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'''Finanziaria'''

Dopo una lunga nottata....
In un clima parlamentare molto ostile, il ministro dell'Economia ha preso la parola a mezzogiorno, giustificando il ricorso ai condoni in finanziaria con l'elevata incidenza dell'evasione fiscale: "Quando l'evasione si scala su grandi numeri, allora vuol dire che sbaglia anche il legislatore, quasto è il fondo delle riflessioni che si sono sviluppate nel governo". Pronta la replica dell'opposizione, con l'ex ministro Pieluigi Bersani (Ds) che attacca: "I condoni mettono il Paese di fronte ad una nuova stagione di incertezza. (...) State dando l'idea che siamo alla frutta. L'Italia berlusconiana non è altro che il ritorno all'Italietta dei condoni". Più duro con Tremonti, fuori aula, Piero Fassino: "Un intervento indecente, quello del ministro, offensivo per il Parlamento e gli italiani".

Tremonti si è difeso dalle accuse di incoerenza rispetto a dichiarazioni anche recenti nelle quali aveva rigettato l'idea dei condoni: "Quell'articolo è stato scritto in un contesto in cui sembrava che la lotta all'evasione fiscale fosse pienamente possibile. L'evasione, però, c'è ancora".

"Credo ci sia stata un'eccessiva enfasi numeraria - ha proseguito Tremonti entrando nel merito - in realtà i provvedimenti di clemenza sono 2: quello fiscale e quello previdenziale sul divieto di cumulo. Gli altri cosiddetti condoni sono in realtà marginali. Il numero 15, o 12 non corrisponde a verità: i condoni in realtà sono 2", anche perché il Senato "con responsabilità ha escluso la scelta del condono edilizio".

Quanto alle pesanti accuse dell'opposizione di pessimo segnale lanciato dal governo ai contribuenti con i condoni, tale da indurre addirittura un paradossale calo delle entrate fiscali, Tremonti ha replicato che "la caduta di gettito ha seguito dinamiche assolutamente indipendenti dalle decisioni sul condono: basta vedere andamento dell'Irap, dell'Iva... L'ultima volta che abbiamo discusso questo tipo di provvedimenti è stato in occasione del provvedimento sul rientro dei capitali: l'opposizione sosteneva che saremmo usciti dall'Europa, l'Europa lo sta adottando ora".


'''Indultino'''

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'''Economia italiana all'estero'''


Anche quest'anno le societa' italiane si sono collocate al primo posto tra gli investitori stranieri in Romania, secondo i dati del Registro del commercio romeno, resi noti oggi dall'agenzia romena Rompres. Dal dicembre 1990 ad oggi, gli investimenti italiani ammontano a 543 milioni di dollari, vale a dire circa il 6% degli investimenti totali stranieri in Romania. Delle 86 mila joint-ventures del paese, 12.040, ovvero il 13%,sono romeno-italiane, di cui oltre 1500 sono state fondate nel 2001. Dal 1991 all'ottobre 2002, circa il 33% delle joint-ventures hanno scelto come settore principale l'industria, seguita dalla vendita all'ingrosso (23%) e dai servizi (13,3%). Anche per quanto riguarda il numero di societa', l'Italia e' la prima tra gli investitori, mentre e' sesta per la quota di valuta in contante investita.


'''Iraq'''



Gli Stati Uniti respingono la disponibilita' manifestata ieri dall'Iraq circa l'ingresso nel Paese di esperti della Cia per aiutare gli ispettori a identificare i siti sospetti. La Casa Bianca ha sottolineato che l'onere della prova non spetta agli americani, quanto agli iracheni. Baghdad, ha aggiunto un funzionario dell'Amministrazione Bush, ''non ha ancora fatto la scelta strategica'' di rinunciare alle armi di sterminio



'''Colombia'''

