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Gr Flash di giovedi 27 giugno - ore 9.30

Dal Mondo Argentina - Due morti, almeno 90 feriti, di cui 4 in gravi condizioni, e una settantina di arresti. È questo il bilancio della giornata di ieri, la più tesa vissuta in Argentina dall’uscita di scena del presidente Fernando de la Rúa, nel dicembre scorso. Gli incidenti più gravi sono avvenuti nella zona del ponte di Pueyrredón, ad Avellaneda (periferia di Buenos Aires), dove una folla di ‘piqueteros’ (disoccupati) si è scontrata duramente con le forze dell’ordine. Due giovani sono rimasti uccisi e diversi feriti. I dimostranti, scesi in piazza per protestare contro la mancanza di lavoro e di cibo, hanno tentato di bloccare il ponte, armati di pietre, bastoni e molotov. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni e proiettili di gomma ma, hanno denunciato i manifestanti, anche con colpi di arma da fuoco. Raul Catells, uno dei leader della protesta, ha parlato di “attacco criminale contro i civili”. Gli ha fatto eco il deputato di sinistra Luis Zamora, accorso all’ospedale dove sono stati ricoverati i feriti. “Il governo ha dato l’ordine di reprimere la dimostrazione – ha dichiarato Zamora - qui sono stati usati proiettili veri, con l’intenzione di uccidere e sarà necessario aprire immediatamente un’inchiesta”. Fino a ieri, il presidente Eduardo Duhalde sosteneva di essere riuscito a contenere il conflitto sociale scoppiato in Argentina a causa della grave crisi economica, assicurando che il proprio governo non avrebbe agito contro la popolazione. Ma alla minaccia di blocchi stradali in tutto il Paese, lanciata dal ‘Bloque piqueteros nacional’, il capo di gabinetto, Alfredo Atanasof ha avvertito che non sarebbe stata tollerato alcun disturbo dell’ordine pubblico. Per il momento, nessun commento ufficiale sull’accaduto è stato rilasciato da Duhalde.

PALESTINA - Un palestinese è stato ucciso oggi nel campo profughi di Balata, vicino Nablus (Cisgiordania), durante uno scontro a fuoco con i militari israeliani, si apprende da testimoni e da fonti della sicurezza palestinese. Il palestinese aveva 17 anni: Mohammad Ayech, è stato colpito a morte da una raffica di mitragliatrice sparatagli contro da un carro armato israeliano, dopo che lui aveva aperto il fuoco contro i soldati di Israele con una pistola. Inoltre sei palestinesi sono stati feriti all'alba da tiri di soldati israeliani vicino al campo profughi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Questo secondo fonti della sicurezza e mediche palestinesi. Le vittime sono in condizioni "mediamente gravi", hanno precisato le fonti secondo le quali scambi di colpi di armi da fuoco sono in corso questa mattina in questa zona, non lontana dal confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Ieri sera, sempre a Rafah, una bambina palestinese di quattro anni e sua madre erano state ferite da colpi sparati da militari israeliani.

