili e che se sono inagibili é perché rese tali dall'Aler stesso. E' il bisogno fondamentale di avere una casa che porta la gente a prendersela. Bisogno che é stato esasperato dalla politica delle istituzioni e dalle leggi del mercato che impongono affitti da rapina, infatti a Milano si contano oltre 3000 case definite occupazioni abusive e che sono ora più che mai nel mirino della giunta comunale. L'unica risposta al bisogno di casa e al caroaffitti é una risposta repressiva, che si é espressa ieri in via Palmieri con particolare accanimento e cruenza, forse proprio perché lì qualcuno ha espresso con determinazione il proprio dissenso. Inoltre sottolineamo che le provocazioni continuano anche stasera addirittura negando l'accesso a una famiglia di sfrattati che una vicina avrebbe voluto ospitare per la notte; mentre scriviamo alcune camionette di polizia e carabinieri stanno presidiando la palazzina...domani si preannuncia un'altra giornata di sfratti e di abusi, ancora un operazione di guerra in via palmieri. A questo attacco risponderemo con una presenza sempre più viva e visibile nella città, con un un rilancio della lotta per il diritto alla casa, del lavoro di controinformazione e monitoraggio sulle politiche di Aler, giunta comunale e prefettura; vogliamo difendere gli spazi, resistere agli sgomberi e creare nuove e possibili occupazioni, estendere pratiche di resistenza e reti di solidarietà. Rilanciamo un'ASSEMBLEA CITTADINA il 5 settembre alle ore 21 e 30 (luogo da definire) Oggi, giovedì 22 agosto dalle ore 06:00 del mattino, invitiamo tutt* a portare la propria presenza e solidarietà in via Palmieri, a vedere con i propri occhi la vera faccia dele politiche sociali da sempre attuate dalle istituzioni.

L'inflazione ad agosto sale al 2,3% dal 2,2% di luglio. Secondo le rilevazioni rese note dalle citta' campione. Tra le 12 citta' campione, quella che ha mostrato la variazione mensile maggiore e' Palermo con +0,3%, seguita da molti capoluoghi con un incremento dello 0,2%. Prezzi invariati ad Ancona e Torino. A Firenze il costo della vita a agosto ha segnato una contrazione dello 0,2%. L'inflazione ad agosto e' al 2,3% ma bisogna attendere i dati Istat del 28 agosto e quelli definitivi del 16 settembre. Secondo la tendenza del sistema di calcolo potrebbe esserci la possibilita' che l'indice dei prezzi possa arrivare al 2,4%. 22/08/2002 16:24

gr ore 17.00

GR ORE 19

Se entrevistará con el gobernador, la CEDH y ONG. Representante de la ONU para desplazados inicia visita a Chiapas.

El representante especial de la Organización de Naciones Unidas (ONU) para las Personas Internamente Desplazadas, Francis Mading Deng, iniciará hoy una gira de trabajo por Chiapas; visitará comunidades de desplazados por la violencia paramilitar, se entrevistará con el gobernador Pablo Salazar Mendiguchía y será recibido en zonas controladas por el Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN).

Representante especial del secretario general de la ONU, Koffi Annan, Mading Deng conocerá la situación en que viven 12 mil desplazados en por lo menos 10 municipios chiapanecos y será informado de la existencia de grupos paramilitares.

En conferencia de prensa realizada ayer en el Instituto Matías Romero, en el Distrito Federal, Mading Deng dijo que ya se entrevistó con algunos funcionarios del gobierno federal -entre ellos el secretario de Gobernación, Santiago Creel-, con un grupo de organizaciones no gubernamentales (ONG) y con el presidente de la Comisión Nacional de los Derechos Humanos, José Luis Soberanes.

Precisó que como apenas tiene "dos días en México", no haría referencia específica de la situación del país con respecto a los desplazados, y que al concluir su visita daría un informe preliminar.

Explicó que el problema de los desplazados en México "es muy pequeño, pero he encontrado un clima positivo en el gobierno para atenderlo". Manifestó que la administración le informó "que no hay cifras precisas sobre desplazados", pero están viendo de qué manera se puede elaborar un concentrado.

Mading Deng aclaró que no es "relator especial", porque cuando se discutió ese mandato en la ONU algunos gobiernos, preocupados por lo legal, expusieron dudas por la figura de un relator, y se propuso en su lugar un representante especial del secretario general de la organización.

Explicó que se argumenta un problema de soberanía, pero el término está mal entendido, porque se utilizó en el ámbito internacional para el comercio y otros temas, pero no para mantener a la comunidad mundial fuera de los derechos humanos en los países. Por eso, dijo, "la mejor forma de ejercer la soberanía es que los gobiernos protejan a sus ciudadanos".

Mading Deng llegará esta mañana a Tuxtla Gutiérrez y se reunirá con Salazar Mendiguchía y varios funcionarios de su gobierno. Por la tarde sostendrá una plática con el presidente de la Comisión Estatal de Derechos Humanos (CEDH), Pedro Raúl López Hernández, quien le entregará un informe sobre violaciones y falta de garantías para el libre tránsito que afrontan los indígenas.

El jueves se reunirá con representantes de ONG en San Cristóbal de las Casas, que le entregarán informes. Representantes de desplazados también le entregarán un informe sobre los siete años de supervivencia bajo la persecución de paramilitares, y conocerá testimonios de viudas, viudos y huérfanos producto del conflicto.

Mading Deng visitará el territorio controlado por el EZLN, en particular el municipio autónomo de Polhó, considerado el principal centro de resistencia civil zapatista en la región de Los Altos, luego de que el EZLN declaró la guerra al gobierno federal el primero de enero de 1994.

Según la agenda, las autoridades zapatistas permitirían el ingreso al municipio rebelde al representante especial de Koffi Annan, en compañía de un asistente y representantes de ONG.

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Agrigento, 10:42 Sbarcati a Porto Empedocle 69 clandestini

Agrigento, 10:42 Sbarcati a Porto Empedocle 69 clandestini

Sono sbarcati intorno alle 8 di questa mattina a Porto Empedocle i 69 clandestini che erano stati segnalati in nottata dal motopesca 'Buon Oriente'. Il motopesca aveva segnalato stanotte alla capitaneria di porto, un'imbarcazione con una cinquantina di clandestini. Il comandante ha tuttavia comunicato via radio di non potere soccorrere il natante perchè 'impegnato in una battuta di pesca con le reti a strascico'. La decisione, anche sulla base dei commenti di altri comandanti raccolti via etere, potrebbe tuttavia essere collegata al recente provvedimento del procuratore di Modica che ha iscritto nel registro degli indagati i componenti dell'equipaggio di un peschereccio di Porto Palo, il Cicho, accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dopo avere soccorso domenica notte un barcone alla deriva nel Canale di Sicilia con 151 clandestini a bordo.

La barca con i clandestini, lunga una dozzina di metri, è stata raggiunta dalle motovedette della Guardia costiera e della guardia di finanza ad una ventina di miglia dalla costa. Sono in corso le procedure di identificazione e le visite sanitarie. Secondo le prime informazioni si tratta di clandestini nordafricani, tra i quali anche un minorenne. La procura di Agrigento sta vagliando la posizione di alcuni di loro. (red)