  
Continuano ad essere segnalate in Colombia violazioni del ‘cessate-il-fuoco’ unilaterale proclamato dalle Auc (Autodifese unite) lo scorso 1 dicembre. Ieri due civili e due poliziotti sono stati uccisi ieri da armati delle ‘autodifese’ a Puerto Wilches (dipartimento di Santander, nordest del Paese). A riferirlo è stato il comandante della polizia locale, il generale Alberto Ruiz, il quale ha precisato che le vittime sono un uomo e una donna e due agenti uccisi mentre si spostavano in motocicletta. “L’unica cosa che abbiamo potuto verificare con certezza è che quello che è accaduto è opera dei paramilitari”, ha asserito l’alto ufficiale, mentre per il momento le circostanze degli assassinii non sono ancora chiare. Era stato il leader politico delle Auc, Carlos Castaño Gil, ad annunciare all’inizio del mese una sospensione delle ostilità da parte del suo movimento armato, in una lettera inviata al capo dello Stato, Alvaro Uribe Vèlez, al presidente della Conferenza episcopale, cardinal Pedro Rubiano Sáenz e all’alto commissario per la pace, Luis Carlos Restrepo.



'''IN AUSTRALIA CONDANNA PER DIFFAMAZIONE'''


Con una sentenza destinata a far discutere, un giudice australiano ha di fatto stabilito che un cittadino del suo paese che si senta diffamato da una pubblicazione apparsa su internet può ricorrere contro la stessa nel proprio paese anziché nel paese di pubblicazione. Alla sentenza, che ricorda da vicino la posizione della Corte di Cassazione italiana sulla diffamazione via internet, si è arrivati dopo che la Corte suprema dello stato di Victoria, in Australia, ha condannato il colosso americano Dow Jones, colpevole di aver pubblicato negli USA, su internet, un articolo diffamante contro un industriale australiano.La tesi è stata accolta dai giudici, che hanno così introdotto per i cittadini del loro paese la possibilità di denunciare per diffamazione in Australia qualunque attività internet nel mondo. La Corte ha sottolineato come "questa tecnologia rivoluzionaria modifica in modo significativo i confini territoriali". Si ricorderà come qualche mese fa una sentenza della Corte di Cassazione italiana aveva stabilito che i cittadini italiani possono ricorrere contro una pubblicazione web realizzata all'estero e pubblicata su internet.
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'''Turchia'''
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Erkan Abatay, un ragazzo di 27 anni, è diventato la 62esima vittima dello sciopero della fame iniziato due anni fa dai detenuti turchi contro il regime carcerario delle celle -F-.
Berkan è morto venerdi sera in un ospedale di sitanbul, un anno e mezzo dopo aver iniziato la rpotesta. A dare la notizia è stato Tayad=gruppo di solidarietà con le famiglie dei detenuti.
Abatay era in carcere dal 96 per appartenenza a un gruppo clandestino di estrema sinistra. La protesta dei detenuti turchi è iniziata quando i dormitori sono stati sostituiti da celle singole.
Come denunciano molte organizzazioni umanitarie tra cui amnesty internatinal, infatti l'isolamento facilita le torture e i maltrattamenti.


'''Reporter vittime di conflitti'''


Sessantotto giornalisti e altri operatori del mondo della comunicazione sono stati uccisi nel 2002 mentre esercitavano la loro professione. L'ultimo ieri, in Kuwait. La vittima e' un giornalista francese, Patrick Bourrat, reporter della rete televisiva Tf-1, travolto da un carro-armato Usa, a guerra ancora non iniziata.


'''Morto Joe Strummer'''


Joe Strummer e' morto; aveva appena 50 anni. Il decesso di Strummer risale a ieri, ma e' stato reso noto solo 24 ore dopo da un suo anonimo agente. "Joe", ha annunciato, "e' morto nella sua casa di Sommerset", nell'Inghilterra occidentale. "Non conosciamo le cause", ha aggiunto l'agente, "ma presto sara' effettuata l'autopsia".
Nato ad Ankara, in Turchia, vero nome John Graham Mellor.


Ore 9.30

Iraq

E a fare fronte al conseguente blocco della produzione di petrolio irachena, a un degrado significativo del sistema di 2produzione e distribuzione dell'energia elettrica, a sollevamenti civili e 900mila rifugiati. Sono queste le emergenze che, secondo quando rende noto il Times di Londra, citando una serie di documenti riservati e destinati alla sola circolazione interna, sono allo studio al Palazzo di Vetro.