G8 - L’impegno a tagliare il debito estero dei Paesi più poveri per una cifra pari a un miliardo di dollari ha caratterizzato la prima giornata del vertice del G8, in corso nella località canadese di Kananaskis, sulle Montagne rocciose. A nome dell’Unione Europea, inoltre, il presidente di turno, lo spagnolo José Maria Aznar, ha chiesto ai leader delle maggiori potenze industriali di intervenire in favore dell’Argentina, alle prese con una devastante crisi economica, e di concedere maggiore fiducia a un altro Paese sudamericano, il Brasile. I capi di Stato e di governo di Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti hanno poi deciso l’inserimento a pieno titolo della Russia nel G8. Mosca, che finora veniva invitata a partecipare soltanto ad alcune fasi del dibattito previsto all’interno dei summit, nel 2006 ospiterà per la prima volta un vertice del G8 e ne avrà la presidenza di turno. Le due sessioni plenarie della prima giornata sono state precedute da una fitta serie di incontri bilaterali, durante i quali ha tenuto banco la questione mediorientale. I colloqui del G8 si svolgono in un luogo molto isolato, con la chiara intenzione di impedire che i leader politici vengano disturbati direttamente dalle manifestazioni di protesta. In verità, circa duemila dimostranti hanno sfilato ieri per le vie della vicina Calgary, sotto gli occhi attenti della polizia canadese e in assoluta tranquillità. Oggi, secondo programma, dovrebbe essere la giornata dell’Africa e il G8 dovrebbe aprire le proprie porte ad alcuni presidenti di nazioni del grande continente. E riguardo agli annunci dei G8 ci sono dichiarazioni della Campagna per la riforma della Banca Mondiale, che ha espresso forti dubbi sul fatto che uno dei temi principali del vertice, la povertà nell’Africa, e la presenza di alcuni leader dei Paesi poveri possano portare a decisioni tangibili di rilievo. "I leader del G8 hanno ormai riconosciuto che il problema centrale dei Paesi africani è il loro debito estero insostenibile e che il quadro Hipc (Paesi poveri fortemente indebitati, ndr) per la cancellazione del debito non è sufficiente per riportare questi Paesi ad un circolo virtuoso", afferma Martin Koehler, esponente della Campagna. Sembra infatti scontato che a Kananaskis, come tre anni fa a Colonia, i leader si limitino a offrire un’altra soluzione intermedia di breve durata, invece di una soluzione permanente. "Aggiungeranno qualche milione di dollari all’Hipc, così da mitigare la recente enorme discesa dei prezzi delle materie prime, unica ricchezza dei paesi più poveri, per poi sperare che tutti si accontentino", sostiene Koehler. La Campagna per la riforma della Banca Mondiale sostiene che si tratta di un errore. "I Paesi ricchi e le istituzioni multilaterali, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario, hanno le risorse finanziarie per cancellare il cento per cento del debito dei Paesi più poveri. Se veramente si vuole aiutare l’Africa, si può agire subito. Invece è un insulto alla dignità delle popolazioni africane povere offrire per l’ennesima volta solo delle briciole", insiste Koehler.

BIRMANIA - Da aprile a giugno di quest’anno circa 5mila persone di etnia karen sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni nel distretto di Dooplaya (Myanmar, al confine con la Thailandia) a seguito dell’offensiva sferrata dall’esercito birmano. Lo denuncia il Knu, uno dei principali gruppi di guerriglia etnica ed indipendentista dell’ex Birmania. Stando ad un portavoce del movimento, i militari si sono macchiati in questi mesi di massacri e torture di civili e religiosi. Hanno inoltre costretto alla fuga migliaia di karen, una parte dei quali (circa mille) è tuttora nascosta nella speranza di rifugiarsi nella vicina Thailandia, mentre gli altri sono stati trasferiti con la forza in appositi campi per sfollati interni. Il gruppo karen denuncia inoltre le torture esercitate negli ultimi mesi su cinque pastori cristiani, in seguito sequestrati con altre persone, dei quali non si ha più notizia. L’esercito birmano ha inoltre dato fuoco e distrutto la chiesa di questi religiosi. Il Knu è in lotta contro il governo centrale da oltre 50 anni, quando l’allora Birmania ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Attualmente il gruppo controlla piccole parti del territorio. Negli anni la situazione invivibile ha provocato la fuga in Thailandia di circa 100mila persone. CHERNOBIL - I danni alle persone causati dall'esplosione nella centrale nucleare di Cernobyl potrebbero non essere circoscritti all'Ucraina, alla Russia e alla Bielorussia, ed essersi estesi anche nell'Europa occidentale. Lo sostengono alcuni studiosi britannici sul settimanale scientifico 'New scientist'. La nube radiattiva potrebbe essere responsabile, in Inghilterra e Galles, di un'impennata dei decessi infantili nei tre anni successivi all'esplosione del 1986: John Urquhart, professore di Newcastle, sostiene che nell'arco di quei 36 mesi sono morti almeno 200 bambini in più del normale. Oltre ai decessi ci sono i casi di anomalie fisiche: circa 600 bimbi in più affetti dalla sindrome di Down oppure da spina bifida o labbro leporino. Urquhart e la sua equipe hanno esaminato i dati relativi a morti infantili e difetti di nascita in 15 regioni d'Inghilterra e Galles tra il 1983 e il 1992, e hanno rilevato che gli incrementi si sono verificati per la maggior parte in cinque regioni: un confine geografico che lascia pensare che le cause siano fattori ben precisi.


Gr Flash di giovedi 27 giugno - ore 11.00

Dal Mondo Argentina - Due morti, più di cento feriti, di cui 4 in gravi condizioni, e centocinquanta arresti. È questo il bilancio della giornata di ieri, la più tesa vissuta in Argentina dall’uscita di scena del presidente Fernando de la Rúa, nel dicembre scorso. Gli incidenti più gravi sono avvenuti nella zona del ponte di Pueyrredón, ad Avellaneda (periferia di Buenos Aires), dove una folla di ‘piqueteros’ (disoccupati) si è scontrata duramente con le forze dell’ordine. Due giovani sono rimasti uccisi e diversi feriti. I dimostranti, scesi in piazza per protestare contro la mancanza di lavoro e di cibo, hanno tentato di bloccare il ponte, armati di pietre, bastoni e molotov. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni e proiettili di gomma ma, hanno denunciato i manifestanti, anche con colpi di arma da fuoco. Raul Catells, uno dei leader della protesta, ha parlato di “attacco criminale contro i civili”. Gli ha fatto eco il deputato di sinistra Luis Zamora, accorso all’ospedale dove sono stati ricoverati i feriti. “Il governo ha dato l’ordine di reprimere la dimostrazione – ha dichiarato Zamora - qui sono stati usati proiettili veri, con l’intenzione di uccidere e sarà necessario aprire immediatamente un’inchiesta”. Per il momento, nessun commento ufficiale sull’accaduto è stato rilasciato da Duhalde.

Da Indymedia abbiamo tratto altre informazioni. Tra l'altro invitiamo tutt@ a collegarvi con i siti di Indymedia Italia e naturalmente con Indymedia Argentina dove è presente ampia documentazione sulla repressione di ieri così come articoli sulla protesta dei piqueteros . Secondo la documentazione, quattro organizzazioni di disoccupati avevano organizzato la protesta di ieri: il coordinamento Anibal Veròn, il Blocco Piquetero, Barrios de Pie e l'MJI. Organizzazioni che insieme stanno esigendo: - Aumento dei salari per i lavoratori occupati e disoccupati - alimenti per disoccupati e per mense popolari e scolastiche - amministrazione dei sussidi e piani per i disoccupati - salute ed educazione per tutt@ - Fine di fame e repressione Nei giorni precedenti il governo aveva fatto sapere che non avrebbe permesso più blocchi delle strade. E il cancelliere Ruckauf aveva insistito sulla necessità che le forze armate si impegnassero nella lotta contro le manifestazioni e contro la protesta sociale. Posizione tra l'altro condivisa dal Ministro Jaunarena e dal Generale Brinzoni. Le organizzazioni di disoccupati stavano inoltre lottando proprio per il diritto in se' a reclamare e ad esprimersi attraverso il blocco delle strade, una modalità di protesta che ha rimpiazzato gli scioperi in un paese dalle fabbriche chiuse, e dove dilaga la recessione economica. I blocchi del traffico e delle strade sono stati in Argentina la principale forma di reclamo per cause fondamentali come l'esigenza di piani per l'occupazione, la condanna di casi dal grilletto facile, la richiesta di aumenti salariali, le proteste per l'ambiente e richieste a livello di quartieri. La risposta del governo argentino è stata brutale: due morti, più di cento feriti, quattro di loro in condizioni molto gravi, e piò di centocinquanta arresti. La denuncia dei piqueteros è che la distruzione del movimento dei disoccupati come l'espressione più dinamica e massiva della protesta sociale è una politica di stato. Con questa strategia di repressione sistematica è d'accordo tutto l'estlablishment economico e coloro che cogovernano da venti anni: l'area justicialista e i radicali. Viene inoltre fornito un dettaglio sempre sul sito di Indymedia. Il fatto è che uno dei ragazzi assassinati, Darìo Santillàn, di soli 21 anni, era uno dei principali dirigenti del movimento piqueteros di Lanus e che per questo è molto probabile che non sia stato un incidente la sua uccisione, così come sicuramente non è stato un caso l'omicidio di Pocho Lopresti, altro dirigente in questo caso del sindacato della CTA, nelle proteste di dicembre scorso.