Kofi Annan ha dato l'ordine di preparare i piani per affrontare la crisi umanitaria che si aprirebbe in Iraq in caso di guerra .Il suo vice, il canadese Louis Frechette, presiede riunioni convocate a intervalli regolari per preparare la risposta alla crisi. L'Agenzia alimentare mondiale, da Roma, ha iniziato a preparare scorte di cibo per un mese. E il mese scorso, in una riunione che si e' tenuta a Ginevra si e' deciso di chiedere a oltre dieci Paesi donatori 37 milioni di dollari in piu' per fare fronte alla crisi. L'Agenzia per i rifugiati ha accantonato beni da destinare a 250mila rifugiati, trasportabili in Iraq nel giro di 72 ore. E tende e coperte solo per 100mila persone. Si stima che sarebbero necessarie 12 settimane e 60 milioni di dollari per inviare il minimo necessario a tutti i profughi della nuova guerra. L'Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, ha iniziato a inviare pacchi sia in Iraq, 550mila, che in quattro paesi vicini.Le Nazioni Unite prevedono inoltre di non poter inviare il loro personale nel sud prima di un mese dopo l'inizio della guerra, per la resistenza delle popolazioni sciite a un intervento umanitario. Le diverse agenzie delle Nazioni Unite impegnate in Iraq si stanno preparando a lasciare il Paese.

Nel caso di un effettivo nuovo intervento militare contro l'Iraq, la Germania questa volta non dara' alcun contributo economico alla spedizione. Lo sottolinea il ministro delle Finanze tedesco, Hans Eichel, in un'intervista pubblicata oggi sul quotidiano 'Bild': "E' assolutamente chiaro che noi non contribuiremo con alcun sostegno finanziario a una guerra contro l'Iraq". Eichel aggiunge che un conflitto comporterebbe pesanti costi aggiuntivi per le misure di sicurezza, e potrebbe avere inoltre un piu' generale impatto negativo sulla crescita economica, specialmente se vi sara' una peraltro prevedibile impennata nei prezzi del petrolio.

Nel '91 la Germania, impossibilitata a inviare truppe all'estero a causa delle restrizioni imposte dalla Costituzione forzatamente pacifista varata dopo la II Guerra Mondiale, aveva partecipato all'operazione 'Tempesta nel Deserto' contro Saddam Hussein elargendo un contributo in denaro nell'ordine di circa 5 milairdi e mezzo di dollari di allora.

WTO

I 144 paesi membri dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) hanno espresso amarezza dopo il fallimento di un accordo - bloccato dagli Stati Uniti - su un sistema per favorire l'acquisto, da parte dei paesi poveri, di medicine contro malattie contagiose, come l'Aids, a prezzi ridotti. Secondo Washington non c'era possibilità di aderire a un compromesso, perchè il testo proposto era "troppo flessibile", e avrebbe permesso - hanno detto i delegati americani - di ignorare il brevetto farmaceutico nel trattamento di un vasto numero di malattie non contagiose (tra cui diabete e asma)."Tutti noi volevamo un accordo - ha detto il presidente del Consiglio generale, l'ambasciatore canadese Sergio Marchi - e siamo tutti delusi".

Venezuela

Il ministro della difesa venezuelano Josuis Prieto ha annunciato senza mezzi termini sabato notte che la decisione, ingiunta ai lavoratori del settore petrolifero di sospendere lo sciopero da parte del Tribunale Supremo del Venezuela (Tsj) va rispettata. Prieto ha anche detto che far applicare il provvedimento precisando che chiunque non dovesse attenersi alle disposizione del Tsj andrà incontro alle sanzioni previste dalla legge. Il ministro ha sottolineato che la sfida dei lavoratori della Petroleos de Venezuela (Pdvsa) innanzitutto e soprattutto una sfida all'autorità del governo. Il presidente Hugo Chavez ha intanto assistito sabato sera nel porto di Maracaibo all'attracco della petroliera 'Pilin Leon', appartenente alla Pdvsa, tornata in porto dopo essere stata sottratta dall'esercito all'equipaggio in sciopero. Sempre Chavez, nella sua consueta trasmissione radiofonica domenicale 'Alpresidente!', ha detto che il suo governo sta riprendendo il controllo dell'industria petrolifera, precisando che il presidente della Pdvsa, sta firmando in queste ore i licenziamenti che hanno aderito allo sciopero. Chavez ha anche parlato di una telefonata ricevuta poco prima dal presidente eletto del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva che gli ha trasmesso la sua solidarietà Intanto, l'opposizione, riunita nel Coordinamento democratico, non si dar vinta e ha annunciato che dopo il 25 dicembre sarà rganizzata una marcia verso il Palazzo presidenziale di Miraflores.