Vi leggiamo inoltre un comunicato del coordinamento Anibal Veròn, tra gli organizzatori della protesta di ieri che denuncia il permanere di uno stato di repressione anche dopo i morti, i feriti e gli arresti.

LA Confederacion de Trabajadores Disocupados Aníbal Verón denuncia che nella zona Sud del conurbano, la periferia di Buenos Aires, è stato instauratoun virtuale stato d’assedio : Razzie, rastrellamenti, molti disoccupati non possono tornare alle proprie case. Spari con pallottole di piombo a Gerli e altre zone. Diversi feriti, mentre nel commissariato di Avellandeda continuano a restare in stato di fermo 170 persone.

La CTD Aníbal Verón denuncia che in queste ore la persecuzione e i rastrellamenti violenti della polica federl sta raggiungendo diverse zone del conurbano , zona sur, della capitale argentina. Diversi disoccupati sono stati intercettati in strada ed arrestati. Il ritorno a casa per molti di questi è impossibile dato che la polizia li attende minacciosa e nascosta. Diversi disoccupati arrestati sono stati portati in alcuni ospedali per le gravi ferite riportate durante gli scontri. La CTD ha perso nelle prime ore post-scontri il suo contatto con la stampa dato che i responsabili sono stati arrestati o sono rimasti feriti. Non si è mai assistito ad una situazione così grave, con i disoccupati che hanno sofferto una durissima repressione e con la sola colpa di reclamare legittimamente una risposta alle proprie rivendicazioni. Hanno violato i nostri diritti costituzionali, e lo stato di diritto che ci permette di reclamare e manifestare liberamente. Dvanti alla tremenda emergenza socioeconomica che colpisce milioni di argentini preferiscono reprimerci e sopstare la’ttenzione sull’ordine pubblico piuttosto che prestare attenzione alle nostre legittime rivendicazioni.

CTD Anibál Verón

SUDAN - Nuove denunce sulle responsabilità delle multinazionali del petrolio nella guerra civile sudanese, che finora ha causato oltre 2 milioni di morti. L'organizzazione 'Società dell'amicizia tra Kenya e Sudan' (Ksfs) ha presentato martedì a Nairobi un video dal titolo "Sangue per petrolio", frutto di un viaggio svolto nel sud Sudan durante il mese di maggio. Il filmato analizza gli effetti dello sfruttamento del petrolio sulla guerra e si interroga sui possibili sviluppi di questo complicato intreccio. Particolare attenzione viene puntata su eventuali effetti di 'spill-over' del conflitto nelle aree circostanti e in particolare in Kenya. Proprio il rischio di un allargamento delle violenze dovrebbe spingere, secondo Ksfs, la comunità internazionale ad accelerare al massimo il processo di pace a cui si sta attualmente lavorando ma che in molti ritengono ancora estremamente debole. Le compagnie accusate nel documentario sono: la canadese 'Talisman Energy', l'austriaca 'Onv', la cinese 'National Petroleum Corporation', la svedese Ludig, la francese 'Total-Elf' e la 'Gulf Oil' del Qatar. L'organizzazione africana ritiene che le rendite che queste società garantiscono al governo centrale sudanese vengano utilizzate per perpetrare quello che, senza mezzi termini, viene definito un "massacro". Ma le accuse mosse nel documentario alle compagnie in questione non si fermano qui. La Ksfs ritiene infatti che le stesse società petrolifera conducano, attraverso piccoli eserciti privati, vere e proprie operazioni militari, "possiedono elicotteri ed armi e non hanno scrupoli nell'utilizzarle ". Il prof. Anyang' Nyong'o, uno dei quattro parlamentari kenyani che ha visitato la zona di guerra, sottolinea che "intere aree del Sudan meridionale sono abitate da persone che non si rendono conto di essere sedute su barili e barili di petrolio. Dal 1983 in poi - continua Nyong'o - da quando cioè è iniziata la guerra civile, il filo conduttore che lega i raid aerei, la distruzione dei centri abitati delle missioni e tutte le violenze registrate va cercato nella volontà di cacciare la popolazione da queste aree così ricche di petrolio".

TUNISIA - Uno sciopero della fame a oltranza per chiedere la liberazione di suo marito, Hamma Hammami, detenuto per reati d’opinione. Da ieri Radhia Nasraoui, avvocato, attivista per i diritti umani e membro dell’assemblea dell’Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct), ha scelto questa forma di protesta estrema anche per denunciare i continui soprusi cui lei stessa, suo marito e le loro figlie sono continuamente sottoposti. Dallo scorso mese di aprile le autorità giudiziarie non concedono alla donna il permesso di visitare il consorte, che deve scontare una condanna a 3 anni e 2 mesi. Neppure in veste ufficiale di avvocato di suo marito, la Nasraoui ha potuto incontrarlo. Un accanimento che si abbatte anche sulle due figlie, secondo quanto accusa l’Omct. La maggiore, 12 anni, può vedere il padre soltanto attraverso una fitta grata e alla presenza di alcune guardie carcerarie. "E’ un trattamento che la destabilizza", sostiene la madre. La secondogenita, di 3 anni, venuta alla luce mentre il padre si trovava nella clandestinità, non lo ha mai visto. Ora alla piccola viene negato anche il diritto di incontrare il papà alla presenza della mamma, a cui le autorità impediscono ogni contatto con Hamma Hammami. In aggiunta, rende noto l’Omct, il detenuto non ha mai ricevuto la posta che gli viene spedita in carcere. "L’Organizzazione mondiale contro la tortura – si legge in un comunicato – chiede all’amministrazione del penitenziario e al Ministero della giustizia di dar prova di umanità e di cessare questo trattamento arbitrario nei confronti di Hamma Hammami e della sua famiglia". L’Omct crede inoltre che altri detenuti per reati d’opinione, meno noti, siano soggetti a trattamenti "ancora più intollerabili".

DENUNCE CONTRO FALLACI - Una nuova denuncia è stata sporta ieri contro il libro "La Rabbia e l'Orgoglio" di Oriana Fallaci, davanti al Tribunale di Losanna. L'accusa: istigazione all'odio razziale. L'associazione SOS Racisme chiese misure provvisorie urgenti per impedire la diffusione dell'opera in Svizzera, dove sta per arrivare la traduzione in lingua francese pubblicata un mese fa in Francia. Il libro "incita pubblicamente all'odio verso un gruppo di persone in ragione della loro appartenenza religiosa" e attenta alla loro dignità umana, sostiene l'associazione antirazzista in un comunicato diffuso ieri a Losanna. SOS Racisme considera che le parole della scrittrice e giornalista Oriana Fallaci contravvengono alle disposizioni dell'articolo 261 bis del Codice penale svizzero. Questa denuncia fa seguito a quella del Centro islamico di Ginevra (CIG) della settimana scorsa. Il Centro esige che la Fallaci, così come tutte le persone direttamente o indirettamente coinvolte nella diffusione del suo libro, siano perseguite per legge. In Francia, l'autrice di "La Rabbia e l'Orgoglio" è stata citata in giudizio da diversi movimenti antirazzisti, ma il Tribunale di Parigi ha respinto venerdì scorso la richiesta di interdizione del libro, presentata dall'associazione antirazzista Mrap, ritenendolo "islamofobo".