Italia

Lunga notta di votazioni alla Camera dei deputati che ha approvato quattro articoli della legge Finanziaria, invocando la presenza al dibattito del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Nel tentativo di approvare la legge di Bilancio prima di Natale per evitare il ricorso all'esercizio provvisorio a partire dal 1 gennaio, i deputati di maggioranza dell'Udc hanno ritirato tutti i loro emendamenti e hanno annunciato voto favorevole ma "tappandosi il naso". L'aula ha quindi approvato gli articoli 2, 3, 5 e 7, dando il sì definitivo del Parlamento alla riduzione dell'Irpef, al blocco dell'aumento delle addizionali Irpef ed Irpeg, alla riduzione dell'Irap. E' inoltro passato l'articolo che stabilisce i termini del condono, cioè la "definizione automatica per gli anni pregressi" che riguarda tutte le imposte concernenti dichiarazioni fino al 31 ottobre 2002.

Le votazioni riprendono in mattinata, probabilmente con la presenza del ministro Tremonti, che era stato richiesto a gran voce sia da esponenti della maggioranza sia dai rappresentanti dell'opposizione.L'opposizione, in particolare aveva chiesto di sospedere l'esame dell'articolo 7 (i condoni) in attesa dell'arrivo di Tremonti.

ORE 13.00

ITALIA

Finanziaria

Dopo una lunga nottata.... In un clima parlamentare molto ostile, il ministro dell'Economia ha preso la parola a mezzogiorno, giustificando il ricorso ai condoni in finanziaria con l'elevata incidenza dell'evasione fiscale: "Quando l'evasione si scala su grandi numeri, allora vuol dire che sbaglia anche il legislatore, quasto è il fondo delle riflessioni che si sono sviluppate nel governo". Pronta la replica dell'opposizione, con l'ex ministro Pieluigi Bersani (Ds) che attacca: "I condoni mettono il Paese di fronte ad una nuova stagione di incertezza. (...) State dando l'idea che siamo alla frutta. L'Italia berlusconiana non è altro che il ritorno all'Italietta dei condoni". Più duro con Tremonti, fuori aula, Piero Fassino: "Un intervento indecente, quello del ministro, offensivo per il Parlamento e gli italiani".

Tremonti si è difeso dalle accuse di incoerenza rispetto a dichiarazioni anche recenti nelle quali aveva rigettato l'idea dei condoni: "Quell'articolo è stato scritto in un contesto in cui sembrava che la lotta all'evasione fiscale fosse pienamente possibile. L'evasione, però, c'è ancora".

"Credo ci sia stata un'eccessiva enfasi numeraria - ha proseguito Tremonti entrando nel merito - in realtà i provvedimenti di clemenza sono 2: quello fiscale e quello previdenziale sul divieto di cumulo. Gli altri cosiddetti condoni sono in realtà marginali. Il numero 15, o 12 non corrisponde a verità: i condoni in realtà sono 2", anche perché il Senato "con responsabilità ha escluso la scelta del condono edilizio".

Quanto alle pesanti accuse dell'opposizione di pessimo segnale lanciato dal governo ai contribuenti con i condoni, tale da indurre addirittura un paradossale calo delle entrate fiscali, Tremonti ha replicato che "la caduta di gettito ha seguito dinamiche assolutamente indipendenti dalle decisioni sul condono: basta vedere andamento dell'Irap, dell'Iva... L'ultima volta che abbiamo discusso questo tipo di provvedimenti è stato in occasione del provvedimento sul rientro dei capitali: l'opposizione sosteneva che saremmo usciti dall'Europa, l'Europa lo sta adottando ora".