Gr flash di giovedi 27 giugno - ore 12.30

PALESTINA - Un palestinese è stato ucciso oggi nel campo profughi di Balata, vicino Nablus (Cisgiordania), durante uno scontro a fuoco con i militari israeliani, si apprende da testimoni e da fonti della sicurezza palestinese. Il palestinese aveva 17 anni: Mohammad Ayech, è stato colpito a morte da una raffica di mitragliatrice sparatagli contro da un carro armato israeliano, dopo che lui aveva aperto il fuoco contro i soldati di Israele con una pistola. Inoltre sei palestinesi sono stati feriti all'alba da tiri di soldati israeliani vicino al campo profughi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Questo secondo fonti della sicurezza e mediche palestinesi. Le vittime sono in condizioni "mediamente gravi", hanno precisato le fonti secondo le quali scambi di colpi di armi da fuoco sono in corso questa mattina in questa zona, non lontana dal confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Ieri sera, sempre a Rafah, una bambina palestinese di quattro anni e sua madre erano state ferite da colpi sparati da militari israeliani.

Kashmir- Almeno 22 persone sono rimaste ferite da una bomba a mano lanciata nel mezzo di un mercato affollato ad Anantnag, cittadina 55 chilometri a Sud di Srinagar, capitale estiva del conteso Stato indiano dello Jammu- Kashmir. Si sospetta che gli autori dell'azione siano ribelli separatisti. Lo hanno reso noto fonti delle forze dell'ordine locali. Secondo la fonte, il vero obiettivo degli attentatori era una pattuglia di polizia: l'esplosione ha investito quattro agenti. Anche se negli ultimi giorni è parsa scemare la tensione tra India e Pakistan, arrivati sull'orlo di un nuovo conflitto per la sovranità sul Kashmir, nelle due porzioni della regione gli incidenti armati continuano.

ARGENTINA - Due morti, più di cento feriti, di cui 4 in gravi condizioni, e centocinquanta arresti. È questo il bilancio della giornata di ieri, la più tesa vissuta in Argentina dall’uscita di scena del presidente Fernando de la Rúa, nel dicembre scorso. Gli incidenti più gravi sono avvenuti nella zona del ponte di Pueyrredón, ad Avellaneda (periferia di Buenos Aires), dove una folla di ‘piqueteros’ (disoccupati) si è scontrata duramente con le forze dell’ordine. Due giovani sono rimasti uccisi e diversi feriti. I dimostranti, scesi in piazza per protestare contro la mancanza di lavoro e di cibo, hanno tentato di bloccare il ponte, armati di pietre, bastoni e molotov. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni e proiettili di gomma ma, hanno denunciato i manifestanti, anche con colpi di arma da fuoco. Le notizie ultime parlano di persecuzioni nei confronti dei piqueteros che tornano a casa da parte di polizia e parapolizia mentre oggi è stato convocato un Paro Nacional, uno sciopero nazionale, e una manifestazione a Plaza de Mayo indetta dai movimenti dei piqueteros, come ci ha raccontato la piquetera del MTD raggiunta telefonicamente alle 11.00 nel corso del gr flash. Per riascoltare le sue parole potete già andare sul sito della radio: www.ondarossa.info.