Indultino

La Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha messo a punto e poi licenziato il provvedimento definito indultino. La proposta presentata inizialmente dai parlamentari Pisapia (rifondaz Comunista) e Buemi (Sdi), ha subito in Commissione numerosi emendamenti e adesso porta la firma anche di Fanfani (margherita). In realtà più che un vero indulto: ossia riduzione della durata della condanna è un provvedimento che attiene ai benefici carcerari, in quanto prevede intanto la buona condotta tenuta durante la detenzione, poi bisogna aver scontato almeno un quarto della condanna, e infine non viene applicato a chi è stato condannato per reati quali: terrorismo, mafia, spaccio di stupefacenti, traffico di persone; in pratica sono esclusi i condannati per reati associativi ed anche i cosiddetti delinquenti abituali. Inoltre viene revocato a chi commette un reato entro cinque anni. La legge avrà i suoi effetti nel tempo e quindi il numero degli eventuali beneficiari si realizzerà mano a mano che i condannati avranno scontato un quarto della loro pena. Secondo una valutazione dello stesso Enrico Buemi che pare un po troppo ottimista - dovrebbe interessare circa 10.000 persone detenute. Verso la metà di Gennaio questa proposta di legge dovrebbe andare alle camere per la votazione (prima alla Camera dei Deputati poi al Senato). Secondo Anna Finocchiaro dei DS su questo provvedimento incombe il rischio di essere dichiarato incostituzionale per la sua somiglianza con l'indulto del quale aggirerebbe il vincolo dei 2/3 dei parlamentari necessari per l'approvazione. Rispetto al percorso legislativo dell'indulto vero e proprio, anch'esso verrà messo in discussione nelle aule parlamentari entro Gennaio, ma la maggioranza dei 2/3 non esiste sulla carta allo stato attuale delle dichiarazioni dei vari partiti.

Quest'anno si chiude così con un bilancio negativo per quanto riguarda l'universo carcerario. Se da una parte il sistema politico non ha accettato le richieste avanzate dalla protesta dei detenuti che dal settembre scorso ha visto la mobilitazione di gran parte delle carceri italiane, dall'altra il Parlamento ha approvato una legge che rende permanente l'applicazione del 41-bis, il cosiddetto carcere duro estendendolo a numerose altre fasce di detenuti. In particolare oltre chi è stato condannato per reati legati alla mafia, verrà applicato anche a chi viene condannato per il cosiddetto terrorismo ed altri reati. Le restrizioni che il 41-bis impone rispetto alla già scarsa vivibilità nel carcere, rendono assai difficile la stessa sopravvivenza per chi è colpito da tale sanzione. Il 41-bis prevede una condizioine di detenzione che le associazioni che si occupano di diritti umani hanno più volte denunciato come disumane e vietate dagli stessi organismi come Amnesty International e Human Right. Eppure il Parlamento italiano l'ha approvato con maggioranza SCHIACCIANTE.

Economia italiana all'estero

Anche quest'anno le societa' italiane si sono collocate al primo posto tra gli investitori stranieri in Romania, secondo i dati del Registro del commercio romeno, resi noti oggi dall'agenzia romena Rompres. Dal dicembre 1990 ad oggi, gli investimenti italiani ammontano a 543 milioni di dollari, vale a dire circa il 6% degli investimenti totali stranieri in Romania. Delle 86 mila joint-ventures del paese, 12.040, ovvero il 13%,sono romeno-italiane, di cui oltre 1500 sono state fondate nel 2001. Dal 1991 all'ottobre 2002, circa il 33% delle joint-ventures hanno scelto come settore principale l'industria, seguita dalla vendita all'ingrosso (23%) e dai servizi (13,3%). Anche per quanto riguarda il numero di societa', l'Italia e' la prima tra gli investitori, mentre e' sesta per la quota di valuta in contante investita.