GUATEMALA - Piuttosto a sorpresa, la leader delle ex Pac (Pattuglie di autodifesa civile) Rosenda Pérez, e altri tre ex ‘paras’ sono stati denunciati per aver paralizzato la scorsa settimana il dipartimento del Petén. I quattro dovranno presentarsi di fronte ai magistrati per rispondere della chiusura dell’aeroporto internazionale di Santa Elena, dell’occupazione degli impianti dell’impresa petrolifera Perenco, e del blocco delle strade per Tikali, Cobán e Rio Dulce. Tra le accuse anche quella di avere limitato la libertà di diversi turisti, costretti a restare confinati per tre giorni negli alberghi del parco nazionale di Tikali, e di avere inflitto danni al servizio di trasporti che collega la regione con Città del Guatemala. Di fatto, migliaia di ex paramilitari hanno agito, armi in pugno, praticamente indisturbati, senza alcun intervento delle forze dell’ordine. La mobilitazione, indetta per sollecitare al governo un indennizzo di 2.500 dollari per ogni ex combattente per il “servizio prestato alla patria” durante la guerra civile o meglio dire terrorismo di stato, si è conclusa con una sorta di tregua raggiunta dopo un incontro tra il presidente Alfonso Portillo e la Pérez. Proprio dopo le proteste del Petén, l’esecutivo ha deciso di realizzare un censimento nazionale degli ex paramilitari delle Pac. Secondo dati forniti dall’esercito, gli ex ‘paras’ sarebbero in totale circa 275mila ma fonti indipendenti sostengono che supererebbero addirittura il milione. Le Pac, ufficialmente smantellate a seguito degli accordi di pace del 1996, sono accusate di aver perpetrato innumerevoli crimini contro i civili durante la guerra civile.

URUGUAY - Giornata nera per l’economia uruguayana. Il Paese ha raggiunto oggi il tasso di rischio più elevato della sua storia, pari a 1.345 punti, il 2,4 in più rispetto a ieri. Il tasso di rischio (altrimenti definito “rischio Paese”) indica il grado di affidabilità di una economia e la sua capacità di fare fronte agli impegni assunti, ossia di pagare il debito estero contratto. Quando supera una certa soglia, significa che praticamente più nessuno è disposto a fare prestiti a quel determinato Paese, se non a tassi di interesse esorbitanti. Nel primo quadrimestre dell’anno, l’Uruguay era riuscito a limitare le ripercussioni della crisi economica argentina ma da aprile la situazione è gradualmente peggiorata. A gennaio il tasso di rischio del piccolo Paese sudamericano era di appena 200 punti.

DALL'ITALIA Due cortei, uno partito dal ponente e l'altro da levante, stanno attraversando il centro di Genova in occasione dello sciopero regionale proclamato dalla Cgil contro la riforma dell'articolo 18. I cortei si uniranno in piazza De Ferrari. Manifestazioni analoghe sono in corso in tutte le province della Liguria: a Savona, alla Spezia, nel Tigullio il corteo si muove da Riva Trigoso a Sestri Levante; ad Imperia la manifestazione, sarà conclusa da un concerto di musica africana. E per lo sciopero regionale indetto dalla Cgil, a Torino circa 4.000 lavoratori si sono riuniti sotto l'Unione Industriale per protestare contro la riforma dell’art. 18 e contro le proposte del governo Berlusconi in tema di sanità, pensioni e scuola. Tra i manifestanti anche bandiere della Cisl e della Uil, a evidenziare qualche dissenso nei confronti della politica sindacale nazionale delle altre due confederazioni. Le prime stime sindacali sull’adesione parlano di 65 per cento all’Iveco, tra l’80 e il 90 per cento all’Alenia, 95 per cento alla Teksid di Borgaretto e tra il 60 e il 70 per cento alla Fiat, dove 7.000 lavoratori sono in cassa integrazione.

gror270602 (last edited 2008-06-26 10:07:17 by anonymous)