Iraq

Gli Stati Uniti respingono la disponibilita' manifestata ieri dall'Iraq circa l'ingresso nel Paese di esperti della Cia per aiutare gli ispettori a identificare i siti sospetti. La Casa Bianca ha sottolineato che l'onere della prova non spetta agli americani, quanto agli iracheni. Baghdad, ha aggiunto un funzionario dell'Amministrazione Bush, non ha ancora fatto la scelta strategica di rinunciare alle armi di sterminio

Colombia

Continuano ad essere segnalate in Colombia violazioni del ‘cessate-il-fuoco’ unilaterale proclamato dalle Auc (Autodifese unite) lo scorso 1 dicembre. Ieri due civili e due poliziotti sono stati uccisi ieri da armati delle ‘autodifese’ a Puerto Wilches (dipartimento di Santander, nordest del Paese). A riferirlo è stato il comandante della polizia locale, il generale Alberto Ruiz, il quale ha precisato che le vittime sono un uomo e una donna e due agenti uccisi mentre si spostavano in motocicletta. “L’unica cosa che abbiamo potuto verificare con certezza è che quello che è accaduto è opera dei paramilitari”, ha asserito l’alto ufficiale, mentre per il momento le circostanze degli assassinii non sono ancora chiare. Era stato il leader politico delle Auc, Carlos Castaño Gil, ad annunciare all’inizio del mese una sospensione delle ostilità da parte del suo movimento armato, in una lettera inviata al capo dello Stato, Alvaro Uribe Vèlez, al presidente della Conferenza episcopale, cardinal Pedro Rubiano Sáenz e all’alto commissario per la pace, Luis Carlos Restrepo.

IN AUSTRALIA CONDANNA PER DIFFAMAZIONE

Con una sentenza destinata a far discutere, un giudice australiano ha di fatto stabilito che un cittadino del suo paese che si senta diffamato da una pubblicazione apparsa su internet può ricorrere contro la stessa nel proprio paese anziché nel paese di pubblicazione. Alla sentenza, che ricorda da vicino la posizione della Corte di Cassazione italiana sulla diffamazione via internet, si è arrivati dopo che la Corte suprema dello stato di Victoria, in Australia, ha condannato il colosso americano Dow Jones, colpevole di aver pubblicato negli USA, su internet, un articolo diffamante contro un industriale australiano.La tesi è stata accolta dai giudici, che hanno così introdotto per i cittadini del loro paese la possibilità di denunciare per diffamazione in Australia qualunque attività internet nel mondo. La Corte ha sottolineato come "questa tecnologia rivoluzionaria modifica in modo significativo i confini territoriali". Si ricorderà come qualche mese fa una sentenza della Corte di Cassazione italiana aveva stabilito che i cittadini italiani possono ricorrere contro una pubblicazione web realizzata all'estero e pubblicata su internet.

Turchia

Erkan Abatay, un ragazzo di 27 anni, è diventato la 62esima vittima dello sciopero della fame iniziato due anni fa dai detenuti turchi contro il regime carcerario delle celle -F-. Berkan è morto venerdi sera in un ospedale di sitanbul, un anno e mezzo dopo aver iniziato la rpotesta. A dare la notizia è stato Tayad=gruppo di solidarietà con le famiglie dei detenuti. Abatay era in carcere dal 96 per appartenenza a un gruppo clandestino di estrema sinistra. La protesta dei detenuti turchi è iniziata quando i dormitori sono stati sostituiti da celle singole. Come denunciano molte organizzazioni umanitarie tra cui amnesty internatinal, infatti l'isolamento facilita le torture e i maltrattamenti.

Reporter vittime di conflitti

Sessantotto giornalisti e altri operatori del mondo della comunicazione sono stati uccisi nel 2002 mentre esercitavano la loro professione. L'ultimo ieri, in Kuwait. La vittima e' un giornalista francese, Patrick Bourrat, reporter della rete televisiva Tf-1, travolto da un carro-armato Usa, a guerra ancora non iniziata.

Morto Joe Strummer

Joe Strummer e' morto; aveva appena 50 anni. Il decesso di Strummer risale a ieri, ma e' stato reso noto solo 24 ore dopo da un suo anonimo agente. "Joe", ha annunciato, "e' morto nella sua casa di Sommerset", nell'Inghilterra occidentale. "Non conosciamo le cause", ha aggiunto l'agente, "ma presto sara' effettuata l'autopsia". Nato ad Ankara, in Turchia, vero nome John Graham Mellor.

gror231202 (last edited 2008-06-26 09:48:49 by anonymous)